SUL MODO DI
STAGIONARE
ILEGNAMI
MEMORIA LETTA ALLA I. E R...
Carlo Filippo Aldrovandi Mariscotti
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SUL MODO
DI STAGIONARE
ILEGNAMI
MEMORIA
LETTA ALLA
I.ER.SOCIETÀ FIORENTINA
DEI GEORGOFILI
NELLA SUA
ADUNANZA
DEI6.MARZO
181T.DAL CONTE
CARLO FILIPPO ALDROVANDl MARISCOTTI
PRESIDENTEALLAPONTIFICIAACCADEMIA DI BELLE ARTIDIBOLOGNA
'
DALLA
FIRENZE
TIPOGRAFIA MARENIGH
1817
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I
f »
E
generale opinione, che laLuna
inassaissime cose influisca:ma ognun
vede quanto dal solo significato di una parola, assurdo sia il dedurre una conseguenza. Egli è quindi temerario eridi- colopensamentoquellod'incolpare loscemardellaLuna
del diminuimento della tela inquelmentre tagliata,delnon
ricrescimento dei capelli, e dì molte altre cose simili,che ingiustamente all'in-nocente pianeta si attribuiscono.
Non
pochi sono perciò di parere, chepervirtù delle vociscemai e, e crescere, le quali non altro esprimono senon
se le diverse fasi in cui si mostrala
Luna,
tutte le altre cose,chehanno
qualche elasticità per ca- gionedi vita,odi costruzionedebbano
crescere,o scemare. Questonon
è Terrore, che principal- mente mi fò a combattere;ma
siccome daquello dipendel'altro, di cui imprendo a parlare, cosi fa di mestiere che quello in prima mi sforzi a di- struggere. Tutti i contadini sono ostinatia crede- re, che laLuna
influisca assai sulle operazioniDigitizedbyGoogle
4
dell'Agricoltura;parlanodicontinuo delloscema- re,e del crescere di untal pianeta
come
di cosa importantissima; e non si avvedono, che mentre stimanodi direuna gran cosa, non ne diconoal-cuna, e ciòperchè vogliono entrareinmaterie che non conoscono, e <:he loro non è dato d'inten- dere.
Uomini
più dotti ed istruiti sapendo, che loscemare, ed ilcrescere dellaLuna
dipende dal rifletterquellapiù omeno
luce,edinconseguenza maggiore o minor calore eccitarsu la terra, sag- giamente opinano che piùo meno
vita risvegli.Eglino stabilisconochetra losremare edil crescer della
Luna
vi sono circa dieci giorni didistanza;e quindideterminanoleparole diverseconle quali variilempi distinguersidebbano; talchéalla
Luna
scema di Agosto si viene ad esprimere un tempo diverso da quellodellaLuna
crescente del medesi-mo
mese. Virgilionon
parla diLune,
parla di SegnidelloZodiacoper assegnarleepoche dell'an-no
nellequali piùconvengonoleoperazioni agra- rie; epoche che dimostrano le Stagioni, che in quattro parti quello dividono.E
qui parmi, che nel parlare delleStagioni vi siaun
errore,perchè s'intendonocominciaredagli Equinozii, e dai Sol- sti/ii,quando
questi quattro punti sono da consi- derarsicome
posti nelmezzo, e nonnel principio di dette Stagioni.Adì
18,o ip. diFebbrajocirca co- mincia veramentelaPrimavera;a dì 22. diMaggio
la Estate; adì a3. di Agostol'Autunno;a dì 22. di
Novembre
V inverno; e certamente sul finir di5 Febbrajo, il freddo nei climi temperati
non
in*comoda
, e le piante sono fiorite; nelGiugno
lamesse si raccoglie;ed al terminardi
Novembre
ilfreddo comincia afarsi gagliardamentesentire.Fin quidegli errori:entro adessoinmateria.
