ANNALI
F O N D A Z I O N E
LUIGI EINAUDI
TORINO
A N N A L I
della
FONDAZIONE LUIGI EINAUDI
TORINODirezione: Comitato Scientifico della Fondazione Luigi Einaudi
Manoscritti e pubblicazioni: Fondazione Luigi Einaudi, Via P. Amedeo 34 - 10123 Torino.
I N D I C E D E L V O L U M E
PARTE I . C R O N A C H E D E L L A F O N D A Z I O N E
I. Le persone p_ 9 II. L'attività » 19 PARTE I I . L A N U O V A S E D E D E L L A F O N D A Z I O N E
LUIGI FIRPO, Palazzo d'Azeglio, una dimora signorile della
vec-chia Torino (con 16 fig. e 1 tav. f. t.) » 29 PARTE I I I . S A G G I
ENRICO LUZZATI, Introduzione allo studio delle spese pubbliche
per l'istruzione in Italia (1862-1965) » 75 SIMONA LUNADEI GIROLAMI, Partito comunista e classe operaia
a Torino (1929-1934) » 161 PARTE I V . S T U D I S U L L ' A M E R I C A L A T I N A , a cura di
SALVATORE SECHI
SALVATORE SECHI, Il problema storico del sottosviluppo in
Ame-rica Latina. Il decennio dell'Alleanza per il progresso . . » 197 FERNANDO HENRIQUE CARDOSO, Industrializzazione, dipendenza
e potere in America Latina » 243 LAURENCE WHITEHEAD, Le attività del settore pubblico in
Ame-rica Latina » 261 ORLANDO L . CAPUTO - ROBERTO R . PIZARRO, Capitale straniero:
6 INDICE DEL VOLUME
ANTONIO GARCIA, Schema per una sociologia della riforma agraria.
Riflessioni sull'esperienza latino-americana p. 369
J A M E S PETRAS - ROBERT LA PORTE, La politica americana e la riforma agraria in America Latina: il decennio dell'Alleanza
per il progresso » 387
RODOLFO STAVENHAGEN, L'evoluzione storica della riforma agraria
messicana » 415 MARIA I SAURA PEREIRA DE QUEIROZ, Miti messianici e
trasfor-mazione della società tradizionale in Brasile . . . . » 443 Luis MERCIER VEGA, Bilancio della guerriglia in America Latina . » 481 LUIGI R. EINAUDI, Perù: classi militari e relazioni cogli Stati
Uniti » 495 JAMES PETRAS - MAURICE ZEITLIN, La composizione sociale della
sinistra in Cile » 535 ROBERT PARIS, La formazione ideologica di José Carlos
Marià-tegui » 559 PARTE V. TESTI E DOCUMENTI
Luigi Einaudi collaboratore de « La Stampa », a cura di LUIGI
F I R P O » 5 9 9
PARTE VI. PUBBLICAZIONI DELLA FONDAZIONE
Le collane degli « Studi » e gli « Annali » » 715
I.
I. L E P E R S O N E 1
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
GROSSO prof. Giuseppe, presidente rappresentante del Comune di Torino. ALLARA prof. Mario
rettore dell'Università degli studi di Torino. CALLERI DI SALA dott. E d o a r d o
presidente della Cassa di risparmio di Torino. D'AROMA dott. Antonio
segretario della Banca dei regolamenti internazionali, Basilea (Svizzera). D E DOMINICIS avv. Salvatore
segretario del Consiglio di amministrazione della FIAT s.p.a. EINAUDI prof. Mario
presidente del Comitato scientifico della Fondazione Luigi Einaudi. EINAUDI ing. R o b e r t o
rappresentante della famiglia Einaudi. JONA prof. Luciano
presidente dell'Istituto bancario San Paolo di Torino. LOMBARDINI prof. Siro
rappresentante dello Stato italiano.
10 CRONACHE DELLA FONDAZIONE
OBERTO avv. G i a n n i
presidente della Provincia di Torino. CICOTERO dott. Amilcare, segretario
segretario generale della Provincia di Torino.
C O L L E G I O D E I R E V I S O R I D E I CONTI CAFASSO dott. Giuseppe
ragioniere capo della Provincia di Torino (fino al dicembre 1969). GABOARDI prof. Attilio
ragioniere capo della Provincia di Torino (dal gennaio 1970). L o SANO rag. Eugenia
capo ufficio ragioneria dell'Università degli studi di Torino. OCCELLA rag. E n n i o
ragioniere capo del Comune di Torino.
C O M I T A T O S C I E N T I F I C O EINAUDI prof. Mario, presidente
Goldwin Smith Professor of Government, International Studies and Go-vernment, Cornell University, Ithaca (USA).
BOBBIO prof. Norberto
ordinario di Filosofia del diritto, Università di Torino. CONTINI prof. Bruno
incaricato di Statistica, Università di Torino (fino al luglio 1970). FIRPO prof. Luigi
ordinario di Storia delle dottrine politiche, Università di Torino. FORTE prof. Francesco
ordinario di Scienza delle finanze, Università di Torino. GRAZIANI prof. Augusto
ordinario di Economia politica, Università di Napoli. LOMBARDINI prof. Siro
ordinario di Politica economica e finanziaria, Università di Torino. MOMIGLIANO dott. Franco
LE PERSONE 11
PASSERIN D'ENTRÈVES ET COURMAYEUR p r o f . Alessandro ordinario di Filosofia politica, Università di Torino. STEVE prof. Sergio
ordinario di Scienza delle finanze, Università di Roma. VENTURI prof. Franco
ordinario di Storia moderna, Università di Torino.
C O L L A B O R A T O R I S C I E N T I F I C I 1
BRAVO prof. Gian Mario (v. « Annali », III, 1969, p. 10).
Les socialistes avant Marx, Paris, 1970, 3 voli.
Sindacalismo fascista e corporativismo (1922-1945), in II movimento sindacale in Italia. Rassegna di studi (1945-1969), «Annali della Fondazione Luigi Einaudi», III, 1969, pp. 207-226.
Friedrich Engels und Achille Loria: Beziehungen und Polemik, relazione alla In-ternationale Engels-Konferenz, Wuppertal, maggio 1970.
L'anarchismo, estratto dalla Storia delle idee politiche, economiche e sociali, diretta
da LUIGI FIRPO, Torino, 1970.
C o z z i prof. Terenzio
(v. « Annali », III, 1969, p. 10).
Andamento del saggio di profitto e del valore degli investimenti in condizioni di sviluppo in equilibrio e in piena occupazione, « Annali della Fondazione Luigi Einaudi », III, 1969, pp. 359-376.
Sviluppo e stabilità dell'economia, Torino, Fondazione Luigi Einaudi, 1969. R I C E R C A T O R I
AGOSTI dott. A l d o
(corso Tassoni, 18 - Torino) (v. « Annali », III, 1969, p. 11).
Lettere di Rodolfo Morandi a Pietro Ernandez (1927-1953), « Annali della Fon-dazione Luigi Einaudi », III, 1969, pp. 401-495.
[In collaborazione con DORA MARUCCO] Gli ultimi anni (1945-1969), in 11 movi-mento sindacale in Italia. Rassegna di studi (1945-1969), « Annali della Fonda zione Luigi Einaudi », III, 1969, pp. 227-284.
Introduzione a: ROSA LUXEMBURG, Polemica con E. Vandervelde sugli scioperi generali belgi del 1902 e del 1913, Torino, 1970, pp. 3-17.
12 CRONACHE DELLA FONDAZIONE ANDREASI dott. Annamaria
(v. « Annali », III, 1969, p. 11).
Sindacalismo e anarchismo nel pensiero di Armando Borghi (1907-1922), in Anar-chici e anarchia nel mondo contemporaneo. Atti del convegno promosso dalla Fon-dazione Luigi Einaudi (Torino, 5, 6, 7 dicembre 1969), Torino, 1971, pp. 242-260. L'età giolittiana e il primo dopoguerra (1904-1926), in II movimento sindacale in Italia. Rassegna di studi (1945-1969), « Annali della Fondazione Luigi Einaudi », III, 1969, pp. 181-206.
BONELLI dott. Franco (v. « Annali », III, 1969, p. 9). CARMAGNANI dott. Marcello
(corso Svizzera, 70 - Torino). Nato a Verona nel 1940; laureato in Storia e geografia (Università del Cile) nel 1963. Tesi di laurea in Storia moderna: « E1 salariado minerò en Chile colonial, 1690-1800 », relatore il prof. M. Gon-gora. Dottorato di ricerca in Storia economica (École pratique des hautes études, Università di Parigi) nel 1968.
Ricerca sull'emigrazione italiana in Argentina.
Formazione di un mercato coloniale: Cile, 1680-1830, « Rivista storica italiana » LXXXI, 1969, pp. 480-500.
La produccion agropecuaria chilena (1600-1830), « Cahiers des Amériques Latines » 1969, pp. 3-21.
Demografia e società: la struttura sociale di due centri minerari del Messico setten-trionale, 1600-1720, « Rivista storica italiana», LXXXII, 1970, pp. 560-591. FERRI dott. Sergio
(v. « Annali », III, 1969, p. 13).
Master's Degree in Economics (University of Southern California, Los Angeles) nel 1970.
Ricerca sulla interrelazione fra i fenomeni reali e monetari in rapporto alla crescita.
GILIBERT dott. Giorgio
(via Santa Giulia, 13 - Torino). Nato a Exilles (Torino) nel 1944; laureato in Scienze politiche (Università di Torino) nel 1967. Tesi di laurea in Politica economica e finanziaria: « Le riforme nel sistema economico della Germania orientale (1963-1967) », relatore il prof. S. Lombardini.
