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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.51 (1924) n.2594, 20 gennaio

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(1)

L’ECONOM ISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO,BANCHI, FERRO VIE, INTERESSI P R IV A T I

Direttore : M. J. de Johannis

Anno Li ■ voi.

l v

Firenze-Roma

20

Gennaio

1920

{.

r o m a

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4

> -via G re g o ria n a ,

56

n.

2590

S O M M A R I O

PARTE ECONOMICA.

I l ribasso del fran co.

Le finanze dello Stato. Occorre restringere il debito fluttuante

- Gil b b r t o Te r n i.

Prospettive economiche : I l grano.

I l mercato delle merci in Italia nel novembre 1923. - Ri o-

c a r d o Ba c h i.

RIVISTA BIBLIOGRAFICA.

Alo is Ra s in - Lee finanoes de la Toliécoslovaquie jusqu’ a la

fin de 1921.

RIVISTA DEL COMMERCIO.

La situazione eeonomioa della Svezia. La produzione di rame in Rumenta Per un accordo fr a l’ Italia e la Lituania. Concessioni aurifere in Bussia.

La produzione delle potasse negli Stati Uniti. I l commercio estero della Turchia.

Verso la libertà di commercio in Ungheria. I l futuro raccolto dei cereali in Argentina. I l commercio estero del Canadà.

La situazione del commercio russo. La produzione vinicola in Tunisia.

La produzione dei bachi da seta in Jugoslavia.

Commercio tra l’ Italia e la Francia durante i primi nove mesi dell’ anno passato.

RIVISTA DEL MERCATO E DEI VALORI.

Rassegna settimanale. - Gu s t a v o Db s l e x. PA R T E ECONOMICA

II rib asso del fra n co

Per un paese come il nostro che ha già dolo­

rosamente attraversato tutti i mali e tutta la

passione del deprezzamento della valuta è fa­

cile comprendere l ’ansietà del popolo francese

ohe da un anno e cioè dall’occupazione della

Ruhr vede più celermente abbassarsi il potere

di acquisto del suo franco, che, in queste ultime

settimane ha mostrato un precipitoso peggiora­

mento, presentando problemi gravi, non tanto

nelle sue conseguenze immediate quanto nella

ricerca dei mezzi, se pur ve ne sono, per arre­

stare il suo ineluttabile decorrere verso quota­

zioni sempre più basse.

Fino ad oggi la causa specifica del deprezza­

mento del franco era genericamente identificata

nella mancata esazione delle riparazioni con­

template nel trattato di Versailles e nelle spese

che la occupazione della Ruhr aveva conseguen­

temente tratto seco.

Ma negli ultimi tempi, essendo sostanzial­

mente fallito lo scopo di quella occupazione, che

si proponeva di costringere la Germania a far

fronte ai suoi impegni, si sono poste a nudo

nella finanza francese tutte le falle dovute, da

una parte alla mancanza delle entrate straordi­

narie previste, dall’altra all’aumento delle spe­

se incontrate.

E così come primo punto della situazione

imbarazzante del Tesoro si è manifestata la im­

possibilità nel Governo di tener pegno verso la

Banca di Francia di rimborsare alla scadenza

dell’ anno i due miliardi sul prestito di 43 che

la Banca stessa aveva avanzato.

Il nostro arpico e confratello Yves Guyot

scriveva recentemente a proposito delle aberra­

zioni del ministro delle Finanze che la legge 31

dicembre 1920, contenente appunto l’impegno

di rimborsare la Banca di due miliardi di fran­

chi all’anno, è non solamente un impegno verso

la Banca, ma un impegno verso il paese.

Ed il paese appunto, riscontrato l’imbaraz­

zo del proprio Governo nel tener fede all’im­

pegno, ha finito per dubitare della solidità delle

proprie finanze e a dare al franco un apprez­

zamento sempre più debole, naturalmente coa­

diuvato in ciò dalla speculazione estera amica

della Francia e tanto più da quella nemica.

La politica finanziaria francese, che ha ba­

sato il proprio budget particolarmente sulle ri­

parazioni e che non ha provveduto, come seppe

fare l ’Italia, a garantire con una sempre cre­

scente pressione tributaria, le entrate occorrenti

a far fronte al servizio dei prestiti contratti,

costituisce appunto l’errore basico di quella

politica, che non avrebbe raggiunte le conseguen­

ze dell’oggi solo ed in quanto le fosse stato real­

mente possibile di riscuotere quelle riparazioni

che sono ancora ben lungi dal rendersi reali.

A questi fattori occorre altresì aggiungere

quelle tendenze di politica estera espansionista

che la Francia ha voluto adottare in mira di

alleanze e di accordi con Stati orientali di limi­

tata potenzialità, verso i quali essa deve con­

tare impegni di natura finanziaria al fine di at­

trarle nella sua orbita. Ciò è naturalmente co­

stoso e poiché in sostanza serve, come si è di­

mostrato nel caso dell’Italia, a provocare da

parte di altre potenze alleanze ed amicizie che

controbilanciano le prime, si può concludere che

resta notevolmente attenuato se non annullato

il risultato pratico, mentre emerge inevitabil­

mente il solo onere finanziario.

Dopo la immane guerra che tante energie e

tante ricchezze ha annientato, avrebbe giovato

tanto ad un paese povero come l’Italia, quanto

ad un paese ricco ed eminentemente risparmia­

tore come la Francia una politica di raccogli­

mento e di ricostruzione non distratta da preoc­

cupazioni d ’altra sorte, ma intesa unicamente

a fondare su un reale equilibrio di bilancio la

propria consistenza finanziaria.

(2)

IO' L ’ E C O N O M ISTA 20 G ennaio 1924 N. 2594

vra ad 11 centesimi di distanza dal franco fran­

cese, si distaccò per pre cipitare a livelli dai quali

soltanto da pochi mesi e con sforzo lento ma

costante cerca rialzami; la Francia assai più

tardi di noi, benché non afflitta da questioni

sociali interne, viene a perdere rapidamente

quella posizione che seppe tenere finché la sua

politica noni giunse a disgustare in definitiva

le potenze europee, quelle transoceaniche, ed

evidentemente i suoi stessi circoli finanziari.

Non si pnò costantemente tenere una compa­

gine di popoli, che desiderano di riprendere il

cammino della produzione e degli scambi, alla

mercè di una politica imperialista e universal­

mente condannata, quale la Francia ha voluto

intraprendere fra la meraviglia, il dissenso e la

disillusione dei popoli europei suoi amici o meno.

Oggi che la Francia si dibatte nelle strette

di una situazione finanziaria ognora più ango­

sciosa e più pericolosa, è naturale cne nessun

senso di simpatia venga a soccorrerla, poiché

ognuno considera, che in fondo chi è cagione

del proprio male debba sopportarne le conse­

guenze.

Quando noi italiani potremo fra breve con­

statare che il franco si stabilizzerà ad un livello

pari o circa con la lira o che magari sarà più

di questa deprezzato dovremo necessariamente

con maggior orgoglio e con più intensa gratitu­

dine rivolgere il pensiero ai principii seguiti dai

nostri uomini di finanza che trassero costante-

mente ispirazione da quei capisaldi che il Sella,

il Magliani, il Luzzatti, posero nelle epoche più

difficili e ricostruttive del nostro paese.

Ma poiché anche dal male giova trarre au­

spicio di bene noi vogliamo sperare che dal de­

prezzamento del franco e dalle sue penose ed

incommensurabili conseguenze sarà per uscire

una Francia meno baldanzosa e alte^-rnsa, meno

disprezzante delle amicizie e meno orgogliosa di

qualità non ancora del tutto controllate, ma

più serena, più umana, più equa verso i nemici

e verso gli amici.

