• Non ci sono risultati.

Dalla Sociologia all’Antropologia

4. La città confine di cittadinanza: il contributo dell’Antropologia

4.1 Dalla Sociologia all’Antropologia

Nel capitolo precedente abbiamo cercato di inquadrare l’idea di città con l’aiuto della prospettiva sociologica. Di quanti gradi è necessario spostare l’angolazione della nostra prospettiva per addentrarsi nell’Antropologia?

Sociologia e Antropologia sono caratterizzate da punti di unione e di divisione, ma forse la seconda si spinge oltre, più a fondo della prima. Secondo diversi studiosi, infatti, grazie a questa disciplina si ha la possibilità di conoscere e di farlo, questa la vera differenza, attraverso la conoscenza degli altri.92

E questo accade proprio perché attraverso l’Antropologia l’attenzione si concentra maggiormente sull’individuo e sul suo sistema di relazioni, mentre la Sociologia tende ad isolare gli individui dalle loro relazioni, concentrandosi su un’analisi prevalentemente quantitativa più che su una di tipo “relazionale”. Ovviamente la linea di demarcazione tra le due discipline non è così netta: nella storia vi sono stati sociologi con un’attenzione particolare per

92

Hannerz U. (2001), Esplorare la città. Antropologia della vita urbana, Il Mulino, Bologna p.80.

l’aspetto relazionale e antropologi, viceversa, attratti dal dato quantitativo. Hannerz ci avverte proprio in questo senso: “la linea di divisione imprecisa fra le due discipline è per molti aspetti un incidente della storia […]. Nelle università americane in particolare ci si imbatte spesso nell’idea piuttosto fantasiosa che i ‘sociologi studiano la società, mentre gli antropologi studiano la cultura’. Si potrebbe rispondere che è difficile studiarne una delle due senza per certi versi studiarle entrambe, ma certo l’affermazione contiene una parte di verità”.93

Inizialmente l’Antropologia era prevalentemente legata all’archeologia e alla ricostruzione di “ciò che veniva prima”, attraverso studi relativi allo sviluppo delle civiltà. Così, mentre l’Antropologia coincideva quasi esclusivamente con lo studio delle popolazioni lontane e diverse da noi, alla Sociologia veniva riservato il compito di indagare, viceversa, sulla modernità. La prima utilizzava strumenti di osservazione basati sull’esperienza diretta della vita di piccole comunità tradizionali, mentre la seconda si basava su tecniche e strumenti per grandi unità d’indagine.

Ma ad un certo punto, e fu inevitabile, anche Antropologia e mondo contemporaneo si incontrarono: proprio come la Pedagogia, infatti, la stessa Antropologia si dovette confrontare col cambiamento che investì la società e, di conseguenza, anche le stesse riflessioni antropologiche.

In realtà, proprio per “l’intreccio” che caratterizzava queste due discipline, la Sociologia e l’Antropologia, non è casuale il fatto che fu proprio un sociologo, Robert Park, uno dei massimi esponenti della Scuola di Chicago, a contribuire allo sviluppo dell’Antropologia.

Park propose di adottare le procedure, le tecniche, le categorie usate per studiare le società primitive, per approfondire anche la nostra società e farlo con un occhio di riguardo ai nuovi agglomerati urbani. Le idee di Park muovevano da

93

considerazioni ponderate, ma, per molti studiosi, troppo ingenue. Lui affermava che se l’Antropologia era la scienza dell’uomo, allora poteva esserlo anche di quello moderno; se l’Antropologia studiava le società tradizionali, poteva approfondire gli eguali e fondamentali movimenti delle società moderne; e lo stesso valeva, secondo lui, per i metodi, utilizzabili ed impiegabili anche nel nuovo contesto. C’è da dire che, in realtà, queste rimasero a lungo solo parole e per lo più la Sociologia trasse dall’Antropologia prevalentemente la tecnica dell’osservazione diretta-partecipante e la capacità di soffermarsi sulle differenze. Prese dalla disciplina antropologica, dunque, l’esperienza etnografica, le capacità descrittive che scaturirono dal suo metodo partecipativo e la tradizione comparativa.

Paradossalmente fu l’Antropologia, più che la Sociologia, a trarre così maggior vantaggio dalle affermazioni di Park: molti antropologi, infatti, si soffermarono sul suo programma, alcuni abbracciandolo completamente, altri criticandolo. Alcuni se ne servirono solo come sfondo teorico e altri, invece, riuscirono ad aprire nuove piste di ricerca. L’Antropologia entrò così in rapporto col mondo contemporaneo e con la sua complessità. Inizialmente ciò avvenne in posizione subalterna e complementare alla Sociologia. Molti gli interrogativi: quale posto avrebbe allora potuto occupare tra le scienze sociali l’Antropologia se non, appunto, quello di appendice della Sociologia? E, inoltre, la decisione di occuparsi delle società moderne dipendeva forse dal rischio, altrimenti, di scomparire? Due interrogativi ai quali è più semplice rispondere tenendo come quadro di riferimento proprio quella complessità che spesso ci lascia come unica strada la problematizzazione. Sobrero, infatti, sottolinea che “più delle atre discipline, tuttavia, l’antropologia sembra capace di affrontare questo vuoto di certezza che si accompagna alla complessità: sembra capace di lavorare ai confini fra saperi diversi, di indagare su unità poco codificate, di sperimentare metodi diversi

di osservazione e di rappresentazione”.94

Questo perché, allo stesso tempo, il luogo del sociale è ricco di idee, immagini, simboli. Questo ancor più di ieri, e ogni giorno sempre di più. Molto più spiccatamente della stessa società americana degli anni ’30, dove l’Antropologia iniziava proprio ad entrare in rapporto con il mondo contemporaneo.

In Europa, va sottolineato, i motivi che indussero ad un ripensamento dell’Antropologia furono anche altri: insieme all’indubbia ascesa e crisi della città americana, si presentò, prevalentemente in Francia e Inghilterra, una sorta di trasformazione del mondo coloniale. Un impero coloniale che portò gli studiosi a prendere in considerazione da un lato le grandi immigrazioni, ma anche, dall’altro, il fatto che l’Antropologia era rimasta indietro concentrandosi troppo a lungo sui popoli primitivi. Leroi-Gourhan criticò proprio il fatto che l’etnologia si dimenticava di un miliardo di uomini a partire dai compatrioti: si sapeva tutto sugli aborigeni, ma sugli operai parigini?95

4.2 La nascita di una nuova disciplina: l’Antropologia