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Cronache Economiche. N.098, Febbraio 1951

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(1)

CRONACHE

ECONOMICHE

il CURA DELLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA DI TORINO

S P E D I ; , IN ABBONAMENTO

P O S T A L E (CM G R U P P O > '

N. 98-FEBBRAIO 1951 L. 250

FIERA DELLE INDUSTRIE BRITANNICHE

30 APRILE - 11 MAGGIO 1951

(2)

f

a quando Icaro, imprudente, si affidò ad ali di cera per levarsi in volo verso il Sole, questo, di imitare gli uccelli, è stato il meraviglioso sogno dell'uomo. Ma quanto ha dovuto egli attendere per vederlo realizzato?

Solo verso la fine dell'8oo, dalla maturità raggiunta della meccanica, scaturirono come d'incanto, da mille parti, i tentativi che dove^ vano condurre, pochi anni prima che il secolo si chiudesse, all'ara dimentosa impresa dei fratelli Wrigbt.

L'èra dell'aeroplano era incominciata.'

Molti di noi hanno vissuto le vicende del suo rapido perfezio^ narsi. D a quel fragile meccanismo che nel iS^e aveva percorso, stupendo il mondo, f i chilometri senza toccare il suolo, si è giunti a quelle navi aeree che solcano oggi impavide gli stermi/ nati oceani.

Potrebbero esse farlo, senza che negli organi più delicati non intervenissero quei semplici piccoli congegni che sono 1 cuscir netti a rotolamento?

(3)

Olivetti Divisumma

g i calcola e se f i ve pei* voi 99

A d d i z i o n e A d d i z i o n e e s o t t r a z i o n e c o n r i c h i e s t a d i t o t a l e p a r z i a l e e s a l d o n e l c a m p o d e i n u m e r i n e g a t i v i M o l t i p l i c a z i o n e 6336H0 101 = 63 999 936 D i v i s i o n e : 1.225:240 = 5J c o n r e s t o * 21 6 1.949 1 976 * 123 456.789 987 654.321 1.111.111.110 0 1. 111. 111.111 -1 QR 10 9 * 0 10.101 «1 101.010 1.010.100 >0 10.101.000 63.999 936 * 1.225 5' 240 I 24 1 * La Divisumma è l'unica macchina al mondo che p o s s a e s e g u i r e auto-maticamente le quattro operazioni ed II saldo negativo, I m p r i m e n d o tutti gli elementi di ogni operazione sulla striscia di carta documentatrice.

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TORINO - VIA B. BUOZZI 10 - TEL. 43.784 - 47.784 — VIA ROMA 80 - TEL. 40.743 — A T R I O STAZ. P. N. - TEL. 52.794

B I G L I E T T I F E R R O V I A R I I T A L I A N I E D E S T E R I S E R V I Z I M A R I T T I M I - A E R E I - AUTOMOBILISTICI N O L E G G I O A U T O - V I A G G I A F O R F A I T P R E N O T A Z I O N I C A M E R E N E G L I A L B E R G H I P R E N O T A Z I O N E W . L. S E R V I Z I O S P E D I Z I O N I - S E R V I Z I O COLLI ESPRESSI

capamianto

cietà yct cdjioni

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T O R I N O

VIA S A G R A DI SAN MICHELE 14 v/

L A V O R A Z I O N I ! D E L L ' A M I A N T O , G O M M A E A F F I N I

IJJr

S U P E R C O P I A I

C O P P O

FABBRICA ITALIANA M A C C H I N E PER MAGLIERIA

(5)

I S T I T U T O D I C R E D I T O D I D I R I T T O P U B B L I C O

8EOE CENTRALE I.\ TORINO - SEDI IX TORI*», I.KMIVA, MILANO, ROMA 1 .IO S u c c u r s a l i e Agronzle in P i e m o n t e , L i g u r i a e L o m b a r d i a

TITTE LE lll'KK.tZIOM

«li banca e borsa • Credito fondiario

Depositi e conti correnti

al 31-12-1950 L. 42.301.531.000 Assegni in circolazione Cartelle fondiarie in circolazione Fondi patrimoniali » 1.778.696.000 8.870.728.000 787.129.000

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SOCIETÀ PER AZIONI

MaaÈg&agBSi

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P R O D U Z I O N E

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S P E C I A L E

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V E R M O U T H

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n E L I Q U O R I F R A T E L L I G R A S S O T T I S . P . A . - K I V A R O L O , T O R I N O

SOCIETÀ NAZIONALE DELLE OFFICINE DI

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S A V I G L I A N O

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PANORAMA ECONOMICO

DELLA PROVINCIA DI TORINO

NEL MESE DI FERBRAIO 1951

LE INFORMAZIONI E I PARERI RIPORTATI NEL «PANORAMA ECONOMICO» NON SONO L'ESPRESSIONE U F F I C I A L E D E L L ' O P I N I O N E D E G L I ORGANI D I R I G E N T I DELLA CAMERA D I COMMERCIO, INDUSTRIA E AGRICOLTURA, MA L'ELABORAZIONE DELL'UFFICIO STUDI, DOCUMENTATA DA INDAGINI E S P E R I T E PRESSO NUMEROSE I M P R E S E T I P I C H E N E I V A R I R A M I DELLA P R O D U Z I O N E E D E L COMMERCIO

SITUAZIONE GENERALE

Nel mese di febbraio la situazione econo-mica della nostra Provincia ha segnato una battuta d'arresto. E' prevalso un tono più moderato negli acquisti e, se non si può an-cora affermare decisamente che ci sia un movimento discensionale dei prezzi, si può prevedere che esso non sarà lontano, infatti la corsa agli aumenti ha avuto un arresto quasi generale e per qualche merce si è già manifestata una leggera flessione.

L'attenzione degli ambienti interessati si è polarizzata verso la prima metà del mese, sui colloqui di Santa Margherita e sulle re-lazioni internazionali, di modo che in attesa degli sviluppi determinati da queste tratta-tive, i settori dei principali prodotti indu-striali hanno rallentato l'attività scambistica in cerca di una base di assestamento.

Per quanto riguarda il settore dei metalli si sono avuti ancora aumenti nello stagno, mentre rottami di ghisa e ferrosi hanno avu-to delle diminuzioni. Desta maggiore preoc-cupazione lo scarseggiare dei carboni. I rifor-nimenti dai Paesi carboniferi europei si è fatto assai difficile e ci si deve rivolgere al-l'industria estrattiva statunitense. Tutto ciò causa disagio e difficoltà sia all'industria come alle imprese di riscaldamento degli sta-bili. Nel settore dell'alimentazione hanno ancora avuto rialzi di prezzi l'olio d'oliva e le carni bovine mentre formaggi, salumi, fa-rine sono in diminuzione. La campagna agri-cola in corso consente previsioni abbastanza buone, soprattutto per quanto riguarda le colture cerealicole.

Sarebbe assai prematuro il voler vedere in questo panorama economico ancora assai fluido e indeciso una stabilizzazione della situazione generale, perchè permangono an-cora, oltre a molti elementi di incertezza sul mercato interno, anche elementi di incertezza dovuti alla situazione del mercato di approv-vigionamento (carenza di materie prime e di semilavorati). Tuttavia, se gli avvenimenti, sia sul mercato internazionale come su quello nazionale, continueranno a mantenersi sullo

stesso piano attuale, si può affermare che ci sono probabilità di una tendenza verso un più accentuato equilibrio economico.

Gli ambienti interessati della Provincia seguono con vivo interesse lo svolgersi delle discussioni sul progetto di legge per la de-lega al Governo dei pieni poteri in materia

economica, per le ripercussioni che essa po-trebbe eventualmente avere sull'andamento dei mercati.

A G R I C O L T U R A

Durante il mese in esame la situazione cli-matica della nostra Provincia è stata carat-terizzata in special modo verso la fine del mese da numerose e intense piogge in pia-nura e in collina ed abbondanti nevicate in montagna. La temperatura fu in complesso mite.

La disponibilità dei concimi chimici per-mane sufficiente e anche quella degli anti-crittogamici, pur continuando la carenza dei prodotti cuprei. I prezzi non sono mutati dal mese precedente.

Lo stato sanitario del bestiame non è stato così buono come in gennaio. Sono stati se-gnalati alcuni casi di afta epizootica tra i bovini e di pseudo-peste tra il pollame. Il decorso delle malattie non causa per ora so-verchie preoccupazioni.

In pianura è stata iniziata la somministra-zione dei nitrati ai seminati a cereale che crescono in modo promettente.

I prezzi del grano, mais, suini e bovini sono rimasti stazionari, o in lieve flessione.

Sono attualmente in corso i lavori di po-tatura, legatura e sistemazione dei vigneti; sono stati anche iniziati i lavori di scasso nei frutteti.

I N D U S T R I A

I n d u s t r i a m e t a l m e c c a n i c a

Durante questo mese il settore dell'indu-stria metalmeccanica non ha avuto sensibili differenziazioni dall'andamento avuto in

gen-naio. Pur essendoci stati nuovi aumenti nel prezzo dello stagno e di certi generi di me-talli ferrosi, si prevede che la corsa al rialzo si fermerà ed in alcuni settori si è notata una leggera cedenza.

