L’ECONOM ISTA
G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO,BANCHI, FERRO VIE, INTERESSI P R IV A T I
Direttore : M. J. de Johannis
Anno Li ■ voi.
l v
Firenze-Roma
20
Gennaio
1920
{.
r o m a
<
4
> -via G re g o ria n a ,
56
n.
2590
S O M M A R I O
PARTE ECONOMICA.
I l ribasso del fran co.
Le finanze dello Stato. Occorre restringere il debito fluttuante
- Gil b b r t o Te r n i.
Prospettive economiche : I l grano.
I l mercato delle merci in Italia nel novembre 1923. - Ri o-
c a r d o Ba c h i.
RIVISTA BIBLIOGRAFICA.
Alo is Ra s in - Lee finanoes de la Toliécoslovaquie jusqu’ a la
fin de 1921.
RIVISTA DEL COMMERCIO.
La situazione eeonomioa della Svezia. La produzione di rame in Rumenta Per un accordo fr a l’ Italia e la Lituania. Concessioni aurifere in Bussia.
La produzione delle potasse negli Stati Uniti. I l commercio estero della Turchia.
Verso la libertà di commercio in Ungheria. I l futuro raccolto dei cereali in Argentina. I l commercio estero del Canadà.
La situazione del commercio russo. La produzione vinicola in Tunisia.
La produzione dei bachi da seta in Jugoslavia.
Commercio tra l’ Italia e la Francia durante i primi nove mesi dell’ anno passato.
RIVISTA DEL MERCATO E DEI VALORI.
Rassegna settimanale. - Gu s t a v o Db s l e x. PA R T E ECONOMICA
II rib asso del fra n co
Per un paese come il nostro che ha già dolo
rosamente attraversato tutti i mali e tutta la
passione del deprezzamento della valuta è fa
cile comprendere l ’ansietà del popolo francese
ohe da un anno e cioè dall’occupazione della
Ruhr vede più celermente abbassarsi il potere
di acquisto del suo franco, che, in queste ultime
settimane ha mostrato un precipitoso peggiora
mento, presentando problemi gravi, non tanto
nelle sue conseguenze immediate quanto nella
ricerca dei mezzi, se pur ve ne sono, per arre
stare il suo ineluttabile decorrere verso quota
zioni sempre più basse.
Fino ad oggi la causa specifica del deprezza
mento del franco era genericamente identificata
nella mancata esazione delle riparazioni con
template nel trattato di Versailles e nelle spese
che la occupazione della Ruhr aveva conseguen
temente tratto seco.
Ma negli ultimi tempi, essendo sostanzial
mente fallito lo scopo di quella occupazione, che
si proponeva di costringere la Germania a far
fronte ai suoi impegni, si sono poste a nudo
nella finanza francese tutte le falle dovute, da
una parte alla mancanza delle entrate straordi
narie previste, dall’altra all’aumento delle spe
se incontrate.
E così come primo punto della situazione
imbarazzante del Tesoro si è manifestata la im
possibilità nel Governo di tener pegno verso la
Banca di Francia di rimborsare alla scadenza
dell’ anno i due miliardi sul prestito di 43 che
la Banca stessa aveva avanzato.
Il nostro arpico e confratello Yves Guyot
scriveva recentemente a proposito delle aberra
zioni del ministro delle Finanze che la legge 31
dicembre 1920, contenente appunto l’impegno
di rimborsare la Banca di due miliardi di fran
chi all’anno, è non solamente un impegno verso
la Banca, ma un impegno verso il paese.
Ed il paese appunto, riscontrato l’imbaraz
zo del proprio Governo nel tener fede all’im
pegno, ha finito per dubitare della solidità delle
proprie finanze e a dare al franco un apprez
zamento sempre più debole, naturalmente coa
diuvato in ciò dalla speculazione estera amica
della Francia e tanto più da quella nemica.
La politica finanziaria francese, che ha ba
sato il proprio budget particolarmente sulle ri
parazioni e che non ha provveduto, come seppe
fare l ’Italia, a garantire con una sempre cre
scente pressione tributaria, le entrate occorrenti
a far fronte al servizio dei prestiti contratti,
costituisce appunto l’errore basico di quella
politica, che non avrebbe raggiunte le conseguen
ze dell’oggi solo ed in quanto le fosse stato real
mente possibile di riscuotere quelle riparazioni
che sono ancora ben lungi dal rendersi reali.
A questi fattori occorre altresì aggiungere
quelle tendenze di politica estera espansionista
che la Francia ha voluto adottare in mira di
alleanze e di accordi con Stati orientali di limi
tata potenzialità, verso i quali essa deve con
tare impegni di natura finanziaria al fine di at
trarle nella sua orbita. Ciò è naturalmente co
stoso e poiché in sostanza serve, come si è di
mostrato nel caso dell’Italia, a provocare da
parte di altre potenze alleanze ed amicizie che
controbilanciano le prime, si può concludere che
resta notevolmente attenuato se non annullato
il risultato pratico, mentre emerge inevitabil
mente il solo onere finanziario.
Dopo la immane guerra che tante energie e
tante ricchezze ha annientato, avrebbe giovato
tanto ad un paese povero come l’Italia, quanto
ad un paese ricco ed eminentemente risparmia
tore come la Francia una politica di raccogli
mento e di ricostruzione non distratta da preoc
cupazioni d ’altra sorte, ma intesa unicamente
a fondare su un reale equilibrio di bilancio la
propria consistenza finanziaria.
IO' L ’ E C O N O M ISTA 20 G ennaio 1924 N. 2594
vra ad 11 centesimi di distanza dal franco fran
cese, si distaccò per pre cipitare a livelli dai quali
soltanto da pochi mesi e con sforzo lento ma
costante cerca rialzami; la Francia assai più
tardi di noi, benché non afflitta da questioni
sociali interne, viene a perdere rapidamente
quella posizione che seppe tenere finché la sua
politica noni giunse a disgustare in definitiva
le potenze europee, quelle transoceaniche, ed
evidentemente i suoi stessi circoli finanziari.
Non si pnò costantemente tenere una compa
gine di popoli, che desiderano di riprendere il
cammino della produzione e degli scambi, alla
mercè di una politica imperialista e universal
mente condannata, quale la Francia ha voluto
intraprendere fra la meraviglia, il dissenso e la
disillusione dei popoli europei suoi amici o meno.
Oggi che la Francia si dibatte nelle strette
di una situazione finanziaria ognora più ango
sciosa e più pericolosa, è naturale cne nessun
senso di simpatia venga a soccorrerla, poiché
ognuno considera, che in fondo chi è cagione
del proprio male debba sopportarne le conse
guenze.
Quando noi italiani potremo fra breve con
statare che il franco si stabilizzerà ad un livello
pari o circa con la lira o che magari sarà più
di questa deprezzato dovremo necessariamente
con maggior orgoglio e con più intensa gratitu
dine rivolgere il pensiero ai principii seguiti dai
nostri uomini di finanza che trassero costante-
mente ispirazione da quei capisaldi che il Sella,
il Magliani, il Luzzatti, posero nelle epoche più
difficili e ricostruttive del nostro paese.
Ma poiché anche dal male giova trarre au
spicio di bene noi vogliamo sperare che dal de
prezzamento del franco e dalle sue penose ed
incommensurabili conseguenze sarà per uscire
una Francia meno baldanzosa e alte^-rnsa, meno
disprezzante delle amicizie e meno orgogliosa di
qualità non ancora del tutto controllate, ma
più serena, più umana, più equa verso i nemici
e verso gli amici.
