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gno animale abbondando come in tutto il resto d’Italia

ipascoli

non

è

meno

ricca in questa produzione. Ivi buoi ebufalirinomatissimi,ivirazzedi cavallichenella

bontà

e nellabellezza

non

invidianoquelli di

Spagna

e diNapoli, ivivolatiletantodomestico cheselvaticoe

numeroso

e diottime qualità, e nellesue

montagne

e neisuoiboschi trovansiincopialepri,camosci,caprioli, cervi ecignali,e sullesuecostemarittime, particolarmente su quella che

guarda

l’Africa,moltoe squisito pesce, e crustacei pregiatissimi, ricco

ramo

dilargocommercio.

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WTROOt’JIlOTfR 15 In

quanto

alle specialitànaturalicheoffrela Sicilia 10

non

stimodidover ricordarecheiltantocelebralo vortice diCariddi sottola

punta

settentrionale delFaro di Messina,ilcastagnodei

100

cavallisul

monte Etna

la cuicirconferenza è di

208

palmi, elagrotta del

Bue Marino

nell’isola Felicari,

una

delleLipari,che

ha una

cavernadi

200

piedi dilunghezza,

122

dilarghezza,o

05

dialtezza.

Su

di

una

superficiequadratadi

20,582

chilometri avvi

una

popolazionedi S:,051,

399

abitanti, relativia 77,16 per chilometro quadralo. Tutte questesuperficie è divisa iu setteintendenze,equestein distretti e

co-muni. Le

intendenze sono:

Quelladi

Palermo

che conta

483,206

abitanti. Pa-lermo,capitale di tutta

Y

Isola,

n’è

il capoluogo, città vastaecospicua,situalanel

mezzo d’una

valle deliziosa cuigli antichi appellavano conca d'oro,circondaladi villeo di castellanumerosissime, con

un

portosicuro egrandioso, con palagi sontuosi ed

una

cattedraleche certamentepuote stare in confrontocolle

prime

d’Ita-lia,attraversala

da

vaste e simmetriche vie,ornatedi fontane,dipiazzespaziosee di pubblicigiardini, ricca diogni

genere

distabilimenti dibeneficenzae d’indu-stria, d’istituti letterarie scientificicon

una

popola-zionedi

180,000

anime.

QuelladiMessina

ha 351,362

abitanti,Messina n’è

11capoluogo. Cotestacittà, lapiu anticatralecittà ita-liane,altrevoltefusplendidae poderosa;

ma

il

terre-16 INTRODUZIONE

moto

del

1783

fuquasiperdistruggerla, epiù

non

fu quellad’

un

giorno.

La sua

felicesituazione, situata sul Faro delsuo

nome,

l’hafattaperò pervenireal

grado

dicontenere

una

popolazionedi

93,822

abitanti,e di ricostruiretemplie palazzi epiazzee vie e

monumenti

d’ogni genere,

ben

degnidisederesullerovine dell’an-ticasua magnificenza. Essacittàpossiede

un

porto spa-zioso,

un

arsenale,ed operedi fortificazione infinite.^

La

intendenza diCatania

ha 476,968

abitanti; Ca-tania,che

n’è

ilcapoluogo,

ne ha

56,515.

Questa

città,

ad

ontadei disastridell’eruzionedell’Etna, e la quasi suatotaledistruzione cagionatadal terremoto del 1693, sorse piùbellaepiù cospicuadalleproprierovine.

Quelladi

Girgenti, eh’ èpopolatadi

233,187

abitanti,

ha

percapoluogo Girgenti, l’anticoAgrigento, quella cittàche contavaal

tempo

d’Annibaie,che

ne

fece l'as-sedio,

dugen

tornilaabitanti,e che oggitocca

appena

a 18,600.Di

sua

celtica grandezza

non

restachela

me-moria ed

alcune rovineditemplie di sepolcri.