Il
modo
di preparare i legnami, perchèagli usi ed ai comodi della vita sieno opportuni, enon
accada ildispiacevole accidente, che costruttoun
armadio, un cassettone,un
uscio, una imposta,si veggano accartocciarsi, fendersi, ed intarlarsi, sarà il soggetto della mia
Memoria,
nella quale dimostrerò la inutilità dei metodi, dei quali si è fatto uso fin ora per evitare inconvenienti di tal sorte.Anco
nel tagliare illegname molti visono, che allo scemare, ed al crescere dellaLuna
cre-dono
assai;ma
siccome questa opinionenon
di- pende senon
se da un giuoco di parole, enon
ha alcuna influenza sulle leggifìsiche,è inutileche ione facciamenzione.Moltihannoinusodi lascia- re il legname,dopo
averlo tagliato, esposto a tulle le intemperie delle stagioni, al sole, alla pioggia, ai venti, ed al gelo; credonodi stagio- narloin tal guisa;es'immaginanodirenderlocosì inaccessibile a qualunque cambiamento, suppo-nendo
stoltamente che ai legnami possa accader quello che avviene agliUomini
, i quali in gio- ventù accostumatisi al caldo,ed al freddo robusti divengono assai. Coloro i quali sì fattamente opi-nano
non riflettono,che degl'Uomini ciòsi vede accadere mentre sonvivi; e chei legnami tagliati6
soncorpi morti,iquali
non
sono più in isfato di assuefarsialle varia/ioni delle intemperie, sebbene per lungotratto di tempo a quellesi lascinoespo-sti. Chi nato nel mezzo-giorno
può
accostumarsi al clima del nord,chi natonelnord può almezzo- giornoadattarsi: e l'uno e l'altro o presto perisco- no, olungamentevivono,edivengono inquest'ul- timocaso forti e robusti. Egualmente ciòaccade alle piante vive, giovani trapiantatedauno inun altro din.a, le quali, se nelnuovo
sul principio resistono, lungamente vegete vi si consei-vano. Iltenere mollianni un legno tagliato in
un
magaz- zinocrcdesi,che basti per renderlo perfettamente stagionato;ma
l'esperienza mi ha dimostrato, che ciò a nulla giova. Nelle mie case essendo stato tolloun abeto posto già in opera 5o. anniprimacome
trave sotto ad un tetto benissimo coperto da un mattonato; e ridotto questo abeto intante assi,dopo
pochi giorni si accartocciarono, e scre- polarono, talché si vide allora che iltempo
non aveva quella trave in alcunmodo
stagionata.Fù
credutoche fosse stata tagliata in
tempo
noncon- veniente;ma
non ne fui.persuaso, giacché quan- tunquesappia che mollo gioviil tagliare ilegnami nel Solstiziod'Inverno, pure non credo checiò sia assolutamente necessario; e non mi sarà quindi difficileildimostrarlo.Moltialtri,come
me,hanno
provato a togliere il legname da vecchie fabbriche per lavorarlo,ma
tostosi sonoavveduti, che untal procedere a nulla giova per renderlo più atto ai7 lavori ai quali si vuol destinare. Per poter bene intendere
come
i legnami abbiano da esser pre- parati perservirsene,bisogna principiare dallosta- bilire in qualgradodebbano
essere nelmomento,
che sivogliono porre in opera.Perchè il legname non possa più crescere nè scemare non basta, che sia assolutamente secco ( nel quale statosarebbe privo delliquidoacquoso che nel fermentare sviluppa il calorico necessario a farnascere leuovadegl'insettiividepostedall'a*
ria);
ma
conviene che sia così compatto danon
lasciare alcun* interstizioove laumidità possa pe- netrare. Nella estatei legnami che sonoimbevuti di qualche pocadiumiditàsidilatano,edil calore della stagione disseccandoli, si ristringono neces- sariamente, e se
non
hanno giuoco entro i canali ovesuncommessiscrepolano;motivoper cuiipa- vimenti di legno ed i mobili scoppiano improv- visamente con assai fracasso. Bisognadunque
tro- vare unmodo,
per cui i legnamiuna volta disec- cati non possano di nuovo assorbire la umidità.Fino ad ora gl'arteficisi son contentati di avere
il legname facile a lavorarsi, il che accade sem- pre
quando
sia ben secco;ma
ciònon
contenta chi ha ordinato il lavoro, poichédopo
averavutoun
mobiledell'ultima lindura, e finimento glidi- spiaceassai, al cambiardella stagione,di trovarlosommamente
danneggiato.Se il mobilesiriceve in autunnorincrescenon pocodivedereletavolegon- fare, itelaii chele contornano uscire dallecom-
mettituredegli angoli;e, sericevuto in primavera.