Le finanze dello S tato
Occorre restringere il debito fluttuante
Uno dei più importanti problemi della finan
za statale è quello della sistemazione del debito
fluttuante, che è quella parte del Debito Pub
blico la quale dovrebbe avere carattere momen
taneo destinata a sopperire agli incassi non an
cora effettuati, ma che sono previsti e compresi
nelle entrate dell’esercizio. In passato si trat
tava effettivamente di anticipazioni a breve sca
denza, che lo Stato chiedeva al pubblico, rimbor
sabili nel momento della riscossione delle impo
ste o quando incassava i proventi di titoli di
vario tipo che ammetteva come ad esempio ob
bligazioni ferroviarie, prestito comunale e pro
vinciale etc. Questo carattere del debito flut
tuante^ si è venuto perdendo in questi ultimi
anni ; è però rimasto un debito a scadenza breve
a differenza del Consolidato che manca di sca
denza e dei prestiti redimibili pei quali è pre
vista la facoltà di rimborso dopo un certo perio
do, ed a serie mediante sorteggio. Nel debito
fluttuante non vengono compresi neanche i buo
ni del Tesoro poliennali, ma solo quelli ordinari
la cui durata maggiore è di un anno. Data la
possibilità di rinvestire per un tempo breve
come tre, sei, nove mesi, un anno le disponi
bilità e ad un tasso conveniente sempre mag
giore di quello che offrono per i depositi gli Isti
tuti di emissione ed anche le Banche ordinarie,
comprese quelle che maggiormente ricercano e
retribuiscono i risparmi, si comprende come il
pubblico abbia volenterosamente corrisposto a
queste emissioni che offrono ogni maggiore co
modità in quanto non è prevista una data co
mune ad un gruppo di titoli per il rimborso,
ma la data si misura dal giorno dell’acquisto.
Cosicché invece di tenere in deposito presso una
banca una somma un p o ’ rilevante, superiore
alle occorrenze previsibili, si è capito che è cosa
r>iù conveniente il rinvestimento in buoni del
lesoro ordinari sia per la maggior sicurezza,
sia per il maggior reddito senza che tale forma
nuoccia in alcun modo alla possibilità di Avere,
quando occorra liquide le somme rivestite dal
momento che i buoni si possono vendere nelle
borse, o scontarli presso gli Istituti di emissione
al tasso corrente, come è previsto dalla legge.
Quindi per i privati nessun inconveniente, anzi
lutti i vantaggi in confronto ai depositi presso
le Banche. Non è così invece per la collettività.
Il debito fluttuante ha degli inconvenienti e gra
vi, dato beninteso che sia di vaste proporzioni.
Esso si compone di tre partite principalmente ;
ne esiste anche una quarta che, data la non
grande rilevanza, quella relativa agli anticipi
della Cassa Depositi e Prestiti può essere tra
scurata. ; si tratta di 528 milioni che oggi siamo
abituati a non considerare gran cosa. Tali par
tite, secondo i dati più' recenti sono : a) Buoni
del
Tesoro ordinari
per
circa 25 miliardi;
h) Circolazione bancaria per conto dello Stato
in milioni 7758 ; c) Biglietti di Stato per milioni
2428. Gli inconvenienti di un debito fluttuante
di grosse proporzioni consistono anzitutto nel
fatto che per ciò che riguarda circolazione ban
caria per conto dello Stato, ovvero di biglietti
di Stato, si ha una circolazione non avente, co
me quella bancaria riguardante il commercio,
un corrispettivo in titoli rappresentati princi
palmente da effetti cambiari e che costituiscono
altrettante attività, ma una copertura parziale
molto limitata di riserva metallica comune al
lenterà circolazione, e che attualmente raggiun
ge solo il 10.89 % . Prima della guerra nel giugno
1914, era il 71,54 %. Il quantitativo della riser-'
va metallica, o equiparata, serve a garanzia di
tutta intera la circolazione, e siccome la riserva
stessa è di proprietà degli Istituti di emissione
e non dello Stato, qualora non esistesse una cir
colazione per conto del Tesoro che ora è di ben
/ miliardi e 756 milioni, tale riserva andrebbe
a tutto beneficio di quella degli Istituti : Banca
d Italia, di Napoli, e di Sicilia, e che si riferi
sce al commercio. Siccome questa ascende a
9 miliardi e 265 milioni, la riserva metallica, se
non ci fosse di mezzo la circolazione statale, co
prirebbe una percentuale quasi doppia dell’at
tuale, che costituirebbe un’ulteriore gàranzia,
oltre quella risultante da effetti cambiari, titoli
dati in pegno ecc.
20 G ennaio 1924 N. 2594 L ’ E C O N O M ISTA 11
da valute metalliche o equiparate, in tal caso
la garanzia della parte emessa per il Tesoro sta
tutta o quasi nel credito che si attribuisce allo
Stato. Cosicché non garanzia reale, ma personale
in senso giuridico. D ’ onde la necessità di restrin
gere tale partita ; un qualche passo in questo
senso invero è stato compiuto effettuando nel
giro di dieci mesi una diminuzione assai mo
desta, 319 milioni, ma che hai mportanza come
tendenza. Ma altro inconveniente, forse più gra
ve, ha il debito fluttuante nella partita che ri
guarda i buoni del Tesoro ordinari, una massa
imponente di 25 miliardi, di cui può essere chie
sto il rimborso man mano che si effettuano le
scadenze, le più lontane ad un anno. Lo Stato
pertanto si trova esposto all’ eventualità, sia
pure remota e teorica, di dovere nel giro di un
anno aumentare la circolazione di una cifra cor
rispondente, e tutti vedono quale iattura sareb
be per il nostro Paese che ha una massa car
tacea di 17 miliardi, se domani dovesse portar
la a... 42 miliardi. Caso che in pratica non è
concepibile in queste proporzioni giacché è im
possibile che tutti i detentori di buoni ordinari
chiedano di essere rimborsati e non preferisca
no invece rinnovarli o convertirli in titoli a lun
ga scadenza come i buoni novennali. Anche
nero se si chiedesse il pagamento di meno che
la terza parte, come ad esempio di 5 miliardi
sarebbe egualmente questo un grave danno per
l’economia nazionale, producendo un rialzo dei
cambi ed un rincaro dei prezzi. E ’ perciò .che
la tendenza attuale già praticata da vario tempo
dal ministro De Stefani sta nel facilitare le con
versioni in buoni novennali a premio che ven
gono emessi periodicamente in serie di un miliar
do l’una. Per spingere il pubblico a tale forma
di rinvestimento si ridusse, come è noto, l ’inte
resse dei buoni del Tesoro ordinari inferiori ad
un anno,- e si proibirono nuove emissioni degli
ordinari, lasciando solo agli attuali possessori
la facoltà del rinnovo. Malgrado queste misure
ancora non si
èvicini allo
s c o d o,perchè dalla
fine di giugno alla fine di ottobre i buoni ordi
nari anziché diminuire aumentarono ancora di
283 milioni, ciò perchè non tutti i provvedimenti
erano stati allora presi, come ciucilo più im
portante di arrestare le emissioni che fu poste
riore ; comunque avrebbe dovuto verificarsi un
ou al eh e resultato, ed è sorprendente che ciò non
sia avvenuto. Ora siamo a questo punto che nes
suno può chiedere agli Istituti di emissione dei
nuovi buoni ordinari, ma ha semnre il diritto
di rinnovare quelli esistenti, cosicché la cifra di
25 miliardi potrebbe anche non diminuire affat
to o praticamente diminuire di poco. Quindi
sempre un’eventualità di danno grave alla fi
nanza dello Stato, con immediato riflesso sul
l'economia nazionale. Occorre perciò trovare
qualche incentivo perchè le conversioni sieno
oraticate su più larga scala e senza danno del
l’Erario. Ora esprimiamo questa idea; poiché
lo Stato spende ogni anno per i premi dei buoni
novennali 2 milioni e 545 mila lire, accanto ai
buoni novennali a premio potrebbe emettere al
tri tipi di buoni, non già a premio, ma all’in
teresse del 5.25 % che sarebbero meglio accetti
a quei risparmiatori che preferiscono all’alea di
un premio che si può conseguire si e no, certo
molto più no che si, un maggior reddito. Per il
Governo la cosa è identica e andrebbe meglio
incontro alle preferenze del pubblico libero di
scegliere, e quindi più facile a sottoscrivere.
'
Gilberto Terni.
P ro sp e ttiv e eco n om iche
IL GRANO
Possibilità di sviluppo della produzione italiana I.