NellaintendenzadiNoto visono

245,255

abitanti;

Noto

capoluogo,ècittà dipoea

importanza eon 10,962

abitanti.InquestaintendenzaavviSiracusaeModica, la

prima

popolata

da 16,916

abitanti,’ laseconda di 27,406. Siracusaè tra tuttele altre cittàdi Sicilia e dell’ Italiatutta,trannePenna,lapiù celebrefieli’ anti-chità;ora

non

lerestacheil

nome

e la

memoria. Stra-bone

leassegnava

un

circuito di

22

migliaed

una

po-polazione

d’un

milione e

mezzo

d’abitanti.

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INTRODUZIONE 17 QuelladiTrapani

ha 182,809

abitanti.

Trapani

n’è

il eapoluogo, antichissimo porlo,ove

Enea approdò

e deposeleceneri d’Anchisc suo padre,econia

una

po-polazionedi

24,928

abilanli.

QuelladiCallanisella, popolaladi

179,512

abitanti;

edi cuiCaltanisettaòil capoluogo, piccola cittàcon

\

17,292

abitami.

La

storia di questa nobilee classicaparted’Italia si perde nellopiù segrete caligini dei tempi. IGreci ricordano

come

Cose si par!isso di Sicilia

onde

intro-durreinAtenei ritieleusini,ed

Omero

negliimmortali suoi versi

rammentala

quale terradel soie, terra dei Ciclopi.Ciò

ammesso

laSiciliafucoltaepopolata avanti

chej

quattrofigli di Javan fondasseroi primi regni d’Europa,ilregnodelPeloponeso, d’Acaja,di

Macedonia

e di Tessaglia; sicché lasua esistenzadata dal

tempo

dei primiEgizii,dal

tempo

di

Abramo,

circaventi secoli

dopo

lacreazione.

Come

sopragià dissi il suo

primo nome

fuquellodiTrinacria;iSiculi, cherespinti dal centrod’Italiadagli

Umbri

siricoveraronoinCalabria, echepoi

anche

dilàsnidali dagliJapezisigettaronoin Sicilia, e che gli oriundi di questa cacciarono nelle

montagne,

e

dominarono

intuttal’Isola,edirozzarono, ereseroflorida efelice,lecangiarono quel

nome

inquello di Sicilia. Gliabitanti che

da

questi invasori furono dispersi, epoidomali estrettiin

una medesima

fami*

glia, si

chiamavano

Sicani.

ICartaginesi

ed

iFeniciposero coloniesullesue

co-Rivoluzionedi Sicilia. 1

18 lftiTnoDUZIONB

ste,e

now

indifferente

commercio

esercitarono per

mezzo

di

cambi

coniprimi popoliitaliani,particolarmente con

iTirrenie gli Opici; edallorchélaGrecia caddenel selvaggio,sorseroper opera degli esuli e deifuggiaschi letantecittà che incoronano il suo lido, eche a tal grido giunserodipotenzaericchezza

da

rappresentare individualmente

una

fortenazione.

La

storiaciricorda

come

talunadiquestecittàardilottare collarepubblica cartaginese,e

come

spesso

ne

riportasseiltrionfo e det-tasse alla

superba

leleggi e lapace.

Ma

lacittà*che più d’ogni altrasiresecelebre, tantoper opulenza e

preponderanza quanto

per ogni sorta di vicende poli-tiche, certamente fu Siracusa

da

Archia di Corinto fondalaseianni avantidi

Penna.

