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Cronache Economiche. N.133, Gennaio 1954

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D R Y L O N D O N

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C R O N A C H E

ECONOMICHE

MENSILE A CURA DELLA

C A M E R A DI COMMERCIO I N D U S T R I A E A G R I C O L T U R A DI TORINO

I

S O M M A R I O

A t t i v i t à Camerale Agricoltura Questioni finanziarie Produzione e mercato C o m m e r c i o Estero O r g a n i z z a z i o n e aziendale P r o b l e m i nostri P r o g e t t i alla ribalta T r i b u n a degli e c o n o m i s t i S g u a r d i nel settore d e l l a t e c n i c a S p e c c h i o d e l l a pubblic. E c o n o m i a d'altri P a e s i N o t a z i o n i

Note di Cronaca Camerale

o ''Jrasferimento degli uffici camerali nella nuova Sede di Palazzo Lascaris

2. Attività della Camera di Comm. nel settore agricolo durante l'anno 1953

3. Insediamento della Deputazione della Borsa Valori. - 4. " Remisiers " degli agenti di cambio. - 5. Organizzata la difesa antigrandine per la pros-sima primavera. - 6. Le comunicazioni fra il Piemonte e la Liguria 7. Per la temporanea importazione di alcole. - 8. Medaglie di anzianità ai funzionari camerali, pag. 44.

Congiuntura economica del mese, pag. 4. Anagrafe commerciale, pag. 79.

Commentari d e l l ' A g r i c o l t u r a - Fausto Pastorini: Organizzazione ed esito della lotta antigrand ine in Provincia di Torino nell'anno 1953, pag. 55. Henry Laufenburger: Épargne individuelle, épargne de sociétés et épargne publique U.S.A. - France - U.R.S.S.), pag. 12. - Francesco Fretto: Sulla ritorma della finanza locale, pag. 67. - Borsa valori (Rassegna Gennaio 1954) pag. 69.

Corrado Paci: Il deprezzamento delle pelli grezze problema zoo-economico ed industriale, pag. 7. - Furio Fasolo: Un sondaggio in tema di distribu-zione, pag. 17. - Carlo Rossi: Semplificadistribu-zione, standardizzadistribu-zione, specia-lizzazione e loro influenze sulla riduzione dei costi di produzione, pag. 21. Rassegna del Commercio estero, pag. 71

Fiere - Mostre - Esposizioni, pag, 77. Il mondo offre e chiede, pag. 77.

Marton: Lenti addizionali per le industrie, pag. 51.

Franco Cogno: Produzione e mercato del latte alimentare in Provincia di Torino, pag. 39.

Giorgio Sacerdote: Quasi un secolo di esperienze segna l'importanza storica de! C.N.E.L., pag. 32.

A n g i o l i n a Richetti: Il problema della convertibilità della moneta di Ragnar Nurkse, pag. 36.

Michele Sillano: Importanti progressi della tecnica siderurgica, pag. 64. A n n a Pacchioni: La pubblicità e la psicologia femminile, pag. 29. Ragguagli sull 'economia francese - Preparazione tecnica e ricerca scien-tifica: C. Bonvulot: Formazione degli ingegneri francesi, pag. 60. - Avrà la Francia il primo avio-elicottero?, pag. 61 - Il centro francese per la ricerca scientifica, pag. 62. - Progressi della Zootecnica in G. B. - D. J. Carpenter-Utilità degli antibiotici nell'allevamento del bestiame - Mary Ball' Uri a'Ievamento modello di tacchini, pag. 74.

L'arte di dirigere in 16 suggerimenti, pag. 16. - 12 norme per redigere gli a n n u n c i p u b b l i c i t a r i , pag. 20.

C O M I T A T O D I R E D A Z I O N E : Dott. AUGUSTO BARGONI - Prof. Dott. ARRIGO BORDIN

Prof. Avv. ANTONIO CALANDRA - Dott. CLEMENTE CELIDONIO Prof. Dott. SILVIO GOLZIO - Prof. Dott. F. PALAZZI-TRIVELLI Dott. GIACOMO FRISETTI, Segretario

Dott. G I U S E P P E F R A N C O - Direttore Responsabile

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N G I U N T U R A

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3 L M E S E

D A L L A R E L A Z I O N E C A M E R A L E S U L L A S I T U A Z I O N E E C O N O M I C A D E L L A P R O V I N C I A D I T O R I N O - D I C E M B R E I !) 5 3

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a congiuntura del mese di dicembre — pur non avendo rivelato elementi che siano riusciti ad alleggerire alcune particolari posizioni delicate — è stata nel com-plesso discretamente favorevole per la nostra compagine economica. Hanno contribuito a determinare questa situa-Zione, da un lato, l'affermazione abbastanza confortante ottenutasi dalla consueta ripresa delle vendite di fine anno; dall'altro, un certo miglioramento verificatosi nel tono delle previsioni internazionali. In questo campo, la persistente sostenutezza dei prezzi all'ingrosso, la consistente propen-sione mostrata in genere verso i consumi e l'elevato ritmo produttivo correlativamente mantenuto dalle industrie dei più importanti Paesi hanno attenuato i timori di un'im' minente recessione a largo raggio.

La migliorata intonazione si è manifestata con una discreta evidenza sui nostri mercati all'ingrosso. Gli scambi, sorretti da un fondo maggiormente consolidato, si sono intensificati ed hanno raggiunto nel complesso un volume che, in taluni casi, ha superato le aspettative. Ciò non ha turbato l'equilibrio preesistente tra la domanda e l'offerta. I prezzi infatti — pur registrando qualche scostamento occasionale nel settore delle derrate alimentari — alla fine del mese, sono ritornati su limiti pressoché uguali a quelli registrati all'inizio. Nonostante la transitoria ripresa della domanda, quindi, il livello medio dei prezzi ha corner* vato quelle caratteristiche di stabilità ormai da diversi mesi in atto.

Discretamente soddisfacente è stata pure la situazione nel settore delle vendite al dettaglio. Gli incassi della tre-dicesima mensilità e delle gratifiche straordinarie hanno immesso nuove disponibilità monetarie nei settori di con-sumo, e questi hanno dimostrato una buona propensione verso gli acquisti. Infatti — se si eccettuano taluni par-ticolari rami per i quali il dicembre costituisce solitamente un mese poco efficiente per le vendite — il ritmo degli acquisti effettuati da parte del pubblico ha registrato, in genere, un'apprezzabile tonificazione. Tuttavia, mentre nella generalità quasi degli altri settori le risultanze delle vendite sono state nettamente positive, nel campo dei

tessuti, delle calzature, degli articoli di abbigliamento e delle profumerie, il volume degli scambi, per quanto rav vivato, non ha corrisposto che parzialmente alle aspetta-tive. Ciò è dipeso, in parte, dai fattori climatici: la mitezza della temperatura ha limitato le occorrenze degli articoli di carattere spiccatamente invernale. Nondimeno ciò ha dimostrato egualmente il persistere di una certa prefe-renza verso gli acquisti dei beni di carattere durevole.

Comunque, malgrado queste zone d'ombra, la ripresa verificatasi nelle vendite è valsa a normalizzare per buona parte la situazione del mercato. I sintomi di tensione che negli ultimi due mesi si erano manifestati nei pagamenti si sono parzialmente attenuati e le scorte, salvo alcune e ben delimitate eccezioni, sono rientrate nella loro consi-stenza normale. Ciò non esclude però che qualche sin-tomo di sfasamento debba riaffiorare nei prossimi mesi.

Per quanto concerne il settore delle esportazioni, nel dicembre, la situazione si è conservata su un piano discre' tamente favorevole. Il volume complessivo delle merci spedite oltre confine dalla nostra provincia ha superato leggermente i livelli registratisi nel novembre. I moderati vantaggi conseguiti negli ultimi tre mesi si sono così con-solidati. Però, anche se si è verificato un miglioramento, le difficoltà di penetrazione sui mercati internazionali non sono scemate.

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effetti, per riequilibrare le nostre posizioni sui mercati internazionali.

Per quanto riguarda la produzione —• laddove è neces-sario — occorre accelerare i processi di rinnovamento degli impianti e soprattutto completare le organizzazioni com-merciali, anche collettive. In Europa, sia per la crescente saturazione dei mercati e sia per l'elevato grado di indù-strializzazione raggiuntosi, la lotta concorrenziale si fa sempre più dura. Lo sguardo va quindi rivolto ai nuovi e più vasti orizzonti costituiti da taluni mercati africani ed asiatici. Così sarà possibile — ben inteso con il com-pleto ausilio dei competenti organi statali :—i inserirsi tem-pestivamente nel processo di vivificazione delle cosiddette aree depresse, ritraendone quei reciproci vantaggi che sca-turiscono dalla complementarietà delle economie.

