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Ecco^m' qual mòdo scrìveva al Bertani sub amico onde

»mmn»ar

dai presa

diPalermo:

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tl . . ::i; •-riii .

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*Paltì#W*siti4TfliafgJo

ntfcMW

&toritytfvV f.1!di ixu- iìr |..il-..*. ;J’!t,'ìi

, JSiamoaPalermo.'IlhernicoConserva;mc©Paateline posiiioéi dcJUcittà,dellgquàlrspero sarem9padronitrapoco. .

(l.

valórestuperiirodei 'postri"bravi'Cacciatori'; .ina dono.pia elle

^lecimifit,b

TO iVrcssi^oui^ój^M)licita giunziòhe'd’jUéfrói'riòitii gebe^4i.

Il'popoloè'fóenetieo,'e

me

’spèfD'Wòlto bene.

U

geo?

mandare nlrncwe^

‘i'ftìriti/'si 'sii^Vi'V)

1Óròi1irfcóta*sMjiò’ìikrodeperire^Wriìi,,Jdòvìétòlo -tteclittliéppèllìfeimorii,TfcbteO<iri *Sdblfitìéhl.

Vengan'o dnbqutepenimi,' tarmi,munizioni^prestocompiremo l’operacominciata. Addio. l’ostro G.' Garibaldi.

'Era1forza

fèdere —

'Gatania, Gir^ehti,>Mfelasso'

e‘<8i-:raotìsa'eranògià'cadute

wmàho

'dei'Siciliani,f

boh

ite-ralenapoletano mi chiese ventiore d* armistizio per

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1. . : .1:* __

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iferitiabordo.Amezzogiorno d’oggisi dovevano le'Wlnrfà.Peròntfnàvenao’Svulo

Tempo

‘d'imbar^ J»U

barcare

138 < CAPITOLOT1I

stapiù che Messina,

smunta,

esterefatta, minacciosa.

Napoli era

da

troppo vicino minacciala

onde

volgere ogni

suo

sforzoinSicilia, fortipresidi

abbisognavano

in Calabria enegliAbbruzzi,laconfusione

e

loscompiglio eranella corte, e l’Europainteralevavaaltigridi con-tro dilui.Bisognavaalfinecedere,leforze

mancavano, non

giàilcuore,

non

giàl’ardiredi resistere e distrug-gere,d'ardereedincenerire,checiòè l’elementodella realefamiglia borbonica.

E

perciò

dopo

i treprimi giorni d’ armistizio fu questo rinnovato per altri tre giorni,e ciò

onde

trattaredefinitivamenteipatti della resa.IlgeneraleLetizia fua questoeffettospinto

a

Na-poli

onde

ricevere istruzioni.Il

Borbone

esitava,cedere

non

voleva, e milleconcessioni prometteva

purché non

glifosse toltaquella corona.

Ed

ilcommissario Lanza, che più dappresso

vedeva

l’impossibilità di riprendere le ostilità,cheforsecominciava asentireglistessieffètti che provò

Giuda dopo

il bacio di Cristo,persistevae facevaconoscere essere

un

assurdo quellodi stringere cosache già erafuggita, elleillasciareancorailresto dell’armata sottol’influenza della generositàdi Gari-baldie dei Sicilianieraiostessoche perderla, e

che

ove

anche

sipersistessea fulminare e distruggereciòa nulla potrebbecondurre perchè troppofortel’entusiasmo ela risoluzionediquelle popolazioni.

E nuovamente

il Le-tizia in ballo, e

nuovamente

sirispondeva chesi ten-tasse appigliarsi alla forza

onde dominare

ancora, eda ove

veramente

necessitassecapitolare,questo sifacesse con queipattiche lo splendore ela

maestà

della bor-bonica corona richiedeva;

non

giàchecon questo

ab-bandonasse

l’ideadiripossedere quel gioiello prezio-sissimodiSicilia, chegià si

pensava

piombarvi sopra

con

ognisforzo delregno,

ma

costrettodalle attualità e

dall’abbandono

in cuil’avevano gettato i suoialleati.