LE PERSONE 13 FORGIONE dott. Alfredo
(via Goito, 27 - Ancona). Nato a Campobasso nel 1940; laureato in Economia e commercio (Università di Napoli) nel 1965. Tesi di laurea in Economia politica: « L'evoluzione del sistema capitalistico nel pensiero di Marx, Schum-peter, Hansen, Kaldor », relatore il prof. G. Palomba.
Ricerca sul concetto di sovrappiù nella storia del pensiero economico. LARIZZA dott. Mirella Francesca
(via XIV Settembre, 3 - Perugia). Nata a Pavia nel 1942; laureata in Scienze politiche (Università di Pavia) nel 1965. Tesi di laurea in Storia delle dottrine politiche: « Genesi e sviluppo del pensiero politico dei Livellatori », relatore il prof. V. Beonio-Brocchieri.
Ricerca sul pensiero politico di Charles Fourier.
I presupposti teoretici dell'anarchismo di Charles Fourier, in Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo. Atti del convegno promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi (Torino, 5, 6, 7 dicembre 1969), Torino, 1971, pp. 320-344.
Edizione di: C. FOURIER, L'armonia universale, Roma, 1 9 7 1 . LUZZATI dott. Enrico
(v. « Annali », III, 1969, p. 10). MARUCCO dott. Dora
(v. « Annali », III, 1969, p. 10).
[In collaborazione con ALDO AGOSTI] Gli ultimi anni (1945-1969), in II movi-mento sindacale in Italia. Rassegna di studi (1945-1969), « Annali della Fondazione Luigi Einaudi », III, 1969, pp. 227-284.
Arturo Labriola e il sindacalismo rivoluzionario in Italia, Torino, Fondazione Luigi Einaudi, 1970.
Processi anarchici a Torino tra il 1892 ed il 1894, in Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo. Atti del convegno promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi (To-rino, 5, 6, 7 dicembre 1969), To(To-rino, 1971, pp. 217-241.
MOROSINI dott. Giuseppe (v. « Annali », III, 1969, p. 13).
Potere tradizionale, nuove élites e costruzione nazionale nello Yemen, « Storia con-temporanea », I, 1970, pp. 123-148.
14 CRONACHE DELLA FONDAZIONE NEJROTTI dott. Mariella
(v. « Annali », III, 1969, p. 12).
Le origini e le prime vicende (1880-1904), in II movimento sindacale in Italia. Rassegna di studi (1945-1969), «Annali della Fondazione Luigi Einaudi», III, 1969, pp. 152-179.
Le prime esperienze politiche di Luigi Galleani (1881-1891), in Anarchici e anar-chia nel mondo contemporaneo. Atti del convegno promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi (Torino, 5, 6, 7 dicembre 1969), Torino, 1971, pp. 208-216.
SECHI dott. Manlio
(v. « Annali », III, 1969, p. 12).
Linee di specializzazione e sviluppo nell'economia latino-americana, « Annali della Fondazione Luigi Einaudi », III, 1969, pp. 285-308.
SECHI dott. Salvatore
(v. « Annali », III, 1969, p. 10).
Recensione di: A . GUNDER FRANK, Capitalismo e sottosviluppo in America Latina, Torino, Einaudi, 1969, in « Storia contemporanea », I, 1970, pp. 641-649.
Recensione di: R. PARIS, Les origines du fascisme, Paris, Flammarion, 1969, in « Ri-vista storica italiana », LXXXII, 1970, pp. 1002-1011.
Il « morale delle truppe » durante la I guerra mondiale, « Studi storici », XI, 1970, pp. 794-818.
SILVA dott. Francesco
(corso Italia, 43 - Milano). Nato a Milano nel 1942; laureato in Economia e commercio (Università L. Bocconi, Milano) nel 1965. Tesi di laurea in Statistica metodologica: « La teoria della correlazione nel pensiero di K. Pear-son », relatore il prof. F. Brambilla. Master's Degree in Economics (Univer-sity of California, Berkeley).
Ricerche sullo sviluppo economico e relazioni con l'estero e sullo sviluppo economico italiano e istruzione superiore.
La strategia di sviluppo della Cina comunista: applicazione del modello von Neu-mann, «Rivista di politica economica», LIX, 1969, pp. 1287-1321.
STORACI dott. Marina
(v. « Annali », III, 1969, p. 11). TAGLIACOZZO dott. Carlo
L E PERSONE 15 « Aspetti economico-sociali di un comune dell'Appennino della Basilicata a dieci anni dall'intervento della riforma fondiaria », relatore il prof. M. Rossi-Doria. Diploma del Centro di specializzazione e ricerche economico-agrarie per il Mezzogiorno, di Portici. Diploma dell'Istituto « A. Olivetti » di Ancona. Ricerca sul concetto di sovrappiù nella storia del pensiero economico. TOMASINI dott. Luigi M .
(via Lucrino, 16 - Roma). Nato a Palermo nel 1939; laureato in Giurisprudenza (Università di Palermo) nel 1961. Tesi di laurea in Economia politica: « Arre-tratezza economica e sviluppo economico », relatore il prof. G. Mirabella. Ricerca sulle funzioni d'utilità, teoria del consumo e stima della domanda. Il valore dell'informazione nella teoria dell'impresa, « L'Industria », XXIV, 1969, pp. 17-34.
[In collaborazione con A. P. KIRMAN], A new look at international income ine-qualities, «Economia internazionale», XXII, 1969, pp. 437-461.
Una nota sulla convenienza economica della lite giudiziaria, « Rivista internazionale di scienze economiche e commerciali », XXI, 1969, pp. 390-393.
[In collaborazione con A. P. KIRMAN], Teorìa delle scelte sociali e relativi concetti, « L'Industria », XXIV, 1969, pp. 176-196.
Funzioni d'utilità, teorie del consumo e stima della domanda, « L'Industria », XXIV 1969, pp. 444-474.
[In collaborazione con E. MARCHI], On demand and supply functions, « Metro-economica », XXI, 1969.
Nuovi risultati nella teoria dell'equilibrio economico generale, « Giornale degli economisti», XXVIII, 1969, pp. 461-471.
Recenti contributi nella teoria dei giochi, « L'Industria », XXV, 1970, pp. 51-68.
B O R S I S T I
BULLIO DRANZON dott. Pieraldo (v. « Annali », III, 1969, p. 11).
Problemi e geografìa della risicoltura in Piemonte nei secoli XVII e XVIII, « An-nali della Fondazione Luigi Einaudi », III, 1969, pp. 37-94.
Recensione di: L . PALUMBO, Una piccola azienda agricola in terra di Bari dal 1789 al 1864; ID., Il prezzo delle derrate agricole sulla piazza di Molfetta dal 1806 al l8J * ' «A r c h i v i o storico pugliese», XXI, 1968, in «Rivista storica italiana»,
LXXXII, 1970, p. 253. CAPPELLI Pierfranco
16 CRONACHE DELLA FONDAZIONE FALCO dott. Giancarlo
(via Cibrario, 6 - Torino). Nato a Torino nel 1946; laureato in Lettere (Uni-versità di Torino) nel 1968. Tesi di laurea in Storia del risorgimento: « L'or-ganizzazione bancaria cattolica in Piemonte (1909-1922)», relatore il prof. A. Garosci.
Ricerca su alcuni problemi dello sviluppo economico italiano, con particolare riguardo per le questioni finanziarie negli anni della grande crisi.
L'organizzazione bancaria cattolica in Piemonte (1909-1919). Contributo alla do-cumentazione, « Bollettino storico-bibliografico subalpino », LXVII, 1969, pp. 643-709.
LEVI ACCATI dott. Luisa
(corso Galileo Ferraris, 61 - Torino). Nata a Torino nel 1942; laureata in Filosofia (Università di Torino) nel 1969. Tesi di laurea in Storia del risorgi-mento: « L'occupazione delle terre nell'Italia meridionale e in Sicilia negli anni 1919-20 », relatore il prof. N. Nada.
Ricerca sulle agitazioni agrarie nell'Italia meridionale.
L'occupazione delle terre: lotta rivoluzionaria dei contadini siciliani e pugliesi nel 1919-20, « Il Ponte », XXVI, 1970, pp. 1263-1293.
MARMO dott. Marcella
(salita Arenella, 63 - Napoli). Nata a Napoli nel 1946; laureata in Lettere e filosofia (Università di Napoli) nel 1969. Tesi di laurea in Storia moderna: « Ricerche sulle strutture economico-sociali di Napoli nell'età giolittiana », relatore il prof. G. Galasso.
Ricerca sul movimento sindacale in Campania nell'età giolittiana.
L'economia napoletana alla svolta dell'inchiesta Saredo e la legge dell'8 luglio 1904 per l'incremento industriale di Napoli, « Rivista storica italiana », LXXXI, 1969, pp. 954-1023.
VERCELLI dott. Alessandro (v. « Annali », III, 1969, p. 12). VICARELLI dott. Silvano
(via del Casaletto, 143 - Roma). Nato a Osimo (Ancona) nel 1944; laureato in Economia e commercio (Università di Urbino) nel 1967. Tesi di laurea in Economia politica: « Critiche e commenti agli schemi di produzione circolare di Sraffa », relatore il prof. C. Napoleoni.
L E PERSONE 17
B E N E F I C I A R I DI C O N T R I B U T I DI S T U D I O
ANCILLOTTI dott. Anna
(via dei Rustici, 3 - Firenze). Nata a Firenze nel 1945; laureata in Economia e commercio (Università di Firenze) nel 1970. Tesi di laurea in Storia delle dottrine economiche: « Antonio Scialoja economista », relatore il prof. P. Ba-rucci.