Le finanze dello S tato

Occorre restringere il debito fluttuante

Uno dei più importanti problemi della finan­

za statale è quello della sistemazione del debito

fluttuante, che è quella parte del Debito Pub­

blico la quale dovrebbe avere carattere momen­

taneo destinata a sopperire agli incassi non an­

cora effettuati, ma che sono previsti e compresi

nelle entrate dell’esercizio. In passato si trat­

tava effettivamente di anticipazioni a breve sca­

denza, che lo Stato chiedeva al pubblico, rimbor­

sabili nel momento della riscossione delle impo­

ste o quando incassava i proventi di titoli di

vario tipo che ammetteva come ad esempio ob­

bligazioni ferroviarie, prestito comunale e pro­

vinciale etc. Questo carattere del debito flut­

tuante^ si è venuto perdendo in questi ultimi

anni ; è però rimasto un debito a scadenza breve

a differenza del Consolidato che manca di sca­

denza e dei prestiti redimibili pei quali è pre­

vista la facoltà di rimborso dopo un certo perio­

do, ed a serie mediante sorteggio. Nel debito

fluttuante non vengono compresi neanche i buo­

ni del Tesoro poliennali, ma solo quelli ordinari

la cui durata maggiore è di un anno. Data la

possibilità di rinvestire per un tempo breve

come tre, sei, nove mesi, un anno le disponi­

bilità e ad un tasso conveniente sempre mag­

giore di quello che offrono per i depositi gli Isti­

tuti di emissione ed anche le Banche ordinarie,

comprese quelle che maggiormente ricercano e

retribuiscono i risparmi, si comprende come il

pubblico abbia volenterosamente corrisposto a

queste emissioni che offrono ogni maggiore co­

modità in quanto non è prevista una data co­

mune ad un gruppo di titoli per il rimborso,

ma la data si misura dal giorno dell’acquisto.

Cosicché invece di tenere in deposito presso una

banca una somma un p o ’ rilevante, superiore

alle occorrenze previsibili, si è capito che è cosa

r>iù conveniente il rinvestimento in buoni del

lesoro ordinari sia per la maggior sicurezza,

sia per il maggior reddito senza che tale forma

nuoccia in alcun modo alla possibilità di Avere,

quando occorra liquide le somme rivestite dal

momento che i buoni si possono vendere nelle

borse, o scontarli presso gli Istituti di emissione

al tasso corrente, come è previsto dalla legge.

Quindi per i privati nessun inconveniente, anzi

lutti i vantaggi in confronto ai depositi presso

le Banche. Non è così invece per la collettività.

Il debito fluttuante ha degli inconvenienti e gra­

vi, dato beninteso che sia di vaste proporzioni.

Esso si compone di tre partite principalmente ;

ne esiste anche una quarta che, data la non

grande rilevanza, quella relativa agli anticipi

della Cassa Depositi e Prestiti può essere tra­

scurata. ; si tratta di 528 milioni che oggi siamo

abituati a non considerare gran cosa. Tali par­

tite, secondo i dati più' recenti sono : a) Buoni

del

Tesoro ordinari

per

circa 25 miliardi;

h) Circolazione bancaria per conto dello Stato

in milioni 7758 ; c) Biglietti di Stato per milioni

2428. Gli inconvenienti di un debito fluttuante

di grosse proporzioni consistono anzitutto nel

fatto che per ciò che riguarda circolazione ban­

caria per conto dello Stato, ovvero di biglietti

di Stato, si ha una circolazione non avente, co­

me quella bancaria riguardante il commercio,

un corrispettivo in titoli rappresentati princi­

palmente da effetti cambiari e che costituiscono

altrettante attività, ma una copertura parziale

molto limitata di riserva metallica comune al­

lenterà circolazione, e che attualmente raggiun­

ge solo il 10.89 % . Prima della guerra nel giugno

1914, era il 71,54 %. Il quantitativo della riser-'

va metallica, o equiparata, serve a garanzia di

tutta intera la circolazione, e siccome la riserva

stessa è di proprietà degli Istituti di emissione

e non dello Stato, qualora non esistesse una cir­

colazione per conto del Tesoro che ora è di ben

/ miliardi e 756 milioni, tale riserva andrebbe

a tutto beneficio di quella degli Istituti : Banca

d Italia, di Napoli, e di Sicilia, e che si riferi­

sce al commercio. Siccome questa ascende a

9 miliardi e 265 milioni, la riserva metallica, se

non ci fosse di mezzo la circolazione statale, co­

prirebbe una percentuale quasi doppia dell’at­

tuale, che costituirebbe un’ulteriore gàranzia,

oltre quella risultante da effetti cambiari, titoli

dati in pegno ecc.

(3)

20 G ennaio 1924 N. 2594 L ’ E C O N O M ISTA 11

da valute metalliche o equiparate, in tal caso

la garanzia della parte emessa per il Tesoro sta

tutta o quasi nel credito che si attribuisce allo

Stato. Cosicché non garanzia reale, ma personale

in senso giuridico. D ’ onde la necessità di restrin­

gere tale partita ; un qualche passo in questo

senso invero è stato compiuto effettuando nel

giro di dieci mesi una diminuzione assai mo­

desta, 319 milioni, ma che hai mportanza come

tendenza. Ma altro inconveniente, forse più gra­

ve, ha il debito fluttuante nella partita che ri­

guarda i buoni del Tesoro ordinari, una massa

imponente di 25 miliardi, di cui può essere chie­

sto il rimborso man mano che si effettuano le

scadenze, le più lontane ad un anno. Lo Stato

pertanto si trova esposto all’ eventualità, sia

pure remota e teorica, di dovere nel giro di un

anno aumentare la circolazione di una cifra cor­

rispondente, e tutti vedono quale iattura sareb­

be per il nostro Paese che ha una massa car­

tacea di 17 miliardi, se domani dovesse portar­

la a... 42 miliardi. Caso che in pratica non è

concepibile in queste proporzioni giacché è im­

possibile che tutti i detentori di buoni ordinari

chiedano di essere rimborsati e non preferisca­

no invece rinnovarli o convertirli in titoli a lun­

ga scadenza come i buoni novennali. Anche

nero se si chiedesse il pagamento di meno che

la terza parte, come ad esempio di 5 miliardi

sarebbe egualmente questo un grave danno per

l’economia nazionale, producendo un rialzo dei

cambi ed un rincaro dei prezzi. E ’ perciò .che

la tendenza attuale già praticata da vario tempo

dal ministro De Stefani sta nel facilitare le con­

versioni in buoni novennali a premio che ven­

gono emessi periodicamente in serie di un miliar­

do l’una. Per spingere il pubblico a tale forma

di rinvestimento si ridusse, come è noto, l ’inte­

resse dei buoni del Tesoro ordinari inferiori ad

un anno,- e si proibirono nuove emissioni degli

ordinari, lasciando solo agli attuali possessori

la facoltà del rinnovo. Malgrado queste misure

ancora non si

è

vicini allo

s c o d o,

perchè dalla

fine di giugno alla fine di ottobre i buoni ordi­

nari anziché diminuire aumentarono ancora di

283 milioni, ciò perchè non tutti i provvedimenti

erano stati allora presi, come ciucilo più im­

portante di arrestare le emissioni che fu poste­

riore ; comunque avrebbe dovuto verificarsi un

ou al eh e resultato, ed è sorprendente che ciò non

sia avvenuto. Ora siamo a questo punto che nes­

suno può chiedere agli Istituti di emissione dei

nuovi buoni ordinari, ma ha semnre il diritto

di rinnovare quelli esistenti, cosicché la cifra di

25 miliardi potrebbe anche non diminuire affat­

to o praticamente diminuire di poco. Quindi

sempre un’eventualità di danno grave alla fi­

nanza dello Stato, con immediato riflesso sul­

l'economia nazionale. Occorre perciò trovare

qualche incentivo perchè le conversioni sieno

oraticate su più larga scala e senza danno del­

l’Erario. Ora esprimiamo questa idea; poiché

lo Stato spende ogni anno per i premi dei buoni

novennali 2 milioni e 545 mila lire, accanto ai

buoni novennali a premio potrebbe emettere al­

tri tipi di buoni, non già a premio, ma all’in­

teresse del 5.25 % che sarebbero meglio accetti

a quei risparmiatori che preferiscono all’alea di

un premio che si può conseguire si e no, certo

molto più no che si, un maggior reddito. Per il

Governo la cosa è identica e andrebbe meglio

incontro alle preferenze del pubblico libero di

scegliere, e quindi più facile a sottoscrivere.

'

Gilberto Terni.

P ro sp e ttiv e eco n om iche

IL GRANO

Possibilità di sviluppo della produzione italiana I.