Già abbiamo avuto occasione di accennare al la pubblicazione delle « Prospettive economiche •1924 », quarto della serie, cui il prof. Giorgio Mortara dedica le sue cure più diligenti colman do quella che, prima di qualche anno fa, era una vera lacuna nel materiale scientifico italiano.
Il volume vedrà la luce nel gennaio, ed un li mitato numero di copie di esso sarà anche posto in vendita.
Siamo lieti, intanto, di poter offrire, come pri mizia, alcuni spunti su qualche capitolo dell’o pera pregevolissima ricavandoli dalleprim e bozze che la cortesia dell’autore ci ha fatto pervenire.
E cominciamo dal grano, occupandoci della produzione italiana e delle sue possibilità di svi luppo.
Il raccolto eccezionalmente, favorevole del 1923 non deve dissimulate il progressivo peggioramen to della situazione granaria italiana, avvenuto nell’ ultimo ventennio. In questo periodo la produ zione è rimasta stazionaria fra i 49 e i 50 milioni di quintali, mentre Ìa popolazione aumentava di 6 milioni di abitanti. Aumento che da solo richie do una maggior disponibilità di 10-11 milioni di quintali all’anno.
Già p'rima della guerra il crescente bisogno d’importazioni frumentarie aveva suscitato am pie e vivaci discussioni fra uomini politici e fra cultori di economia agraria. Si discuteva la colti vazione del grano, per emanciparsi dal riforni mento estero. Considerato il problema dall’aspet to puramente economico, aveva finito per1 preva lere l ’opinione che fosse ragionevole restringere la superfìcie granifera-, e tendere con ogni sforzo ad aumentare il rendimento unitario dei terreni più adatti, riservati alla granicoltura.
Con la guerra si è riaperta la discussione, es sendo apparso, in piena luce 1’’aspetto politico del problema, ch’era prima rimasto nella penombra. Sono divenuti palesi i danni che presenta la par ziale dipendenza dall’estero per il rifornimento della derrata alimentare più necessaria; e la pe- c nuria di grano e l ’incubo della mancanza di pane hanno procurato seguaci ai propugnatori della autonomia economica.
Oggi, ritornata la sicurezza sui mari e r a v v i-. vate le correliti del traffico mondiale, s’in clin a ’ di nuovo al primitivo giudizio, senza però dimen ticare la recente lezione.
12: L ’ ECON OM ISTA 20 G enn aio 1924 N. 2594
* * *
II giudizio di chi studi la controversa que stione finirà sempre coll’essere dettato dal punto di vista, prevalentemente economico o prevalen temente politico* ond’egli muove. Sarebbe quindi \ ana presunzione voler giungere ad una soluzio ne atta a raccogliere l’univèrso consenso. Ci li miteremo a presentare alcune notizie e conside razioni, che possono recare un po’ di luce nella discussione.
L ’arca coltivata è diminuita del quinquennio 1909-1913 al quinquennio 1919-1923 (trascuran do cioè il periodo bellico) da 1.410 a 1.400 mi gliaia di ettari nel Settentrione, da 1,080 a 1.020 nel Centro, da 1.390 a 1 360 nel Mezzogiorno, da 920 a 800 nelle Isole.
Il rendimento medio per ettaro è salito da 14.6 a 15.3 quintali nel Settentrione da 9.3 a 10.1 nel Centro; è diminuito da 8.6 a 7.5 nel Mezzogior no, da 8.5 a 8 nelle Isole.
Il raccolto è aumentato nel Settentrione da 20.599 a 21.420 migliaia di quintali, nel Centro da 9.546 .a 10.341 ; è diminuito da 11.898 a 10.185 migliaia di quintali nel Mezzogiorno e da' 7.853 a 6.401 nelle Isole.
La diminuzione del raccolto nazionale non è dunque imputabile alle regioni settentrionali e centrali, le quali anzi in complesso segnano un aumento di 1.586 migliaia di quintali ; esso de riva totalmente dalla minore produzione meridio nale (1.713 migliaia di quintali in meno) deter minata sopratùttO da restrizione della coltura.
Il peggioramento, è più grave perchè sì mani festa proprio nelle regioni dove già il rendimento della granicoltura era assai basso. Ed~ e piu gra ve anche perchè non è fenomeno singolare, ma si ritrova nella produzione di altre derrate.
L ’aumento relativamente maggiore della po polazione rende disastroso il decadiménto della produzione meridionale ed insulare il raccolto medio per abitante è, infatti, disceso da 292 a 261 kg. nel Nord, da 251 a 218 nel. Centro, da 212 a 162 nel Sud. da 206 a 152 nelle Isole. Inclu dendo beh calcolo anche la produzione del 1923, il che non si è potuto fare non essendo ancora stati pubblicati tutti i dati occorrenti, il decadimento apparirebbe un p o’ minore. Ma qualche attenua zione delle tinte più oscure non modificherebbe l ’aspetto generale del quadro.
*
* *
Un aumento,della produzione del frumento in Italia potrebbe essere conseguito o mediante l’e stensione della superficie coltivata o mediante la intensificazione della coltura, difetta ad ottenere un maggior rendimento unitario.
Rimanendo fisso il rendimento, all’attuale li vello di circa dieci e mezzo quintali per ettaro (media dell’ultimo quinquennio), occorrerebbe estendere la, coltura del frumento a d altri due milioni di ettari per soddisfare il fabbisogno at tuale. Sono disponibili in Italia quésti due mi lioni di ettari ? I seminativi occupano già da noi il 50% della superficie produttiva, proporzione pari a quella della Germania e superiore a quel la della Francia, nonostante la più sfavorevole costituzione orografica del paese; i boschi ne oc cupano solo il 17% (in Germania il 28%, in Fran cia il 20%), e ad essi, in gran parte situati in
zone disadatte alla granicoltura, conviene piut tosto donare terreno che sottrarne; le colture ar boree ed arbustive specializzate ricoprono appe lla il 6% della superficie produttiva: esse concor rono largamente all’esportazione, di prodotti agri coli ed è opinione concorde degli economisti agra ri che sia opportuno dar loro maggior estensione; i prati ¡naturali ed i pascoli occupano il 23% del la superficie produttiva (17% in Germania, 20% in Francia), proporzione apparentemente alta, ma in buona parte costituita da zone di montagna e d’alta collina non utilizzabili per la coltivazione del grano-. Tuttavia non è da escludere che qual che ampliamento della granicoltura possa avve nire a .spese dei prati naturali, ma' occorre prima costruire abitati e strade, e, in parecchi luoghi, eliminare la m alaria: opere tutte di lunga lena c di alto costo. Il rimanente 4% della superficie produttiva è costituito da circa un milione di et tari-di paludi, -brughiere .e terre incolte produtti ve. E ’ qui forse il più largo margine per l ’esten sione della cerealicoltura, che, mercé de bonifiche in corso e le altre progettate ma non iniziate, po trà conquistare qualche centinaio di m igliaia di ettari. Ma i lavori di bonifica richiedono ingenti capitali e si svolgono lentamente; anche se venis sero affrettati, occorrerebbero parecchi per con durli a termine.
Trasformare in terre feraci di grano mezzo milione di -ettari di terre incolte e di pascoli ap pare mèta ambiziosa all’intenso lavoro fosse com piuta, il risultato di essa sarebbe poco più che sufficiente a soddisfare il maggior bisogno di der- vate derivante dall’aumento della popolazione.
20 G enn aio 1924 N. 2594 L ’EC O N O M ISTA 13
sarebbe economicainjente inopportuno; e altret tanto può dirsi per la m aggior parte delle piante fruttifere.
Considerando poi la media e la grande pro prietà, che- coltivano per il mercato, notiamo die in tempi normali una parte dei nostri agricoltori trovava il proprio tornaconto e coltivare grano soltanto in virtù delia protezione doganale, giu stificata sopratutto dall’opportunità politica di ri durre al minimo la dipendenza dall’estero per lo approvvigionamento. Il grano importato veniva a costare sulle 20.-22 dire per quintale cif. scari cato ai porti italiani ; il dazio doganale di L. 7.50, accrescendone di un terzo il prezzo -sul mercato mterqp, consentiva la sopravvivenza della grani- coltura su terre con alto costo di produzioni. Sop presso il dazio, la coltura del finimento sarebbe stata indubbiamente ristretta.
