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BIBLIOTECA LUCCHESI-PALLI SALA. IV. a. Scaffale. Pluteo 1 1. N.* Catena

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(2)

BIBLIOTECA

LUCCHESI-PALLI

IV.a

SALA

Scaffale jI'

Pluteo 11

N.*Catena

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(7)
(8)
(9)
(10)

V

(11)

1

STORIA POPOLARE

DELLA

RIVOLUZIONE DI SICILIA

I

(12)

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(13)

l‘\

STORIA POPOLARE

DELL*

RIVOLUZIONE DI SICILIA

EDELLA IMPRESA

DI GIUSEPPE GARIBALDI

COMPILATA

PER FRANGO MI STRALI

«VZiDIARIOd:TXTOAdOIATCRSDSIiIiS

AUn

(14)

i

Tip.diFrancescoPaglioni.

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(15)

*

LA NARRAZIONE

DI

QUESTI FATTI

DEGNI DELL ANTICO VALORE

DI

LEONIDA

/

E

DI

CINCINNATO

AL CITTADINO E ALL EROE

CHE ITALIA TUTTA

NEL GIGANTE PENSIERO DELLA SUA UNITA

SALUTA E PROCLAMA

LIBERATORE.

(16)

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(17)

AL CITTADINO GENERALE

Permettete che a voi nella effusione del- r animo

io intitoli la

memoria popolare dei

fatti

inauditi che per opera vostra

gliItaliani

abbandonati a sè medesimi vanno compiendo dinanzi

al

mondo maravigliato.

Voi che del popolo faceste sempre vostra

nobil ambizione, degnatevi accogliere

l’

umile

opera che destinata a diffondere nelle umili

intelligenze l’emulazione delle eroiche imprese,

farà più vivamente ancora palpitare

i

gene-

rosi

cuori che battono sotto

all’

umile sajo nei

santi ed eterni nomi

di

Patria e di Libertà

,

sicché

ci sia

dato in breve pel concorso ma-

gnanimo

di

tutta

la

nazione sgombrar da

(18)

ogni straniero questa sacra terra che Dio

ci diè,

e che l’astuzia e

la

malignità antica

di

un corrotto sacerdozio e

di

una infame ra- gion

di

Stato, a brano a brano, per succes- sione

di

ladre conquiste e di mercati iniqui

ci

rubarono.

Dio e popolo sono con

voi.

— Italia e Vittorio Emanuele, quel motto che

sullatri-

colorata insegna voi avete

scritto

colla

invitta

spada, sarà

il

grido invincibile

di

guerra che raccoglierà

fra

breve venticinque milioni

di fratelli in

una sola famiglia, dal Cenisio

al-

l'Etna,

dall’

Alpi

all’

Adriatico.

Salute e

vittoria! r

/*

Milano,giugno1860.

IHASCO HI8TIUU.

r

a' '

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(19)

INTRODUZIONE

La

storia dell’insurrezione di Sicilia del presente

anno

digrazia mille ottoeentosessanta è tal fatto che

deve

interessare

non

solamente noituttiItaliani,schiavi o redenti,

ma

tutti quei popoli ancora che aspiranoa quella

meta

versola quale Italia nostra procede, e

mentre

agliuni sarà orgoglio nazionale e imperitura

memoria

di

quanto

possae

debba un

popolo

ad

infran- gere lesuecatene, aglialtrisarà potente stimolo

onde

conseguir

possano

quelloche sino

ad

ora1’

ambizione

deidespotilorocarpi; la unitàelaindipendenza.Av-

vegnaché

larivoluzionedi Sicilia altracosa

non

sia in- fatticheiltrionfodelsublime pensiero che

dopo

dieci annididoloroseesperienzee dipatimentiinauditi sor- geva gigante nel petto deigenerosi che calpestanola polveredeigrandi dal GenisioalPecchione, del trionfo diquell’idea santissima chespintasi sul sentiero della

(20)

10 imoncxioxE

vittoria e postasisottoil glorioso vessillo di Vittorio

Emanuele

valseaconciliare agliItaliani

fammi

raziono edilrispettodell’Europa, deltrionfo diquellavolontà

ferma

edincrollabilecheresasi

padrona

digovernare e sottometterelospirilodi parteelevecchiescissure,ci fecedegnidel

nome

dei nostri padri, dicoloroche

dopo

avere

empiuto

il

mondo

del

nome

loro,ed irradiatene le tenebre propagatori del vivissimo splendore delle scienze edelle arti,del pensieroe della forza,caddero a generazioniegenerazioni martiri della libertà e del- l’indipendenza, lasciandoperereditàai figli

una

sacro- santa vendetta,

E

noi vi

vendicammo

o padri; si, noi

gridammo

tulli,papa, imperatori, ree ministriche rodevatelevi- scere santedella patria, avoi ociechi cui l’ebbrezza della

mente

elaperfidiadell’anima toglieogni perce- zionedell’utilee dell’onesto, ostolti, o insensati,o fidi

immondi

epravi di

Satana onde

strascinarviato- talerovina,noi Italiani, pollagraziadiDio clementissimo e sapientissimo cheè principio e fined ogaicosa, e di quella leggeche

bandiva

lalibertà e l’amoresulGol- gota

nuovo

codice

all’umana

famiglia, e iu

nomedi

quellospirilo clicè fonte

perenne

di pacee di carità tragliuomini,

dogma

primitivoed unicodella religione diCristo

non

solo,ina baseincrollabile dellaverafilo- sofia; noi Italiani,in virtù delle invariabili e generali leggidinatura,in virtùdell’

amore

chelegal’uomo

Ula

terrachelovidenascere, in virtù delle

memorie

dei nostri

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(21)

ijunoDuziose 1 1

cariche

morendo

ci lasciaronoesecutoridella loro vo- Ionia e vendicalori

ad un tempo

dellelorosventure; noi Italiani,tutti,figli

d’una

classica terra,seguacid’

una medesima

religione e

costumanza,

ditradizioni glorio- sissimee

comuni,

delsacro tempiodi

Marta

ediBel- lonaeternisacerdoti, in virtù ditutte queste potenze

umane

e divine, invirtù diluttiidrittiprivati e na- zionali, in virtù dellanostra coscienzae dellanostra volonlàcostituitidifensori diquelvessillodel cuitrionfo esultano milionidicuori generosi, costituiti figlie sol- datidelpiù

magnanimo

re della terra, dellealeeva- lorosoVillorio

Emanuele,

costituitifortie ordinalisotto il patrociniod’

una

nazione potente e d’

un

fedeleal- lealo;noi Italiani,o

papa,

o imperatori, ree ministri che tuttaviatentate tenerci solloai vostri piedi

come

cosadiconquista, noivischiacceremo

come

rettiliat- tossicalie gitteremolapolveredellevostreossaaiventi.

Fuoridiquestaterraclicc retaggiodei padri nostri, polvered’eroiimmorlali; lungi

da

questa Italialacui causaèpurissima, lecui cillà

sono gemme

cadute dal

diadema

delCreatore,icui

campi sono

giardini di

pom-

parli e d’oiiveti; lungi

da

noi che alfine

sorgemmo

pieni d’ardiree disanto

amore, da

noi che dal Sern- pione a Marsala stenderci

vogliamo

la

mano

e legarci tulliin

un

santissimopatto; fuori d’Italia cui fino

ad

ora avete profanata

ed

avvilita, cui sino

ad

ora avete lavata nel

sangue

dei figli,cui sino

ad

ora aveteinfa-

memente

tradita: ilDiodegli esercitie delle battaglie,

(22)

12 mnODuiroNF.

ilDiodei giusti e dei valorosi,ilDiodella libertàe della redenzione

ha

alfinedecretato chesulCampidogliosi libri

nuovamente

l’Aquilalatina, echel’Alpiedil

mar

servano a custodiadella

grande

nazione.

La

rivoluzionedi Siciliaavveròinostri voti,la

cam- pana

dei vespri

suonò anche

periBorboni.