Già abbiamo avuto occasione di accennare al­ la pubblicazione delle « Prospettive economiche •1924 », quarto della serie, cui il prof. Giorgio Mortara dedica le sue cure più diligenti colman­ do quella che, prima di qualche anno fa, era una vera lacuna nel materiale scientifico italiano.

Il volume vedrà la luce nel gennaio, ed un li­ mitato numero di copie di esso sarà anche posto in vendita.

Siamo lieti, intanto, di poter offrire, come pri­ mizia, alcuni spunti su qualche capitolo dell’o­ pera pregevolissima ricavandoli dalleprim e bozze che la cortesia dell’autore ci ha fatto pervenire.

E cominciamo dal grano, occupandoci della produzione italiana e delle sue possibilità di svi­ luppo.

Il raccolto eccezionalmente, favorevole del 1923 non deve dissimulate il progressivo peggioramen­ to della situazione granaria italiana, avvenuto nell’ ultimo ventennio. In questo periodo la produ­ zione è rimasta stazionaria fra i 49 e i 50 milioni di quintali, mentre Ìa popolazione aumentava di 6 milioni di abitanti. Aumento che da solo richie­ do una maggior disponibilità di 10-11 milioni di quintali all’anno.

Già p'rima della guerra il crescente bisogno d’importazioni frumentarie aveva suscitato am­ pie e vivaci discussioni fra uomini politici e fra cultori di economia agraria. Si discuteva la colti­ vazione del grano, per emanciparsi dal riforni­ mento estero. Considerato il problema dall’aspet­ to puramente economico, aveva finito per1 preva­ lere l ’opinione che fosse ragionevole restringere la superfìcie granifera-, e tendere con ogni sforzo ad aumentare il rendimento unitario dei terreni più adatti, riservati alla granicoltura.

Con la guerra si è riaperta la discussione, es­ sendo apparso, in piena luce 1’’aspetto politico del problema, ch’era prima rimasto nella penombra. Sono divenuti palesi i danni che presenta la par­ ziale dipendenza dall’estero per il rifornimento della derrata alimentare più necessaria; e la pe- c nuria di grano e l ’incubo della mancanza di pane hanno procurato seguaci ai propugnatori della autonomia economica.

Oggi, ritornata la sicurezza sui mari e r a v v i-. vate le correliti del traffico mondiale, s’in clin a ’ di nuovo al primitivo giudizio, senza però dimen­ ticare la recente lezione.

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12: L ’ ECON OM ISTA 20 G enn aio 1924 N. 2594

* * *

II giudizio di chi studi la controversa que­ stione finirà sempre coll’essere dettato dal punto di vista, prevalentemente economico o prevalen­ temente politico* ond’egli muove. Sarebbe quindi \ ana presunzione voler giungere ad una soluzio­ ne atta a raccogliere l’univèrso consenso. Ci li­ miteremo a presentare alcune notizie e conside­ razioni, che possono recare un po’ di luce nella discussione.

L ’arca coltivata è diminuita del quinquennio 1909-1913 al quinquennio 1919-1923 (trascuran­ do cioè il periodo bellico) da 1.410 a 1.400 mi­ gliaia di ettari nel Settentrione, da 1,080 a 1.020 nel Centro, da 1.390 a 1 360 nel Mezzogiorno, da 920 a 800 nelle Isole.

Il rendimento medio per ettaro è salito da 14.6 a 15.3 quintali nel Settentrione da 9.3 a 10.1 nel Centro; è diminuito da 8.6 a 7.5 nel Mezzogior­ no, da 8.5 a 8 nelle Isole.

Il raccolto è aumentato nel Settentrione da 20.599 a 21.420 migliaia di quintali, nel Centro da 9.546 .a 10.341 ; è diminuito da 11.898 a 10.185 migliaia di quintali nel Mezzogiorno e da' 7.853 a 6.401 nelle Isole.

La diminuzione del raccolto nazionale non è dunque imputabile alle regioni settentrionali e centrali, le quali anzi in complesso segnano un aumento di 1.586 migliaia di quintali ; esso de­ riva totalmente dalla minore produzione meridio­ nale (1.713 migliaia di quintali in meno) deter­ minata sopratùttO da restrizione della coltura.

Il peggioramento, è più grave perchè sì mani­ festa proprio nelle regioni dove già il rendimento della granicoltura era assai basso. Ed~ e piu gra­ ve anche perchè non è fenomeno singolare, ma si ritrova nella produzione di altre derrate.

L ’aumento relativamente maggiore della po­ polazione rende disastroso il decadiménto della produzione meridionale ed insulare il raccolto medio per abitante è, infatti, disceso da 292 a 261 kg. nel Nord, da 251 a 218 nel. Centro, da 212 a 162 nel Sud. da 206 a 152 nelle Isole. Inclu­ dendo beh calcolo anche la produzione del 1923, il che non si è potuto fare non essendo ancora stati pubblicati tutti i dati occorrenti, il decadimento apparirebbe un p o’ minore. Ma qualche attenua­ zione delle tinte più oscure non modificherebbe l ’aspetto generale del quadro.

*

* *

Un aumento,della produzione del frumento in Italia potrebbe essere conseguito o mediante l’e­ stensione della superficie coltivata o mediante la intensificazione della coltura, difetta ad ottenere un maggior rendimento unitario.

Rimanendo fisso il rendimento, all’attuale li­ vello di circa dieci e mezzo quintali per ettaro (media dell’ultimo quinquennio), occorrerebbe estendere la, coltura del frumento a d altri due milioni di ettari per soddisfare il fabbisogno at­ tuale. Sono disponibili in Italia quésti due mi­ lioni di ettari ? I seminativi occupano già da noi il 50% della superficie produttiva, proporzione pari a quella della Germania e superiore a quel­ la della Francia, nonostante la più sfavorevole costituzione orografica del paese; i boschi ne oc­ cupano solo il 17% (in Germania il 28%, in Fran­ cia il 20%), e ad essi, in gran parte situati in

zone disadatte alla granicoltura, conviene piut­ tosto donare terreno che sottrarne; le colture ar­ boree ed arbustive specializzate ricoprono appe­ lla il 6% della superficie produttiva: esse concor­ rono largamente all’esportazione, di prodotti agri­ coli ed è opinione concorde degli economisti agra­ ri che sia opportuno dar loro maggior estensione; i prati ¡naturali ed i pascoli occupano il 23% del­ la superficie produttiva (17% in Germania, 20% in Francia), proporzione apparentemente alta, ma in buona parte costituita da zone di montagna e d’alta collina non utilizzabili per la coltivazione del grano-. Tuttavia non è da escludere che qual­ che ampliamento della granicoltura possa avve­ nire a .spese dei prati naturali, ma' occorre prima costruire abitati e strade, e, in parecchi luoghi, eliminare la m alaria: opere tutte di lunga lena c di alto costo. Il rimanente 4% della superficie produttiva è costituito da circa un milione di et­ tari-di paludi, -brughiere .e terre incolte produtti­ ve. E ’ qui forse il più largo margine per l ’esten­ sione della cerealicoltura, che, mercé de bonifiche in corso e le altre progettate ma non iniziate, po­ trà conquistare qualche centinaio di m igliaia di ettari. Ma i lavori di bonifica richiedono ingenti capitali e si svolgono lentamente; anche se venis­ sero affrettati, occorrerebbero parecchi per con­ durli a termine.

Trasformare in terre feraci di grano mezzo milione di -ettari di terre incolte e di pascoli ap­ pare mèta ambiziosa all’intenso lavoro fosse com­ piuta, il risultato di essa sarebbe poco più che sufficiente a soddisfare il maggior bisogno di der- vate derivante dall’aumento della popolazione.

(5)

20 G enn aio 1924 N. 2594 L ’EC O N O M ISTA 13

sarebbe economicainjente inopportuno; e altret­ tanto può dirsi per la m aggior parte delle piante fruttifere.

