• Non ci sono risultati.

Annali della Fondazione Luigi Einaudi Volume 2 Anno 1968

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Annali della Fondazione Luigi Einaudi Volume 2 Anno 1968"

Copied!
646
0
0

Testo completo

(1)

ANNALI

FONDAZIONE

LUIGI EINAUDI

TORINO

(2)
(3)
(4)
(5)

ANNALI

della

FONDAZIONE LUIGI EINAUDI

TORINO

(6)

Manoscritti e pubblicazioni: Fondazione Luigi Einaudi, Via Arsenale 33 - 10121 Torino.

(7)
(8)
(9)

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE G R O S S O prof. Giuseppe, presidente

sindaco della città di Torino.

A L L A R A prof. Mario

rettore dell'Università degli studi di Torino.

C A L L E R I DI SALA dott. Edoardo

presidente della Cassa di risparmio di Torino.

D ' A R O M A dott. Antonio

segretario generale della Banca regolamenti internazionali, Basilea (Sviz-zera).

D E D O M I N I C I S avv. Salvatore

segretario del Consiglio di amministrazione della FIAT s.p.a.

EINAUDI prof. Mario

presidente del Comitato scientifico della Fondazione L. Einaudi.

EINAUDI ing. Roberto

rappresentante della famiglia Einaudi.

JONA prof. Luciano

presidente dell'Istituto bancario San Paolo di Torino.

LOMBARDINI prof. Siro

rappresentante del Ministero del bilancio.

O B E R T O avv. Gianni

presidente della Provincia di Torino.

C I C O T E R O dott. Amilcare, segretario

(10)

C O M I T A T O S C I E N T I F I C O

E I N A U D I prof. Mario, presidente

Walter S. Carpenter Professor of International and Comparative Politics; Director of the Center for International Studies, Cornell University, Ithaca (USA).

B O B B I O prof. Norberto

ordinario di Filosofia del diritto, Università di Torino.

C A F F È prof. Federico

ordinario di Politica economica, Università di Roma.

C I P O L L A prof. Carlo M.

ordinario di Storia economica, Università di Pavia.

F I R P O prof. Luigi

ordinario di Storia delle dottrine politiche, Università di Torino.

F O R T E prof. Francesco

ordinario di Scienza delle finanze, Università di Torino.

L O M B A R D I N I prof. Siro

ordinario di Politica economica e finanziaria, Università di Torino.

P A S S E R I N D ' E N T R È V E S E T C O U R M A Y E U R prof. Alessandro

ordinario di Dottrina dello Stato, Università di Torino.

S R A F F A prof. Piero

ordinario di Economia politica, Università di Cagliari, e Fellow di Trinity College, Cambridge (Inghilterra).

S T E V E prof. Sergio

ordinario di Scienza delle finanze, Università di Roma.

V E N T U R I prof. Franco

ordinario di Storia moderna, Università di Torino.

C O L L E G I O D E I R E V I S O R I D E I CONTI

C A F A S S O dott. Giuseppe

ragioniere capo della Provincia di Torino.

LOSANO rag. Eugenia

(11)

O C C E L L A rag. Ennio

ragioniere capo del Comune di Torino.

B I B L I O T E C A

SPINAZZOLA F R A N C E S C H I dott. Dora, bibliotecaria. B E R T O Daria, schedatrice. S E G R E T E R I A GIORDANO A R M A N D - H U G O N Estella E C O N O M A T O A L B E R T O Dominique D O C E N T I 1

CONTINI prof. Bruno

(strada San Felice, 81 - Pino Torinese). Nato a Bologna nel 1936; laureato in Scienze economiche e commerciali (Università « Luigi Bocconi » di Milano) nel 1960. Ph. D. in Economia {Carne gì e institute of technology, 1966); li-bero docente in Politica economica dal 1968.

Restricted bargaining for organizations with multiple objectives, « Econometrica », XXXVI, 1968, pp. 397-414.

Un modello di contrattazioni vincolate per un'economia di scambi, « Studi econo-mici », XXIII, 1968, pp. 1-18.

Un problema di sequenze di produzione risolvibile con la programmazione lineare,

« Metroeconomica », XXII, 1968.

The value of time in bargaining negotiations. Some experimental evidence, « Ame-rican economie review », LVII, 1968, pp. 374-393.

A stochastic approach to goal programming, « Operations research », XVI, 1968, pp. 576-586.

Note in tema di monopolio bilaterale e discriminazione dei prezzi, « Giornale degli economisti e annali di economia », LXXX, 1968, pp. 86-102.

(12)

R I C E R C A T O R I B O N E L L I dott. Franco

(via Lagnasco, 26 - Saluzzo, Cuneo) (v. « Annali », I, 1967, p. 18).

Achille Bertagnolli, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto del-l'Enciclopedia Italiana, 1967, voi. IX, pp. 444-445.

Riccardo Bianchi, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enci-clopedia Italiana, 1968, voi. X, pp. 169-173.

I prezzi dei cereali a Cuneo nel secolo XVIII, « Rivista storica italiana », LXXX, 1968, pp. 785-829.

B R A V O prof. Gian Mario

(v. « Annali », I, 1967, p. 18).

La vita e il pensiero di Moses Hess: da Marx al sionismo socialista, « Cahiers Vil-fredo Pareto », 1968, n. 15, pp. 263-274.

Torino operaia. Mondo del lavoro e idee sociali nell'età di Carlo Alberto, Torino, 1968 (pp. 301).

Edizione di: C. H. SAINT-SIMON, Nuovo cristianesimo, Roma, 1968. CASTRONOVO prof. Valerio

(v. « Annali », I, 1967, p. 18).

Problemi di sviluppo economico e princìpi di azione industriale nel pensiero e nel-l'opera di Giuseppe Venanzio Sella (1823-1876), in: Ligure e gruppi della classe dirigente piemontese nell'età del Risorgimento, Torino, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, 1968, pp. 269-307.

Cozzi prof. Terenzio

(via Gorizia, 191 - Torino). Nato a Portogruaro (Venezia) nel 1939; laureato in Scienze economiche e commerciali (Università cattolica di Milano) nel 1962. Libero docente in Economia politica dal 1968.

Ricerche su un modello disaggregato di sviluppo economico non proporzio-nale.

Movimenti in equilibrio nell'analisi macroeconomica, Torino, Istituto di Scienze Politiche, 1966.

Un modello disaggregato di sviluppo economico non proporzionale, Torino, 1968.

SALVADORI prof. Massimo L.

(v. « Annali », I, 1967, p. 19).

Orientamenti della attuale storiografia sul Partito Comunista d'Italia (1921-1926), « Il movimento di liberazione in Italia », XX, 1968, n. 92, pp. 1-24.

(13)

S I R U G O dott. Francesco

(v. « Annali », I, 1967, p. 19).

Città e regione nello sviluppo storico della società industriale, in La città-regione in Italia, Torino, Boringhieri, 1967, pp. 52-113.

Rileggendo la storia bancaria del Rota, « Bancaria », XXIV, 1968, pp. 931-934.

B O R S I S T I A G O S T I dott. Aldo

(corso Tassoni, 12 - Torino). Nato a Torino nel 1943; laureato in Giurispru-denza (Università di Torino) nel 1967. Tesi di laurea in Storia delle dottrine politiche: «La formazione culturale e politica di Rodolfo Morandi (1923-1931) », relatore il prof. L. Firpo.

Ricerche per la biografìa completa di Rodolfo Morandi (1902-1955).

Lettere di Rodolfo Morandi a Oliviero Zuccarini, Piero Gobetti, Giovanni Laterza (1923-1933), « Annali della Fondazione Luigi Einaudi », I, 1967, pp. 315-344.

A N D R E A S I dott. Annamaria

(corso Rosselli, 1 - Torino). Nata a Torino nel 1941; laureata in Scienze po-litiche (Università di Torino) nel 1967. Tesi di laurea in Storia delle dottrine politiche: « Origini del movimento sindacale a Torino », relatore il prof. L. Firpo.

Ricerche sui movimenti sindacali nel periodo giolittiano.

C A I Z Z I dott. Andrea

(via Bazzini, 3 - Milano). Nato a Como nel 1945; laureato in Lettere mo-derne (Università di Milano) nel 1968. Tesi di laurea in Geografìa: « Terra, vigneto e uomini nelle colline novaresi durante l'ultimo secolo », relatore il prof. L. Gambi.

Ricerche sull'agricoltura novarese durante l'ultimo secolo.

F E R R I dott. Sergio

(via G. Barbera, 34 - Firenze). Nato a Firenze nel 1941; laureato in Economia e commercio (Università di Firenze) nel 1967. Tesi di laurea in Statistica: « La misura del progresso tecnologico. Problemi teorici e applicativi », rela-tore il prof. G. Parenti.

Ricerche sulla teoria e misura del progresso tecnologico.

L U Z Z A T I dott. Enrico

(14)

G I L I B E R T dott. Giorgio

(via S. Giulia, 13 - Torino). Nato a Exilles (Torino) nel 1944; laureato in Scienze politiche (Università di Torino) nel 1967. Tesi di laurea in Politica economica e finanziaria: « Le riforme nel sistema economico della Germania orientale (1963-1967) », relatore il prof. S. Lombardini.

