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Cronache Economiche. N.313-314, Gennaio - Febbraio 1969

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(1)

CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOL TURA

DI TORINO

313

/4

SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE (III GRUPPO)

CRONACHE

ECONOMICHE

(2)

'"

C') w Z Cl O O .<{ l-O -' m m ::J

"-aCCiai

SOCIET~

ITALIANA ACCIAI SPECIALI

(3)

cronache

economiche

mensile a cura della camera di commercio industria artigianato e ~gricoltura di torino

numero 313 4

gennaio-febbraio 1969

Cornspondenu. manoscrlCli. pubblicazioni deb-bono enere Indirizzati alla Direzione della Ri-'lIsca. L'accettazione degli artìcoli dipende dal &ludnlO ,nslndacabile della Direzione. Gli scntti firmati e siclati nspecchiano soltanto il pen-siero dell'autore c non impegnano la Direzione della RIviSta nè l'Amministrazione Camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono es-sere invlue in duplice copia. ~ vietata la ri-produzione deCli articoli e delle note .. senza '·aU[0,..zI11100e della Direzione. I manoscritti, anche le non pubblicati non SI restitUiscono.

Direttore responsabile; Dott. Primiano Lasorsa

.

sommano

l. Mallè

3 La scultura del '600 e '700 in Piemonte (parte IV)

G. M. Vitelli

21 Rapporto sullo stato della congiuntura nel 1968

C, M. Turchi

30 Una trasformazione radicale dei sistemi fiscali dell'economia occi-dentale: l'imposta sul valore aggiunto

A. Kojouharoff

37 Les cours arbltrales des pays soclallstes

M. Catella 51 Marmi piemontesi

S. Rosseui

65 ConSiderazioni sul 50° Salone dell'automobile come fattore di svi-luppo e di integrazione sociale

A. Vigna

72 In esercizio Il primo tratto dell'autostrada Torino-Piacenza

C. Celidonio

77 La funZione degli erbai e spiccatamente del cereali a maturazlone cerea nella solUZione del problema foraggero nazionale

A. Trincheri

83 EvolUZione del sistema monetario internazionale

U, Bardelli

86 Le alluvioni: causa e difesa

M. Moro Visconti

96 Risparmio e investimenti produttiVI

G. lega

99 Note di documentazione tecnica

104 Tra I libri

120 Dalle riviste

Direzione, redazione e amministrazione

(4)

CAMERA DI COMMERCIO

INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA

E UFFICIO PROVINCIALE INDUSTRIA COMMERCIO E ARTIGIANATO Sede: Palazzo Lascaris - Via Vittorio Alfieri, 15.

Corrispondenza: 10121 Torino - Via Vittorio Alfieri, 15

10100 Torino - Casella Postale 413.

Telegrammi: Camcomm. Telefoni: 55.33.22 (5 linee). Telex: 21247 CCIAA Torino

C/c postale: 2/26170.

Servizio Cassa: Cassa di Risparmio di Torino

- Sede Centrale - C/c 53.

BORSA VALORI

10123 Torino - Via San Francesco da Paola, 28.

Telegrammi: Borsa.

Telefoni: Uffici 54.77.04 - Comitato Borsa 54.77.43

• Ispettore Tesoro 54.77.03.

BORSA MERCI

10123 Torino - Via Andrea Doria, 15.

Telegrammi: Borsa Merci - Via Andrea Doria, 15.

Telefoni: 55.31.21 (5 linee).

GABINETTO CHIMICO MERCEOLOGICO

Laboratorio analisi chimiche - IO 123 Torino -Via Andrea Doria, 15.

Telefono: 55.35.09.

(5)

La scultura

del

'600 e '700

In

Piemonte

(parte

IV)

Luigi MaZZè

Se in altra occasione ebbi il torto di dire il Clemente « se-conda per'sonalità maggiore II do -po il Plum (escluso naturalmente Ladatte, esponente di indipen-dente cultum) ora lo situo dopo Plura tempm'almente, nel cm'so di svihbppi Tegionali; e cio, a par'te le date, per' gli or'ienta-menti tradizionali, senza le fr-am-menta'rie Teviviscenze secentesche del Bernero ma senza tr'ova?'e, come invece questi, dispiegati estri barocchetti (accennati in qualche statua a Collegno) né, in altra di1'ezione, le epumzioni classicistiche richieste da tempi nuovi, Se nelle tmdizionali cita-zioni della triade Plum-Beme -To-Clemente un r'iconoscimento di pr'eminenza del primo si leggeva sempr'e tm le righe, p~b1' non cr'iti-camente precisato, i due altri non trovarono mai determinato giudi-zio di validità e di caTatterizza-zione per'sonale, E pur' si dovrà, oggi, per' Clemente, pr'opor'1'e una delimitazione: animo debole, faTe disinvolto spesso standardizzato, sentimento dolce poco pa?'tecipe, senso plastico non sostenuto, di

-In copertina a colori: G. B. Sernero - Gesù incontra la Madre - Chieri, S. Antonio.

sagi fonnali ed elementar'ità, mo-ti di scar'sa vita né tmsponentisi in lirica delicatezza e r'iser'bo, salvo qualche caso,

Se in oper'e giovanili, col p1'O-blema della base disegnativa al-tTtbi (come nella RisU1Tezione - interp1'etata anche come la « Vitto1'ia di Cristo e della Fede s~dle for'ze della natum» - alla Tr'inità di Bra, 1758, su dise-gno di Beaumont), il moto e l'efjetto teatmle son troppo spinti per' la sua sensibilità, piu tar'di appaiono perfino r'idotti a sche-matici r'itmi come nella Pur'ifi-cazione in S, Andr'ea di BTa (pur se con aùdi) dell'80, Se mai, in Clemente che non intr'a-vide le Te ali istanze d'~ma evolu-zione purista classicistica, si fa innanzi, per' semplificazione di mestier'e, un pùi, mater'iale pu-r'ismo siglante moduli, panneggi, fisicità, in una SC~bltUTa di piena canonicità « superiorum pe1'mis-su ll, in cui si fissano atteggia-menti che da tempo in lui con-trib~bivano, come in pannelli dei mister'i del Rosar'io in S, Domenico di Tor'ino, ad una

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

quasi r'inata formula mamen-stica,

La pr'oduzione del Clemente fu amplissima, in g?'an par'te non datata e per' lo pi~i, situata (piu esattamente, per' esse f~b

eseg~bita) nelle zone della p1'O-vincia tOTinese e nel Cuneese mediano, Citererno ctlmeno quel « museo II clementiano che è la pa?Tocchiale, già chiesa della Ce1'tosct, di Collegno che, pur' de-fmudata poi delle S1Jlendide por'te a r'ilievo con gli Evangelisti (di cui d~te 1Jassate a S, MaTtino di Rivoli), seTba anCOTa dieci statue - in legno verniciato -di Santi, una g?'ande Tr'inità col CTisto mOTto, un piccolo Battesimo e due Crocefissi, Sa-r'ebbe inter'essante r'icostr'uiTe l'at-tività per' cantor'ie, coretti, i1'i-bune, edicole: eccellenti le d~be cantor'ie in S, Pietro di Savi-gliano,

Quasi coetaneo a Clemente e d'o1'ientamento affine, fu I gna-zio Pen/,cca (nato forse sul '20) intagliatore, La p1'Oduzione è in gr'an pa?'te distndta o r'imos-sa, Pare ch'egli pr'endesse le

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mosse sul '55-56 dal teatro de -vozionale (non pù~ ora per 1Je

l-leg7'ini trascorrenti ma trascor-7'ente esso stesso in pl'ocessione su carri). Delle poche cose l'i7naste, la migliol'e è la J1t1 adonna della

cintuTa in S. Agostino, Torino;

se ne desume u,n tempe7'amento chiuso, un linguaggio asciutto; del Clemente son l'ipresi manie-Tismi tecnici ma non certa ma-niel'osità espressiva; affini sono st1"Cltificazioni eli 1Jiani e incas-satttl'e, in PeTucca con plastici-smo ph~ pieno; né manca una gl'azia schiva entro concisione

fonnale secca ma efficace; egli mel'ita "/"ipTesa d'inteTesse e tentativi di nintegrazione d' 0-peTe.