L'efficienza produttiva dei nostri settori industriali, d'altro lato, non dà adito a dubbi di sorta. Ciò è stato dimostrato tanto dalle possibilità di resistenza prospettate nelle fasi congiunturali avverse, quanto dalla rapidità di ripresa verificatasi in quelle propizie. Difatti — malgrado le incertezze precedentemente affiorate — anche nel dicem-bre, lo stato dell'attività delle industrie della nostra pro-vincia si è mantenuto in media su una linea pressoché soddisfacente, pur continuando a registrare però le ormai note eccezioni negative.

Su livelli discretamente elevati, quindi, si è conservato nel corso del mese il ritmo produttivo della nostra side-rurgia e dell'industria dei metalli non ferrosi. Analoga-mente — quantunque in questi rami, come nei due prece-denti, la ripresa di fine anno non eserciti alcuna influenza — soddisfacente è stato l'andamento produttivo nell'industria automobilistica e nei comparti meccanici rivolti alla pro-duzione dei beni di consumo durevole. Per contro, diffi-coltà hanno continuato ad affiorare nel settore produttivo dei macchinari industriali e dei beni strumentali in genere.

Le difficoltà sono pure perdurate nel campo dei coto-nifici e delle industrie della canapa, mentre nel settore serico i lievi progressi precedentemente conseguiti sono sembrati in via di consolidamento. Buono si è mantenuto invece lo stato dell'attività così presso l'industria delle fibre artificiali come presso i lanifici. Altrettanto soddisfa-cente si è conservata la situazione per l'industria dolciaria e per quella dei vermouths e liquori, il cui tono produt-tivo è stato notevolmente ravvivato dai favorevoli fattori stagionali in atto. Le difficoltà non sono scemate, per con-verso, nel settore molitorio, mentre quello della pastifica-zione — pur beneficiando di una certa ripresa —• ha ancora presentato sintomi di pesantezza.

Similmente lievi segni di appesantimento si sono ancora presentati nel settore conciario ed in quello del legno. L'industria chimica ed i comparti della carta e della gomma, invece, hanno consolidato la favorevole imposta-zione assunta negli ultimi mesi. Su un piano discreto -— in seguito alla mitezza del clima — si è infine mantenuta l'attività della nostra industria edile, mentre nei comparti minerari della nostra provincia nessun elemento è inter-venuto a modificare le situazioni preesistenti.

Nel complesso, pertanto, la situazione delle industrie della nostra provincia, nel mese di dicembre, non ha regi-strato variazioni apprezzabili rispetto ai precedenti mesi.

La contingenza straordinaria determinata dal pagamento della tredicesima mensilità e delle gratifiche natalizie è stata regolarmente superata. L'ultimo mese dell'anno ha così confermato le caratteristiche abbastanza favorevoli che hanno contraddistinto l'annata ora chiusasi.

In effetti •—, come risulta dalla successione delle rela-zioni compilate nell'anno — il tono medio della produ-zione, malgrado le note eccezioni, a grado a grado si è intensificato. È pertanto presumibile che il quantitativo globalmente prodotto dalle nostre industrie nel corso deb l'anno abbia registrato un incremento oscillante dall'8 al io %, nei confronti del 1952. Similmente, incrementati rispetto al 1952, sono risultati tanto la maggior parte dei raccolti agricoli quanto 1 ricavi del turismo. Qualche pro-gresso, inoltre, è stato realizzato da taluni rami del com-mercio, mentre la formazione del risparmio è stata ali-mentata da un ritmo soddisfacente, e la stabilità dei prezzi all'ingrosso si è rafforzata.

La nostra economia, quindi — nel quadro più ampio di quella nazionale, ove progressi analoghi sono stati acqui-siti — ha proseguito in sostanza su una favorevole linea di sviluppo.

E ciò nonostante alcuni elementi negativi sono per-durati durante l'intero corso dell'anno e altri sono affio' rati in questi ultimi mesi.

Abbiamo rilevato nella precedente relazione che taluni rami della nostra industria — come ad esempio il ramo cotoniero — non sono riusciti a svincolarsi dall'inquie-tante depressione che li avvolge. L'equilibrio tra i costi ed i ricavi degli allevamenti zootecnici non ha potuto essere ricostituito. Il volume raggiunto dalle esportazioni, infine, è ancora ben lontano da quei livelli che possono condurre ad un certo riequilibramento dei nostri conti con l'estero.

Ora, poi, l'andamento congiuntivale non esprime alcuna tendenza precisa. Anzi, la spinta ascensionale che incre-mentava il ritmo produttivo — malgrado il buon anda-mento verificatosi nel dicembre — ha mostrato qualche sintomo di affievolimento. Inoltre, taluni contrasti del-l'economia del nostro Paese sembrano in via di inaspri-mento. Il ritmo crescente seguito dai consumi assorbe lar' ghe aliquote delle disponibilità monetarie e stimola note-volmente gli acquisti all'estero. Per contro, l'elevatezza di alcuni componenti dei costi e la persistente pressione sin' dacale ostacolano la necessità di aumentare le esportazioni e di incrementare gli investimenti, sia pubblici che pri-vati; il che è indispensabile per giungere ad un migliorato equilibrio sociale e ad una maggiore occupazione.

Come poc'anzi si è accennato, quindi, se discretamente favorevoli sono le risultanze dell'annata, non mancano però i fattori che possono compromettere i futuri sviluppi e determinare, anzi, un arretramento delle posizioni. Onde evitare simili eventualità, pertanto, occorre una piena col-laborazione fra tutte le categorie produttive. Collabora-Zione ampia, che si basi sulla tempestiva comprensione dei reciproci problemi e che si inserisca attivamente nel

prò-cesso della nostra economia.

Questi fattori di incertezza, comunque, nel mese di di-cembre non hanno esercitato alcuna influenza sul mercato

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finanziario della nostra provincia. Il mercato stesso, anzi, è parso maggiormente animato. Le esigenze determinate dalla corresponsione della tredicesima mensilità e delle gra-tifiche hanno spinto ad una maggiore utilizzazione dei conti correnti di corrispondenza ed hanno aumentato la pressione esercitata dalle richieste di credito, specie da parte delle aziende minori. Per contro, i proventi delle predette mensilità straordinarie hanno incrementato leg' germente l'affluenza dei depositi nei conti dei risparmiatori.

Le operazioni, tuttavia, si sono svolte normalmente ed il sistema bancario ha fronteggiato validamente la con-giuntura. Il mercato finanziario — malgrado le ormai note sfasature esistenti •—• ha confermato perciò le caratteristiche di stabilità e di liquidità da tempo in atto.

Il settore borsistico, per contro, ha mantenuto il con-tegno di attesa assunto ormai dallo scorso ottobre. L'atti-vità degli scambi, nel complesso, è stata modesta e, nelle quotazioni, gli accenni di ripresa e di cedenza si sono avvi-cendati. Alla chiusura del mese, però, la quota media dei valori azionari ha registrato una lieve flessione.

In sostanza, le influenze negative e quelle positive si sono all'incirca compensate. Una certa spinta ottimistica — determinata dalle prospettive abbastanza favorevoli ine-renti ai futuri dividendi ed alla rivalutazione patrimo-niale — e stata neutralizzata, cioè, dai timori insorti a causa della preannunciata imposta sui capitali delle Società

Anonime. Nonostante ciò, il fondo della Borsa, nel suo insieme, ha confermato egualmente i requisiti di discreta stabilità rilevati nella scorsa rassegna.

Per quanto riguarda il settore agricolo, le condizioni climatiche del dicembre sono state veramente favorevoli, tanto nei riguardi delle colture, quanto nei confronti delle lavorazioni.

L'accestimento autunnale dei cereali si è quindi svi-luppato in modo promettente, anche nelle Zone in cui le semine sono state tardive. Parallelamente la mitezza dei fattori atmosferici ha consentito di prolungare la durata dei pascoli.

Regolare è pure stato lo svolgimento dei lavori. Se-mine e trapianti di ortaggi, concimazioni organiche di fondo, scalvo e trattamento antiparassitario delle colture arboree e preparazione dei terreni si sono perciò effettuate con ritmo alacre.

Infine il settore mercantile — visto nel quadro della produzione agricola — non ha prospettato circostanze di particolare rilievo. Qualche spunto di maggiore attività si è verificato in prossimità delle feste di fine anno e moderati progressi sono stati conseguiti in taluni prodotti da macinazione. Nonostante ciò, gli scambi agricoli, nel complesso, sono rimasti improntati ad un apprezzabile equilibrio.