STORIADELLA RIVOLUZIONEDISIciUA 139

Ed

il

Lanza

avantidistipularedefinitivamentela capi-tolazione volledarealtraprovadifedeltàed

amore

al suo augustosignore.Fece porrelefregate in atto di ri-cominciareilfuoco, feceriaccenderelemiccenel castello edintuttiquei punti ovesitenevanoisuoi lusingan-dosicon questo chelospavento potesse scoraggiare quel popoloe forsearrendersiallesuevoglie

stolto1quél popolochegià

aveva

vistocaderesullesue testepiùdi ottocento

bombe,

che aveva vuotale

mezze

lesuecase,che aveva con indifferenzaveduto cadere ed ardere

gran

parte dellasuacittà,eche aveva a capo

un uomo come

Garibaldi,che aveva afratelliivincitori di

Como

e di Varese,che giàpossedeva

armi

d’ognigeneree

muni-zioni, chegiàaveva gustatoil bealosoffiodi libertàe chegiàsieradataal

campione

e

magnanimo

dell’ ita-lianaindipendenza, quel popolo a

nessun

costo,

anche

costretto di

abbandonare

lasua casae divagaresui monti, avrebberipostoilcollo sottoilgiogo abborrito deltiranno.

— Vedendo

che nulla era

da

ottenersi ce-dettee fu concluso!

4.

°Saranno imbarcatiimalatiesistentinei dueospedali,o in altriluoghiconlamaggiorcelerità.

2.°Saràlascialoliberorimbarcoopartenzaperterra a tatto ilcorpod’esercitoesistente inPalermo, con equipaggio, mate-riali,artiglieria,cavalli, bagagli, famiglieequantoaltropossa appartenergli, secondocbè S.E.il tenentegenerale Lanza sti-merà, compresoviancheilmaterialecheè nel forte di Castel-lamare.

5

.

°Qualora saràpreferitol’imbarco,quellodituttalatruppa sarà preceduto dal materialeda guerra, dagli equipaggieda unapartedeglianimali.

à.** L'imbarcodituttalatruppasieseguiràalMolo, poichéil

tuttosarà trasferitoaiQuattroVenti.

K.°Hforte Castellacelo,ilMoloclabatteriaLanterna saranno occupaledalgenerale Garibaldi senzafuoco.

0.°Ilgenerale Garibaldiconsegneràtuttigliammalatie feriti chetrovansiinsuopotere.

•fiO7. CAPITOLOVII

°Sarannoscatfrtuàtiper'totalità;non per Bumerbtóttii<pìh>

iglonieri dell’una e dell1altraparie. -, 8.

'*La consegna di sette detenuti in Castellamar$,si farà i^uàMtfo* dittò l’imt'aVcoolòspedizióne avrà avuto elfet’tocon f'ta&itadetta‘guarnigióne daCaUellamare.Essidetenutisaranno consegnatialMolo, dove'srarahtfo condotti dalla stéssaguarnigione.

Firmatiidettjpattisiaggiunge,inunarticoloaddizionale/efce faSpediziónesifaràper piarealMulodiPalermo.

*0Vf^ta'delì’atriplafacoltà concessaci da5.M. illenente

ge-1nebbieEWifcó yótftariiWifte’iVi ilcorpod'armata‘Ileirè.

.,. '>61gktgno4880

V.Sottopone, cclenn.soUo‘-capo,deNosta

tòmàgg

ione.

L.Letiziamarch,diMompellieri, generale.

G.Garibaldi.