E

voi lo vedeste

larivoluzionedi Sicilia

non

fu

come

nell’infaustomilleottocentoquarantotto

una

lotta controlatirannide borbonica, guidatadall’idea difon- dare

un

regno separatosotto lo scettro del

duca

di Ge- nova; fu la lottadella libertà italianacontro l’oppres- sore,

una

lottailcuigrido era quellostessoche

animò

ivalorosi diPalestrae di

San

Martino

Vittorio

Ema*

nuele e

r

Italia.

Cosìè

che

io

imprendo

a narrarvi

quanto avvenne

in questiultimi giorniinquellainfelicissimae

magnanima

parted’ Italia, certocheil forte

esempio

valga

a

levar milionidi

campioni

per gliinfelici fratelliche ancora

gemono

nelservaggio.

Ma prima

piacemiinquesta introduzionedare aleuni cennigeografici-polilicidellaSicilia,equesto

onde

ren- dere più chiaral’intelligenza di ciòche

andrò

inseguito svolgendo, persuaso nel

medesimo tempo

che

una

simile digressione

mi

saràvolontiericondonala.

La forma

triangolare di questa

gemma

d'Italia le valse neitempi remotissimiil

nome

diTrinacria.1ver- ticidegli angoli

sono

volti,ilcapo

Boeo

a ponente, il

capo Passaro a scirocco, il capo Faro a settentrione.

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(23)

INTRODUZIONE 15

La

sua posizione astronomica è tra il 36° 37’ ed il

38° 18’ grado di latitudine settentrionale, e trail

10° 5’edil13° 20’gradodilongitudineorientale.

Ha l’Europa da un

lato,l’Asiae<l’Africa dall’ altro,ch’essa tieneperdir cosisoggette standole in mezzo.Il

mare

Tirreno, odiSicilia,

ne bagna

lacostasettentrionale;

l’Ioniol’orientale. IlcanalediMaltaladivide dall’A- frica,

da

cui

è

distante

33

leghe;il Paro, ostretto di Messina, largo

2,500

metriladisgiunge dai continente italiano,

da

cuiifisiciedigeografi

suppongo

fossedivisa

da

qualche

grande

cataclismae infatticonsiderandola direzione elanaturadelle

montagne

della Sicilia

un

qualche

fondamento sembra

avere

una

simile ipotesi.

La

catenadei

monti

Nettuni,considerata dai geografi

come una

prolungazionedegliAppennini, fronteggiano tutta lapartesettentrionale dell’Isola

procedendo da

oriente

ad

occidente periltratto dimiglia

439

circa,nella qualeil

monte

SoriedilTrapani

sono

ipunti piùcul- minanti;leramificazioni minori

procedendo

verso

mez-

zogiorno dividonol’Isola in tregrandi valli, quelladi

Demona,

quelladiMarsara,equelladiNoto, li

monte

Etna,

o

Monzibeilo

come

lo

chiamavano

iSaraceni,vul-

cani

attualmente reputatoestinto, giacedistaccato

da

ogni altro

monte

sullacostaorientalea settentrionedi Catania.

Ha

esso La

forma

di

un cono

isolato, altotre migliaecon

una

base che

ne ha

centoventi.

Una

quantitàdifiumie torrentiattraversano ifera- cissimi

campi

diSicilia.IlNiso,il Claretto,

ed

il Noto

(24)

14 INTRODrZlOSR

sboccanosullacostaorientale;ilSalso,ilPlatani,edal- tridi

minor

conto

mettono

focenelMcdilerraniosulla costa mezzogiorno-ponente edil

Termini

sullacosta set- tentrionale. Ilsolo lagonotevole della Sicilia è quello diBeverio.

Tanto

gliantichi

come

i

moderni

autori,sia Italiani chestranieri, diconcerto

non

fanno che decantarelafer- tilità della Siciliac la dolcezzadel

suo

clima. Ivi è eternaprimavera;ivilanatura

sembra

avere sparso ogni suotesoro,isuoitreregnifannoinquest’isolasolenne testimonianzadiraremagnificenze.

Le

produzioni ve- getali ditulliiclimi vi

abbondano,

grano,vino, olio, seta, lino,cotone,

canapa,

zucchero,caffè,

manna,

pi- stacchi,tuttoproduce questaterrabenedettadall’eterno fecondatore d’ogni cosa. Nel regno minerale possiede miniere d’oro, d’argento,dirame,di ferro, di

piombo,

dicarbonfossile;

non

che cavedi

marmi

preziosi, di porfido,d’agata, didiaspro;fonticopiosedi

acque

mi- nerali,quali

sono

quelled’Imera, ediTermoli. Nel re-

gno animale abbondando come

intuttoilresto d’Italia

ipascoli

non

è

meno

ricca in questa produzione. Ivi buoi ebufalirinomatissimi,ivirazzedi cavallichenella

bontà

e nellabellezza

non

invidianoquelli di

Spagna

e diNapoli, ivivolatiletantodomestico cheselvaticoe

numeroso

e diottime qualità, e nellesue

montagne

e neisuoiboschi trovansiincopialepri,camosci,caprioli, cervi ecignali,e sullesuecostemarittime, particolarmente su quella che

guarda

l’Africa,moltoe squisito pesce, e crustacei pregiatissimi, ricco

ramo

dilargocommercio.

DigitlzedbyGoogli

(25)

WTROOt’JIlOTfR 15 In

quanto

alle specialitànaturalicheoffrela Sicilia 10

non

stimodidover ricordarecheiltantocelebralo vortice diCariddi sottola

punta

settentrionale delFaro di Messina,ilcastagnodei

100

cavallisul

monte Etna

la cuicirconferenza è di

208

palmi, elagrotta del

Bue Marino

nell’isola Felicari,

una

delleLipari,che

ha una

cavernadi

200

piedi dilunghezza,

122

dilarghezza,o

05

dialtezza.

Su

di

una

superficiequadratadi

20,582

chilometri avvi

una

popolazionedi S:,051,

399

abitanti, relativia 77,16 per chilometro quadralo. Tutte questesuperficie è divisa iu setteintendenze,equestein distretti e co-

muni. Le

intendenze sono:

Quelladi

Palermo

che conta

483,206

abitanti.Pa- lermo,capitale di tutta

Y

Isola,

n’è

il capoluogo, città vastaecospicua,situalanel

mezzo d’una

valle deliziosa cuigli antichi appellavano conca d'oro,circondaladi villeo di castellanumerosissime, con

un

portosicuro egrandioso, con palagi sontuosi ed

una

cattedraleche certamentepuote stare in confrontocolle

prime

d’Ita- lia,attraversala

da

vaste e simmetriche vie,ornatedi fontane,dipiazzespaziosee di pubblicigiardini, ricca diogni

genere

distabilimenti dibeneficenzaed’indu- stria, d’istituti letterarie scientificicon

una

popola- zionedi

180,000

anime.

QuelladiMessina

ha 351,362

abitanti,Messina n’è

11capoluogo. Cotestacittà, lapiu anticatralecittàita- liane,altrevoltefusplendidae poderosa;

ma

il terre-

(26)

16 INTRODUZIONE

moto

del

1783

fuquasiperdistruggerla, epiù

non

fu quellad’

un

giorno.

La sua

felicesituazione, situata sul Faro delsuo

nome,

l’hafattaperò pervenireal

grado

dicontenere

una

popolazionedi

93,822

abitanti,e di ricostruiretemplie palazzi epiazzee vie e

monumenti

d’ogni genere,

ben

degnidisederesullerovinedell’an- ticasua magnificenza. Essacittàpossiede

un

porto spa- zioso,

un

arsenale,ed operedi fortificazione infinite.^

La

intendenza diCatania

ha 476,968

abitanti; Ca- tania,che

n’è

ilcapoluogo,

ne ha

56,515.

Questa

città,

ad

ontadei disastridell’eruzionedell’Etna, e la quasi suatotaledistruzione cagionatadal terremoto del 1693, sorse piùbellaepiù cospicuadalleproprierovine.