vederlo nella estate screpolare. Ciò accade perchè nel1' inverno riempiendosi .i legnami di umidità crescono oltre misura; e nell'estate perdendotutta la umidità assorbita dalla siccità dell'aria, ed il
legname diminuendo di mole, se può staccarsi dallecommettiture,sivedonofessure fraun pezzo, el'altro; e se non può staccarsi per esser tratte-
nuto da chiodi di ferro, o di legno, od anche
-xlalla sola colla tedesca nelle commettiture
me-
desime, all'improvviso scoppia, e sivedono nella estate disgustose screpolature, che nell'inverno riunite si trasformano inmostruose gonfiezze.Per provvedere a tali ingratissimi efFetti suppongono alcuni, che basti il tagliare i legnami nelle cre- dule convenienti lune, e certamente quelle,che corrispondono al «olstizio d:inverno sono le mi-gliori, perchèallora la umidità non circola negli alberi;
ma
questo però non è sufficiente,essendo quel tempo opportunissimo por trapiantarli, e non già per ridurli in istalo di servire agli usi dei le- gnaiuoli.Vitruvio insegna una regola per tagliarei legnami, che èadottatada molti;esebbene non
sia spregievole,pure nonriesceassolutamenteper-
iiIla. Egli vuole chegli alberisi taglinoorizzon- talmente permetà nell'inverno,cioè quando
hanno
sospesa la circolazione degli umori, ocome
suol dirsi, quando son fermi: il che avviene appunto nel solstizio d;inverno: e soggiunge quindi chesi lascino così attaccati al piede finché tutta la
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umidità non nesiauscita,che èquantodire finché più non gemano, lo crederei che fosse meglio ta- gliarli affatto,esostenerquesti alberiritticon oppor- tuni puntelli,perchè neho veduto unotagliatoper metà,come
insegnaVitruvio,e lasciato in talgui- sa per unanno
intiero, germogliar dinuovo
asuo tempo. Cosi operandosi è dimostrato dalfatto, che le piante si rasciugano totalmente; e che i
legnami bianchiprivi in tal guisa della umidità,o che scorreva per i loro canali,riescono bianchis- simi,forseperchè quella linfa, che circolava per le accennate pianteconteneva unapartecolorante, che si depositava sul legno,
non
bene asciutto.Resulta quindi una gran differenza tra i legnami bianchi chiamati dolci, e gli scuri chiamati for- ti; e questa differenza era nota ancora ai tempi di Vitruvio.