Considerando poi la media e la grande pro­ prietà, che- coltivano per il mercato, notiamo die in tempi normali una parte dei nostri agricoltori trovava il proprio tornaconto e coltivare grano soltanto in virtù delia protezione doganale, giu­ stificata sopratutto dall’opportunità politica di ri­ durre al minimo la dipendenza dall’estero per lo approvvigionamento. Il grano importato veniva a costare sulle 20.-22 dire per quintale cif. scari­ cato ai porti italiani ; il dazio doganale di L. 7.50, accrescendone di un terzo il prezzo -sul mercato mterqp, consentiva la sopravvivenza della grani- coltura su terre con alto costo di produzioni. Sop­ presso il dazio, la coltura del finimento sarebbe stata indubbiamente ristretta.

Oggi il prezzo è ,sceso così in basso sul mer­ cato mondiale, e l ’es-uberanza delle provviste di­ sponibili lascia così scarsa speranza di una pros­ sima ascesa, che i nostri agricoltori -sono più che mai oppressi dalla -concorrenza estera. Ogni pro­ getto d’estensione della granicoltura è frenato, anzi appare dubbio se convenga continuare la col- , tivazione del frumento sulle terre con più alto

costo di produzione.

Non per questo -si deve senz’altro concludere che urga ristabilire la protezione doganale. Pro­ babilmente questa darebbe qualche impulso alla estensione della granicoltura; ma certamente de- terminereb.je un rialzo del costo della vita quindi, attraverso i salari, un aumento del costo di produ­ zione delle merci d’ogni sorta, diminuendo quel vantaggio del buon mercato dell’opera manuale ch e è imprescindibile condizione di vita per le nostre industrie esportatrici ; verrebbero, inoltre, ristrette ali,re coltivazioni per lasciar poste a- queh la del gano. I prevedibili effetti del ritorno alla protezione doganale -sembrano sconsigliarlo quan­ do si parta da considerazioni economiche; finora le condizioni politiche che lo condizioni politiche che lo consiglierebbero non sono state abbastanza forti da indurre il Governo a restaurare il dazio.

I l ' momento attuale, per il basso livello dei prezzi sui mercati esportatori e per il largo mar­ gine di utile che godono i nostri importatori di grano, appare singolarmente propizio a ll’even­ tuale ' restaurazione del dazio. Mediante energici provvedimenti, il Governo potrebbe ottenere che l’aumento del prezzo del pane fosse molto meno che proporzionale al -dàzio.

Incoraggiamenti diversi da-1 dazio doganale (premi ai produttori, obbligo di coltivare a- grano determinali terreni) richiederebbero, per essere attuati, la creazione di colossali organi burocrati­ ci, e finirebbero col riuscire inefficaci in futuro, come riuscirono in passato.

Se una assoluta necessità politica imponesse l ’emancipazione -dal riforniménto estero, e ,se non esistesse altra via per giungervi, ogni sacrifizio andrebbe affrontato. Ma il problema del'grano non è che uno degli innumerevoli problemi di riforni­ mento che sorgono in tempo di guerra : per molte materie prime, essenziali quasi al pari del fru­ mento, dipendiamo dall’estero, nè possiamo spez­ zare'la catena; è quindi molto dubbia la conve­ nienza di affrontare gravi sicuri danni per con­

seguire ùn effetto inadeguato al fine. D ’altronde la produzione frumentaria pot.rebb’essere Aumen­ tata mediante l ’intensificazione piuttosto che me­ diante l ’estensione della coltura.

Il m e rc a to d elle m e rc i in Italia

nel n o vem b re 1923

Numeri indici dei prezzi nel commercio all'ingrosso

I numeri indici. — Presentiamo qui appres­

so i numeri indici dei prezzi delle merci nel

commercio all’ingrosso in Italia, computati

prendendo per base (100) la media dei prezzi

nell’anno 1920. Tali indici sono calcolati rispetto

alle principali merci, che danno luogo a un mo­

vimento notevole di affari; le merci studiate a

partire dal gennaio 1923 sono 107 e sono con­

siderate nelle quotazioni ufficiali di Genova, Mi­

lano, Roma, Bologna', e per taluna di esse in

base a prezzi legali o a prezzi medi di portata

generale. Gli indici per gruppi di merci e per

la totalità sono formati secondo il procedimen­

to della media aritmetica semplice ; i dati se­

guenti si riferiscono agli ultimi mesi. L ’indice

generale è presentato anche sulla base del quin­

quennio 1901-1905, dell’anno 1913 e del luglio

1914, per consentire comparazioni varie col cal­

colo dei prezzi anteriori alla guerra.

NUMERI INDICI MEDI ARITMETICI

N . d elle N U M E R I I N D I C I v o ci 11*1 1923 diccm b. 1921 dicem b. 1922 ottobre 1923 n ovem b re 1923 D erra te alim entari vegetali 23 115,3 110,9 93,6 96,3 D errate alim entari anim ali. 13 120,6 C 109,6 109,7 109,0 P rod otti ch im ici. 13 73,5 69,3 67,2 66,7 M aterie tessili . 13 79,4 77,9 89,2 95,0 M in erali o m etalli 18 66,0 64,9 65,1 66,0 M ateriali da costru zion e . 6 89,1 88,1 84,0 84,0 P rod otti v eg eta li v a rii 8 113,7 128,8 101,2 102,2 M erci in d u stria li v a rie 13 93,8 94,0 97,9 96,2 In d ic e generale (base 1920) 107 95,2 92,8 90,2 91,5 In d ice g en er. (base 1901-5) — 749,2 730,3 ' 709,8 720,0 In d ice generale (base 1913) — 594,6 579,6 563,4 571,4 In d ice gen. (base ln g lio 1914) — 648,1 631,7 614,1 622,4

L ’indice complessivo ha segnato nel novem­

bre una variazione per circa l’ I e 1/2 per cento,

la quale è per l’ entità sua la più rilevante si-

nora constatata lungo l’ anno 1923 ; la variazio­

ne segna aumento e fa seguito ad una varia­

zione dell’un per cento constatata rispetto al

mese di ottobre. Il dato sintetico risultante da

questa nostra rilevazione sul movimento dei

prezzi, da tempo mostra uno svolgimento on­

dulare senza direttiva costante, e segna in com­

plesso una tendenza di stabilità nel livello com­

plessivo dei prezzi. Questo indice generale di

91.5 corrisponde ad una diminuzione dell’ 1.4

per cento rispetto al livello raggiunto nel di­

cembre 1922 e di circa il 4 per cento rispetto al

livello raggiunto nel dicembre 1921 ; si tratta

di variazioni non molto considerevoli e che in­

dicano ormai una tendenza prevalentemente sta­

tica, quale appare anche dal grafico che accom­

pagna la presente rassegna.

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14 L’ECONOMISTA 20 G enn aio 1924 N. 2594

mento esteso, ma piuttosto di rialzi assai pro­

nunciati manifestatisi rispetto al commercio di

alcune poche merci : prevalgono i fortissimi rin­

cari avvenuti sui cotoni e quelli meno pronun­

ciati avvenuti sui metalli, sui carboni, sulle uova,

su qualche altra derrata alimentare ; una consi­

dere vole influenza ha esercitato anche sul dato

sintetico il rialzo molto forte nella quotazione

dei limoni. Questa ristretta dinamica dei prezzi

mostra come le variazioni debbano ascriversi es­

senzialmente ancora a condizióni proprie del

mercato di alcune singole merci determinate,

piuttosto che a vasti spostamenti avvenuti nella

generale condizione della vita 'economica e a

mutamenti della situazione monetaria.

L'andamento dei mercati

Derrate alimentari generali. — Per le der­

rate di origine vegetale, i nostri indici segnano

per il mese di novembre un aumento di circa il

8 per cento, aumento il quale è venuto ad in­

terrompere bruscamente un movimento discen­

dente, che durava da ben sei mesi, in connes­

sione col brillante risultato della campagna agri­

cola : secondo quanto abbiamo già significato,

questo considerevole aumento è però essenzial­

mente il risultato di tenui variazioni in parec­

chie voci e di una variazione imponente in una

sola, i limoni, per i quali la quotazione adot­

tata nel conteggio ha segnato lungo il mese una

plusvalenza pari al 50 per cento.