Ricerca su Antonio Scialoja. EL DAKKAK dott. Mohamed Said
(rue Zanamiri, 78 - Cleopatra, Alessandria d'Egitto). Nato a Damanhour (R.A.U.) nel 1942; laureato in Diritto (Università di Alessandria d'Egitto) nel 1964. Tesi di laurea in Diritto internazionale: « Il ruolo delle organizza-zioni internazionali nell'evoluzione delle relaorganizza-zioni internazionali », relatore il prof. A. Abuheif. Diploma superiore di diritto pubblico, diploma superiore di diritto privato, diploma superiore di diritto comparato, della Facoltà interna-zionale di Diritto comparato di Strasburgo (Francia).
Ricerca sulle forze sociali e il problema dell'organizzazione politica in Egitto. Le róle des organisations internationales dans l'évolution des relations internatio-nales, Alessandria - Dar El Maaref, 1970.
FAUCCI dott. Riccardo
(via Montebello, 58 - Firenze). Nato a Livorno nel 1945; laureato in Giuris-prudenza (Università di Pisa) nel 1968. Tesi di laurea in Economia politica: « La questione del capitalismo monopolistico di Stato nel pensiero economico del '900 », relatore il prof. A. Pesenti.
Ricerca sull'intervento pubblico nell'economia italiana nei primi decenni dal-l'Unità.
Dall'imperialismo al capitalismo monopolistico di Stato. Note sul pensiero econo-mico di Lenin e i suoi precedenti, in UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA, Studi di economia e finanza, Pisa, 1969, pp. 1-39.
Mussolini tra grande industria e sindacati. A proposito dello Stato fascista nello studio di De Felice, « Quaderni storici delle Marche », IV, 1969, pp. 403-423. Sui fondamenti del controllo sociale della grande impresa: ipotesi a confronto, « Bollettino dell'economia pubblica » III, 1969, pp. 13-18.
Problemi teorici dell'economia socialista in alcuni scrittori jugoslavi, « Quaderni sto-rici », V, 1970, pp. 284-291.
18 CRONACHE DELLA FONDAZIONE FÒDOR dott. Jorge G.
(King's College - Cambridge, Inghilterra). Nato a Buenos Aires (Argentina) nel 1944; laureato in Economia (Università di Cambridge) nel 1968.
Ricerca sugli aspetti internazionali della politica economica dell'Argentina durante il governo Perón.
LUNADEI GIROLAMI dott. Simona (v. « Annali », III, 1969, p. 13). MENOZZI dott. Daniele
(via Camurri, 4 - Bologna). Nato a Reggio Emilia nel 1947; laureato in Scienze politiche (Università di Bologna) nel 1970. Tesi di laurea in Storia della Chiesa: « Comportamento e " offerta " religiosa nella prima industrializ-zazione torinese (1900-1914) », relatore il prof. G. Alberigo.
Ricerca per l'approfondimento degli studi avviati con la tesi di laurea. B I B L I O T E C A E A R C H I V I O
SPINAZZOLA FRANCESCHI dott. Dora, direttrice. DORIGO Stefania, bibliotecaria archivista. CORALLINI Anna Gabriella, aiuto bibliotecario. R o s i SERAFINI Maria Grazia, aiuto bibliotecario. VITTORI Cesare, aiuto bibliotecario.
GIORDANA Gian Paolo, vice aiuto bibliotecario. GUGLIELMINETTI Laura, vice aiuto bibliotecario. L o CASCIO GUERRIERI Marina, vice aiuto bibliotecario. MAC PHERSON Annabelle, vice aiuto bibliotecario. ALBARELLO Giorgio, distributore.
ASSELLE TONARELLI Anna Maria, segretaria. BERTO Daria, segretaria.
MAIONE PICCIOTTI Maria Antonietta, segretaria. A M M I N I S T R A Z I O N E
GIORDANO ARMAND-HUGON Estella, segretaria. MOROSINI Giovanna, contabile.
L'ATTIVITÀ 19
I I . L ' A T T I V I T À
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
Nel corso dell'anno accademico 1969-70 il Consiglio di amministrazione della Fondazione si è riunito tre volte: il 22 ottobre 1969, il 27 gennaio e il 25 luglio 1970.
Nella seduta di ottobre il prof. Einaudi riferisce sulle vicende del disegno di legge per il contributo dello Stato alla Fondazione. Approvato in sede deliberante dalla Commissione Finanze e Tesoro della Camera il 3 luglio, il disegno di legge è stato trasmesso il 10 luglio alla Commissione Finanze e Tesoro in sede referente. In data 3 ottobre, la Commissione unanime chiede il passaggio in sede deliberante.
Il Consiglio esamina il bilancio per l'anno in corso e il bilancio preventivo del 1970. Il prof. Einaudi informa il Consiglio dell'avvenuta concessione da parte della Banca d'Italia di un contributo straordinario di 40 milioni e delle trattative in corso con il dott. Eugenio Cefis, presidente dell'ENI, in vista di un eventuale contributo dell'ENI alla Fondazione.
Il Consiglio viene informato dell'inizio dell'anno accademico e della prima riunione comune del Comitato scientifico coi borsisti e ricercatori, che ha avuto luogo il 20 ottobre. È in corso di sistemazione il quarto piano della sede provvisoria di via Arsenale per poter creare un numero adeguato di posti di lavoro per i 30 borsisti e ricercatori presenti in Fondazione. Il Consiglio prende nota del telegramma del Ministro del Bilancio Caron, con il quale vengono comunicate le dimissioni del prof. Antonio Glauco Casanova, rappresentante dello Stato in seno al Consiglio di amministrazione, e la nomina del nuovo rappresentante prof. Siro Lombardini.
La seduta di gennaio del Consiglio si apre con la conferma, su raccoman-dazione del Comitato scientifico, dei professori F. Forte, A. Passerin d'En-trèves, S. Steve, F. Venturi, quali membri del Comitato stesso per il quin-quennio 1970-74.
In seguito alle dimissioni, per limiti di età, del dott. Giuseppe Cafasso, il Consiglio procede alla nomina a Revisore dei conti del prof. Attilio Gaboardi, ragioniere capo della Provincia di Torino. Il Consiglio approva l'aumento del personale della Biblioteca. Prende atto del contributo di 18.600.000 lire da parte del CNR per l'edizione degli « Scrittori italiani di politica, economia e storia ». Il prof. Einaudi riferisce sul prossimo inizio dei lavori di riatta-mento e arredariatta-mento di Palazzo d'Azeglio e sugli accordi in corso di perfe-zionamento con la Fondazione Agnelli per le spese da sostenersi a questo riguardo.
Fonda-20 CRONACHE DELLA FONDAZIONE
zione, ma si attende ancora un secondo voto della stessa Commissione della Camera dei Deputati, resosi necessario a causa di alcune modifiche formali introdotte nel testo del Senato.
Il Consiglio approva l'aumento a L. 1.500.000 annue dell'ammontare dell'assegno ai borsisti di prima nomina.
Nella sua seduta di luglio, il Consiglio approva il bilancio consuntivo del-l'anno 1969, in seguito a rapporto favorevole del Collegio dei revisori dei conti. Il Consiglio di amministrazione prende atto delle dimissioni del prof. B. Contini da membro del Comitato scientifico. Il Consiglio accoglie le rac-comandazioni del Comitato scientifico di istituire, con l'anno accademico 1970-1971, un adeguato numero di tutors e supervisori, al fine di offrire una guida più continua ai lavori dei borsisti e ricercatori. Il Consiglio approva le nuove nomine di borsisti e ricercatori e i contributi di studio raccomandati dal Co-mitato scientifico.
Il Consiglio prende atto con soddisfazione dell'avvenuta firma da parte del Presidente della Repubblica il 19 febbraio 1970 e della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 9 marzo 1970, della legge n. 61, la quale stabilisce un contributo annuo a favore della Fondazione di 100 milioni di lire per dieci anni, a partire dal 1968.
COMITATO SCIENTIFICO
Nel corso dell'anno accademico 1969-70 il Comitato scientifico della Fon-dazione ha tenuto dieci sedute, nei giorni 20 ottobre 1969, 24 gennaio 1970,
12 e 13 giugno 1970, 13 luglio 1970.
Le sedute del 20 ottobre sono aperte con una riunione comune fra il Co-mitato scientifico e i borsisti e ricercatori, prima di questo tipo. Il ricercatore Manlio Sechi riferisce sul seminario interdisciplinare da lui proposto e che ha già tenuto una prima riunione il 16 ottobre; la ricercatrice Dora Marucco delinea alcuni dei problemi del suo gruppo di ricerca; il prof. Einaudi ricorda l'arrivo prossimo del prof. A. T. Peacock in veste di professore in visita; si apre una discussione vivace sulla necessità o meno di far coincidere gli inviti ai professori in visita con i lavori in corso presso la Fondazione. In risposta ai sostenitori di un rapporto preciso fra ricerche in corso e inviti, il prof. Venturi ricorda che la presenza di studiosi seri in Fondazione sarà sempre utile, quali che siano le ricerche in corso. Il prof. Einaudi soggiunge che non bisogna in ogni caso sottovalutare le difficoltà estreme di far venire a Torino per lunghi periodi studiosi di prim'ordine e che i vantaggi di avere uno scienziato di alta qualità in Fondazione supera di gran lunga lo svantaggio della possibile man-canza di un suo legame preciso con le ricerche in corso. Il prof. Einaudi si rallegra con Bravo, Caizzi e S. Sechi per i loro contributi alle pubblicazioni della Fondazione.