4

\

CRONACHE ECONOMICHE

Stefano Maria Clemente - Alzata d'altare con

teste d'angeli - Torino, Palazzo Reale, Regia Cura. (Foto Arch. Museo Civico, Torino).

Documenti pTovano che egli la-VOTÒ fino al 17 80 a TOTino, Ch,ieri, Asti, BTa, Savigliano, Tlel'celli

e altr'ove: ampia attività oggi non pù~ 7"'icostntibile peT esteso né ol·ganicamente. Egli sa esseTe r'accolto e intimamente sensibile, senza eleganze estel'ioTi e con

tOl'me Sem1Jl'e un poco scaTne, mtwvenelosi in tm gusto sette-ccntesco tTanquillo fuoTi da esu-be1"Ctnze come da pUTismi classi-cheggianti. Merita di essere Ti-cOTdata, di lui, la « T7'ibuna

l'egia)), intagliata nel 1777 al

Dttomo eli TOl'ino, su disegno dello swlloTe Francesco l\!laTtinez. Giovanni Battista Bemer'o di CavalleTleone - zona dominata dal teatl'O devoto in legno o CClT-tapesta policromi - è da

Tiva-lutare pel' una sua più

appro-fondita l'iceTca, non sempre uni-voca ma problematica. N acque nel ' 36; un anno dopo mOTiva

PluTa, chiudendo tma fase gra-vata cl' aTcaismi; diciassett' a.nni pTima eTa nato Clemente,

stac-Giovanni Battista Sernero -S. Maddalena - C,-s.le, Duomo (da S. M.dd.len.).

(7)

Giovanni Battista Bernero - L'Assunta - Savigliano, Confraternita dell'Assunta.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

(8)

Giovanni Battista Bernero - Rilievo classico, 1766 - Roma, Accademia di S. Luca.

cato in lJClr'te da quei climi ma che par'e non si facesse st1'Clda che tr'entacinquenne (Ber'ner'o, ventenne); dodici anni prima eTa nato, ed è il richiamo pùi, singolare, Ignazio Collino; B er'-nero gli sauì allievo ma la sua pambola è in buona par'te si-tuata in ~ln m'dine diverso,

Igna-zio dal '49 mandava da Roma le sue prime terTecotte afje1'1nanti di1'ezioni per allora a Torino non apprezzabili nel vero valO1'e, nep-pur' dalla corte committentc, Le pr'ime opere note di Berner'o partono invece dal '58 (o poco pr'ima) è sono cose devozionali per' confmter'nite, Tale inizio con inteTe.'lsi lJlastici di fonte secentesca, ricerche descr'ittive, efjetti r1wr'cati di « color'e» (e per di pù;' di coloritum), di

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CRONACHE ECONOMICHE

patetismo, non mancher'à d'in

-fluire a lungo sul Bernero, in urto con interessi nuovi.

L'Assunta alla confmternita omonima di Savigliano, 1759,

è cosa fm le migliori iniziali, con teatmlità ambientale che è

al-tm da quella pummente d'azione

r'isolta in singole fig~t1'e che fu

del Plum. Seguirono cose di

barocchismo popolar'mente espres-sionistico per' chiese di Caval-le1'1naggi01'e; poi lo studio con

Ignazio a Roma nel '65 (e non olt1'e il '69) lo porto a contatto con l'Accademia r'omana, intinta

di venatt~re fmncesi e intonate

tr'a bw'occhetto e classicismi: ne

è pr'ova nel fine bozzetto con stoTia antica peT il concorso d'A c-cademia del '66, ove in elegante compostezza si sviluppano

ar-(Fo(o Arch, Museo Civico, Torino),

monie r'itmiche e una

raffina-tezza di mano che piu volte, in seguito, Ber'nero q~~asi eviterà per espressività piu cw'iche o, invece, per spegner'e classicisti-camente l'espr'essività, lYla un classicismo in senso colliniano sw'à accettato molto tardi e mai incondizionato, La nota pate-tica continua a urgere, pur com-pr'essa (e forse percio con qualche r'etoTica) ad es, nella 111 addalena in marmo, 1771, per S.

Madda-lena di Casale (om al Duomo)

ma tur'gori for'mali e di senti

-mento s'accostano a prime epu-Tazioni nella tmttazione liscia di superfici, rivelanclo almeno sul piano tecnico un orienta-mento piu moderno. Nonostante

(9)

in basso cTedo abbia agito, sul piano stilistico come su quello

sentimentale, il COTnacchini, con

i putti della sua Pietà di SupeTga,

Ma sul '70 Be1'neTo aveva

già eseguito il bozzetto (CaTigna-no, municipio) peT il Tilievo

pTe-visto peT l'altaT maggioTe al Duo-mo di CaTignano, toccando la sua punta piu esplicita di ca-priccio 1'ocaille con valoTe colo-1'istico quasi veneto; ci o anche

se l'esecuzione, nei pw,ticolaTi, Tivela fondamentale antitesi al ba1'occhetto peT levigatezze e ston-datuTe 1'ifiutanti la vivacità del

« tocco n, legando all'indietTo con le supeTfici di finezza ba1'occhetta ma di fTeddezza pU1'ista della

Maddalena,

Quali fosse1'o del resto in

que-gli anni le va1'ietà di timbTo nella p1'oduzione del Be1'ne1'o, pTovano le quattTo statue (Diana, Atteone,

Nleleag1'o, Atalanta) negli al1'?, della palazzina di Stupinigi,

Nel '75-'76 Be1'ne1'o opeTava a VCl1'allo, con una stattta sola (sace1'dote Anna, capp, XXIV)

chiudendovi la fase settecentesca,

Nel '79 compiva la S, Rosa da Lima e il S, Antonio da Padova

in S: LOTenzo di Torino, 1'ipl'o-ponendo uno spù'itoso 1'ocaille, qui anche piu vezzoso, Nell'80 l'Assunta in S, Caterina di Casale anCOTa indugia nella sce-nogTafia e nell'enfasi ma l'ese-cuzione non cela

l'accademiz-zaTsi di linea e plasticità, Il p1'ocesso si p1'ecisa nei 1'ilievi in stucco (StoTie di S, Eusebio) peT il C01'O del Duomo di VeTcelli;

se il boemo pittoTe M ayeTle diede

i disegni, BeTneTo ne eluse i

manie1'ismi peT un linguaggio

epuTato, La pala d'altw'e in

S, Filippo di Mondovi è sul

filo di TimembTanze da

composi-zioni pittoTiche napoletane (Soli-mena, Conca, deTivandone

Beau-mont) ma l'esecuzione va sempTe

piu sf1'eddandosi e la linea sem-plificandosi, InteTessa questo

in-dugio fTa due mondi; il ri

-cOTdo del '600 Testa ancoTa, 1'i

-dotto a schema, negli angeli sotto l'u1'na di S, Evasio al Duomo di Casale, levigati idealizzando, alabast1'ini, Se i bozzetti pe1' le stoTie di S, Evasio (Capitolo)

pa1'chi e castigati, mantengono

qualche spù'itoso t1'atto, i 1'ela-tivi 1'ilievi sono spogli e distaccati,

Giovanni Battista Bernero .. Storia romana, marmo - Torino, Armeria Reale.