Per i cereali proseguono le condizioni propi­

zie della discesa nei prezzi : le disponibilità fru­

mentarie risultano esuberanti in confronto col

fabbisogno per il consumo e fattore di debolezza

nel mercato appare anche la esportazione che

si va svolgendo dalla Russia, particolarmente

dalle provincie meridionali, per quanto la dispo­

nibilità per questa ripresa di fornitura russa sia

ad essi lontana dall’entità che si raggiungeva

prima della gqerra. Il mercato nazionale è sem­

pre intonato alla fiacchezza ; in parecchie piazze

sono avvenute nuove falcidie alle quotazioni,

che sono sensibilmente inferiori a quelle relative

al grano di prevalenza estera, in relazione alla

rilevanza delle disponibilità che si trovano sia

presso i produttori che presso i molini : il prez­

zo del grano tenero segna ormai una minora­

zione di 1,4 per cento in confronto del valore

medio praticato lungo l ’anno 1922. Qualche nuo­

va falcidia sì è constatata anche rispetto ai ce­

reali minori ; prosegue la fiacchezza e la stazio­

narietà dei prezzi per il mercato del grano turco.

Rialzi stagionali si verificano per alcuni le­

gumi, ortaggi e frutta e particolarmente per le

patate e i fagiuoli.

Nei mercato vinicolo continua la fiacchezza

stagionale negli affari; qualche isolato caso di

rialzo dei prezzi si ha rispetto ai vini vecchi

dei quali non è copiosa la disponibilità e vi ha

qualche ricerca, ma in generale prevale la ten­

denza al ribasso, e le prime transazioni sui vini

nuovi segnano considerevoli minorazioni di prez­

zi in confronto con la campagna precedente.

Per il mercato oleario continua la tendenza

al rialzo motivata dalla constatazione di un rac­

colto non copioso in molte plaghe in seguito ai

danni cagionati dalla mosca olearia.

Per il caffè, l ’andamento del mercato prose­

gue sempre assai irregolare con tendenza pre­

valentemente sostenuta, malgrado la rilevanza

delle disponibilità e la copiosità del raccolto. Si

è ancora accentuata la tendenza al ribasso per

10 zucchero sul mercato italiano, non solo in

relazione alla grande entità del raccolto, ma an­

che in dipendenza della concorrenza esercitata

dallo zucchero proveniente dalla Czeco-Slovac-

chia e dall’Ungheria.

Derrate alimentari di origine animale. — Do­

po il movimento ascendente così cospicuo, pre­

sentatosi nell’ agosto e nel settembre,! si è avuto

nell’ottobre e nel novembre un ribasso pure no­

tevole che ha riportato l ’indice ad un punto ap­

prossimativamente pari a quello di chiusura

dell’anno 1922. Per i pesci conservati prosegue

sul nostro mercato la situazione stazionaria, la

quale fa seguito al lungo movimento ascendente.

Rispetto ai latticini continua la discordan­

za di andamento fra il burro e i formaggi ; per

11 burro continua il sostegno ed immutato il

prezzo relativamente elevato sulla base di L. 18

per il cospicuo mercato di Milano, mentre per

il formaggio prosegue la situazione veramente

critica segnalata da nuove falcidie sui prezzi e

'lalla esistenza di grosse disponibilità e di una

esuberante organizzazione produttiva in con­

fronto con le difficoltà che si frappongono per

l ’esportazione.

Sul mercato del bestiame, dopo il lungo mo­

vimento rialzista, la situazione è sensibilmente

mutata attraverso il mese di novembre per ef­

fetto della considerevole riduzione nella doman­

da, in dipendenza di una certa restrizione nel­

l’ alimentazione carnea che avverrebbe presso le

classi inferiori ; così si sono verificati in qualche

piazza tenui riduzioni nel livello dei prezzi ed

il generale atteggiamento del mercato si presenta

con diverso orientamento : qualche influenza

può avere esercitato anche la costituzione di un

comitato fra i maggiori comuni per promuovere

lo sviluppo della vendita di carne congelata ;

qualche cenno di pesantezzza si è avuto per i

bovini da lavoro e per le vacche lattifere, per

queste ultime in relazione all’ andamento della

produzione casearia. Il mercato dei suini si svol­

ge attivo con abbondante affluenza di merce e

con prezzi piuttosto sostenuti.

Per le uova il rialzo stagionale si manifesta

piuttosto pronunciato.

Prodotti chimici. — Nell’andamento oscil­

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L’ E C O N O M ISTA 15 20 G ennaio 1924 N. 2594

cato è attratta dalle gravi agitazioni operaie che

avvengono nel Chile.

Materie tessili. — L ’indice per questo grup­

po segna un rialzo ¿lei 6 e mezzo per cento, il

quale è la risultante dell’enorme inasprimento

dei prezzi sui cotoni e della nuova discesa delle

quotazioni per le sete.

Per il cotone i dati statistici americani sono

di mese in mese sempre più orientati in senso

pessimista e mostrano una disponibilità scar­

sissima di fronte al consumo ; il raccolto è va­

lutato ad 11.283.000 balle contro 11.653.000 del­

la precedente campagna ; si delinea una vera

carestia di cotone che ha portato la quotazione

del Middling ad oltre 35 centesimi a New York

ed oltre 20 danari in Inghilterra ; queste quota­

zioni appaiono, riferite al nostro mercato ancora

accentuate dall’inasprito cambio, e così gli in­

dici per queste voci segnano fra l’ ottobre e il

novembre grossi progressi ; ad esempio per il co­

tone americano l’indice è passato da 146 a 174

ed analoghi se non maggiori progressi si sono

verificati rispetto agli altri tipi di cotone sodo,

mentre la quotazione media dei filati, proseguen­

do la linea ascendente, è passata da circa lire

20 a circa 2 per chilogramma. Per le lane, le

ultime vendite della sesta serie di aste londinesi

sono state ancora orientate al rialzo e si è sem­

pre accentuata la tendenza per un largo impie­

go delle lane incrociate, anche le aste australiane

hanno mostrato la tendenza sostenuta del mer­

cato ; le quotazioni ufficiali italiane segnano sol­

tanto variazioni minime. Qualche fiacchezza si

presenta sul mercato della canapa, malgrado

l'azione del Consorzio tra canapicultori per de­

terminare l’ astensione dalle vendite.

Sul mercato serico la situazione è proseguita

piuttosto sfavorevole con prezzi prevalentemen­

te discendenti attraverso oscillazioni ; ciò per ef­

fetto della sospesa domanda americana e della

ristretta domanda europea ; soltanto nell’ulti­

ma parte del mese si è avuta qualche maggiore

rilevanza di affari.

Minerali e metalli. — Per questo gruppo fra

l ’ottobre e il novembre l’indice segna rialzo in

ragione di circa l’I e mezzo per cento ; sul mer­

cato britannico, per le merci di questo gruppo

si presenta una migliore prospettiva con sensibili

incrementi di domanda e i più copiosi acquisti

di questi materiali sono considerati come sin­

tomo di ripresa nell’attività industriale. Lina

certa fermezza si ha sul mercato dei carboni su

cospicua domanda del Continente e così con

qualche progresso nei prezzi ; per il nostro mer­

cato le quotazioni sono alquanto sostenute, ma

pur sempre inferiori a quelle che risulterebbero

dalle quotazioni di origine sulla base degli ina­

spriti cambi, e ciò in relazione alla copia degli

arrivi e delle disponibilità.

Passando al mercato metallurgico, in Inghil­

terra si segnala la maggior domanda di ghisa e

si prevede un ulteriore incremento di produzio­

ne; mentre i prezzi per la ghisa sono ivi rimasti

stazionari, vari rialzi di prezzi sono avvenuti sui

prodotti siderurgici e, colla chiusura di un lun­

go sciopero in Iscozia, si prevedono incrementi

di domanda ed ulteriori rialzi di prezzi. Il mo

vimento di sostegno si delinea anche rispetto ai

metalli inferiori e sopratutto per lo stagno, me­

tallo il quale da tempo è oggetto di una vivace

speculazione, animata ora da cospicui acquisti

americani; a Londra è raggiunta la quotazione

di 225 sterline per tonnellata, livello che da molti

mesi non era più stato raggiunto. In connessio­

ne con l ’ andamento del mercato internazionale,

sul mercato italiano si sono registrati rialzi sia

per la ghisa, che per il rame, lo stagno e il

piombo.