Per quanto riguarda il settore automobi-listico, non si hanno particolari segnalazioni. Si attende l'arrivo di una Commissione bri-tannica che vagherà le possibilità di acquisto di autocarri. Per le macchine tipografiche e tessili la situazione è tuttora pesante ed in-certa a causa di vari fattori. La concorrenza estera, specialmente tedesca, si fa sentire anche sullo stesso mercato nazionale.

La situazione dell'industria delle macchine da scrivere, telescriventi e calcolatrici per-mane favorevole, sia per quanto riguarda il mercato interno come quello estero. Sembra che nei prossimi mesi verrà messo in vendita un nuovo tipo di macchina calcolatrice de-stinata ad abbreviare notevolmente i calcoli.

Nel settore utensilistico, nonostante la nuo-va favorevole congiuntura, permane ancora una certa difficoltà nel collocamento della produzione sul mercato interno a causa della preferenza degli acquirenti per certe marche estere; preferenza non sempre giustificata da una reale superiorità tecnica.

I n d u s t r i a chimica

Anche per l'industria chimica non si sono avuti avvenimenti di particolare rilievo. La produzione è continuata con un ritmo assai soddisfacente per quanto permanga, ed in alcuni casi sia anzi aumentata, la difficoltà di rifornimento di materie prime.

Le richieste, sia dal mercato interno come da quello estero,.. continuano a pervenire in numero tale da non poter essere prontamente soddisfatte.

I prezzi sembra che si siano fermati nella loro corsa ascensionale e per certi prodotti chimico-farmaceutici si sono avuti lievi ma significativi sintomi di cedenza.

I n d u s t r i a tessile

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ven-gono seguite con molta prudenza e venven-gono effettuati acquisti per il fabbisogno imme-diato.

L'andamento, sia nei settori della filatura come in quello della tessitura, è in comples-so favorevole, benché il mercato interno di-mostri un interesse minore che nel mese scorso. La mischia con il fiocco viene pra-ticata in modo più accentuato specialmente per le maggiori richieste del mercato estero. Verso la fine del mese sono comparsi, anche nella nostra Provincia, i manufatti UNRRA di nuova assegnazione che però hanno trovato accoglienza minore da parte del pubblico in confronto al passato. A ciò concorre, sia la minor quantità di circo-lante, sia l'uniformità dei tipi, sia la minor difficoltà del pubblico ad accumulare scorte.

Maglieria - In febbraio si è avuta una intensificata affluenza di acquirenti nonostan-te la nonostan-temperatura piuttosto minonostan-te. Vengono attivamente ricercati i tipi più fini.

Industria, della seta

L'aumento delle sete giapponesi continua ad esercitare la sua influenza sull'andamento di mercato di quelle italiane. Le nostre fila-ture hanno però praticamente esaurito tutte le scorte di materia prima. La favorevole situazione fa sperare negli ambienti agricoli interessati una ripresa degli allevamenti.

Dall'estero vengono fatti discreti .acquisti, specialmente dalla Svizzera e dalla Germa-nia. La vendita delle nostre sete sui mercati esteri è facilitata dal fatto che la seta giap-ponese è aumentata di circa un dollaro alla libbra.

Cotone

Anche per il cotone ad un periodo di par-ticolare sostenutezza sui mercati d'origine si è avuto un quasi improvviso ribasso che non ha avuto ancora influenza sul mercato nazio-nale dove i prezzi rimangono alti.

Si è tuttavia più ottimisti del mese scorso, considerando che, se gli approvvigionamenti di materie prime potranno avvenire rego-larmente, la nostra industria potrà contare su un notevole sviluppo delle sue vendite sul mercato nazionale ed estero.

All'interno il mercato è stato piuttosto fer-mo a causa del limitato volume degli affari. Si cerca con un certo successo di frenare le manovre speculative non dando corso a richieste di quantitativi ingenti da parte di clienti improvvisati. Pone un freno all'atti-vità la difficoltà di effettuare il pagamento in contanti.

La corsa agli acquisti che aveva avuto luogo durante il mese di gennaio nella nostra Provincia ha avuto un improvviso arresto dovuto a varie ragioni non ultima tra queste la notizia della prossima immissione sul mer-cato di quantitativi UNRRA di telerie.

Tessili artificiali

La situazione dell'industria delle fibre tes-sili artificiali può essere così riassunta: defi-cienza di materie prime e forte richiesta del prodotto finito e semi-finito. I produttori non possono far fronte alle numerose richieste

che pervengono dall'interno e dall'estero. Nel commercio al minuto non si è notato alcun mutamento di rilievo.

M o d a

E' stato firmato il decreto di riconosci-mento dell'Ente Nazionale della Moda. Que-sto riconoscimento, che conferma definitiva-mente l'importanza della specializzazione che Torino> ha acquistato nel campo della moda, può fornire le basi ad una auspicata ripresa delle iniziative, anche in campo na-zionale, nei vari settori dell'abbigliamento, dell'arredamento e delle produzioni connesse.

Industria conciaria

Il provvedimento governativo del gennaio scorso concernente l'obbligo della denuncia del grezzo e del conciato non ha influito sen-sibilmente sull'andamento del mercato, il quale continua a svolgersi regolarmente.

Pelli grezze e conciate sono leggermente diminuite di prezzo.

Le vendite del calzaturificio sono, come sempre, assai limitate, e le categorie produt-trici sono d'avviso che anche per la prossima stagione primaverile le previsioni non pos-sono essere più favorevoli.

Industria alimentare

Nel mese di febbraio le ditte produttrici sono entrate in piena preparazione della campagna pasquale, sebbene quest'anno la campagna pasquale si sia svolta in tono assai minore che non negli altri anni.

E' ancora troppo presto per fare delle pre-visioni, ma si ritiene che per il complesso dei fattori negativi e l'incertezza che prevalgono ancora nella congiuntura difficilmente il vo-lume complessivo delle vendite raggiungerà quello dell'anno scorso.

Infatti il livello di consumo dei prodotti dolciari è ridottissima data la poca disponi-bilità di denaro e per il desiderio da parte del pubblico di investimenti in oggetti non deperibili.

Categ. IN AUMENTO

L'industria dei vermouth e liquori non pre-senta in questa stagione mutamenti di rilievo. L'esportazione continua favorevolmente.

Edilizia

Sono stati consegnati dall'INA-Casa i pri-mi stabili finiti. Le piogge del mese di feb-braio hanno un poco rallentato l'andamento dei cantieri edili; tuttavia molte costruzioni sono in via di rifinimento e con la prossima primavera si avrà piena ripresa di tutti i lavori edili, sia da parte del Comune come da parte di imprese private.

Al costruendo aeroporto di Caselle sono in corso i lavori per la pista di atterraggio.

Per quanto riguarda i prezzi sono da regi-strare aumenti nei laterizi e nelle pietre da costruzione.

A R T I G I A N A T O

E' continuato il fenomeno dì contrazione già notato nelle precedenti relazioni con ten-denza al peggioramento per tutte le attività artigianali che offrono prodotti voluttuari.

La possibilità di assorbimento dei prodotti da parte del pubblico diviene sempre più scarsa per un complesso di ragioni, fra cui primeggia l'insufficienza delle disponibilità.

Anche la situazione dell'artigianato arti-stico è assai difficile per la scarsa richiesta del mercato interno e per le difficoltà che, nonostante alcune lodevoli iniziative, si frappongono all'èsportazione.

C O M M E R C I O

Premettiamo la solita tabella dei prezzi all'ingrosso relativi al febbraio 1951. Le merci sono così classificate: I. Prodotti ali-mentari agricoli, II. Tessili e pelli, III. Me-talli, IV. Combustìbili ed affini, V. Chimici, ed affini. VI. Varie.

IN DIMINUZIONE

I. fagioli, farine, cicoria, agrumi, bestie granoturco, avena, miglio, castagne, da macello, carni fresche, pollami, olio, risi, barbabietole, cavoli, carciofi, vino da pasto, alcool commestibile. conigli, uova, suini, salumeria,

for-magìgi.

II. lane, cotoni sodi e filati, sottoprodotti pelli, crude e conciate, lana, sacchi, foderami.

III. acciai speciali, lamiere zincate, tuibi, lamiere nere, tornitura di ferro e vergella, filo ferro, laminati a caldo, acciaio, rottami ghisa bruciata, ar-antimonio, cadmio, nickel, rame, zinco. gento, oro, platino.

IV. carboni nazionali ed esteri, legna da ardere, olii e grassi lubrificanti. V. saponi, prodotti cuprici, colori minerali,

vernici e pitture.

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Nel settore alimentare si sono riscontrate oscillazioni nelle carni e negli olii di oliva, mentre si sono registrate diminuzioni nel prezzo delle uova, delle carni suine e dei prodotti del salumificio e del caseario.

Nel campo delle materie prime il rincaro avvenuto in febbraio di alcune merci si può attribuire a un fenomeno di viscosità, poiché l'onda del rincaro sembra in via di diminu-zione e, tenuto conto della prevedibile ef-ficacia dei sistemi di controllo interno dei prezzi, si può ritenere che codesta condi-zione abbia a continuare.