Ricerche su problemi attinenti all'equilibrio economico generale.

M A R U C C O dott. Dora

(via N. Fabrizi, 26 - Torino). Nata a Ivrea nel 1940; laureata in Filosofia (Uni-versità di Torino) nel 1964. Tesi di laurea in Storia delle dottrine politiche: « Il sindacalismo rivoluzionario in Italia nel primo Novecento », relatore il prof. A. Garosci.

Ricerche sul sindacalismo rivoluzionario italiano.

Arturo Labriola e l'emigrazione italiana in Svizzera dopo i fatti del 1898, « Cahiers Vilfredo Pareto », 1968, nn. 16-17, pp. 37-57.

N E J R O T T I dott. Mariella

(corso G. Ferraris, 78 - Torino). Nata a Torino nel 1941; laureata in Scienze politiche (Università di Torino) nel 1967. Tesi di laurea in Storia delle dot-trine politiche: « La Prima Internazionale a Torino », relatore il prof. L. Firpo.

Ricerche sulle correnti di ispirazione anarchica e socialista presenti nel movi-mento operaio piemontese (1861-1892).

S E C H I dott. Salvatore

(via Vagnone, 1 - Torino) (v. « Annali », I, 1967, p. 20).

Antonio Gramsci ovvero del « modo di produzione idealistico », « Nuovo impe-gno », 1967, pp. 77-87.

Il movimento degli ex combattenti in Sardegna, « Autonomia cronache », 1968, pp. 57-96.

Delio Cantimori e la storiografia marxista in Italia, « Il movimento di liberazione in Italia », XX, 1968, n. 91, pp. 1-38.

Il movimento autonomistico e le origini del fascismo in Sardegna, « Annali della Fondazione Luigi Einaudi », Torino, I, 1967, pp. 131-199.

Recensione di: L. CAPELLO, Caporetto perché?, e M. ISNENGHI, I vinti di

Capo-retto, « Rivista storica italiana », LXXX, 1968, pp. 421-430.

S T O R A C I dott. Marina

(v. « Annali », I, 1967, p. 21).

(15)

TRANFAGLIA dott. Nicola

(v. « Annali », I, 1967, p. 21).

Carlo Rosselli dall'interventismo a « Giustizia e Libertà », Bari, Laterza, 1968. L'eredità di Matteotti, « Il movimento di liberazione in Italia », XX, 1968, n. 92, pp. 1-32.

B E N E F I C I A R I DI C O N T R I B U T I DI S T U D I O

G I R O L A M I L U N A D E I dott. Simona

(via F. Belloni, 50 - Roma). Nata a Roma nel 1941; laureata in Filosofia (Uni-versità di Roma) nel 1965. Tesi di laurea in Storia contemporanea: « Napo-leone Colajanni. Lineamenti di una biografia intellettuale e politica », rela-tore il prof. G. Manacorda.

(16)

II. L'ATTIVITÀ

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

Il Consiglio di amministrazione si è riunito tre volte e ha discusso i se-guenti argomenti principali:

11 novembre 1967

Relazione del prof. Luigi Firpo, a nome del Comitato scientifico, sulle attività accademiche della Fondazione e sul programma dei seminari per l'an-no 1967-1968; atti relativi all'acquisizione della biblioteca di Francesco Sa-verio Nitti e dell'archivio del conte Paolo Thaon di Revel; decisione in me-rito alla pubblicazione degli atti del convegno Nord-Sud e degli « Annali » della Fondazione; interventi su problemi finanziari del prof. Siro Lombardini, dell'ing. Roberto Einaudi e del Presidente prof. Giuseppe Grosso.

31 gennaio 1968

Esame del conto consuntivo dell'esercizio 1967 e del bilancio preventivo per l'esercizio 1968 e loro approvazione; conferma del prof. Bruno Contini nel! incarico di docente; relazione del Presidente del Comitato scientifico sui programmi in corso e sui princìpi ispiratori del nuovo bando di concorso per borse di studio; annuncio della prossima pubblicazione degli « Annali » della Fondazione (che prevede .anche, nella parte dedicata alla riproduzione di testi e documenti, la pubblicazione di gruppi di lettere di Luigi Einaudi); comuni-cazione sull'avvenuto trasferimento di parte dell'archivio del conte Thaon di Revel in dono alla Fondazione e sull'imminente trasferimento della biblio-teca di Francesco Saverio Nitti: il prof. Luciano Jona segnala l'opportunità di acquisire alla Fondazione anche l'archivio dell'ex ministro delle finanze Alberto De Stefani; relazione del prof. Einaudi sui rapporti con la Fonda-zione Agnelli e sullo stato dei lavori per la nuova sede della FondaFonda-zione. 17 luglio 1968

(17)

impegni accademici; illustrazione da parte del prof. Mario Einaudi di un do-cumento presentato dai borsisti e ricercatori della Fondazione sui programmi di studio e sulla vita interna della Fondazione; approvazione di un memo-riale, steso dal Comitato scientifico, sulle regole fondamentali dei rapporti fra la Fondazione e i borsisti e i ricercatori: si stabilisce, tra l'altro, che non vi è incompatibilità fra incarico universitario e Fondazione; illustrazione da parte del prof. Siro Lombardini del progetto per un corso di perfezionamento in economia; relazione del prof. Mario Einaudi sulla situazione finanziaria della Fondazione e sulle trattative intercorse con gli enti fondatori per l'aumento dei rispettivi contributi e con i pubblici poteri per un contributo finanziario alla Fondazione, a partire dall'esercizio 1968; autorizzazione a trattare l'ac-quisto della biblioteca Spellanzon; comunicazione del prof. Mario Einaudi sui colloqui avuti a New York per più ampi rapporti con le Fondazioni Rocke-feller e Ford.

COMITATO SCIENTIFICO

Nel periodo di preparazione e di organizzazione dell'attività dell'anno 1967-1968, il Comitato scientifico si è riunito sei volte. Principali argomenti discussi e decisioni:

7 settembre 1967

Comunicazione del prof. Mario Einaudi sull'accettazione da parte del prof. Bruno Contini dell'incarico di docente presso la Fondazione e di un prossimo corso, concordato con Fon. ing. Silvio Leonardi, di tre lezioni di economia applicata; elaborazione dei criteri e delle modalità di assegnazione e di rinnovo delle borse di studio; approvazione di un piano per un semina-rio di metodologia della storia economica, introdotto da lezioni dei profes-sori Aldo De Maddalena, Witold Kula e Carlo M. Cipolla; scelta del formato e della veste tipografica degli « Annali »; i risultati più importanti dei lavori della Fondazione e gli atti dei seminari yerranno pubblicati in una collana di « Studi ».

17 ottobre 1967

Esame del gruppo di candidati ai posti di ricercatore e di borsista; asse-gnazione di borse di studio per l'anno 1967-1968; organizzazione dei semi-nari di economia industriale e di metodologia della storia economica e sul-l'età giolittiana, nonché di una tavola rotonda sull'equilibrio generale. 23 gennaio 1968

(18)

1° febbraio 1968

Associazione temporanea del prof. Bruno Contini al Comitato scienti-fico; comunicazione del prof. Mario Einaudi sull'eventualità di una richiesta da parte della Fondazione di un contributo finanziario statale e sulla convo-cazione di una prossima seduta congiunta del Consiglio di amministrazione della Fondazione Einaudi con quello della Fondazione Agnelli; illustrazione delle finalità del COSPOS (Comitato per lo sviluppo delle scienze politiche e sociali in Italia) ed esame delle possibilità di futuri rapporti di collaborazione tra la Fondazione e il corso di perfezionamento in scienza della politica di im-minente costituzione a Torino; approvazione del testo del nuovo bando di con-corso per borse di studio per l'anno 1 9 6 8 - 1 9 6 9 ; approvazione di un corso

in-terno (per borsisti) di macroeconomia, tenuto dal prof. Terenzio Cozzi; ela-borazione di un primo piano di lavoro per la raccolta del carteggio di Luigi Einaudi.

24 giugno e 1° luglio 1968

Valutazione dei risultati dei corsi interni e dei seminari della Fondazione; esame delle proposte sull'assetto futuro della Fondazione presentate dai bor-sisti e dai ricercatori; selezione dei candidati e assegnazione delle borse di studio per l'anno 1 9 6 8 - 1 9 6 9 ; rinnovi e promozioni di borsisti e ricercatori;

elaborazione dei programmi di lavoro per il prossimo anno in relazione a varie proposte avanzate per i corsi interni e i seminari; comunicazione delle dimissioni del prof. Federico Caffè, dovute ai suoi maggiori impegni accade-mici; problemi relativi al trasferimento presso la Fondazione entro la fine del 1968 di parte dell'archivio di Luigi Einaudi.