Quelladi

Girgenti, eh’ èpopolatadi

233,187

abitanti,

ha

percapoluogo Girgenti, l’anticoAgrigento, quella cittàche contavaal

tempo

d’Annibaie,che

ne

fecel'as- sedio,

dugen

tornilaabitanti,e che oggitocca

appena

a 18,600.Di

sua

celtica grandezza

non

restachela

me- moria ed

alcune rovineditemplie di sepolcri.

NellaintendenzadiNoto visono

245,255

abitanti;

Noto

capoluogo,ècittà dipoea

importanza eon 10,962

abitanti.InquestaintendenzaavviSiracusaeModica, la

prima

popolata

da 16,916

abitanti,’ laseconda di 27,406. Siracusaè tra tuttele altre cittàdi Sicilia e dell’ Italiatutta,trannePenna,lapiù celebrefieli’anti- chità;ora

non

lerestacheil

nome

e la

memoria.

Stra-

bone

leassegnava

un

circuito di

22

migliaed

una

po- polazione

d’un

milione e

mezzo

d’abitanti.

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(27)
(28)

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(29)

INTRODUZIONE 17 QuelladiTrapani

ha 182,809

abitanti.

Trapani

n’è

il eapoluogo, antichissimo porlo,ove

Enea approdò

e deposeleceneri d’Anchisc suo padre,econia

una

po- polazionedi

24,928

abilanli.

QuelladiCallanisella, popolaladi

179,512

abitanti;

edi cuiCaltanisettaòil capoluogo, piccola cittàcon

\

17,292

abitami.

La

storia di questa nobilee classicaparted’Italia si perde nellopiù segrete caligini dei tempi. IGreci ricordano

come

Cose si par!isso di Sicilia

onde

intro- durreinAtenei ritieleusini,ed

Omero

negliimmortali suoi versi

rammentala

quale terradel soie, terra dei Ciclopi.Ciò

ammesso

laSiciliafucoltaepopolata avanti

chej

quattrofigli di Javan fondasseroi primi regni d’Europa,ilregnodelPeloponeso, d’Acaja,di

Macedonia

e di Tessaglia; sicché lasua esistenzadata dal

tempo

dei primiEgizii,dal

tempo

di

Abramo,

circaventi secoli

dopo

lacreazione.

Come

sopragià dissi il suo

primo nome

fuquellodiTrinacria;iSiculi, cherespinti dal centrod’Italiadagli

Umbri

siricoveraronoinCalabria, echepoi

anche

dilàsnidali dagliJapezisigettaronoin Sicilia, e che gli oriundi di questa cacciarono nelle

montagne,

e

dominarono

intuttal’Isola,edirozzarono, ereseroflorida efelice,lecangiarono quel

nome

inquello di Sicilia. Gliabitanti che

da

questi invasori furono dispersi, epoidomali estrettiin

una medesima

fami*

glia, si

chiamavano

Sicani.

ICartaginesi

ed

iFeniciposero coloniesullesueco-

Rivoluzionedi Sicilia. 1

(30)

18 lftiTnoDUZIONB

ste,e

now

indifferente

commercio

esercitarono per

mezzo

di

cambi

coniprimi popoliitaliani,particolarmente con

iTirrenie gli Opici; edallorchélaGrecia caddenel selvaggio,sorseroper opera degli esuli e deifuggiaschi letantecittà che incoronano il suo lido, eche a tal grido giunserodipotenzaericchezza

da

rappresentare individualmente

una

fortenazione.

La

storiaciricorda

come

talunadiquestecittàardilottare collarepubblica cartaginese,e

come

spesso

ne

riportasseiltrionfo e det- tasse alla

superba

leleggi e lapace.

Ma

lacittà*che più d’ogni altrasiresecelebre, tantoper opulenza e

preponderanza quanto

per ogni sorta di vicendepoli- tiche, certamente fu Siracusa

da

Archia di Corinto fondalaseianni avantidi

Penna.

Moltefurono lefon- tesedicoloniacon colonia,molteleguerre elerivalità diquei popoli mercatanti;

ma

le lotte

impegnate

contro

iCartaginesi,iqualigiàpadronidella vicina

Sardegna

edellaCorsica

anche

su quella volevano liberamente im- perare,per annieanniimperversaronoe

mai

fu riuscito l’

animo

disnidare quei superbidell’Isola

Ora avvenne

che

avendo Gerone

voltele

armi

contro Messina

onde

sottometterla, ed atale effetto stretta alleanza con i

Cartaginesi ed iMamertrici, chiamatii

Romani

inloro soccorso fossedatoprincipio alla

prima

guerra punica, laquale

dopo

ventiquattro anni di battaglieaccanite e strepitose aprì il

dominio

dell’Isolaa

Roma. Ma

solo

dopo

molti anni, allorché lacorruttelae la viltà

pene-

trarono inSicilia, funestisemididiscordiae dirovina.

(31)

INTRODUZIONE 19 allora solamente poteronoi

Romani

darsi padroni di quel grasso paese.

IrediSiracusa

che

piùsidistinsero furono Cerone,

ilqualevinti gliEtruschi atalegliridusseohe

mai

più fosse lorodato risollevareil capo;Dionisio, il

Nerone

di Sicilia,

che defilò

e costrinse Nicea,generaleate- niesed’ alta

fama

e di

prudenza

grandissima, adesi- stere dall’ideadiconquistarelaSieilia.

È

nell’assedio di Siracusa, fatto dai

Romani

che perì il

famoso

Ar-

chimede. .. •*. > 'V;

La

Sicilia

dopo

avere spesso servito di teatro alle guerrecivili,ora

preda

di

Mal

toed oradiSiila,di

Pom- peo

odiCesare,

dopo

esserestataper piùfiateinbalia disollevazioni di schiavi e diconcussioni proconsolari, alfine riposò per più secoli sino allaetà di Gostan- tino.Allora disputata

come

ognialtro

brano

dell’impero

da

chi pretendeva alla

corona

dei Cesari allorché i

Vandali

passarono

dalla

Spagna

in Africa;e dilàin Italia,essa

non

altrimentichetutta laPenisolafucoperta di rovine e.di

sangue,

ed orribilmente umiliata

da chiunque ambì

calpestarelapolvere. : •,.»}.,

Venne

il regnodei Saraceni

Ased-ibu-Forat ri- dussetuttala Siciliasottoilpoteredegli Sceriffi;Ibra-

him-ibu-Almed ne

sterminò tuttiiCristiani, e passato in Calabriaminacciòl’Italiad’

una medesima

sorte.

Ma

la morte, che lo colpi sotto le

mura

di

Cosenza

nel

medesimo tempo

die Alarico,troncòi suoi fieri dise- gni.

Anche

oggigiorno esistonoreliquie dellagrandezza

(32)

20 INTRODUCIOHE diquei

monarchi

;lescienzee learti

devono

ai

sovrani mussulmani

della Siciliail

primo

lorosviluppo,la

mu-

sicaelapoesia

dopo

tanti secoli d’ oblio furisvegliala dalle

vaghe

Almes,lefavorite diquei grandi.

In sul cominciare doli’

undecimo

secolo, Ruggiero, figliodiTancredi d’Altavilla, il

famoso normanno,

si gettòsulla Sicilia;efresa Messina,di là

palmo

a

palmo

conquistatolaai Saraceni,

ne

fu dal popolo tuttopro- clamalo signore.

Ma

ladiscesa diBarbarossain Italia tolseai

Normanni

quel prezioso gioiello,ilqualesino allavenuladiCarlod’Angiò edalla disfalla del re

Man-

fredia

Benevento

fupossedutodagliSvevi.

Ma

la superbia e lacupidigia dei Provenzali,ed il

governo sordo ed impassibileai lamenti delpopolo di Erbcrto d’Orleans e Giovanni

da San

Remigio,in tal

modo

ccon tanta arroganza

disponevano

dell’

onore

e degli averi dei Siciliani, cheil

30 marzo

del 4382, giornodi Pasqua, al

suono

dei vespri rispose Sicilia tuttacon

un

talgridodi vendetta, clic fu

esempio

so- lennedi

quanto

possa laforza di

un

popolo

animato

alconquistodeisuoidritti

infamemente

concussi.Gio-

vanni

di Proeidu fuilGaribaldi diquel

tempo

disu-

blime memoria

, il capitano

a

cui accorsero quanti

mai avevano

braccio per pugnare,

onde

animati dalla paroladifuocoedall’esempiodelvalorosoinbreve ora

non

restòsegnodi tiranniasulla terra diSicilia.