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SOCIETÀ PER AZIONI - Capitale versato e r i s e r v e Lit. 1.200.000.000

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Il DEPREZZAMENTO DELIE PELLI GREZZE

PROBLEMA ZOO-ECONOMICO ED INDUSTRIALE

C O R R A D O P A C I

Uno dei problemi marginali dell'in-dustria zootecnica a cui non si usa dare grande risalto, ma che indubbiamente costituisce un elemento non trascurabile del costo di produzione della carne, è la valorizzazione del cosidetto 5° quarto, costituito per gran parte dalla pelle fre-sca, importante sottoprodotto della ma-cellazione e materia prima dell'industria del cuoio. Da questo ultimo punto di vista è utile ricordare che la pelle è co-stituita da due membrane sovrapposte, una superficiale epiteliale, l'epidermide, l'altra profonda connettiva, il derma. Profondamente il derma si continua sen-za limite netto con il tessuto sottocuta-neo, il cui spessore e la cui ricchezza di lobuli adiposi variano da regione a re-gione. La parte utile per l'industria con-ciaria è il derma, che liberato dall'epi-dermide e dal tessuto sottocutaneo attra-verso il processo di concia si trasforma in cuoio commerciale.

Il derma consta di tipico tessuto mem-branoso flessibile, ricco di fibre elastiche ed è a sua volta costituito da una parte superficiale a contatto con l'epidermide, ma nettamente separabile da quest'ulti-ma, formata da briglie e lamelle elasti-che molto sottili elasti-che nell'industria con-ciaria prende il nome di « membrana del fiore )) e da una parte inferiore che, co-me si è già detto, si unisce profonda-mente senza limite netto col tessuto con-nettivo, formato da lamelle connettive sempre meno sottili via via che si affon-dano nella tela sottocutanea. La parte superiore del derma o membrana del fiore presenta caratteri diversi di quelli del restante derma e si trasforma nel fiore del cuoio conciato con caratteri pure diversi per ogni specie di animali ' e più o meno fine a seconda della qua-lità individuale dell'animale. Industrial-mente si distinguono le pelli pesanti bo-vine dai 10 kg. in su, atte alla confezio-ne di suole, tomaie ordinarie, cinghie, ecc., e pelli leggere fini da pelletterie in peso variabile a seconda dell'età e della

specie animale. Gli agenti chimici usati più comunemente per la concia sono gli astratti di cortecce di alberi ricche di tannino, cioè corteccia di quercia, di ca-stagno, di quebracho, foglie di Sanmaco Siciliano.

P r o d u z i o n e e c o n s u m o di pelli^cjrezze.

_ Il nostro Paese, come non è autosuf-ficiente per la carne, malgrado che il po-polo italiano, e non certo per sua pro-pria vocazione, sia uno dei più bassi consumatori dell'Europa di questo pro-dotto, così non produce il cuoio necessa-rio per le calzature, e per i vari usi in-dustriali di cui il cuoio costituisce la materia prima. Negli ultimi due anni di cui abbiamo dati ufficiali (1951-1952) prendendo come base la statistica delle macellazioni e tenendo conto degli scuo-iamenti di animali morti od abbattuti per malattie comuni, si sono ottenuti 1.982.951 pelli bovine, di cui 940.028 di vitelli sotto l'anno; 300.000 pelli equine, e 5.722.068 pelli ovine e caprine, di cui

4.126.139 di agnello o capretto, in to-tale 8.005.790 pelli, per un peso com-plessivo di 700.000 q.li. Ma siccome il nostro fabbisogno è risultato per questi ultimi anni di 1.146.730 q.li l'anno, si sono dovuti importare al netto dagli Sta-ti UniSta-ti d'America, dall'ArgenSta-tina, dal Brasile, dall'Australia circa 455.780 q.li di grezzo, e cioè il 46,6% del nostro fabbisogno.

Questa massiccia importazione di pel-li estere, che comporta un gran sborso di valuta pregiata e mette a disagio l'in-dustria conciaria, potrebbe essere ridotto di molto per efletto di una integrale uti-lizzazione della produzione nazionale. Oggi una cospicua aliquota delle nostre pelli è in parte inutilizzata per difettosa esecuzione dello scortico, in quanto mol-te pelli risultano tagliamol-te, rovinamol-te e sformate per poca cura del personale dei macelli e mancanza di strumenti adatti (coltelli di sicurezza) oppure per infe-stione del bestiame macellato da estro bovino o tavolo (Hypoderma bovis)

con-tro cui non sono mai state prese in Ita-lia misure di sicurezza.

a) Larva di Hyfi Bovis - b) Insetto perfetto - c) Involucro della crisalide.

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Ritaglio di cuoio abbondantemente lesionato da taroli.

Evidentemente se i danni provocati da scuoiatori inesperti e non sufficientemen-te attrezzati per la bisogna possono esse-re in gran parte eliminati attraverso una più diffusa educazione professionale de-gli addetti alla scuoiatura e l'impianto nei macelli di una certa importanza di adeguate attrezzature, assai più difficile ed onerosa appare l'eliminazione o solo l'attenuazione dei danni, come vedremo assai ingenti, causati dagli estridi che importerebbe l'adozione di provvedimen-ti coerciprovvedimen-tivi da parte dello Stato, e la disciplinata collaborazione degli alleva-tori di bestiame per la loro applicazione.

M e c c a n i s m o d ' i n i e z i o n e d e l l ' e s t r o b o v i n o . L'infezione si attua a mezzo dell'inset-to aduldell'inset-to che depone le proprie uova sulla superficie del corpo degli animali. L'insetto perfetto è un dittero della fami-glia degli estridi, di cui si conoscono due varietà : l'Hypoderma bovis, od estro

maggiore, della lunghezza di 15-16 m m . e lo Hypoderma lineatum, della

lunghez-za di 14 m m . circa. La differenlunghez-za prin-cipale è data dal modo di deposizione delle uova. L'una e l'altra sono di colore nero, con le ali brune sottili, e tutto il corpo rivestito di peli neri ai primi seg-menti anulari, con tendenza a sbiadirsi

in grigio verso gli ultimi. Si trovano con maggiore frequenza attorno alle mandrie al pascolo. Infestano i bovini, gli equini, gli ovini, i caprini. Nelle ore calde della giornata dei mesi estivi l'estro maggio-re o Hypoderma bovis depone le sue uo-va, una ad una, sulla base di un pelo nelle regioni della groppa, del dorso e su-gli arti, ripetendo la deposizione nume-rose volte sullo stesso animale, o sopra altri nelle vicinanze. L'Hypoderma li-neatum le depone invece a file inclinate secondo un angolo di 45° su di uno stesso pelo; le uova sono bianchicce for-nite ad uno dei poli di due appendici bilobate, mediante le quali abbracciano tanto strettamente il pelo, che anche le più energiche spazzolature non riescono a distaccarle.

All'avvicinarsi del dittero con il suo caratteristico ronzio, l'animale diventa irrequieto, e cerca con movimenti disor-dinati di sottrarsi alla aggressione. Tut-tavia l'estro viene ad effettuare la depo-sizione delle uova mediante il disposi-tivo a scatto del suo depositore, e l'ani-male colpito pur non sentendo dolore alcuno, poiché l'operazione non può esse-re fisicamente avvertita, esse-reagisce imme-diatamente correndo all'impazzata con la coda diritta muggendo, a volte get-tandosi anche nei corsi di acqua che tro-va nella sua strada. Si tratta evidente-mente di una agitazione puraevidente-mente psi-chica, determinata dall'istinto di difesa dell'animale contro le conseguenze della infezione, che sono tutt'altro che lievi e di varia natura. Per quanto l'infestione da estro bovino sia molto diffusa in tutte le parti del mondo, non si conosct ancora in tutte le sue fasi, l'intero ciclo evolutivo dell'agente infestante. È però

1. Hyp A maschi - 2. Hyp. B jemmina - j. Hyp.

C Lineatrini.

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Hyp B maschio e jemmina e relativa crisalide.

accertato che la via normale di infestio-ne sia quella diretta intradermica. La larva cioè appena schiusa penetra verti-calmente nel derma perforando l'epider-mide con i due forti uncini di cui è provvisto il suo apparato boccale. Nello spessore del derma si scava una galleria ove si insedia per compiervi la sua ma-turazione, attaccandosi con la estremità inferiore ai tessuti più profondi e po-nendo l'estremità dell'addome, fornita di due stigmi respiratori, in corrispon-denza di un foro praticato nella cute attraverso il derma, per respirare.

Si tratta quindi di una miasi, simile a quelle che, per opera di alcune specie di insetti, infestano l'uomo quando sono allo stato larvale. Quindi bene fa il Za-netti, a cui si deve in Italia lo studio più completo sull'argomento, a denominare ipodermiasi e non ipodermosi l'infestio-ne da estro bovino.

Sia nel punto di penetrazione sotto cute della larva, ove rimane un piccolo estro dal quale fuoriesce una essuda-zione sierosa, sia a livello del foro respi-ratorio, si determina un processo infiam-matorio, quasi sempre ben delimitato che dà luogo presto alla formazione di un ascesso la cui secrezione siero-puru-lenta alimenta la larva, e crea una cro-sticina rilevabile al tatto, intorno ai fori. In poco tempo in corrispondenza di que-sti fori si sviluppano dei noduletti, o

pic-coli tumori delle dimensioni talvolta di un uovo di piccione.

