• Non ci sono risultati.

UN CONTRIBUTO PER DEFINIRE LE PROBLEMATICHE DA AFFRONTARE

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 30-35)

– CL. Prendiamo in esame il primo punto, la validità dell’Astrologia.

– AR. È essenziale che sia dimostrata realmente e quindi accettata a livello sociale, la validità dell’Astrologia in quanto tale, con i suoi eventuali o relativi limiti. Al momento attuale questo non è un dato totalmente acquisito dall’intera società in cui viviamo. La mancanza di un tale riconoscimento crea una serie di fraintendi-menti e comporta una serie di conseguenze, che possono interferire sulla questione etica. Una di queste è che la validità dell’astrologia finisce spesso per essere in qual-che modo subordinata al valore delle singole persone, qual-che se ne occupano, e non alla sua reale e intrinseca efficacia.

– CL. Sì. In effetti, se è vero che la serietà del singolo professionista non de-pone a favore della validità e serietà dell’astrologia, è anche vero il contrario; il fat-to che alcuni astrologi si comportino da ciarlatani non può e non deve squalificare la nostra disciplina.

– AR. Ma, proprio perché la validità dell’astrologia non è da tutti riconosciuta, il nostro contesto sociale tende a proporre questo tipo di equazioni:

a) Se chi se ne occupa è un ciarlatano, l’astrologia è sbagliata

b) Al contrario, quando se ne occupano persone definite “serie”, ad esempio docenti universitari, l’astrologia è ritenuta affidabile.

– CL. Un corollario di questo assunto riguarda gli stessi astrologi. Molti di noi pensano che visto che l’astrologia ha una sua validità, questa validità sia assoluta e che la nostra disciplina possa affermare e dare per veritiera qualsiasi cosa o ac-cettare per buona qualsiasi tecnica.

– AR. E invece, l’astrologia può avere dei limiti, e ne ha, in realtà, molti; limiti che vanno individuati e definiti senza timore.

– CL. Spesso dai mass media e da una certa stampa, ma a volte anche dagli stessi astrologi, l’astrologia viene “venduta” come fosse un fenomeno fideistico (se-condo la logica del “ci credo o non ci credo”) e non come una tecnica, che può es-sere appresa e che ha quindi limiti oggettivi. In questo modo vengono vendute al grande pubblico ”affermazioni”, che non sono supportate dall’astrologia stessa e che non sono strettamente legate ad essa.

– AR. È vero! Un classico esempio è quello delle teorie reincarnazioniste, che non fanno parte in senso stretto di tutta la nostra disciplina, ma che vengono date per scontate dall’astrologia karmica.

– CL. E questo atteggiamento fa si che spesso si chieda all’astrologia quello che non può dare e nello stesso tempo non la si utilizzi per quello che potrebbe da-re, per sfruttare nel modo migliore le sue caratteristiche.

– AR. In sintesi, individuare limiti e confini della nostra disciplina non può che giovare alla sua crescita o ad un suo maggiore riconoscimento, oltre che favorire la “crescita etica” degli operatori del settore.

– CL. Veniamo adesso, al secondo punto in questione: il rapporto Astrologo/Consultante, che, abbiamo detto, sarebbe meglio definire rapporto

– AR. Si, è necessario che questo rapporto sia ben delineato. D’altra parte è più corretto parlare di rapporto fra Professionista e Cliente, perché si tratta di un rapporto valido per qualsiasi tipo di professione e che quindi risulta indipendente dalla materia astrologica. Molti dei problemi che nascono da questo rapporto, ben evidenziati nell’articolo dell’astrologo californiano (che non a caso è uno psicotera-peuta), sono comuni anche ad altri tipi di rapporti professionali, primo fra tutti il rapporto medico/paziente. Pertanto, come per qualsiasi altra professione, questo rapporto è soggetto ad una valutazione che non ha nulla a che vedere con “la cul-tura o la preparazione tecnica” della persona e con la validità della materia in que-stione (in questo caso l’astrologia). Questo problema si ripropone in tutte le discipli-ne discipli-nelle quali la relaziodiscipli-ne umana è determinante.