(Foca Arch, Museo Civico, Torino),

Giovanni Battista Bernero - Atteone - Stupinigi,

Palazzina di caccia.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino)

M a il peTcoTso di Be1'neTo

at-tende anCOTa una delucidazione

che chiaramente distingua e

in-sieme leghi le fasi, Possiamo solo

accennaTe (l'argomento sw'à

1'i-preso in sede indipendente) a

come il soggio7'no romano fosse stato una paTentesi in cui il

classicismo colliniano, facendo p1'esa apparentemente, diede

luo-go in ltti a qualche accademismo

este7'i01'e anche piu marcato che

in Ignazio ma in Tealtà fu

1'intuzzato da compiacenze plasti-CO-pitt01'iche barocche pÌti,

espli-cite che in Ignazio, Comunqtte se Be1'ne1'o non rifiuto mai l'eTe-dità baTocchetta - che 1'iaffiore1'à anche nelle scultu1'e pe1' il

giw'-dino della Villa della Regina"

T01'ino - egli 1'imase iTTetito

dall'incontl'o colliniano giocando,

da al101'a, su una continua

alteT-nativa, Alle PTop1'ie

Tealizza-zioni in Roma (quasi «

eserci-tazioni alla classica n) egli con-tinueTà a 1'ifw'si, Occ01Te peTO, pe1' bene chiaTiTe la sua

(10)

zione, restituù'gli i quatt1'o 1'

i-lievi' nttangolar-i con st01'ie 1"0 -mane alla Galle7'ia Beaumont che il Rover-e citava come t1'adizio

-nalmente sue (sebbene non espli

-citamente documentate) e che di ?icente cTedetti e1Tatamente di doveT spostm'e al nome di Ignazio Collino, Esse sono pr-ova atdo

-1'evole seppure un po' scolastica del BeTnero in Roma nel '65-'69, affiancato al maestTo nell'impTe

-sa della galleria, Con esse lega la stessa, pwr deviante, M ad-dalena di Casale mentre la tema

-tica degli anni r-omani riattra7"'l'à Bernero in ovati a bassor-ilievo in stucco (se ]J1'op1'io suoi) in due sale della Villa « Il Capri -glio» p1'esso Pino Torinese

af-fiancandovi alle epurazioni for

-mali m01'bidezze e fluenze b a1"Oc-chette in acc01'do dive1'samente bilanciato da quanto era già avvenuto in Collino in modo tanto piu deciso e risolutivo,

Ignazio Collino, a scuola del

Beaumont ai ]Jr-imi del ' 45, pra-tico disegno e modellazione in cera e creta, Ladatte, poi, lo tndtenne due anni, Documenti p1'ovano l'andata a Roma nel dicembTe ' 48, con pensione del sovrano; quivi Giovcmni Batti

-sta Maini lo incito a osseTvar l'antico in Campidoglio, Ri -flessi ne appar-ve1'o tosto in opere inviate a T01'ino, modellate co-piando manni della Roma impe

-1'iall', fin dal ' 49 e prosegttendo;

Giovanni Battista Bernero - Bozzetto per altorilievo in marmo con S. Giovanni Battista in gloria e S. Massimo - Carignano, Municipio. (Foto Arch. Museo Civico, Torino).

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CRONACHE ECONOMICHE

opeTe gitmte a Torino il 16 gennaio 1751, A metà luglio a1Tivavano anC01"Ct dtte busti in manno (peTd'Ldi), copie della bTonzea restale capitolina e della

Zingara Borghese; la lettera di 1'icevuta del ministro Ossorio all' ambasciatore Rivera dice e-sp1'essamente « bttsti lavo'l"Ctti dal giovine Collino » in 1'ife1'iml'nto cioè a Filippo, a Roma egli pw'e dal settembre ' 53; e cosi saTà lJeT tm 1'ilievo di restale

sacri-ficante (per-duto), elementi che aV1'ebbeTo concesso, se conservati, di di1'ime're pÌLL facilmente il p1'oblema delle due personalità Collino; ma 1'iesaminando oggi

la p1'oduzione, ci si convince d'una assoluta dipendenza di Filippo, aitdo costante ma non piu che tale,

EntTo il lttglio ' 55 OssoTio convinse il SOV1'ano a Tichiede1'c al Collino invenzioni peTsonali; al gennaio ' 58 Ignazio inviavct disegni pe1' quattr-o statue desti -nate alla Galle1'ict Beaumont, Al pTimo 11W1'ZO '60 la p1'ima statua pe1' la GalleTia, la « Benefic ien-za », eH}, imba1'cata peT Tor-ino

dopo ave1' 1'iscosso elogi in Ro-ma dove l'Accademia di S, Luca nel luglio qualificava Ignazio « accademico di l1U1'ito», cio che ebbe 1'iflessi su T01'ino donde affluirono giovani all' atelier 1 '0-mano di Ignazio, Nel COTSO del '62 eTa spedita la seconda statua, la « FOTtezza d'animo »; l'« Afja -bilità » e la « Ricompensa» segui-vano nel maggio '63, Già ad apr-ilc era stata fir-mata da I gna-zio la patente di « sculto1"e di S, ~JI!laestà» in sostituzione di Simone JI!l a1,tinez, Da tempo i due f1"atelli avevano compiuto quatt1'o bozzetti ovali in basso-r-ilievo pe1' la Galleria, la cui t1"aduzione in manno giunse a destinazione nel '67,

La corte era p1'onta ad acco-glie1'e i Collino dopo diciott'anni di lontananza; essi partirono nel mm'zo '68 e passarono per Bo-logna, Venezia, Milano, A To -rino Ignazio ftt nominato

(11)

Giovanni Battista Bernero -Gesù incontra la madre, stucco -Chieri, S. Antonio.

studio di scultum. Al maggio '72 è accertato il S. Agabio per il Dtwmo di N ova?'Cl (e non all' 89); di qui si tmscorre alla compassatezza delle statue alla cripta cent?'Clle di Supe1'ga, tro-vando nelle figu1'e della tomba di Vitt01'io Amedeo II un cor-'rettivo nel 1'itmo, ment1'e il movi-mento esternamente ancora ba-rocco del monumento a Ca1'lo Emanuele III (d'esec'uzione di bottega), è annullato dal senso plastico, d'accenti p1'e-canoviani. In qt~est'01'dine di idee il mi-gliore risultato è otJerto dal

Mausoleo di Carlo Emam~ele I a Vicoforte.

