di Antonio di Gennaro
L’analisi delle dinamiche di uso del suolo è di fondamentale importanza per comprendere in che modo sta cambiando il territorio rurale italiano, con particolare riferimento alla sua multifunzionalità, cioè alla capacità di supportare la produzione alimentare e le altre attività umane, fornendo in modo durevole una gamma differenziata di servizi ambientali, beni pubblici e di mercato (van Huylenbroeck e Durand, 2003). Il Corine Land Cover può essere uno strumento utile per studiare queste dinamiche territoriali, purchè si tenga conto della sua risoluzione spaziale, in grado di identificare aree elementari aventi superficie maggiore di 25 ettari, mentre le due versioni del Corine Land Cover Change (CLCC), relative agli anni 2000 e 2006, sono in grado di identificare cambiamenti di land cover che interessano un’area minima di 5 ettari. In virtù di tali caratteristiche il Corine Land Cover Change può essere impiegato per analizzare, a scala nazionale, la distribuzione spaziale dei cambiamenti
di uso del suolo nei diversi paesaggi agroforestali, più che per un’esatta stima quantitativa di tali cambiamenti, che resta legata a strumenti di maggior dettaglio.
Fig. 1. Le aree del territorio nazionale interessate da cambiamenti d’uso del suolo nel periodo 1990/2006 secondo il Corine Land Cover Change, con riferimento ai 13 sistemi di paesaggio rurale identificati a scala nazionale. Nell’intervallo di tempo interessato dall’analisi, i cambiamenti di uso del suolo hanno interessato una superficie di circa 552.000 ettari, grande pressappoco quanto la Liguria, pari all’1,83% del territorio nazionale.
Paesaggi rurali
Dinamiche di uso del suolo 1990/2006
segue Capitolo 1. Il consumo di suolo per scopi non agricoli: le implicazioni per la sicurezza alimentare
Alta montagna alpina Montagna alpina
Bassa montagna e rilievi collinari prealpini Rilievi montani appenninici e insulari
Bassa montagna e rilievi collinari appenninici e insulari Rilievi collinari peninsulari e insulari
Rilievi e pianori vulcanici Fondovalle alpini Alta pianura padana Bassa pianura padana Conche intramontane appenniniche Pianure alluvionali peninsulari e insulari Pianure terrazzate peninsulari e insulari Acque
FoP - Forestazione pascolativa FoA - Forestazione agricola EsP - Estensivizzazione pascola EsA - Estensivizzazione agricola DsA - Dissodamento agricolo DbP - Diboscamneto pascolativo DbA - Diboscamneto agricolo InA - Intensivizzazione agricola
La distribuzione delle principali dinamiche di uso del suolo osservate nel periodo 1990/2006 nei 13 sistemi di paesaggio identificabili a scala nazionale, evidenzia alcuni aspetti rilevanti (Fig. 2):
• il 68% delle dinamiche di urbanizzazione è localizzato nei sistemi di pianura, nei quali si localizzava il 79% delle aree urbane nel 1990. Il contributo dei diversi sistemi è differenziato, con le pianure settentrionali che contribuiscono per il 39%, quelle meridionali per il 26%.
• il 75% delle dinamiche di forestazione registrate nel periodo 1990/2006 su scala nazionale è localizzato nei sistemi montani alpini e appenninici, nei quali si concentrava l’81% del patrimonio forestale italiano nel 1990. Il contributo del sistema appenninico ai processi di forestazione è nettamente dominante (61%) rispetto a quello del sistema alpino (14%).
La perdita di aree agricole si localizza per il 32% in montagna, con un contributo dominante della montagna appenninica (27%) rispetto a quella alpina ( 5%); per il 50% in pianura, con un contributo più elevato delle pianure settentrionali (27%) rispetto a quelle meridionali (20%). Nei paesaggi montani la perdita di aree agricole è dovuta in larga misura a processi di forestazione spontanea susseguente all’abbandono; in pianura, la perdita di aree agricole è invece legata ai processi di urbanizzazione. Il dato rilevante, quindi, è quello di una patologica concentrazione delle dinamiche di urbanizzazione proprio a spese dei suoli e delle terre di pianura, a più elevata capacità produttiva, che rappresentano appena un quinto del territorio rurale nazionale e dovrebbero essere considerati come una risorsa di assoluta importanza strategica. All’opposto, nei sistemi montani nazionali, in primis quello appenninico, si intensificano processi di abbandono colturale, con conseguenze sulla stabilità idrogeologica, sulla biodiversità e sulla qualità dei paesaggi, che pure necessitano di essere comprese e governate.
Bibliografia
Di Gennaro A., Innamorato F. P., Malucelli F., Filippi N. e Guandalini B. Il territorio che cambia: dinamiche di uso del suolo nei paesaggi italiani 1990/2006. Territori, n. 3/2011. Editrice Compositori, Bologna.