Al momento giusto — circa 10 mesi dopo l'avvenuta infestione, — la larva matura si apre una via di uscita allar-gando il foro respiratorio e perviene al-l'esterno. Per effetto delle contrazioni muscolari dei pellicciai e della disten-sione della cute, cade sul pavimento o sulla lettiera della stalla o sull'erba dei prati. Nel primo caso le larve non hanno molte possibilità di vivere, nel secondo invece si trasformano nel termine di qualche ora in pupe o ninfe. Dopo 40-50 giorni l'estremità della pupa si apre bru-scamente come scoperchiandosi e ne esce sfarfalleggiando l'insetto perfetto : l'estro o Hypoderma. Il quale, peraltro, ha una vita breve: 7-8 giorni non potendosi nu-trire a causa della mandibola primor-diale ed anchilosata.

Nella sua breve vita tuttavia com-pie le operazioni necessarie per la conservazione della specie : la copula-zione che secondo alcuni avverrebbe in volo, e la deposizione delle uova sulla superficie del corpo degli animali, dei ruminanti preferibilmente. Poi il ciclo ricomincia.

D a n n i c a u s a t i d e l l ' e s t r o b o v i n o . Sono di varia natura e difficilmente valutabili. Possono essere di tre sorte : 1°) danni procurati alla salute del

bestia-me parassitato; 2°) danni derivati dal mi-nore rendimento delle sue funzioni; 3°) danni risultanti dalla incompleta o impossibilitata utilizzazione industriale delle pelli infestate dal parassita.

L'infestione da tarolo influisce sensi-bilmente sulla salute del bestiame non solo per efletto dei processi flogistici e relativi ascessi che si formano sotto la cute per la presenza del parassita allo stato larvale, ma anche per la minore resistenza che oppone l'organismo alle cause avverse ed agli agenti di ma-lattie specifiche: tubercolosi, setticemie, ecc. ecc.

In alcuni casi infatti si determinano negli animali parassitati forme di vero e proprio deperimento organico, che apro-no la via a contagi specifici : tubercolosi, carbonchio o conducono addirittura a morte gli animali per la diffusione pioe-mica degli ascessi delle prime vie respi-ratorie e digestive e degli organi inter-ni, quando l'infezione avviene per via orale e le larve si fanno strada nell'in-terno attraverso il connettivo sottocu-taneo.

I danni derivati dalla diminuita pro-duzione per rallentamento delle funzioni fisiologiche sono sempre, ingenti : sensi-bile contrazione della produzione lattea, stentato sviluppo od arresto della cre-scita dei giovani animali, difficile od im-possibilitato ingrasso del bestiame da macello e distruzione delle carni che presentano postumi infiammatori o pro-cessi flogistici in atto causati dall'estro: talvolta nei casi di infestione molto dif-fusa si interra la carcassa.

Ma i danni più ingenti sono quelli causati all'industria conciaria per incom-pleta utilizzazione delle pelli infestate da taroli, ed al Paese per la maggiore importazione di pelli grezze che si ren-dono necessarie per il completamento della produzione nazionale.

La fuoriuscita delle larve dagli strati superficiali e profondi del derma produ-ce un allargamento del foro respiratorio

Larve adulte di Hyp B.

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Statistica del rapporto tra il consumo industriale, la produzione nazionale e l'importazione delle pelli grezze.

sino a 8-10 m m . di diametro; se si pen-sa che in un solo animale si possono sviluppare sino 100 larve ed oltre, si può avere una idea di quello che si riduce la pelle dell'animale : un vero e proprio setaccio.

Certo si verificano diversi gradi di in-festione o di infestioni a diverso stadio e cioè fori recenti e fori cicatrizzati, ma di cui sono sempre rilevabili i segni che infirmano l'aspetto e la resistenza delle regioni più pregiate destinate alla con-fezione di tomaie di prima qualità e di cinghiami per uso tecnico industriale.

Nel commercio delle pelli grezze le lesioni da tarolo importano severe de-quotazioni del peso delle pelli stesse, in linea generale per ogni foro rilevante viene defalcato un chilogrammo di pelle.

L'Associazione degli acconciatori d'ac-cordo con la Associazione Nazionale commercianti in pelli grezze hanno sta-bilito le seguenti decurtazioni da appli-carsi alle pelli tarolate :

P e l l i di b o v i n i a d u l t i . a) per taroli rimarginati : decurtazio-ne sul peso della pelle dal 2 al 5 % ;

b) per taroli aperti sino al massimo

di tre : 10 % di decurtazione;

c) per un numero da 3 a 5 taroli aperti: 1 5 % ;

d) oltre 5 taroli aperti; decurtazione da stabilire che può raggiungere anche il 50 % del peso della pelle, o può por-tare al rifiuto di acquisto delle stesse.

P e l l i di v i t e l l o . a) per il tarolo cicatrizzato e fino a 5 fori di tarolo aperto : classificazione di terza scelta corrispondente ad una de-curtazione del 20 % .

b) con oltre 5 taroli aperti :

decurta-zione dal 30 al 50 % .

In Italia non esiste alcun controllo del-l'infestione da estro bovino, ma secondo le informazioni avute presso i raccogli-tori di pelli di numerose regioni il Za-netti ritiene che il 25 % dei bovini sia infestato da ipodermiasi. Difatti dei 900.000 capi bovini macellati nel 1947 (esclusi i vitelli da latte) 225.000 sono ri-sultati con pelli tarolate.

Oggi sono aumentati i bovini macel-lati, ed è anche aumentata la diffusione dell'estro per cui la Commissione Nazio-nale per il miglioramento delle pelli grezze calcola oggi che i soli danni re-cati all'industria conciaria non siano

in-feriori al miliardo e mezzo di lire. Le regioni più colpite sono la Sardegna, la Sicilia, la Calabria, il Lazio e le regioni Prealpine ove gli animali bovini infe-stati sono il 40-50 % del bestiame alle-vato.

L a l o t t a c o n t r o il t a r o l o . La lotta contro il tarolo od estro bo-vino non è facile, non perchè difettino agenti chimici atti alla distruzione del parassita, ma perchè questi in genere sono di difficile applicazione, e manca una qualsiasi azione profilattica da parte dello Stato. Ottimi risultati hanno dato i mezzi manuali di enucleazione della larva per pressione (quando le larve sono mature) o l'estrazione della larva stessa con una pinzetta od un ago uncinato. Ma nell'uno e nell'altro caso è necessario l'allargamento cruento del foro respira-torio. Naturalmente quando in una re-gione od in un pascolo si tratta di cen-tinaia e cencen-tinaia di animali parassitati, in cui numerosissimi possono essere in ciascun animale i fori per infestione di altrettante larve, questi metodi sono pra-ticamente inapplicabili.

Risultato assolutamente inefficace il D D T , molti altri parassitioidi sono stati

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impiegati con esiti più o meno buoni ed alcuni addirittura pregiudicanti la salu-te del bestiame e la utilizzazione indu-striale della pelle.

Risultati soddisfacenti hanno dato in-vece preparati parassiticidi a base di « ro-tenone » estratto da una radice tropi-cale « Derris » che si trova in Malesia, nell'Africa Equatoriale e nell'America del Sud. Il rotenone manifesta una ener-gica azione tossica nei confronti degli invertebrati e dei vertebrati a sangue freddo (pesci, rettili), pur essendo asso-lutamente innocuo per gli animali supe-riori. Lo stesso Zanetti ne ha sperimen-tato la efficacia e consiglia l'uso di rote-none alla concentrazione dell'1-2 % sotto forma di pomata, scrostando il foro cu-taneo ed adoperando energicamente una forte spazzola, attaccando preferibilmen-te il parassita nei mesi di febbraio e marzo che ritiene da molti punti di vi-sta l'epoca più opportuna.

Il Peretti in alcune esperienze condot-te nella Stazione Sperimentale Zooprofi-lattica della Sardegna (Sassari) diretti ad escogitare nuovi mezzi contro la ipo-dermiasi bovina ha ottenuto buoni risul-tati con una pomata a base di paradiclo-robenzolo, naftalina e creosoto applicata per spalmatura sul dorso dei bovini o con siringa in ogni foro cutaneo e con una emulsione in acqua di polvere di « Derris ». Secondo il Peretti il rimedio

più efficace sarebbe un preparato della casa Lingtermant e Zoun di Rotterdam ad alto contenuto di rotenone (5 %) che trovasi in commercio sotto il nome di Derronon, applicato nell'interno, quando le larve sono nei primi stadi di sviluppo. Il problema fondamentale è però l'appli-cazione contemporanea in una stessa re-gione di questi rimedi in una determi-nata epoca e che presuppone una effi-ciente organizzazione di cui nel nostro Paese non esistono le basi.