Don

Pietro d’Arragona, spesato a Costanza, figlia di

Man-

fredi, fu elettore.

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(33)

INTRODUZIONE 21 Sinoallapacedi Utrecht,chetolselacorona di Si- ciliaaisovrani d’.Arragona elaposesulla fronte del- 1’eroedi .'avoja Vittorio

Amedeo,

nulla

avvenne

di

me-

morabile se

non

le guerre civili dei

Chiaramonlani

e deiPalici,cdivanitentativi diArudge-Raise diAria-

deno

Barbarossa,ferocicorsari algerini,iqualigettarsi volevano sull’Isola,

ma

che

da

Ferrante

Gonzaga

e

da Andrea

Boria furonotenutia dovere.

Fu

il

24 decem-

bre del

4713

cheViltorio

Amedeo

ricevette in

Palermo

quella coronacui attualmente sta per cingere 1*au- gusto nipote liberatore d’Italia;

ma

allorailgridodi quegliItaliani

non

eraItalia, laloro patria aveva per confineilFaro;aldi làv’

erano

stranieri.

GliSpagnuoli riconquistaronolaSicilia, laqualefu poco

dopo

occupata militarmente dagli Inglesi, e nel trattalo di

Londra

del4

720

fu toltaal

Buca

diSavoja, dandogli

compenso

laSardegna, edataall’imperatore

d’Allemagna

CarloVI.

Ma anche

questaconvenzione

non

fu

lungamente

rispettataperchènel 4

773

fucedutaal- l’infante B. Carlodi Borbone.

È

questo trattalo che sino

ad

oraimmacolato,l’Italiaora infrangee calpesta.

Nei tempi napoleonici laSicilia servi di rifugioai reali di Borbone,

mentre

che

da Bonaparte

e poi

da

Murat

rimpiazzalasulcontinente.

Ed

eraallacadutadel vincitore di

Marengo

che re

Ferdinando

IV, volendo inqualche

maniera

ricompensare 1’ospitalitàe la fe- deltà dei Siciliani, toglie loro la costituzione c tutte lefranchigie che sin

da

tempi remoli possedevano, e

(34)

INTRODUZIONE

±

ì

proclamata rimila del

suo regno

comincial’èra in cui la

supremazia

austriaca

poneva

inItajiail

suo

piede di ferro, in cui ilre delle

Due

Siciliein

unione

atuttii

suoicolleghicominciava

ad

adorare e

ad

ubbidire1’o- racolodiVienna.

Ma

laDio

mercè

larivoluzionefrancese

aveva seminato

tal

seme

nei

campi

dellenazioniche la tirannide

non

valse ad

impedirne

lo sviluppo; anzi sotto lapressione sorse più viva che

mai

l’idea san- tissima, esi

formarono

cuori e

menti

vigorose, e il

sangue

deimartiri

accumulò

vendettesu vendette in- nanzialtribunaledi Dio.

Nel

1820

larivoluzione

divampò

in Sicilia

come

in tuttoilresto d’Italiae

non

fucopertadicenerese

non

che

quando

gli Austriacisbarcarono

numerosi

inPa-

lermo

edinMessina.

La

scuredei Colletta e dei

Walmo- den cadde

sui capi,

ma

il

seme

restònelsenodella terra d’Italia, efecondato

da

quel

sangue

santissimo

anche

nel

1848

rivegetò.

L’ora

non

eiaancora suonata.

Le

stragi diMessina

non

sono ancora

abbastanza

vendi- cate.

Noiglivogliamotutti,osotterraonelfango.

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(35)

CAPITOLO PRIMO.

Sialodelregno.

Primi motidiPalermo.

Ilconventodelia Ganci;».

Isoldati diFrancescoII.

,

.

...

. . .•

Fin

da quando

lenostre

armi

cominciarono atrion- farea Palestroed a Varese, e ehelastellaaustriacasi ottenebrò

minacciando

di eclissarsi per

sempre,

sin d’alloralacorte delredelle

Due

Sicilie

temendo

cheil

fuocodella libertà edella

indipendenza

penetrasse nel troppo infelicesuo regno,evolendo

ad un medesimo tempo

dare solenne testimonianza di devozioneevas- sallaggioai principii

emanati

dalle rivedel Danubio,

non

ascoltandocon ciòcheglistimolidelpropriosan- gue,

a

taltortura

ed

oppressionegettòisuoisudditi

da

vietar loropersinoilpiangereeilgettare

uno sguardo

di speranza ediconfortolàovesorgevalasfolgorante stella d’Italia,versolaquale anch’essiirresistibilmente trasportati,

da una mano

diferro costretti all’inerziaed aldolore anelavano; edilregnotutto,fuoscenoludi- brioagli insultiedallevessazionidei poliziotti e delle soldatesche, ilregnotutto fugovernato militarmente.

Soldati mercenari arruolati a

torme

in Baviera, in Austria, in Isvizzera, gente rinnegata e ripudiata dalpropriopaese

vennero ad

ingrossare edemoraliz-

zando l’armata

napoletana, già a forza

d’oro

e di larghezza inaudita di licenze, avvezzata

ad amare

se

non

a stimare quella

mala

signoria che P

aveva

chia-

(36)

24 CAVITOl.OI

mata

a partedeigodimenti sfrenati deliatirannide.

E ben

tostolecarceriegliergastoli rigurgitaronodivit- time, e leisoledeserteelontane furono popolatedide- portali,.senzadistinzionedi sessoo dietà, di

grado

o di merito,tullisospettiorei dilesamaestà,reidiavere palpitato sulle sorti della pallia, diavere

mandato un

tacilosalutodinazionale

compiacenza

aglieroi

magui-

nimidifensori,del drittoedell’umanità.

Salito sul tronodel padresuo,il Caligola dei no- stri tempi, di eterna esecrazione a tulligli uomini, Francesco II giurò essere insaziabile fiera, giurò di essere insaziabile di

sangue

, giurò rendere il

suo

paeseataleche

sembrasse un

sepolcro,giuròfare dei suoisudditi

non mandre

diarmenti

ma

spettrie larve agonizzanti, giuiòrenderelavitapiù odiosadellamorie;

e

mantenne

il

giuramenlo

più

bene

di quelloche

non

manici esteroisuoi avi lacostruzionee igiurali patti elo

mantenne

siscrupolosamente cheglieffettisupera- ronola

brama. Morta

fu 1’ industriae ii commercio, avvilito e calpestalo ogni progettod’

un

più lieto vi- vere, dimenticata nell’inopia la borghesia,

smonta

e avvilita la nobiltà, il pubblico

bene

sottomesso alle

mene

gesuitiche, la politicastessacircoscritta

da una

sfera ignobile ed angusta; i’unico pensiero del go- vernofuquellodiabbattere edistruggerela più lieve

nube

diciviltà,dicrearebaluardicbastionisulle

mino

della patria,d’aizzarel’odioelavendetta,didivideree

smembrare

tutto

un

popolo,di fare

Palermo

straniera a Messina, Napoli a Siracusa, d’annientare ogni

umano

consorzio

rendendo

gli

uomini

affamati cd egoisti, e ciò

onde

governarli

come

il

mandriano governa

gli ar- menti, gettandoloro

un

tozzo di

pane

per la sod- disfazione di vederselischiavi a’ piedi.

