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, e gridando morte agli sgherri ed alla polizia fece alfln conoscere che il

suosilenzio era piùterribilee più

da

temersi della stessaparola.

Dopo

brev’ora ritornòilsilenzio,la la-pidesepolcralerichiuse la tomba. Il giorno seguente lasbirragliaed i soldatifurono più che

mai

insolenti, insultanti, arditi; gliarresti

procedevano

con più ala-crità; lepattuglie

raddoppiano

epercorrono per ogni versolacittà, la città stessaè diventata

un campo; da

ogni

bando

sentinelle;

accampamenti

lungo le strade principali e sullepiazze; alt’armi, parole d’ordine. Il

quindici i tredici individui presi nel convento della

Gancia

colle

armi

alla

mano,

furonofucilati fuori di porta S.Giorgioei lorocadaverifuronolasciati mise-rabile e

pauroso

spettacolo esposti agli atterrili occhi de’cittadini.

Giunta

tale

nuova

al

campo

degli insorti,sorse

un’im-menso unanime

gridod’indignazionee di vendettae distaccala

una

colonna,espintalasu Carinifusorpresa la guarnigioneedappiccalisull’istante ventisei prigio-nieri.li

governo

diNapoli asuo turno decretavaorribili rappresaglieintesea distruggerelainnocentecittà.

Tre

colonne mobili

erano

partite

da

Palermo,

una

direttaa Bagheria,l’altrasu Rlisilmeri, laterzaa Fica-razza,esututtoilloro

cammino

lasciaronotraccia di

sangue; sembrava

chenell’altodipartireavessero

come

Attilagiuratodirendereilsuolo

da

loro calpestatoarido

48 ; COITOLOli

e deserto.Tuttelebellecascinediqueiridenti sentieri, tuttiivillaggi di cui

sono

seminati,lebellepraterieed

i

campi

ricchid’ogni produzioneed’ogni dovizia, le chiese,iconventi,i monasteri,isantuari, tuttofu

un mucchio

dicenere.

La

colonnadire'laaMisiltneri

avendo

incontratigli insorti fortificatidovette piegare su Ter-mini; quelleallaBagheri a ed aFicarazza attaccaronoin parecchi punti

ed

apiùripreseilnemico,

ma ovunque non

azzardarono combattere che atirodi

cannone,

ed

ilpiùdellevollesi ritirarono

dopo

brev’ora,

ammaz-zando

gliinermieledonne, desolandoilpaesecon sac-cheggi edarsioni.

A San

Giuseppe edal

Monte

dell’Oo-chio, il

primo 18

migliaed il secondo 1S

da

Palermo, furono però talmente battuti che moltimortie prigio-nierilasciarono sulterreno,e moltiferiti,tra i quali parecchi ufficiali, furono trasportali

a

Palermo,

oBre

peròl’averelasciatiin

mano

dei nemici

armi

e

muni-zioni.

Ma

ilpiùfieroedostinato

combattimento

che eb-bero a sostenerefunella notte del 16, nellaqualei vil-licie lacolonnadegliinsorti stanziala sulle alture di

Monreale

si mossero ad assaltarneilcastello, che

non

fupreso solamente perchèiregieranoinforte

numero

eprovvistid’ognimunizione,

mentre

cheainostri

man-cava ognicosa,

meno

ilcoraggio cheispira la dispera-zione elavendetta.

Erano

inquesto statole cose

quando una

colonnadi 2,000

uomini

sbarcavaa Capaci, un’altradiegualforza

comandata da

Cataldo

eGutemberg moveva da

Palermo, ed

una

terza

comandata da

Borra,

un

traditore rinne-gatodella patria,uscivaforte di 1,000soldati di

Mon-reale; e tutte trediconcerto,circuivanogli insorti

da

ogni

banda

a Carini;e tulleleterreche parteggiatopel

nemico

avesserosiordinavadi

completamente

distrug-gere e devastare. . .