In America, recentemente, nel corso di esperimenti, l'applicazione di nuovi metodi contro la infestione da tarolo in alcuni allevamenti del Texas, della Geor-gia e dell'Oregon, ha dato risultati più che soddisfacenti, una soluzione di 90 gr. di rotenone al 5 % per ogni 10 litri di acqua, incanalando il bestiame capo per capo in un passaggio stretto, e cospargendo su tutta la superficie del dorso la miscela a mezzo di uno speciale spruzzatore capace di forzare la miscela stessa con una pressione di circa 4 Cg per cmq. in modo da farla penetrare con violenza tra i peli.

Ma l'applicazione di questo metodo o di altri presuppone, come si è già detto, una organizzazione vasta ed efficiente come in Italia potrebbe essere creata solo dalla Federconsorzi, e soprattutto sono necessarie energiche misure da parte dello Stato, senza le quali è

sem-plicemente puerile parlare di lotta con-tro la ipodermiasi.

In Olanda, in Danimarca, nel Belgio, in Svizzera sono state emanate delle leggi o delle ordinanze mediante le quali si interdice l'accesso del bestiame infestato da tarolo nelle Fiere (Olanda); o si impone la distruzione della lar-va quale condizione necessaria per con-durre i bovini al pascolo (Danimarca); o si rende obbligatoria la lotta contro il tarolo mediante la delarvazione manua-le del bestiame infestato all'ingresso dei mercati, se tali misure non hanno debel-lato in modo totale l'infestione, ne han-no però ridotto i danni in ragione del 50 % e più.

È sperabile che si faccia qualche cosa anche in Italia, ove esistono le premesse per una efficace lotta di questo genere. Abbiamo cioè una efficiente Direzione Generale autonoma dei servizi veterinari diretta da un valoroso scienziato che co-nosce perfettamente il problema in di-scorso e gli enormi danni che ne deri-vano al patrimonio bovino ed al Paese, sia per la sua specializzazione in paras-sitologia, sia per la regione da cui pro-viene : la Sardegna, la più colpita fra le regioni d'Italia.

L'illustre amico Altara sarà certamen-te persuaso che è giunto il momento di occuparsi, fra tanti altri, anche di que-sto problema.

1

eapamianto

— - — —

Società per /QIÌOHÌ

LAVORAZIOI>

T O R I N O

V I A S A G R A D I S A N M I C H E L E 1 4

JE D E L L ' A M I A N T O , G O M M A E A F F I N I

(14)

U . S . A . , F R A N C E , U . R . S . S .

Épargne individuelle

9

épargne de sociétés

et épargne publique

H E N R Y L A U F E N R U R G E R

Professear de Finances a la Faculté de Droit de Paria

Definir l'épargne c'est s'exposer à une migrarne chro-nique. Car s'il semble facile le concept de Keynes d'après lequel « épargner c'est restreindre la consommation », il se heurte d'emblée à une grave objection. Comment q u a ' lifier le dépot en caisse d'épargne d'un revenu affecté ulté-rieurement à une dépense improductive? Consommation différée? Est-ce de l'épargne? On réplique que la caisse d'épargne emploie les dépóts, mème à vue, à acheter des valeurs publiques et à faire ainsi un investissement. Mais si les titres représentent des sommes empruntées pour finan-cer les destructions de guerre, où est l'investissement qui n'a de sens dans cette hypothèse négative et historique! Instinctivement nous attachons donc à l'épargne un sens positif: employer des fonds à créer une richesse, faire comme dit Rist de « l'épargne créatrice ». Cette défi-nition est compatible avec l'economie privée, mais où com-mence celle-ci et où se termine-t-elle?

Quand des sociétés, au lieu de distribuer leurs béné-fices, les mettent en réserve, qu'elle est la nature écono-mique de leur comportement? Remarquons préalablement que les distributions, autrement dit les dividendes, peu-vent indifféremment alimenter une consommation ou une épargne nouvelle. Mais « l'autofìnancement », autre terme pour désigner l'accumulation de bénéfices pour le compte de la société, est-il de l'épargne? Oui, dit'On, une forme corporative d'épargne forcée, car pour le réaliser il faut faire renoncer les actionnaires aux dividendes (ce qui n'est pas essentiel), surtout faire accepter aux consommateurs des prix élevés pour que naissent les bénéfices réinvestis. Quelquefois l'autofìnancement se fait aussi sur le dos des ouvriers qui doivent renoncer à la hausse des salaires ou attendre longtemps qu'elle se produise. Au fond c'est le mécanisme du bénéfice qui déclenche ces « épargnes for-cées » qui trouvent un obstacle dans la taxation des prix par les pouvoirs publics et dans la grève des travailleurs décidés à obtenir un ajustement de leurs rémunérations. Mais voyons l'emploi plutòt che l'origine des fonds faisant l'objet de l'autofìnancement. La société procède à des investissements sans passer par le marché, elle s'af-franchit tout au contraire des mécanismes de contròles et du taux de l'intérèt de la Banque centrale. L'investis' sement est la consécration « productive » de l'épargne,

mais ne commence-t-il pas, lui aussi, par la consomma-tion s'il est vrai que lors de la construcconsomma-tion d'un barrage, p. ex., on commence par distribuer des salaires affectés à la subsistance des travailleurs. L'autofìnancement est un phénomène corporatif, est-il public ou privé? Une société de capitaux agit et raisonne autrement qu'un entrepre-neur individuel, personne physique: les grands ensem-bles industriels concentrés sont entachés de lourdeur bu-reaucratique qui rappelle l'administration. Et surtout rien n'est plus facile que d'exproprier, de nationaliser une puis-sante société industrielle, alors l'autofìnancement de privé devient collectif ou public. Et dans ce cas, l'autofìnance-ment semble condamné. Si la nationalisation est réalisée sous prétexte de créer un service public, de vendre du courant électrique, p. ex. au prix de revient au lieu de majorer les prix de vent pour réaliser un bénéfice, il ne peut plus y avoir autofmancement, l'entreprise devant recourir au marché ou s'adresser au budget pour obtenir les capitaux nécessaires à la réalisation des investissements. Et ceci est important pour dégager en face du concept collectif général de l'épargne, celui spécifique de l'épar-gne publique.

(15)

A supposer que ces développements aient jeté malgré tout quelque clarté sur un phénomène a priori inextrica-ble: quelles sont les grandes tendances modernes? Une

avance incontestable des formes collectives de l'épargne tant privée que publique: autofinancement des entrepri-ses particulières et de l'État, affectation de fonds d'impòt à l'investissement. Mais là encore une précision s'impose. Quid quand l'État, pour investir, émet un emprunt sur le marché financier. Juridiquement, l'épargne qui alimente la dépense budgétaire, est une épargne publique car la dèci-sion d'investir vient de l'État; mais économiquement par-lant, de par l'origine des fonds (souscripteurs individuels) l'épargne est privée. C'est le critère que nous adoptons. Parallèlement aux progrès de l'épargne collective par les sociétés de capitaux, de l'épargne des entreprises pu-bliques étatisées ou nationalisées qui est alimentée par l'impót ou l'emprunt dans le cadre du budget extraor-dinaire de capital, nous enregistrons des tendences au réveil de l'épargne privée sous sa forme individuelle. Sur le pian fiscal ce résultat est visé e partiellement atteint par la pénalisation, de l'autofìnancement et la détaxation notamment en vue de l'impòt progressif des fractions du revenu non dépensées à la consommation, mais réservées à la capitalisation.

I. L e s p r o g è s de l ' é p a r g n e collective.

Nous entendons donc, par là, aussi bien a) l'autofìnan-cement et prive des sociétés et public des entreprises

na-tionalisées (ou assimilées) que b) le financement

d'inves-tissements par le budget. Nous retenons l'expérience de trois pays pour motiver notre assomption: les États-Unis, la France et l'U.R.S.S.

Si en Amérique (Fédération) les investissements publics ont atteint une assez grande envergure, notamment en ce qui concerne les constructions navales, aujourd'hui l'État ne figure plus que pour environ 15 % dans les inves-tissements globaux au titre des travaux publics, de la mise en valeur des ressources naturelles (bombe atomi-que, etc.), du stockage et des prèts à 1 economie d'instituts de financement public. Contre 9 milliards d'investissement public nous enregistrons en 1952 pour 51 miliards d'in-vestissement dit privé dont 36 milliards reviennent à d'autofinancement et le solde à l'épargne principalement individuelle. Voici donc la répartition de l'épargne totale: en % .