SEMINARIO DI « METODOLOGIA DELLA STORIA ECONOMICA »

Il seminario (tenuto presso la sede della Fondazione) si è svolto intorno ai seguenti argomenti:

16 novembre 1967

1. I . ALDO DE MADDALENA, Introduzione generale al corso.

23 novembre 1967

2 . I I . ALDO DE MADDALENA, Problemi della scelta e dell'utilizzazione

delle fonti storiche nelle ricerche di storia dell'agricoltura. 30 novembre 1967

3 . I I I . ALDO DE MADDALENA, L'interpretazione della curva dei prezzi: il

(19)

18 gennaio 1968

4. I V . ALDO DE MADDALENA, Le indagini sull'agricoltura italiana del

Cin-que e Seicento, con particolare riguardo alle esperienze lombarde. 25 gennaio 1968

5 . V . ALDO DE MADDALENA, Le indagini sull'agricoltura italiana del

Cin-que e Seicento, con particolare riguardo alle esperienze lombarde (Continuazione).

1° febbraio 1968

6 . V I . ALDO DE MADDALENA, Aspetti particolari dell'attività creditizia e

finanziaria nei secoli XVI e XVII: le negoziazioni cambiarie. 15 febbraio 1968

7 . I . W I T O L D KULA, Storia delle società contadine.

22 febbraio 1968

8 . I I . W I T O L D KULA, L'analisi economica dell'economia preindustriale.

13 marzo 1968

9 . I I I . W I T O L D KULA, L'analisi economica dell'economia preindustriale

(Continuazione). 14 marzo 1968

1 0 . V I I . ALDO DE MADDALENA I V . W I T O L D KULA

Dibattito su « Analisi delle economie preindustriali ». 20 marzo 1968

1 1 . V . W I T O L D KULA, Questioni metodologiche di statistica storica,

de-mografia storica e metrologia storica. 21 marzo 1968

1 2 . V I L I . ALDO DE MADDALENA, Economia e finanza pubblica in Italia nel

Cinque e Seicento. 4 aprile 1968

1 3 . I X . ALDO DE MADDALENA, Economia e finanza pubblica in Italia nel

Cinque e Seicento (Continuazione). 17 maggio 1968

1 4 . I . CARLO M . CIPOLLA, Correnti e metodologia della storiografia

(20)

21 maggio 1968

1 5 . I I . CARLO M . CIPOLLA, Istruzione e sviluppo economico: studio di un caso.

22 maggio 1968

1 6 . I I I . CARLO M . CIPOLLA, Trasmissione di innovazioni e sviluppo eco-nomico.

SEMINARIO SU

« ECONOMIA E POLITICA NELL'ITALIA GIOLITTIANA ( 1 9 1 5 - 1 9 2 1 ) »

diretto dal prof. Leo Valiani

Il seminario (tenuto presso la sede della Fondazione) si è articolato se-guendo gli argomenti sottoindicati:

15 marzo 1968

1. Le ripercussioni della guerra nella politica e sulla società italiane. Alla le-zione era presente il prof. Francesco Margiotta Broglio, dell'Università di Urbino, che è intervenuto su I nuovi rapporti fra Chiesa e Stato e la

na-scita del Partito Popolare Italiano.

Sviluppo industriale e trasformazione delle campagne. La classe politica e i combattenti.

22 marzo 1968

2. La posizione internazionale dell'Italia dopo la vittoria.

Il contrasto fra Sonnino e Bissolati. L'Italia a Versailles. L'impresa dannun-ziana. Il trattato di Rapallo.

19 aprile 1968

3. Il movimento sociale fino all'occupazione delle fabbriche.

Le ripercussioni internazionali della rivoluzione russa. I moti del carovita in Italia. I socialisti alla Camera eletta nel 1919. Il movimento dei consigli. L'inva-sione di terre e gli scioperi agrari. L'occupazione delle fabbriche e le sue conse-guenze.

26 aprile 1968

4. Le conseguenze economiche della prima guerra mondiale. Alla lezione era presente il prof. Lucio Villari, dell'Università di Roma, che è interve-nuto nel corso della discussione.

(21)

10 maggio 1968

5. La paralisi della democrazia liberale e il fascismo.

Le conseguenze delle elezioni politiche del 1919. Dal ministero Nitti al mini-stero Giolitti. Le elezioni municipali del 1920. La fondazione dei fasci e la loro diffusione. Le elezioni politiche del 1921. L'emergenza di nuovi strati di ceto me-dio. L'offensiva dello squadrismo. L'atteggiamento degli industriali. La caduta del-l'ultimo ministero Giolitti.

SEMINARIO DI « ECONOMIA INDUSTRIALE »

Il seminario di economia industriale (che ha avuto luogo presso la sede della Fondazione) è stato introdotto da quattro lezioni tenute dai professori Bruno Contini e Siro Lombardini, nei giorni 18 e 19 dicembre 1967 e 2 e 9 febbraio 1968:

4 marzo 1968

1. FRANCO MOMIGLIANO, Processi decisionali in tema di prodotto e di prezzi.

11 marzo 1968

2 . FRANCO MOMIGLIANO, Processi decisionali in tema di prodotto e di prezzi

(Continuazione). 25 marzo 1968

3 . FRANCO MOMIGLIANO, Processi decisionali in tema di localizzazione di

stabilimenti. 1° aprile 1968

4. SILVIO LEONARDI, L'industria delle macchine utensili per la lavorazione

dei metalli. 22 aprile 1968

5. SILVIO LEONARDI, L'industria dei mobili di abitazione.

6 maggio 1968

6 . ROMANO PRODI, L'industria ceramica per l'edilizia.

27 maggio 1968

(22)

SEMINARIO S U L L ' « EQUILIBRIO GENERALE »

I lavori del seminario, al quale hanno partecipato membri del Comitato scientifico, ricercatori e borsisti, nonché giovani economisti e studiosi tori-nesi, sono stati tenuti presso la sede della Fondazione:

20-21 giugno 1968

LUIGI P A S I N E T T I , Modelli di equilibrio, modelli di produzione e sviluppo

eco-nomico. Tre lezioni. 25-26 giugno 1968

PIERANGELO GAREGNANI, Il capitale nei modelli walrasiani. Tre lezioni.

26-27 giugno 1968

LUIGI SPAVENTA, Scelta delle tecniche e distribuzione. Tre lezioni. CORSO DI « MATEMATICA E STATISTICA »

Neil' anno 1 9 6 7 - 1 9 6 8 il prof. Bruno CONTINI ha tenuto un corso di

mate-matica e statistica per economisti. Le lezioni si sono svolte nel periodo ottobre 1967 - giugno 1968 per tre giorni ogni settimana. Lo scopo era di fornire ai ricercatori e borsisti della Fondazione, e ad alcuni giovani economisti tori-nesi, strumenti metodologici di base per affrontare i problemi della modelli-stica in economia. Dopo una serie di lezioni introduttive su concetti base (teoria degli insiemi, nozioni elementari di topologia), è stata fatta una ras-segna dell'analisi infinitesimale e si è quindi passati allo studio dell'algebra lineare. Infine, si sono presi in esame gli elementi fondamentali del calcolo delle probabilità, propedeutici per il corso di econometria in programma per l'anno 1 9 6 8 - 6 9 .

CORSO DI « MACROECONOMIA »

Neil' anno 1968 il prof. Terenzio Cozzi ha tenuto un corso di teoria ma-croeconomica. Le lezioni si sono svolte nel periodo gennaio-giugno 1968 (una lezione ogni settimana). Lo scopo era di fornire ai ricercatori e borsisti della Fondazione, e ad alcuni giovani studiosi esterni, una trattazione sistematica, a livello non elementare, di alcune teorie macroeconomiche.

(23)

BIBLIOTECA

Nel corso del secondo anno di attività della Fondazione si è provveduto a integrare con nuove accessioni i fondi esistenti nella raccolta di Luigi Ei-naudi. In particolare si sono istituiti settanta nuovi abbonamenti e cambi di riviste italiane in corso di pubblicazione (che si aggiungono alle novanta già esistenti), e sessantacinque nuovi abbonamenti di riviste straniere in corso di pubblicazione (che si aggiungono alle centonovantasei esistenti).

Si sono inoltre acquistate circa millecinquecento opere italiane e stra-niere (nuove e d'antiquariato), per un totale di quasi cinquemila volumi. Un centinaio di rari libri e opuscoli sono pervenuti in dono alla Fondazione at-traverso l'archivio del conte Paolo Thaon di Revel.

SEDE

Dal 1° febbraio 1967 la Fondazione ha la sua sede provvisoria in via Ar-senale 33 (piano terreno e piano IV), nei locali messi a disposizione dall'Am-ministrazione comunale di Torino, in attesa di trasferirsi (prevedibilmente nel corso del 1969) nella sede definitiva, attualmente in corso di allestimento.

B O R S E DI STUDIO

Il testo dell 'Avviso di borse di studio offerte dalla Fondazione Luigi Ei-naudi per l'anno 1968-1969 è stato diffuso il 1° marzo 1968 ed era così for-mulato:

1. — La Fondazione Luigi Einaudi è sorta a Torino per favorire gli studi eco-nomici, storici e politici in Italia. Essa disporrà entro il 1969 della grande Biblio-teca di Luigi Einaudi. Per l'anno accademico 1968-69, terzo della sua attività, la Fondazione si propone di proseguire le ricerche iniziate intorno ai problemi del-l'economia e della classe politica dell'Italia contemporanea, nonché di appoggiare altri studi ed iniziative che rientrino nella sfera dei suoi interessi.