Merci varie. — Nel gruppo dei materiali da

costruzione il livello complessivo è rimasto in

questo mese invariato non essendosi verificati

mutamenti nelle quotazioni osservate dalla no­

stra indagine. Per il gruppo dei prodotti vege­

tali varii, in reazione all’anteriore movimento

si ha in questo mese il rialzo di circa l ’I per

cento. Per il fieno l ’andamento del mercato è

stato nel novembre piuttosto pesante con qual­

che discesa nei prezzi, essendo in complesso suf­

ficiente la produzione e ridotta la domanda dal

prolungarsi della stagione mite. La ritardata sta­

bulazione ha analogamente ridotta la domanda

di paglia e impresso un andamento fiacco ai

mercato. Qualche rialzo si è verificato rispetto

all’avena mentre un sensibile movimento ascen­

dente si constata da tempo sul mercato del seme

di lino, sì nazionale che internazionale.

Nel gruppo delle merci industriali varie, se­

condo la nostra rilevazione si notano in questo

mese spostamenti di prezzi in diverso senso con

prevalenza alla discesa, così che in complesso

la diminuzione appare dell’l e 2/3 per cento.

Particolarmente caratteristica è la diminuzione

nei prezzi dei pellami greggi, sia indigeni che

di provenienza platense, in reazione alla tenden­

za sostenuta che è dominata attraverso un tem­

po non breve, mentre una situazione sempre fa­

vorevole e stazionaria è continuata rispetto al

conciato. Una falcidia nel prezzo del petrolio

sul nostro mercato traduce il movimento discen­

dente, che da qualche tempo si è verificato sul

mercato americano.

In un prossimo fascicolo verranno presentati

gli indici medi geometrici ed i dati indicanti le

variazioni nei prezzi per le merci distinte non

più secondo il loro carattere merceologico, ma

secondo il loro carattere economico.

Riccardo Bachi.

R IV IST A BIB LIO G R A FIC A

A LO IS RASIN - Les financès de la Tchécoslovaquie

jùsqu’ a la fin de 1921. — Bossard editeur, Paris

1928, Fr. 12, pag.

240.-Il compianto ex ministro delle finanze della Repub­ blica cecoslovacca ha pubblicato questo libro nel quale espone i problemi più importanti del dopo guèrra nella repubblica cecoslovacca indipendente ,e che è stato tra­ dotto in varie lingue, mentre se ne attende una pros­ sima traduzione in italiano.

La Repubblica cecoslovacca ha avuto la fortuna di vedere nei primi mesi del dopo guerra sanzionata la' conquista della sua libertà, ma poco dopo essa risenti della influenza delle dottrine bolsceviche che causa­ rono un grave male, in via però, di scomparizione.

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16

della moneta siano compensati dai sacrifici che un ra­ pido avviamento verso tale conquista sono costati al Paese.

A d ogni modo il libro del Itasi n è oltremodo istrut­ tivo in particolare per le nazioni che si trovano dinanzi a problemi monetari.

RIVISTA DEL COMMERCIO La situazione economica della Svezia

Durante il 1923 l’ importazione svedese raggiun­ se 1233 milioni di corone, e l ’ esportazione 1.011 mi- honi di corone, con un disavanzo quindi di 222 mi­ lioni di corone; mentre nell’anno 1922 il deficit fu di soli 21 milioni di corone. La valuta svedese è stata costantemente in rapporto al dollaro, vicino alla pari­ tà oro. Ne consegue che il Credito dello Stato si mantiene invariatamente buono.

La produzione di rame in Rumenia

Lo sfruttamento delle miniere di rame rumene si va sempre maggiormente sviluppando. Nel 1921 esi­ stevano in Rumenia 29 miniere : il loro numero è passato a 32 nel 1922. Lo Stato figura fra gli eser­ centi le miniere e possiede a Tulcea proprietà per più di 3000 ettari, il cui sfruttamento e però1 sospeso at­ tualmente. Sulle 32 società, che si occupano in Ru­ menia del’ estrazione del rame, alcune funzionano at­ tivamente, come la Società del Credito minerario, che ha una impresa a Ceamurlui de Jos e che ha dato nel 1922 una produzione grezza di 394.100kg.

La Società A n. « Fabbrica di prodotti chimici e di acido solforico » , che ha un Giacimento a Ciuc Sandomic, ha dato nèl 1922 una produzione di 750.000 kg. di minerale, di cui si sono estratti 59.534 kg. di rame ; infine la Società « Fortuna », che ha uno sfrut-tamento a Nistru, ha prodotto nel 1922 2.300.000 kg grezzi. Quantità Valori 1919 14.286 66.909 1920 164.795 2.990.754 1921 107.579 1.505.967 1922 110.523 4.973.545

La maggiore produzione è stata ottenuta nel 1920 con 164.795 k g .; quella del 1922, con 110.523 kg. fa sperare che i lavori di sfruttamento abbiano ripre­ so la loro attività.

Per un accordo fra l'Italia e la Lituania

Il Ministro di Lituania a Roma ha iniziato dei « pour parlers » col Governo Italiano per la conclu­ sione del trattato dì commercio fra l’ Italia e la Li­ tuania. La Lituania chiede facilitazioni doganali per i suoi prodotti speciali cioè legname, cellulosa, carta, lin o; in cambio è disposta a favorire le nostre espor­ tazioni di automobili, macchine, agrumi e zolfo.

Concessioni aurifere in Russia

Un Consorzio americano, coll’ intermediario del suo rappresentante, l ’ingegnere Schidt, ha ottenuto in concessione per un termine di 24 anni i terreni au­ riferi della Siberia orientale, situati nel bacino del- l ’Amour e dei fiumi Arga e Pilengy.

11 Consorzio americano si impegna da ora al 1° gennaio 1926 ad iniziare Io sfruttamento ed a tenere tutti gli impianti pronti per questa data.

L oro che proviene da questa esportazione sarà venduto ala Banca di Stato russa, al prezzo del mer­ cato mondiale. Lo Stato godrà di un premio dell’ 8 per cento sul valore dell’oro venduto.

Per quanto riguarda le imposte fiscali e l ’ inco­ raggiamento dell’ industria nazionale, il Consorzio in questione godrà di tutti i diritti dei soggetti russi.

20 G ennaio 1924 N. 2594

La produzione delle potasse negli Stati Uniti

Attualmente gli Stati Uniti consumano 250.000 tonnellate di potasse all’ anno, di cui il 10 per cento è prodotto dal Paese stesso, ftssia 25.000 tons, cifra importante in confronto agli anni precedenti ; infatti nel 1915 fu di sole 1000 tonnellate in cifra tonda. I prezzi che allora oscillarono fra i 300 e 400 dollari per tonnellata, oggi ascendono appena a 60 dollari la tonnellata.

Il commercio estero della Turchia

Secondo la statistica ufficiale, la Turchia ha im­ portato nell’ anno scorso merci pel valore di 38.474.991 lire turche ed esportato merci per la somma di 25.533.043 lire turche. I paesi che hanno importato ed esportato sono : l ’ America con 6.875.478 importa­ zione e 1.084.974 esportazione lire turche; Inghilter­ ra con 6.496.110 importazione e 2.075.153 esporta­ zione lire turche. Seguono l ’ Italia e la Francia con più di 4 milioni di lire turche importazione e circa 1,200.000 esportazione. La Germania figura al quar­ to posto con 2.798 importazione ed 1.401.000 espor­ tazione. L ’ Austria figura con 342.431 importazione e 5.981 . esportazione al trédicesimo posto.

Verso la libertà di commercio in Ungheria

Il Governo ungherese ha deciso di abolire tutte le tasse sulle esportazioni e di revocare gradatamente le restrizioni esistenti attualmente per le importazioni.

Il futuro raccolto dei cereali in Argentina

La direzione dell’ Economia rurale argentina ha pubblicato il suo rapporto annuale sulle semine in ce­ reali nell’ insieme .del territorio argentino. Sono stati seminati in Grano 6.966.848 ettari Lino 2.126.548 ettari Avena 1.111.775 ettari Segala 127.590 ettari Alpista 8.890 ettari Queste cifre rappresentano un aumento di 450.043 ettari per il grano, 487.936 ettari per il lino, 52.425 ettari per l ’ avena, 40.625 ettari per la segala.