L'abate Jt~an Andres nel '91,

visitando l'atelie1' accenna ad un piccolo Ercole col leone, alle g?'Clndiose statue (d'un quindi-cennio prima) degli ultimi sovra-ni, a un sepolcro e « alt1'e cose» non specificate, Fra le tante ope1'e doct~mentate nel primo '800, mol-te 1'isultano perdumol-te o non pÌti,

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

identificate, Riandando al pe1'-cono di Ignazio, è da 1'iconoscere che dal punto di vista d'una precisazione del suo apporto in una st01'ia della scultU1'a in Piemonte, il collocarlo a chit~­ S'U1"Cl del gusto settecentesco è cosa, seppur per pi'u 1'agioni fondata (pe1' il 'rientro a T01'ino solo nel '68 come per l'ape1'tura ve1'SO il neoclassicismo), non tut-tavia scevm da equivoci, L' Acca-demia classicistica 1'omana lo tocca dal '49; il piu giovane Be1'nero invece fino al '64 1'esta legato alla plastica devozionale dai fondamenti p1'ovinciali. I gna-zio p01'te1'à a Torino nel '68 un 1'innovamento w'dito e pole-mico ma la scultur-a t01'inese, pur att?'Clttane tosto (gli allievi t01'inesi a Roma si fw'anno p1'esto un nome a Torino), continue1'à d'alt1'o lato a rifiuta1'ne la le-zione, quando non cerchi di contempe?'Clrla con la tradi-zione,

si dimentichi come Ignazio stesso, nei momenti migliori, fonda scnza sforzo eredità rococò e lJw'ismo romano, derivandone ad opere anteriori al '65-'70 squisitezze degne di un Falconet e di un Clodion, con vibranti palpiti sotto le levigatezze, quasi estrema at~1"a cli sensualità ber-niniana lievemente sentimenta-lizzata e appena sfreddata dal-l'accademia; si che forse meglio che in momenti estremi (momb-menti tombali di St~perga e nco-fOTte), dove qualche nota indilJen -dentemente « canoviancl» 1"isuoncl piu patente ma già compassata, è p1"OpTio nel periodo centrale, come soprattutto nella « AtJa-bilità» della Galleria Beawnoni che 1'isuona una pe'rfetta w'monia t?'Cl amabilità e pitto ricismi f?'Cln-cesi « Luigi X V» e castigatezza del (C primo neo grecismo » alle soglie dell'Ottocento.

Ignazio Collino - Vestale - Torino, Accademia

Albertina. (FoCa Arch. Museo Civico, Torino).

(12)

Giovanni Battista Bernero U) - Annunziazione, marmo - Torino, S. Lorenzo.

Avventura1'Si nel campo ano-nimo - tale almeno fino a che sole1,ti 1'icerche d'archivio non 1'estituiscano nomi delle statue in manna, legno, stucco, della plastica e intaglio per altmi, i1'ibtme, ecc" di alta qualità o di corrente artigianale ----:- è, se non ard?'w, SOp1'Clttutto esorbi-tante ave si voglia pm'ticolareg-giada, Da zona a zona p1'evale l'adoz.ione di differenti solttzioni architettonico-plastiche e singole: da zona a zona difJerenti sono i tipi e i moduli, e difJe1'ente il materiale d'uso, Nel Monrega-lese è prefe1'ito il marmo per gli altari; manna o stucco per le

10

I

CRONACHE ECONOMICHE

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

stCttue; esclusi i già citati in Vicoforte, ecco le figtbre in stucco dipinte a imitazione del bronzo alla M issi01M di iV! onda vi Piazza che ha sensibili p'l-dti anche agli altari laterali; alla lVlise1'icordia, ptdti in 11W1'mo eccellenti, degni d'un Bar'tolomeo Solar'o, agli al-taTi del Gallo; al Duomo, il bellissimo Crocefisso nella cap -pella omonima, A ~Mondovi Breo appaiono in S, Pietro statue lignee nel gusto del Plura taTdo, Fossano, alla Trinità, accoglie ViTtu in stucco, meritevoli che su di es se si 1'ip renda il discor'so; altTe in maTmo a S, Filippo, su q?'wttro altari laterali nelle

cui nicchie, poi, si situano stattte lignee di quattro dive1'si autori, significative ed esperte, seppure con qualche prolissità, Saviglia-no, dove abbonda la scultura lignea che si Tifà al Plura, al Clemente, al BerneTo e che si volge anche ad esiti d'ar'tigianato campagnolo, non ign01'a aulici altari mannorei a figure in stttCCO, come al transetto di S, An-dr'w, Cavaller'maggiore è anche piu tenace nell' amore per la produzione lignea; e cosi la zona ciTcostante, Il Saluzzese, Busca e la paTte adiacente del Cuneese, amano anche complessi in ma1'mo e stucchi, cio che avviene anzi fin dalle zone d'in-contro tra S aluzzese e valli val-desi, salendo da AiTasca a Sca-lenghe a Vigone a CeTcenasco a 1I1{0Tetta, pur' se spesso con mediocr-ità, Ma in Saluzzo stessa, a parte il COTO del Duomo con l'altaT maggioTe che, appunto, r'ientra in qttell' online, dilaga l'intaglio ligneo - o lo

sosti-Ignazio Collino - Ratto di Proserpina - Torino, Accademia Albertina.

(13)

Ignazio Collino - Marte e Minerva; Minerva e la storia - Bozzetti in stucco per ovali marmorei all'Armeria Reale - Torino, Collezione privata. (Foto Arch, Museo Civico, Torino),

tuisce completamente lo stucco - ,

cio che si aVt'era anche r'isalendo all'alta Valle Gesso, alla Valle V m'aita e alla Valle NI aira.

A Busca, tanto predomina l'il-lusionismo pittorico da assor

-bÙ'e nel suo effetto gli altar'oni (sovente scadenti) in marmo e stucchi, o addù'ittul'c~ a (( fin

-gerli» per' pittt~ra. A Cuneo si assiste - cdmeno in due casi -ad una deliziosa armonizzazione fra architettura, stt~cchi e af-freschi: in S. Chiara e, anche piu, in S. Croce; ma notevoli ristdtati, sebbene meno sintetici, sono in S. ft1ar'ia, in S. Ambro-gio e al Duomo stesso, Si ric01'di, in S. Mar'ia degli Angeli, l'im-pulsiva Gloria della Vergine - non ignara del Plura e del Ber'nero - sebbene in un im-pianto fastidioso per enfasi e dispersività.

I n altre 'l'egioni il quad1'o è tutt' altr'o: nel Canavese oper'ano ottime maestranze di ma1'1nora'ri, e gli altari e balaustre rocaille in policromia sono nwne'l'osi e per lo piu d'alta qualità (archi

-tetti p1'imar'i, d'alt'ronde, ne die

-deTo spesso il disegno); il ca

-r'atteTe di queste opeTe lega con analoghe soluzioni del Biellese e della regione mer'idionale del Sesia, con nessi e gTaduazioni che vanebbe studim'e. Da 'l'icor'-dm'e i casi di ValpeTga (su di-segno di Costante Michela), di S. Giacomo di Rivarolo (da ascriveTe a pensieTo del me de-simo), alla pa1'1'occhiale di

Ca-luso, in chiese di Cintano, Fa

-vTia, CU01'gné, ecc" fino agli esempi mirabili in S. DldeTico di 1m'ea (1776) dei ma1'1norari

Pellagatta e Nlarchesa, e in

S. Cr'oce della stessa città. Non

si dimentichi peTO nella zona, specie a I VTea, la simpatia peT altari a icone o statue inqua

