• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.28 (1901) n.1443, 29 dicembre

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.28 (1901) n.1443, 29 dicembre"

Copied!
14
0
0

Testo completo

(1)

L’ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

AMO IIV III - VOI. X X III

Firenze, 29 Dicembre 1901

U. 1443

L ’ ANNO CHE S TA PER FINIRE

Come il 1898 è stato per l’ Italia uno dei più nefasti, non solamente per la carestia che inasprì le moltitudini e determinò i tumulti de­ plorati, ma anche perchè fu causa che minac­ ciasse una bufera di reazione, delia quale pur si videro lampeggiare i primi segni ; — così si può dire che il 1901 sia stato per molti aspetti uno

dei più fausti anni. .

Prima di tutto va segnalato 1 atto arditis­ simo del giovane Sovrano che volle inaugurare la sua azione costituzionale dando il governo in mano ad un Ministero che non pareva dovesse trovare nella Camera elettiva la maggioranza, ma che dava i maggiori affidamenti di rispetto

alla libertà. . ,

Poi va notata la esplicazione di tutto un nuovo indirizzo, col quale viene intesa la fun­ zione dello Stato nei conflitti tra capitale e la­ voro, non come necessariamente diretta a difen­ dere’ solamente il capitale, quasi fosse esso solo un interesse della collettività, ma sibbene come custode dell’ ordine e, quando sia possibile, pro­ tettore piuttosto dei deboli e degli ignoranti, che non sia dei forti e degli istrutti. Ed e per la prima volta che lo Stato, per bocca dei suoi Ministri, dichiara, chiaro e tondo, che non in­ terverrà più, nelle lotte tra contadini e proprie­ tari, coi soldati a sostituire i contadini ed a prestare man forte ai proprietari, ma si man­ terrà neutrale, riserbandosi soltanto la tutela della pubblica tranquillità. _

Ed è dal momento in cui questa dichiara­ zione più o meno esplicita viene fatta, che le moltitudini italiane presentano uno ^ spettacolo mai visto, e per tutti inaspettato. Sebbene da ogni parte siano segnalati scioperi numerosi e per la prima volta scioperi di contadini, parve che una parola d’ordine fosse corsa tra le nostre plebi- nè provocano seri disordini; — nè avanzano pretese eccessive. E che questo possa essere stato suggerito dai capi, si capisce benissimo, poiché la situazione politica importava appunto che si mantenesse 1’ ordine e non si inasprisse più del conveniente la parte che doveva accet­ tare i nuovi patti. Ma ciò che ha destato la meraviglia di tutti è che tali suggerimenti fos­ sero dovunque e da tutti i diversi gruppi agi- tantisi rigorosamente osservati. E infatti, tranne qualche isolato esempio, che fu subito represso, e che ebbe causa occasionale, anche nei momenti

più critici, nei quali pareva che il numero degli scioperi e quello degli scioperanti diventasse pericoloso, le cose procedettero con sufficiente tranquillità, e il paese, a dir vero, con unanime consenso mostrò tanto maggiore la sua, simpatia verso gli scioperanti, quanto più nelle discus­ sioni rese pubbliche emerse che i motivi di conflitto, specie per la scarsità delle mercedi, erano più che legittimi.

E non è a dire che mancassero gli eccita- menti ai disordini, poiché una parte della stampa conservatrice, col pretesto di indicare i pericoli, ad ogni istante prevedeva o magari annunziava od ingrandiva fatti gravi, che poi si verificavano non avvenuti, od avvenuti in minima propor­ zione, ma non erano senza effetto in quei mo­ menti di agitazione.

E se oggi ricordiamo i diecimila muratori reggimentati a Milano ; il grandioso corteo che attraversa le strade di Genova, 1’ agitazione dei contadini del ferrarese e del mantovano, ecc., non possiamo a meno di ritenere che il vero segreto, per mezzo del quale si è mantenuto l’ ordine pubblico in quelle così minacciose cir­ costanze, stesse più che altro nella sodisfazione che procurava a tutti il sentimento del possesso della libertà.