Per quanto riguarda l'afflusso del pubblico ai grandi magazzini della Provincia viene se-gnalato che durante il mese si è avuta una certa diminuzione, e che la tendenza al rialzo dei prezzi di vendita tende a diminuire.

Si può quindi affermare che sul mercato interno della Provincia si va diffondendo un senso di calma specialmente nei settori a-gricoli e alimentari ossia in quelli che meno risentono dell'influenza degli avvenimenti internazionali.

COMMERCIO E S T E R O

11 volume delle esportazioni della nostra Provincia si è ulteriormente contratto nel mese di gennaio come risulta per quelle merci che richiedono il certificato d'origine e come viene confermato da altre fonti. Il fenomeno continua a protrarsi in febbraio. Per quanto, poi riguarda i Paesi europei i nostri scambi si sono intensificati con la Germania che in questi ultimi tempi si può considerare fra i principali dei nostri clienti. Vengono so-prattutto richiesti vini, liquori e vermouth; segue quindi la Francia dove però la nostra corrente di esportazione è in netta diminu-zione. Risultano pressoché invariate le nostre esportazioni verso 1'In.ghilterra, la Svizzera e il Belgio.

Tra i Paesi extra-europei sono da segna-lare l'Egitto e la Turchia che si interessano particolarmente di acquisti nel campo tessile e metalmeccanico. Buoni acquisti di appa-recchiature elettriche sono stati fatti dal-l'India.

Per quanto riguarda l'America, tanto quella del Nord come quella del Sud, le nostre esportazioni sono in netta diminu-zione specialmente nel Canadá dove sono ad-dirittura insignificanti. Rimangono staziona-rie quelle verso l'Argentina, il Brasile, l'U-ruguai, il Venezuela.

Nel campo dell'importazione si fanno sem-pre più gravi le difficoltà per quanto riguar-da i rifornimenti di materie prime e di se-milavorati da qualsiasi Paese provengano. In relazione a ciò sarebbe augurabile che le no-stre autorità diplomatiche ed i nostri addetti commerciali all'estero si adoperassero pren-dendo contatti con i vari dicasteri dei Paesi, al fine di stabilire precisi impegni di conse-gna delle merci comprese nei vari accordi stipulati. In particolar modo questi impegni

si dovrebbero riferire alle merci liberaliz-zate che normalmente non figurano negli accordi commerciali.

C R E D I T O

Durante il mese di febbraio nel settore creditizio la situazione continua a presentare, acuite, le manifestazioni già presentatesi in gennaio.

L'afflusso ai depositi è notevolmente dimi-nuito e si è notata una maggiore preferenza dei conti correnti e dei Buoni del Tesoro an-nuali

Il costo del denaro è ancora aumentato dall'I al 2% (8-10%). Ciò è dovuto al fatto che le banche, in regime di concorrenza tra di loro, concedono degli interessi assai alti e devono in qualche modo rifarsi. La cor-responsione dei mutui è più che mai ridotta. Sulla cifra richiesta raramente viene con-cesso più di un terzo.

B O R S A V A I O R I

Febbraio è trascorso in regime di pochi affari, con rari spunti di animazione, che de-notarono — se non altro — un po' di buona volontà, alternati da pause abbastanza resi-stenti come fondo di mercato; alla fine del mese si è chiuso con un espressivo movi-mento al rialzo di cui iha .beneficiato pres-soché l'intero listino, sempre però dì mi-sura molto modesta.

Dopo ohe l'inizio della « campagna dei di-videndi » era andata delusa in gennaio, il mercato ha conservato un senso di mortifi-cazione, non solo per essere in condizioni tali da non riuscire ad esprimere qualche nota buona e per difficoltà di ordine gene-rale, data la mancanza di un'adeguata con-tropartita, ma soprattutto per non essere in grado di formulare previsioni, mentre invece ogni espressione sulla Borsa non suona al-trimenti che lamentele più o meno gravi.

Se si deve giudicare però la situazione del mercato dall'afflusso del pubblico — ele-mento questo di una realtà evidente — bi-sogna convenire che lo sparuto gruppetto di

habitués denota proprio come la Borsa sia molto negletta e trascurata e che la specu-lazione non funziona più da volano della grande macchina borsistica: invero le pre-visioni sono difficili e nel disorientamento generale è ardua fatica ritrovare un mo-tivo dominante ohe serva a ridare tono al mercato.

Tuttavia la Borsa ha proceduto nel suo cammino conservando un apprezzabile equi-librio, che per i più ottimisti può essere preludio di ripresa: l'andamento degli af-fari durante il mese si è eseguito con una media giornaliera settimanale di 74.300, 60.600, 52.000 e 110.600 azioni; fra titoli in miglioria in ribasso o stazionari la media generale denuncia un modesto aumento.

L'andamento dei Titoli di Stato è stato piuttosto disuguale: per taluni valori si sono avuti spostamenti di modeste frazioni (Ren-dita 5 %, Redimibile 5 % e Ricostruzione 3 y2

e 5 %) mentre un buon progresso ha regi-strato il Redimìbile 3,50%; stazionari i Buoni del Tesoro.

Fra le obbligazioni parastatali in lieve au-mento le IRI-MARE 5%; immutate le car-telle fondiarie; una certa vivacità di scambi si è avuta per le obbligazioni industriali, pa-recchie delle quali conseguono una notevole ripresa di prezzo, in ragione dei bassi tassi di capitalizzazione in cui erano cadute.

Per il periodo gennaio-febbraio il dato d'aumento medio dei prezzi di compenso, per 63 titoli azionari, è stato del 2,91%.

Le percentuali, suddivise per settore, risul-tano come segue:

in aumento: tessile manifatturiero 7,69; cartario 5,97; gas-elettricità 5,88; assicura-tivo 4,59; chimico-estratassicura-tivo 3,21; immobi-liare 2,14; automobilistico 1,57; trasporti-navigazione 0,21;

in ribasso: alimentari 4,17; meccanico-me-tallurgico 0,50.

Titoli di Stato: Rendita 3,50 % -f 0,50; Ren-dita 5 % 4- 0,50; Redimibile 3,50% + 1,75; Redimibile 5 % -f- 0,50; Ricostruzione 3,50 % — 0,50; Ricostruzione 5 % invariata.

Quantitativi trattati (media giornaliera): azioni 80.400 (in gennaio 91.340).

TURISMO E T R A S P O R T I

Nel mese di febbraio scarsi sono stati nella nostra Provìncia gli avvenimenti destinati ad incrementare il movimento turistico. Il tono minore con cui sono avvenute le ma-nifestazioni del Carnevale a Torino è valso a spostare l'interesse verso i « Carnevali > che nella Provincia e nel Piemonte invece hanno avuto un maggior sviluppo degli anni scorsi.

E' stata attivamente preparata l'originale manifestazione « L'arte in vetrina » che con il concorso di noti pittori piemontesi ed ita-liani avrà luogo in via Roma. Nel prossimo mese si aprirà la XXII Mostra del Ciclo e del Motociclo che vedrà quest'anno mag-giori rappresentanze di Case italiane ed estere.

In montagna il rallye del Sestriere e il concorso internazionale di cinematografia sportiva hanno richiamato un buon numero di turisti italiani e numerosi anche dalla Francia e dalla Svizzera.

Nel settore degli autotrasporti sono au-mentate le preoccupazioni per l'aumento di prezzo della benzina e dei pneumatici.

(10)

C R O N A C H E

11

±1

IE

M E N S I L E A C U R A D E L L A C A M E R A D I C O M M E R C I O I N D U S T R I A E A G R I C O L T U R A D I T O R I N O ^-v// - " terze D O T T . A U G U S T O B A R G O N 1 P R O F . D O T T . A R R I G O B O R D I N P R O F . A V V . A N T O N I O C A L A N D R A D O T T . C L E M E N T E C E L I D O N I O P R O F . D O T T . S I L V I O G O L Z I O P R O F . D O T T . F . P A L A Z Z I - T R I V E L L I D O T T . G I A C O M O F R 1 S E T T I D I R E T T O R E R E S P O N S A B I L E

S O M M A R I O

Pagina

Panorama economico delia provincia di Torino nel mese di febbraio 1951 5

Situazione dei mercati s Finaneement des pays arriérés (E. Laujenburger) 9

Problemi della marina mercantile italiana (G. Cosmo) 11

Anziani e previdenza (G. Alpino) 14 L'automobile al servizio del progresso sociale 1 6

Le manifestazioni celebrative britanniche del 1951 (G. Ferrerò) . . IV

11 problema vinicolo piemontese (A. Marescalchi) 22

Vienna - Lettere d'oltre confine (ili. T.) 2 4 Inizio eroico delle «strade ferrate» piemontesi (B. Zezzos) 38

Contributi assicurativi, mense aziendali e indennità sostitutiva

(B. Grita) 3 3

Notiziario' estero 3 5 Trasformazioni industriali e politica del commercio estero 3 6

Consuntivi e commenti (E. Castellari) 38 La Centrale del Latte di Torino (N. Pavia) 4 1 Investimento e innovazione (I. Martinazzi) 4 4 Rassegna tecnico-industriale (Osserv. industriale della C. C. I. A.) . 45

Il mondo offre e chiede 5 4 Produttori italiani 517 Movimento anagrafico 65

Catalogoteca iyO

S I T U A Z I O N E

DEI MERCATI

ITALIA — L'indice dei prezzi all'ingrosso

ha subito, nel febbraio 1951, un aumento del-l'I,6 per cento soltanto sul mese precedente, contro il 4,6 per cento a valere nel gennaio. Gli indici del costo della vita e dei prezzi al minuto si sono comportati con circospezione an-cora maggiore. La stabilità delle quotazioni, dunque, può ritenersi quasi riguadagnata, per il momento almeno, e ciò non discorda con le tendenze in atto nel campo internazionale, se-condo quanto accenniamo in seguito.