Oggi il prezzo è ,sceso così in basso sul mer cato mondiale, e l ’es-uberanza delle provviste di sponibili lascia così scarsa speranza di una pros sima ascesa, che i nostri agricoltori -sono più che mai oppressi dalla -concorrenza estera. Ogni pro getto d’estensione della granicoltura è frenato, anzi appare dubbio se convenga continuare la col- , tivazione del frumento sulle terre con più alto
costo di produzione.
Non per questo -si deve senz’altro concludere che urga ristabilire la protezione doganale. Pro babilmente questa darebbe qualche impulso alla estensione della granicoltura; ma certamente de- terminereb.je un rialzo del costo della vita quindi, attraverso i salari, un aumento del costo di produ zione delle merci d’ogni sorta, diminuendo quel vantaggio del buon mercato dell’opera manuale ch e è imprescindibile condizione di vita per le nostre industrie esportatrici ; verrebbero, inoltre, ristrette ali,re coltivazioni per lasciar poste a- queh la del gano. I prevedibili effetti del ritorno alla protezione doganale -sembrano sconsigliarlo quan do si parta da considerazioni economiche; finora le condizioni politiche che lo condizioni politiche che lo consiglierebbero non sono state abbastanza forti da indurre il Governo a restaurare il dazio.
I l ' momento attuale, per il basso livello dei prezzi sui mercati esportatori e per il largo mar gine di utile che godono i nostri importatori di grano, appare singolarmente propizio a ll’even tuale ' restaurazione del dazio. Mediante energici provvedimenti, il Governo potrebbe ottenere che l’aumento del prezzo del pane fosse molto meno che proporzionale al -dàzio.
Incoraggiamenti diversi da-1 dazio doganale (premi ai produttori, obbligo di coltivare a- grano determinali terreni) richiederebbero, per essere attuati, la creazione di colossali organi burocrati ci, e finirebbero col riuscire inefficaci in futuro, come riuscirono in passato.
Se una assoluta necessità politica imponesse l ’emancipazione -dal riforniménto estero, e ,se non esistesse altra via per giungervi, ogni sacrifizio andrebbe affrontato. Ma il problema del'grano non è che uno degli innumerevoli problemi di riforni mento che sorgono in tempo di guerra : per molte materie prime, essenziali quasi al pari del fru mento, dipendiamo dall’estero, nè possiamo spez zare'la catena; è quindi molto dubbia la conve nienza di affrontare gravi sicuri danni per con
seguire ùn effetto inadeguato al fine. D ’altronde la produzione frumentaria pot.rebb’essere Aumen tata mediante l ’intensificazione piuttosto che me diante l ’estensione della coltura.
Il m e rc a to d elle m e rc i in Italia
nel n o vem b re 1923
Numeri indici dei prezzi nel commercio all'ingrosso
I numeri indici. — Presentiamo qui appres
so i numeri indici dei prezzi delle merci nel
commercio all’ingrosso in Italia, computati
prendendo per base (100) la media dei prezzi
nell’anno 1920. Tali indici sono calcolati rispetto
alle principali merci, che danno luogo a un mo
vimento notevole di affari; le merci studiate a
partire dal gennaio 1923 sono 107 e sono con
siderate nelle quotazioni ufficiali di Genova, Mi
lano, Roma, Bologna', e per taluna di esse in
base a prezzi legali o a prezzi medi di portata
generale. Gli indici per gruppi di merci e per
la totalità sono formati secondo il procedimen
to della media aritmetica semplice ; i dati se
guenti si riferiscono agli ultimi mesi. L ’indice
generale è presentato anche sulla base del quin
quennio 1901-1905, dell’anno 1913 e del luglio
1914, per consentire comparazioni varie col cal
colo dei prezzi anteriori alla guerra.
NUMERI INDICI MEDI ARITMETICI
N . d elle N U M E R I I N D I C I v o ci 11*1 1923 diccm b. 1921 dicem b. 1922 ottobre 1923 n ovem b re 1923 D erra te alim entari vegetali 23 115,3 110,9 93,6 96,3 D errate alim entari anim ali. 13 120,6 C 109,6 109,7 109,0 P rod otti ch im ici. 13 73,5 69,3 67,2 66,7 M aterie tessili . 13 79,4 77,9 89,2 95,0 M in erali o m etalli 18 66,0 64,9 65,1 66,0 M ateriali da costru zion e . 6 89,1 88,1 84,0 84,0 P rod otti v eg eta li v a rii 8 113,7 128,8 101,2 102,2 M erci in d u stria li v a rie 13 93,8 94,0 97,9 96,2 In d ic e generale (base 1920) 107 95,2 92,8 90,2 91,5 In d ice g en er. (base 1901-5) — 749,2 730,3 ' 709,8 720,0 In d ice generale (base 1913) — 594,6 579,6 563,4 571,4 In d ice gen. (base ln g lio 1914) — 648,1 631,7 614,1 622,4
L ’indice complessivo ha segnato nel novem
bre una variazione per circa l’ I e 1/2 per cento,
la quale è per l’ entità sua la più rilevante si-
nora constatata lungo l’ anno 1923 ; la variazio
ne segna aumento e fa seguito ad una varia
zione dell’un per cento constatata rispetto al
mese di ottobre. Il dato sintetico risultante da
questa nostra rilevazione sul movimento dei
prezzi, da tempo mostra uno svolgimento on
dulare senza direttiva costante, e segna in com
plesso una tendenza di stabilità nel livello com
plessivo dei prezzi. Questo indice generale di
91.5 corrisponde ad una diminuzione dell’ 1.4
per cento rispetto al livello raggiunto nel di
cembre 1922 e di circa il 4 per cento rispetto al
livello raggiunto nel dicembre 1921 ; si tratta
di variazioni non molto considerevoli e che in
dicano ormai una tendenza prevalentemente sta
tica, quale appare anche dal grafico che accom
pagna la presente rassegna.
14 L’ECONOMISTA 20 G enn aio 1924 N. 2594
mento esteso, ma piuttosto di rialzi assai pro
nunciati manifestatisi rispetto al commercio di
alcune poche merci : prevalgono i fortissimi rin
cari avvenuti sui cotoni e quelli meno pronun
ciati avvenuti sui metalli, sui carboni, sulle uova,
su qualche altra derrata alimentare ; una consi
dere vole influenza ha esercitato anche sul dato
sintetico il rialzo molto forte nella quotazione
dei limoni. Questa ristretta dinamica dei prezzi
mostra come le variazioni debbano ascriversi es
senzialmente ancora a condizióni proprie del
mercato di alcune singole merci determinate,
piuttosto che a vasti spostamenti avvenuti nella
generale condizione della vita 'economica e a
mutamenti della situazione monetaria.
L'andamento dei mercati
Derrate alimentari generali. — Per le der
rate di origine vegetale, i nostri indici segnano
per il mese di novembre un aumento di circa il
8 per cento, aumento il quale è venuto ad in
terrompere bruscamente un movimento discen
dente, che durava da ben sei mesi, in connes
sione col brillante risultato della campagna agri
cola : secondo quanto abbiamo già significato,
questo considerevole aumento è però essenzial
mente il risultato di tenui variazioni in parec
chie voci e di una variazione imponente in una
sola, i limoni, per i quali la quotazione adot
tata nel conteggio ha segnato lungo il mese una
plusvalenza pari al 50 per cento.