Non diremo che il 1901 abbia assestate m modo definitivo e durevole le ragioni di conflitto tra proprietari e lavoratori. Siamo ancora ben lontani da ciò; tuttavia un vantaggio materiale le moltitudini ne hanno senza dubbio ricavato senza che siano avvenuti seri e visibili imba­ razzi, nè alla industi’ia, ne ai servizi, ne alla, proprietà fondiaria. Ma anche se questi vantaggi fossero meno cospicui di quello che si crede, pare a noi che il 1901 abbia prodotto effetti so­ ciali che non saranno tanto presto dimenticati, e che daranno copioso ed utile frutto nell avve­ nire prossimo.

(2)

804 L ’ E C O N O M IS T A

29 dicembre 1901

0 MENO SGRAVI 0 MENO OPERE PUBBLICHE

Anche la puerile opposizione di non voler nè riconoscere, nè trattare colle leghe o colle as­ sociazioni, quasi i lavoratori ed i contadini non avessero diritto di associarsi e di farsi rappre­ sentare, fu più effimera che tenace, ed è credibile che non risorgerà che in casi isolati, e nè la classe degli industriali, nè quella dei proprietari vorrà fare su ciò una questione di principio, la quale mancherebbe di base.

Finalmente, il paese ha avuto una pratica le­ zione, molto evidente e molto fortunata, che il migliore sistema per impedire che le discussioni di interessi legittimi, deviino in conflitti violenti, è quello di non soffocare sul nascere, con irra­ gionevole violenza, le aspirazioni delle molti­ tudini, ma, pur vigilando a che non accadano ec cessi, lasciare che le parti contendenti tutelino coi mezzi di cui naturalmente dispongono, i loro interessi.

Anchè per questa parte non diremo che tutto sia andato in modo perfetto, ma certo in modo di gran lunga migliore di altri tempi e di altre occasioni, anche di minore importanza.

L ’ anno 1901 è stato fortunato anche per quanto riguarda la finanza; una serie di fatti im­ portanti, concomitanti e tra loro legati ha avuto manifestazioni che meritano di essere segnalate.

Il bilancio dello Stato che si chiude con un avanzo e ne promette uno maggiore per il cor­ rente esercizio, nonostante si sieno aumentate le spese e. non si sieno applicate nuove imposte; — la bilancia commerciale che accenna ad un movimento non dispregevole inquanto aumenta la esportazione dei prodotti, e diminuisce la espor­ tazione di prodotti manufatti; — l’ aggio scende rapidamente durante il 1901 sino ad arrivare a meno del 2 0[0; — contemporaneamente all’estero il consolidato italiano raggiunge la pari per la prima volta, dopo l’ ultima falcidia degli iute ressi; il Ministero può far approvare finalmente dopo tanti studi la abolizione graduale del dazio consumo sulle farine; che se poca cosa, se si guarda dal lato di una desiderata riforma finan­ ziaria, è certamente un passo notevole che rompe questa catena di quella lunga serie di promesse mai mantenute e che sembrava non si potesse interrompere.

Segnaliamo ancora con compiacimento il pe­ riodo dei progetti Wollemborg come un fatto importante. E ben vero che l’ on. Wollemborg ha dovuto cedere il campo, ma è anche vero che nessuna preparazione era avvenuta nella pubblica opinione, perchè non si lasciasse cogliere dalle alte grida, di coloro che credono erroneamente, che il miglior modo per essere conservatori sia quello di non migliorare niente.

Noi siamo convinti che il germe gettato dall’ on. Wollemborg non sarà perduto.

Che cosa ci promette il 1902?

Non vogliamo entrare nel campo delle pre­ visioni; ma ci limitiamo all’ augurio che esso scorra per il nostro paese con altrettanta for­ tuna del 1901.