Proprio dal campo internazionale — ormai si può concludere — provenivano gli stimoli al rincaro, che determinarono gli intensi movi-menti dei prezzi nei mesi precedenti. Questi stimoli, attraverso il gioco degli accumuli, tal-volta (ma in misura limitata) della specula-zione, e soprattutto dei trasporti (rincaro dei noli), ebbero da noi effetti più marcati che al-l'origine. Si prendano come termini di riferi-mento le date dell'inizio dei rincari, cioè il settembre-ottobre del 1950, e del « congelamen-to » dei prezzi in America, cioè poco dopo la metà del gennaio 1951: ebbene, l'indice dei prezzi all'ingrosso dell'Istituto Centrale di Sta-tistica risulta aumentato del 23 per cento, quel-lo americano di appena il 12 per cento. Ma gli aumenti dei noli sono dell'ordine del 90 %.

Nel ripetere che la stabilità dei mercati sembra ormai riconquistata, precisiamo, per finire, che tuttavia per alcune particolari ma-terie prime « strategiche » gli approvvigiona-menti sono e permarranno tesi, anche in con-trasto con la situazione generale.

ESTERO — Il 26 gennaio 1951 il governo

americano instaurava il « congelamento » dei prezzi, e si iniziava una nuova fase della

con-giuntura mercantile. Al rush del periodo

pre-cedente successe una fase di contrattazioni più calme e di prezzi meno eccessivi. Ma il merito non va attribuito interamente alla disciplina ordinata dalle autorità degli Stati Uniti: il programma di stabilizzazione ha incontrato in pratica un complesso di preblemi non ancora risolti, che rientrano nei tre campi seguenti. Nel campo dell'agricoltura, i prezzi di nume-rose derrate sono esenti dai freni legali a mo-tivo di precedenti impegni governativi. Nel campo del lavoro, tra le autorità preposte alla stabilizzazione e i sindacati operai non è stato raggiunto un accordo perchè la politica sala-riale non assuma tinte inflazionistiche. Nel campo industriale, si manifesta la difficoltà di conciliare il « congelamento » dei prezzi con i necessari incentivi alla produzione.

Il notevole rallentamento dei rincari dei prezzi americani, non diversamente di quelli internazionali, si spiega piuttosto con il mutare delle previsioni, della psicologia degli opera-tori, i quali non sottovalutano il rapido pro-gresso della produzione e degli stocks. Si

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FINANCEMENT

DES PAYS ARRIÉRÉS

H E N R Y L A U F E N B U R G E R

II prof. Zaufenburger imposta questa rapida, se pure approfondita disamina della situazione economica nei settori occidentale e orientale asiatico su mia imbarazzante domanda, che compendia tanta parte del programma di resi-stenza e di rinnovazione di decine di Nazioni e di molti milioni di uomini di varia razza le cui civiltà ed economie gravitano sui due Oceani: l'Atlantico e il Pacifico.

Come potranno le grandi Potenze ottempe-rare al quarto punto di Truman per la messa in valore dei paesi ad economia arretrata?

L'Europa occidentale è ancora lontana dal-l'aver completata la sua ricostruzione e dal compimento della sua attrezzatura produttiva e deve affrontare, con l'immobilizzo di ingenti risorse, il riarmamento e il Sud-Est asiatico attende gli aiuti del piano di Colombo.

Come equipaggiare questa parte dell'Asia che fra vent'anni conterà più di 720 milioni d'abitanti, che ha un livello di vita partico-larmente depresso, un'alimentazione insuffi-ciente?

L'organizzazione dei trasporti e delle comu-nicazioni, il miglioramento dell' agricoltura, la-costruzione di nuove abitazioni o anche sol-tanto di modesti ricoveri per le popolazioni senza tetto, la produzione dell'energia neces-saria ed un sufficiente sviluppo industriale che utilizzi le risorse locali presenta un bi-lancio da saldare sulla base di 1868 milioni di sterline in sei anni.

La possibilità del funzionamento di questo piano in India, Pakistan, Ceylon, Malesia, Birmania, Thailandia, Indocina, è identifi-cata nel rapido sommario, ma nel tempo stesso concreto inventario delle disponibilità e dei •mezzi e insieme delle compensazioni e dei modi con cui può realizzarsi.

L'Inghilterra che già ha preso l'iniziativa del piano di Colombo è forse incapace da sola di assicurarne il finanziamento e il Com-monwealth può aiutarla soltanto accumulando sterline in compensazione degli sblocchi fatti per l'India, il Pakistan e Ceylon.

Se pure la finanza americana sta iniziando uno sforzo a mezzo della Banca Internazionale della Ricostruzione e dello sviluppo, essa si troverà impegnata in altre necessità: le eco-nomie depresse dell'America del sud e del vicino Oriente reclamano la loro parte. E poi, occorrerà provvedere ancora ad appoggiare l'Europa quando cesseranno gli aiuti del piano Marshall.

Perchè i capitali privati possano interes-sarsi all'impresa è necessario garantirli, quando espatriano, da tutta una serie di rischi extra commerciali; inoltre bisogna sopprimere le doppie imposizioni sui redditi degli impieghi all'estero; infine, in base al piano del Governo irlandese, l'Europa occidentale potrebbe col-laborare pagando, non in dollari, ma in mo-neta nazionale i prodotti d'importazione ame-ricana, ciò che permetterebbe di alimentare le

L

es pays de l'Europe occidentale sont loin d'avoir achevé la double tâche écrasante de la reconstruction et de l'équipement. Et voici qu'ils ont accepté de mobiliser en plus de très importantes ressources pour le réarmement. Les Etats-Unis qui n'ont pas de ruines à relever et dont les industries ont atteint un degré de moder-nisation unique au monde, consacrent 58% du budget fédéral et 18% du revenu national au développement du potentiel de guerre. En plus quelque 8 milliards de dollars sont prévus pour achever l'exécution du plan Marshall et pour contribuer au pool du réarmement européen.

Comment dans ces conditions les grandes Nations pourront elles répondre affirmative-ment au Président Truman qui considère la mise en valeur des pays sous-développés comme la première préoccupation du moment, bien que dans son programme elle soit inscrite comme point 41

Il est tout d'abord difficile de définir et de classer les pays arriérés. Les Etats-Unis tournent leurs regards principalement vers les pays de l'Amérique du Sud qui man-quent tantôt de moyens de transports (Paraguay), tantôt de machines pour exploiter les ressources agricoles (Brésil où 2% seulement du territoire sont cultivés et où 2 millions de paysans ne disposent que de 3500 tracteurs), tantôt de techniciens et d'ingénieurs. Tous ont un besoin urgent de capitaux.

Après la fermeture au moins provisoire de la Chine, l'attention des Etats-Unis s'est tournée vers le Sud-Est asiatique où l'Angleterre avait déjà pris l'initiative du plan de Colombo. L'Inde, le Pakistan, Ceylan, la Malaisie, la Birmanie, la Thaïlande, l'Indochine, etc., intéressent, en plus du Commonwealth, tout le bloc occidental, car d'une part sur le plan économique cette zone lui fournit du jute, du thé, du caoutchouc, des huiles et matières grasses, de l'étain, en échange de produits manufacturés, d'autrepart, sur le plan pratique, elle représente le seul bastion susceptible de contenir, en Extrême-Orient, l'expansion du bloc chino-soviétique. La meilleure façon de résister à l'idéologie communiste, est de relever le niveau de vie particulièrement bas de la population dont la sous-alimentation constitue une proie facile pour la propagande subversive.

Comment équiper l'Asie du Sud et du Sud-Est qui comptera d'ici vingt ans plus de 720 millions d'habitants?

Le plan de Colombo qui couvre la période de 1951 à 1957 entraînera des dépenses de l'ordre de 1868 millions de livres sterling, dont 34% seront consacrées aux com-munications, 32% à l'agriculture, 18% au logement et à l'éducation, 16% à la mise en valeur de l'énergie (charbon, électricité).

L'Inde compte investir l'équivalent de 1379 millions de livres, soit environ 18,4 mil-liards de roupies. Au départ, c'est-à-dire de 1951 à 1953, l'apport financier public cou-vrira deux tiers des besoins, alors qu'au terme du plan (1956-57), le financement privé est escompté pour la moitié environ des dépenses de capital. Le Gouvernement s'efforcera de réaliser d'importantes économies sur le budget d'exploitation, afin d'augmenter les dotations disponibles pour l'équipement du pays; il demandera un nouvel effort, très limité il est vrai, au contribuable. Mais c'est la formation d'une épargne privée substantielle qui retient toute l'attention des auteurs du plan qui, à cet effet, condamnent toute nouvelle inflation. D'ores et déjà les experts évaluent à 400 millions de roupies par an les emprunts que les autorités publiques pourront lancer sur le marché des capitaux. Le taux d'intérêt pour les bons d'épargne ressort actuellement aux environs de 4,20%.

esportazioni dei prodotti europei nei Paesi ad economia depressa.