L'ATTIVITÀ 21 Comitato scientifico e due rappresentanti dei ricercatori e borsisti, con G. M. Bravo coordinatore. Il prof. Venturi riceve l'incarico di preparare un piano per l'edizione critica delle opere di Genovesi. Viene data notizia del trasferi-mento a Palazzo d'Azeglio di circa « un chilometro » di riviste e carte prove-nienti dagli archivi e biblioteche Einaudi di Roma e di Dogliani. Il prof. Einaudi annuncia il prossimo trasferimento a Torino del catalogo della biblio-teca di Dogliani. Il prof. Firpo osserva che il catalogo è strumento prezioso di lavoro e semplifica molto gli acquisti di libri. All'unanimità il Comitato scien-tifico raccomanda al Consiglio di amministrazione la conferma dei membri F. Forte, A. Passerin d'Entrèves, S. Steve, F. Venturi, che scadono il 31 di-cembre 1969.
Le sedute di gennaio hanno di nuovo inizio con un incontro comune tra il Comitato scientifico e i ricercatori e borsisti. Il prof. Einaudi dà notizia di alcune delle attività interne della Fondazione:
— Seminario interdisciplinare, diretto dal ricercatore M. Sechi;
— Seminario interno di storia quantitativa, diretto dal ricercatore M. Car-magnani;
— Seminario su problemi di natura metodologica comuni a tutte le scienze sociali, diretto dal ricercatore F. Silva.
Il prof. Firpo prende la parola per analizzare i problemi connessi con l'acquisto libri. Chiede la collaborazione fattiva dei borsisti e ricercatori e propone di distribuire periodicamente a tutti elenchi tratti dalle principali fonti di informazione allo scopo di ottenere indicazioni per definire una poli-tica razionale di acquisti.
Nella seduta esecutiva, viene deciso di rinnovare, per il 1970-71, il bando di concorso.
Le prime sedute della sessione di giugno hanno luogo nel pomeriggio e nella sera del giorno 12. Esse vertono sostanzialmente intorno alle richieste avanzate da un gruppo di borsisti e ricercatori per ottenere una maggiore partecipazione alle decisioni della Fondazione. Il Comitato scientifico conferma il proprio compito istituzionale nel fissare gli indirizzi della Fondazione. Il Comitato accoglie con favore la proposta di istituire un certo numero di tutors per i borsisti e di supervisori per i ricercatori attualmente in carica e prende le decisioni necessarie.
Le sedute del 13 giugno si aprono con una riunione comune del Comitato scientifico e dei borsisti e ricercatori. Il ricercatore Manlio Sechi rinnova una sua proposta di ordinamento della biblioteca a scaffali aperti. Il prof. Einaudi fa notare che, dato lo spazio disponibile a Palazzo d'Azeglio, la proposta non può essere accettata, ma aggiunge che accorgimenti vari in corso di attuazione (ampie sale di consultazione con libri e riviste a scaffali aperti e con colloca-zione per soggetti, prestiti interni ed esterni) vengono incontro in parte note-vole ai desideri dei borsisti e ricercatori.
22 CRONACHE DELLA FONDAZIONE
professore in visita del prof. Bruno Contini e stabilisce la procedura per le nuove nomine di borsisti e ricercatori da effettuarsi nella sessione di luglio. Dopo una riunione comune coi borsisti e ricercatori, le sedute del 13 luglio continuano in sede esecutiva. Il prof. Einaudi dà notizia delle dimissioni del prof. Bruno Contini dal Comitato scientifico. Il prof. Einaudi sottopone a un esame preliminare due documenti sull'ordinamento del Comitato scientifico e sul regolamento dei borsisti, ricercatori e collaboratori scientifici. La loro approvazione viene rinviata a ottobre. Tuttavia viene accettata la proposta di nomina immediata di due vicepresidenti, che vengono designati nelle persone dei professori Luigi Firpo e Franco Momigliano. Il Comitato procede quindi alle nomine di borsisti e di ricercatori e all'assegnazione di contributi di studio.
SEMINARIO SULLA POLITICA FISCALE
Il prof. Alan T. Peacock, dell'Università di York, ha tenuto, nella sua qualità di professore in visita presso la Fondazione, un seminario sulla politica fiscale, al quale hanno partecipato, oltre ad alcuni borsisti e ricercatori della Fondazione, numerosi studiosi torinesi. Dopo una presentazione dei principali modelli proposti per l'analisi dei problemi di politica fiscale, si è proceduto a una valutazione critica delle possibilità di utilizzo della politica fiscale in relazione ai problemi dell'occupazione, dello sviluppo e della stabilità dei siste-mi econosiste-mici capitalisti.
C O R S I DI ECONOMETRIA E DI METODOLOGIA STATISTICA
Tra i mesi di novembre 1969 e gennaio 1970, il prof. B. Contini ha portato a termine il corso-seminario di Econometria, iniziato durante Tanno 1968-69. Sono stati trattati una serie di problemi relativi alla stima nei modelli simul-tanei: 1) identificazione; 2) metodi di stima a informazione limitata e a mas-sima verosimiglianza; 3) applicazioni del metodo Montecarlo per lo studio delle proprietà di vari tipi di stimatori. A partire dal mese di marzo 1970 il prof. Contini ha iniziato un seminario di Metodologia statistica per la ricerca storica. Gli argomenti trattati sono stati i seguenti: analisi delle serie tempo-rali (individuazione di trends e componenti cicliche); numeri indici; introdu-zione all'analisi causale (correlaintrodu-zione, regressione).
SEMINARIO SUL SIGNIFICATO E METODO DELLA RICERCA ECONOMICA
L'ATTIVITÀ 23 Il prof. Arrighi ha parlato della sua recente pubblicazione, Sviluppo e sot-tosviluppo in Africa (Torino, 1969). In particolare si è soffermato sul metodo della ricerca economica nell'analisi dei problemi dei paesi in via di sviluppo. Egli ha tracciato un quadro del ruolo del ricercatore, come elemento attivo nel processo storico che osserva.
Il prof. Capecchi ha sviluppato il tema della posizione della sociologia nel-l'àmbito delle scienze sociali. Si è inoltre soffermato sulla questione della « neutralità » scientifica e dei rapporti tra situazione storica e sviluppo delle scienze sociali.
Il prof. Salvati ha trattato dei rapporti tra storia ed economia, con parti-colare riguardo a una sua ricerca in corso sullo sviluppo economico italiano. Egli ha inoltre approfondito il problema dell'interdisciplinarietà.
CONVEGNO DI STUDI SULL'ANARCHISMO
Si è tenuto, nei giorni 5, 6, 7 dicembre 1969, un Convegno di studi sul-l'anarchismo contemporaneo, che ha visto la partecipazione di storici, di stu-diosi, di politici, di militanti del movimento in questione, italiani e stranieri, e del nucleo dei ricercatori e borsisti con interessi storico-politici della Fon-dazione.
Il Convegno si è strutturato in relazioni, comunicazioni e discussioni rela-tive, che hanno impegnato attivamente i partecipanti lungo i tre giorni dei lavori. Gli Atti del Convegno sono stati raccolti a cura della Fondazione e pubblicati in un volume della collana degli « Studi ».
BIBLIOTECA
Nel corso del quarto anno accademico, i fondi della Biblioteca sono stati ulteriormente integrati. In particolare, si sono acquistate circa 4000 opere (libri e opuscoli) italiane e straniere; le riviste italiane in corso ammontano attualmente a 548, quelle straniere a 534. La Biblioteca riceve inoltre in omaggio 408 bilanci e resoconti finanziari di banche e società industriali (di
C UÌ L6 2 i t a l i a n e e 4 6 s t r a n i e r e) - La Biblioteca ha un rapporto di scambio di
pubblicazioni (volumi e pubblicazioni periodiche) con 25 enti, mentre riceve le pubblicazioni in omaggio da altri 63 enti italiani e stranieri.
Nell'estate 1970 si è provveduto al trasferimento a Torino, nel Palazzo d'Azeglio di via Principe Amedeo 34, dei fondi di Dogliani delle raccolte di Luigi Einaudi.
SEDE
24 CRONACHE DELLA FONDAZIONE
Amedeo 34). La nuova sede, per quanto riguarda la segreteria, è stata aperta il 1° settembre 1970; le sale di studio per i borsisti e i ricercatori sono state rese accessibili a partire dalla fine di ottobre 1970.
B O R S E DI STUDIO
Il testo del bando per Borse di studio e posti di ricercatore offerti dalla Fondazione (anno accademico 1970-1971) è stato diffuso il 1° marzo 1970 ed era così formulato:
1. — La Fondazione Luigi Einaudi è sorta a Torino per favorire gli studi eco-nomici, storici e politici in Italia. Essa si trasferirà entro il 1970 nella sua sede permanente a Palazzo d'Azeglio dove sarà sistemata la grande biblioteca di Luigi Einaudi. Per l'anno accademico 1970-71, quinto della sua attività, la Fondazione si propone di proseguire le ricerche iniziate intorno ai problemi dell'economia e della classe politica dell'Italia contemporanea, di appoggiare nuove iniziative che rientrino nella sfera dei suoi interessi e di continuare a promuovere corsi e seminari nel campo delle scienze sociali.
2. — La Fondazione mette a concorso borse di studio e posti di ricercatore. Una di tali borse per l'anno 1970-71 è intitolata alla memoria di Mario Pannunzio \ Le borse di studio hanno la durata iniziale di un anno e sono rinnovabili per un secondo anno.
Posti di ricercatore per un terzo e quarto anno possono venire offerti a quei borsisti che, per i loro interessi e la qualità della loro preparazione e attività, siano in grado, a giudizio del Comitato scientifico, di contribuire in modo notevole al raggiungimento dei fini della Fondazione.
I ricercatori seniores, nominati per tre anni, con compiti di studio e di colla-borazione determinati caso per caso d'accordo col Comitato scientifico, sono scelti fra i ricercatori della Fondazione od altri studiosi.