Prendendo come base la media dei rendimenti nel corso dei dieci anni anteriori e tenendo conto di questo aumento delle superimi di ogni genere di col­ tivazione, la Direzione dell’ Economia rurale ha stabi­ lito le seguenti valutazioni per il prossimo raccolto, in tonnellate : Grano 6.770.000 Lino 1.930.000 Avena 850.000 Segala 94.000 Alpiste 9.000

Il commercio estero del Canadà

Il commercio estero del Canadà per i dodici me­ si terminati al 30 novembre scorso si è elevato a 1.910.006.000 dollari, con un aumento di 298.959.000 dollari sulla cifra corrispondente dello scorso anno.

Le esportazioni sono state di 1.001.727.000 dol­ lari, con un aumento di 141.933.000 dollari e le im­ portazioni di 908.270.000 dolali, con un aumento di

156.025.000 dollari.

Il commercio cogli Stati LTniti si è tradotto in i .035.099.000 dollari, con un aumento di 113.760.000 dollari, nelle importazioni e di 87.567.000 dollari nel­ le esportazioni. Col Regno Unito, lp importazioni so­ no state di 154.854.000 dollari, con un aumento di 18.920.000 dollari e le esportazioni sono state di 356.538.000 dollari, con una diminuzione di 4.471.000 dollari.

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La situazione del commercio russo

20 G ennaio 1924 N. 2594 L ’ E C O N O M ISTA 17

La bilancia commerciale della Russia per il primo semestre del 1923 si è chiusa in passivo per una somma di 5,1 milioni di rubli (conteggiando l'im por­ tazione e l ’ esportazione ai prezzi di anteguerra). In confronto alle cifre del primo semestre dell’anno pre­ cedente, queste cifre indicano un progresso conside­ revole, giacché il passivo del primo semestre del 1922 era di 127,9 milioni di rubli, cioè 20 volte superiore a quello del periodo corrispondente del 1923. Questo miglioramento della bilancia si spiega in parte col­ l’ aumento della esportazione, ed in parte con una for­ te diminuzione delle importazioni.

Da un anno la Banca di Stato ha messo in cir­ colazione la nuova moneta ; il tchervonetz. Il tchervo- netz è entrato ormai in tutte le operazioni e costitui­ sce il 75% di tutta la moneta in circolazione sul pae­ se, mentre che gli antichi rubli carta, perdendo il loro valore, non rappresentano più che il 25%.

Conformemente alla legge, i tchervonetz debbo­ no essere coperti per almeno il 26% del loro valore ; in realtà sono garantiti per più del 5 0 % . I tcherno- vetz hanno una parte sempre più importante nelle re­ lazioni commerciali coll’ estero. DalPinizio dell’ anno sino al 1° dicembre le banche straniere hanno acqui­ stato 1.850.889 tchernovetz.

La produzione vinicola in Tunisia

La produzione vinicola in Tunisia raggiunse 53.000 ettolitri nel 1890, anno di buon raccolto: pas­ sava a 173.000 ettolitri in media per il periodo 1891- 1910 ed a 578.700 ettolitri nel periodo 1911-1920. Nel 1918, anno particolarmente favorevole, raggiun­ se anche 608.100 ettolitri. Dopo il 1915, a causa del­ l ’ aumento del corso dei vini, le piantagioni sono sta­ te eseguite al solo scopo di produrre vino di uso cor­ rente.

I vini rossi costituiscono i tre quarti della produ­ zione: l ’ altra parte comprende i vini bianchi e rosati secchi, i liquori e le misure.

La vinificazione, che ha luogo dal 15 agosto al­ la fine di settembre è abbastanza difficile a dirigere a causa dell’ aumento della temperatura esterna, che oscilla tra 120 ed i 30 gradi e raggiunge anche 4Ó gradi nei giorni di scirocco. Queste difficoltà tecniche, che sembravano essere all’inizio un ostacolo ala vini­ ficazione nei paesi caldi, sono state sormontate me­ diante il perfezionamento dei sistemi refrigeranti dei mosti e mediante l ’ impiego dell’ anidride solforosa al­ l ’ inizio della pigiatura.

I vini ottenuti sono generalmente ricchi in co­ lore od in alcool e di buona tenuta.

I buoni vini rossi di consumo hanno un tenore alcoolico di 10 e 12 gradi: i vini da taglio ed i vini bianchi raggiungono facilmente 13 e 14 gradi.

I vini bianchi sono particolarmente ricercati a corsi più elevati di quelli dei vini rossi e si presentano facilmente a subire il processo per diventare cham­ pagne.

La produzione dei bachi da seta in Jugoslavia

La produzione dei bachi da seta in Jugoslavia, molto fiorente prima della guerra, era diminuita no­ tevolmente durante la fine del con flitto: nel 1922 si sono prodotti 91.762 k g. di bozzoli e 91.352 kg. nel 1923, di una qualità eccellente e di un valore di 2 milioni e mezzo di dinari. L ’ esportazione è stata as­ sorbita nella maggior quantità dal’ Italia. Una società francese si occupa di creare una fabbrica di seterie a Kragoujevats.

Commercio tra Tltalia e la Francia durante i primi nove mesi dell'anno passato.

La bilancia commerciale è stata favorevole per noi : abbiamo importato per un valore di novecentocinquan- taquattro milioni di lire ed abbiamo esportato per un valore di un miliardo e sessanta milioni di lire, ragione

per cui abbiamo avuto una differenza a nostro favore per centosei milioni di lire.

Nelle esportazioni il movimento più importante è stato quello costituito dalla sola tratta, la quale è usci­ ta nella quantità di novemilanovecento quintali per un \alore di circa trecentonovantatrè milioni di lire.

Inoltre nelle esportazioni sono da notarsi ancora : le pelli crude per un valore di settanta inilioni e mezzo di lire, la canapa greggia e pettinata per un valore di cinquantadue milioni ' dì lire, i cascami di seta per un valore di quarantacinque milioni e mezzo di lire, le carni fresche e preparate per un valore di oltre venti­ nove milioni e mezzo di lire, gli agrumi per un valore di oltre ventisette milioni e mezzo di lire.

Nelle importazioni sono da rilevare : le lane, ca­ scami e borra di lana per un valore di circa novan- iotto milioni e mezzo di lire, il carbon fossile per un valore di ottantun milioni di lire, i tessuti ed altri manufatti di lana, di crino e di pelo per un valore di oltre sessantasei milioni di lire, i rottami di ferro, di acciaio e di ghisa per un valore di oltre sessanta mi­ lioni di lire, i tessuti ed altri manufatti di cotone per un valore di cinquantaquattro milioni di lire, i tessuti ed altri manufatti di seta per un valore di quarantotto milioni e mezzo di lire, le pelli preparate per un va­ lore di quasi quarantotto milioni di lire, la seta tratta e cascami di seta per un valore di trentotto milioni di lire, le macchine, apparecchi e loro parti per un valore di oltre ventisette milioni di lire.

R IV IST A DEL MERCATO E DEI VALO RI

Rassegna settimanale

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18 L ’ ECO N O M ISTA 20 G enn aio 1924 N. 2594