In tal modo piano Marshall e piano di Colombo troverebbero un punto di interferenza e un modo di completamento.

La sintesi schematizzata che forma la traccia del breve studio del prof. Laufenburger illu-mina una situazione che a ben intendere è alla base del vasto programma d'azione per la grande manovra difensiva dell'economia del blocco occidentale.

È importante ed interessante conoscere l'im-portazione e le mosse realizzatrici, poiché negli ingranaggi di questo poderoso istrumento più o meno dovranno agire, direttamente o indi-rettamente, le iniziative e le possibilità delle minori economie collegate.

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TI piano «Colombo» ha lo scopo di elevare il tenore di vita dei popoli dell'Asia Meridionale e Sud Orientale che costituiscono circa 1/4 della popolazione mondiale. Il piano è stato, nelle linee generali, preparato dal «Commonwealth» britannico per coordinare le risorse di materie prime ed agricole di quelle zone. Non è però neppure trascurata la parte industriale specie per impianti idro-elettrici coordinati con opere di irrigazione. Con i loro mezzi cui si aggiunge l'aiuto fornito dal «Piano Colombo• quei popoli potranno costruirsi strade, ferrovie, dighe, porti, fabbriche. La collaborazione tecnica sarà molto importante a questo scopo.

Malgré l'assainissement des finances publiques et l'encoura-gement de l'épargne privée, l'Inde ne pourra se passer d'une, aide extérieure pour réussir le financement du plan. Pour acheter à l'étranger les moyens de production d'un côté, les biens de consommation nécessaires à alimenter la main-d'oeuvre supplé-mentaire, de l'autre côté, l'Inde dispose de deux moyens: elle utilisera ses avoirs à l'étranger, elle demandera des prêts inter-nationaux. D'après une étude parue dans l'Economie Journal de Septembre 1950, le montant des balances sterling de l'Inde, après avoir atteint plus de 1250 millions de livres en 1945, res-sortait encore à plus de 800 millions de livres fin 1949 et 760 mil-lions au 30 juin 1950. Ainsi pour continuer à utiliser ces réserves l'Inde n'aura qu'a maintenir systématiquement le déficit de sa balance des comptes. Cepedant les déblocages de livres ne pour-ront aller au-delà du montant nécessaire pour assurer la cou-verture de la roupie.

En ce qui concerne le Pakistan, le programme d'investissement entraînera une dépense de l'ordre de 280 millions de livres, soit 2,6 milliards de roupies. L'accent sera mis sur les sources d'énergie thermique et hydroélectrique. On développera aussi l'agricul-ture, les mines et surtout les entreprises textiles (jute, cellu-lose, etc.). Tandis qu'à Ceylan dont la population augmente à raison de plus de 3% par an, la production traditionnelle de thé, caoutchouc, noix de coco sera complétée par d'autres spécialités agricoles et par des industries (engrais, produits chimiques, uti-lisation du bois, etc.), en Malaisie, Singapour, Bornéo du Sud, on perfectionnera le réseau des transports, on développera les sources d'énergie et on rattrapera surtout le retard dans le domaine social.

Si dans l'Inde, les ressources intérieures sont importantes et se développeront au cours du plan et surtout après, les autres pays du Sud et Sud-Est asiatiques seront pour la majeure partie de leurs dépenses tributaires de l'aide extérieure.

Le Pakistan ne prévoit que 1700 millions de roupies au titre de l'épargne privée et de l'épargne publique volontaire ou forcée, alors qu'il faudra investir 2,6 milliards de roupies, somme à laquelle s'ajouteront 450 millions de dépenses d'équipement privé hors programme et de charges de réinstallation des réfugiés. Ainsi le Pakistan prévoit un déficit de la balance des paiements de l'ordre de 1350 millions de roupies pour toute la période com-prise entre 1951 et 1957. Ne disposant que de 150 millions au titre des balances sterling, il faudra donc, pour réaliser le

pro-gramme, qu'un concours substantiel de capitaux étrangers lui soit assuré. Le. problème est le même pour les pays du Sud-Est asiatique qui, sur une dépense globale de 107 millions de livres, ne peuvent compter que sur un apport intérieur de. 95 millions de livres à peine. Il faudra donc faire appel largement aux capitaux de provenance étrangère. Or ici, la situation s'avère assez déli-cate. L'Angleterre est incapable d'assurer à elle seule le financement du plau de Colombo. Les autres membres du Com-monwealth peuvent simplement l'aider en accumulant des balances sterling en compensation des déblocages faits par l'Inde, le Pakistan, Ceylan. Sans doute, répondant à l'appel du Président Tru-man, les institutions financières améri-caines du secteur public ont fait un premier effort. La Banque internationale pour la Reconstruction et le Dévelop-pement a déjà consenti à l'Inde un prêt de 62,5 millions de livres et s'apprête à mettre 20 millions à la disposition de la Thaïlande. Mais cet établissement solli-cité parallèlement par les pays sous-devéloppés de l'Amérique du Sud et du Proche-Orient, devra en plus renforcer son appui financier à l'Europe lorsque le Plan Marshall sera venu à expiration.

Il faudra donc augmenter la disposition des capitaux privés à s'intéresser par des investissements directs ou par des place-ments (portfolio) à l'équipement des zones arriérées.

À supposer que les besoins intérieurs n'absorbent pas toute l'épargne des pays traditionnellement exportateurs de capitaux, deux conditions doivent être remplies pour que le point 4 puisse être exécuté grâce à une large participation privée.

En premier lieu, il faut garantir les capitaux privés qui s'expa-trient, contre toute une série de risques extracommerciaux: entraves au transfert des revenus et des capitaux, nationalisation des entreprises créées ou développées à l'aide de fonds étrangers, dépréciation monétaire, etc. L'Acte de coopération économique de 1948 (Section III, B-3) a prévu des garanties contre des risques non commerciaux. En ce qui concerne les placements en pro-venance des Etats-Unis, ces garanties ont eu pour objet tout d'abord la reconversion en dollars des capitaux investis; elles ont été étendues ensuite aux revenus, elles couvrent aujourd'hui aussi les brevets, etc. En 1950, le montant des garantiers dans le cadre de l'E.C.A. a été porté à 200 millions de dollars. Le risque d'expropriation ou de confiscation à la suite de mesures gouver-nementales (nationalisation) peut être couvert moyennant une prime supplémentaire.

(13)

PROBLEMI

DELLA MARINA MERCANTILE

ITALIANA

G I A N D O M E N I C O C O S M O

1) Ricostruzione e consistenza della flotta.

Uno dei settori dell'economia nazionale ove maggiormente si sono ripercossi gli eventi bellici, è stato indubbiamente quello della marina mercantile. Da una consistenza nel 1940 di 3.425.000 tonn. di stazza lorda, la flotta mercantile italiana, che allora deteneva il sesto posto nel com-plesso mondiale, si era ridotta al termine della guerra a 371.000 tonn. (settembre 1945) con una percentuale di perdite del 91 % circa.

La gravità della perdita subita, a pre-scindere dal danno patrimoniale incorso, per l'economia del Paese appare evidente quando si consideri che:

a) nell'anteguerra venivano annual-mente importate in Italia circa 25 mi-lioni di tonn. di merce (24 mimi-lioni nel 1938; 30 milioni nel triennio 1927-29) e venivano esportati circa 4 milioni di tonn., ossia in peso circa un sesto di quelle im-portate. Nelle importazioni prevaleva net-tamente la via marittima; nel 1938 la quantità di merci affluita attraverso i va-lichi terrestri rappresentava soltanto il 16 % delle importazioni totali: fenomeno questo consuetudinario in Italia;

b) buona parte del movimento merci in entrata era trasportata dal naviglio italiano: la sua percentuale nel periodo 1911-1927 era stata del 50-61 % raggiun-gendo il 76 % nel 1936-37, 1'81 % nel 1938. Ad elevare tale percentuale contribuiva indubbiamente la politica autarchica al-lora perseguita;

c) per la sua posizione geografica, per la necessità di fornire mezzi adeguati al servizio di emigrazione e soprattutto per soddisfare le crescenti esigenze del turismo, si era in modo particolare cu-rato lo sviluppo della marina da passeg-geri, costruendo unità apprezzatissime sul-le principali rotte marittime mondiali, che andarono in gran parte perdute.