Ma

«partendodi Siciliai Napoletaniiportavano*cefo lord^Hifnprorifòdel furore

d

!

un

popolo

animato

aléòh-^quisfa) della«sua libertà

ed

indipendenlza

mfamèmérite

concussa, 'portarono

una memoria

viva

deP

telone19éi lorotnemici e dellagenerosità

ed

amorevolezza dóno, .portavano-l’

ammirazione

edilrispetto

$èr

quel

prode

«he

doro»nutrì, vestì, ‘regalò

mentre

ilgoverno daScfétta nella

fame

e nellamiseria,di quél ‘grandelacui^OÒe destò nel loro petto

un

senso sinoallora sconosciuto l’amorealla patria

ed

al fratello.

E

Dio facciache que-stisentimentisi

propaghino

colla velocitàdell’elettrico nelle à’rrUaìenemiche, cheal

primo

compariresul con-tihentedel glorioso vessillo sorrettodal

grande

italiano quelle

masse

sino

ad

oraostiliallapatria

indipendenza

depositino

generosamente

learmi; Diofacciache strin-gerle

possiamo

a!nostrosenoe baciarle coisantissimo '•baciodijiàfce,chepossanolenostre sensazioni

ed

i no-stri desidericonfondersiin

un

solo

amore,

in

un

solo volere, in

un

solovincoloinfrangibile,eterno, di civile sapienza

libertà e fratellanza.Si,oNapoldlani,ilnostro

^desiderioè'qdello di salutarvifratelli,divedervi paria noiraccoltiall’ombradelgranvessillo,dimarciare con

STORIA DELLA RIVOLUZIONEDI SICILIA 141 voi tuttia|conquistodellapa4,ri^inaipeai^Q^eii.aJJoica

solamente

il,

nqme,d’

Italiasuoneràterribile nelle Qf$c-cye.deijsupi nemici, iboopjed’Italja risalirà

a

quella*

gingia acui per secoli e secoli era giunto, ili

nomee

d’ lia)ia suonerà concordia, umanità,, amore. Venite, questi spno,i,nostri più, caldi desideri,Tunica,preghiera,

chq

innalziamo'al

supremo

ordinatoredelle cose; e se, qoe$t|tv/otì

saranpo

esauditiqual contento

non

saràil np^tro» quante,virtù

non avremo

noi acquistate!

Ver.

nifói disertatequella bandiera già maledettadalle

gene

r ragion ^passate» maledettaOgni,giorno,

da

milioni,e,

mir

lioni,dicopri generosi,maledettadai potenti e da, Dio.

ad,ajtro,

non

vi

conduce

che, all’odio

ed

allaveur, dettadei;vostrifratelli,acarneficine, fratricide,a,

bat-tale,

senzagloria esen^atrionfo. Per quellagià aljbar, stappasoffriste,giàabbastanza fostecompiantisenoni maledetti, ^on, vedete

quafppso

d’infamia,ègravato sul

capota

quegliche,la

seguono?

I,sacelli, lestragi, gl’in-cendi,lp carneficine,isupplizi eletorture è 1’unica eredità loro;

e quando non

vi sarà più, vittima,

da

immolare,

quando non

visarà piùcittà

da

incenerire,

quando Impotenza

borbonica sarà giuntaal

tramonto

il

disprezzodituttie l’abbandono, lascialequell’insegna aimercenaristranieri,atuttaquellafecGiàpiovutadalle, Alpi,

come

brancoditigri assetate disangue, a quella maledetta, genjasul cuicapo rugge lamaledizione di Caino,ripudiata, dajja patria, perseguitatadalla giusti-zia,poveradi

mente

e,dicuore, la loro

compagnia

vi

ha

troppo

lungamente

toltoil

bene

dell’intelletto,troppo,

lungamente

vi

ha

fattisordi

a

quei soavi sentimentiche, l’italianofanno distinto; voisiete destinati a piùalto imprese,

a

battaglie,

a

trionfi inauditi,

a

quelle virtù) chi,giàaltamente

onorano mafia;

evoirotterrete ove, da.quello,fuggiateP3C/ accorciate

a

noi,che noigià,vi

1

142 CAPITOLOVII

perdonammo,

già noi

piangemmo

le vostre sventure,

piangemmo

nell’averea

snudare

la

spada

controdi voi, a spargere quel

sangue

checièsicaro,che tanto saria stalo utileversare ove combattere cisarà dato r ultime lotte.

