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La tariffa quale leva degli investimenti e dell’uso responsabile della

6. Lo strumento della tariffa

6.1 La tariffa quale leva degli investimenti e dell’uso responsabile della

Come accennato, l’industria idrica necessita di urgenti risorse finanziarie sia per la realizzazione di nuove infrastrutture sia per il rinnovo, l’ammodernamento e l’espansione di quelle esistenti421.

A partire dagli anni ‘80 del secolo scorso gli investimenti pubblici nel settore delle risorse idriche sono decisamente diminuiti422; secondo le ricerche e i dati elaborati dal Servizio Studi e Ricerche di Banca Intesa423, negli ultimi decenni gli investimenti del settore pubblico in opere idriche hanno registrato una flessione più consistente rispetto a quella mostrata in generale a livello di aggregato di opere pubbliche424.

Eppure non potrebbero più essere procrastinati gli interventi per la realizzazione di nuove opere (in particolare, depuratori e impianti di approvvigionamento in caso di siccità).

Purtroppo, come accennato supra, la rete e gli impianti necessari all’erogazione del servizio idrico hanno vita utile molto lunga e ciò dilata il tempo di rientro degli investimenti iniziali. Tale circostanza spinge i gestori a ragionare in vista del conseguimento di profitti nel breve periodo.

Al tempo stesso, data la scarsa variabilità della domanda, il rischio di gestione è ridotto: di conseguenza, la remunerazione del capitale investito è inferiore rispetto a quella di altri settori nei quali essa deve ricomprendere un più elevato premio per il rischio.

Ancora più delicata è la questione delle attività di manutenzione: pur essendo necessarie, esse non originano alcun ritorno economico.

421

In argomento, tra i contributi più recenti, A. Tonetti, Investimenti infrastrutturali e (in)certezza delle regole: il caso del servizio idrico, in Giorn. dir. amm., 11/2013.

422

Cfr. ex multis M. Camdessus, Finacing Water for All – Report of the World Panel on Financing Water Infrastructure, Chaired by M. Camdessus. Report written by James Winpenny. Presented at 3rd World Water Forum, Kyoto, Japan, 16-23 March, 2003.

423

In www.group.intesasanpaolo.com.

424

Cfr. anche G. Colarullo, F. Lo Passo e M. Mocella, Il settore idrico, in Centro Studi Confindustria, Scenari economici, 3/2008.

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L’effetto che si rischia di conseguire è quello dell’impoverimento complessivo della dotazione infrastrutturale nazionale con ulteriore perdita di competitività del sistema-Paese nel medio-lungo termine.

Infatti, sempre più raramente, vengono realizzati interventi sulle strutture esistenti, che sarebbero, invece, assolutamente necessari in considerazione del fatto che il 30% dell’acqua immessa in rete si perde negli acquedotti e che bisognerebbe migliorare sia la qualità della potabilizzazione sia il sistema di contatori, che non consentono oggi di attuare i programmi di risparmio dell’acqua. Una certa diffidenza è tuttora nutrita da molti studiosi e operatori del settore in merito al ricorso a finanziamenti di origine privata nel settore idrico, sebbene si stia diffondendo l’opinione per cui utilizzare mezzi di finanziamento privati non significhi necessariamente sottomettere il diritto di accesso ad un bene essenziale come l’acqua alla logica del profitto.

Nel project financing, ad esempio, competenze e risorse pubbliche e private si integrano per la realizzazione di opere infrastrutturali idriche. La cooperazione del settore pubblico con quello privato genera soluzioni innovative sia dal punto di vista finanziario che gestionale.

Inoltre, in un contesto di riduzione della spesa pubblica425, qual è quello attuale, è sempre più auspicale il coinvolgimento del settore privato nel finanziamento del settore idrico426.

Peraltro, non può sottacersi che l’Italia sconta le carenze nella certezza del diritto: il cd. “diritto inconoscibile impedisce il calcolo economico, pregiudica le

aspettative e, quindi, blocca o ostacola gli investimenti”427.

425

Si considerino i limiti alla spesa pubblica e all’indebitamento posti a livello europeo; cfr. per un approfondimento A. Monorchio, L.G. Mottura, Compendio di contabilità di Stato, 2014.

426

Cfr. A. Amato, Finanza e regolazione nel settore idrico, vol. I, Milano, 2011: il volume contiene anche un’interessante analisi comparativa sull’utilizzo del project financing, che è una forma di Public Private Partnership (PPP), che attraverso l’utilizzo della leva finanziaria, soddisfa le attuali esigenze di forte fabbisogno di investimenti e di riqualificazione in tempi contenuti del settore idrico. Sull’opportunità di utilizzare la finanza di progetto nell’ambito del settore idrico, cfr. anche A. Bossola e F. Brunetti, Le prospettive di investimento nel settore idrico mediante finanza di progetto, in Analisi giuridica dell’economia, I, 2010, p. 249 e ss.