Nonostante difficoltà di vario genere, la ricostruzione fu in un primo tempo notevolmente rapida ed avvenne per di-verse vie: con la restituzione del navi-glio rimasto in mani straniere; con le

nuove costruzioni navali, con il recupero ed il ripristino del naviglio sinistrato e con gli acquisti di navi all'estero. Ini-zialmente si trattò più che altro di recu-peri di natanti affondati durante la guer-ra (circa 400.000 tonn.); poi si verificò, specialmente nel corso del 1947 e del 1948, una forte immissione di navi Li-berty e delle cisterne T2 per circa un

milione di tonn., infine si aggiunse il con-tributo delle nuove costruzioni. Di fron-te a questa penosa situazione di parfron-tenza può pertanto considerarsi abbastanza sod-disfacente la somma delle 2.442.000 ton-nellate di stazza lorda raggiunta alla fine del 1949 (71,75 % del tonnellaggio pre-bellico) e delle 2.835.000 (80 % al 1° ot-tobre 1950.

Tab. 1- — Consistenza del naviglio mercantile italiano

Situazione a fine Navi n. a vela 1000 tsl. Navi a propulsione meccanica n. 1000 tsl. Complesso n. 1000 tsl. 1939 2.367 143 1.360 3.394 3.727 3.537 1946 2.569 106 646 1.160 3.215 1.266 1947 2.797 116 901 1.863 3.698 1.979 1948 2.993 118 1.074 2.287 4.067 2.505 1949 3.071 119 1.132 2.536 4.203 2.655 1950 (I"? ottobre) . . 3.103 113 1.175 2.722 4.278 2.835 181, B 122,9 1938 1946 C O S T R U Z I O N E DI NAVI M E R C A N T I L I

(MIGLIAIA DI TONN. DI STAZZA LORDA) NAVI

(14)

La consistenza del nostro naviglio è pertanto ora pari a 4/5 di quella prebel-lica e l'Italia è pertanto tornata al set-timo posto nella graduatoria dei paesi marittimi, detenendo all'inizio del 1951 il 3.7 % della consistenza del naviglio mer-cantile mondiale a propulsione meccanica. Nel 1940 si controllava però il 5 %. La nostra posizione così risulta dalle stati-stiche del « Lloyd's Register of Shipping » che ha ripreso quest'anno la pubblicazione del suo rapporto annuale relativo alla situazione economica e tecnica dell'an-damento internazionale:

Tab. n. 2. — Principali flotte mondiali (Navi a propulsione meccanica di oltre

100 t.s.l. - migliaia di t.s.l.) P a e s i 1 9 5 0 rispetto al '19 Mutamenti 1 Comunità 1 Britannica 22.118 1

+

68 Stati Uniti (a) . . 27.513 — 300

Norvegia 5.456

+

539 Panama 3.361 ' '4- 345 Francia . 3.207

+

136 Olanda 3.109

+

118 Italia . . 2.580

+

138 U.R.S.S. . 2.125

+

7 Svezia . . 2.048 l l l l Giappone 1.871

+

307 Grecia . 1.349

+

20 Danimarca 1.269

+

99 Totale mondiale (b) 84.583 + 2.012

(a) Comprende però anche 14 milioni di tonn. di navi della riserva degli S. U.

-b) Comprende anche i paesi minori. 2. — Caratteristiche della flotta

mercan-tile italiana.

Se rispetto alle altre marine mondiali dal punto di vista quantitativo il quadro può apparire soddisfacente, non altret-tanto può dirsi sull'aspetto qualitativo. In primo luogo per quanto si riferisce alla consistenza attuale del naviglio a propul-sione meccanica di stazza lorda superio-re alle 500 tonn., dal confronto della si-tuazione del giugno 1940 si rileva che mentre il numero delle unità ha avuto

un aumento del 5 %, il tonnellaggio com-plessivo ha registrato una diminuzione pari al 20 %: il che significa che il

ton-nellaggio medio è diminuito, ovverossia che la nostra flotta è costituita da navi più piccole:

Tab. n. 3. — Consistenza navi a propulsione meccanica (Sole unità superiori alle 500 t.s.l.)

N a v i 10 giugno 1940 lo ottobre 1950 Var. % ottobre 1950

N a v i 10 giugno 1940 su giugno 1940

n. unità 1000 tel. n. unità 1000 tsl. j Unità tonnell.

Da carico 507 1.741 562 1.646

+

11 — 5 Miste e passegg. . . 163 1.088 108 473 34 — 56 Cisterna 90 441 137 548

+

52 + 24 Frigorifere . . . . 12 44 — — — 100 — 100

Totale 772 3.314 807 2.267 + 5 — 20

In particolare risulta che:

a) le navi frigorifere non sono state ripristinate, il che nelle attuali circostan-ze si rivela particolarmente pregiudizie-vole per l'esportazione agrumaria dalla Sicilia;

b) la diminuzione più rilevante viene constatata nel settore del naviglio misto e passeggeri (34 % nel numero delle uni-tà, 56 % nel tonnellaggio). Per riparare alle perdite della guerra si è largamente fatto ricorso ad acquisti di seconda mano: i requisiti di qualità di un tempo non sono più, in media, stati raggiunti:

c) per le navi da carico il numero delle unità risulta invece aumentato del-l'il %, mentre rispetto al 1940 il com-plesso del tonnellaggio ¿egna una dimi-nuzione del 5 %. Le prestazioni comples-sive che si possono trarre si devono però

considerare equivalenti a quelle assicu-rate dalla fiotta da carico anteguerra;

d) la consistenza del tonnellaggio e delle unità delle navi cisterna segna ri-spettivamente un aumento del 24 % e del 52 %. La flotta attuale di petroliere vanta inoltre caratteristiche molto più elevate delle unità in servizio anteguerra.

Attualmente, l'età media del naviglio in dotazione è alquanto più elevata ri-spetto alla massa della marina mondiale. Il 38 % del tonnellaggio è infatti costi-tuito da navi che hanno più di 20 anni di vita, mentre tale percentuale è notevol-mente inferiore nelle marine degli altri principali paesi. (21 % per gli Stati Uniti d'America, 22,8 % per la Norvegia, 24,8 % per l'Olanda, 26,4 % per il Regno Unito, 31,1 % per la Francia, 31,3 % per la Grecia).

Tab. n. 4. — Composizione per classi di età della flotta mercantile italiana (Navi a propulsione meccanica superiori alle 100 t.s.l.)

G i u g n o 1 9 4 0 Gennaio 1950 Classi di età Unità Stazza lorda Unità Stazza lorda

n. /» 1000 t. % n. % 1000 t. %

Oltre 20 anni 769 63 1.675 49 344 39 948 38 Da 10 a 20 anni 379 31 1.421 41 43 5 108 4 Fino a 10 anni 79 6 329 10 501 56 1.468 58 Totale 1.227 100 3.425 100 888 100 2.524 100 In complesso la fiotta risulta

ringiova-nita: tale mutamento si spiega colla im-missione, avutasi nell'immediato dopo-guerra, di 138 navi da carichi secchi e li-quidi per oltre 1 milione di t.s.l, prove-nienti dalle vendite di naviglio « sur-plus » effettuate dagli Stati Uniti (Liber-ty, T2, N3, costruite dopo il 1941). Cioè

il naviglio compreso fra i 5 e i 10 anni è composto in gran parte di unità lente e di onerosa gestione di costruzione bel-lica statunitense. Queste navi, che ora co-stituiscono circa il 35 % della nostra fiotta hanno caratteristiche che le rendono scar-samente idonee, in periodi di normalità, a superare la concorrrenza internazionale

Controllato II marchio

R E G I N A

Caletta Tìùùucria

F A B B R I C A I T A L I A N A D I V A L V O L E P E I t P N E U M A T I C I

(15)

e lasciano prevedere per la costruzione affrettata un rapido invecchiamento. Men-tre si stanno costruendo nel mondo navi da carico di tonnellaggio medio con ve-locità che si aggirano intorno ai 18 nodi orari, le nostre navi in grande maggio-ranza non procedono che a 10-12 nodi all'ora.

3) Necessità di ulteriori sforzi

ricostrut-tivi.

A giudizio generale è pertanto — com-patibilmente colle possibilità finanziarie del Paese — il problema del rinnovamen-to che occorre affrontare in tutta la sua importanza, e la soluzione presenta anche carattere di urgenza; « Le marine stra-niere — osserva l'ultima relazione di bi-lancio della Finmare (30 ottobre 1950, pag. 74) — non hanno perso tempo ad attuare i loro programmi costruttivi e si trovano, o si troveranno, quanto prima all'avanguardia in numerosi settori. E' ovvio il valore che nei traffici marittimi di linea ha la politica del posto preso cioè delle posizioni occupate con materiale moderno ed adeguato, ed è noto quanto sia difficile inserirsi, in un secondo tempo, in quegli stessi traffici ».

I principali ostacoli che hanno ritardato la completa ricostruzione e soprattutto il rinnovamento della flotta mercantile ita-liana vengono così indicati:

a) la liquidazione delle indennità di perdita per cause di guerra è avvenuta su basi non aggiornate e comunque non suf-ficienti per consentire alle ditte armato-riali la costruzione del naviglio perduto, mentre era requisita dallo Stato;

b) le costruzioni sui cantieri italiani avvengono a costi nettamente superiori a quelli internazionali, con una differenza in più talvolta anche del 50 %;

c) il credito navale è limitato e piut-tosto oneroso, dato che il costo del denaro viene pagato in Italia dall'8 al 10 %, men-tre all'estero si aggira fra il 2,5 % ed il 5 %.