Publique Privé (autofinancement) Privée individuelle

J5 60 25

La situation franjaise marque un certain recul de l'in-vestissement publique par le budget et Pinflation. De 87 % en 1947, le financement au moyen d'épargne collective (budget et autofinancement), est descendu en 1952 à 79 % répartis à égalité sur l'épargne publique et l'épargne des sociétés et entreprises. 11 est donc revenu environ 20 % à l'épargne privé au sens individuel ou individualisé du mot. On peut estimer à 1820 milliards de francs courants

(1361 milliards de francs de 1949), l'investissement fran-fais de 1952, l'autofìnancement (soit 720 milliards de francs courants) ayant eu surtout un caractère privé, les entre-prises nationalisées encore dominées par la notion du sec-teur public, n'y ayant participé qu'a concurrence de 55 milliards environ. L'investissement public d'un montant un peu moindre se répartit sur les impòts (dommages de guerre) les émissions à long terme (emprunt Pmay), Pin-flation (bons détenus par les banques). Donc l'investisse-ment public contient déjà une certaine part d'épargne pri-vée, du moins quant à l'origine des fonds. Comment se répartissent les quelques 360 milliards d'épargne indivi-duelle ayant concouru à raison de 20 % environ au total des envestissements? Environ 9 % de fonds prétés par les banques à moyen terme, 6 % mobilisés par les organis-mes financiers spéciaux (Crédit national, etc.), et 5 % d'émission d'actions et obligations émises sur le marché fìnancier. L'épargne individuelle au sens propre du mot est à peine estimée à 3 % du revenu national alors qu'aux États-Unis elle s'établit pour la méme année à 7,5 % après ètre tombée précédemment à moins de 4 % (le pourcen-tage en U.R.S.S. semble s'établir à 3 %).

Il semblerait que la Russie ne donne aucune terme de comparaison avec le mode de financement occidental. Un simple coup d'oeil sur les statistiques officielles démon-tre, au contraire, que l'état des choses est assez semblable en U.R.S.S. et en France. Le total des investissements en 1952 aurait été d'après Zverev ministre des Finances (v. Le budget soviétique de 1952, Statistiques et Études fman-cières, 19.52, n° 43, juillet), de 143 milliards de roubles (parité théorique 4 roubles le dollar, en pouvoir d'achat à l'époque environ 7) dont 45 représentaient la rétention de bénéfìcier par les entreprises d'État en vue de l'auto-fìnancement, 62 milliards la contribution budgétaire net et 36 milliards la contrepartie des emprunts souscrits par les particuliers surtout (27 milliards et pour le solde de 9 milliards environs par des banques et établissements assimilés).

Rappelons que la partie non réinvestie des entreprises sur les bénéfices planifìées est dirigée sur le budget comme prélèvement sur les profits, en 1952 elle a parfait la sub-vention budgétaire totale de 98 milliards de roubles affec-tée à l'investissement dans les divers secteurs économi-ques. Nous reviendrons dans la deuxième section sur la signification en U.R.S.S. du terme d'épargne individuelle, car elle est le fruit d'une politique d'encouragement offi-cielle similaire à celle que nous rencontrons dans les deux autres pays sous étude, savoir les États-Unis et la France, qualifiés à tort ou à raison de capitalistes. Avant d'aborder ce second aspect du problème, établissons la répartition en pourcentages des divers modes de financement soviétique des investissements: épargne publique (budget) 4 4 % , autofinancement 32 %, et épargne privée 24 %, pourcen-tages qui sous réserve des défmitions appropriées sont semblables à ceux enregistrés pour la France (1).

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I I . L e m o y e n d'eneourager

l ' é p a r g n e individuelle.

La politique de renflouement de l'épargne privée indi-viduelle dans les caisses d'épargne, les banques (dépòts à terme) sur le marché financier (émissions) et à travers les établissements d'assurance et de capitalisation comporte d'abord une phase négative ou défensive : les mesures prises contre les excès de l'autofìnancement. La phase po-sitive ou constructive comporte des moyens monétaires psychologiques et fìscaux en faveur de la formation pri-vée et individuelle de capitaux.

1. C o n t r e l e s e x c è s de l ' a u t o f ì n a n c e m e n t .

a) Dans les pays occidentaux l'autofìnancement est un

signe quelquefois inquiétant de puissance économique pou-vant dégénérer en puissance politique. Rappelons à titre documentaire que si le budget de la Ville de N e w York roule sur 1.300 millions de dollars, le chiffre d'affaires de la General Motors dépasse 7.000 millions. Le gouverne-ment fédéral ne s'est pas tout de suite rendu compte que la technique particulière de l'impót sur le revenu favori-sait la rétention des profits en vue du réinvestissement. En effet l'impòt sur les sociétés au taux proportionnel est seul à frapper la partie mise en réserve du profit alors que la partie distribuée après avoir subi le méme impót est atteinte chez l'actionnaire par le doublé jeu de la « nor-mal tax » et de la « surtax » dont l'échelle progresse jus-qu'à 87 % . Sans doute l'arsenal fiscal américain com-porte la taxation comme un revenu des « capital-gains » au taux réduit de 26 % , s'il s'écoule une période supé-rieure à 6 mois entre l'achat et la vente du bien faisant naìtre le « capital-gain ». Mais cette plus-value n'est sou-mise à l'impót sur le revenu qu'à condition d'ètre réalisée. Or l'accroissement de la valeur des actions en raison de l'autofìnancement ne comportant pas de réalisation, l'im-pót ne s'applique aussi longtemps qu'il n'y a pas de répar-tition. Il fallait prendre des précautions contre l'excès de l'autofìnancement. Elles sont aussi d'ordre fiscal mais d'un caractère en partie théorique. Le ministre des Finances peut requérir à l'encontre d'une société qui constitue des réserves abusives, une pénalisation par l'impót. Lorsque les réserves d'une année atteignent plus de 70 % des bé-néfices, un impót de 27^ % peut étre appliqué en sus de l'impót courant sur le revenu sur la tranche des

réser-(1) Voici comment nous avons procede: le budget a contribué a l'investissement à concurrence de 98 milliards de roubles, mais sur cette somme 62 milliards ont été couverts par le prélèvement

sur les bénéfices des entreprises d ' É t a t . Le budget n ' a donc fourni de ses ressources propres que 36 milliards, somme qui correspond à peu près au produit des emprunts et bien que le budget sovié-tique ne comporte pas d'affectation expresse de recettes nous avons supposé, pour faciliter les comparaisons, que le solde budgé-taire de l'investissement provient du produit des emprunts.

N O T A R I A S S U N T I V A

Il prof. Lanfenburger, continuando la sua apprezzatissima col* laborazione a « Cronache Economiche », offre nello studio compilato appositamente per la nostra Rivista una originale comparazione su problemi economico-finanziari relativi al risparmio nelle diverse contingenze che si prospettano, sia nei Paesi d'occidente, che in quelli Orientali, assumendo, quasi a campione, gli Stati Uniti, la Francia e la Russia.

In un rapido acuto esame del problema, a volta a volta scon-certante, dell'identificazione del risparmio nei due settori della finanza privata e pubblica, l'Autore si pone inizialmente l'interro-gativo di che cosa debba intendersi per risparmio, particolarmente quando si tratti di bilanci societari. Egli si chiede: l'auto finanzia-mento è da considerarsi un risparmio? vi è una forma corporativa di risparmio forzoso? E passa quindi ad esaminare, per chiarire il problema, l'origine e l'impiego dei fondi per l'autofinanziamento, lasciando sospeso il dubbio se debba esso essere considerato di carattere pubblico o privato: questione che si complica anche più nei casi di nazionalizzazione delle industrie.

Ne l'Autore trascura l'accenno alla forma del « disisparmio » quando il gettito dell'imposta sul capitale sia utilizzato a coprire un deficit di bilancio.

E passa, in concreto, a illustrare le tendenze attuali della politica finanziaria moderna.

Una prima indicazione è data dal lancio dei prestiti con assor-bimento del risparmio privato per un investimento pubblico: ciò che fa passare il risparmio privato nel campo dell'utilizzazione collettiva.

« Grosso » modo gli autofinanziamenti possono riportarsi alle cate-gorie: private, societarie, di imprese nazionalizzate, d'investimenti finanziari di bilancio. E l'esperienza di questi risparmi è quindi prospettata nei tre Paesi a cui si è sopra accennato. A tal riguardo una constatazione assume particolare rilievo. Potrebbe sembrare che la Russia non fornisse un termine di comparazione con il metodo di finanziamento occidentale. Ciò non è esatto: uno sguardo alle statistiche ufficiali persuade in senso contrario.

La rapida e schematica, ma efficace, rilevazione dei dati e il loro confronto giungono a porre in evidenza i vari problemi similari dal lato finanziario, se pure differenziati nel campo dell'organizzazione sociale, e chiariscono i risultati analoghi di una progressione del risparmio collettivo nei due settori.

L'Autore affronta poi l'altra importante questione: quella cioè dei mezzi esplicati per incoraggiare il risparmio individuale.

Tali mezzi si classificano in due fasi: una difensiva o negativa e cioè nelle misure contro l'eccesso dell'autofinanziamento e una costruttiva o positiva e cioè dei sistemi monetari, psicologici e fiscali per la formazione privata e individuale di capitali.