Per i cereali proseguono le condizioni propi
zie della discesa nei prezzi : le disponibilità fru
mentarie risultano esuberanti in confronto col
fabbisogno per il consumo e fattore di debolezza
nel mercato appare anche la esportazione che
si va svolgendo dalla Russia, particolarmente
dalle provincie meridionali, per quanto la dispo
nibilità per questa ripresa di fornitura russa sia
ad essi lontana dall’entità che si raggiungeva
prima della gqerra. Il mercato nazionale è sem
pre intonato alla fiacchezza ; in parecchie piazze
sono avvenute nuove falcidie alle quotazioni,
che sono sensibilmente inferiori a quelle relative
al grano di prevalenza estera, in relazione alla
rilevanza delle disponibilità che si trovano sia
presso i produttori che presso i molini : il prez
zo del grano tenero segna ormai una minora
zione di 1,4 per cento in confronto del valore
medio praticato lungo l ’anno 1922. Qualche nuo
va falcidia sì è constatata anche rispetto ai ce
reali minori ; prosegue la fiacchezza e la stazio
narietà dei prezzi per il mercato del grano turco.
Rialzi stagionali si verificano per alcuni le
gumi, ortaggi e frutta e particolarmente per le
patate e i fagiuoli.
Nei mercato vinicolo continua la fiacchezza
stagionale negli affari; qualche isolato caso di
rialzo dei prezzi si ha rispetto ai vini vecchi
dei quali non è copiosa la disponibilità e vi ha
qualche ricerca, ma in generale prevale la ten
denza al ribasso, e le prime transazioni sui vini
nuovi segnano considerevoli minorazioni di prez
zi in confronto con la campagna precedente.
Per il mercato oleario continua la tendenza
al rialzo motivata dalla constatazione di un rac
colto non copioso in molte plaghe in seguito ai
danni cagionati dalla mosca olearia.
Per il caffè, l ’andamento del mercato prose
gue sempre assai irregolare con tendenza pre
valentemente sostenuta, malgrado la rilevanza
delle disponibilità e la copiosità del raccolto. Si
è ancora accentuata la tendenza al ribasso per
10 zucchero sul mercato italiano, non solo in
relazione alla grande entità del raccolto, ma an
che in dipendenza della concorrenza esercitata
dallo zucchero proveniente dalla Czeco-Slovac-
chia e dall’Ungheria.
Derrate alimentari di origine animale. — Do
po il movimento ascendente così cospicuo, pre
sentatosi nell’ agosto e nel settembre,! si è avuto
nell’ottobre e nel novembre un ribasso pure no
tevole che ha riportato l ’indice ad un punto ap
prossimativamente pari a quello di chiusura
dell’anno 1922. Per i pesci conservati prosegue
sul nostro mercato la situazione stazionaria, la
quale fa seguito al lungo movimento ascendente.
Rispetto ai latticini continua la discordan
za di andamento fra il burro e i formaggi ; per
11 burro continua il sostegno ed immutato il
prezzo relativamente elevato sulla base di L. 18
per il cospicuo mercato di Milano, mentre per
il formaggio prosegue la situazione veramente
critica segnalata da nuove falcidie sui prezzi e
'lalla esistenza di grosse disponibilità e di una
esuberante organizzazione produttiva in con
fronto con le difficoltà che si frappongono per
l ’esportazione.
Sul mercato del bestiame, dopo il lungo mo
vimento rialzista, la situazione è sensibilmente
mutata attraverso il mese di novembre per ef
fetto della considerevole riduzione nella doman
da, in dipendenza di una certa restrizione nel
l’ alimentazione carnea che avverrebbe presso le
classi inferiori ; così si sono verificati in qualche
piazza tenui riduzioni nel livello dei prezzi ed
il generale atteggiamento del mercato si presenta
con diverso orientamento : qualche influenza
può avere esercitato anche la costituzione di un
comitato fra i maggiori comuni per promuovere
lo sviluppo della vendita di carne congelata ;
qualche cenno di pesantezzza si è avuto per i
bovini da lavoro e per le vacche lattifere, per
queste ultime in relazione all’ andamento della
produzione casearia. Il mercato dei suini si svol
ge attivo con abbondante affluenza di merce e
con prezzi piuttosto sostenuti.
Per le uova il rialzo stagionale si manifesta
piuttosto pronunciato.
Prodotti chimici. — Nell’andamento oscil
L’ E C O N O M ISTA 15 20 G ennaio 1924 N. 2594
cato è attratta dalle gravi agitazioni operaie che
avvengono nel Chile.
Materie tessili. — L ’indice per questo grup
po segna un rialzo ¿lei 6 e mezzo per cento, il
quale è la risultante dell’enorme inasprimento
dei prezzi sui cotoni e della nuova discesa delle
quotazioni per le sete.
Per il cotone i dati statistici americani sono
di mese in mese sempre più orientati in senso
pessimista e mostrano una disponibilità scar
sissima di fronte al consumo ; il raccolto è va
lutato ad 11.283.000 balle contro 11.653.000 del
la precedente campagna ; si delinea una vera
carestia di cotone che ha portato la quotazione
del Middling ad oltre 35 centesimi a New York
ed oltre 20 danari in Inghilterra ; queste quota
zioni appaiono, riferite al nostro mercato ancora
accentuate dall’inasprito cambio, e così gli in
dici per queste voci segnano fra l’ ottobre e il
novembre grossi progressi ; ad esempio per il co
tone americano l’indice è passato da 146 a 174
ed analoghi se non maggiori progressi si sono
verificati rispetto agli altri tipi di cotone sodo,
mentre la quotazione media dei filati, proseguen
do la linea ascendente, è passata da circa lire
20 a circa 2 per chilogramma. Per le lane, le
ultime vendite della sesta serie di aste londinesi
sono state ancora orientate al rialzo e si è sem
pre accentuata la tendenza per un largo impie
go delle lane incrociate, anche le aste australiane
hanno mostrato la tendenza sostenuta del mer
cato ; le quotazioni ufficiali italiane segnano sol
tanto variazioni minime. Qualche fiacchezza si
presenta sul mercato della canapa, malgrado
l'azione del Consorzio tra canapicultori per de
terminare l’ astensione dalle vendite.
Sul mercato serico la situazione è proseguita
piuttosto sfavorevole con prezzi prevalentemen
te discendenti attraverso oscillazioni ; ciò per ef
fetto della sospesa domanda americana e della
ristretta domanda europea ; soltanto nell’ulti
ma parte del mese si è avuta qualche maggiore
rilevanza di affari.
Minerali e metalli. — Per questo gruppo fra
l ’ottobre e il novembre l’indice segna rialzo in
ragione di circa l’I e mezzo per cento ; sul mer
cato britannico, per le merci di questo gruppo
si presenta una migliore prospettiva con sensibili
incrementi di domanda e i più copiosi acquisti
di questi materiali sono considerati come sin
tomo di ripresa nell’attività industriale. Lina
certa fermezza si ha sul mercato dei carboni su
cospicua domanda del Continente e così con
qualche progresso nei prezzi ; per il nostro mer
cato le quotazioni sono alquanto sostenute, ma
pur sempre inferiori a quelle che risulterebbero
dalle quotazioni di origine sulla base degli ina
spriti cambi, e ciò in relazione alla copia degli
arrivi e delle disponibilità.
Passando al mercato metallurgico, in Inghil
terra si segnala la maggior domanda di ghisa e
si prevede un ulteriore incremento di produzio
ne; mentre i prezzi per la ghisa sono ivi rimasti
stazionari, vari rialzi di prezzi sono avvenuti sui
prodotti siderurgici e, colla chiusura di un lun
go sciopero in Iscozia, si prevedono incrementi
di domanda ed ulteriori rialzi di prezzi. Il mo
vimento di sostegno si delinea anche rispetto ai
metalli inferiori e sopratutto per lo stagno, me
tallo il quale da tempo è oggetto di una vivace
speculazione, animata ora da cospicui acquisti
americani; a Londra è raggiunta la quotazione
di 225 sterline per tonnellata, livello che da molti
mesi non era più stato raggiunto. In connessio
ne con l ’ andamento del mercato internazionale,
sul mercato italiano si sono registrati rialzi sia
per la ghisa, che per il rame, lo stagno e il
piombo.