A dire il vero tutte e tre le cause so-praccennate si spiegano e si riducono alla debolezza della nostra struttura econo-mica complessiva. Su un quantitativo di 334.000 tonn. varate nel quadriennio

1946-PER LA BANDIERA NAZIONALE,

»TONV! s- "ORO* 759.740

4 5 8 . 7 1 1

JJLL I ¿aéàm. I

NAVIGLIO MERCANTILE NAVIGLIO MILITARE

1949, pur limitato di fronte alla poten-zialità costruttiva superiore alle 300.000 t.s.l. annue dei nostri cantieri, soltanto 136.000 tonn. sono state destinate alla ma-rina nazionale ed il restante — quasi il 60 % — costruito per conto estero, lad-dove nello stesso periodo la Gran Breta-gna e i Domini hanno costruito navi per 3.698.968 t.s.l. Ora la nostra industria can-tieristica, che nel 1950 ha varato navi per meno di 140.000 t.s.l., minaccia di trovarsi pressoché senza carico di lavoro nel se-condo semestre del 1951, quando saranno varate le ultime navi previste dal cosid-detto « piano Saragat ». Sono in corso di definizione altre provvidenze, ma di por-tata limipor-tata.

L'imponenza degli investimenti però ri-chiesti risulta evidente, quando si consi-derino soltanto quelli fatti dalle Società del Gruppo Finmare, la capogruppo che controlla le società di navigazione marit-tima dell'IRI. Gli investimenti effettuati dalla Finmare tra il 1945 e la fine del

1949 sono stati di 60 miliardi di lire con un apporto di 21 miliardi da parte del-l'IRI. Il programma in corso di realizza-zione, per cui la flotta si arricchirà di circa 210.000 tonn. di naviglio modernissimo, comporta altri investimenti per circa 90 miliardi di lire al netto dei contributi statali italiani e di quelli del Governo Militare Alleato di Trieste.

Cioè anche da questo esempio emerge

PER LE BANDIERE ESTERE,

: T O N N . S T . L O R D A :

3 2 2 . 4 8 5

^ ^ ^ ^ ^ 8 8 . 3 7 2

N A V I G L I O M E R C A N T I L E N A V I C L I O M I L I T A R C

che è sempre la debolezza della struttura finanziaria del Paese che impedisce i mag-giori investimenti necessari per le nuove costruzioni. Che però questi investimenti si giustifichino emerge dalla constatazione che è necessario sempre più ridurre il saldo passivo della partita noli marittimi della bilancia dc: pagamenti. Tale saldo

— in base alle valutazioni dell'Istituto Centrale di Statistica — età ;tato nel 1938 di 7,8 milioni di dollari ed aveva rag-giunto una misura particolarmente ele-vata nell'immediato dopoguerra: era in-fatti stato di 185,4 milioni di dollari nel 1947. Si ridusse, a motivo delle ricostru-zioni del naviglio e quindi della crescente partecipazione della bandiera nazionale ai nostri traffici, a 107,5 milioni di dollari nel 1948, per scendere ulteriormente a 84,0 milioni nel 1949: nel 1950 risultò in-feriore ai 50 milioni di dollari. Il che si-gnifica che lo sforzo ricostruttivo, finora coronato da successo, non deve essere in-terrotto .

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SOCIETÀ PER AZIONI - Capitale versato e risarve Lit. 6S0.000.000

S E D E S O C I A L E E D I R E Z I O N E G E N E R A L E : M I L A N O Fondata da

A . P . G I A N N I N I

Fondatore della

B A N K O F A M E R I C A

N A T I O N A L T R U S T A S A V I N G S A S S O C I A T I O N S A N F R A N C I S C O , C A L I F O R N I A

T U T T E

L E O P E R A Z I O N I D I B A N C A

Sede: Via A r c i v e s c o v a d o n. 7

I N T O R I N O Agenzia A : Via G a r i b a l d i n. 57 ang. Corso Palestro

Agenzia B : C o r s o Vittorio E m a n u e l e I I n. 38

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A N Z I A N I

E P R E V I D E N Z A

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G I U S E P P E A L P I N O La questione degli anziani della FIAT,

oggetto nell'ottobre scorso di una discu-tibile agitazione sindacale, ha richiamato all'ordine del giorno, un drammatico e ben più vasto problema generale, con aspetti non solo economici ma anche pro-fondamente umani e sociali: il problema di tutti i lavoratori che, giunti a età avanzata o comunque minati nella capa-cità fisica, debbono lasciare il posto di lavoro e ai quali la Previdenza Sociale, pur dopo varie revisioni e con l'integra-zione a carico dello Stato, offre pensioni varianti nel limite delle L. 5000 mensili. Data la stridente insufficienza di tale cifra, molte aziende hanno sinora rinun-ciato a liquidare i dipendenti anziani e li hanno trattenuti in servizio, il che non manca di incidere sul problema dei costi, nonché sulla logica aspettativa di posti liberi da parte dei giovani delle leve di lavoro. Si noti che l'agitazione alla FIAT era stata mossa contro una decisione di liberalità dell'azienda, che tra l'altro as-segnava agli anziani, aventi almeno 30 anni di servizio interno, in aggiunta al trattamento della Previdenza Sociale, un « premio di fedeltà » vitalizio di L. 10.000 mensili: quanto dire un trattamento com-plessivo che l'immensa maggioranza degli operai anziani, in pensione o da pensio-nare, non può sognarsi di ottenere.

Secondo dati attendibili, ci sarebbero nelle aziende oltre 350.000 « anzianissi-mi », che i datori di lavoro non licenziano perchè manca un'adeguata tutela di vec-chiaia. Se si aggiungono poi 1.700.000 pensionati della Previdenza Sociale, aven-ti assegni nel limite delle L. 5000 mensili, e la massa di persone che non hanno nè avranno titolo neppure a tale pensione, si ha idea della vastità del problema e della sua gravità in un paese a basso reddito nazionale come il nostro.

In termini finanziari il problema si riassume così. Nel 1949 la Previdenza So-ciale ha erogato, su circa 1.657.000 unità e per una media di L. 52.589 a testa, pensioni per L. 87 miliardi: ora se solo ai detti pensionati ed agli anzianissimi citati — 2 milioni di unità — si voles-sero assicurare L. 15.000 al mese (cioè le 5000 della Previdenza e le pur criti-cate 10.000 offerte dalla FIAT), la spesa

annua salirebbe a 360 miliardi. Si pensi che nell'anno di regime, ossia di equili-brio, si andrebbe a 5 milioni di unità, con una spesa di 307 miliardi alle pen-sioni attuali e di 900 miliardi alle lire 15.000 mensili. Per fortuna, l'anno di regime sarà il 2000.

Evidentemente, la soluzione del pro-blema esige ben altro che il semplice riordinamento organizzativo e ammini-strativo della Previdenza Sociale, alla quale si muovono tante critiche, non sem-pre obbiettive e fondate, come quelle di consumare gran parte dei contributi in spese di gestione e di servire unicamente al proprio personale. Certo tale persona-le, nell'attuale precaria situazione degli assistiti, si pone in non simpatica evi-denza quando scende in agitazioni per ragioni di stipendio e specialmente di orario: ma è chiaro che esso va retri-buito non più e neppure meno degli altri lavoratori con pari mansioni, anche per-chè non ne scapiti la qualità. Nel 1949 le spese di gestione sono state nel comples-so di 13,4 miliardi, pari al 4,65 % su 288 miliardi di contributi incassati per le varie gestioni, mentre erano state pari al 5,35 % sui contributi nel 1939. E' chiaro che si rilevano oneri ben maggiori in tante gestioni e amministrazioni dello Stato e ciò costituisce la ragione decisiva per preferire nel finanziamento della previdenza il rapporto diretto tra aziende contribuenti ed enti previdenziali, qua-lunque ne sia la natura, anziché il pre-lievo per la via fiscale con successivo passaggio agli enti stessi.

Con ciò non è detto si debbano trascu-rare la riforma funzionale e organizza-tiva dell'Istituto della Previdenza Sociale

(già oggetto dei ponderosi studi della nota commissione) e la proporzione e il rendimento dei quadri, per contenere le spese di gestione e realizzare l'economia di qualche singolo miliardo. Intanto non è il caso, fermo rimanendo l'ordinamento monopolistico e centralizzato, di pensare a separare alcune sia pur eterogenee ge-stioni, perchè tutte quante — nell'unicità dell'organizzazione territoriale — realiz-zano sicure economie. Occorre invece in-tensificare la lotta contro le varie eva-sioni e gli abusi: con tale lotta, ad

esem-pio, la gestione « Integrazione salariale » è scesa, dal 1948 al 1949, da oltre 18 mi-liardi a meno di 9 di carico e quella « Di-soccupazione » da 31 a 21 miliardi.