-drate in sontuose e lussU1'eggian

-ti c01'nici di legno dorato, in capTiccioso gusto rocaiUe, con piacevolezza da salotto brillante:

cosi, per 1m'ea, al Duomo, e sopmttutto in S. Dlder'ico e in S. M arta; o, a Rivarolo, in S. Giacomo; alle pa1'1'occhiali di Cctndia, Cal'/,~so e alt're anC01'a. Meno alata, invece, la scultura

lignea a tutto tondo e a Tilievo o i complessi lignei m'chitetto-nico-plastici, Agli altel7'i di enfa -tico effetto in S. Maria di LOTeto

a Montanaro, di fine '600, di gusto paesano con innesti di ele

-menti colti, di derivazione da am

-biente gum'iniano, non c'è da contmppone gran che nel '700

che conosce solo qualche esem

-plm'e popolaresco, come a S. Nla

(14)

ria dell'isola in lll[ontanaro, al Corpus Domini in Cf11uso - vera

bizzarria - e pochi c~lt1'i, Le statt~e del Plt~r(/,: Maria e

Giovanni dolenti, in S, Gau-denzio d'Aglié, la gmnde Pietà d/'(/,1nmatica (di intonazione alla PluTa) alla parrocchiale di 1I10n-tana1'O, costituiscono notevoli ma isolati episodi, Un punto d'in-te1'esse segna la scultura mar-11W1'ea (con o senza accompag na-mento di stucchi) di accento quasi neoclassico, alla 7JClrrocchiale di Aglié (alta.ri), a St/'(/,mbino (par-1'occhiale, cappella del Rosa1'io),

a quella di Cavagl'ià, in zona di sutUTa col Biellese,

Appunto nella zona che lega Canavese, Biellese, Fercellese, estendendosi poi ltLngo il Bie l-lese stesso e fino al N ovm'ese, si 1'iscontmno complessi di al-tm'i, balaust1'e, ancone ma1'1norei, che si connettono con gli esem-plari segnalati poco pTima in pieno '700: cosi a S, Ge1'mano Fercellese, FeTgnasco, 01'opa, Tavigliano, Bioglio, Carpignano Sesia, Fara, Ghemme, In Ghe m-me, alla pa1'1'occhiale, ci si trat-tenga all' altar maggi01'e

marmo-reo stupendo, disegnato da Be-nedetto Alfieri, commentato /lel-la parte alta da ornati bronzei e con mensa sorretta da finissima testa d'angelo, pure di bronzo, Piu oltre, a Miasino sul lago d' 01'ta, la par1'occhiale ha ~~n altar maggiore affine, in marmi polic1'01n'i ed eleme11ti decomtivi argentei, Se si procede verso l'interno, nella Faldossola, tor-nano a p1'edominare le sculture lignee e di timb1'o paesano,

L'Astigiano tmtta sia il 11'/.C/1'-mo sia il legno; t~dtavia, se la p1'O-cluzione è numericamente notevole

(pur non abbondante), la qLwlità

è scarsa per lo pitl, I maestri suaccennati quasi non v'entl'(l,no:

s'isola, cosi, la 111 adonna lignea del Plum a Castellalfe1'o; a Fil-laf'l'anca d'Asti non sono senza ascendente del Plura i due busti di santo e santa ai lati dell' altm' maggioTe della pmTocchiale; ano-nimo, imponente, ene1'gico e

drammatico il CTisto in Croce al Duomo di S, Damiano d'Asti, Il resto, anche quando 1JÙ't, 1'ic-co e d'efjetto, inclina all' a1,ti-gianesco, Nell' AlessandTino e nel T01,tonese, lo stucco è lavorato qt~a e là, non difjusame'l1te né con alti esiti; l'intaglio pUTe,

S, Mm'ia della Guardia a Sale

ha un bell' alta1' maggioTe ad ap-plicazioni in b1'onzo,

Ci t1'Cl.tteTrà, invece, il Biellese

che - (~l par della Valsesia

-è proclive all'intaglio ligneo quasi con esclt~sività e lo tratta con somma 1naestria: ne nascono

vasti alta1'i, vere « macchine» a gmdinate, colonne tortili o sca-nalate (o comunque operate, in-(iomte, lau1'eate), statue, tela-moni, f1'ontoni, cupole, in cui lo schema architettonico di mdo è

celato dalla plastica decomtiva per quanto a volte prolissa, Tra-lasciando le cose anche eccel-lenti della prima metà del '600, d'un tm'do manie1'ismo te nacis-simo, troveremo nel 1682-84, di Ignazio e Filippo Collino - Monumento tombale a Carlo Emanuele III -Superga, Basilica, primaria importanza, l'altare di

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

(15)

Ignazio Collino - L'« Affabilità», marmo - Torino. Armeria Reale. (Foto Arch. Museo Civico, Torino).

(16)

Giovanni TI aglio alla T1'inità di Biella Piazzo (complicato nello sviluppo architettonico a balau-strate e nicchie con edicola otta -gona), robusto nel legamento dei densi val01'i spaziali, Nel '700, pulhdano pa1'ticola1'mente' i pul-piti, dove al capolavoro s'alter -nano le de1'ivazioni e vm'iazioni, fino alle fonne piu spoglie: e abbia1no - dopo il lmlpito di Pralungo, dovuto a Bartolomeo Tennine nel 1674, dove il con -trorifonnismo 1'iceve gli ultimi colpi dalla nuova urgenza pla-stica - q'uelli di Pettinengo (1708), di Pietro Giuseppe

Au-1

4

1

CRONACHE ECONOMICHE

1'egio, con pannelli a st01'ie di Cristo fanciullo, amabilmente de -scrittive e di slanciato movimen-to; poi il pulpito di Cossato, del medesimo intagliatore, cui potrebbe assegnm'si pure quello di Bioglio, Sempre lo schema fisso, del davanzale spm'tito da enne, 1'etto da massiccio basa -mento, poligonato da figw'e o da lesene,

Il pulpito più cospicuo di Sahtssola (1711), di Cm'lo Fmn-cesco Termine, ha singolm'e forza nella sintesi degli elementi, com-patto, chi m'o pU1' nella 1'icchezza fitta dei rilievi; i Padri della

A

Francesco Ladatte - Giuditta (derivazione dal marmo al Louvre) - Torino, Museo Civico.

(Foto Arch. Museo Civico, Tor;no)~

~

Intagliatore piemontese, fine del secolo XVII o inizio XVIII -Coretto -MondovI Piazza, Chiesa della Missione. (Foto Arch. Museo Civico, Torino)~

Francesco Ladatte - Putto reggi candelabro -Torino, Chiesa del Carmine.