Agli ultimi del mese scorso, l’ avv. Alberto Gualtieri, uno dei candidati all’ elezione politica nel collegio di Napoli di cui era rappresentante l’ ora defunto onor. Di San Donato, tenne agli elettori un discorso per esporre le proprie idee sulla situazione presente del paese. Sono idee conformi a quelle da noi più volte manifestate in queste colonne, e su alcune ci sembra il caso di insistere oggi, mentre le relative questioni di pubblico interesse stanno per occupare in modo speciale il Parlamento.

Che il candidato siasi dichiarato ministe­ riale, poco importa a noi che di politica perso­ nale non ci occupiamo. Piuttosto merita appro­ vazione la sua professione di fede liberale così in materia politica, come in materia economica.

Su questo ultimo punto, egli aspira a una riforma della politica commerciale, da attuarsi bensì a poco per volta, ma in base a una ridu­ zione graduale della protezione industriale che colpisce soprattutto il Mezzogiorno; e ciò perchè la protezione accordata agli industriali italiani, è tutta a danno e a spese degli agricoltori ita­ liani, specialmente nel Mezzogiorno che è quasi soltanto agricolo. Opina pertanto che l ’ occasione proficua per agire in conformità di questo prin­ cipio sia la rinnovazione dei trattati di commer­ cio, e che in proposito sia un pregiudizio il cre­ dere che la rinnovazione dei trattati implichi una lotta dell’ Italia coll’ estero; mentre implica invece una lotta dei vari sistemi italiani cozzanti fra loro, cioè l’ industriale, ostile alla rinnovazione dei trattati in senso liberale, e l ’ interesse agri­ colo, che ad essa è favorevole.

Nè diversa, egli disse, è la posizione in Germania, dove la lotta è fra industriali ed agri­ coltori, dove l’ interesse industriale è favorevole alla l'innovazione liberale, mentre quello agri­ colo è ostile. Ed è ovvio, che noi agricoltori siamo gli alleati naturali degli industriali te­ deschi.

Se noi ci batteremo qui contro gli industriali italiani, come gli industriali tedeschi si stanno battendo contro il partito agrario in Germania, sarà assicurata la rinnovazione dei trattati, nei limiti in cui ciascuna delle parti combattenti avrà vinto.

V ’ è una gran dose di verità, in queste con­ siderazioni; e non è affatto superflua in questo momento 1’ esortazione indirizzata ai rappresen­ tanti di quegli interessi agricoli italiani che più soffrirebbero da una rottura di relazioni commer­ ciali o dalla stipulazione di trattati meno libe rali di quelli tuttora in vigore.

(3)

29 dicembre 1901 L ’ E C O N O M IS T A 805 gli sgravi oggi proposti sarebbero ben piccola

cosa e di utilità quasi trascurabile, se non_ do­ vessero gradatamente venire seguiti da altri, se non fossero, come sono nel pensiero dei propo­ nenti un primo passo, col pregio frattanto di moderare la tendenza a nuove spese. I nostri lettori sanno che in materia di riforme noi sa­ remmo alquanto più arditi che oggi il Governo non sia. Pur nondimeno, abbiamo anche fiducia nei procedimenti graduali e non veloci, purché se ne veda il principio, purché non soffrano ina­ spettate interruzioni, purché siano esecuzione d ’ un piano completo e organicamente concepito.

In gran parte possiamo aderire alle seguenti proposizioni.

Punto centrale della riforma tributaria è questo : bisogna attuare sgravii che sollevino le classi meno abbienti, senza aggravarne le classi abbienti, le quali già sopportano una enorme pressione tributaria.

Un maggiore aggravio delle classi abbienti finirebbe sempre per colpire anche le classi meno abbienti, per le inevitabili ripercussioni; onde il problema rimarrebbe praticamente in­ soluto.