Nei Paesi occidentali v'è il problema di impedire che l'auto-finanziamento ecceda i limiti e provochi inquietanti sproporzionati potenziamenti economici. In questo campo si devono segnalare, per l'America, la « normal tax » e la « surtax » che, col loro doppio giuoco combinato, progrediscono su una scala assai rilevante di im-posizioni; in certi casi si raggiunge l'Sy %. Permane però la que-stione dei profitti non distribuiti e qui agisce la tassazione sulle riserve.

Anche la Francia ha colpito, con provvedimento temporaneo, gli utili non distribuiti.

Nell'U.R.S.S. si è data anzitutto una priorità ai mezzi ài pro-duzione in confronto ai beni di consumo. L'autofinanziamento ha perciò indirettamente favorito il settore dell'industria pesante. 1 profitti realizzati alimentano un fondo per le abitazioni e per il miglioramento delle condizioni d'esistenza del personale. In tal modo la combinazione tecnica della tassa sulla cifra d'affari e della politica dell'impiego degli utili mette un freno all'eccesso del-l'autorisparmio.

Infine, per quanto riguarda il risparmio individuale, l'Autore riassume brevemente le misure adottate nei tre Paesi. La stabilità del dollaro e il suo potere d'acquisto evitano all'America la complicazione del meccanismo fiscale che la Francia ha dovuto adottare. In Russia l'imposta personale sul reddito della popola-zione si esplica su una scala di progressione fiscale fra le più mo-derate; l'impiego in prestiti allo Stato è favorito; sulle successioni vi è un semplice diritto di registro.

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ves jusqu'à 100.000 dollars, le taux atteignant 38A % au-delà de 100.000 dollards. La France a institué en 1950 un impót de 10 % sur les bénéfices non distribués maii la mesure fut temporaire et semble avoir revètu un carac-tère avant tout cyclique (désir de réagir contre une légère recession par l'encouragement à jeter du pouvoir d'achat sur le marché).

b) En U.R.S.S. Le point centrai de notre exposé

rela-tif à la pénalisation de l'autofìnancement concerne la Rus-sie soviétique. Comment la question peut-elle se poser? Très simplement ainsi. Staline a voulu donner la priorité aux biens de production et renvoyer à plus tard le déve-loppement des biens de consommation. Pour arriver à ces fins l'impót sur le chiffre d'affaires qui couvre aujour-d'hui encore 60 % des dépenses du budget, pese de tout son poids sur les entreprises fabriquant de l'outillage, etc. pour les biens de production, mais devient négatif: au lieu de payer un impót les entreprises en question tou-chent une subvention. En raison de cette politique fis-cale discriminatoire, l'autofìnancement est indirectement encouragé dans le secteur de l'industrie lourde. Celle-ci est autorisée aussi à conserver une large part des bénéfices. Tandis que les profits normalisés vont après la constitu-tion des réserves presque entièrement au budget, les pro-fits libres réalisés restent en grande partie à la disposi-tion du directeur qui alimente un fond spécial finangant le logement du personnel, les améliorations des condi-tions d'existence, etc. Il n'y a pas d'actionnaire : c'est le personnel qui en tient lieu et s'approprie le superbénéfice. La combinaison de la technique de la taxe sur le chiffre d'affaires et de la politique d'emploi des bénéfices met un frein à l'excès de l'autofìnancement. Mais comment la Rus-sie encourage-t-elle positivement l'épargne privée? La ré-ponse à cette question sera d'autant plus significative que nous aurons connu préalablement les récentes dispositions fiscales frangaises favorables à l'épargne des particuliers. 2. Pouiv l'épargne individuelle.

a) France. L'élan spontané de l'épargne américaine a

dispensé le gouvernement de Washington à ce jour de toute mesure d'intervention d'autant plus que le pouvoir d'achat du dollar après quelques remoùs d'effritement est rentré dans les eaux calmes de la stabilité relative. En France au contraire, la dépréciation monétaire a porté un coup très grave à la vertu traditionnelle de l'épargne en faveur de la thésaurisation d'or jusqu'au récent effondre-ment des cours du métal jaune. En mème temps que

l'amé-lioration du change a fait regagner au candidat épargnant de la terre ferme sous ses pieds, toute une gamme de me-sures favorables à la renaissance de l'épargne ont été prises : sur le pian fiscal, détaxation, sur le pian monétaire indexation.

Le mécamsme traditionnel de la franchise fiscale des emprunts publics et assimilés, mécanisme que nous n'avons cessé de combattre sur le pian financier et moral, a repris sa belle offensive: sont affranchis de la surtaxe progres-sive (et a priori de la taxe proportionnelle) les emprunts à long terme (Pinay) et à moyen terme (Faure) (soit les certificats d'investissement), en plus des bons du trésor jusqu'à 5 ans d'échéance.

Faisant un pas de plus, un des précédents gouverne-ments a pris sur lui de commercer l'affranchissement par-tiel des primes d'assurances vie : il est question de porter l'exemption à la surtaxe de 40.000 à 200.000 francs. Le Gouvernement actuel voudrait aller plus loin et affran-c h i de l'impót progressif sur le revenu allant de 10 à 70 % , les fractions du revenu constitutives de dépóts d'épargne à terme. Mais, sur ce terrain, les fraudes sont possibles. Sup-posons que je mene avec 3 millions de francs un certain train de vie. On m'accorde une franchise de l'impót pro-gressif à concurrence de 20 % du revenu soit 600.000 frs., à condition que je constitue un dépót d'épargne dans une banque. Mais je continue mon train de vie comme avant : je réalise tout simplement une partie de mon capital dont le revenu était assujetti à la surtaxe et je place le produit de la vente en dépót d'épargne : l'épargne nouvelle en franchise d'impót est compensée par une « désépargne ».

Nous faisons les plus extrèmes réserves au sujet de l'indexation des emprunts de l'État. Une entreprise èco-nomique sùre de relever les tarifs en proportion du coùt, peut promettre pour les coupons une sorte d'échelle mo-bile variant avec certains indices économiques. L'État non producteur ne peut honnétement rien promettre de tel. Les garanties de change attachées aux emprunts Caillaux 1925 et Auriol 1937 ont été abolies par des mesures uni-latérales sous le régime de Vichy. Et M. Pinay qui a accroché son emprunt à l'or, a eu de la chance que les cours du métal jaune n'ont cessé de s'éffondrer depuis hors. Mais l'or est une marchandise et si la France prenait fantaisie de se payer une nouvelle dépréciation du frane, la garantie de métal de l'emprunt Pinay deviendrait inéxécutable.

b) Et voici la Russie soviétique. Comment

encourage-t-elle l'épargne individuencourage-t-elle et privée? Par un régime fiscal

G I R A U D O , A M M E N D O L A & P E P I N O

T U T T E LE L A V O R A Z I O N I A L C R O M O E D A L V E G E T A L E

/Qrtiminislrazioite:

T O R I N O - VIA ANDREA DORIA, 7 - TELEF. INT. 47.285 - 42.007

labilimenlo:

C A S T E L L A M O N T E - TELEFONO 13 - C. C. I. TORINO 64388

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discrimmatoire, bien entendu, mais celui-ci ne fonctionne que dans le cadre des mesures économiques et fmancières prises pour amener l'épargne individuelle dans le circuit officiel. L'hiérarchie des rémunérations beaucoup plus dis-tendile que dans les pays occidentaux, crée un terrain fa-vorable à la formation de capitaux d'autant plus que l'im-pót personnel sur le revenu (de la population) comporte une échelle de progression des plus modérées qui pour les revenus du travail et assimilés ne dépasse pratiquement jamais 15 %. Le haut fonctionnaire ou directeur d'entre-prise d'État gagnant 100.000 roubles n'abandonne à l'État que 15.000, il a donc après satisfaction de besoins essen-tiels et de confort, à sa disposition une marge d'épar-gne confortable. Il est incité à épard'épar-gner et en particulier à souscrire aux emprunts d'État, car si la franche réservée aux banques comporte un intérèt, celle réservée au public substitue à l'intérèt le lot qui est déterminé lors des tira-ges des titres (emprunts amortissables). Récemment en-core un lot de 25.000 roubles (plus de 2 millions de francs) était tout à fait courant. Le slave est joueur, il n'est pas besoin de lui faire subir une retenue sur le salaire pour l'inciter à participer ce qui constitue une véritable loterie d'État. Et pour aller jusqu'au bout du raisonne-ment, l'administration soviétique affranchit les lots non seulement de la confiscation au titre de l'impót sur le revenu : bien plus en cas de succession, l'héritier du lot est affranchi du droit proportionnel ou progressif sur les mutations à cause de mort, il subit un simple droit d'enregistrement spécifique qui aux derniers nouvelles serait de io roubles soit au cours officiel environ 870 francs franjais.