3. — L'ammontare annuo delle borse per le tre categorie è, rispettivamente, di L. 1.500.000, L. 2.200.000, L. 2.800.000. I titolari delle borse sono assicurati a carico della Fondazione contro gli infortuni e possono inoltre disporre, fino ad esaurimento delle unità disponibili, di una camera nel collegio universitario di Torino, contro pagamento di un modesto canone.
4. — La Fondazione conferirà un certo numero di borse di studio e di posti di ricercatore a giovani studiosi scelti fra i candidati che ne avranno fatto domanda entro il 31 maggio 1970. I candidati verranno informati delle decisioni del Comitato scientifico entro il 15 luglio 1970.
5. — I prescelti dovranno risiedere a Torino e partecipare, a pieno tempo, ai lavori della Fondazione.
L'ATTIVITÀ 25 Fondazione (via Arsenale 33, 10121 - Torino); essa dovrà comprendere una espli-cita dichiarazione di accettazione del punto 5. La domanda sarà inoltre corredata da:
a) un curriculum vitae atto a chiarire gli studi fatti, i voti ottenuti e in ge-nere la precedente attività;
b) una relazione, che illustri in modo ampio e preciso gli interessi di studio, il programma di lavoro e le aspirazioni del candidato;
c) almeno un nominativo di studioso qualificato in grado di attestare le attitudini scientifiche del candidato;
d) copia di eventuali lavori a stampa o dattiloscritti e altri documenti rite-nuti utili.
II.
L U I G I F I R P O
Palazzo d'Azeglio
una dimora signorile della vecchia Torino
Salito al trono ducale nel 1630, dopo il lunghissimo e avventuroso regime paterno, Vittorio Amedeo I promosse la prima ampliazione del-l'area urbana torinese, che venne progettata negli anni successivi da Carlo di Castellamonte. Una rarissima stampa di Giovenale Boetto, incisa nel 1633 \ mostra il fervere dei lavori attorno ai nuovi bastioni meri-dionali, mentre appena si delineano sul terreno i perimetri ortogonali dei futuri isolati; solo nel 1640 verrà avviata la costruzione della nobile piazza che a buon diritto fu poi detta Reale (oggi, S. Carlo). Il nuovo quartiere di Porta Nuova sconvolgeva l'aspetto urbanistico del castrum romano, accantonandone in posizione angusta e periferica l'antico centro, all'incrocio del cardo col decumanus, dove sorgevano la torre e le case del Comune medievale. L'asse della via Nuova (via Roma) puntava invece sul polo eccentrico del palazzo ducale, cui il figlio del Castellamonte, Amedeo, avrebbe imposto nel '58 una sobria facciata: anche Torino co-minciava così ad adeguarsi, con austerità subalpina, alla regularìtas e al decoro delle scenografie regali, facendo convergere strade di particolare ampiezza e dignità architettonica verso punti nodali, nei quali l'esercizio di un assoluto potere si manifestasse col fasto delle cerimonie e delle parate, in forme appariscenti e spettacolari.
Quest'idea di convergenza centripeta ispirò anche la seconda e più ambiziosa ampliazione del perimetro urbano, quella orientale, voluta da Carlo Emanuele II e delineata da Amedeo di Castellamonte nel 1673. L'idea di un asse rettilineo e solenne puntato sui palazzi ducali, partendo da un dato oggettivo non modificabile quale l'unico ponte sul Po, agì sul progetto in maniera tanto imperiosa da giungere a spezzare l'assetto
30 LUIGI FIRPO
ortogonale dell'intero reticolo viario, introducendo l'elemento abnorme, quasi capriccioso, di una grande arteria sghemba: la contrada di Po. Non solo l'aumento della popolazione e motivi di prestigio dovettero suggerire l'ambizioso disegno, ma anche l'opportunità di un rafforza-mento delle fortificazioni. D o p o l'ampliazione di Porta Nuova, il peri-metro urbano presentava due pericolose strozzature, proprio dove i ba-stioni meridionali alla moderna si saldavano alla vecchia cortina romano-medievale, e se la rientranza occidentale era efficacemente protetta dalla potente cittadella cinquecentesca, quella orientale, all'incirca nel sito dove oggi sorge il palazzo dell'Accademia delle Scienze, costituiva una cerniera molto vulnerabile. Il nuovo perimetro invece, tutto bastionato, dava alla città la caratteristica forma a mandorla lodata dai trattatisti di fortificazioni e non troppo dissimile da quella perfetta del cerchio, cioè dell'area massima entro il minor perimetro.
Anche il nuovo quartiere ebbe la sua piazza, punto focale, teatro per le parate, spiazzo per il mercato: ma la contrada di P o correva al mar-gine dell'ampliazione, quasi a ridosso dei bastioni settentrionali, sicché l'ampio slargo non fu aperto sull'asse dell'arteria maggiore, ma in posi-zione autonoma, al centro geometrico del nuovo tracciato.
Il Castellamonte lo delineò con pianta ottagona, facciate uniformi e una fontana nel mezzo, ma le cose andarono poi per altro verso: i palazzi tardarono a sorgere, il modello urbanistico a maglie rettangolari ebbe il sopravvento, il giovane e galante Duca morì nel '76, legando il suo nome a quella piazza che allora e poi venne detta da tutti i Torinesi « Carlina », e nel 1680 si spense anche l'architetto ideatore del nuovo tracciato. Proprio in quell'anno la rarissima pianta di Giovanni Abbiati ne delinea i contorni e assegna alle singole insulae i santi protettori2, mentre
PALAZZO D'AZEGLIO 31 rustiche fuori porta di P o e il digradare verso il fiume di un terreno del tutto deserto delle ambiziose opere progettate 3.
L'incerta situazione politica, le sorti della dinastia affidate ad un fanciullo malaticcio di cui nessuno poteva presagire allora l'eccezionale tempra, la reggenza mondana e filo-gallica della seconda Madama Reale, non erari fatte per attirare nelle nuove fabbriche gli investimenti di una nobiltà provinciale parsimoniosa e tutt'altro che opulenta. Si ricorse perciò agli incentivi, donando terreni a funzionari benemeriti o a sem-plici favoriti: sappiamo ad esempio che il 29 aprile 1680 Madama Reale concesse in dono al marchese di Saint Maurice, ch'era stato a lungo am-basciatore ducale a Parigi, un terreno di 75 « tavole », vale a dire di circa 2850 metri quadri, avente per confini a ponente la piazza Carlina, a mezzodì e a levante due strade pubbliche 4 e « a mezzanotte monsù di
Marole intermediante altra strada pubblica »5. Poiché il terreno di
« monsù di Marole » è quello sul quale sorge oggi il palazzo d'Azeglio, sembra doversi dedurre che tale pubblica via fosse allora a malapena tracciata: comunque è quella che fu detta più tardi la contrada del Moro (oggi, via Des Ambrois). Poco dopo, il 26 febraio 1682, il Saint Maurice cedette quel terreno, per 320 doppie d'Italia, all'orefice di Madama Reale Giulio Chichiastro di Chieri, il quale vi edificò casa e giardino, che i suoi eredi, nel '99, non tardarono a vendere all'incanto al conte Traiano Andrea Roero della V e zza; un figlio di costui, Carlo Giacinto conte di Guarene, che si dilettava di architettura, rimaneggiò e abellì l'edificio, decorandolo di una facciata posticcia, quasi una grande quinta scenogra-fica, disegnata nel 1730 da Filippo Juvarra 6.
Non è improbabile dunque che anche il terreno di « monsù di Ma-role » fosse un grazioso donativo della Reggente, ma non se ne ha docu-mento certo. Il proprietario, Giuseppe de Mesmes, marchese di Marolles
3. Theatrum Statuum Regiae Celsitudinis Sabaudiae, Amstelodami, 1682, voi. I, contro la p. 16; cfr. A. PEYROT cit., nn. 62/1-2, pp. 78-81.
4. A mezzodì la contrada di S. Filippo (oggi via Maria Vittoria) e a levante l'odierna via S. Massimo, così denominata dopo che Carlo Sada vi eresse, a par-tire dal 1846, l'omonima chiesa dedicata al primo vescovo di Torino. In precedenza, la via ebbe il nome di S. Pelagia, dalla chiesetta delle monache Agostiniane rico-struita a partire dal 1770 da Filippo Nicolis di Robilant; ma l'ultimo isolato verso la via Po era detto del Cannon d'oro, dall'insegna dell'omonimo albergo.
5. L . PROVANA DI COLLEGNO, Le tre Marolles, in: Miscellanea di studi storici
in onore di A. Manno, Torino, 1912, voi. II, pp. 351-390 (in particolare le pp. 379-380).
32 LUIGI FIRPO
e conte di Chiavazza, allora sui 35 anni, primo scudiere ducale dal '73 e luogotenente colonnello del reggimento Guardia dal marzo del '75, era l'ultimo e mal riuscito rampollo di un ceppo francese trapiantato di recente in Piemonte. Suo padre, Francois conte di Mesmes e marchese di Marolles (nell'Hurepoix, a circa 25 miglia da Parigi), uomo d'armi di solida tempra, aveva militato sotto le insegne di Savoia, fin dai tempi di Carlo Emanuele I, nel reggimento di Jean de Villecardé de Fleury. In riconoscimento dei servigi prestati, il 5 ottobre 1 6 3 1 Vittorio Amedeo I eresse a contea il feudo di Chiavazza nel Biellese e gliene concesse l'in-vestitura, aggiungendovi dieci giorni più tardi una pensione di 304 scudi del sole a compenso dei beni che gli erano stati sequestrati in Francia per la sua dedizione al nuovo sovrano 7. D a allora la sua ascesa fu
co-stante: nel '32 tornò in patria a levar truppe per un reggimento proprio; nel '37 ottenne una seconda pensione di 300 scudi per i validi servigi e le molte ferite riportate in combattimento; nel '39 militò nelle file dei Madamisti all'assedio di Torino; in seguito fu comandante del forte e della provincia di Ceva, governatore di Cuneo (1642), maresciallo di campo, luogotenente generale della fanteria (1658) e finalmente ottenne nel 1660 il collare dell'Annunziata. Morì a Marolles il 13 novembre 1662.