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STOMADPLI..VRIVOLIZIOSE DI SICILIA 49 Questo

nuovo

piano di operazione

non

fu cono-sciuto dal

governo

provvisorioche il giornoincuila colonna partitasi di

Palermo

già sovrastava a Cari-ni, persino il

tempo

facea difetto

a

validaresistenza, stringendo: già il

nemico

era poco lungi dagli

avam-posti, e necessità si vide di ordinare che gli insorti cheinCarinistanziavano in

due

corpi si dividessero;

l’unoforte di1,100sulle

montagne

.siriparasse, e l’altro di

500

arrestassel’impeto dei nemico,

non

più sban-dali

combattendo ma

a piè ferinotd a peiotloni ordi-nali.Intanto

da

Corieoneeda

Mon

lesarchiogrossa

banda

d’armati

minacciosamente rumoreggiavano

a tenerein rispetto il

nemico

sulle allure di Carini.Piano generoso

ma

inefficacea combattere

un nemico a

tredoppi

mag-giore di forze e ninnilo di formidabiliartiglieriee di ogni provvisione. Certoè

che

l’avanguardiadei regi fu sconfittadai Siciliani di

primo

impelo,

ma

sopraffatti dal

numero non

ressero, e costretti a disperdersi e

ad

appiattarsi fralemacchie

nullameno

di làaprirono

uu

‘fuocosi vivo

che

arrestò per più ore la

mossa

dei re-gi.Al

rimbombo

di queste fucilate il corpodei1,100 Siciliani, intollerante allacodarda inazione accorsein ajutodei

compagni, ma

giunserosui luogo solamente,

quando

stanchi, estremali, que’valorósi

pur

cercavano di aprirsi

una

stradaallo

scampo

frali

nemico

vincitore.

INapoletanifuronoallora costretti dicederee diritirarsi,

non

senza

prima

opporre

una

resistenzaaccaniiita

giac-che

alta fine dell’azione

500

dei loro restavano sul

campo.

Dopo

questo

primo

scontrolecolonnedei regisi con-centraronoin

un

corposolod’operazione,ilqualevolse ognicura

ad espugnare

Carini.

Ma

il folledell’ insur-rezionesieraraccolto alla

sua

fronte,dinanzi aloroera la disperazione edil valore. Terribili battagliefurono

RivoluzionediiSicilia. 4

80 CAriTOj.0ii

alloracombattute, eranoleoni etigrichesi

avventavano

gliunisuglialtri.Pertregiorniconsecutivifudisputato

ilpossessodiquestaterra,pertregiorni consecutivi fu-ronoversatitorrenti di sangue;

niuno

voleva retroce-dere d’un passo: ove

mancava un’arme

si

sbranavano;

corpo a corposicombatteva,esicalpestavano: era

una

guerra

non

d’uomini

ma

digigantitormentatidall’odio e dallavendella. Negli uni eralaforzache

la san-titàdellacausaelacertezza di

non

trovarechelaforca

una

volta in

mano

deinemici,neglialtrieralaseiedi

sangue

elacupidigia;

entrambe

forzepotentissime

onde

spingere l’uomo afattistrepitosi,oppostinella loro na-tura

ma sempre

grandi.

Ed

in fattoil valoredeiregi

non

fu

meno

di quello cheaddimostraronoiSiciliani,

non

in questo incontro soltanto

ma

in tutti general-mente.

Ma

le filadeiprimi andavansi

ognora

rinforzando di freschi soccorsi, e

nuove

artiglieriee

nuove

munizioni

ad

essiarrivavano;

mentre

cheglialtri

niuna

speranza disoccorso

imminente

avendo, altropiù

non

restava per respingeregliavversariche il calciodel fucile

ed un

coltello

da

caccia.