2. — La Fondazione mette a concorso un certo numero di borse di studio, che verranno assegnate a giovani studiosi scelti fra i candidati che ne avranno fatto domanda entro il 15 giugno 1968. Le borse verranno assegnate dal Comitato scien-tifico della Fondazione entro il 15 luglio 1968.

3. — Le borse sono assegnate per un periodo di dieci mesi, a partire dal 1° ottobre 1968, e sono eventualmente rinnovabili. L'ammontare di ciascuna borsa è di L. 1.200.000. Ai borsisti che ne faranno richiesta, verrà assegnata in uso gra-tuito una camera nel nuovo Collegio Universitario di Torino.

(24)

5. — La domanda, in carta semplice, dovrà essere indirizzata alla Fondazione (via Arsenale 33, 10121 Torino) e dovrà essere accompagnata:

a) da un curriculum vitae (dattiloscritto), atto a chiarire gli studi fatti, i voti ottenuti e in genere la precedente attività;

b) da una breve relazione che illustri gli interessi scientifici, il programma di lavoro e le aspirazioni del candidato;

c) da almeno un nominativo di studioso qualificato, in grado di attestare le attitudini scientifiche del candidato, e da altri documenti ritenuti utili;

d) da copia di eventuali lavori a stampa o dattiloscritti, e da un elenco dei medesimi;

(25)
(26)
(27)

Schemi di analisi economica per la valutazione

di danni provocati da disastri naturali

I . INTRODUZIONE.

Le disastrose alluvioni che hanno recentemente colpito l'Italia ripro-pongono ancora una volta lo scottante tema della difesa del suolo all'at-tenzione della collettività

La natura tecnica delle opere idrauliche per il riassestamento idro-geologico che vengono proposte per risolvere questo annoso e dramma-tico problema lasciano spesso in ombra i problemi economici che è ne-cessario affrontare congiuntamente a quelli più strettamenti tecnici.

L'economista si trova inevitabilmente implicato in due ordini di pro-blemi: ex-ante quelli che riguardano la scelta tra diversi tipi di inter-venti per la difesa idraulica i cui effetti economici siano di diversa na-tura ed entità; ex-post quelli connessi alla scelta dei provvedimenti a favore delle comunità colpite da catastrofi naturali e delle misure redi-stributive ad essi associate.

Tuttavia, non è sempre compito facile quello di valutare gli effetti economici di un disastro naturale.

Questo saggio è volto a mettere in evidenza alcune difficoltà meto-dologiche insite nell'analisi economica dei disastri naturali; inoltre si propone di illustrare alcuni schemi di analisi che potrebbero essere di ausilio al programmatore che si accinge a prendere decisioni in tema di difesa del suolo.

(28)
(29)

settori dell'economia. È quindi necessario riferirsi ad un modello econo-mico ben preciso, che è quanto mi accingo a fare in questa sede.

Si potrà forse obbiettare che lo studio di modelli per la valutazione dei danni (economici) causati da un calamità naturale come l'alluvione è solo un aspetto — se pure importante — del problema della valutazione di alternativi piani di sistemazione idraulica. In effetti non è così e ciò emergerà più chiaramente dalle pagine seguenti: la valutazione econo-mica di un piano di sistemazione e la valutazione dei danni provocati da un'alluvione sono due facce del medesimo problema. Un modello cor-rettamente impostato fornisce contemporaneamente la soluzione sia per l'uno che per l'altro aspetto. Il fatto che questa equivalenza non sia sempre emersa chiaramente nella letteratura è — a mio parere — uno dei motivi principali che spiegano lo stato relativamente arretrato del-l'analisi economica dei disastri naturali.

I I . P R O B L E M I N E L L A VALUTAZIONE D E I DANNI.

Che sia molto importante potere valutare correttamente i danni pro-vocati da un'alluvione è cosa ovvia. Come prima cosa è pensabile che questa conoscenza serva per pianificare le opere per prevenire futuri di-sastri. Secondariamente è indispensabile per predisporre un piano di assicurazioni contro i danni delle alluvioni, qualora lo si ritenga social-mente opportuno. Infine, se si crede in un principio di giustizia sociale che impone di dividere il costo di una calamità naturale tra tutti i citta-dini, la conoscenza dell'ammontare dei danni e della loro ripartizione diviene un elemento necessario per attuare qualsiasi provvedimento re-distributivo.

(30)

Un'altra complicazione dipende dalla distinzione che è necessario tenere presente in fase di attuazione di provvedimenti redistributivi, tra danni alla collettività e danni privati. Ciò che appare come danno per un privato, e quindi atto ad essere redistribuito sulla collettività, anche qualora costituisse realmente un danno effettivo per la collettività, non è generalmente redistribuibile senza provocare effetti distorsivi nel pro-cesso di allocazione delle risorse. Si supponga, ad esempio, che un con-tadino decida di piantare viti in una zona molto esposta al pericolo di inondazioni malgrado il parere contrario dei tecnici locali; se viene l'al-luvione e distrugge il vigneto il danno al contadino è fuori discussione; entro certi limiti esiste un danno reale anche per la collettività; ma il danno privato non dovrebbe essere redistribuito sul resto della collet-tività se dovuto unicamente alla stoltezza del contadino. Ammettiamo, per contro, che lo Stato decida di redistribuire il danno, e cioè rimbor-sare il contadino della perdita subita. Cosa farà il nostro contadino? È probabile che gli convenga perseverare nella sua scelta e cioè impiantare un nuovo vigneto che verrà poi distrutto dalla prossima alluvione, sarà successivamente rimborsato dallo Stato, e così la storia ricomincia.

Il problema della distinzione tra danni privati e danni alla colletti-vità è evidentemente collegato a quello della distinzione tra costi sociali e costi privati, ben noto agli studiosi di finanza pubblica2. Non è in

questa sede che intendo approfondire l'analisi degli effetti distorsivi di certi provvedimenti redistributivi. È sufficiente qui porre in evidenza l'importanza di distinguere tra danni alla collettività e danni privati.

L'esempio richiamato in precedenza lascia però intuire un'altra dif-ficoltà di cui non si è ancora parlato. Per valutare correttamente il danno al contadino ed alla collettività non è sufficiente sapere che la sua atti-vità prima dell'alluvione fosse la viticoltura, ma è anche necessario ren-dersi conto del fatto che questa non costituisse una scelta ottimale. Come risulterà più chiaramente in seguito, anche la conoscenza delle attività economiche ottimali prima e dopo il disastro è indispensabile per impostare correttamente il problema della valutazione dei danni, e delle relative scelte di politica economica.

2. Si vedano numerosi contributi in materia: A. PIGOU, The Economics of

Welfare (4a ediz., 1932); T. SCITOVSKY, Two Concepts of External Economies,

« Journal of Politicai Economy », 1954; R . COASE, The Problem of Social Cost,

(31)

I I I . E F F E T T I ECONOMICI DI B R E V E PERIODO.

1. Analisi preliminare in un'economia di piena occupazione.

Conviene iniziare la discussione con un semplice schema di domanda e offerta in un contesto di equilibrio parziale e di piena occupazione.

Si consideri, a titolo di esempio, la situazione di una industria mani-fatturiera localizzata in una valle colpita dall'alluvione.

L'equilibrio di mercato in questo settore prima dell'alluvione è de-scritto in fig. 1; D rappresenta la domanda nazionale del prodotto, e So la curva di offerta di breve periodo per l'industria. Come è noto, le

curve di domanda e di offerta del diagramma si riferiscono ad un pe-riodo di tempo base prestabilito, per esempio, un anno; cioè ciascun punto sulla curva di domanda indica la domanda totale del prodotto durante il periodo base di un anno ad un determinato prezzo di mer-cato. La curva di offerta è da interpretare allo stesso modo.

L'intersezione delle curve di domanda e offerta determinano l'equi-librio di mercato; qo indica la quantità totale prodotta in un anno, e po il prezzo di equilibrio.

L'effetto immediato di un'alluvione consiste nella distruzione almeno parziale degli impianti; quindi — a ciascun prezzo — la quantità totale di prodotto che l'industria è in grado di offrire, è minore rispetto a quella che avrebbe offerto se non fosse stata colpita dall'alluvione. Inol-tre è possibile che l'offerta di prodotto diventi meno elastica rispetto a possibili variazioni di prezzo. La curva di offerta slitta verso sinistra e ne aumenta l'inclinazione; possiamo quindi presumere che 5i sia la nuova curva di offerta per l'industria dopo l'alluvione.

(32)

Il mercato troverà una nuova posizione di equilibrio temporaneo ad un prezzo pi superiore a po, mentre la quantità scambiata si ridurrà a

q\. La curva di offerta Si non può essere, tuttavia, quella definitiva. Via via che le attrezzature produttive vengono ripristinate e gli impianti riattivati, la curva di offerta tenderà a slittare verso destra, eventual-mente fino a riportarsi nella posizione antecedente all'alluvione. Si sup-ponga ad esempio che siano necessari esattamente due anni per ritornare alla situazione pre-disastro; il primo anno la curva di offerta si man-tiene in Si, nella posizione in cui si è spostata in conseguenza

dell'allu-Fig. 2.

vione; all'inizio del secondo anno slitta in Si, ed alla fine di quell'anno riprende la forma originaria So.