Invece l’ avviamento alla corretta soluzione di esso deve inspirarsi al concetto, che le minori entrate, derivanti dall’ abolizione dei dazi, che colpiscono i consumi popolari, devono essere fronteggiate:

а) dalla diminuzione di spese pubbliche esagerate, e quindi, in quanto esagerate, dannose all’ economia nazionale;

б) dall’ aumento progressivo, graduale, fu­ turo delle entrate dei cittadini e della ricchezza

nazionale. ,

Questa maggior ricchezza nazionale sara il risultato di una politica economica più liberale, che assicurerà 1’ aumento della nostra ricchezza

privata. . . . .

Con qualche riserva circa gli aggravi alle classi abbienti, i quali sono invero possibilmente da evitarsi, ma non poi da negarsi in qualunque caso, se per esempio facessero loro riscontro sgravi assai notevoli e sensibili a favore dei meno abbienti, ripetiamo volentieri che il sistema dianzi accennato avrebbe la nostra approvazione. Se mai, per maggiore esattezza e discretezza pratica, alla diminuzione di spese pubbliche ci contenteremmo di sostituire la vinunzitx all au­ mento di spese ulteriori : cosa già non facile a verificarsi. Mentre è fuori di dubbio che alcuni servizi pubblici sono insufficientemente dotati, ci basterebbe che a meglio dotarli si sapesse provvedere con corrispondenti economie da qual­ che altra parte. Non sarebbe già poco.

Ma più di tutto ci piacque la conclusione del discorso, che riportiamo quale trovammo in qualche ampio resoconto dei giornali napo-leUl1« Ecco il problema. Se si afferma che il protezionismo è inevitabile; che le spese mili­ tari oltre i limiti consentiti dalla ricchezza pri­ vata della nazione e dei fini della nostra politica estera, sono indispensabili ; che 1’ aumento cre­ scente della burocrazia e delle spese, eh essa provoca, è indispensabile ; che l’ incremento pel debito delle pensioni civili e militari e fatale ;

che l’aumento di costruzioni di ferrovie e d’altri lavori pubblici, non reclamato dai bisogni veri del paese, ma dalle opportunità elettorali, e in­ dispensabile ; che i premi alla marina mercan­ tile, pagati dai contribuenti per uno sviluppo illusorio di quella marina, sono anche indispen­ sabili, ecc. eco.; e allora la conseguenza è una sola : che dobbiamo per ora rinunziare alle ri­

forme tributarie. . .

Dovete adunque decidervi, o elettori. Voi siete il paese, voi dovete imporci il mandato. »

Or bene, nel ballottaggio col suo competi­ tore, che ebbe luogo il giorno 8 corr., l’on. Gual­ tieri, fu eletto. Ora egli è deputato e gl’ incombe l’obbligo morale di mostrarsi conseguente ai pnn- cipii professati, non esclusa l’opera di propaganda per acquistar loro aderenti. Per esercitarla, in prima linea gli stanno dinanzi i suoi colleghi della deputazione meridionale in genere, napo­ letana in ispecie. Dovrebbero essi tutti — e non escludiamo i deputati di altre regioni — persua­ dersi àe>\\'aut-aut da lui proclamato con tagliente giustezza ed efficacia. Il momento che corre lo richiede. Napoli e il Mezzogiorno stanno per sollecitare dallo Stato e soccorsi, e impegni, e lavori pubblici, che importano ragguardevoli spese. Siamo ben lontani dal disconoscere che alcune sono necessarie o grandemente utili e che la loro richiesta, pertanto, è giustificata. Ma poiché in tutto v ’ è modo, precedenza, e anche limiti, segnati da altre necessità e da altri scopi non meno generalmente e con non meno ardore agognati, tener bene a mente, adesso e per un periodo non breve di tempo: o meno sgravi, o meno opere pubbliche.