– CL. Infine, eccoci all’ultimo punto, la preparazione dell’Astrologo. Cosa ne pensi?

– AR. La preparazione dell’astrologo come studioso, professionista o ricerca-tore presuppone che la persona per essere definita legittimamente con questo tito-lo abbia maturato un iter formativo-culturale, che sia in qualche modo verificato e controllato.

– CL. È ciò che in parte già avviene nel nostro Albo Professionale, anche se, a mio parere, questo iter formativo-culturale andrebbe delineato in maniera più inci-siva.

– AR. Cosa intendi per maniera più incisiva?

– CL. Che si tenga in maggior conto una multidisciplinarietà di conoscenze, dall’astronomia alla storia, dalla mitologia all’arte, che stanno alla base della com-prensione e dell’uso del simbolo nella pratica interpretativa. Inoltre, il giovane stu-dioso andrebbe aiutato, anche attraverso un opportuno tirocinio, proprio per ciò che riguarda la parte pratica del suo “counselling” con il cliente. Ma questo è un argomento troppo vasto, per essere affrontato in questa sede.

– AR. D’altra parte, questo della preparazione dell’astrologo è l’unico punto su cui è possibile realmente intervenire in tempi brevi o meglio su cui ognuno di noi, nel suo piccolo, può intervenire. Infatti la preparazione dell’astrologo sia a livel-lo culturale che tecnico è il risultato delle ricerche, dellivel-lo studio e dell’impegno dei singoli. Ed è proprio per questo motivo che bisogna discuterne.

– CL. Ma quali condizioni dovrebbero verificarsi, perché una persona sia in grado di potersi definire professionista, studioso o ricercatore?

– AR. In primo luogo, un minimum di cultura scolastica deve essere richiesta; ma questa “cultura” non necessariamente deve identificarsi con una laurea…

– CL. magari in... “discipline astrologiche”!

– AR. Ad esempio, il ragioniere o il geometra sono professionisti perfettamen-te abilitati e capaci che possiedono solamenperfettamen-te un diploma a livello di scuola supe-riore e non una laurea. In secondo luogo, la persona deve possedere una certifica-zione che dimostri che ha seguito un preciso iter culturale o che è in possesso delle conoscenze astrologiche necessarie, anche altrimenti acquisite.

– CL. Occorre, poi, che questa persona dimostri “qualità morali”, anche se queste qualità morali sono difficili da definire.

– AR. Possiamo affermare, in linea di principio, che dovrebbe rifiutare com-portamenti o atteggiamenti manifestamente disdicevoli, quali partecipazioni a di-battiti o manifestazioni cialtronesche, come quelle cui ci hanno abituato alcuni ma-ghi presenti nelle varie televisioni; non abbassarsi a fare propaganda commerciale di infimo ordine; non utilizzare le proprie conoscenze per finalità immorali. E così via.

– CL. Ma direi che soprattutto non debba dimostrarsi “avida” e comunque troppo interessata unicamente al “lato commerciale” della propria professione. In-fatti, anche a medici, psicologi e professionisti in genere, per prudenza, è fatto di-vieto di farsi pubblicità diretta; e questa norma è specificamente prevista diretta-mente o indirettadiretta-mente dai loro ordini professionali.

– AR. In ogni caso, qui il discorso si allarga; la preparazione dell’astrologo e la sua professionalità si intrecciano strettamente con la questione etica, anche se ne sono tecnicamente distinte.

– CL. Sì, da una parte, l’Etica non può essere legata solamente alla formazio-ne, soprattutto fino a quando non si è ben capito cosa l’astrologia può realmente offrire (ad esempio, come abbiamo detto prima, non tutti gli astrologi sono d’ac-cordo sulla validità delle tematiche in relazione con le vite precedenti e sui percorsi da seguire per affrontarle), mentre dall’altra è indubbio che un minimo di forma-zione sia garanzia che una persona possa occuparsi del problema con maggiore serietà e cognizione di causa.