Merci varie. — Nel gruppo dei materiali da
costruzione il livello complessivo è rimasto in
questo mese invariato non essendosi verificati
mutamenti nelle quotazioni osservate dalla no
stra indagine. Per il gruppo dei prodotti vege
tali varii, in reazione all’anteriore movimento
si ha in questo mese il rialzo di circa l ’I per
cento. Per il fieno l ’andamento del mercato è
stato nel novembre piuttosto pesante con qual
che discesa nei prezzi, essendo in complesso suf
ficiente la produzione e ridotta la domanda dal
prolungarsi della stagione mite. La ritardata sta
bulazione ha analogamente ridotta la domanda
di paglia e impresso un andamento fiacco ai
mercato. Qualche rialzo si è verificato rispetto
all’avena mentre un sensibile movimento ascen
dente si constata da tempo sul mercato del seme
di lino, sì nazionale che internazionale.
Nel gruppo delle merci industriali varie, se
condo la nostra rilevazione si notano in questo
mese spostamenti di prezzi in diverso senso con
prevalenza alla discesa, così che in complesso
la diminuzione appare dell’l e 2/3 per cento.
Particolarmente caratteristica è la diminuzione
nei prezzi dei pellami greggi, sia indigeni che
di provenienza platense, in reazione alla tenden
za sostenuta che è dominata attraverso un tem
po non breve, mentre una situazione sempre fa
vorevole e stazionaria è continuata rispetto al
conciato. Una falcidia nel prezzo del petrolio
sul nostro mercato traduce il movimento discen
dente, che da qualche tempo si è verificato sul
mercato americano.
In un prossimo fascicolo verranno presentati
gli indici medi geometrici ed i dati indicanti le
variazioni nei prezzi per le merci distinte non
più secondo il loro carattere merceologico, ma
secondo il loro carattere economico.
Riccardo Bachi.
R IV IST A BIB LIO G R A FIC A
A LO IS RASIN - Les financès de la Tchécoslovaquie
jùsqu’ a la fin de 1921. — Bossard editeur, Paris
1928, Fr. 12, pag.
240.-Il compianto ex ministro delle finanze della Repub blica cecoslovacca ha pubblicato questo libro nel quale espone i problemi più importanti del dopo guèrra nella repubblica cecoslovacca indipendente ,e che è stato tra dotto in varie lingue, mentre se ne attende una pros sima traduzione in italiano.
La Repubblica cecoslovacca ha avuto la fortuna di vedere nei primi mesi del dopo guerra sanzionata la' conquista della sua libertà, ma poco dopo essa risenti della influenza delle dottrine bolsceviche che causa rono un grave male, in via però, di scomparizione.
16
della moneta siano compensati dai sacrifici che un ra pido avviamento verso tale conquista sono costati al Paese.
A d ogni modo il libro del Itasi n è oltremodo istrut tivo in particolare per le nazioni che si trovano dinanzi a problemi monetari.
RIVISTA DEL COMMERCIO La situazione economica della Svezia
Durante il 1923 l’ importazione svedese raggiun se 1233 milioni di corone, e l ’ esportazione 1.011 mi- honi di corone, con un disavanzo quindi di 222 mi lioni di corone; mentre nell’anno 1922 il deficit fu di soli 21 milioni di corone. La valuta svedese è stata costantemente in rapporto al dollaro, vicino alla pari tà oro. Ne consegue che il Credito dello Stato si mantiene invariatamente buono.
La produzione di rame in Rumenia
Lo sfruttamento delle miniere di rame rumene si va sempre maggiormente sviluppando. Nel 1921 esi stevano in Rumenia 29 miniere : il loro numero è passato a 32 nel 1922. Lo Stato figura fra gli eser centi le miniere e possiede a Tulcea proprietà per più di 3000 ettari, il cui sfruttamento e però1 sospeso at tualmente. Sulle 32 società, che si occupano in Ru menia del’ estrazione del rame, alcune funzionano at tivamente, come la Società del Credito minerario, che ha una impresa a Ceamurlui de Jos e che ha dato nel 1922 una produzione grezza di 394.100kg.
La Società A n. « Fabbrica di prodotti chimici e di acido solforico » , che ha un Giacimento a Ciuc Sandomic, ha dato nèl 1922 una produzione di 750.000 kg. di minerale, di cui si sono estratti 59.534 kg. di rame ; infine la Società « Fortuna », che ha uno sfrut-tamento a Nistru, ha prodotto nel 1922 2.300.000 kg grezzi. Quantità Valori 1919 14.286 66.909 1920 164.795 2.990.754 1921 107.579 1.505.967 1922 110.523 4.973.545
La maggiore produzione è stata ottenuta nel 1920 con 164.795 k g .; quella del 1922, con 110.523 kg. fa sperare che i lavori di sfruttamento abbiano ripre so la loro attività.
Per un accordo fra l'Italia e la Lituania
Il Ministro di Lituania a Roma ha iniziato dei « pour parlers » col Governo Italiano per la conclu sione del trattato dì commercio fra l’ Italia e la Li tuania. La Lituania chiede facilitazioni doganali per i suoi prodotti speciali cioè legname, cellulosa, carta, lin o; in cambio è disposta a favorire le nostre espor tazioni di automobili, macchine, agrumi e zolfo.
Concessioni aurifere in Russia
Un Consorzio americano, coll’ intermediario del suo rappresentante, l ’ingegnere Schidt, ha ottenuto in concessione per un termine di 24 anni i terreni au riferi della Siberia orientale, situati nel bacino del- l ’Amour e dei fiumi Arga e Pilengy.
11 Consorzio americano si impegna da ora al 1° gennaio 1926 ad iniziare Io sfruttamento ed a tenere tutti gli impianti pronti per questa data.
L oro che proviene da questa esportazione sarà venduto ala Banca di Stato russa, al prezzo del mer cato mondiale. Lo Stato godrà di un premio dell’ 8 per cento sul valore dell’oro venduto.
Per quanto riguarda le imposte fiscali e l ’ inco raggiamento dell’ industria nazionale, il Consorzio in questione godrà di tutti i diritti dei soggetti russi.
20 G ennaio 1924 N. 2594
La produzione delle potasse negli Stati Uniti
Attualmente gli Stati Uniti consumano 250.000 tonnellate di potasse all’ anno, di cui il 10 per cento è prodotto dal Paese stesso, ftssia 25.000 tons, cifra importante in confronto agli anni precedenti ; infatti nel 1915 fu di sole 1000 tonnellate in cifra tonda. I prezzi che allora oscillarono fra i 300 e 400 dollari per tonnellata, oggi ascendono appena a 60 dollari la tonnellata.
Il commercio estero della Turchia
Secondo la statistica ufficiale, la Turchia ha im portato nell’ anno scorso merci pel valore di 38.474.991 lire turche ed esportato merci per la somma di 25.533.043 lire turche. I paesi che hanno importato ed esportato sono : l ’ America con 6.875.478 importa zione e 1.084.974 esportazione lire turche; Inghilter ra con 6.496.110 importazione e 2.075.153 esporta zione lire turche. Seguono l ’ Italia e la Francia con più di 4 milioni di lire turche importazione e circa 1,200.000 esportazione. La Germania figura al quar to posto con 2.798 importazione ed 1.401.000 espor tazione. L ’ Austria figura con 342.431 importazione e 5.981 . esportazione al trédicesimo posto.
Verso la libertà di commercio in Ungheria
Il Governo ungherese ha deciso di abolire tutte le tasse sulle esportazioni e di revocare gradatamente le restrizioni esistenti attualmente per le importazioni.
Il futuro raccolto dei cereali in Argentina
La direzione dell’ Economia rurale argentina ha pubblicato il suo rapporto annuale sulle semine in ce reali nell’ insieme .del territorio argentino. Sono stati seminati in Grano 6.966.848 ettari Lino 2.126.548 ettari Avena 1.111.775 ettari Segala 127.590 ettari Alpista 8.890 ettari Queste cifre rappresentano un aumento di 450.043 ettari per il grano, 487.936 ettari per il lino, 52.425 ettari per l ’ avena, 40.625 ettari per la segala.