* * *

L'idéologie des trois pays qui ont fait l'objet de notre étude comparée est en opposition sur bien des points, hélas la structure économique se rapproche et plus encore la technique fiscale et la politique de financement. Sur le terrain particulier des investissements n'est-il pas piquant de constater que le financement collectif est aussi important en France qu'en U.R.S.S.? Et si l'épargne individuelle sem-blait morte, l'exemple de sa ressurection nous vient de l'Est. C'est que partout la nature humaine est la méme. Staline a eu un moment donné assez de prestige pour préconiser des privations au profit des plans de capitalisa-tion et d'investissement. Puis Malenkov a compris que, nouveau venu il ne pouvait pas compter sur l'héroisme propangé de la population. Il a renversé la vapeur, pour encourager le secteur des biens de consommation il a suffi d'abaisser la taxe sur le chiffre d'affaires dans ce sec-teur et de la rétablir dans la branche des biens de pro-duction.

Quel meilleur aveu pourrait illustrer qu'en U.R.S.S. comme partout ailleurs la nature humaine préfère les biens presents aux biens futurs et manifeste son loya-lisms à la chose publique en fonction des avantages que elle en retire.

N O T A Z I O N I

L a r t e d i d i r i g e r e rrt 1 6 s u g g e r i m e n t i Nell'aprile 1952 il « Modem Industry » pubblicava le sedici raccomandazioni ai dirigenti d'impresa che, riportate nel nu-mero di gennaio 1954 da « Organization scientifique », tradu-ciamo e riassumiamo di seguito.

1. Non economizzate eccessivamente « sui prezzi » denaro, tempo, materiale, istallazioni, mano d'opera. Eviterete di compromettere gli scopi che vi siete proposti.

2. Per ogni lavoro formate un piano esecutivo graduato nel tempo. Non deviate dopo aver intrapreso l'opera. 3. Iniziato un lavoro, conducetelo a termine e non lasciatevi

distrarre per qualsiasi motivo; arrestatevi di colpo o mo-dificate i vostri piani soltanto di fronte all'evidenza della alcatorietà dei risultati.

4. Non imponete i vostri metodi di lavoro ai collaboratori senza conoscere il loro avviso sui metodi che essi riten-gono più adatti.

5. Fronteggiate gli avvenimenti e intraprendete risolutamente la risoluzione dei vostri problemi, ispirandovi a principi razionati, evitando espedienti sempre costosi e che sono di cattivo esempio per i partecipanti alla vostra orga-nizzazione.

6. Affrontate un solo compito o un solo problema alla volta e conservate il tempo necessario per raggiungere lo scopo prefisso, prima di intraprendere altre iniziative. 7. Evitate decisioni affrettate: se vi fanno premura perchè

decidiate per il « sì » o per il « no » prima di una data ora, la vostra risposta dovrà quasi sempre essere per il « no ».

8. Sappiate che occorrono in media due anni perchè un nuovo sistema o un nuovo procedimento penetri nella vostra organizzazione ed abbia diritto di cittadinanza nella consuetudine quotidiana del personale dipendente. 9. Mettete in pratica i nuovi metodi e la nuova tecnica quando, dopo accurata riflessione, vi sembreranno utili. Adottate i nuovi procedimenti direttivi appena che, ragio-nevolmente, vi sembrerà assicurata la loro efficacia. Non temete di essere dei precursori, anche quando la vostra anteriore esperienza non è tale da giustificare la vostra decisione, a condizione che il principio di essa sia sano. 10. Consultate gli specialisti ogni qualvolta ciò può

rispar-miarvi tempo, realizzare economie, permettervi guadagni. La corsa deg'.i affari è troppo' veloce per farla dipendere soltanto dal tempo e dalla esperienza di cui potete di-sporre personalmente o col mezzo del vostro personale già assorbito dal suo lavoro.

11. Quando un progetto è compiuto, esigetene a qualunque costo la messa a punto e l'impeccabile presentazione, non soltanto per dar la certezza che il lavoro è compiuto, ma anche per una manifestazione di amor proprio e per spirito di disciplina dei vostri collaboratori; non tollerate l'approssimazione.

12. Se la situazione è compromessa, stabilite un piano di raddoppiamento per le fasi successive. Non scartate i miglioramenti prima di aver raggiunto l'ultima tappa, nè tormentatevi negli intervalli; armatevi di pazienza, aspet-tante che i rimedi producano il loro effetto. Gli espe-dienti non possono servire da soccorso.

13. Le istruzioni dovranno essere esatte e volte ad obbiettivi precisi: dovranno essere date per iscritto, nell'interesse di chi deve eseguirle e per permettervi di controllarne l'adempimento.

14. Prendete precauzioni per fronteggiare le alee prevedibili, anche lontane e assicuratevi che esse siano sufficienti a superare le carenze dovute a fortuite defezioni. Appli-cate questa norma così al fattore tempo, alla mano d'opera, al macchinario e ai materiali, come ai mezzi finanziari.

15. Quando conferite coi vostri collaboratori, non lasciate che la discussione si svii dall'argomento prima che il suo esame sia stato approfondito e non tollerate la preci-pitazione.

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UN SONDAGGIO

IN TEMA DI DISTRIBUZIONE

F U R I O F A S O L O

Il sondaggio dell'opinione pubblica sulla constatazione e sulle previsioni dei fenomeni economici è ormai lar* gamente adottato anche da parte di istituti di ricerca e studio e di pubbliche amministrazioni.

Qualcuno obbietta — è vero — che esso non può essere probante in tutto e per tutto, a volte per l'impre-cisione o l'incompletezza dei quesiti proposti, a volte per la scelta e la composizione dei gruppi presso i quali è condotta l'indagine, a volte perchè gli interrogati non sono sufficientemente edotti sui vari coefficienti che de-terminano l'oggetto dell'inchiesta.

C'è infine da chiedersi se l'apprezzamento dei più debba aver maggior peso del parere dei meno, quando questi ultimi siano meglio qualificati in materia.

Ad ogni modo non si può disconoscere ai sondaggi il valore di elementi di proficuo orientamento e di utile rilevazione, non fosse altro che ai fini di un approfondito esame di cause e di effetti.

È perciò interessante conoscere — come è illustrato nei cenni riportati — le risultanze statistiche dell'investi-gazione eseguita su importanti e attuali argomenti rela-tivi all'andamento dei consumi.

La statistica si occupa ormai, non soltanto dei fatti che avvengono o che si stanno verificando, ma anche di quelli che potrebbero accadere, qualora esistessero determinati presupposti; studia i desideri, le aspirazioni, il modo di pensare degli individui e delle collettività. Tale è il significato dei sondaggi dell'opinione pubblica, che ormai sono considerati un indispensabile strumento al servizio del sociologo, dell'economista e soprattutto del' l'uomo d'affari.

A tale conclusione si deve giungere di fronte ai risul' tati di talune di queste inchieste. Recente, per esempio, è quella compiuta per conto dello stesso Ministero d e l ' l'Industria e del Commercio dell'Istituto Doxa sul tema :

« Il pubblico e i problemi della distribuzione ». Il

sondag-gio fu attuato con il metodo del campione stratificato, consistente nella preliminare suddivisione della colletti-vità (nel nostro caso, tutti gli italiani, maschi e femmine, di età superiore ai 18 anni) in sezioni o strati, di cia-scuno dei quali sono presi — per quanto possibile a caso — campioni aventi caratteristiche fissate a priori.

« Si stabilì — precisò il prof. P. Luzzatto Fegiz nella relazione redatta a commento del sondaggio — che il numero delle interviste dovesse essere proporzionale al numero degli abitanti adulti nella regione stessa. Si sta-bilì inoltre che entro ciascuna ripartizione territoriale il numero degli appartenenti alle varie classi e condizioni professionali, e degli abitanti nei centri di varia gran-dezza, fosse proporzionale alle cifre risultanti dai censi-menti ».

Il campione risultò composto di 3.743 persone, distri-buite secondo i seguenti caratteri economico-sociali : sesso, età, classe sociale, numero dei componenti la famiglia, regione, classe di popolazione della località di residenza (fino a 5 mila abitanti, da 5 mila a 20 mila, da 20 mila a 50 mila, oltre i 100 mila abitanti).

Gli aspetti messi in luce dal sondaggio sono nume-rosi. Si è stabilito, per esempio, quali siano le abitudini delle famiglie in fatto di cibi, indagando sui piatti che vengono serviti ogni giorno o almeno più volte la set-timana. In proposito si ottenne la seguente graduatoria :

Frutta fresca . Pasta asciutta . Minestra . Uova Carne bovina Pesce fresco . Frutta secca . Risotto 7 5 % 7 3 % 6 5 % 5 5 % 4 7 % 1 8 % 1 7 % 1 4 %

Seguono, con percentuali minori, polenta, carne equina od ovina, frattaglie, pesce secco e conservato.

Interessante è pure il confronto dei consumi nelle varie C R O N A C H E E C O N O M I C H E

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