E

contuttoquestoresistettero an-cora sinoall’alba dell'orribile venti

quando

sidecisero

abbandonare

leposizioni ela cittàdiCarini.Iregi en-traronotrionfatori,gli insortisi ripiegaronoalla

Gua-dagna, a Parlanica,ad

Alcamo

ed a Castrogiovanni, in-segnili

sempre,

enuovi combattimenti

impegnando ad

ognipasso, e

nuovo sangue

versando. In tutti questi combattimenti

250

a 3<

0

Siciliani restarono morti:

dei regifu assaila perditaessendo morti

20

ufficialie

300

soldatiesottufficiali,il

numero

deiferitifu consi-derevole, trai

q

tali

non

pochiufficialidislatomaggiore.

Carini oggipiù

non

esiste, l’anticaHyccara,lapatria dellatanto

famosa

Taide oggi è distrutta; più

non ne

resta pietrasupietraepoca cenere;isuoiottomila

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STOMADELLARIVOLUZIONEdiSICILIA

M

tanti

sono

raminghi omorti. Sì, lacittà diCarini,che sedevacosì bellasudi

un

colleverdeggiantedi

pampani ed

oliveti, cheil

mar

Tirreno

bagna

alleradici, tutta

ha

provata l’ira e la ferocia dei soldati

d’un

relacui religione

comanda

pacee carità, e di cuiegli sivanta difensoree

campione;

orribili ore

ebbe

la

sua

agonia, talicuiil ricordar solamenteè raccapriccio.

La maggior

partedegli abitantierafuggitaallorchéletruppe irrup-pero dentroalle

mora

quali fierescatenate e sitibonde;

irruppero e sotto allecrudelissime

armi

cadderotulli

quan

i

rimanevan

vivi

— uomini, donne,

vecchi, fan-ciulli.Saccheggiatelecase»le chiese profanate, nulla fuggiall’avidità deipredoni; tulio furubato, contami-nato, ucciso, cose sacreeprofane,averi o persone; e

quando

più

non

restarono chele

ignude

esanguinose

mura

in

un

vortice di

fiamme

leinvolsero, ecièche

non cadde

o

non

fudistruttoperopera dei ferrifu allora consunto dalfuoco.

Le

atrocità

commesse da

quei

Van-dali

superano

ceni credere; la

mente ripugna

dai sup-porre

l’uomo

capacedi tarilochelo

renda

l’esserepiù vile epiù sciaguratodellanatura.Ilpianto,lepreghiere,

i gridi dei fanciulli e deilemadri, dellefanciulle e dei vegliardi, nullavalse

ad

arrestarli,anzi,a quelle voci più die

mai

infuriavano einferocivano.Vifurono

madri

che vider strapparsii

bambini

dalsenoefracassarnecol pièlemembra.... Verginifatteludidrio allasfrenala lus-suria,neliechiesee sugli altaricontaminalee poi spente...

sposeefigliea forza violatepresentigliinfelicipadrie

i maritiincatenali...vecchi ed infermi soffocati fra le coltri...

nessun

luogofusacroedinviolabileasilo,e sul-l’altareislessofurono sgozzateestupratelevittime.

Le fiamme

diCarinibalenaronosinistraluce all’Eu-ropaemille prolestepiovvero allora

da

ogni partein

nome

dell’offesaumanità.

Ma

laprotestapiù solennefu

82 , capitoloii

l’opera dei Siciliani fu

lavendetta.

Un

popolo chein

massa

sisolleva

onde

tentare di

rompere

lesuecatene,

un

popolo pronto

ad

ognisacrificioead ogni azione,

un

popoloallacuiteslaslannoiministri del l’allure

por-tando

nelladestralacrocee laspada;

un

popolo con-cordee risoluto valepiù d’ogui protesta; guai a chi tenta soffocarnela voce,achitentaammanettargliipolsi, questicadràsottoisuoi piedi; questi

pagherà

col

san-gue

e coll’eternaesecrazione ilpianto che avràfatto versare.

Quale

imponente

spettacolo

non

offrìalloralaSicilia!