Non
istaròqui afarnemenzione,non
essendo su questo punto ilRomano
Architettoin- telligibile, ed appoggiando egti le sue ragioni a principi! assolutamente falsi; nè altramente pote- vanoesserloaisuoitempi,nei qualilaFisico-Chimi- canon
eracome
aigiorni nostri conosciuta. )Certoè che tra i legnami bianchi, ed i forti \i è
una
gran differenza, perchè mentre la querciasi pone nell'acqua e non sj altera, tutti i legni bianchi al contrario posti egualmente nell'acqua o anche solamente inumiditi, si contorcono, e si
accartocciano.Il noce però soffremoltoall'umido, ed all'arido; e cresce,e cala dimole. Queste va- rietà che
non
hanno fino .ad ora appoggisicuri,IO
meriterebbero moltissime esperienze, e
non
è an- che ben chiaro con qual metodo siano esseda
tentarsi. Il
modo
insegnatoci da Vitruvio non è così sicurocome
alcuno crede: egli è benvero, die l'albero tagliato conle regolech'eiprescrive, si privadellaumidità,che contenevanoisuoitubi,ma
èaltresìindubitatoche perduta questa umiditàitubisiriempionotosto diaria, chegliobbligaasta- recontinuamenteaperti, e quasi nellaistessaforma di
quando
eranoripieni dilinfa.Ognuno
saquantol'aria sia bibola dell'acqua, e per conseguenza possono nuovamente riempirsi di umidità quei tubi o canali, che si erano alcun poco ristretti neli'introdurrisi l'aria, ed allora rintenerirsi, al- largarsi, ed il legno apparire sensibilmente dila- tato. Conviene adunque fare in
modo,
che quei tubi si chiudano,esi disecchino affatto,ondenon
siano più permeabili, e che il legno perciònon
sia più soggettoati alcuna alterazione. Per
mezzo
della distillazione qualunque corpo privato della umidità, e dell'aria, che conteneva, si ristringe quanto sia possibile; e benché resti dimostrato, che i corpi penetrati dal calorico sieno assai di- latati, pure
quando
sono permezzo
di quello privati dellaumidità^
dell'ariadivengonoristret- tissimi, ed una volta,che i meati siano assoluta-mente
chiusi, divengono allorai corpiimpenetra- bili dall'acqua, e dall'aria.Un
budello di ani- mare asciutto fino alla siccità siriunisce inmodo,
che 1acqua, el'arianon
lopossonopiù penetrare,
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If secon
somma
diligenzanon
si procura diammol-
lirlo con acqua tiepida pura o mista. Molte volte accade,che alcuni ritrovati
un
tempo utilissimi,e di facileesecuzionenon sono oraconosciuti,cheda pochi, poichéperiticoloròaiquali eranonoti,nulla più se ne saa'giorni nostri;econ questoassiomasi vienea spiegare
come
in tempiposteriorinon
si sia potuto riusciread oltener ciò che intempian- teriori siamocerti che si otteneva facilmente.Le
guerre che
hanno
talvolta distruttenazioni intiere cihanno
impedito di saper ciò,che inqueitempi di grandezza presso quellenazioni eranolo ad al- cuni,e forsecomune
a tutti;equestaistessa igno- ranzadellecose altruipuò
a noi esser tramandata anche dalle rivoluzioni, edai cangiamenti di co- stumi. Nulla sappiamo diCartagine, degliantichi Americani,emolto sono oscurelecose degliEtru- sci; male si spiegacome
iRomani
trasportassero dall'Egittoenormi massidimarmi
per arricchirRo-ma
, sebbenenon
vi sia luogo a dubitarne.perchè tuttoraesistono. In Italia destaancora sorpresa co-me
iviolinali Cremonesiriuscisseronel 1600. a co- struireeccellentistrumenti musicalidi legno;ecome
ainostri giorni adalcuno
non
riesca di costruirne cosìbuoni,benchéricopinoìnostriartefici leslesse misure di quelli eccellenti maestri di Cremona. I(violinisono verniciatialdifuori,énonaldidentro, talché è da credere che sì sia
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fatto per sola eleganza, e nongiàper ottenere,chei* legno con cui sono fabbricatinon
siaalterato dalla umidità,12
e dall'aria; e dico dall'ariaperchèqualunquecosa esposta al vento si risecca ed il legno riseccato screpola. I nostri artefici
dopo
esser riusciti a costruire unbuon
violino, in breve diviene asso- lutamente inservibile;dunque
è facile il persua^dersi, che li strumenti Cremonesisieno formati di legnami inalterabili,benché noninteramente difesi dalla vernice; e che i nostrimodernisieno alterabi- li, perchè costrutticon legnami non preparatialla foggia degli antichi Cremonesi.