L'alluvione riduce pertanto la possibilità di scambio nel settore col-pito durante il tempo necessario per ritornare nella posizione di equili-brio originaria. Vengono meno, cioè, buona parte dei « benefici dello scambio » che sarebbero ricaduti sui produttori e sui consumatori in questo periodo. Come verrà spiegato in seguito, tali benefici sono ap-prossimativamente uguali alla somma delle cosidette rendite del consu-matore e del produttore, e cioè l'area inclusa tra la curva di offerta e la curva di domanda, alla sinistra del punto di intersezione. Nell'esempio di cui alla fig. 2 la perdita di tali benefici (rendite) corrisponde all'incirca alla somma delle aree tratteggiate nei due diagrammi relativi ai due anni successivi al verificarsi dell'alluvione.

(33)

valore per la collettività, ma quasi mai « desiderate » in quanto tali. Le perdite subite dalla collettività a causa della riduzione forzata delle atti-vità produtttive dipendono, evidentemente, dal periodo di tempo neces-sario per riattivarle. In effetti lo scopo principale delle attività di emer-genza è proprio quello di abbreviare questo periodo al massimo. Le per-dite della collettività dipendono anche dall'esistenza di altre attività so-stituitive in grado di espandersi temporaneamente per soddisfare le esi-genze di produttori e consumatori la cui fonte di rifornimento è forza-tamente venuta meno. Per esempio, se l'energia persa da una centrale

P t

idroelettrica danneggiata può essere sostituita dall'aumento di produ-zione di altre centrali fuori dalla zona colpita aventi capacità in eccesso, il danno associato alla perdita di energia sarebbe relativamente piccolo. La perdita dei benefici dello scambio non è, quindi, la sola, né la più importante componente dei danni provocati dall'alluvione. La distru-zione degli impianti produttivi è una perdita netta di stock di capitale che deve essere conteggiata in modo opportuno nel computo dei danni. Le curve di offerta So e Si, che descrivono il comportamento poten-ziale dell'industria manifatturiera prima e dopo il disastro corrispondono alle curve di costo marginale di « breve periodo », e cioè sono caratte-rizzate da uno stock fìsso di capitali che non varia al variare della quan-tità prodotta (ne varia invece l'utilizzazione). Sia Ko il valore aggregato dello stock di capitale pre-alluvione, ed associato alla curva So; il valore dello stock di capitale dopo l'alluvione si riduce a Ki (dove Ki<Ko), riflesso nella curva di offerta Si.

(34)

que-sta sia ancora la posizione ottimale dell'industria dopo il disastro, così come, per ipotesi, lo era prima — deve essere considerato parte del danno dovuto all'alluvione, sia che venga pagato dall'industria colpita, sia che venga redistribuito sulla collettività. Sotto certe condizioni di cui si parlerà nel cap. IV, tale costo sarà eguale a Ko—Ki, e cioè pari alla perdita netta di stock di capitale.

In prima approssimazione possiamo quindi dire che le conseguenze più importanti di un'alluvione sono di due tipi: conseguenza di breve periodo, e cioè la perdita temporanea dei benefici dello scambio, ovvero delle rendite del consumatore e del produttore; conseguenze di lungo periodo, date dalla perdita netta di capitale a seguito dell'azione distrut-trice dell'alluvione.

2. Alcune complicazioni quando vi è disoccupazione parziale dei fat-tori.

Abbiamo finora posto come ipotesi preliminare che l'economia col-pita dal disastro operi in regime di piena occupazione, e che — sarà bene aggiungere — sia possibile trasferire fattori produttivi da un set-tore all'altro, oppure da un'industria all'altra all'interno di un setset-tore, ad un costo del tutto trascurabile.

Se vi fosse sottoccupazione di fattori, e quindi non fosse possibile trasferire le risorse inutilizzate dal settore colpito ad altri impieghi dove ottengano la medesima remunerazione, la perdita di tutti i servizi pro-duttivi per il periodo in cui restano inutilizzati viene ad aggiungersi alle altre componenti del danno. Mentre per alcuni fattori come le materie prime è possibile, entro certi limiti, limitare le perdite posponendone l'impiego fino ad epoca più favorevole, per altri fattori, tipicamente la manodopera, tali forme di utilizzo differito non sono possibili, e quindi ogni giornata di forza-lavoro inutilizzata a causa dell'alluvione è da con-tabilizzare come una perdita netta dell'economia 3.

3. Limiti di un'analisi parziale.

Fino a questo punto ci siamo mossi in un contesto di equilibrio par-ziale. Tuttavia, se ci si pone come fine ultimo quello della valutazione

(35)

di tutte le conseguenze di un disastro naturale nell'economia del paese, inclusi i suoi effetti redistributivi, l'impostazione qui usata non può che rivelarsi insufficiente. Si è già detto, per esempio, che la contrazione dell'offerta di certi prodotti delle zone colpite può essere in parte com-pensata da un'espansione della domanda di prodotti succedanei prove-nienti da altre zone; che la mano d'opera localizzata nelle zone danneg-giate possa venire temporaneamente utilizzata per opere di ripristino e di emergenza; che tali opere siano affidate ad imprese esterne le quali ne traggano nuove fonti di guadagno; che i relativi finanziamenti siano assicurati mediante addizionali prelievi fiscali oppure con l'espansione del debito pubblico i cui oneri ricadano in diversa misura su varie classi di contribuenti in tutto il territorio. Una risposta generale che tenga conto di tutte le interdipendenze tra le regioni colpite ed il resto del paese può venire solo dal confronto tra diverse posizioni di equilibrio di tutto il sistema economico da quella antecedente all'evento calamitoso, a quella immediatamente successiva, e via via ad altre relative a tempi sempre più lontani. Questo esercizio di statica comparata è tuttavia praticamente impossibile da realizzare allo stato attuale delle cose poi-ché né in Italia, né in altre nazioni economicamente più avanzate, si dispone tuttora di un sistema di contabilità regionale sufficientemente dettagliato per permettere tali indagini4.

Ciò non significa evidentemente che non sia possibile valutare gli effetti redistributivi di un disastro naturale senza un sistema di conta-bilità regionale. Di volta in volta, in situazioni particolari, e verificata la validità di certe ipotesi di partenza, è senz'altro possibile inventare degli schemi ad hoc in grado di risolvere tale problema in modo abbastanza soddisfacente.

Il fine che mi sono posto in questo studio è, tuttavia, alquanto di-verso: consiste cioè nell'individuare cosa possa intendersi per danno economico provocato da una catastrofe naturale. Il problema degli ef-fetti redistributivi associati a tali eventi non può essere — a mio pa-rere — risolto soddisfacentemente senza un modello dal quale sia pos-sibile dedurre una definizione non ambigua di danno economico.

La parte restante di questo studio tratterà pertanto della valutazione dei danni in un'economia di piena occupazione secondo lo schema di equilibrio parziale delineato nelle pagine precedenti.

4. Per alcune recenti proposte in tema di contabilità regionale, si veda I. R. N.

STONE, The Social Accounts from a Consumer's Point of View, « The Review of

Income and Wealth », voi. I, n. 1, 1966, ed anche United Nations System of Na-tional Accounts, U.N., New York, 1956.

(36)

3-4. La rendita del consumatore.

In questa sezione verrà discusso il problema di come stimare prati-camente i benefici dello scambio temporaneamente perduti dopo l'allu-vione. Nella prossima, invece, presenterò un modello generale per la valutazione delle perdite di stock di capitale.

Nelle pagine precedenti si è detto che i benefici dello scambio cor-rispondono ali'incirca alla somma delle rendite del consumatore e del produttore. È pertanto a questi concetti che è necessario volgere ora la nostra attenzione.

Il concetto di rendita del consumatore (o del compratore) è dovuto — come è noto — al francese, J. Dupuit5, ed è da allora, il lontano

1844, che tale concetto è fonte di discussioni tra gli economisti. Gli studiosi che si occupano di problemi applicativi lo ritengono uno stru-mento assolutamente indispensabile del loro lavoro; i teorici trovano che esso porti a delle difficoltà concettuali e logiche spesso insormontabili. Quindi il concetto non muore, né acquista rispettabilità.

Conviene riprendere l'argomento partendo da un diagramma clas-sico di domanda e offerta riferito ad un prodotto, per esempio tessuto di tipo A, usato come materia prima nell'industria delle confezioni.

La curva di domanda indica l'ammontare di tessuto di tipo A che un'azienda di confezioni è disposta ad acquistare a vari prezzi nel pe-riodo di un mese. Se il prezzo di mercato è po, l'impresa acquisterà qo

5. I . D U P U I T , De l'utilité de travaux publics, Parigi, 1 8 4 4 , rist. in De l'utilité

(37)

pezze per un costo totale di po qo, rappresentato dal rettangolo O po A qo.