Ivile

donne

elio

pugnavano

alfianco dei consortiedei figli ed ove più ferveva la mischia

animavano

con la voceecon l’esempioiloro cari;che raccoglievanoi fe-riti e

ne medicavano

lepiaghe,che ove

non

avessero

un’arma impugnavano un

coltelloe controiregi s’av-ventavano con indicibileardire;ivi i

monaci ed

i frati che lasciateleloro celleaccorrevanoallatesta degli ar-mali;che

pregano

,che esortanocollaparoladella

li-bertàcche

infiammano

lospirito delpopolo;ivii se-minari diMonreale,diCefalù,di Patti, diBronte, di Njcosiae di

Marzara

chesivuotano, edigiovanichierici escono ed

impugnando

le

armi

accorronotralefiladei generosi;ivii pretiche

usano

delle

canne

degliorgani a fonderepalle

da

fucile,che mettono giùle

campane

per farne cannoni, chetutteleloro sostanze,e vino,e farina,emuli,e cavalli,ogniloroavere portanoagli in-sorti;iviconcordia,ividisinteresse, ivipatriottismo, in ogni elemento

onde

condurrealsospiratointerno,liciò cisiagrato

come

trionfo dellaChiesa vera ed unicadi Cristo,

come smacco

potenteallepervertitedottrine del vescovodi

Poma;

e ciò

ne renda

orgogliosi esuperbidi appartenertullialla

comune

patriaItalia.

Ilcomitatodi

Palermo

narrava

come

segueleinfamie diCarini:

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STOniADF.LLARIVOl l'ZlOHEDISICILIA 55

« Noi attendevamo dalungotempo larivincita del 1848. I nostri pensieri, l'odionostro contro lacrudele schiavitùdel Borboneanimavanoinostricuori unanimi.Lasfidaèstata (ana-ciata: Noi viabbiamo risposto. 11primoscontrononcièstato favorevole, voisapeteperchè: poche ore primadelmomento de-cisivountraditorecivendevaa'nemico.Sopraffatti,divisi, sor-presi,ciè bisognatocombattere isolatamente,corpoa corpo, senzadirezione,inmezzoalleviepienedisoldati, di birri,venti voltepiù numerosidiuoi,eche purenou potettero sostenereil nostro primourlo.

«Persette giornivisiudìalleporledella cittàilfuoco dei prodi accorsi da ogni parte.Da un mesesicontendepalmoa palmoalletrupperegieunaterra copertadi mortie diferiti.

Letruppenonsonopadrone chedi.alcune miglia intornoa Pa-lermo, poichél’isolaha rispostocomeunsoluomoall'appello deivendicatori:cittàevillaggihannoinnalzatolabandiera tri-coloreitaliana:Messinaè stataminacciataall'usoborbonico.

«Le armi non sonostate deposte, il combattimento non è cessato:avete veduto moltealtre volleilritorno deinemici re-spinti:recentementeisoldatiche tornano daCarini eda Capaci narravano spaventali le prodezze, confessavano il numero dei nostrifratelliarmati, cheinogniscontrohau disperselebande regie.

«Aivecchi motivi d’odio, un nuovo motivoèvenuto ad ag-giungersi:ilgovernodiquestidue prepotenti gendarmi. Mani-scalco eSalzano.Essi hannoordinatol’arresto dei personaggi piùconsiderevoli delpaese: essihanfattotrascinareperlavia diToledocomeassassini,ilprincipe Ptgnalcli,il principe Ni-scerni,ilprincipeGiardinélli,il barone R130, il barone Came-rataScovazzo,ilducaCesario,ilcav.San Giovanni,»lItev.P. Ot-tavio dei Principi diTrahiaetantialtridicuisarebbe doloroso ripetereinomi. Aggiungeteilgrannumerodicolorochela po-liziaricerca, eir»primoluogoilbarone Pisani,ecc.,ecc.Lieti disoffrireperlasantacausadella nostra comune salute,essi hanrisposto agl’insulti, allepersecuzionideipoliziottiregiicol disprezzoelacostanza.