Prendendo come base la media dei rendimenti nel corso dei dieci anni anteriori e tenendo conto di questo aumento delle superimi di ogni genere di col tivazione, la Direzione dell’ Economia rurale ha stabi lito le seguenti valutazioni per il prossimo raccolto, in tonnellate : Grano 6.770.000 Lino 1.930.000 Avena 850.000 Segala 94.000 Alpiste 9.000
Il commercio estero del Canadà
Il commercio estero del Canadà per i dodici me si terminati al 30 novembre scorso si è elevato a 1.910.006.000 dollari, con un aumento di 298.959.000 dollari sulla cifra corrispondente dello scorso anno.
Le esportazioni sono state di 1.001.727.000 dol lari, con un aumento di 141.933.000 dollari e le im portazioni di 908.270.000 dolali, con un aumento di
156.025.000 dollari.
Il commercio cogli Stati LTniti si è tradotto in i .035.099.000 dollari, con un aumento di 113.760.000 dollari, nelle importazioni e di 87.567.000 dollari nel le esportazioni. Col Regno Unito, lp importazioni so no state di 154.854.000 dollari, con un aumento di 18.920.000 dollari e le esportazioni sono state di 356.538.000 dollari, con una diminuzione di 4.471.000 dollari.
La situazione del commercio russo
20 G ennaio 1924 N. 2594 L ’ E C O N O M ISTA 17
La bilancia commerciale della Russia per il primo semestre del 1923 si è chiusa in passivo per una somma di 5,1 milioni di rubli (conteggiando l'im por tazione e l ’ esportazione ai prezzi di anteguerra). In confronto alle cifre del primo semestre dell’anno pre cedente, queste cifre indicano un progresso conside revole, giacché il passivo del primo semestre del 1922 era di 127,9 milioni di rubli, cioè 20 volte superiore a quello del periodo corrispondente del 1923. Questo miglioramento della bilancia si spiega in parte col l’ aumento della esportazione, ed in parte con una for te diminuzione delle importazioni.
Da un anno la Banca di Stato ha messo in cir colazione la nuova moneta ; il tchervonetz. Il tchervo- netz è entrato ormai in tutte le operazioni e costitui sce il 75% di tutta la moneta in circolazione sul pae se, mentre che gli antichi rubli carta, perdendo il loro valore, non rappresentano più che il 25%.
Conformemente alla legge, i tchervonetz debbo no essere coperti per almeno il 26% del loro valore ; in realtà sono garantiti per più del 5 0 % . I tcherno- vetz hanno una parte sempre più importante nelle re lazioni commerciali coll’ estero. DalPinizio dell’ anno sino al 1° dicembre le banche straniere hanno acqui stato 1.850.889 tchernovetz.
La produzione vinicola in Tunisia
La produzione vinicola in Tunisia raggiunse 53.000 ettolitri nel 1890, anno di buon raccolto: pas sava a 173.000 ettolitri in media per il periodo 1891- 1910 ed a 578.700 ettolitri nel periodo 1911-1920. Nel 1918, anno particolarmente favorevole, raggiun se anche 608.100 ettolitri. Dopo il 1915, a causa del l ’ aumento del corso dei vini, le piantagioni sono sta te eseguite al solo scopo di produrre vino di uso cor rente.
I vini rossi costituiscono i tre quarti della produ zione: l ’ altra parte comprende i vini bianchi e rosati secchi, i liquori e le misure.
La vinificazione, che ha luogo dal 15 agosto al la fine di settembre è abbastanza difficile a dirigere a causa dell’ aumento della temperatura esterna, che oscilla tra 120 ed i 30 gradi e raggiunge anche 4Ó gradi nei giorni di scirocco. Queste difficoltà tecniche, che sembravano essere all’inizio un ostacolo ala vini ficazione nei paesi caldi, sono state sormontate me diante il perfezionamento dei sistemi refrigeranti dei mosti e mediante l ’ impiego dell’ anidride solforosa al l ’ inizio della pigiatura.
I vini ottenuti sono generalmente ricchi in co lore od in alcool e di buona tenuta.
I buoni vini rossi di consumo hanno un tenore alcoolico di 10 e 12 gradi: i vini da taglio ed i vini bianchi raggiungono facilmente 13 e 14 gradi.
I vini bianchi sono particolarmente ricercati a corsi più elevati di quelli dei vini rossi e si presentano facilmente a subire il processo per diventare cham pagne.
La produzione dei bachi da seta in Jugoslavia
La produzione dei bachi da seta in Jugoslavia, molto fiorente prima della guerra, era diminuita no tevolmente durante la fine del con flitto: nel 1922 si sono prodotti 91.762 k g. di bozzoli e 91.352 kg. nel 1923, di una qualità eccellente e di un valore di 2 milioni e mezzo di dinari. L ’ esportazione è stata as sorbita nella maggior quantità dal’ Italia. Una società francese si occupa di creare una fabbrica di seterie a Kragoujevats.
Commercio tra Tltalia e la Francia durante i primi nove mesi dell'anno passato.
La bilancia commerciale è stata favorevole per noi : abbiamo importato per un valore di novecentocinquan- taquattro milioni di lire ed abbiamo esportato per un valore di un miliardo e sessanta milioni di lire, ragione
per cui abbiamo avuto una differenza a nostro favore per centosei milioni di lire.
Nelle esportazioni il movimento più importante è stato quello costituito dalla sola tratta, la quale è usci ta nella quantità di novemilanovecento quintali per un \alore di circa trecentonovantatrè milioni di lire.
Inoltre nelle esportazioni sono da notarsi ancora : le pelli crude per un valore di settanta inilioni e mezzo di lire, la canapa greggia e pettinata per un valore di cinquantadue milioni ' dì lire, i cascami di seta per un valore di quarantacinque milioni e mezzo di lire, le carni fresche e preparate per un valore di oltre venti nove milioni e mezzo di lire, gli agrumi per un valore di oltre ventisette milioni e mezzo di lire.
Nelle importazioni sono da rilevare : le lane, ca scami e borra di lana per un valore di circa novan- iotto milioni e mezzo di lire, il carbon fossile per un valore di ottantun milioni di lire, i tessuti ed altri manufatti di lana, di crino e di pelo per un valore di oltre sessantasei milioni di lire, i rottami di ferro, di acciaio e di ghisa per un valore di oltre sessanta mi lioni di lire, i tessuti ed altri manufatti di cotone per un valore di cinquantaquattro milioni di lire, i tessuti ed altri manufatti di seta per un valore di quarantotto milioni e mezzo di lire, le pelli preparate per un va lore di quasi quarantotto milioni di lire, la seta tratta e cascami di seta per un valore di trentotto milioni di lire, le macchine, apparecchi e loro parti per un valore di oltre ventisette milioni di lire.