Moltefurono le fon-tesedicoloniacon colonia,molteleguerre elerivalità diquei popoli mercatanti;

ma

le lotte

impegnate

contro

iCartaginesi,iqualigiàpadronidella vicina

Sardegna

edellaCorsica

anche

su quella volevano liberamente im-perare,per annieanniimperversaronoe

mai

fu riuscito l’

animo

disnidare quei superbidell’Isola

Ora avvenne

che

avendo Gerone

voltele

armi

contro Messina

onde

sottometterla, ed atale effetto stretta alleanza con i

Cartaginesi ed iMamertrici, chiamatii

Romani

inloro soccorso fossedatoprincipio alla

prima

guerra punica, laquale

dopo

ventiquattro anni di battaglieaccanite e strepitose aprì il

dominio

dell’Isolaa

Roma. Ma

solo

dopo

molti anni, allorché lacorruttelae la viltà

pene-trarono inSicilia, funestisemididiscordiae dirovina.

INTRODUZIONE 19 allora solamente poteronoi

Romani

darsi padroni di quel grasso paese.

IrediSiracusa

che

piùsidistinsero furono Cerone,

ilqualevinti gliEtruschi atalegliridusseohe

mai

più fosse lorodato risollevareil capo;Dionisio, il

Nerone

di Sicilia,

che defilò

e costrinse Nicea,generale ate-niesed’ alta

fama

e di

prudenza

grandissima, a desi-stere dall’ideadiconquistarelaSieilia.

È

nell’assedio di Siracusa, fatto dai

Romani

che perì il

famoso

Ar-chimede. .. •*. > 'V;

La

Sicilia

dopo

avere spesso servito di teatro alle guerrecivili,ora

preda

di

Mal

toed oradiSiila,di

Pom-peo

odiCesare,

dopo

esserestataper piùfiateinbalia disollevazioni di schiavi e diconcussioni proconsolari, alfine riposò per più secoli sino allaetà di Gostan-tino.Allora disputata

come

ognialtro

brano

dell’impero

da

chi pretendeva alla

corona

dei Cesari allorché i

Vandali

passarono

dalla

Spagna

in Africa;e dilàin Italia,essa

non

altrimentichetutta laPenisolafucoperta di rovine e.di

sangue,

ed orribilmente umiliata

da chiunque ambì

calpestarelapolvere. : •,.»}.,

Venne

il regnodei Saraceni

Ased-ibu-Forat ri-dussetuttala Siciliasottoilpoteredegli Sceriffi;

Ibra-him-ibu-Almed ne

sterminò tuttiiCristiani, e passato in Calabriaminacciòl’Italiad’

una medesima

sorte.

Ma

la morte, che lo colpi sotto le

mura

di

Cosenza

nel

medesimo tempo

die Alarico,troncòi suoi fieri dise-gni.

Anche

oggigiorno esistonoreliquie dellagrandezza

20 INTRODUCIOHE diquei

monarchi

;lescienzee learti

devono

ai

sovrani mussulmani

della Siciliail

primo

lorosviluppo,la

mu-sicaelapoesia

dopo

tanti secoli d’ oblio furisvegliala dalle

vaghe

Almes,lefavorite diquei grandi.

In sul cominciare doli’

undecimo

secolo, Ruggiero, figliodiTancredi d’Altavilla, il

famoso normanno,

si gettòsulla Sicilia;efresa Messina,di là

palmo

a

palmo

conquistatolaai Saraceni,

ne

fu dal popolo tutto pro-clamalo signore.

Ma

ladiscesa diBarbarossain Italia tolseai

Normanni

quel prezioso gioiello,ilqualesino allavenuladiCarlod’Angiò edalla disfalla del re

Man-fredia

Benevento

fupossedutodagliSvevi.

Ma

la superbia e lacupidigia dei Provenzali,ed il

governo sordo ed impassibileai lamenti delpopolo di Erbcrto d’Orleans e Giovanni

da San

Remigio,in tal

modo

ccon tanta arroganza

disponevano

dell’

onore

e degli averi dei Siciliani, cheil

30 marzo

del 4382, giornodi Pasqua, al

suono

dei vespri rispose Sicilia tuttacon

un

talgridodi vendetta, clic fu

esempio

so-lennedi

quanto

possa laforza di

un

popolo

animato

alconquistodeisuoidritti

infamemente

concussi.