E

questo

non

solamentenoi Italianivichiediamo,

anche

l’Europatutta,l’umanità; velo

domandano

l’om-bredei nostri

comuni

padri,velo

domanda

lagiustizia, Iddio velo

domanda.

Venitevalorosi figlidei Marzi e deiLucani,figlipredilettidallagran

madre comune,

figli diquellaterrache è l’Edendellacreazione,

noivi scon-giuriamo,visupplichiamo a deporre quelle armi, a cal-pestare quel

giuramento

giàinfranto

da

coluiacui lo prestaste,

ad

accorrereanoichesìfortemente

v’amiamo

edesideriamolavostrapace,ilvostro onore,lavostra prosperità.

Noivipresentiamo

una

corona immortale,

una

corona

non

tinta disangue,

non

molledilagrime crudeli,

ma una

corona uguale a quella che cinge la fronte dei valorosiche

combatterono

tuttele battaglie d’Italia,

da

Goito a Novara,

da

Palestroa

San

Martino.

Eccola Sicilia giàarbitra dellesuesorti.

— Messina non

tarderà acadere.Isacchi diCatania,diSiracusa e diMelazzofuronol’ullimo sforzo della tirannica rabbia.

Arbitra dellasua sorte!

— Ma non

èella forse de-cretataquesta sorte?

Inognifronte di sicilianoiola

vedo

scrittaacaratteri indelebili, dalle lorolabbra parla ad ogni istante, la terra stessaa tutti la

proclama —

Vittorio

Emanuele

ed Italia! Sublimi parole,concetto sublime chesolopuole condurci a grandezza. Si, Vitto-rio

Emanuele

el’Italia

contengono

insè tutto

quanto

vi è digrande, rivelano laforzaprodigiosa dellavolontà nazionale,splendono

d’una

luceche più

non teme

le tenebre. Beativoi,oSiciliani,cheparianoilo

compren-deste, che a quellivolgeste con ognisforzo lo sguar-do; che ovesia ciò

non

fosseilvostroeroismo edil

vo

DigitizedbyCjOOgle

STORIADELLA RIVOLUZIONEDI

lOU*

143 strovaloresarebbe stato infruttuoso, i vostri trionfi avrebbero insultatal’Italia. Vittorio

Emanuele

e l’Ita-liacontinui

ad

essereil vostrogrido,lavostra aspira-zione,ilvostrotuttosinoachelavittoria

non

siapiena edintierae l’Europa

non

tarderà

ad

applaudireivostri voti,il

mondo

tuttoesulteràdellavostra

sublime

volon-tà.

Niuno

puotesoffocarvipiùlavocenelle fauci,e chi lovorrebbe

non ha

potenzadifarlo.Guardate,epapa, ere,eimperatoriinerticadaveriche

vannosi

a distrug-gere, già

preda

allagelidasolitudinedel sepolcro. Guar-date, le

fondamenta

diqueltrono che all’Italiaporse generosola

mano, ha

i

medesimi

vostri elementi la volontà

suprema

dellanazione.Guardate,la

medesima

fiamma

checirichiamòa

nuova

vita, rischiara giàdal

Reno

allaVistola l’unificazione dell’Aliemagna.

Guar-date, la simpatia e

l’ammirazione

per noisi

spande

dal

Tamigi

all’Oreadi,e

V

interesseproprio

anima

quel paese

la nostra amiciziaed il

commercio.