«

A

Maniscalco,aSalzanosi.debbonole-uccisioni, lerapine, le violazionidi domicilio d’onestietranquilli cittadini della soldatescae della polizia,gli insulti alledonne,ai fanciulli,il

CAPITOLO11

54

/

saccheggio e finalmentel’incendio. Essihannoosato invaderela proprietàdegli stranieri, econciòilpaesedegli stranieri.

IlR.I’.OttavioLanza strappato daun bastimentoamericano sucuiavevacercato asilo,èstato gettato inorridaprigione. De-gniminstri diun monarcapiissimo,essi han fattometterea saccoe afuocolecasedei loro stessicompagni,dei loro supe-rioridelprincipedel Cassero,attualmente presidentedel consi-glio deiministri delBorbone.Essinonhannoindietreggiato in-nanzialladevastazionedellechieseedali’eccidiodei religiosi.

« Deimonaci sonostatimenati con ceppiallemanipclla via Macqueda,in mezzo adue filedi birrie disoldatidicuila collera efferata

ivilihannotalipassioni

hidistrutto per-sinolesanteimmagini,le statue,ilibrisacricheabbiamvisti sullepiazzepubbliche vendersi ignobilmenteall’incanto. Mani-scalco eSalzano finalmente indisprezzo delleleggi han fatto fucilare inunavoltatredicipersone,dicuiuna, vecchiodi ot-tantanni, non avevacommessoaltroreatoche ^'essereilpadre diFrancescoRiso, un dicoloroche corseroiprimiallearmi, eche caddenellamischia mortalmente,colpito.

«Ache pròrifareilcatalogo delle crudeltàe degli oltraggi che abbiamo avuto a soffriree di cuiil racconto desterebbe l’indignazionediognianimalealeedumana? Chi nonconosce ilmodod’agire diquestoferocegoverno,dicuinoipresentiamo algiudiziod’Europa l’attod’accusascritto colsanguedi tante vitti

me

1 Dioba ascollatoi lamentieivotidelle nazioni op-presse: l'Europal’ascolterà.

«Noi protestiamosolennemente mentrelavittoriaèancora incerta, che stanchi della nostravergognaed’una tirannide senzalimiti,stanchidiessere consideratipocomenoche animali, spoglialid’ognidiritto, governatidallaforza e dal capriccio, avvilitiinfaccia almondo, noi protestiamo, poiché il nostro statoc’imponedi soffrire, che lanostravolontà è diporreun termineaquestostato.Le nostreazionitendonoaquesto scopo:

ilnostro scopoè dirovesciare l’odioso governodeiBorboni,di riunirlaSiciliaallealtreprovinciepiufelicichefanpirtedella gran famigliaitaliana, diseguireinfineidestini dellaLisadi Savoia, allaqualelaSiciliaprimadiognialtracontradasioffri peralto delParlamentodel i8ft8 attorammentatoerinnovato nellecinque insurrezionidal 1849al tS^O.

«Noipotremo esservinti: che importa? Lavittorianonha semprefavoritoildiritto.Noi potremoesservintieridiventare schiavi,

ma

schiavisempreminacciosi,semprepreoccupatiafar

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STORIA DELLA RIVOLUZIONEDISICILIA 5t>

cessarecon naovisforziquesto spettacololamentevoledella lotta dei carnefici e delle vittime, degli oppressoriedeglioppressi, ebediletta Pinsaziabilee stupida crudeltà del minotauro di Napoli.

« Vival’Italia!VivaVittorioEmanuele!!

«Palermo, 2maggio1860.»

CAPITOLO

III.

Laorg.iri'zzazioue.

GiuseppeGaribaldi.

I.’eroe.

ilRe galantuomo.

Gliaddii.

La ptrtenza.

. .