(17)

Ignazio Collino ~ Amorino, particolare dell'« Affabilità» • Torino, Armeria Reale.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

(18)

Bernardino Barelli (?) - Gloria di S, Chiara - Bra, S, Chiara,

Chiesa, a ttdto tondo, che lo

nggono, hanno ca1'ica espres-siva in plastica 1'isentita e mas-siva, La capacità di vaTiaTe l'

ef-fetto nelle composizioni di ele-menti canonici è dimo'Str-ata dal

pulpito di Mosso S, Ma1'ia, del '700 già avanzato, di att1'ibu-zione non ce1'ta, E sui molti

alt"ri esempla1-i, a volte di buona

manualità pur-a e semplice, non è il caso di sosta1'e. ]11 a è bene 1'icoTdaTe che PietTo Giuseppe AU1'egio Te1'mine, attuo, come non gli alt1'i, una flessione di

1

6'

I

CRONACHE ECONOMICHE

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

gusti anC01'a tanto secenteschi peT spessezza, peso, infittimento, ve?'-so il piit legge?'o e vibr-ante

ba-1'occhetto, St~ piano che accoTda una vivace nota li1'ica all' espeTta a1,tigiania. E si sosta con sim-patia, al Sac1'0 ~Monte d'OTopa, ad alcune cappelle da lui ani-mate con statue in scene di

ama-bile desc1'izione e di gr-azia cam-pagnola, in cui anche l'artificio

si riscatta nel sapor 1'ustico: cosi nella Natività di Maria, nella

Presentazione al Tempio; nella

Dimora al Tempio; fatta la

debita 1Jarte agli intervellti, an-che meschini, di aiuti. Per la 1Jlastica devozionale apertamentc narrativa, sorretta per lo 1Ji11 da ww accesa 1Jolicromia, basti il nome di Pietro Antonio Sar-pentiero (rie Cnwis, paliotti,

pannelli singoli in tanti paesi). Pe1'la l-alsesia ttdta WUL storia andrebbe tracciata - e ne è già stata avviata l'indagine pazicn-te ed attenta - per gli al/ari

lignei del '600 e'700, nwnerosis-s'Ì1ni, spesso imponenti, Fra. i docwnentati, oltre che per data, per paternità, 1'isaltano quelli al Duomo di B01'gomanel'o (1667) di Antonio Pini a S, Rocco di

Riva e di Antonio J aconio, se-gnando anche qui il trapasso dalla gr-avità e dalla folta com-posizione alle gr-azie festose e ai, 1'itmi cantcLbili, ma sempTe con fedeltà al tipico r-acconto o alla r-accolta e immediata umanità che - all' omb1'a dei sacri

mon-ti - costituiva timbTo peculiare della zona.

Se vogliamo 1'itornare alla pToduzione in stucco, decoHLtivo o di figur-a, nella p1'ima metà del '700, osserviamo che Torino, già centTo brillantissimo, ha or-a accantonato qt~esta forma d'e-sp1'essione come inadeguata al pw,ticolaTe timbro che, al mo-mento, si 1'itiene 1'ealizzabile me-diante un accordo fHL le vaTie a1,ti, in cui lo stucco ha solo - quando l' ha - pa1'te secon-daTia. Cio indipendentemente da casi eccezionali, come stucch'i su disegni del J uvarra a Palazzo Madama, alla llenaria, alla 1'eggia di T01'ino (Scala delle

fOTbici) di elette maest'/'Ctnze, ec-cellendovi il M t~ttoni; e squisiti esempi di decorazioni d'atrii e di scaloncini si hanno in

pa-lazzi del Plantery; nella deco-razione d'appartamenti lo stucco appa1'e sempre piit corsivo e comune cede all'intaglio dorato, agli a1'azzi, oppure, su

sof-fitti, a gr-andi composizioni a

(19)

su pareti di saloni, con pannelli e grandi medaglioni del Bemero,

dei Collino,

È invece in chiese barocchette, in gran parte fuori della capitale,

che ancora la mano vibrante di

stnccatori si sbriglia, seguendo

l'invenzione zampillante di a'

r-chitetti; e si segua la vicenda nelle chiese, in tutto il Piemonte,

del frittone, del Michela, de l-l'Alfieri, del Rana, del Bonv

i-cino, del Barberis, Fra gli arte-fici, in buona pen'te anonimi o nOli bene rav'cisabili pe/' leg a-menti tra nomi e opere, spiccano Bernardino Bar'eTTi e Ciprùmo Beltramelli, attivi nelle zone del

Cuneese, dell' Albese, del Jl!lonre -gaZese, Cipriano Belt'ramelli, al-lora in col1ab01"Clzione col fra-tello Domenico, lavora soprat-tutto per motivi decomtù;i d-i, ca-pitelli, caTtigli, volute, co/mCL el'in/emi eel esterni e lo vedrenw,

Stuccatore piemontese, c. metà '700 . Fede e Speranza (alt<lre maggiore) - Fossano. S.S. Trinità.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

l1"Cl il 1725 e il 1761 e 01t1'e, alle

parrocchiali eli Ca?T'LI., M arene,

Jl!1 argarita, Mo?'ozzO, alla

Tri-nità eli Fossano (1731-34), al Santuario di Vicoforte,

BernaTClino Barelli, p~'L. sca?'-samente documentato, è 1Jiù vivo e fantasioso, con impegni eli ben altra responsabilità e l-

inguag-gio pù~ fine, Lo vedremo, nel

Ignoto - Crocifisso - Mondovi, S. Pietro. Ignoto stuccatore. c. meci '700 - Cuneo, Stacua in facciata di S. Maria.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino). (Foto Arch. Museo Civico, Terino).

(20)

Stuccatore piemontese, Il quarto del sec. XVIII - Stucchi dell'altare di S. Giuseppe _ Fossano, S. Filippo. (Foto Arch. Museo Civico, Torino).

corso del quw'to decennio - e per' altri interventi è ancoTCt da ordinare una cronologia - al-l'Assunta di Busca, par'tecipan-dovi in stretta ader'enza all'

w'-chitett'/,~Tet, e alla Tr'inità di Fos-sano, nel piu ampio compito di ornare di stucchi gli altw'i con statue, sensibi,li e r'atfinate, con

Bartolomeo Solaro (1) - Tesea di pucco (alcar maggiore) - Vicoforte, Santuario.

(Foto Arch, Museo Civico. Torino),

18/

CRONACHE ECONOMICHE

incorniciature gTetndiose e

pre-ziose, cassettonat'/,~re, ghir'lande, ' lesene a motivi var'i, ovunque gettando una spontaneità e gio

-condità legge're e controllate, una nitidezza alleata al capriccio 1'0

-caille, Viene natuTetle un con-fr'onto con ghir'lande, pennacchi, lesene a stucco in S. Filippo della stessa città, altrettanto fini

e sensibili ma di tutt' altr'o tem

-pe1'Clmento, piu acuto, eccitato, la c'/,~i individuazione r'esta da definir·si. Il BaTelli oper'o an-che alla vittoniana S. ChiaTa di BTa e oltre ad elementi deco1'Cttivi immedesimati all' w'chitettuTet, gli va assegnata la Gloria all' alt w' maggior'e, di mor'bida e calda tTetttazione, di pittoTicismo sen

-sitivo e vib1'Ctnte, Da un lato, Roma, con la sua cultura che fonde rocaille e accademia, e

dall' altTo lato certo di spir'ito di Fr'ancia, che, per' pr'ocessi in par·te comuni con Roma, fonde le due medesime componenti, sembTano allinear'si a for'mar'e sostrato cult'/,~1'ale per'fettamente risolto,

M a molto r'esta da esaminaTe

e confrontar'e prirna di oTdinare or'ganicamente l' ar'gomento; chie

-se ed omtoTi attendono sistema

-Stuccatore piemontese, lo quarto del secolo XVIII

- Lesena a stucchi - Mondovi Piazza. Chiesa della Misericordia.

(Foto Arch, Museo Civico. Torino),

ticamente r'icerche SU spettanze

(21)

S. Agostino è uno scrignetto di .s'lucchi. Esempio 1'Cl(finato, lim-pido, di freschissima vitalità 0/-Ire la MiseTicoTdia di ~Mondovi

Piazza, dalle lesene parietali ove grazie ad una mano che sarà bene cercar di identificare, l'eneT-gia vib1'Clnte d'un segno come di sbalzo, s'accorda a morbidezze pittoriche delicate.