E
non è da dire che li strumenti musicali tanto più sieno buoni quantopiù sieno antichi, perchècome
ho mostrato di sopra anche il legname antichissimo posto in opera si scorge non esserbene stagionalo. Dai più valenti artefici si contrappone la direzione delle vene del legno, sicontornano le tavole di robu-sti telaii, acciò non si contorcano;
ma
se laumi- dità può penetrare nel legno quando i telaii per esser bene steccati non si possonodisunire,allora si contorcano, e le tavole, che da quelli sono costrette gonfiano nell'inverno, e screpolano nella eslate. Molti vi sono che coprendo di cera o di vernice tutte le parti visibili dei legnami posti in opera lasciano scoperte quelle, che non si ve- dono, eda queste s'introduce l'umidità ad alterare le operecostrutte con apparente ed elegante per- fezione; e sì fattamente procede anche per il disotto dei telaii delle finestre, per quello dei ta- volini, e per il di dentro delle cassette, che non inverniciano, nèincerano mai. 11 perchè ame
pia"r5 ce che i pezzi dei miei mobili di légno, prima chevengano commessi,sieno ben ricoperti di olio cottoin tutte leloro parti, di maniera chelaumi- dità non abbia
modo
di penetrare in alcun lato.Ma
siccome mentre che il legnosi riduce dall'ar- teficepuòessere alteratoavantiche venga iltempo
d'inoliarlo;sarebbedi gran sodisfazione prima che fosse toccato dalla pialla, e dalle seghe più fini l'aver ridotto il legname inalterabile, al che
ho
ritrovalo molto opportuno il seguente metodo.
Si abbia una stanza non più glande della lun- ghezza delle assi, che si debbono'adoprare,
non
più alta di sei, in sette braccia, dove all'intorno siano conficcati dall'altezza di tre braccia in sd alcuni beccatelli di legno, o di ferro; sia anchela stanzatraversatada correnti di legno, e meglio da spranghe dell'istesso metallo; si adatti
aduna
delle pareti, epotendo sicollochi nel
mezzo
della stanza,una
stufa di ferro,aliaqualesi faccia fuo- coper di fuori dellastanza medesima, o se sipuò
di sotto;esiapraunpertugiosull'alto della stanza di otto soldicirca,ovverosi levi
un
vetro o due, se sieno piccoli, dalla finestra, che dà lume alla stanza. Così preparato il locale, si abbozzinoroz- zamente ì legni a quella misura all'incirca,chesi richiede per poterli mettere in opera; misura però che sarà sempre maggiore, perchè il legnò nel rasciugarsi molto diminuisce di mole.
Quei
legni dei quali
uno
si vuol servire per formarne piccoleviti, sarà beneche siano primaintonacati,v dirò cosi, di cera unita alla pece greca, e tre-
mentina, che in tal guisa i vermi delle viti si
ottengono con più facilità e non si riducono in polvere nello stamparle. I legni
come
sopra roz- zamente abbozzatisidispongono intorno alla stan- za sopra i beccatelli,esoprai travicelli ospran- ghe, avvertendo solo di collocare più vicinoalla stufa quelli, che si credonoi piùasciutti, inqua- lunque tempo omodo
sian'essi stati tagliati,ma
gioverà sempreche sianorecisi
come
consigliaVi~
truvio, perchè allora non essendo nelle vene dei legni, che pochissima o nessuna umidità,il calore della stufa
non
avrà da discacciare, che Paria contenuta in dette vene, ed allora rimarrannofa- cilmente, e con sollecitudinechiuse affatto eper sempre. Riempita la stanza di tutto quel legna-me
, che potrà contenere, lasciatoperòuno
spazio vuotod'intorno alla stufa, ed al suo tubo diun
braccio almeno, si appiccherà il fuoco alla stufa*
medesima,
avvertendo però, che per quattordici o quindici giorninon
s' inalzi il calore a più di quindici gradi, giorno e notte, ed alloranon
tedendo piùuscire alcunvaporedal suddetto per- tugio si accrescaappocoappocoil calore a quanti gradiuno