Qui entra il punto critico del nostro argomento: l'impresa sarebbe disposta a pagare più di po qo per ottenere qo; tuttavia il funzionamento del mercato fa sì che ciò non sia necessario. Infatti essa sarebbe dispo-sta a pagare po qo più tutta l'area RC del diagramma. Supponiamo che il prezzo sia molto alto di poco inferiore a p; l'impresa sarebbe disposta ad acquistare un piccolo quantitativo, per esempio 100 pezze di tessuto, da usare — probabilmente — solo nei modelli di gran lusso. Le cose, tuttavia, stanno diversamente poiché l'impresa paga solo po anche per il materiale che usa nei modelli di lusso; la differenza p — po è all'incirca un guadagno netto dell'impresa, corrispondente a quanto essa sarebbe disposta a pagare in più per poche pezze di tessuto A, ma che in effetti non paga. È quindi uno degli elementi di cui è composta la rendita del consumatore.

Proseguiamo il nostro ragionamento: si supponga ora che l'impresa di confezioni sia alla mercé di un avido produttore monopolista di tes-suto che offra 100 pezze ad un prezzo di poco inferiore a ~p (p meno un t molto piccolo) con la clausola « prendere o lasciare ». La curva di domanda ci dice che l'impresa accetterà il contratto. Successivamente il produttore offre un secondo quantitativo di 100 pezze ad un prezzo di poco inferiore al precedente, diciamo p—2s. Questo quantitativo po-trebbe servire a soddisfare necessità di produzione un po' meno urgenti del precedente, e quindi, se e è scelto in modo opportuno, la nostra im-presa accetterà anche questo. Non solo, ma accetterà anche un terzo quantitativo di altre 100 pezze offerto dal produttore di tessuto ad un prezzo p—3s con la solita clausola « prendere o lasciare ». Tutto ciò è desumibile dalla curva di domanda dell'impresa. Se il produttore conti-nuasse questo processo di estorsione, l'impresa di confezioni si trove-rebbe a pagare (di sua volontà) l'ammontare po qo+RC per un totale di qo pezze di tessuto A. Se tuttavia esiste un mercato, l'impresa può ac-quistare qualunque quantitativo al prezzo unitario po; in questo caso è l'impresa che trattiene il sovrappiù RC; nel caso precedente (noto nella letteratura economica come processo di discriminazione perfetta) il so-vrappiù RC va ad arricchire il produttore.

Sia in un caso che nell'altro, tuttavia, qo pezze di tessuto hanno un valore pari a {po qo+RC) per l'impresa e per l'economia6.

6. Per una difesa molto convincente di questo principio e delle conseguenze che ne derivano, si veda: A. P. LERNER, The Economics of Control, New York,

(38)

Se il produttore monopolista di tessuto offrisse qo pezze di tessuto A ad un prezzo complessivo di (po qo + RC), « prendere o lasciare », la no-stra impresa di confezioni non potrebbe che stare al gioco ed accettare il contratto, piuttosto che restare senza disponibilità di quella materia prima.

L'applicazione di questo ragionamento al caso dell'alluvione è imme-diata: l'impresa sarebbe disposta a pagare fino a RC ogni mese pur di evitare l'alluvione che bloccherebbe la possibilità di rifornirsi di qo pezze al mese ad un costo totale pari a po qo. Questo è il danno mensile cau-sato da un'alluvione che interrompe il rifornimento di tessuto al nostro fabbricante di confezioni. Se conoscessimo la curva di domanda di tutte le imprese di confezioni rifornite dallo stesso produttore monopolista, saremmo in grado di dare una prima valutazione del costo di un'allu-vione. Come ha rilevato per primo Hicks, il ragionamento seguito finora è però viziato da un errore abbastanza importante: ammettiamo che dalla curva di domanda risulti che l'impresa sarebbe disposta ad acqui-stare 10.000 pezze al prezzo pi, e 20.000 pezze ad un prezzo inferiore p2. È però necessariamente vero che l'impresa sia disposta ad acquistare altre 10.000 pezze al prezzo pi dopo avere già pagato pi per le prime 10.000 pezze? Oppure, in altre parole, che l'impresa sia disposta a pa-gare un totale di (10.000 pi +10.000 pi) per 20.000 pezze?

Non è detto, e ciò perché dopo aver pagato pi per le prime 10.000 pezze — e cioè un prezzo sufficientemente vicino al limite estremo della propria convenienza — l'impresa potrebbe non essere più in grado di pagare pi per un altro quantitativo di pari entità senza superare le pro-prie disponibilità finanziarie. Più è alto il prezzo pagato sui quantitativi iniziali, più è basso quello che è possibile pagare sulle forniture succes-sive, sebbene sia sempre vero che l'impresa sarebbe disposta a pagare più di po qo per la quantità qo.

Questo è il cosiddetto « effetto di reddito »: il prezzo che un com-pratore è disposto a pagare per certi beni è sempre influenzato negati-vamente dal prezzo pagato per altri beni. Se l'impresa di confezioni ha l'abitudine di acquistare metà del proprio fabbisogno di tessuto A dal fornitore a e metà da 3, tanto più tenacemente contratterà con 3, quanto maggiore è stato il prezzo pagato ad ce.

(39)

pos-sibile osservare e quindi, stimare, riflettono il comportamento di un compratore che è libero di acquistare qualunque quantitativo di sua scelta ad un prezzo determinato. Il nostro ragionamento, tuttavia, era proprio basato sul principio che il compratore pagasse il prezzo massimo per ogni successiva unità di prodotto. La curva di domanda associata a questo comportamento, e la curva di domanda ordinaria differiscono tra di loro per l'effetto di reddito. Se D è la curva di domanda ordinaria (fìg. 5), la curva di domanda inclusiva dell'effetto di reddito D*, starà completamente al di sotto di essa.

Ad un prezzo di mercato AC il compratore acquisterebbe la quan-tità OA come indicato dalla curva D; tuttavia il massimo esborso che

egli sarebbe disposto ad effettuare pur di non rinunciare al quantitativo OA non è dato dall'area OACE, ma solo dall'area OABE delimitata dalla curva di domanda D*.

(40)

Sebbene questo fattore tenda a ridurre l'importanza dell'effetto di reddito, non vi è dubbio che in teoria di tale effetto bisognerebbe tenere conto nella valutazione della perdita dei benefìci dello scambio dovuti ad un disastro naturale. Purtroppo non è possibile farlo poiché le curve di domanda osservabili in pratica non sono quelle, che potremmo chia-mare con Friedman « a reddito reale costante » (e cioè quelle del tipo D* in fìg. 5), bensì quelle ordinarie di tipo marshalliano, dette a « red-dito monetario costante » (del tipo D)7.

Ci si potrebbe chiedere a questo punto perché non usare, più sem-plicemente, po qo (fìg. 4) come misura del valore di qo pezze di tessuto di tipo A, come viene sempre fatto nelle valutazioni di grandi aggregati nella contabilità nazionale. Il fatto è che in tal modo si compierebbe un errore ancora più grave.

Supponiamo che in seguito ad un'alluvione la nostra impresa non possa più acquistare qo pezze di tessuto, il cui valore complessivo — senza contare la rendita del consumatore — sia poqo. Probabilmente userà tale somma per l'acquisto di altri tessuti da altre zone, per un costo complessivo di poqo. Potrebbe quindi sembrare che dopo essere stata privata di un valore pari a poqo di tessuto A, possa riottenere un valore poqo di altri tipi di tessuto. Ma ciò è chiaramente falso, poiché sappiamo che l'impresa, di fatto, preferisce il tessuto di tipo A a tutti gli altri tipi perché, essendo tutti i tipi disponibili sul mercato, acquista proprio quello di tipo A. È il valore di questa preferenza che è neces-sario misurare e da cui non sembra veramente possibile prescindere malgrado le obbiezioni teoriche cui, certamente, ci si espone nel mo-mento in cui si tenta di fare queste stime.

Vi sono, tuttavia, alcune complicazioni collegate alla stima della ren-dita del consumatore. La prima deriva da un problema di aggregazione abbastanza semplice: non è vero, come si è finora assunto, che si di-sponga della curva di domanda di una particolare impresa acquirente di tessuti. La curva di domanda che è possibile stimare empiricamente è una curva di domanda aggregata, e cioè la somma orizzontale delle curve di domanda di ciascuna impresa che usa quel tipo di tessuto nei suoi processi produttivi. È quindi possibile considerare l'area al di sotto di tale curva aggregata come valore complessivo della rendita di tutti gli 7. M. FRIEDMAN, Essays in Positive Economics, Chicago, Univ. of Chicago

Press, 1953. Il Friedman ritiene che la curva di domanda discussa da Marshall debba essere intesa a reddito reale costante. L'interpretazione diffusa, tuttavia, è che Marshall abbia inteso la curva di domanda a reddito monetario costante. Su questa controversia si veda F. REVIGLIO, La teoria della curva di domanda e gli

(41)

acquirenti di tessuto (lasciando, evidentemente, da parte il problema del-l'effetto di reddito)?