Dalla moglie Frangoise-Gabrielle Guillet dei signori di Pougny, im-palmata verso il 1640, il marchese di Marolles ebbe due soli figli ma-schi — Giuseppe, già ricordato, venuto in luce a Cuneo poco avanti il 1646, e Carlo Emanuele, morto appena ventiduenne nel '76 — ma ben cinque femmine, lodate per il grazioso aspetto e più volte ricordate nelle cronache galanti della piccola corte subalpina. Se infatti nessun pettego-lezzo sfiorò la primogenita Cristina, andata sposa nel '59 a Giovan Bat-tista Fozzaro di Piossasco conte di Scalenghe, e se di innocenti civetterie si parlò a proposito della secondogenita Clara Maria, che f u impalmata due anni più tardi, appena quindicenne, da Carlo Antonio Filippa conte della Martiniana, le due minori sorelle 8, Teresa e Gabriella, entrate
adolescenti a corte in veste di damigelle d'onore della Duchessa, non rimasero insensibili alle seduzioni di Carlo Emanuele I I e ne divennero entrambe, e non senza scandalo, amanti. La seconda, abbandonata senza protezione, appena quattordicenne, alle frivolezze e alle insidie delle re-sidenze ducali, un anno dopo, al cadere del '66, cedette al focoso corteg-giamento del giovane sovrano, presto rimase incinta e nel dicembre 1667
7. Su Francois de Mesmes cfr. L. PROVANA DI COLLEGNO cit., pp. 351-355; sull'investitura di Chiavazza, F . GUASCO, Dizionario feudale degli antichi Stati Sardi ecc., Pinerolo, 1911, voi. II, p. 44.
PALAZZO D'AZEGLIO 33 venne data in moglie a Carlo delle Lanze conte di Sales, che si prestò compiacente a quelle nozze riparatrici e nel luglio del '68 accolse come proprio il figlio nato dagli amori sabaudi9. Quanto a Teresa, maggiore
della sorella di un paio d'anni al più, non disdegnò anch'essa le atten-zioni ducali, ne venne compensata con cospicui donativi e il 1° agosto 1672 venne data in moglie a Carlo Emanuele Filiberto d'Este marchese di Dronero 10. Questo excursus genealogico-galante tornerà utile tra breve
a spiegare perché il popolino non tardò a denominare « contrà 'die Maròle » la via su cui oggi si affaccia il portale di palazzo d'Azeglio.
Abbiamo di questo edificio il preciso atto di nascita nella capitola-zione sottoscritta in Torino il 27 giugno 1 6 7 9 da Giuseppe de Marolles « col capomastro signor Giovan Battista Mariano del luogo di Valsolda, Stato di Milano, ora residente nella presente città », al fine di « far fab-bricare un palazzo nel recinto nuovo di Po, situato nella piazza nova Reale o sii Carlina nella presente città, conforme li disegni fatti et stabi-liti dal signor Michele Angelo Garove ingeniere di Sua Altezza Reale »
Michelangelo Garoe o Garove, spagnuolo d'origine, ma ticinese di nascita (aveva visto la luce a Bissone presso Lugano nel 1650), capitano, ingegnere militare, architetto, trascorse a Torino gran parte della sua operosa esistenza. D o p o la morte di Amedeo di Castellamonte (1680), che gli era stato maestro, e la partenza del Guarini (1681), egli fu per un quarto di secolo, accanto a Gianfrancesco Baroncelli, la più spiccata figura di progettista e di tecnico in una città fervente di ingenti opere edilizie. Quasi simbolicamente, la sua scomparsa, nel marzo 1 7 1 3 , prece-dette di appena un anno l'arrivo nella capitale subalpina dell'artista che ne avrebbe suggellato definitivamente l'impronta barocca e regale: Fi-lippo Juvarra. Continuatore delle opere lasciate interrotte dal Guarini — il Collegio dei Nobili e la chiesa di S. Filippo — , forse anche del-l'Ospedale di S. Giovanni appena avviato dal Castellamonte, il Garove innalzò nel penultimo decennio del Seicento il palazzo Asinari di S. Mar-zano (oggi Turati), con l'atrio a colonne tòrtili e ad archi ribassati in cui
9. Il conte di Sales, nato intorno al 1634, morì il 17 dicembre 1678 con grado di colonnello di cavalleria. Il figlio legittimato da quel compromesso, battezzato coi nomi di Agostino Francesco, fu poi padre del dotto cardinale Carlo Vittorio Amedeo delle Lanze (1712-1784).
10. L . PROVANA DI COLLEGNO cit., p p . 3 5 5 - 3 6 5 ; sulle v i c e n d e ulteriori delle M a r o l l e s cfr. le p p . 3 8 2 - 3 8 3 e 3 8 7 - 3 8 9 .
11. L. PROVANA DI COLLEGNO cit., pp. 377-378. G. CHEVALLEY, Un avvocato architetto: il conte Benedetto Alfieri, Torino, 1916, p. [22], assegna correttamente il progetto al Garove, ma con la data inesatta del 1683, che è quella del probabile inizio dei lavori. Sull'architetto cfr. A . BAUDI DI V E S M E , Schede Vesme, Torino, voi. II, 1966, pp. 515-516.
3-34 LUIGI FIRPO
riecheggia così viva la lezione guariniana; avviò lo splendido palazzo Morozzo della Rocca (poi d'Agliano), distrutto durante la seconda guerra mondiale; lavorò dal 1699 a restaurare e ampliare la fastosa residenza della Venaria Reale; fornì nel 1 7 1 1 i progetti per la ricostruzione del castello di Rivoli, incendiato dai Francesi vent'anni prima, e nel 1 7 1 3 quelli per l'erezione del palazzo dell'Università in contrada di Po.
Per il suo committente di fresche origini transalpine il Garove pro-gettò una casa signorile di gusto francese, del tipo detto entre cour et jardin, anche in considerazione dell'area disponibile, che ha forma di ret-tangolo fortemente allungato. La fabbrica principale, di pianta pressoché quadrata, con prospetti a intonaco, si affaccia con entrambe le fiancate prive di accessi su due strade parallele. L'intervallo che le separa è di appena 24,5 metri. La fronte principale, volta a levante e fiancheggiata da due modesti avancorpi, è separata dall'odierna via S. Massimo da un raccolto giardino, dal quale una scala di pietra a duplice rampa laterale sale ad un piccolo terrazzo, che per tre portali dà accesso diretto al grande salone terreno. Il fronte di ponente, che oggi si affaccia sul cortile « ci-vile », doveva in origine guardare sui fabbricati rustici dei magazzini e delle scuderie, forse sul pollaio e sull'orto; le costruzioni che oggi deli-mitano i due cortili del palazzo sono da attribuire in gran parte al rima-neggiamento tardo settecentesco. Ma la facciata stessa doveva mostrare un prospetto affatto diverso: nel corso dei restauri operati a partire dal 1953 si è infatti accertata l'esistenza di due colonne di pietra incorporate nei piedritti che separano i finestroni terreni, nonché la traccia di due grandi finestre acciecate ai lati della porta d'accesso al salone principale. Se ne deduce che l'attuale sala d'ingresso venne ricavata al cadere del Sette-cento murando un portico a giorno, che in origine si apriva sulla corte, consentendo di montare in carrozza e di scaricare derrate al riparo dalle intemperie.
PALAZZO D'AZEGLIO 35 e le laboriose trattative si protrassero poi per ben otto anni. Punto sco-raggiato, il Marolles decise di affidare la costruzione del suo idoleggiato palazzo ad una nuova impresa: quella del capomastro Francesco Peghino; la nuova capitolazione, sottoscritta il 17 marzo 1683, stabiliva che i lavori avessero inizio immediato e la consegna dovesse avvenire nel prossimo ottobre, benché il terreno fosse del tutto vergine, tanto che cantine e « infernotti » erano ancora da scavare. Il costruttore ricevette tremila lire in contanti, un secondo acconto di 50 doppie il 1 5 maggio, poi più nulla. Comunque, nell'89 il palazzo era in piedi, forse non ultimato del tutto, sicché non dovette risentire dell'arresto delle attività edilizie prò-vocato nel 1690 dall'impari conflitto con la Francia. Il Marolles, che fin dall'85 era stato promosso maresciallo di campo, allo scoppio delle osti-lità scriveva al suo segretario Jouty di proteggere l'edificio dal fuoco, di ritirarvi il fieno al sicuro e di prelevarvi oggetti e viveri per il proprio fabbisogno. Finalmente, nel maggio 1 6 9 1 , la cessione del feudo di Chia-vazza venne perfezionata e l'acquirente, il contino Carlo Giuseppe Fer-raris di Biella, versò in moneta poco meno di 38.000 lire, ma il venditore non ne toccò un quattrino, perché la capitolazione, certo per volontà du-cale, imponeva che « s'impiegasse la somma in pagamenti dei debiti del predetto signor marchese don Giuseppe di Mesmes de Maroles, massime contratti per la costruzione del suo nuovo palazzo esistente in Città nuova sotto le coerenze della contrada publica da tre parti et il capo-mastro Francesco Peghino ». Quest'ultimo possedeva dunque una parte di terreno dell'isolato di S. Salvatore, dalla parte di ponente, forse cedutagli dal Marolles in parziale soddisfacimento del proprio debito. L o stesso documento ribadisce che si tratta del palazzo « sito nella nuova ampliazione di questa città, coherenti la piazza Carlina, gli eredi del-l'orefice Chichiastro e la contrada pubblica a tre parti »: determinazione che potrebbe confondere le idee, se già non sapessimo che l'equivoco nasceva dal fatto che l'odierna via Des Ambrois, che separava la pro-prietà del Marolles da quella degli eredi Chichiastro, doveva risultare allora appena tracciata e forse non praticabile 12.