Dovremo tener conto anche

- e si è al cuore della «

Pro-vincia g1'Clnde» - di quanto

avvenne a Cuneo: per limitarci ai casi piti alt'i, in S. Chia1'Cl,

dove un complesso lussureg

-giante di stuccature inquad1'Cl con grazia e Mio gli atJ1'eschi del-l'Alibe1,ti e si 1'isolve squisita-mente in sintetico illusionismo che accoTda tutte le art'i, e in S. Croce, dove si registTa, con maggiore slancio e minore unità, una esuberante fantasia in cui lo stucco si sbriglia, ditJt~so per l'intero edificio, a fm'mare fregi, capitelli, c01'nici, conchiglie, cm'-telle, mensole, con un accento

pw grave e carico lungo le

pareti, 7Jitt agile invece nella cupola. 'A S. Maria la distri-buzione di profonde cappelle la-te1'Clli frammenta l'app01·to delle stuccature, ogni cappella valen-do a sè; ma se va1'ie stattle sono scadenti, altre hanno timida gr a-zia aTcadica; sotto la cantm'ia, si stende una deco1'Cl,zione leggiad1'Cl sorretta da telamoni e includente un ovato col Battesimo di Cristo. Ad 1mo dei limiti occidentali del Cuneese, a Venasca in Val Varaita, i già tardi Padri della Chiesa g1'eci e latini fanno come un fregio mosso e pittm'esco di base alla cupola della pmTocchia. Nell' Astigiano uno dei casi piu ricchi è a S. Vincenzo in S. Damiano d'Asti (abside); a

lIIoncalvo la chiesa di S.

F1'Cln-cesco, già adoma di stucchi tm-dosecenieschi nell' abside e nel p1'esbiteTo (dopo il 1664), si abbellisce di stucchi piu diva-ganti e piacevoli agli altari delle navate, mescolando o affiancando turgori anaici a sveltezze barac-chette. Asti lascia piuttosto da

paTte lo" stucco sacro o profano; lo scalo ne di palazzo AlfieTi è un esempio di gusto gentile e mi-surato, da salotto. Risalendo per l'Alessancl1'ino e il 'l'ortonese, me1'itano menzione le statue (pre-sbiterio) e la mostra d'un altare in S, JIIIm'ia della Gum'dia a Sale, e gli stucchi brillanti, d'un

rocaille calJ1'iccioso e

impun-tato, in S. Giacomo di 'l'ortona: chiesa-sala che sembra atten-dere una 1'ecita di melod1"amma.

Nel Canavese, oltre all'opera di maest1'Clnze in chiese del

Vit-tone (a Foglizzo, Rivarolo, .110n-tanaro, sconfinando nelVercel-lese con Borgomasino, Borgo d'Ale) guidate da pensieri del genial'issimo aTchitetto, o di1'etie da suoi aiuti, ci trattiene il vasto intervento di provetti a1·tigiani alla parrocchiale di Strambino su dettami dell' architetto Cw-lo

Rana e segnando passaggi da

residui di barocchetto già forte-mente epurato a soluzioni deci-samente avvianti al neo classico ; ed il 1'isultato è importante. Per l'insinuarsi e il maturm'e di

in-Stuccatore piemontese, c. 1740 - Stucchi dell'altare destro - Fossano, S.S. Trinità.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

(22)

tenzioni classicistiche fermano

l'attenzione stucchi d'altari alle

parrocchiali di Agliè e

Cava-glià.

Il perc01'So dal « G1'an

baroc-co ll, anzi in ve1'ità dal manie

-rismo cont1'Orifonnistico fino alle

20

I

c R o N A C H E E C o N o M I C H E

soglie del neo classico, si puo dire compendiato, in provincia di Torino, a Carignano, gene

-rosa di stucchi d'esterni e d'in

-terni; la qualità non di 'l'ado è

mediocre o anche meno; le cose migli01'i sono le pit~ tarde: statue

Francesco Ladatte - Bronzi decorativi nel mobile a

due corpi del Piffetti. 1732-'33 -Torino, Palazzo reale,

Gabinetto di (oeletta della regina.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

di Padri [lella Chiesa di Giu-seppe Bollina, l'uganese, in Duo-mo, e le gentili, pulite, castigale

esecuzioni decorative di Antonio

Papa (1770) su disegni dell'w'-chitetto Luigi Barberis al salone

(23)

Rapp

orto sullo stato

'

della congiuntura nel 1968

~:'

Il mondo economico-sociale avverte, oggi più che mai, il bisogno di ancorare le proprie

scelte ad una precisa ed aggiornata conoscenza della realtà produttiva. Ciò vale in particolare per un ente quale la Camera di commercio,

cui è demandato per tradizione e per legge di rappresentare istituzionalmente gli interessi eco

-nomici e di esprimerli a livello pubblicistico. Sembra quindi particolarmente utile, al -l'inizio di un nuovo anno di attività, tracciare in rapida sintesi un quadro dello svolgimento

ehe le attività produttive hanno avuto in provincia di Torino durante il 1968. È soltanto un primo bilancio dell'annata conclusa, rima

-nendo l'illustrazione completa e particolareg -giata dell'andamento congiunturale affidata -come di consueto - alla cc Relazione annuale l), predispo. ta dal nostro ufficio studi e pubblicata

sul Bollettino Ufficiale.

Questa panoramica sullo stato dell'economia torinese viene a rappresentare in certo modo l'antefatto o la premessa del lavoro che la

Camera di commercio di Torino si accinge a

svolgere per il 1969. In effetti tocca in primo luogo ad essa di individuare i modi e gli stru -menti mediante i quali i fattori positivi del c1iycnire economico della nostra area possono potenziarsi e gli ostacoli di vario genere circo -SCrIVerSI o possibilmente eliminarsi.

Dinam

,

ica

demog

'

l'afica

ed

occupazione

.

Il primo aspetto che in ogni disamina eco-nomica deve attirare l'attenzione riguarda i

movimenti della popolazione. La tendenza a

l-l'aumento del saggio di sviluppo demografico - che la provincia di Torino aveva

regi-strato negli anni successivi al 1965 quale fe no-meno di ripresa da posizioni di quasi staziona-rietà - ha subito nel 1968 una battuta d' ar-resto. La popolazione complessiva è salita da 2 milioni 122 mila abitanti al lO gennaio a 2 milioni 170 mila a fine novembre, presentando un accrescimento del 2,3

%,

lievemente inferiore

al

+

2,5

%

dei primi undici mesi del 1967. Tale flessione è dovuta esclusivamente al

movimento migratorio, il cui saldo positivo -per effetto di un lieve calo di immigrati (da 118.369 a 117.017) e di un altrettanto lieve

Giovanni

M

.

Vitelli

incremento di emigrati (da 79.072 a 80.291)

-è disceso da 39 mila a meno di 37 mila unità. La dinamica naturale ha invece segnato un

'ecce-denza di nati sui morti pari a 12 mila unità circa contro I l mila dell'anno precedente.

C'è da chiedersi se l'indebolimento, sia pure tenue, del flusso immigratorio e gli accenni di ripresa della corrente emigratoria siano da porsi in rapporto con una certa cc stanchezza» co n-giunturale che - come vedremo - l'economia torinese ha mostrato nel primo semestre del 1968. Sembrerebbe di si, a giudicare dall'a nda-mento piuttosto stazionario dell'occupazione.