Ed

allo scia- gurato

non mancarono

fiere

da

scagliar sulle desolale

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(37)

STORIADFXLARIVOLUZIONI; D! SICILIA 25 caterve,a succhiarneilsangue,ea infonderviilveleno dellasimulazionec dellasuperstizione;chese

un

so- spetto,

un mero dubbio, una

parolasloggila incon- siderala,

una

lettera passata

da

sospetta

mono, uno

sguardo,

un

sospiro, allraversasse latoro

mente,

le birreschefiereaddentavano,e

qualunque

fosselapreda, scannavano.*

r

!aiefuilprincipiodiquesto regno,tale nefui’au- rora

— Immaginiamo

qual fosse ilgiorno,

quante

e .

quali miserie si accumulassero su quella miseraterra allorché la

campana

della riscossa destò gl’Italiani

,

quanto

fosseildolorediqueipopoli

, che pari a noi

hanno

nellevene

sangue

dei Cesari e degiiSeipioni, che paria noiserbanoin seno quel fuoco d.vino che è scintillaimmortaledelprimatod’ Italia,

non

polendo slendcie anoila

mano, non

polendo esternare queila giojache ispirail trionfo,

non

potendo cooperare an-

eli’essiallosviluppo del gran principio,

non

polendo versareilproprio

sangue

sui

campi

della patria indi- » pendenza.

E

ciònonostante,a*rischioche la

mannaia

troncasselegenerosecervici,collospettacoloinnanzigli occhi di tortureinaudite,dipersecuzionie proscrizioni d’ognigenere,ciononostanteiSiciliani d’ogni sesso, d’ogni condizione,d’ogni età,

eludendo

nelloscorso

aquo

l’esosasorveglianzadeiManiscalcoedeiFerro

non

mancavano

diporgereall'Italiaquantisoccorsi la

dura

circostanza loropermettesse.

Onde sempre

più irritata la ferociadei regii,e

sempre

più

accumulata

sugli in- felici la tirannide,più che

mai

fu lascialo libero freno aicarnefici edaglisgherri, sicché

pensando

a

quante

cenlinnjadipersone furono massacrate perfinoinsugli allari,alle

donne

sgozzateesventrale,ai saccheggi ed alledevastazioni, allecrudellà mostruose

un

brivido invadeI’

anima

nostra,

una

maledizione

suona

suite labbradiogni gentecivile.

(38)

CAPITOLO I

26

Qual

contrasto

non

offrìalloral’Italia,qnal differenza di vitaai

due

estremidellaPenisola.Sul

Po

esull’Arno tutto giubilo e tripudio, alle falde delVesuvioedell’Etna fupiantoetortura;

mentre

qui

regnava

laconfidenza el’ammirazione

pur un

miracolodire, làsilevava

una

segreta maledizione controaltronoese

ne minavano

le

fondamenta

dall’odioe dallavendetta;

mentre da un

lato tuttoeravitaesplendore,dall’altroeran tene- bree silenzio disepolcro,

mentre

che l’una parte gua-

dagnava

la simpatiadi tutti i popoli

, dall’ altra era compassionevole universale

argomento

diorrore.

Ma enormezze

siorribili, colpe sìgrandi, tanti la- mentietanto

sangue innocentemente

versato

non

poteva laProvvidenza permetteredivedere impunito.

Non

sola-

mente

isuoidelitti

pendevano

sulcapoaltiranno

come bipenne

scure pronta a vendetta; sopradi lui tuttele stragi e le

enormezze

de’padri suoi,itradimenti del- l’avo,lecarneficinedelpadre,leoscene infamiediCa-

. rolina,leconcussionidiRuffoe diActon, emille e mille giuramenti calpestati, azioniindegne,e tutto

quanto ha mai

d’orribileed’esecrandolastoriadeiBorboni,dal-

l’infanteD.Carloall’altualejena, pesava.Sì, laProvvi-

denza

decretòl’espiazione ditantecolpe, diqueltrono infame decretòlarovinaeperciòloresesordoaisalu- tariconsigli di sudditi e di

monarchi

, loreseimpas- sibile

ad

ogniminaccia, cieco

onde non

vedesseil pre- cipiziocheglisispalancavasotto

onde

per sè

medesimo

visiscagliasse,persèscoperchiassela

tomba

e suggel- lasselapietra col

marchio

dellainfamia.

Ed

intantoche questo fuocosi

accumulava

eche an- cora coperto di cenere cercavadilatarsi, e che

da un

capoall’altradell’Isolasipreparava a sorgeree

a

scin- tillare d’

una

luce irresistibile, intanto Francesco II

mandava

lesue ordea’confinidello Stato;elà pieno

1 >

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(39)

STORIA DELLA RIVOLUZIONEDISICILIA 27 d»tracotanza minacciavaairedentiItaliani,minacciava ajutoallapericolantebarcadiPietro,e nelsuo

animo meditava

recareall’Italia

come

già

un

diDarioallaGre- cia,lecatenedelselvaggioed i

marmi

sontuosi

onde

innalzare

un monumento

altrionfo della tirannide.

E

certamente che ove

non

avesse trovata opposizione,

dove

potentivoci

non

gli avessero intimatoilrispetto alla volontà provvidenziale dei popoli,

dove

trovato avesse piùpotentialleati diquelloche

non

lo fossero

un

papato ed

un impero

,

ambo

sfinitodi forze e di ardire, certamente che osato avrebbepassatoil

Rubi- cone

,

non come

Cesare pienodi vtloree diconfidenza nellacausa che

andava a

propugnare,

ma come

Claudio imperatorealconquistodella

Gran Bretagna

recò

armi

tiranne.

Ma un rumore

sordoelontano,

una romba

diterre-

moto

minaccioso troncò ogni

veduta

dibellicoseimprese;

la Siciliasisollevò

dinanzfa

lui

come

spettrosangui- noso,

ovunque

inseguendolo, dai consigli alla

mensa,

alle

piume onde

giàil

sonno

era

da

moltiannifuggito, ovenellelunghe oreuellanotte

un

ferro vendicatore lo minacciava.

E

ciòè poco o ultimodeiBorboni che rechi sulla fronte italiana corona,seegli è

pur

vero che ogni gocciadi

sangue

innocente gridivendetta al cospettodi Dio. .

'

La

rivoluzioneintantosi

avanzava

inesorabilee già lasua

vampa

difuoco bruciavainviso glisgherri del Maniscalco,

supremo

direttore di polizia,

ben degno

d’appartenerealsuo regale

padrone

,i qualivolendo seguirneleIraccienullacosa omisero,ecarcerazionie deportazioni,eperquisizioni,

onde

raggiungere l’infame scopo,

onde

salirealfavore deltronosullerovinedegli uccisi fratelli.11 governo allora si diede

ad armare

e fortificarsi sotto

mano onde non

far palese di

temer

(40)

28 CAPITOLO1

mene

difacinorosi c diribelli,ecoi banchetti e colle frequentiparatee colie feste e colle gozzovigliesi

pensò

illudere edistrarre la pubblica opinione.Molli cuori

ill.usi, desiderosi di riconciliare la nazionecol trono, aprironoaliorai loro pensiall'impassibile

monarca;

i

rappresentantidi

molte

potenze europee, piùfialecon- sigliaronoa risparmiareall*Italia

una

guerradi fratri- cidearmi,di risparmiarlealtro tributo di

sangue,

di stendere la

mano

al

magnanimo

Vittorio

Emanuele

se- ,

guendone

l’esempio, e

promettevano

chela

sua corona

rifulgerebbedi

una

luce novella,clicl’amoreela felicità dei suoi popoli innalzerebberoil

suo

irono soprabasi incrollabili.

Lo

slesso suo

sangue

ardisollevare

una

voce: il contediSiracusa, addi 3del

mese

di aprile cosialcorrottonipote scriveva:

Sirei

Ilmioaffettopervoi,oggiaugnalocapodelianostra famiglia, lapiù lunga esperirò*» degli uominiedelle co>e che necir- condano, l'amoredelpaese,mi dannoabbastanza dirittopresso V. M., neisupremilinimentiin

em

volgiamo,did*-porreaipiedi deltronodevoteinsilitiiZ;omsuifuturi destini politici*ielRame, animatodal medesimosentimento chetega voi,oSue,aita for- tunadeisuoipopoli.