Van Huylenbroeck G. e Durand G. (2003). Multifunctional agriculture. A new paradigm for European agriculture and rural development. Ashgate, Aldershot.
Fig. 2. Incidenza dei
cambiamenti d’uso 1990/2006 nei 13 sistemi di paesaggio, espressa come % della superficie territoriale del sistema interessato.
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Censimento, pari a poco meno di 300.000 et- tari contro una crescita, nello stesso periodo, di aree urbanizzate di 160.000 ettari. È quindi plausibile pensare che la perdita di SAU sia sta- ta assorbita in gran parte da questa nuova on- data di “cementificazione”.
1.3 Alcuni elementi
sull’approvvigionamento
alimentare
Se colleghiamo la diminuzione della superficie agricola utilizzata all’andamento demografico nel nostro Paese, si evince che rispetto agli anni cinquanta la “densità” per abitante è cresciuta del 103%, con una conseguente pressione sulla produzione agricola.
La pressione sulla terra, intesa come rapporto tra la variazione della popolazione e la variazio- ne della superficie agricola, è accompagnata da una progressiva esposizione del Paese all’im- portazione di derrate alimentari.
L’indice di auto-approvvigionamento, inteso come rapporto tra produzione e consumo ap- parente6, risulta essere allarmante per diverse
produzioni che compongono il paniere dei con-
6 La formula per il calcolo dell’auto-approvvigionamento
è data da: (Produzione/(Produzione + Importazioni – Esportazioni))*100. I valori sono stati calcolati in quantità prodotte.
sumi nazionali, come mostrato nello schema se- guente, relativo ai dati 2010.
Secondo una stima del Ministero delle Poli- tiche Agricole Alimentari e Forestali (MiPAAF, 2012), l’Italia attualmente produce circa l’80- 85% delle risorse alimentari necessarie a copri- re il fabbisogno alimentare delle famiglie. In altre parole, la produzione nazionale è sufficiente a coprire i consumi di tre italiani su quattro. L’in- debolimento dell’indice ha particolarmente col- pito la produzione cerealicola che rappresenta il comparto che ha risentito maggiormente della riduzione di SAU (grafico 1.3).
1.4 Evoluzione della SAU
ed effetti sul potenziale
produttivo agricolo:
un focus sui cereali
La produzione cerealicola è quella che ha su- bito maggiormente la competizione nell’uso dei suoli. Tale fenomeno viene confermato anche a livello Europeo, dove si calcola che “nel periodo
Capitolo 1. Il consumo di suolo per scopi non agricoli: le implicazioni per la sicurezza alimentare
Tabella 1.2 - Classificazione delle province per ordinamento produttivo
% distribuzione
sAu in italia province numero nella classe
% distribuzione della sAu tra classi
di province
% sAu specializzata sulla sAu del comparto
ricadente nella classe
Cereali e coltivazioni industriali 30 26 27 53
Ortaggi, piante da tubero, legumi 5 10 8 19
Fruttiferi e agrumi 4 20 21 62
Olio e vite 14 24 16 45
Pascoli, prati e foraggere avvicendate 47 27 27 47
Totale complessivo 100 107 100
Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT
frumento duro frumento tenero patate
62,7 44,6 77,3
latte carne bovina carne suina
1990-2006, 19 Stati membri hanno perso una potenziale capacità di produzione agricola pari complessivamente a 6,1 milioni di tonnellate di frumento, con grandi variazioni da una regio- ne all’altra” (figura 1.2). In termini di sicurezza alimentare globale e data l’elevata produttività europea questo si traduce in perdite enormi, tali da far stimare che “per compensare la perdita di un ettaro di terreno fertile in Europa, sarebbe necessario mettere in uso un’area fino a dieci volte maggiore in un’altra parte del pianeta”7.
Per comprendere al meglio il fenomeno a livel- lo nazionale abbiamo stimato quanta produzio- ne cerealicola abbiamo perduto a seguito della riduzione della superficie investita nel comparto.
La scelta di concentrare l’attenzione sul com- parto cerealicolo è dettata da due motivazioni di fondo: il frumento (tenero e duro) costituisce una delle principali materie prime per la nostra industria agro-alimentare e, nonostante ciò, presenta deficit molto alti nell’indice di auto-ap- provvigionamento; in secondo luogo le produ- zioni cerealicole sono quelle che hanno subito la maggiore perdita di SAU e, nello stesso tempo, coprono ancora un quarto della superficie inve- stita (tabella 1.1).