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Relazione del Gruppo di lavoro nominato dal Presidente della Repubblica in materia economico-sociale ed europea, 12 aprile 2013. Si veda anche AON, Global Risk Management Survey 2013, disponibile su www.aon.com, che inserisce tra i primi fattori di criticità percepiti dalle imprese i “regulatory/legislative changes”.

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Pertanto, sicuramente, al momento, la più importante fonte di finanziamento del settore è la tariffa428.

La rilevanza dello strumento tariffario è riconosciuta anche dalle Istituzioni europee. In particolare, la direttiva 2000/60/CE considera parte della tariffa non solo il costo complessivo degli usi e il recupero dei costi di depurazione e distribuzione, ma anche il sacrificio di altri usi che divengono impraticabili a causa della scarsità della risorsa.

La Commissione europea ha dedicato al tema un’apposita Comunicazione già nel 1999: “Politiche di tariffazione per una gestione più sostenibile delle risorse

idriche”429. In essa, partendo dall’assunto che l’impiego della risorsa idrica è legato alle attività economiche dei settori agricolo, energetico, turistico e al consumo domestico, si afferma che le politiche di tariffazione dovrebbero tener conto dei costi finanziari (oneri legati alla fornitura e alla gestione dei servizi), dei costi ambientali (dovuti ai danni che l’utilizzo delle risorse causa all’ambiente) e di quelli delle risorse (dipendenti dalle mancate opportunità per gli altri utenti).

Negli auspici della Comunicazione, ogni utilizzatore sarebbe incentivato ad un consumo razionale della risorsa, se dovesse sopportare i costi per le risorse consumate e pagare un prezzo proporzionale alla quantità di risorsa impiegata e all’inquinamento prodotto. In pratica, la tariffa definita in base ai costi scoraggerebbe un uso “irresponsabile” della risorsa.

Di solito, il recupero dei costi varia in relazione al settore economico interessato. Nel settore agricolo, ad esempio, soprattutto nell’Europa meridionale, i prezzi sono stati finora inferiori a quelli degli altri settori, grazie anche all’erogazione di sussidi diretti o incrociati, per cui si prelevano risorse finanziarie dal settore dei consumi domestici e da quello industriale430. Le tariffe dei servizi

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Attualmente, dei 38 miliardi di interventi programmati, appena 3 sono finanziati con contributi pubblici. Cfr. Intesa San Paolo – SMR, L’industria dei servizi idrici, 2013; Aeeg, Fabbisogno di investimenti e individuazione degli strumenti di finanziamento per il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale e della risorsa idrica, Documento di consultazione, 339/2013/IDR, 25 luglio 2013, punto 4.12.

429

Essa prende l’avvio da un esame dello stato delle risorse idriche, che dimostra come, in gran parte dell’Europa, la gestione delle falde acquifere sia minacciata dall’eccessivo sfruttamento delle acque sotterranee, la smisurata attività estrattiva riduca il flusso dei corsi d’acqua superficiali e la concentrazione di nitrati nei fiumi abbia raggiunto livelli allarmanti.

430

Anche se occorre tener presente che i costi ambientali per usi irrigui non sono facilmente quantificabili e vanno piuttosto ascritti alla realizzazione di opere e al loro impatto ambientale, non anche all’inquinamento provocato dall’utilizzatore.

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idrici per uso domestico, invece, comprendono il più delle volte, oltre ai costi variabili relativi all’uso, anche costi fissi che prescindono dall’inquinamento prodotto.

L’oscillazione delle tariffe dei servizi idrici tende a condizionarne, almeno in parte, la domanda431; nel contempo, una giusta politica tariffaria permetterebbe di limitare l’estrazione eccessiva delle risorse e di progettare infrastrutture idriche adeguate432.

Secondo la citata Comunicazione del 1999, per verificare l’influenzabilità della domanda di servizi idrici rispetto ad un diverso livello di tariffazione, bisognerebbe approntare per ogni territorio stime di elasticità della domanda rispetto al prezzo. Tuttavia, potrebbe risultare problematico attribuire i costi stimati a specifiche categorie di utenti, poiché potrebbe accadere, ad esempio, che bacini artificiali costituiscano riserve di acqua non solo per l’agricoltura o per usi civili, ma anche per l’ambiente433. Ciò considerato, un ruolo centrale nella definizione delle regole della tariffazione dovrebbero rivestire i soggetti interessati all’utilizzo della risorsa; sarebbe, quindi, auspicabile un approccio bottom up434 che coinvolga i diversi utilizzatori e conduca all’adozione di politiche “concertate” e, quindi, più gradite.