In prima approssimazione ciò è senz'altro possibile: infatti se la curva di domanda aggregata non è altro che la somma di tutte le do-mande individuali, anche l'area sotto tale curva aggregata non può che essere eguale alla somma delle rendite di ciascun consumatore (acqui-rente) individuale. Perché ciò abbia senso, tuttavia, è necessario fare un'ipotesi alquanto restrittiva, e che, cioè, una lira di rendita (non ri-scossa, ma di cui si è egualmente beneficiato) valga esattamente una lira per la collettività, indipendentemente dal modo con cui è stata distri-buita tra i beneficiari. In una situazione come questa in cui tutti i bene-ficiari sono delle imprese relativamente sane, l'ipotesi è probabilmente accettabile. In ogni caso, tuttavia, è necessario sapere che la si è fatta. Non vi è dubbio che in alcuni casi tale ipotesi sia totalmente ingiusti-ficabile, come quando i beneficiari siano individui con livelli di reddito assai diversi, da quelli altissimi fino a quelli di pura sussistenza. Il pro-blema cui si dà luogo quando si interpreta la rendita del consumatore associata ad una curva di domanda aggregata come proponiamo di fare qui è — come si vede — quello, ben noto, della incomparabilità delle utilità individuali.

La seconda complicazione è di diversa natura: ci siamo limitati finora a parlare di rendita del consumatore in un mercato con un solo bene, secondo l'interpretazione marshalliana. Il concetto deve potere essere generalizzato ad un mercato in cui vi siano molti beni con diverso grado di complementarietà e sostituibilità.

Poiché, tuttavia, tale generalizzazione è comune sia alla rendita del consumatore che a quella del produttore, della quale non si è ancora parlato, è preferibile rimandare tutta la, discussione alla fine della pros-sima sezione.

5. La rendita del produttore.

La curva di offerta (vedi fig. 4) indica la relazione tra la quantità di prodotto che viene fatta affluire mensilmente sul mercato, ed il suo prezzo unitario. Sappiamo inoltre che essa corrisponde alla funzione di costo marginale di breve periodo, e cioè indica il costo incrementale della produzione di ogni ulteriore quantitativo di prodotto portato sul mercato.

(42)

fino ad un certo limite di espansione della capacità produttiva tutto il fabbisogno di manodopera specializzata sia disponibile in loco. Se però la domanda subisse una spinta decisiva verso l'alto e quindi aumentasse il prezzo di mercato, può divenire conveniente espandere la produzione facendo affluire manodopera anche dalle valli circostanti, e cioè ad un costo complessivo crescente via via che ci si allontana dal luogo di pro-duzione. Il costo totale della produzione aggiuntiva sarà di poco infe-riore al prezzo di mercato del tessuto poiché è sufficiente un piccolo margine di profitto per giustificarne la messa in produzione. Ma quale è — nel frattempo — la situazione dei produttori inframarginali; e cioè di coloro che producevano con profitto anche a prezzi inferiori? È pro-babile che riescano ad incamerare profitti eccezionalmente alti, almeno per un certo periodo, ma è anche probabile che — una volta rilevata la persistenza di così alti profitti — la manodopera locale impiegata dai produttori inframarginali rivendichi salari più alti, ed i proprietari ter-rieri richiedano un aumento degli affitti sulle aree occupate dalle attrez-zature produttive. In tale caso le imprese inframarginali possono non apparire più profittevoli di quelle marginali; tutti gli extra-profitti (vere e proprie rendite di posizione) possono venire consolidati in un incre-mento dei costi dei fattori di produzione. Ciò non toglie che tali bene-fici siano reali; in questi casi, essi vengono semplicemente redistribuiti a favore di altre categorie.

(43)

remune-razione. La rendita del produttore non sarà più contabilizzata come pro-fitto dall'imprenditore, ma come costo addizionale 8.

6. Un modello per la misurazione delle perdite dei benefici dello scambio.

Possiamo ora cominciare a studiare più rigorosamente le conseguenze di breve periodo di una calamità naturale. Riprendiamo con la fig. 6 nella quale è riprodotta la posizione di equilibrio del mercato, ed anche la nuova curva di offerta Si come si presenta dopo la catastrofe.

Il nuovo equilibrio è dato dalla quantità qiV) <qoll) al prezzo pi(1)

>po'1'; prima dello slittamento della curva di offerta la rendita del

con-sumatore era uguale all'area a + b + c+d, e la rendita del produttore uguale a e+f+g. Dopo il disastro la rendita del consumatore si è ri-dotta all'area a, mentre quella del produttore è divenuta pari a b + e. Graficamente la perdita totale di rendite è l'area fra le due curve di offerta, e cioè c + d+f+g. Non si include invece nel computo delle per-dite l'area al di sotto delle curve d'offerta; infatti sebbene il valore del prodotto sia dato dalla remunerazione di tutti i fattori usati nella pro-duzione, l'ipotesi di piena occupazione ci assicura che tutte le risorse usate per produrre la quantità qo—qi che si produce in meno rispetto alla situazione antecedente alla catastrofe, troveranno impiego in altri settori a parità di remunerazione.

(44)

Come si è già detto in precedenza, l'ipotesi di piena occupazione serve esclusivamente per ottenere uno schema teorico più semplice. In pratica queste condizioni saranno soddisfatte solo in parte, e quindi tutte le nostre conclusioni ne dovranno tenere conto.

Vi e un'ultima considerazione che è necessario introdurre nel mo-dello prima di illustrarne il funzionamento, la quale permette di uscire — anche se non completamente — dal contesto di equilibrio parziale finora considerato.

La domanda di un qualsiasi bene non dipende solo dal prezzo di quel bene, ma anche dai prezzi di tutti i beni ad esso legati da

rela-zioni di complementarietà e succedaneità. La contrazione nell'offerta del-l'industria tessile colpita dall'alluvione può provocare un aumento della domanda di altri prodotti tessili di diversa provenienza, e quindi la per-dita di renper-dita del consumatore e del produttore nel mercato colpito può essere compensata almeno parzialmente da un aumento delle stesse altrove.

(45)

sue-cedanei, Di(2) nella fig. 7. Ciò significa che in questo mercato si

deter-mina un movimento al rialzo del prezzo, ed anche un maggiore vo-lume di transazioni; la nuova posizione di equilibrio è data dalla coppia (pi(2), q\[2)), a cui sono associate rendite pari all'area a + 3 + T + S + e, mentre il totale delle rendite pre-disastro erano date da a + 3 + y.

Si potrebbe obbiettare ancora che un aumento di prezzi nel settore dei beni succedanei tenderà a rialzare i prezzi anche nel settore colpito dal disastro, e che — pertanto — l'effetto complessivo dell'alluvione sull'economia include anche altre variazioni di rendita. Se ciò sia vero 0 meno, è una questione da vedere empiricamente. Certo è che, a que-sto punto, è necessario disporre di un modello operativo sufficientemente generale da risolvere in modo globale tutti questi problemi cui si è finora accennato in via del tutto teorica. Il modello qui discusso è do-vuto a C. B. McGuire 9, ed è — a mia conoscenza — l'unico tentativo

riuscito di dare una risposta generale al problema pratico della misura-zione dei benefici dello scambio in un mercato con più beni, con diverse caratteristiche di complementarietà/succedaneità.

Il metodo corretto per generalizzare il concetto di rendita del consu-matore (e del produttore) ad un mercato con più beni è delineato in forma alquanto approssimativa nell'appendice matematica « The Gene-ralized Law of Demand » del volume Value and Capital di Sir J. Hicks. È sufficiente riferirsi ad un mercato con due beni per capirne il princi-pio 10. Si consideri un consumatore-tipo che si rifornisce di due beni

1 e 2; se i prezzi di tali beni sono pi e pi, e se il prezzo-indice di tutti gli altri beni è preso uguale ad 1, il consumatore acquisterà Xi del bene 1, Xi del bene 2, e Y di tutti gli altri beni, in modo da massimizzare la sua funzione di preferenza U (xi, X2 e y), sotto il vincolo imposto dal suo reddito monetario B, e cioè

Pi xi + pi *2 + y < B

Siano ( x r , xi*, y*) le quantità ottimali scelte dal consumatore. Am-mettiamo ora che i beni 1 e 2 si rendano indisponibili, e che il consu-matore debba spendere tutto il suo reddito nell'acquisto di B unità di

9. Cfr. J . BROWN, B . CONTINI, C . B . M C G U I R E , Economie Impact Study: The

Eel River Floods, 1964-65, U. S. Army Corps of Engineers, 1967, cap. 5 e 7. 10. Una rappresentazione grafica sufficientemente chiara di tale concetto ana-loga a quella di cui abbiamo fatto uso nel caso di un solo bene non è nota. Esiste invece la descrizione algebrica che si presta ad essere interpretata senza alcun equivoco. Si veda anche J . H I C K S , A Revision of Demand Theory, Oxford, 1 9 5 6 ,

(46)

tutti gli altri beni, accontentandosi di un livello di utilità pari a U (o, o, B) [vale sempre — per ipotesi — U (xi*, x2*, y*)>U (0,0,B)].

La rendita del consumatore associata alla disponibilità dei beni xi e xi è quindi definibile come valore monetario delle differenza di utilità

U (Xl*, x2*, y*)~ U (0, 0, B)

e cioè il massimo ammontare che il consumatore sarebbe disposto a pa-gare per ottenere il paniere di beni (xi*, x2*, 3/*) al posto del paniere

(0,0,B).