Guar-dale per ogni

dove

e voi vedrete simpatia univer-sale contro a pochi inermi nemici. Sì, Vittorio

Ema-nuele e l’Italia sfidano ogni insidia ed ogni nimi-stà,sfidano ognipoliticaed ogniartificioperchè questa bandiera è la bandiera dei popoli, la bandiera per eccellenzaliberaleed umanitaria.

E

poi,guardate l’Eu-ropa,la necessitàch’ella

ha

di ricostituirsi, di pos-sederealtreguarentigie, ledinastieche

ha da

consoli-dare, il legittimismo

da

finire,la civiltà

da

propaga-re, il

domma

e la

morale da

rifondere in

una

sola scienzaedin

un

soloprecettouniversale,

come

tuttisi portano a quella meta.Sì,lapoliticaelafilosofia, le artielescienze, lagiurisprudenzae l’etica,ogni cosa infine che oggisitrova repressa

da una

forzapotente

ed arcana

altamente protestadivolere sorgere più ela-stica,divolerespaziarein

campo

più vastoepiù

specu-144 CAPITOLOVII

la^ivo,e Vittorio

Emanuele

e Pltaliaa questo

conducono

perchèVittorio

Emanuele

e l’Italiaportano consé.

ri-forme

politiche esociali,

nuove

istituzionienuovi pre-cotti,

nuova

potenza e

nuovo

equilibrio.

E

schiacciare.

Vittorio

Emanuele

el’Italia, sarebbe

un

distruggereil tutto per ricreare

un

altro tuttodebole

e

barcollante, sarebbe

un

distruggerel’opera di secolie,secoli*

un

ri-gettare Italia nellacalamitàdei bassi tempi. Vittorio

Emanuele

el’Italia

proclamano

ciascuna nazione nella nobiltàdellasua indipendenza, fannorispettarelalibertà elaindipendenza

dovunque, aprono

laviaallapace uni-versale,alvero

godimento

d’ognibenee prosperità. L’an-nicbilamentodellapotenza

ottomana

inEuropa,

l’affran-camento

deli

Ungheria

e dellaPolonia,laquestione dei principatiDanubiani,lescissure,di’Allemagnae tuttele altrevertenzepoliticheeffe

vanno ad

accumularsi, sul tappeto della diplomazia,

sono

tulle cose che.

hanno

strettacolleganza aVittorio,Emanuele,eItalia,a Francia e Italiagenerosesorelle,alleate eterne, vendicatricidel

nuovo

diritto delle genti, soldati dellaciviltà, Sici-liani, le nostre sorti

sono

decise.

Vittorio

Ema-nuelee1,’Italia.

Eccolaparola,checiguiderà

nuova-mente

sullascenadel

mondo. Ed

alloralavoce d’Ita-liaruggirà dal Campidoglio, alloral’aquila latina vo-lerà vittoriosa dal purificaloVaticano,portandosul petto l’insegnadellafqdpedelDe.

Alla vostrascossa,oSiciliani,succederà presto quella di

Roma

e diNapoli;lanaturadelfuocoèquelladi di-latarsi,e chipuote impedire cheinquellepartisidilati?

Il

Borbone

forse?

— E non abbiamo

npiilnostro Ge-deone,

non abbiamo

connoilaforzachec’ispjra.lasanta causa?

E

poi, quel trono giàper,ogni versotarlalo, al

primo

impeto

non

cadràin frantumi? Coraggio

adun-que da

Scillaa Carpidi

non

v’èche

un

passo; ed

una

STORIA DELLA RIVOLUZIONEDISICILIA 143 volta sullaterra dai Calabri edei Iapigi voi

non

avrete che

a

correreal trionfo, la

spada

delDiodegli eserciti è elle

mani

diGaribaldi.Chi tenteràresistere?

I no-strinemici

non sono

giganti,o seil

sono

illoro brac-cioè inerme, la

morte

rodeil loroseno. Forseche noi

iad

altro

non

arriveremoche aprecipitarlinellatomba.

Tenete

ognor fermo

nella

mente

il

programma

della