Ilprincipiodellinazionalità italiana, rimastoper secolinel campodeil’idea,oggièdisceso vigorosamenteinquellodell'a- zione.Sconoscere noisoliquc4ufattosarebbecoci delirante, quando vediamoin Iuriqaaltriaiutarlopotentemente,altriac- cettarlo, altrisubirlo cernesupremanecessitàdeitempi.IlPie- monte,eperlasuagiacitura e perdinaslnhetradizioni, strin- gendonellemanilesortidei p<polisubalpini, efacendosiini- ziatore delnovelloprincipio, rigettaleleantiche idee municipali, ogiiiusufruitadiquesto politico concetto,erespingelesuefron- tiere sino allabassavalledel Po.

Maquesto principionazio- nale,oranelsuo svolgimento,coni' ènaturaicosa,direttamente reagisceinEuropa,everso chi l'ajuta,eversochil’accetta,e su chi In subisce.

La Francia deevolere,chenon vada perdutal’operasuapro-

DigitlzedbyGoogle

(41)

STORIVDELLA RIVOLUZIONEDI SICILIA 29 lettrice,e saràscmpremaisollecitaacrescerd’influenzain Ita- lia,econ ogni modoa non perdereilfrollodelsanguesparso, del l'oroprodigato edelliioiporlanzacadutaalvicinoPiemonte.

NizzaeSavojalodiconoapertamente.

L’Inghilterra,che pure accettandolosviluppo nazionaled1Italia,dee peròcontrapporsi all'influenza francese,perviediplomatichesiadoperaastender pnressalasua azionesullaPenisola,ed evoca sopite passioni neiparlili avantaggiode’ suoimalori di epoliticiinteressi.La tribunaelastampainInghilterraaccennanogià lontanamente 2doversi opporreallaFranciabenaltrainfluenzanelMediterra*

neo, chenon sonoNizzae Savojiapiè delle Alpi. L’Austria, dopolesortidellaguerra, respinta nei confinidella Venezia, sentead ognioravacillareilmalfermo potere, cbenchéforse presaga,elleilsoloabbandonidiquesta provincia potrebberi- donarlelaperdutaforza,purtutta'ollanonha l'animodirinun- tiare altisperanzadiuna rinnovatasignoriainItalia.

Nèoccorrecheioquidica aV.M.dell’interesse,che lepo- tenzesettentrionaliprendonoinquestomomentoallemutatesorti deliaPenisola,giovandoin litepiù<he avversando lorolacrea- zioned’un forteStato neicuored’Europa,guarentigia contro possibili coalizioni occidentali.

Intanto conflitto di politica influenza,qualeè l’interessevero delpopolodi V.

M

,equellodeliasua dinastia?

Sue!LaFranciao l’Inghilterra,perneutralizzarsiavicenda, riuscirebberoperesercitarequi unasivigorosaottone,da scuo- terfortementelaquiete del paese edidirittideltroni.L’Au- stria,cuimancailpoteredi riafferrarelaperduta preponderanza, eche vorrebbe rendersolidaleilgoverno diV.M. col suo, più dell’lnghillerra sle»saedeila Francia tornerebbe anoi fatale, avendoafronte l’avversità nazionale,glieserciti diNapoleone111 cdelPiemonte, laindiHciema britannica.

Quile via dun- que rimaneasalvareil paesee ladinastiaminacciati da cosi gravipericoli?

Unas-da.Lipoliticanazionale,che riposando soprai veriin- lereS'idello StatoportanaturalmenteilReamedelmezzogiorno d'Italiaa c.ilteg.rsicon quelladell'Italiasuperiore; movimento questo cheI’Europa nonpuòdisconoscere,operandosi fradue parti dinin»destinopaese,egualmentelih. riedindipendenti fra loro.Co>i soloV’

M

sottraendosia qualsivogliaestraneapres- sione potrà unito politicamentecol Piemonte, essergeneroso moderatoredellosvolgimentodiquelleciviliistituzioni, cheil

rinnovatoredellanostraMonarchia nelargiva, quandosottratto

(42)

CAPITOLOI

30

il Reamealvassallaggio dell’Austria, lo creava sui campi di Velletriilpiù potenle Slatod’Italia.

Anteporremonoiallapoliticanazionaleunosconsiglialo isola- mentomunicipaleY

L’isolamento municipale nonciesponesolo allapressionestra- niera,

ma

peggio ancora,abbandonandoilpaesealleintornodi- scordie,lorenderàfacilepredadeipartiti. Allora saràsuprema leggelaforza;mal’animodiV.M. certorifuggeall’ideadicon- tenersolo col poteredeliearmi quellepassioniche lalealtàdi un giovaneRepuò moderare nvece e volgere«Ibene,opponendo

airancoril’oblio,stringendo amica ladestra alRedell’altra parted'Italia,econsolidandoiltronodiCarlo HI sovrabasi,che lacivileEuropa o possiede » dimanda.

SidegnilaM. V. accoglierequestelealiparoleconaltrettanta benignità,per quanto sincero cd affettuosoè l’animo mio nel dichiararmi novellamente.

DiV.M.

Napoli,5aprile4860. >•

Affez. zio.

Leopoldo, conte di Siracusa.

Invano.Ai consigli furisposto chei

Borboni

erano abbastanzafòrti

da

schiacciare

chiunque ne

minacciasse

iltrono,che

nessuno

avea meglio

a

cuore lafelicità deipopoli;alparente fuadditalala viadell’esiglio; al popoloedaisuoilamenti corrisposeronuovidecreti di proscrizione,

nuove

catene, nuovipatiboli.

Ma

P oradellariscossaerasuonata,la

campana

dei vespri

rimbombava

in Sicilia.

A

Palermo, a Messina,a Catania, a Trapani,tuttopresagiva

imminente

loscop- pio;epperòlapolizia

ovunque

teseagguatiedinsidie

,

non

trascuròpersuasioni o minaccie persistendo

sempre

piùnelvolerediopprimeree diannichilire. Fortinella volontà enella concordia,certi del trionfo dellaloro causae delle loroarmi, con

memorabile

rassegnazione attendevanofrattantoipopoli

un cenno

che venir do- veva

da una

segreta congiurastabilita nelconvento

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(43)

STORIA DELLA RIYOLU7.IONF:DISICILIA 31 della

Gancia

dei fratiMinori di

Palermo;

elàintanto

armi

si apprestavanoemunizioni d’ogni genere,ecan- nonisi fondevano,esiorganizzavanosegreticomitati,

ed

agentiperogni

banda

della Siciliasi

spandevano ad armare,

a collegare

, astabilire'unitàd’azione,certo

governo

che valesse a reggerela

gran mole

della rivo- luzione.

A

Messinasidovettechiudereilteatro

prima

chele rappresentazionifinissero,per ordine dell’intendenzache conosceva doverfarsidiquelleclamorose dimostrazioni

che preparano

loinsorgere deglioppressi;a

Palermo

pure, el’impresario principe di Sant’Elia, persona influentissimapersocialecondizioneepercivilivirtù,

dovè

protestare contro

un

simile

abuso

dell’intendenza,

onde

arrestaloed imbarcato sudi

un

piroscafo

venne

a forzatradottoa Marsiglia.

InNapoli l’agitazioneeragrande.

Una

notafu

man-

dataalgabinetto di S.

James

nella quale il governo osava chiedere chefosse laflottabritannica allontanala dalle

acque

della Siciliapotendo esserelasua presenza causad’inquietudinee(l’incitamentoai facinorosi.

Ma

la

Gran Bretagna non

poteva

abbandonare

isuoi sudditi inermi allaferocesbirraglia,ele navi rimasero.

E

a Vienna, Pietroburgo, Brusselle,

Monaco

e Parigi fu in- vialo per

mezzo

del corriere di gabinettoCastelli

un memorandum,

nel quale il governo, dolendosi degli ostacoli suscitatiglicontro,

domandava

aquellepotenze cheadoprarsivolessero

onde

farcessare1’atluale stato di cose,nel

medesimo tempo impudentemente

chiedendo guarentigiaalpossessoedallatranquillità dello Stato;

edatuttigl’intendentidella Sicilia, alManiscalco,al

Russo,

alSalzano, atuttiicapi infine dell’esercito e delgoverno, atuttiisegretiagentidella tirannia furono spintiordinisuordini,perchèsolo collaforza e colter*

(44)

CAPITOLOI

32

roresisorvegliasse

ad

impedirelosviluppodella rivo- luzione, eperchèsiperseguisseroe in

qualunque modo

sidistruggessero iprogetti della reazioneche evidente-

mente man

'festavasi; efuronospintiordini in tutte le parli de! regno

onde

raggranellare

un

forte corpo di truppenellacapitaleedin quelleProvincieUie più da-

vano

a temere

una

crisi, pronte agiltarsiove più

ne

nascessenecessità.