R IV IST A DEL MERCATO E DEI VALO RI
Rassegna settimanale
18 L ’ ECO N O M ISTA 20 G enn aio 1924 N. 2594
che il deprezzamento della nostra moneta non è stato scontato in borsa a suo tempo dai valori azionari come potevamo aspettarcelo. Nonostante i rapidi ed ingenti rialzi di taluni titoli non è il caso di parlare di eccessi speculativi o di esagerazioni nel prezzo dei nostri va lori azionari. Qualche Cassandra isolata e malinconica, già intravede la ripetizione di « booms » borsistici con tutte le loro funeste conseguenze, ma per^ ora siamo ancora lontani da questa sciagura,. Si potrà giudicare eccessiva la capitalizzazione data dalla borsa a taluni titoli industriali di fronte a quella dei titoli di Stato. Infatti si possono citare i titoli azionari che fruttano sui corsi odierni meno del 5 % — persino il 3 o 4 /0 —• mentre il Consolidato offre un reddito di oltre 5 l/2 . Si potrebbe pretendere dai titoli azionari una capita lizzazione di almeno 6 % salvo casi di aziende le quali per ragioni speciali hanno diritto di scontare fatti di non lontana attuazione. Colla ritornata fiducia nelle finanze dello Stato i nostri titoli azionari colle alee inerenti a tutte le imprese industriali, non hanno ra gione di essere quotati a prezzi che offrono un reddito inferiore a quello dei nostri Fondi di Stato. Allorquan do il nostro Consolidato avrà sorpassato la pari l ’ inte ressamento del pubblico ai valori azionari che fruttano il 5 sarà nuovamente giustificato. In mezzo al coro di ottimismo di borsa Aion intendiamo portare una voce discordante, ma è pure un dovere per chi da molto tempo ha caldeggiato il rialzo di raccomandare alla speculazione la circospezione e la prudenza nell’ assu- mere nuovi impegni. Del resto un tempo di arresto ed anche una lieve contrazione sarebbe salutare per con solidare il mercato. E ’ ovvio ricordare che molti titoli uscirono dai loro forzieri per cadere nelle mani della speculazione ; basterebbe quindi un’ eventuale restrin gimento del denaro, un rincaro dei riporti per parte degli Istituti di Credito per allarmare gli operatori. Siamo lieti di segnalare in questa settimana un con fortante miglioramento della lira di fronte a tutte le altre divise e nutriamo fiducia che salvo avvenimenti imprevisti la rivalutazione della nostra moneta procede rà a Trassi lenti ma costanti. In fine di settimana pre dominarono i realizzi specialmente sui titoli maggior mente favoriti dalla speculazione. La nostra borsa ha dovuto sopportare copiose vendite di altre piazze e la settimana finisce in regresso quasi generale^
Stamane abbiamo avuto una riunione nervosa ed oscillante. T prezzi di taluni valori segnarono ribassi notevoli: la Comit scese a 1207, il Credito a 870, il
Rabattino a 580; la Terni a 505; la Fiat a 389, ma
verso chiusura migliorò la tendenza e si chiude in di screta ripresa.
In mezzo alla debolezza dei titoli azionari va se- gnalatol ’ ottimo andamento dei nostri fondi di Stato. Nella precedente «rassegna si deplorava l ’ abbandono in giustificato in cui era lasciata la Rendila 3.50 %. Que sto titolo da parecchio tempo era completamente tra scurato e per conseguenza naturale aveva un mercato ristretto. Improvvisamente avvenne il risveglio e nella settimana il tìtolo registra quasi due punti di rialzo con animati scambi. Raggiunto ieri 78.70 chiude oggi 'iiù calmo a 78.45 per contanti e 78.60 per fine gen naio e 78.75 all’ ultimo momento.
Nonostante l’ approssimarsi della lotta elettorale il
Consolidato 5 % mantiene un ottimo contegno. Fini
sce la settimana a 89.45 per contanti e 89.52 l / 2 per fine gennaio. Prestito Austrìaco 6.50 % , 498 circa. Ricercate tutte le Obbligazioni ferroviarie 3 % , 265 ;
Sarde 1879, 2 4 0 ; Meridionali 244; Vittorine 316.
La Banca d’ Italia si mantenne tutta la settimana intorno a 1570 per chiudere oggi a 1565. La Comit ha fatto ieri una punta a 1227 ma non ha potuto mante nere il livello raggiunto ed ha subito l ’ influenza gene rale retrocedendo a 1217 con affari sempre animati. Chiude 1212. Parimenti attivo il mercato del Credito
Italiano. Le oscillazioni sono meno ampie di quelle
della Comit. Raggiunsero un massimo di 886 per chiu dere la settimana a 874. Banco di Poma invariato a
100. Vanno segnalate in questa settimana vari scambi
di azioni Banca Commerciale Triestina che segnano una notevole ripresa. Mercoledì essa raggiunse il corso di 730 per indebolirsi e finire l ’ ottava intorno a 705. Sarebbe ora da desiderarsi che si creasse un mercato regolare a questo titolo, allargando la cerchia degli interessati, acquistando così le simpatie della borsa e del pubblico.
Meno attive le Meridionali e Mediterranee. Oggi 434 e 332.
Il Rubattino debutto lunedì sopra il 600 ex 23.80 nette, ma dovette pure pagare il suo tributo al regres so generale. Chiude oggi a 584. Navigazione Alta
Italia retrocede dà 268 lunedì a 261 oggi. Lloyd Sa baudo salito a 271,50 chiude la settimana intorno a
265. In nuova ascesa la Cosùlich pagata mercoledì 339 subisce l ’ influenza degli altri valori e termina Lotta va a 385 circa.
Libera Triestina mercoledì 445, oggi 431.
Neanche la Fiat ha potuto mantenere il terreno re centemente conquistato e dal corso di 406 l / 2 quotato lunedì retrocedette rapidamente su vendite di altre piazze. Si termina oggi a 292.
La Terni non sfuggì alla debolezza dei titoli prefe riti dalla speculazione ; dal corso di lunedì di 539 ri bassa a 505 e chiude 512 su voce anche di aumento di capitale (?). Ricercata VAnsàldo ieri a 21. Oggi 20 3/4.
Uva 12 1/2.
Più calmi i Beni Sabili, oggi fra 726 e 724. Impre
se Fondiarie 118. Aedes in vivace ripresa su acqui
si insistenti. Oggi 11.95. Fondi Rustici 312 circa. Bo
nifiche Ferraresi 349.
La Snia Viscosa ,si aggirò tutta la settimana intor no a 223 oggi 223. ,
Tn vigoroso rialzo i valori saccariferi con repentine oscillazioni. L ’ Eridania ieri sino a 464 oggi 465, 63. L ’ aumento sarebbe attribuito a manovre per accapar rarsi uno stock di titoli. Raffinerie spinte a 600 re trocedono a 574 su voci di intervenuti accordi fra i due gruppi che si contendevano la supremazia dell’ a zienda. Un importante pacco dì titoli sarebbe passato da Roma a Genova in questi giorni. L ’ assemblea è convocata per il 26 gennaio coll’ ordine del giorno di un aumento di capitale dà 50 a 75 milioni con opzione agli azionisti di una azione nuova ógni due vecchie ad un prezzo di 450 a 500 lire. Non sono indicati gli sconi o le cause di una così ingente i ¡chiesta di fondi. Per l ’ andamento dell’ industria occorrono proprio 55 o 60 milioni di nuove disponibilità?! dove si impiegheranno allora tutti questi denari? Non è piuttosto a ricercare la ragione di quell’ aumento di capitale nella lotta di supremazia? Ed allora se avvenne l ’ accordo fra i con tendenti non si soprassederà all’ aumento progettato? Le Montecatini sono stazionarie sul 230 malgrado U ribasso della valuta francese. O ggi 228.
Anche i valori elettrici, titoli d ’ impiego che frut tano oltre il 6 . subiscono l ’influenza dei titoli più
speculati. Elettricità Alta Italia salita lunedì a 307 ba dato luogo a scambi ingenti. Chiude oggi a 290. Sin sempre-attiva con fondo resistente. Lunedì sfiorò 168. oggi 161 l / 2 . Selt (Società Ligure Toscana di Elettri
cità) oggi 275. Sesc (Generale Elettrica della Sicilia)
125. A damello 248 circa. Valdarno 126. Unione Eser
cizi Elettrici 96 ex. I diritti -vennero pagati sino a
IO lire. La Elettrica Riviera di Ponente (Negri) offre °i. suoi azionisti in opzione a 100 lire più interessi 6 % •lai 1. gennaio una azione nuova ogni due attuali. Opzione da esercitarsi dal 21 al 26 gennaio. I diritti si negoziarono già da 8 a 12 lire Oggi 130 circa.
Tedeschi senza variazioni e con poche transazio
ni. Oggi 102. In ripresa il Cotonificio Valli Lanzo pagato ieri sino 213. O gg. 210. Officine Moncenisio ex Bauchiero, migliori sino a 79. O ggi 78.
Stearinèrie Lonza ferme intorno a 116. Schiapa-
relli 114 l / 2 ; Gilardini 114. In ripresa le Morìondo
<iy Gatiglio salito sino a 172. Oggi 168 circa. Fiammi
feri Riuniti 312 circa. Focolerie 144 circa. Gallettino
inattivo 65 circa Fihit 65 circa.