--. t**

*•

**

Tanto

neglieffetti fìsici

quanto

neimorali esiste

un punto supremo

chiamatocrisi,dovetutteleforzesi ricon-centrano afarel’ultimo sforzo

a

vincere o

asoccombere.

Si,

dopo

testragi elecarneficinedi Carini,

dopo

cheil vil-laggio diSferracavallofuquasidistrutto,

dopo

i

combat-timentidi Parlanicae diAlcamo,

dopo

che

una colonna

mobileuscita

da

Messina

ebbe commesso

aGalaliciocché quelledi

Palermo avevano

operato aCarini,

dopo

lefazioni diPetraliaediCinlina,dopoaltriscontriedaltrerapine l’insurrezione si riconcentrò a Castrogiovanni, detto

l’Ombellico perchèsituato nelcentrodell’Isola,esututto il

gran nodo

diquei

monti

chesiestendono

da un

capo edall’altro di Sicilia,e sullagodiPergusa (ove i mi-tologi

suppongono

essere avvenuto il ratto di Proser-pina) edin tuttiquei dintorni oveiregipenetrare

non

potevano chesoloarischiod’incontrarvila sorte delle forcheCaudine.

G

questo

veramente

fu

un

savio

prov-vedimento

diquel

governo

provvisorio

onde

organizzata piùpolenletrienlel’insurrezione,aver

campo

di

chia-mare

all’armi le

campagne

ele città tutte

quante

del-PIsola,provvedersi di

nuove armi

e

nuove

munizioni,e fortiancoranella certezzadi ricevere soccorsi dal di fuoribattere

un

colpo estremosu

Palermo

eMessina,e

CAPITOLO111

26’

togliere intal

modo

ai Borboni ognivia di salute e di più durevole dominio.

E

l’insurrezionefuinfatti orga-nizzatadividendola, in trebande,alla lesta delle quali eranoil

barone

Sant’

Anna,

Moiiza.no e RosolinoPilo;

una

sulla linea di Palermo,l’altrasuCefalu,laterzaa Castrogiovanni,

formando

in questo

modo un

circolo d’operazione attraversoall’Isola

da

Cefalù a Marsala.

E

soccorsi

d’uomini

e

d’armi

venivano

da

ogni dove, inlìno

da

Costantinopoli e dall

1

Egitto,eperlopiù emi-grati che tornavano a baciarela terra dei loro padri;

nè mancarono

capitani di

un

gridomilitare, e Greci edaltristranieri che vennero,decisia

spandere

illoro

sangue

perlacausa santissimadella libertà e dell’

uma-nità.

Ed

emissari percorsero pertuttal’Isola

ammae-strando ed

armando

ivillici,ed insinuandoaicittadini edaicomitati affigliatidelle cittàconfidenza,e fiducia nellacausaloro,e

promettendo

difareognisforzo

mag-giore

onde

torli daldoloreedall’oppressore.

Agliocchiperòdellaborbonica tirannide quella sosta equel raccoglimento

sublime

dellarivoluzione parvero trionfo,sino afarcredere

veramente

che ilfuocodi Si-ciliafossetotalmentesoffocato, e

sembra

che solenniz-zarelosivolessecolprodigare grazie e concessioni ai favoriti,col

nominare

generaliedammiragli,

portando

con questo l’esercitonapoletanoalgrado,

da

questolato solamente,delle

prime

potenze europeeterrestrie

ma-rittime,

contando

la

marina

solamente, venti generali travice-ammiragli, retro

ammiragli

ebrigadieri.

Mai

regi di Sicilia, ed i Maniscalco edi Ferro

ben

lungi erano dal credere soffocala la rivoluzione, che anzi più fortementela

temevano,

e

non mancarono

di rap-presentareaigovernoiloro timori,echi

ebbe

luogo di fuggirefuggì,glialtrimisero ogni loro cura

onde

rea-lizzareiloroaveri eprepararsiaprecipitosafuga acciò