Ma a

chetuttoquesto?

ilg:orno quattro aprile

delTanno

sorgeva;la

mano

diDioavei,agiàvergatala sentenza, la

spada

eratrattadai fodero

infamia a chiatal passocostrinse! acolordi

sangue

ricorderà lastoriailsuo

nome.

All’alba di quel giorno celebre nei fasti d’Italia,

mentre

ancoralacittà di

Palermo

era avvoltanelsonno, quasinel

momento

istessoche

un

gagliardo fuocodi moschetteriale

annunziava

lasollevazione, ilgenerale

comandante

la piazza,Giovanni Salzano,

proclamava

colseguente decieto lostatod’assedio:

Ilgeneralecomandanteleanninellaprovincia ereaipiazza di Palermo.

Essendosi,al fardell’alba di questo giorno,osato da una manodifaziosiattaccarelerealitruppe conarmi dafuoco,per provocare una insurrezioneinquestacittà,eccitando1sudditiad armarsi control'autoritàreale;

Ilgeneralocomandantedellearmidellaprovincia e reaipiazza inforza delle facoltà della reale ordinanza dispone quanto ap- presso:

Art. I.LaoitfàdiPalermoesuodistrettosono da questomo- mentoinpoi,dichiaritiinisiaW d’assedio.

Art.‘2.| ribelli,presiconle armialla mano, non chetutti coloroche presteranno concorsoallainsurrezione,sirannogiu- dicalidaunconsiglio diguerrasubitane:»,che da orainpoire- stainpermanenza,e ciò anormadei r.:aldecretodel27dicem- bre 4858.

ied byGoogli

(45)
(46)

Buon

numero

di

zattere

raccoglieva

a

poco

a

poco

i

sopravvegnenli

,e

senz’

altro

segnale

prendeva

il

largo.

Tutti

ignoravano

la

precisa

destinazione,

i

mezzi,

il

tempo,

l’

itinerario.

li

loro

generale li

aveva

chiamati,

erano

accorsi!.-

Altro

non

sapevano,

domandavano.

Fedi

png.

G6.

(47)

STORIA DELLARIVOLl'ZIOME DI SICILIA 33 Art.5.Tatticolorochein attodetengonoarmidiqualunque natura,dovrannofarne, inore24dallapubblicazionedellapre- sente,consegna?questocomandomilitare, sito nellapiazzaBo- logni, amalgrado che avessero ottenuto legalepermessodella polizia;il quale permesso da oggiinpoirestaannullato.

Art.4.Duranteilgiornogliabitanhdovrannocamminareper lestradeisolatamente. Lanottedaun’ora inpoidovranno por- tareima lanternao fanale.

Art.B.Èvietatoaiparticolari di riceverepersonainlorocasa che non siano parenti, equalora volessero riceverealcuno al- loggiandolo, dovranno munirsidilegalepermesso dell'autorità civile.

Art.6.Èvietatoilsuonodellecampanetantodigiornoquanto dinotte;comepureè vietato di affiggere qualunquesiasi car- tellooproclamasedizioso; icontravventori saranno giudicati dalconsiglio diguerra subitaneo.

Durantelo stalo d’assedioletipografieresteranno chiuse.

Art.7.11consiglio diguerradiguarnigione resta elevato da oraaconsigliopermanentesubitaneodiguerra.

IIdetto consigliosederàinquestacasacomunale.

Palermo, 4aprile4860alleore7antim.; . .

Ilgeneralecomandantelearmidellaprovincia e reaipiazza diPalermo

Giovarmi Salzato.

< . I.. !..

.

Ma

la poliziaessendo venuta

a

cognizione

come

nella chiesae nei

magazzeni

del conventodeliaGancia,esi- stessero

armi

e munizioni,e;

come

in esse sitenessero segretecongreghe,e fosseil

nodo

dellacospirazione,in sull’alba diquel dì

memorando

si preparava

ad

agire ea dispiegare ogni suaforza. Il sole

non

aveva an- Gora irradiate del tulio le tenebre che già

una

forte

mano

d’armaticircondava

da

ogni Jianda quelje

mura,

che già lo stato d’assedio era decretato nella città,

che

già itelegrafied ogni

comunicazione

col difuori era rotta, che la guarnigione erapronta alla offesa, chei

cannoni

edi mortai deiforti erano pronti

a

vo- mitare la morte, che gli altri sgherri dell’Isola già

Rivoluzionedi Sicilia, 8

(48)

34 CAPITOLO1

avutol’avviso alla volta di Napoli sin

da

quell’ora correvanoidispacci

annuncio

della

trama

e delleprese misure.

Ben

tostoicannonisitualisulpianodella

ma-

rina,in linea rettaall’entrata principaledella chiesa,

cominciavano

acolpi dimitraglia

ad

atterrarneleporte.

Le

milizieeglisbirri,digià avidi di

sangue

e di sac- cheggio,

ne

varcavano con ardirelasoglia;

ma

acolpi difuoconel santuariodella religioneedella libertàli

accoglievano

quaranta

valorosi,animati

da

quell’amor santodi patriachesuscita all’eroismo;

quaranta

petti italianisioffrivano lorobarrierainsormontabile,qua- rantacuori italianisfidavanol’impetodegli assalitori;

e secederefu

d’uopo

alla

preponderanza

del

numero, pure palmo

a

palmo

fu

abbandonato

il terreno, e sui cadaveri di molte vittime dovettero calpestare quei mostri.Ipiùfuronopresiedincatenali,glialtrisi ri- fugiarono, chi nelle sepolturee chi

perle

tegole;

da ambo

leparti

non

pochi imorti,molloiferiti.Iprigio- nieri,chesi

suppone

esserestati tredici, in

unione

a trentafrati,anch’essiincatenali,

ad

ognipassovilmente insultatitrascinavanoglisgherri nelleorrendesegrete.

Nei

magazzeni

e nellachiesa

non

moltifucilie

muni-

zionied

un cannone

di legno fasciato diferrofurono rinvenuti. Ogni cosa è

messa

a soqquadro. I soldati vittoriosi

cominciano

l’opera disaccoe difuoco,dira- pinae di morte.Nulla sfuggeall’aviditàloro,

quanto

dai soldati di Attila fu

un

giornorispettato,oggiquesti cristiani,soldatid’unrechesivantacristianissimo,co-

mandati da

chisi diceil sostegnoeil baluardo della chiesadiCristo,oggiquesti

empi sommergono.

Ditutto capaci,

non

altrimenti che soldati del contestabile di

Borboné

sicontengono,ostieconsacrategettatealsuolo e calpestate

onde

disputarsiivasi preziosi,lecrocid’ar- gento spezzateacolpi di sciabola,isacriarredi lacerati

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(49)

STORIADELLA RIVOLUZIONEDISICILIA 35 abrani e litigati

, gli altari servonodibanchettoalle loro orgie,sgabelloalle vergini violateestuprateepoi sgozzate; tutto èpredato,distrutto,

infamemente

vilipeso in quel luogo sacroaibarbaristessi.

La mente ripugna

all’idea d’unsimile trionfo,il

sangue

nelle

vene

siag- ghiaccia, l’irae lo

sdegno

suscitano ognicuorcivile

a

maledireea vendicare.

Intantoil

rumore

delle artiglierie e dimoschetti

aveva

destala la città, molti eranocorsi allearmi,

quando

leregietruppe

mossero

contro di loro,e dalsobborgo dettoiPorrazzisino

a

portaS.