Gio-vanni

di Proeidu fuilGaribaldi diquel

tempo

di

su-blime memoria

, il capitano

a

cui accorsero quanti

mai avevano

braccio per pugnare,

onde

animati dalla paroladifuocoedall’esempiodelvalorosoinbreve ora

non

restòsegnodi tiranniasulla terra diSicilia.

Don

Pietro d’Arragona, spesato a Costanza, figlia di

Man-fredi, fu elettore.

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INTRODUZIONE 21 Sinoallapacedi Utrecht,chetolselacorona di Si-ciliaaisovrani d’.Arragona elaposesulla fronte del-1’eroedi .'avoja Vittorio

Amedeo,

nulla

avvenne

di

me-morabile se

non

le guerre civili dei

Chiaramonlani

e deiPalici,cdivanitentativi diArudge-Raise di

Aria-deno

Barbarossa,ferocicorsari algerini,iqualigettarsi volevano sull’Isola,

ma

che

da

Ferrante

Gonzaga

e

da Andrea

Boria furonotenutia dovere.

Fu

il

24

decem-bre del

4713

cheViltorio

Amedeo

ricevette in

Palermo

quella coronacui attualmente sta per cingere 1* au-gusto nipote liberatore d’Italia;

ma

allorailgridodi quegliItaliani

non

eraItalia, laloro patria aveva per confineilFaro;aldi làv’

erano

stranieri.

GliSpagnuoli riconquistaronolaSicilia, laqualefu poco

dopo

occupata militarmente dagli Inglesi, e nel trattalo di

Londra

del4

720

fu toltaal

Buca

diSavoja, dandogli

compenso

laSardegna, edataall’imperatore

d’Allemagna

CarloVI.

Ma anche

questaconvenzione

non

fu

lungamente

rispettataperchènel 4

773

fuceduta al-l’infante B. Carlodi Borbone.

È

questo trattalo che sino

ad

oraimmacolato,l’Italiaora infrangee calpesta.

Nei tempi napoleonici laSicilia servi di rifugioai reali di Borbone,

mentre

che

da Bonaparte

e poi

da

Murat

rimpiazzalasulcontinente.

Ed

eraallacadutadel vincitore di

Marengo

che re

Ferdinando

IV, volendo inqualche

maniera

ricompensare 1’ospitalitàe la fe-deltà dei Siciliani, toglie loro la costituzione c tutte lefranchigie che sin

da

tempi remoli possedevano, e

INTRODUZIONE

±

ì

proclamata rimila del

suo regno

comincial’èra in cui la

supremazia

austriaca

poneva

inItajiail

suo

piede di ferro, in cui ilre delle

Due

Siciliein

unione

atuttii

suoicolleghicominciava

ad

adorare e

ad

ubbidire1’ o-racolodiVienna.

Ma

laDio

mercè

larivoluzionefrancese

aveva seminato

tal

seme

nei

campi

dellenazioniche la tirannide

non

valse ad

impedirne

lo sviluppo; anzi sotto lapressione sorse più viva che

mai

l’idea san-tissima, esi

formarono

cuori e

menti

vigorose, e il

sangue

deimartiri

accumulò

vendettesu vendette in-nanzialtribunaledi Dio.

Nel

1820

larivoluzione

divampò

in Sicilia

come

in tuttoilresto d’Italiae

non

fucopertadicenerese

non

che

quando

gli Austriacisbarcarono

numerosi

in

Pa-lermo

edinMessina.

La

scuredei Colletta e dei

Walmo-den cadde

sui capi,

ma

il

seme

restònelsenodella terra d’Italia, efecondato

da

quel

sangue

santissimo

anche

nel

1848

rivegetò.

L’ora

non

eiaancora suonata.

Le

stragi diMessina

non

sono ancora

abbastanza

vendi-cate.

Noiglivogliamotutti,osotterraonelfango.

i ,