che il deprezzamento della nostra moneta non è stato scontato in borsa a suo tempo dai valori azionari come potevamo aspettarcelo. Nonostante i rapidi ed ingenti rialzi di taluni titoli non è il caso di parlare di eccessi speculativi o di esagerazioni nel prezzo dei nostri va­ lori azionari. Qualche Cassandra isolata e malinconica, già intravede la ripetizione di « booms » borsistici con tutte le loro funeste conseguenze, ma per^ ora siamo ancora lontani da questa sciagura,. Si potrà giudicare eccessiva la capitalizzazione data dalla borsa a taluni titoli industriali di fronte a quella dei titoli di Stato. Infatti si possono citare i titoli azionari che fruttano sui corsi odierni meno del 5 % — persino il 3 o 4 /0 —• mentre il Consolidato offre un reddito di oltre 5 l/2 . Si potrebbe pretendere dai titoli azionari una capita­ lizzazione di almeno 6 % salvo casi di aziende le quali per ragioni speciali hanno diritto di scontare fatti di non lontana attuazione. Colla ritornata fiducia nelle finanze dello Stato i nostri titoli azionari colle alee inerenti a tutte le imprese industriali, non hanno ra­ gione di essere quotati a prezzi che offrono un reddito inferiore a quello dei nostri Fondi di Stato. Allorquan­ do il nostro Consolidato avrà sorpassato la pari l ’ inte­ ressamento del pubblico ai valori azionari che fruttano il 5 sarà nuovamente giustificato. In mezzo al coro di ottimismo di borsa Aion intendiamo portare una voce discordante, ma è pure un dovere per chi da molto tempo ha caldeggiato il rialzo di raccomandare alla speculazione la circospezione e la prudenza nell’ assu- mere nuovi impegni. Del resto un tempo di arresto ed anche una lieve contrazione sarebbe salutare per con­ solidare il mercato. E ’ ovvio ricordare che molti titoli uscirono dai loro forzieri per cadere nelle mani della speculazione ; basterebbe quindi un’ eventuale restrin­ gimento del denaro, un rincaro dei riporti per parte degli Istituti di Credito per allarmare gli operatori. Siamo lieti di segnalare in questa settimana un con­ fortante miglioramento della lira di fronte a tutte le altre divise e nutriamo fiducia che salvo avvenimenti imprevisti la rivalutazione della nostra moneta procede­ rà a Trassi lenti ma costanti. In fine di settimana pre­ dominarono i realizzi specialmente sui titoli maggior­ mente favoriti dalla speculazione. La nostra borsa ha dovuto sopportare copiose vendite di altre piazze e la settimana finisce in regresso quasi generale^

Stamane abbiamo avuto una riunione nervosa ed oscillante. T prezzi di taluni valori segnarono ribassi notevoli: la Comit scese a 1207, il Credito a 870, il

Rabattino a 580; la Terni a 505; la Fiat a 389, ma

verso chiusura migliorò la tendenza e si chiude in di­ screta ripresa.

In mezzo alla debolezza dei titoli azionari va se- gnalatol ’ ottimo andamento dei nostri fondi di Stato. Nella precedente «rassegna si deplorava l ’ abbandono in­ giustificato in cui era lasciata la Rendila 3.50 %. Que­ sto titolo da parecchio tempo era completamente tra­ scurato e per conseguenza naturale aveva un mercato ristretto. Improvvisamente avvenne il risveglio e nella settimana il tìtolo registra quasi due punti di rialzo con animati scambi. Raggiunto ieri 78.70 chiude oggi 'iiù calmo a 78.45 per contanti e 78.60 per fine gen­ naio e 78.75 all’ ultimo momento.

Nonostante l’ approssimarsi della lotta elettorale il

Consolidato 5 % mantiene un ottimo contegno. Fini­

sce la settimana a 89.45 per contanti e 89.52 l / 2 per fine gennaio. Prestito Austrìaco 6.50 % , 498 circa. Ricercate tutte le Obbligazioni ferroviarie 3 % , 265 ;

Sarde 1879, 2 4 0 ; Meridionali 244; Vittorine 316.

La Banca d’ Italia si mantenne tutta la settimana intorno a 1570 per chiudere oggi a 1565. La Comit ha fatto ieri una punta a 1227 ma non ha potuto mante­ nere il livello raggiunto ed ha subito l ’ influenza gene­ rale retrocedendo a 1217 con affari sempre animati. Chiude 1212. Parimenti attivo il mercato del Credito

Italiano. Le oscillazioni sono meno ampie di quelle

della Comit. Raggiunsero un massimo di 886 per chiu­ dere la settimana a 874. Banco di Poma invariato a

100. Vanno segnalate in questa settimana vari scambi

di azioni Banca Commerciale Triestina che segnano una notevole ripresa. Mercoledì essa raggiunse il corso di 730 per indebolirsi e finire l ’ ottava intorno a 705. Sarebbe ora da desiderarsi che si creasse un mercato regolare a questo titolo, allargando la cerchia degli interessati, acquistando così le simpatie della borsa e del pubblico.

Meno attive le Meridionali e Mediterranee. Oggi 434 e 332.

Il Rubattino debutto lunedì sopra il 600 ex 23.80 nette, ma dovette pure pagare il suo tributo al regres­ so generale. Chiude oggi a 584. Navigazione Alta

Italia retrocede dà 268 lunedì a 261 oggi. Lloyd Sa­ baudo salito a 271,50 chiude la settimana intorno a

265. In nuova ascesa la Cosùlich pagata mercoledì 339 subisce l ’ influenza degli altri valori e termina Lotta­ va a 385 circa.

Libera Triestina mercoledì 445, oggi 431.

Neanche la Fiat ha potuto mantenere il terreno re­ centemente conquistato e dal corso di 406 l / 2 quotato lunedì retrocedette rapidamente su vendite di altre piazze. Si termina oggi a 292.

La Terni non sfuggì alla debolezza dei titoli prefe­ riti dalla speculazione ; dal corso di lunedì di 539 ri­ bassa a 505 e chiude 512 su voce anche di aumento di capitale (?). Ricercata VAnsàldo ieri a 21. Oggi 20 3/4.

Uva 12 1/2.

Più calmi i Beni Sabili, oggi fra 726 e 724. Impre­

se Fondiarie 118. Aedes in vivace ripresa su acqui­

si insistenti. Oggi 11.95. Fondi Rustici 312 circa. Bo­

nifiche Ferraresi 349.

La Snia Viscosa ,si aggirò tutta la settimana intor­ no a 223 oggi 223. ,

Tn vigoroso rialzo i valori saccariferi con repentine oscillazioni. L ’ Eridania ieri sino a 464 oggi 465, 63. L ’ aumento sarebbe attribuito a manovre per accapar­ rarsi uno stock di titoli. Raffinerie spinte a 600 re­ trocedono a 574 su voci di intervenuti accordi fra i due gruppi che si contendevano la supremazia dell’ a­ zienda. Un importante pacco dì titoli sarebbe passato da Roma a Genova in questi giorni. L ’ assemblea è convocata per il 26 gennaio coll’ ordine del giorno di un aumento di capitale dà 50 a 75 milioni con opzione agli azionisti di una azione nuova ógni due vecchie ad un prezzo di 450 a 500 lire. Non sono indicati gli sconi o le cause di una così ingente i ¡chiesta di fondi. Per l ’ andamento dell’ industria occorrono proprio 55 o 60 milioni di nuove disponibilità?! dove si impiegheranno allora tutti questi denari? Non è piuttosto a ricercare la ragione di quell’ aumento di capitale nella lotta di supremazia? Ed allora se avvenne l ’ accordo fra i con­ tendenti non si soprassederà all’ aumento progettato? Le Montecatini sono stazionarie sul 230 malgrado U ribasso della valuta francese. O ggi 228.

Anche i valori elettrici, titoli d ’ impiego che frut­ tano oltre il 6 . subiscono l ’influenza dei titoli più

speculati. Elettricità Alta Italia salita lunedì a 307 ba dato luogo a scambi ingenti. Chiude oggi a 290. Sin sempre-attiva con fondo resistente. Lunedì sfiorò 168. oggi 161 l / 2 . Selt (Società Ligure Toscana di Elettri­

cità) oggi 275. Sesc (Generale Elettrica della Sicilia)

125. A damello 248 circa. Valdarno 126. Unione Eser­

cizi Elettrici 96 ex. I diritti -vennero pagati sino a

IO lire. La Elettrica Riviera di Ponente (Negri) offre °i. suoi azionisti in opzione a 100 lire più interessi 6 % •lai 1. gennaio una azione nuova ogni due attuali. Opzione da esercitarsi dal 21 al 26 gennaio. I diritti si negoziarono già da 8 a 12 lire Oggi 130 circa.

Tedeschi senza variazioni e con poche transazio­

ni. Oggi 102. In ripresa il Cotonificio Valli Lanzo pagato ieri sino 213. O gg. 210. Officine Moncenisio ex Bauchiero, migliori sino a 79. O ggi 78.

Stearinèrie Lonza ferme intorno a 116. Schiapa-

relli 114 l / 2 ; Gilardini 114. In ripresa le Morìondo

<iy Gatiglio salito sino a 172. Oggi 168 circa. Fiammi­

feri Riuniti 312 circa. Focolerie 144 circa. Gallettino

inattivo 65 circa Fihit 65 circa.

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