– AR. A mio parere, un test “veramente significativo” della moralità e profes-sionalità di uno studioso serio è costituito dal fatto di non prestarsi a voler vendere, come vere, opinioni personali non dimostrabili. Ecco perché il primo punto che ab-biamo analizzato, quello che pone la questione se l’astrologia sia vera e in quali li-miti, diventa un’esigenza improrogabile. Quanto più uno studioso serio crede che una proposizione sia valida, tanto più deve sentire emergere dal profondo del pro-prio animo l’esigenza improcrastinabile di approfondire e verificare l’opinione stes-sa. Ma fino al momento in cui ciò non avvenga, egli si guarderà bene dall’esprimer-la o dall’esprimer-la farà precedere dai necessari distinguo e puntualizzazioni preventive.

– CL. La sola profonda convinzione personale su un punto o su una tecnica non può essere motivo sufficiente per affermare, anche in perfetta buona fede, che l’opinione medesima sia vera in assoluto.

– AR. Sì, è sotto gli occhi di tutti, come opinioni personali, forse anche vere, siano “vendute” come verità, addirittura storicamente acquisite.

– CL. A questo punto, mi sento di affermare che si corrono meno rischi a li-vello del punto b - Rapporto Professionista/Cliente – quanto più sono ben chiari e sono stati affrontati e approfonditi i punti a) e c).

In ogni caso, riteniamo che sarebbe necessario, per non dire vincolante, comin-ciare, fin da oggi, ad aprire un dibattito sulla questione, aperto ad ogni contributo; prima di tutto per fare chiarezza su questi punti e poi per sviluppare in maniera cor-retta le relative problematiche senza commistioni che portano inevitabilmente fuori strada. Sarebbe anche auspicabile che fosse creato una sorta di gruppo di lavoro, qua-si un cenacolo, comunque lo qua-si voglia chiamare, che affronti qua-sistematicamente i pro-blemi suddetti; nella massima libertà di espressione, ma anche di critica, senza neces-sariamente attribuire a priori a questa o a quella posizione un carattere di infallibilità.

APPUNTAMENTI INTERNAZIONALI

18 – 24 July 2002 - United Astrology Conference UAC 2002 “The Mystery of Time and Space”, co-sponsored by AFAN, ISAR and NCGR, Wyndham Palace Resort and Spa, Lake Buena Vista, Florida, USA, with Wendy Z. Ashley, Verena Bachmann, Claudia Bader, Lynn Bell, Robert P. Blaschke, Greg Bogart, Janet Booth, Tim Bost, Bernadette Brady, Nicholas Campion, Gloria C. Carol, Caroline Casey, Gary Christen, David Cochrane, James Coleman, Geoffrey Cornelius, Darby Costello, Priscilla Costello, Donna Cunningham, Monica Hable Dimino, Zipporah Dobyns, MaryB. Downing, Ronnie Gale Dreyer, Adrian Ross Duncan, Carolyn Egan, Kim Farnell, Basil Fearrington, Dennis Flaherty, Steven Forrest, Mari Garcia, Pat Geisler, Demetra George, Laura N. Gerking, Mitchell E. Gibson, Jeffrey Wolf Green, Arielle Guttman, Karen M. Hamaker-Zondag, Robert S. Hand, Dennis M. Harness, Ko Hashiguchi, Edith Hathaway, Lynda Hill, Madalyn Hillis-Dineen, Joyce Hoen, M. Kelley Hunter, Kenneth Irving, Jeff Jawer, Lynn Koiner, Arlene A. Kramer, Terry Lamb, Alphee Lavoie, J. Lee Lehman, Luis Le-sur, Joyce Levine, Rick Levine, Michael Lutin, Lea Manders, A.T.(Tad) Mann, John Marchesella, Thea Girard Marshall, Eileen McCabe, Karen McCauley, Mark McDonough, Frances Coman McEvoy, Chris McRae, Bill Meridian, Raymond Merriman, Grace K. Morris, Roxana Muise, Bob Mulligan, Ken Negus, Arlene M. Nimark, Dorothy Oja, Alan Oken, Amanda Owen, Glenn Perry, Frank Piechoski, David Pond, Maritha Pottenger, Linda Reid, Melanie Reinhart, Haloli Q. Richter, Jane Ridder-Patrick, Lois M. Rodden, Kim Rogers-Gallagher, Diana K. Rosen-berg, Barbara Schermer, Robert Schmidt, Bruce Scofield, Philip Sedgwick, San-dra-Leigh Serio, Mary Fortier Shea, Maria Kay Simms, Jackie Slevin, Jan Spiller, Gloria Star, Georgia Anna Stathis, Erin Sullivan, Richard Tarnas, Elizabeth Tes-sier, Angel Z. Thompson, Bil Tierney, Chris Turner, Noel Tyl, Mark Urban-Lu-rain, Donna Van Toen, Judy Vitale, Christopher Warnock, Topaz Weis, Claude Weiss, Lorraine Welsh, Leigh Westin, Joanne Wickenburg, Cynthia Withers, Ro-bert Zoller. Info: Phone: 1-866-330-4040 or 1-206-320-1033. Fax 1-206-830-6345. Email: uacinfo@worldnet.att.net URL: http://www.uacastrology.com/