Dopo essersi dato tante pene per edificare il palazzo, il proprietario potè goderselo ben poco: nominato governatore di Aosta e di Ivrea il 4 marzo 1 6 9 1 , diede pessima prova, non riuscendo a impedire ai
Fran-1 2- L- PROVANA DI COLLEGNO cit., p p . 3 7 8 - 3 8 1 . S e c o n d o F . GUASCO cit., v o i . I I ,
p. 44, la cessione del feudo di Chiavazza, correttamente assegnata al 1691, sarebbe stata compiuta da Francois de Marolles, morto trent'anni prima, anziché dal figlio tjriuseppe. Del tutto a sproposito A . MANNO (Bibliografia storica degli Stati della
36 LUIGI FIRPO
cesi di calare dalle strettoie impervie del Piccolo S. Bernardo e di taglieg-giare Aosta, tornandosene poi indisturbati per la stessa via. Nella citta-dina montana rimase poi senza infamia e senza lode e vi morì d'improv-viso, celibe e intestato, al cadere d'agosto del '94, ultimo maschio del suo casato. Il palazzo torinese, che allora rendeva 610 lire e 15 soldi di fìtti annui, toccò alle sue tre sorelle superstiti (e alle figliuole della quarta, Cristina contessa di Scalenghe, che gli era premorta)1 3. Nessuna di esse
sapeva che farsene, perché erano tutte felicemente accasate 14, e non
tar-darono infatti ad alienarlo, cedendolo il 6 marzo 1697 al conte Baldas-sarre Filippo Roero di Sciolze, dello stesso ceppo di quell'altro Roero che due anni dopo avrebbe acquistato le vicine case degli eredi Chi-chiastro 1o.
Quella che stentava a trovare un nome era la contrada che costeg-giava il palazzo lungo il suo lato settentrionale e si spingeva verso il fiume, tra terreni nudi e bassi fabbricati, fino a raggiungere i bastioni in prossimità della nuova porta di Po: l'odierna via Principe Amedeo. Non si affacciavano su di essa, né ve ne sorsero poi, edifici sacri, dai quali spesso la toponomastica mutuava il nome del santo dedicatario; ma un lungo tratto del suo fronte a nord era occupato dalle fiancate del palazzo, dei giardini e delle scuderie che il Guarini aveva progettato per Emanuele Filiberto il M u t o principe di Carignano e vennero completati quasi simul-taneamente al palazzo del Marolles, tra il 1 6 7 9 e l'85. Ciò spiega perché nel Viano della città di Torino inciso nel 1 7 2 4 l'isola di S. Salvatore (distinta col n. 103) appaia costeggiata dalla « contrada di Carignano », la quale al di là del palazzo d'Azeglio in direzione del fiume prende nome di « contrada dei Magazzeni », perché vi sorgevano i magazzini delle stoffe, del grano e della legna, così come in piazza Carlina erano impian-tate le grandi tettoie chiuse dei foraggi militari, più tardi adibite a mer-cato del vino 16. I l quartiere era dunque allora animato da rustici traffici,
poco abitato, tutt'altro che signorile. Nella parte mediana della via
l'edi-1 3 . L . PROVANA DI COLLEGNO cit., p p . 3 7 8 , 3 8 l'edi-1 , 3 8 3 .
14. Clara Maria contessa della Martiniana rimase vedova nel 1707 e morì nel 1718- Teresa marchesa di Dronero, vedova dal 1703, si spense avanti il 1722; Ga-briella di Sales, perduto il primo marito nel 1678, era convolata a seconde nozze con Giacinto Scaglia conte di Verrua, che la lasciò vedova una seconda volta nel 1718; essa morì poi quasi ottantenne nel 1729.
15. I trapassi di proprietà nei secoli XVII e xvm sono registrati nell archivio
della Sovrintendenza torinese alle Belle Arti, cart. 11, scheda 288. Il Roero fissò la propria residenza nel palazzo e risultava abitarlo nel 1705 (L. PROVANA DI
COLLEGNO cit., p. 3 8 3 ) . .
PALAZZO D'AZEGLIO 37 ficio più cospicuo rimase per gran tempo il palazzo del Marolles, ma la memoria del popolo non ricordò la sbiadita figura del costruttore, bensì quella galante delle sue sorelle, che dovevano aver fornito largo alimento alle chiacchiere maliziose: benché avessero posseduto l'edificio per meno di tre anni, furono esse a sopravvivere nella fantasia della gente comune, se ancora nel 1763 un documento designerà quella via come « la contrada detta delle Marolle », quando ormai da tempo un più signorile costume l'aveva ribattezzata « contrada del teatro d'An-gennes » dal nome di una minuscola ed elegante sala di spettacolo a palchi costruita nel palazzo dei marchesi di quel nome 17.
In possesso dei Roero il palazzo Marolles rimase per un'ottantina d'anni, cioè fino al 13 marzo 1 7 7 8 , quando Francesco Amedeo Roero di S. Severino e di Sciolze lo cedette al marchese Ludovico Giuseppe Ar-borio di Gattinara e di Breme, conte di Sartirana 18. Ricchissimo
feuda-tario di terre che solo da una sessantina d'anni la pace di Utrecht aveva staccato dalla Lombardia per assegnarle alla corona sabauda, il giovane patrizio era nato nel 1 7 5 4 a Parigi, dove suo padre reggeva l'ambasciata sarda; presto entrò anch'egli in diplomazia e fu inviato straordinario del re a Napoli nell'82, a Vienna nell'86, capo di missione alla conferenza di Pilnitz e alla dieta di Francoforte. Trattenuto come ostaggio in Francia dopo l'invasione, non nascose le proprie simpatie per i vincitori e per il nuovo corso degli eventi; legato com'era da vincoli tiepidi e recenti alle fortune dello Stato subalpino, nel 1804 si trasferì a Milano, ponendo al servizio del nuovo regime le sue qualità di filantropo, di studioso di agricoltura e di educatore. Sin dall'anno precedente era venuto in luce a Novara un suo opuscolo inteso a caldeggiare la vaccinazione; nel 1805 Napoleone lo nominò consigliere di Stato e commissario generale delle sussistenze per l'esercito d'Italia; dal 1806 al 1809 fu ministro dell'In-terno del Regno italico, distinguendosi per lo zelo nel ridurre la mendicità e nel promuovere le prime scuole di mutuo insegnamento; in seguito divenne presidente del senato, e a Torino non fece ritorno neppure dopo
17. L. PROVANA DI COLLEGNO cit., p. 383. Nella pianta silografica di G. B. Costantino (allegata a [ I . MASSONE], Torino lineato in figura, Torino, 1780) l'isola di S. Salvatore ha il n. 108; in quella che accompagna O . DEROSSI, Nuova guida per la città di Torino, Torino, 1781, il « cantone » ha il n. 20; in quella di Giovan Lorenzo Grossi, incisa nel 1796 da Antonio Arghinenti, reca il n. 900 (cfr. A PEYROT cit., nn. 209, 216, 238, pp. 335, 345, 365). La denominazione antica delle tre contrade (« del teatro d'Angennes », « di S. Pelagia », « del Moro ») perdurava ancora nel 1869; cfr. la Pianta geometrica della Città di Torino pubblicata dal Comune in quell'anno e riprodotta in M. L. PISTOI, Torino. Mezzo secolo di archi-tettura (1865-1915), Torino, 1969, p. 61.
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la caduta del Bonaparte, preferendo ritirarsi nell'avito castello di Sarti-rana, dove si spense nel 1827 19. M a cinquant'anni prima, nella capitale
sonnacchiosa e provinciale di Vittorio Amedeo I I I , nessuno poteva anti-vedere eventi tanto burrascosi.
Acquistata la nuova casa e prima di insediarvisi con la giovane sposa, Marianna dal Pozzo della Cisterna, e i già numerosi figli20, il marchese
di Breme volle renderla degna del proprio rango e diede corso a radicali lavori di rifacimento e restauro, che mutarono il volto dell'edificio. Li diresse Filippo Castelli (1738-1820) di S. Damiano d'Asti, che già aveva eretto la cappella dell'ospedale di S. Giovanni (1768) e più tardi avvio su un canto" del palazzo Comunale la nuova Torre civica incompiuta (1786), ricostruì il S. Francesco di Moncalieri ( 1 7 8 9 ) e delineò l'elegante facciata, già di gusto neoclassico, delle scuderie dei Carignano (1790), che oggi fa da schermo in piazza Carlo Alberto al cassone squallido della nuova Biblioteca Nazionale. A palazzo d'Azeglio egli costruì sul fronte di ponente il cortile d'onore, mediante due sottili fiancate a doppie luci, collegate da un'ala perpendicolare attraverso la quale si accede, grazie ad un passaggio a volta, ad un secondo e dimesso cortile in parte coperto per le scuderie. Nella nuova fiancata settentrionale, segnata verticalmente da due robuste lesene bugnate, il Castelli aperse l'accesso principale in forma di portone ad arco, fiancheggiato da spalle anch'esse bugnate e sormontato da un frontone triangolare mozzo, retto da piccole cariatidi, che accoglie nel timpano uno stemma in cartouche, sorretto da due putti, fra vessilli, strumenti guerreschi e ghirlande fiorite. A l primo piano tre graziose porte-finestre con davanzale a balaustra a giorno completano la solennità del portale; quella centrale è ad arco, cinto da una ghirlanda di rose; accanto al portale la fascia cieca dei mezzanini è decorata da due festoni di alloro.