In effetti il processo di assorbimento delle forze di lavoro disoccupate osservato durante il 1966 e il 1967 si è in certo modo affievolito nel corso del 1968. A fine dicembre i disoccupati iscri tti alle liste di collocamento sono risulta ti poco più di 16 mila, all'incirca i medesimi del 1967.

Questa stazionarietà è la risultante di un ulteriore calo di addetti alle attività agricole e

di un aumento in quelle extragricole, che hanno assorbito anche forze di lavoro immigrate. È

comunque probabile che l'aumento in parola abbia interessato più il settore terziario che

quello secondario. Questa ipotesi è convalidata

dai dati dell'Unione Industriale di Torino, se -condo i quali la manodopera occupata nelle aziende aderenti è aumentata di circa 4.100 unità (dalle 309.785 del 1967 alle 313.884 del 1968). Ciò non deve sorprendere: il 1968 non è stato un anno di vistosi sviluppi per l'industria, che si è vista costretta a mantenere gli i nve-stimenti entro limiti non troppo elevati. Anche la sottoccupazione, fortemente diminuita negli anni precedenti, aveva ripreso a salire, se-condo i dati della Cassa integrazione torinese,

*

Il 10 febbraio 1961) il cav. del lavo dr. G. M. Vitelli ha insediato, in qualità di Presidente, le Commissioni speciali permanenti costit'uite presso la Camera di commercio 'industria artigianato e agricoltura di TOl'ino. Nella ci1"Costanza egli ha presentato un primo bilancio dell'andamento economico della

pTOvincia durante il 1968 che, pa l'interesse 1"ivestito, viene

ripoTtato in queste pagine.

Alla ceTimonia ha partecipato 1'1 Sottosegretal'io all'industria comm.eTcio e al'tigianato on. pTOf. Em.anuela Savio, che ila tenuto ad esprimere il proprio compiacimento per la costituzione dei nuovi ol'gani ausiliari della Carnaa di commercio di Torino, auspicandone l'apporto più fattivo. (N. d. D.).

(24)

per quasi l'intero arco del 1968. Fortunata

-mente le cifre del dicembrc sembrano aver mo-dificato la situazione in sen o nettamente

po-sitivo.

Le vicende agt'icole.

L'annata agraria non è apparsa molto

fa-vorevole, avendo le piogge dei mesi estivi dan-neggiato talune colture.

Il raccolto del frumento è ammontato a 1 milione 628 mila quintali con un incremento

del 22,1 % sul 1967. Presumibilmente dunque gli effetti negativi d'ordine climatico sono stati pressochè annullati dalla sempre piti diffusa

meccanizzazione che ha consentito maggiore rapidità nelle fasi di raccolta.

Flessioni piti o meno sensibili hanno invece subito le produzioni del mais ( - 9,7%), della

segale ( - 32,9%) e dell'avena ( -42,9%), dovute sia ad una riduzione delle superfici co l-tivate, che al maltempo. Questo ha

danneg-giato anche il raccolto del foraggio (- 7,6 %) e dell'uva (-12,4%).

Apprezzabili incrementi hanno per contro registrato le produzioni delle mele (+ 12,7%), delle pere (+ 10,7%) e delle pesche (+ 55,4%), mentre per ciò che concerne le piante ortensi (pe -perone, pisello, asparago, fragola, ecc.) i risultati

sono apparsi simili a quelli dell'anno precedente.

Il patrimonio bovino è oggi valutato

in-torno a 350 mila capi. Rispetto al 1967 è lieve

-mente aumentato nella consistenza ed è

miglio-rato sotto il profilo genetico. N e è derivata una

piu abbondante produzione di latte e formaggio. ~el complesso, tenuto conto dei maggiori raccolti del frumento e della frutta e

dell'incre-mento degli allevamenti bovini, la produzione lorda vendi bile del settore agricolo-zootecnico, considerate anche le variazioni dei prezzi,

do-vrebbe avere eguagliato il valore raggiunto nell'anno precedente o forse averlo superato

dell'l % circa.

Per quanto riguarda il credito, gli agrico l-tori torinesi hanno chiesto e ottenuto dall'I sti-tuto federale di credito agrario sovvenzioni per un valore globale intorno ai 12 miliardi e 600

milioni, di cui 1'88 % circa impegnato in prestiti di esercizio ed il residuQ 12 % in mutui di

mi-glioramento.

È interessante notare che questa riparti-zione percentuale si discosta notevolmente da quellçt verificatasi nel 1967: quest'anno gli

agri-coltori hanno dovuto badare soprattutto a con

-tingenti problemi di gestione piuttosto che a esigenze di investimento proiettate in periodo lungo. La non felice congiuntura climatica ha

costretto gli operatori a re perire i mezzi n eces-sari per fronteggiare, nell'immediato futuro, le

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I

c R o N A C H E E C o N o M I C H E

difficoltà della situazione gestionale e li ha con-sigliati di non appesantire i bilanci economIcI aziendali con quote di interesse e di

ammorta-mento troppo gravose.

Il livello genet'ale dell'attività indust1'iale. Durante il 1968 l'indu tria torinese I e sviluppata ad un ritmo alquanto inferiore a

quello dell'anno precedente. Questo è in sostanza

il giudizio conclusivo formulato in base alle sta-tistiche ufficiali ed ai risultati di un ampio sondaggio condotto tra le imprese piti rappre-sentative dei vari settori.

A che cosa deve essere attribuito l

'appesan-timento evolutivo, dopo la ripresa del 1966 e

l'espansione del 1967? Non certamente alla

di-namica esportativa. Quantunque sul piano

in-ternazionale l'anno testè concluso abbia visto

perturbazioni di ordine monetario

(svaluta-zione della sterlina, speculazione sull' oro) ed economico (crisi fran.cese, ritorno a politiche re-strittive), le vendite effettuate sui mercati estcri

dalle aziende torinesi hanno acquistato nuovo vigore. Ciò è provato sia dai dati, pur in com-pleti, del movimento valutario, sia dalle

risul-tanze dell'apposito sondaggio d'opinioni. Dal

gennaio al settembre 1968 si sono incassati per spedizioni di merci oltre confine 992,7 milioni

di dollari di fronte a 810,5 milioni dell'ugual periodo dell'anno preceden.te, con un aumento

del 22,5 %. Stando poi alle segnalazioni delle aziende interpellate risulta che il 42 % di queste ha esportato piti che nel 1967, i133% allo stesso livello e il 25 % meno: il bilancio si chiude con un saldo positivo del 17%.

Il rallentamento va quindi individuato

es-senzialmente negli scompensi della domanda

in-terna. L'operatore-imprese ha contenuto entro

limiti piuttosto modesti la domanda di beni

strumentali e la politica degli investimenti è stata cosi caratterizzata da una certa esitazione.

Anche la domanda dell'operatore-famiglie non è apparsa molto attiva. Forse i consumi hanno attraversato una fase di relativa atonia anche in conseguenza del rinnovato interesse del

pub-blico per il mercato immobiliare: si risparmia

per acquistare l'alloggio e si limitano i con-suml.

Appare certo che nel 1968 la domanda

interna ha esercitato meno che nel recente pas-sato la sua funzione « traente)l. Per avere un quadro preciso della realtà occorre tuttavia

soggiungere che l'indebolimento delle vendite all'interno si è manifestato soprattutto nel primo semestre dell'anno. Nel secondo semestre, e piu

precisamente con la ripresa dell'attività dopo le ferie d'agosto, il mercato nazionale ha assunto

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