L.A. 126- 244

(Considerazioni introduttive alla conferenza dell’autore sulla durata della vita svol-ta al CIDA di Forlimpopoli del 17 novembre 2001)

Sia nella didattica che nella pratica professionale generalmente l’astrologo quando affronta l’argomento della durata della vita, si misura con la morte solo dal punto di vista tecnico. Questo almeno è ciò che traspare, ciò che il destinatario del-l’insegnamento o del giudizio percepisce. Se una simile prassi appare comprensibile – ma non lo è – nei confronti dei (rari) consultanti che pongono la questione, lo è meno sia in sede didattica, sia quando egli è chiamato a discuterne in dibattiti, con-ferenze, simposi e quant’altro esiste come occasione comunicativa rispetto ad un uditorio o ad un pubblico di lettori.

Io ritengo che in quelle circostanze la questione tecnica sia del tutto insuffi-ciente ad autorizzare l’astrologo a parlare o a scrivere della durata della vita, vale a dire del momento della morte dell’individuo. È assolutamente indispensabile invece che egli abbia maturato in sé un percorso tale da porlo in una posizione per così di-re “terza” rispetto ad essa. Con ciò non intendo didi-re “distaccata”, poiché la morte lo riguarda non meno che chiunque altro, bensì consapevole. In altri termini deve far-ne i conti, sia far-nel senso popolare della frase, sia far-nel senso letterale; o, per dire anco-ra meglio, farne i conti prima nel senso popolare, e poi nel senso letteanco-rale: il contanco-ra- contra-rio costituirebbe un errore fondamentale.

Ora non intendo scendere sui particolari del percorso da seguire: ognuno repe-risce il suo secondo le proprie credenze – se ne ha –, secondo le proprie convinzioni, secondo le proprie esperienze, secondo le proprie inclinazioni. Tuttavia credo che il punto di partenza per ognuno dei percorsi sia il medesimo; la domanda cruciale: che cos’è la morte.

Domanda peraltro informulabile, e che nondimeno non facciamo altro che porci, e il più delle volte in modo del tutto inconsapevole. Senza veramente riuscire a darne risposta. Molti in verità ne hanno tentata una che fosse finalmente defini-tiva, ma francamente bisogna ammettere che i risultati sono immancabilmente in-soddisfacenti: persiste sempre qualcosa, un resto di non detto, o di inter–detto, o di indicibile. Indicibile perché nessuno ne sa abbastanza.

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 30-35)