voglia, finché il legno siaben ribecca- to,finchénuovi vapori peril caloreaccresciutonon
escano più dal pertugio,e finché le vene del le-gname
sienoaffatto schiacciate, e chiuse. Si può vedere lo stato del legname tentandolo con là sega;e
se facilmente si seghi, e se la segatura»DigitizedbyGoogle
A
che produce sia perfettamente polverosa, allora sarà riseccato del tutto, siccome del pari lo sarà*
quando, tentato al tornio, si otterrà collo scal- pello piuttostopolvere,chetrucioli. Questo
modo
di stagionare i legnami non è totalmente nuovo:
quei pochi che lo conoscono, Y usanodiversamen- te,econtantaminore esattezzaper cagionedieco- nomia, e per
meno
perdimento di tempo.Da uno
stipettajohoavuto diversi mobili, traiqualialcuni cassettoni, che
uno
grandissimo conmoltecassette per custodirvi stampe in rame, carte da disegno grandissimed'Inghilterraec.questimobilinonhan- nodopo
molti anni sofferta la minima alterazio- ne, mentre che qualunque mobile avuto daaltri stipettai è statosoggetto ad ogni specie di varia- zione.Di
questi principi!si trovano alcunetracce anche tra gli Agricoltori i quali sanno che i le-gnami,e lematerie vegetabili giammaisialteranoi
quando
sienoespostiadun
fortegradodicaloricor
quindi i pali delle vigne che sogliono usarsi di castagno sifanno pure di qualunque legno anche bianco,purchélaparte,chesi fa penetrarenelter-
reno sia incarbonita per
mezzo
della ustione. In questomodo
il legno sepoltonella terranonèpiù penetrabile dall'umidità dellamedesima,non
s'in- fradicia, ed il palo, benché di legno dolce, dura molti anni.Ma
la parola indagine essendo quasi da tutti gliuomini e specialmente dai manifattori abbonita, ne avviene,che molte artinon
fanno progressi;e questavocediventa solo la base deliai6
maggior parte delle maravigliose operazioni dei• cerretani, e deisegretisti.
Un
altromodo
nondel tutto sconosciuto è quello d'intonacarei legni di olii, e di vernici. Nella China quelliche s'inver- niciano sono bendisseccati prima nei forni,come
da qualche torniajo si usa ancora in Italia; altri-menti nonsarebberocosì leggieri edinalterabili.
Questo
metodo non
conviene soltanto che sia praticato da ogni legnajuolo, eda ognistipettajo?
ma
deveessernoto ancoraatutticoloroiqualisono in istato diprovvedersi di mobilidi lusso.Quando
ciò Sarà fatto
comune,
tutti ivenditoridi legname avranno nei loro magazzini le stufe, che io ho di sopra descritteperridurre i legni atti ad ogni piò delicato lavoro, e potranno allora ottenersi mobili perfetti.La
pratica, e l'uso insegneranno forse mezzi più facili, e più brevi per ottenere l'intento;ma
ilmetodo
dame
descritto sarà utile alli artefici,ched'ordinario servendosi delle faci- lità appresedai loro maestri, preferiscono semprelepiù brevialle piùsicure, e quelle che obbligano ad un minor perdimentoditempo;é verrà, lospero, accolto con aggradimento da tutti coloro ai quali saràdi necessità il commetter mobili per proprio uso.
Errore occorso
nellapresente Memoria
III!Alla pag. il. sisopprima ilperiodo che comincia
~Moltevolteaccade ec.,etermina -chesiotte- neva facilmente; ed
a
quello si sostituisca il seguente:••
Egli è indubitato che alcuni ritrovati
un tempo
utilissimi, di facile esecuzione, ed universalmente conosciuti, sono oggi affatto perduti; poiché quei pochi ai quali potettero in gualche
modo
esser notidopo, non avendoliadalcuno comunicatinon
ebbero luogo di propagarsi, e rimasero con loro sepolti.Con
ciò si viene a spiegarecome
in tempi posteriorinon
si sia potutoriuscireadottenerciòf chein tempi anteriori siamo certi chesiotteneva facilmente.•