Le stime sono state effettuate sulla base del- la diminuzione complessiva della SAU nel de- cennio, utilizzando le differenze tra la media del
7 C. Gardi, P. Panagos, C. Bosco and D. de Brogniez, 2011.
triennio 2000-2002 e la media del triennio 2008- 20108, a cui è stata applicata la resa media del
decennio, incorporando così le variazioni di pro- duttività per ettaro che hanno riguardato il com- parto nell’intero periodo di riferimento.
La riduzione di superficie cerealicola nel pe- riodo considerato è stata pari a 540.000 etta- ri. Visto che la SAU complessiva è diminuita di 298.000 ettari è possibile che vi siano stati tre effetti che abbiano portato a questo risultato:
a. la sostituzione colturale, testimoniata dal fatto che, ad esempio, nello stesso periodo si è avu-
8 Utilizzando i dati triennali abbiamo ridotto l’oscillazione
annuale che caratterizza la produzione agricola.
Figura 1.2 - Perdita potenziale dei raccolti di frumento (in %) in 19 Stati membri (1990-2006)
Fonte: Commissione Europea COM (2012) 46 final. Pag.8
Grafico 1.3 - Andamento dell’indice di auto- approvvigionamento per le principali produzioni cerealicole
Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT
0.0 - 0.5 0.6 - 1.5 1.6 - 5.0 5.1 - 10.0 >10
61
ta una crescita delle foraggere avvicendate; b. l’abbandono dell’attività produttiva, con un
conseguente inutilizzo dei terreni; c. la sottrazione di suoli per altri usi.
L’operare congiunto dei tre effetti ha deter- minato una riduzione del potenziale produttivo compreso tra meno 0,4% della segale e meno 2% del frumento duro (tabella 1.3).
Tali risultati confermano le ipotesi formulate a livello europeo (figura 1.2). Guardando al solo frumento la riduzione complessiva nel decennio è stata pari a oltre 10 milioni di quintali.
Scorporando tra i tre effetti quello legato all’im- permeabilizzazione del suolo, con l’ipotesi che tutto il suolo impermeabilizzato, pari a 160.000 ettari, sia stato sottratto alla produzione cerea- licola, la perdita complessiva del solo frumento, per il fenomeno di urbanizzazione, sarebbe sta- ta pari a 3,3 milioni di quintali.
Traducendo questo valore in calorie equiva- lenti, i 3,3 milioni di quintali avrebbero soddi- sfatto un bisogno alimentare annuale di 120.000 persone, pari al 35% della crescita della popo- lazione nel decennio.
1.5 Alcune valutazioni
di sintesi
Se utilizzassimo le linee di tendenza dell’e- voluzione della SAU dello scorso decennio e le
applicassimo ai prossimi venti anni, ipotizzando un progresso tecnico simile a quello sperimen- tato nei dieci anni trascorsi, nel 2030 avremmo una riduzione di produzione di frumento di ol- tre 5 milioni di quintali rispetto alla produzione attuale, con una popolazione di oltre 3.000.000 superiore rispetto a quella corrente9. La stima è
assolutamente ottimistica in quanto abbiamo assunto che nei prossimi venti anni il progresso tecnico possa mantenere risultati come quelli del decennio scorso, con tassi di crescita an- nuale della produttività pari a circa il 2%, mentre negli ultimi anni si è attestato all’1,7%.
È evidente che una diminuzione della produ- zione del 10% accompagnata a una crescita della domanda del 5% porterebbe l’auto-ap- provvigionamento alimentare a valori sempre più contenuti e una conseguente dipendenza dai mercati esteri, con un’esposizione sempre maggiore alle fluttuazioni dei prezzi.
Va anche rilevato come la competizione nell’u- so del suolo si esplica anche in effetti indiretti, in particolare nella scarsa mobilità fondiaria e nell’uso di terreno agricolo a scopi speculativi. Gli alti prezzi della terra associati a un atteggiamen- to attendista ostacolano il raggiungimento di una maggiore competitività delle aziende, soprattutto nelle zone con maggiore vocazione (box 3).
9 Stime ISTAT sulla crescita di popolazione.
Tabella 1.3 - Stime sull’evoluzione potenziale della produzione cerealicola
resa media decennio
per ettaro Differenze ettari produzione (q)Differenza Differenza produzione % prodotto
Frumento tenero 50,1 -41.147 -2.061.765 -0,6 Frumento duro 27,4 -320.126 -8.769.063 -1,9 Segale 25,7 -179 -4.601 -0,4 Orzo 36,0 -36.263 -1.307.167 -1,0 Avena 23,2 -11.992 -277.833 -0,7 Mais 91,5 -150.817 -13.796.015 -1,3 Sorgo 60,3 5.628 339.503 1,4 Altri cereali 38,2 11.461 438.109 10,0 totale -543.436
Fonte: stime INEA su dati ISTAT