Se conoscessimo le funzioni di preferenza dei singoli consumatori, come la U (xi, xi, y), potrebbe non essere difficile arrivare a misurare tale rendita. Purtroppo nessuno conosce la propria funzione di utilità, e, tanto meno, quella degli altri. È però possibile stimare empiricamente delle funzioni di domanda le quali discendono direttamente dalle fun-zioni di utilità dei singoli consumatori. È quindi lecito chiedersi se non sia possibile stimare statisticamente la rendita del consumatore partendo dalle funzioni di domanda e, parallelamente, stimare la rendita del pro-duttore partendo dalle funzioni di offerta 11.

Si supponga che la funzione di utilità associata al consumo di n beni, xi, x2, ... x„, sia rappresentabile per mezzo di una forma quadratica

« n m

u (x,, x2, ... x„) — S a{ Xi— E 2 xt q{j x,- (1)

i= i i— 1 y=i oppure in termini matriciali

u (x) = aT x—xT Q x

dove a>o è un vettore i cui elementi sono tutti positivi, aT la sua tra-sposta, e Q è una matrice positiva-semidefinita, nonché simmetrica. Se il vettore x è scelto in modo da massimizzare u (x) vincolato da un'equa-zione di bilancio

n

s Pi Xi < M (2)

i= I ^ '

deve soddisfare il sistema di equazioni

a — 2 Q x — X p = 0 (3)

11. La prima parte del problema è strettamente connessa a quello della inte-gralità delle funziom di domanda. Per una trattazione più completa si veda 1 testo

(47)

dove X > o è un moltiplicatore lagrangeano. Risolvendo la (3) si ottiene

x* = ~ Q-i (a-\ p) ( 4 )

che rappresenta un sistema di funzioni di domanda, lineari nei prezzi p. Nella posizione di ottimo

u (x*) = G r Q "1 ( « - X p)-~ [ Q -1 (a-X p)T Q [ Q - i ( « - X p)] ]

= 1 [aT Ori a-V pT Q - 1 p]. ( 5 )

Si supponga di avere stimato indipendentemente i parametri b e B in un sistema di funzioni di domanda

x=b+B p . (6)

Confrontando con (4) si ottiene subito 1 _

b =

B =— — Q-1 2

(7)

Possiamo quindi scrivere (5) nel modo seguente

u (x*) = ~ [aT b+-\pT Bp] (8)

2

e dividendo ambedue i membri per X

u (x*) 1

b',

- i h P B P

(9)

Poiché X può essere interpretato come l'utilità marginale della mo-neta, la dimensione logica della (9) è lire; cioè questa quantità è il « va-lore monetario » dell'utilità totale del paniere ottimale x*. Poiché non conosciamo il vettore di parametri a, non possiamo usare le stime dei parametri delle funzioni di domanda per calcolare il primo termine a destra della espressione (9). Tuttavia, se si assume che X sia costante (una supposizione fatta in gran parte della letteratura economica), anche

it^ h

il termine è costante. La conoscenza di B e p ci permette quindi

X

(48)

per p nella (6) e sostituendo nella (9), otteniamo lo stesso risultato in termini di quantità anziché prezzi.

(x*) [aT b + B1 (x—b)T BB-i (x—b)] 1 ~2 1 2~ aT b X aT b + (x— b)T B-i (x— b)

+ bT b + xT R-i x —2 bT B-i • (io) Poiché, dalla (7), si ottiene

a = 2 Qb

X

usando tali relazioni nella (10), se semplifica in u (x*) 1

; ' = — XT B - 1 X — bT B-1

A 2 (11)

e quindi, usando il fatto che M=pT x=(x-b) T B-1 x, si ottiene - 1 B~x 1 x — bT B"1 x — (x— b)T B-i x + M e cioè

u (x*) 1 „

: ' =M XT B - 1 X

X 2

(12)

L'espressione (12) fornisce il «valore monetario» dell'utilità asso-ciata al paniere ottimale x*. Disponendo delle stime della matrice B nel sistema (6) ed avendo la possibilità di osservare il vettore di beni x scambiato in un certo periodo di tempo, è quindi possibile stimare il «valore monetario» dell'utilità associata a qualunque paniere x + x*. Poiché M è costante, confronti tra diversi panieri sono sempre attua-bili: in particolare è possibile confrontare il « valore » della situazione anteriore all'evento catastrofico con quella ad esso posteriore. La diffe-renza tra questi « valori » può essere considerata una stima della ren-dita del consumatore persa (per unità di tempo) a causa dell'alluvione.

(49)

È evidente che l'uso corretto della (12) dipende essenzialmente dalla bontà delle stime della matrice B nel sistema lineare (6).

Un procedimento simile fornisce un'espressione analoga alla (12) per la valutazione della rendita del produttore, partendo da un sistema di funzioni lineari di offerta.

È da notare che questo metodo (che essendo di recente concezione, è tuttora in fase di prima sperimentazione) è in grado di fornire stime

aggregate degli effetti di breve periodo di un disastro naturale, e cioè della perdita di rendita del consumatore e del produttore su tutti i mer-cati interessati. Non è invece in grado di produrre delle stime disaggre-gate che permettano di rilevare a) in quali settori (mercati) si è avuta una perdita ed in quali si è avuto un aumento di rendite; né, tanto-meno b) quali gruppi di operatori economici sono stati danneggiati e quali ne hanno tratto profitto, a meno che non concorrano delle con-dizioni di indipendenza tra i vari mercati difficilmente osservabili in pratica.

Il modello di McGuire è lungi dall'essere stato studiato a fondo. Se esso sia o non sia in grado di fornire una risposta anche a questi altri importanti interrogativi, è una questione che solo ulteriori ricerche po-tranno chiarire.

In appendice a questo studio sono riportati — a titolo illustrativo — dei calcoli relativi agli effetti delle alluvioni del fiume Eel nella Califor-nia Settentrionale sull'industria del legname da costruzione.

I V . E F F E T T I ECONOMICI DI LUNGO PERIODO.

1. Osservazioni preliminari.

(50)

è necessario provocare uno slittamento della curva di offerta di breve periodo lungo la curva di costo medio di lungo periodo (fìg. 3). Se il problema fosse sempre quello di ripristinare la curva di offerta esatta-mente nel punto in cui si trovava prima della catastrofe, sarebbe con-cettualmente risolvibile in modo abbastanza diretto. Ma le cose non sono così semplici. Si consideri, per esempio, una vallata solcata da un fiume attraverso il quale è necessario costruire un ponte. Il ponte viene costruito — per motivi che qui non ci interessano — in località A seb-bene un'analisi economica indichi che vi sarebbero stati più vantaggi costruirlo allo stesso costo in località B. Qualche tempo dopo un'allu-vione distrugge il ponte. Se le condizioni economiche prevalenti nella vallata non sono cambiate dopo l'alluvione, e se è sempre lo stesso il costo di ricostruzione in A o in B, sarebbe certamente sbagliato rico-struire il ponte nella stessa località di prima.

Quali sono le conseguenze di questa osservazione del tutto ovvia sul metodo per valutare i danni provocati dall'alluvione? La risposta emerge chiaramente se poniamo la domanda da un punto di vista diverso. Se il ponte fosse stato costruito nel posto giusto, e cioè in località B, sarebbe corretto dire che il danno associato alla sua distruzione in quella località sia identico al danno effettivamente provocato dalla sua distruzione in località A? Evidentemente no, poiché i benefici perduti se esso fosse stato localizzato in località B sarebbero stati maggiori di quelli effetti-vamente perduti, essendo stato invece il ponte costruito in località A. Il danno all'economia nel suo complesso è tanto minore quanto più la situazione pre-disastro si discosta da quella che — a parità di circo-stanze — sarebbe stata la situazione « ottimale ».

Riferimenti

Documenti correlati

Rinnovamento e rottura della continuità nella proposta politica di Lelio Bas- so (dagli anni Venti alla caduta del fascismo), «Annali della Fondazione Lui- gi Einaudi di Torino»,

Riferendosi alla Scozia e all'influenza che le idee di re Giacomo I ebbe- ro sulle credenze popolari riguardanti la stregoneria, Filmer affermava che «il popolo scozzese era

La Fondazione Luigi Einaudi è sorta a Torino nel 1964 per favorire gli studi economici, storici e politici. Essa ha sede a Palazzo d'Azeglio, dove è sistemata la sua Biblioteca.

La Fondazione Luigi Einaudi è sorta a Torino nel 1964 per favorire gli studi economici, storici e politici. Essa ha sede a Palazzo d'Azeglio, dove è sistemata la sua Biblioteca e

slovacchia.. 40 Il colpo di Praga segna insomma anche per il quotidiano la definitiva calata della cortina di ferro sull'Europa, e marchia definitivamente l'Unione sovietica.

piemonte.it).. RAMELLO Mariano, centralino e custodia. Per ulteriori informazioni e aggiornamenti www.fondazioneeinaudi.it.. La Fondazione Luigi Einaudi è sorta a Torino nel 1964

Nata ad Avezzano (L'Aquila) nel 1972; lau- reata in Discipline economiche e sociali (Università Commerciale Luigi Bocconi, Milano) nel 1997. Tesi di laurea in Economia politica: «Adam

Probabilmente si accetta il cosiddetto paradosso di Hume secondo il quale tutti si sveglierebbero una mattina con gli scellini raddoppiati in tasca; ma evidentemente questo non