19 Cfr L DI B R E M E , Lettere, a cura di P . Camporesi, Torino, 1966, p. 6; I manifesti romantici del 1816, a cura di C. Calcaterra, Torino, 1968, pp. 77-78 II marchese morì il 4 aprile 1827 (non '28 come registrano alcune fonti); cfr. il suo necrologio in « Gazzetta piemontese », 10 aprile 1827, n. 43.
PALAZZO D'AZEGLIO 39 Proseguendo la fabbrica verso occidente, sempre sul fronte attuale di via Principe Amedeo, il Castelli raddoppiò la facciata dell'antico palazzo, parte rivestendo e parte rifacendo edifici destinati agli appartamenti mi-nori e ai servizi; qui le fabbriche interne mal corrispondono alla solennità degli esterni, che appaiono quasi quinta decorativa intesa ad accrescere per simmetria l'aspetto monumentale e a collocare il nuovo accesso in posizione centrale rispetto all'insieme, che presenta quale elemento di maggior rilievo i finestroni del piano nobile (sette per parte rispetto al portale), cinti da solide cornici, chiusi da belle inferriate sporgenti a pa-niere e sormontati da frontoni alterni, triangolari e arcuati, sorretti da triglifi; solo i due che fiancheggiano l'ingresso hanno inferriate verticali e un finto architrave piano.
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La miglior prova di sé il Castelli la fornì nel cortile d'onore, piccolo spazio conchiuso (m. 14,5 x 12,4), di perfetta euritmia, benche sia il frutto dell'adattamento di edifici anomali in parte preesistenti. La nuova fiancata settentrionale, quella in cui s'apre il portale d'accesso, e scandita da quattro lesene, i cui capitelli decorati da triglifi e ghirlande danno appoggio a ghiere d'arco che abbracciano gli occhi - qui non più ovali ma tondi — che appaiono in parte ciechi e in parte traforati per dar luce al mezzanino. A fianco degli archi le lesene si prolungano in pm sottili paraste fregiate da mascheroni e sormontate, in corrispondenza del primo piano, da un terzo ordine di paraste liscie con capitello ionico; le fitte aperture di detto piano sono ad arco e alternano davanzali decorati da ghirlande con altri a balaustre di colonnine, ricalcando così, in dimen-sioni ridotte, i motivi decorativi della facciata esterna. La fiancata meri-dionale riprende l'identico schema, aprendo sotto i tre archi altrettanti finestroni sormontati dalle luci tonde dei mezzanini; essa non compren-deva l'attuale alzato incolore del primo piano con filungo balcone di pie-tra a ringhiera, che venne aggiunto dopo il 1845
I l lato orientale del cortile è costituito dalla facciata posteriore del palazzo più antico, scandita da due robuste lesene che ricalcano la parti-tura degli avancorpi della facciata principale; i finestroni incorniciati, in armonia con quelli che fiancheggiano il portale esterno, sono anche qui sormontati da un finto architrave aggettante retto da triglifi; solo quello centrale ha un timpano ricurvo decorato da una conchiglia con ghirlande, secondo un motivo che si ripete nella facciata dirimpetto sopra la fine-strella che sovrasta l'andito delle scuderie.
Per questi squisiti lavori di stucco il Castelli si valse dell'opera di un eccellente specialista quale il Bolina e del suo collaboratore Sambartolo-meo. Nel 1 7 8 1 il complesso rifacimento doveva essere ormai ultimato
21 Lo attestano con evidenza sia il progetto del Michela (1829), che proponeva di sovrapporre un terrazzo piano alle volte del mezzanino, sia quello del 1 amzza (1845), corredato di eloquenti disegni. Mi soffermerò su entrambi più oltre.
22 Infatti in quell'anno il D E R O S S I nella sua Nuova guida cit. (p. 193) ricorda l'edificio del marchese di Breme nel novero di « alcuni palazzi più nguardevoli di Torino » e lo assegna per intero al Castelli, coadiuvato dagli stuccatori citatu Deri-vano manifestamente da questa fonte: M. PAROLETTI, Turiti et ses cunosites, Tonno,
PALAZZO D'AZEGLIO 41 Anche all'interno la decorazione degli ambienti — almeno quelli del piano terreno — venne sontuosamente rifatta: essa sopravvive in parte nel salone, nelle due grandi sale a mezzodì e nell'attigua cameretta affac-ciata sul giardino. La prima di queste sale, il « salotto blu », conserva il soffitto secentesco a mensole di semiarchi, con decorazione policroma solo in parte guasta dall'umidità e nove piccoli affreschi di paesaggi e marine, tre per ogni lato, sull'alto delle pareti, fra gli sporti delle mensole; la seconda, o « salotto bianco », ha la volta stuccata con volute e motivi architettonici di gusto veneziano, frutto di un rifacimento del 1953; entrambe le sale hanno porte con intagli dorati, pavimenti ad intarsio, camini, consottes e specchiere in parte originali. Infine la cameretta allo-gata nello sporto della facciata è rivestita da una sobria boiserie Luigi X V I con fregi scolpiti e dorati, cui in epoca recente sono stati aggiunti due medaglioni a grisétte di gusto neoclassico 23. Cinque porte del salone
terreno, che è circondato da uno zoccolo ligneo e da un esile cornicione, e altrettante porte del « salotto bianco » sono sormontate da sovrapporte di vivace piglio decorativo, che raffigurano, nel primo ambiente, imma-ginari paesaggi con prospettive di rovine e, nel secondo, vedute di porti e marine, ricalcando un certo gusto melodrammatico francese allora in voga secondo i modelli di Joseph Vernet. Autore delle dieci tele fu il bolognese Gaetano Ottani, curiosa figura di artista multiforme e di spi-rito faceto, ch'era giunto a Torino nel 1 7 5 4 e vi trascorse poi gran parte della sua lunga e operosa esistenza 24.
Con ogni verosimiglianza, è in questa dimora così sontuosamente rinnovata che vide la luce nel giugno del 1 7 8 1 il secondogenito del mar-delio stuccatore, dal 1781 all'86 fu allievo dell'Accademia di Belle Arti in Torino sotto Lorenzo Pécheux e che ai primi del '92 si recò a Roma a perfezionarsi nel-l'arte.
2 3 . Cfr. A . MIDANA, L'arte de legno in Piemonte nel Sei e nel Settecento,
Torino, s. d., n. 455.
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chese Arborio Gattinara, quel Ludovico di Breme, sacerdote dal 1806, di cui i contemporanei ammirarono la sensibilità critica e la rigida mora-lità e che a Torino si spense, minato dalla tubercolosi, il 1 5 agosto 1820, dopo aver fatto squillare la diana del nostro Romanticismo col suo Discorso del 1 8 1 6 « intorno all'ingiustizia di alcuni giudizi letterari ita-liani » e dopo essere stato tra il 1 8 1 8 e il ' 1 9 l'animatore del gruppo di scrittori e di patrioti stretti attorno al « Conciliatore »
Il marchese di Breme, che pure aveva dovuto profondere somme in-genti nel rifacimento del palazzo, lo occupò con la sua nidiata di figli per un decennio soltanto. Ragioni che non è facile decifrare — forse la pre-visione di lunghe assenze per missioni diplomatiche, o l'insorgente disa-more per Torino — lo indussero infatti nell'89 a disfarsene, trasferendosi in una casa d'affitto: l'« appartamento d'Aglié », affacciato sulla piazza S. Carlo, nel palazzo del marchese San Martino d'Aglié sito nell'« isola » di S. Giovanni Evangelista 26. In virtù di un atto di vendita stipulato il
7 aprile 1789, l'edificio di contrada del Teatro d'Angennes venne ceduto a Cesare Taparelli (1763-1830), marchese di Azeglio e Montanera, conte di Lagnasco, Genola e Cortendone 27. Questi, alla morte del padre Carlo
Roberto, seguita pochi mesi avanti (8 ottobre 1788), era entrato in pos-sesso dei titoli nobiliari e del cospicuo patrimonio familiare, uno fra i più ragguardevoli del patriziato subalpino; la somma sborsata, di lire 210.000, rappresentava tuttavia quasi un quinto delle sue sostanze 28. Tosto
tra-25. C. CALCATERRA cit., p. 79, pone la nascita di Ludovico di Breme « nel 1780 » e P. CAMPORESI cit., p. VII, precisa « nel giugno del 1780 »; si tratta di una data impossibile, perché il 15 giugno 1780 nacque il fratello Pietro Renato. Occorre dunque accogliere il suggerimento del MANNO cit., p. 71, che assegna la nascita al « 1781 »; d'altronde Ludovico stesso, scrivendo a Federico Confalonieri il 28 agosto 1816 sulla recente scomparsa della propria madre, che nel giugno aveva finito per « succomber à ses longues infirmités », ricorda « quello sguardo suo di-retto su di me per trentacinqu'anni » (Lettere cit., pp. 334, 353). Malgrado accurate ricerche non è stato possibile ritrovare nell'archivio parrocchiale di S. Giovanni l'atto di battesimo di Ludovico, mentre vi figurano quelli di quasi tutti i suoi fratelli. 26. Torino, Archivio di Stato, Spogli dell'archivio Sartirana; la residenza nel palazzo d'Aglié è attestata almeno dal 1791 al 1820. Si sa poi che nel 1844 Ferdi-nando Arborio di Gattinara acquistò la bella villa della Tesoriera lungo la strada di Francia (cfr. E. GRIBAUDI R O S S I , Cascine e ville della pianura torinese, Torino,
1870, pp. 118-119).
27. Un'accurata « voce » gli è dedicata ad opera di G . VERUCCI nel Dizionario
biografico degli Italiani, Roma, voi. IV, 1962, pp. 742-746.