Nel lamentare la ristrettezza delle pen-sioni attuali, bisogna ricordare che la svalutazione monetaria della guerra e del dopoguerra ha polverizzato le preesistenti riserve matematiche (appena il 4,7 % era investito in stabili) e che quindi occorre pagare con i contributi correnti le pen-sioni vecchie e anche moltissime recenti, i cui titolari versarono poche centinaia di lire. Innumerevoli sono i casi di abusi, a favore di non aventi diritto, e di vere speculazioni, soccorse dalla lettera della legge: si può citare il caso di una donna che, non essendo mai stata alle dipen-denze di terzi e avendo versato nel 1932 un casuale contributo di L. 0,50, può ora — versando a complemento L. 1123 — acquisire una pensione di L. 19.776 an-nue, che diventeranno 24.480 dopo il 60° anno e 43.680 dopo il 659 di età. Vi è poi

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familiari e le festività, ferie e gratifica si arriva al 56,5 %. Certo si può giocare utilmente tra queste voci, ma è inevita-bile un aumento cospicuo del totale.

Durissimo il contrasto tra esigenze e possibilità. In un paese con un basso red-dito da ripartire (media individuale sulle L. 150.000 annue) si aprono molti circoli viziosi: se si vogliono ampliare gli inve-stimenti (ossia migliorare le prospettive future) occorre incidere sui guadagni de-stinati al consumo; se si vogliono miglio-rare i salari di un settore occorre incidere sui guadagni reali di altri settori; se si vuole una previdenza meno insufficiente occorre incidere sui guadagni degli occu-pati d'ogni ceto, con le ritenute dirette e con l'aumento di costo dei prodotti. Co-munque si vedano le questioni tecniche, il fatto è che la soluzione del problema previdenziale implica oggi uno

sposta-mento della ripartizione del reddito na-zionale. E poiché si è fatta ormai anche troppa retorica .« di compianto » sulla sorte dei pensionati e degli anziani, è tempo di passare a concreti provve-dimenti.

* * •

L'aspetto quantitativo è dunque il pri-mo da affrontarsi, nel quadro di una or-ganica revisione adeguativa della mate-ria. Fino a qual punto potrà essere au-mentato il prelievo previdenziale, in concorrenza ai prelievi per i guadagni degli occupati, per i servizi pubblici, per gli investimenti pubblici e privati neces-sari al mantenimento e al progresso del-l'apparato civile ed economico? Va no-tato che già la proiezione nel futuro del-l'attuale regime delle pensioni prospetta, come detto in apertura, una forte pro-gressione di quel prelievo: infatti un re-cente opuscolo della Previdenza Sociale, fatto pari al 13,02 % sul massimale il con-tributo totale (datori di lavoro, lavora-tori, Stato) per il 1950, precisa l'incidenza al 20,45 % nel 1960, al 31,19% nel 1980 e al 35,07 % nel 2000, « anno di regime » nel quale si salirebbe a circa 5 milioni di pensioni dirette e a familiari superstiti (con spesa — a una media di circa lire 5100 mensili — di 307 miliardi).

E' allora evidente che, dovendo con-correre un sostanziale aumento della pre-stazione media, diventa indispensabile

affrontare d'urgenza anche l'aspetto qua-litativo del problema, ossia quello di una precisa definizione delle persone e atti-vità pensionabili, di una equa gradazione delle prestazioni, di un ragionevole rap-porto tra le prestazioni stesse e le con-tribuzioni versate per conto dei singoli. Su questo argomento molto si è discusso e scritto e siamo persuasi sia indispen-sabile correggere l'andazzo vigente, per il quale sono corrisposte troppe presta-zioni, modeste in assoluto ma eccessive o addirittura ingiustificate rispetto agli apporti dati alla gestione e quindi, in definitiva, gravanti sulle altre posizioni e specialmente su quelle in formazione.

Non si nega che nella maggioranza dei casi si tratti, comunque, di situazioni di

bisogno, ma la questione da porre è que-sta: risulta possibile, in un paese a basso reddito nazionale come il nostro, con una economia piuttosto rigida e con una forte disoccupazione strutturale, attuare un si-stema di « sicurezza sociale » generale? Se si risponde negativamente, come noi rispondiamo, è chiaro che il meccanismo assicurativo deve basarsi, in relazione alla ristrettezza dei mezzi, su una defi-nizione restrittiva e tecnica del suo cam-po di competenza e su un equilibrio di-retto tra prestazioni e contributi. Nel quadro di quella definizione vanno poi attuate le ragionevoli discriminazioni — tra assicurati maschi e femmine, tra as-sicurati urbani e contadini, tra asas-sicurati di centri maggiori e minori — che pos-sono essere oggetto di tanti studi par-ticolari.

Altro problema da affrontare, specie nel perdurare dell'attuale regime mono-polistico e centralizzato dell'assicurazio-ne, è quello della scelta tra sistema di

capitalizzazione o di ripartizione. Il pri-mo, già vigente nell'anteguerra, è il più razionale e regolare, in quanto accantona una quota dei contributi annuali nella formazione di riserve, i cui frutti scenti serviranno a fronteggiare i cre-scenti oneri dell'assicurazione. Il guaio è che quando tali riserve sono in gran par-te investipar-te in valori pubblici o comunque nominali, come si è verificato in Italia all'inizio dell'ultima guerra, la svaluta-zione monetaria le può disperdere e an-nullare. Onde poi si verifica quanto ac-cade oggi da noi e cioè che, restando invariato il reddito nominale delle riser-ve e risultando lento l'adeguamento della base contributiva annuale, le prestazioni si possono adeguare solo parzialmente e lentamente al minor valore della moneta e, sotto la spinta delle necessità impel-lenti degli assicurati attuali, ci si deve affidare al sistema della ripartizione e sospendere ogni accantonamento.

Il sistema di ripartizione, che si limita a determinare un fabbisogno annuo e a dividerlo nell'esazione e nell'erogazione, evita senza dubbio l'incidenza delle sva-lutazioni monetarie, collegando diretta-mente prestazioni e contributi in breve periodo di tempo: ma è criticato dai tec-nici, in quanto comporta un onere conti-nuamente crescente, che può a un certo punto risultare insostenibile. Qui non si intende neppure impostare un problema tecnico di tanta complessità: è però bene avvertire che intanto, col ripristino totale o prevalente del sistema di capitalizza-zione, si ridurrebbero fortemente le di-sponibilità annualmente erogabili, in que-sta fase di asseque-stamento ancora critico. Sarebbe poi opportuno studiare a fondo tanto il problema delle scelte degli inve-stimenti per le riserve, ad evitare e con-tenere rischi di svalutazione e di perdita, quanto quello dell'incidenza di tali scelte sulla distribuzione nazionale degli investi-menti e sul generale andamento econo-mico. Non va dimenticato che per tale via il sistema di capitalizzazione porta una correzione alla temuta eccessiva distra-zione di reddito nazionale, per fini di con-sumo, dalla quota « investimenti ».

Il problema a nostro avviso fondamen-tale, in quanto definisce l'indirizzo e i ter-mini di tutti gli altri, e da affrontarsi subito, in questa fa.se che è ancora di assestamento, è quello dell'assetto

defini-tivo, organizzativo - funzionale - giuri-dico, della previdenza nel suo complesso.

Continuare nell'attuale regime di mono-polio pubblico, oppure puntare verso un regime libero e privatistico, nel quale la legge si limiti a fissare le prestazioni mi-nime da garantire ai dipendenti delle aziende, nonché i requisiti d'ogni genere degli enti e delle private società abilitati ad assumere — in concorrenza tra di loro e con l'istituto pubblico — l'esercizio del-l'assicurazione? Quest'ultima sarebbe cer-tamente la soluzione ideale, perchè con-sentirebbe il miglior rendimento funzio-nale, aprendo la gara fra tutte le inizia-tive per offrire la maggior prestazione in quantità e qualità al minimo costo, men-tre poi porterebbe all'adozione completa del sistema di capitalizzazione, con criteri di massima prudenza ed economicità negli investimenti.

Non ci nascondiamo gli ostacoli che, a una simile soluzione, creerebbero le situa-zioni e le rigidità stabilite e la mole di interessi da spostare: ma proprio su una direttiva del genere — o comunque mista — si dovrebbero avviare i nostri studi.

Caso mai, ammesso che la funzione pre-videnziale è di interesse pubblico e ricor-dato che per molti settori « poveri » l'ini-ziativa interna sarebbe fatalmente insuf-ficiente e che, comunque, occorre circon-dare di solide garanzie di sicurezza e di continuità almeno un certo minimo di prestazione, comune a tutti i lavoratori, si confermi pure la gestione e la respon-sabilità di questa prestazione-base all'Isti-tuto della Previdenza Sociale, realizzando anche eventuali criteri di selezione qua-litativa come prima accennato. Ma poi si dia libertà — nel quadro di una sciolta regolamentazione giuridica e con facilita-zioni concrete anche di ordine fiscale — all'iniziativa delle aziende e dei settori economici per ogni provvidenza integra-tiva e aggiunintegra-tiva, da gestire con mutue interne autonome, o da affidare a imprese assicuratrici o, volendo, allo stesso isti-tuto pubblico. L'importante è di intro-durre qualche termine di confronto, di dare qualche tangibile esempio di denaro che senza troppa falcidia va dalle aziende ai loro fedeli collaboratori cessati, di creare qualche stimolo di miglioria ana-logo a quelli della pressione concorren-ziale.

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