Antonino

fu

impegnata

la zuffa. Il fuoco

durò

alcune ore;

ma

la soldatesca cresceva

ed

ilpopolo,cessaloilfuoco,sidileguava.

Un

gridoallora

tuonò

pelladesertacittà,

un

gridochealle orecchiedei cittadini

suonò

parola maledetta; equesto grido era

un

evviva a Francesco II, al

monarca amo-

rosissimo, al padre del suo popolo!

E

questo grido usciadalle fauci dellesoldatesche,chetintedelfraterno

sangue

ritornavanovittorioseaiquartieri,

applaudendo

allaoscenavittoria.

Ahimè!

che coloroerano

pur

Italiani,figli

d’una

stessa terra!

Questofuil

primo

trionfo,o per megliodire l’ultimo deglisgherri del Borbone.

La

storia

non mancherà

di registrarlo,

argomento

agli

uomini

di ogni

tempo

e d’ogni partito di eterno orrore, esempio solennedi

quanto

possa inferocire la rabbiadella tirannide nei brevigiorni delsuotrionfo.

Da una

parte all’altrafurono mortieferiti; e

non

pochi furonoquelliche cadutinelle

mani

deicannibali

caddero

fucilali,osepoltinelbujo

d’una

prigione.Ica- daveridei martiri posti sudi

un

carrofecero orribile spettacoloallaatterrita città; tacito

ma

eloquente avver-

timento

allainorridita e

inerme

popolazione.

E

questo

(50)

CAPITO! 0I

5G

fuil

primo sangue

che lavardoveva laterra diSicilia eribattezzarla nel

nome

delDio delle battaglie e della libertà! Inquesto

medesimo

giornoletruppe delpa- ternosovrano saccheggiavano gran

numero

dicaseper violenza di quelle

armi

che

pur

eranoalla custodia dellesostanzedeiprivali,nòvergognar no emulia’van- dali

contaminar

d’ogni crimine la vincente bandiera.

Intoltoquel giornofusqualloree silenzio di sepolcro:

lepubblicheviedeserte, inegozi sprangali,lefinestre fermate; esetaluno necessitava condursi

da un

luogo all’altroguardingo ed evitando ogni incontrocollepat- tuglieche percorrevano per ogni dovela cittàpericola la vita

mentre

lechiese stesse erano chiuseall’ufficio divinoele

campane non chiamavano

piùifedeli alla preghiera.

Maniscalco eranelsuo elemento, lo squallore e la

morte

locircondavano;

ebbe

a cento a centoprigionieri incatene e persino labadessa ed ilcappellanodella badiadel

Monte,

fuori della porla

Macqueda

rei di avere inavvertitamente suonate le

campane,

delittodi -lesa

maestà

inquel giornoterribile.

CAPITOLO IL

Nuovi tormentienuovotormentati.

Organizzazionedellarivolta.

Pati- bolietorture.

Insidieborboniche,-rLaPasqua 18GO.

Cariai.

I

preti diSicilia. ,

Il trono dei Borboni si scossedalle

fondamenta a

simili

nuove

che 1’ultima sua ora presagivano.

Non mutò costume

per questo,

ma

anzi postosi ingran

molo

spinse truppeemunizioni a gran furia suipunti

più

minacciati.

Le

guarnigionidiCapua,diNapolie di

Gaeta

ebbero ordinedi tenersipronteallapartenza;e

da Na-

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(51)

STORIADEI! AMVOLl’ZIONF. DISIC1I.IA 37 polifuronoimbarcate soldatesche d’ogni

arme

ed’ogni corpo,allaflottafu prescritto di porsi incrociera

lungo

la costa dell’Isola

onde

impedire sbarchi dal di fuori, e furonoscritti

memorandum

atuttelecortid’Europa,

ed

ilrestessoetuttidi

sua

famigliagareggiavanoneidoni eneglieccitamentialmilitare

onde

cattivarseload ogni estremità.

Dopo una

conferenza avutacol principedel Cassero, ilprincipe Comilini, l’ex-ministro Cassini, il

commendatore

Carafa

ed

ilprincipedi Caslelcicala,que- stipartìprecipitosamente per

Palermo

e

un

regiode*

cretonoihinò a ministrodiSiciliailprincipediComitini, cherifiutòvivamentedi

assumere una

talcarica; lapo- lizia frattantocontinuò rabbiosamente gli arrestiele perquisizionie,moltepersone distintissimeebberoesi- gliodal

Regno;

atuttiiprovinciali fuintimatoilritorno alle loro terre, etuttigliindividuiprovenientidi Sicilia furonosorveglialie ben’ anco carcerati,tragli altri il

principediNiscemiedil

marchese

Rodini, genero del principedi Casseroche meglioavveduto seppe fuggire dagli artigli dei poliziotti; editribunaliediconsigli di guerra

non mancarono

dipronunciare sentenzedimorte edideportazioni,mentre, traglialtri,

due

ufficialifu-

rono

fucilali.

Tuttalacittà fu in

movimento

edinagitazioneiti

quellavitadisepolcro:leunichenotiziechesi

avevano

di Siciliaerano quelle pubblicaledalgiornaledel

Regno, organo

dellavolontà deltiranno, ilquale cercava na- sconderela verità dei fatti rivestendoli cogli arlifizj usitati dal serenissimo

governo

austriaco.

Eccone

ora

una

prova:

«Dispacci telegrafici diPalermoci annunciano essere stata colàmomentaneamenteturbitalapubblicaquiete.Questa mat- tinaalcunifaziosihannoosato inquellacittàattaccarlatruppa ela forzapubblica,uccidendo quattrosoldatie trecompagoidi

(52)

CAPITOLOII

38

arme.Manon guaridopoquestoattentato,lerr.truppesi sono impadronitedelconventodellaGanciadoveisediziosi si erano chiusi.Ne'dintornidelladetta città sono comparse nel tempo stesso dellebande armate,masonostaleimmediamentedistruttte; sicché latranquillità e l’ordine sonostati interamente rista- biliti.»

Pubblichiamoiragguaglipervenuteciincontinuazionede’ di- spacci telegraficichejer l’altrociannunziaronol’attentatocom- messodaalcuni faziosi inPalermocontrolapubblicaquiete.E innanzitratto vienconfermato che1’ordineelatranquillità fu- ronocolàprontamenteristabiliti;echeglisperperatiavanzidelle bandedistrutte checomparveroBe'dintorni della città,erano senza posaincalzatidappertutto,ilche potèforsecagionarealla valorosa truppa nojasoltanto, trattandosi dimasnade che son pronte del pari a dileguarsi alla vista della forza ordinata,e sconfitteraggranellarsiin altri punti.

Quantoall’attentato del 4,noncirimaneadaggiugnere,se nonche l'ardoredellereali troppeinreprimerlofusuperiore ad ognielogio. Unbattaglionedel 6.°reggimentodi linea, al gridoentusiasticodi Viva,ilRe!siimpadronìinpoco d’ora e conslancio irresistibile delconventodellaGancia,nonmenoche de’ ribellichevisi eranofortificati,e delle loroarmi.Lospirito cheanimacolàisoldatiè quale da per ogni dovesimanifesta nel reai esercito enell’armata.

Lacittà diPalermo,solo a tutela de’ suoi pacifici abitanti, fu messain istato d’assedioper ordinedel generale Salzano,co- mandantelearmidellaprovinciaediquellaR.piazza.

Secondoidispacci telegraficidelle3 pom.dioggi,checiper- vengono datutte lealtreprovinciedella Sicilia,tranquillissima ètuttal’Isola,siccome tranquillissimafu lastessa città diPa- lermo,duranteilconflitto,eprima edopodi esso.

Ma

segretecorrispondenze dettero novelladel vero, sicchénel Venerdì SantolastradaToledosiscosseal grido di

Viva

Vittorio

Emanuele,

Vivala Sicilia;e la

punta

delle bajonette respinsela calca.Nel

medesimo tempo un proclama

del clandestino CorrierediNapoli

chiamava

allariscossa

anche

ifiglidiMasaniello,colie nobiliparoleche riportiamo:

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