La Relaziono della Commissione d’ Inchiesta

sulle Amministrazioni Comunali di Palermo

Alla metà di questo mese é uscito un altro documento, che può prender posto nell archivio di patologia amministrativa che andrebbe isti­ tuito presso il Ministero dell Interno. È la re­ lazione della Commissione d’ inchiesta sul Co­ mune di Palermo. Fu lo stesso Consiglio comu­ nale della metropoli siciliana — e gliene va data amplissima lode — a volere l’ inchiesta, e la Commissione, presieduta dal comm. Carlo Schanzer, consigliere di Stato, ha compiuto il suo lavoro in meno di un anno, presentando una voluminosa relazione nella quale sono esaminate le responsabilità delle varie amministrazioni, sono sottoposti a critica i singoli servizi ed è accertata la situazione finanziaria del Comune.

(4)

806 L ’ E C O N O M IS T A 29 dicembre 1901 tevole, di circa 7 milioni, al quale occorre

provvedere. Or bene, anche di questo nuovo documento relativo alla nostra vita amministra­ tiva, crediamo utile di dare esteso ragguaglio ai lettori, come abbiamo fatto rispetto alla re­ lazione Saredo sul Comune di Napoli. Più che mai in questo momento, in cui si agita tanto leggermente la questione della municipalizza- zioue di certi servizi pubblici, è opportuno che il pubblico conosca dove sono i difetti, l’insuffi­ cienza, gli errori del nostro ordinamento locale e dove e come possono essere commessi atti fraudolenti o colposi.

La relazione della Commissione d’ inchiesta riassume i diversi periodi dell’Amministrazione comunale di Palermo dal 1860 in poi e ne di­ stingue quattro, corrispondenti press’a poco a quattro decenni : il primo dal 1860 al 1870, pel quale la città con l ’ opera di sindaci come Sta­ bile e di Budini, con mirabile slancio si rin­ novò e si trasformò; il secondo dal 1870 al 1880 di raccoglimento sotto 1’ amministrazione Notarbartolo; il terzo dal 1880 al 1892 che fu di nuovo di espansione con eccessiva tendenza ad allargare le spese, e l’ ultimo dal 1892 al 1900, nel quale la crisi finanziaria, dapprima latente, scoppiò nel 1896 col vuoto di cassa dovuto al Martines.

Al fatto già tanto grave e doloroso della scoperta di un ammanco di cassa di oltre un milione di lire si aggiunsero le voci di compli­ cità, di connivenze, di tolleranze colpevoli verso il tesoriere infedele da parte di consiglieri co­ munali ed impiegati del Comune. Si parlava di clientele, di personale che veniva assunto arbi­ trariamente, di affitti rovinosi, di contratti e di concessioni fatte a danno del Comune per favo­ rire interessi privati, e si citava a questo propo sito il contratto per l’acquedotto di Scillato, la transazione con la Società del gas, ecc. Si rim­ proveravano le Amministrazioni di eccesso nelle spese, di favoritismi, di compiacenze esorbitanti verso gli impiegati per ragioni elettorali, di sperpero del denaro pubblico in feste organiz­ zate a scopo di partito. Finalmente si elevavano gravi accuse contro i passati amministratori per la gestione dei fondi di risanamento della città. La transazione con l’ impresa Fa vier, il contratto suppletivo con l’ impresa dell’acqua di Scillato, la concessione della trazione elettrica e quella dell’ illuminazione elettrica, che furono deliberate negli ultimi anni, accrebbero le polemiche e rin­ focolarono le accuse che maggiormente ebbero campo di diffondersi, quando si vide respinta la domanda dell’ avv. Giardina per una azione po­ polare proposta contro gli amministratori che si ritenevano responsabili del vuoto di cassa Mar­ tines.

Una inchiesta si rendeva adunque necessaria e l’Amministrazione Camporeale la fece delibe­ rare. La ispezione compiuta dal Ciuffelli e dal Maglione, le relazioni dei RR. Commissari Pan­ taleone e Rebucci avevano già messo in luce fatti importanti, ma rimaneva una grave lacuna. Come dice la relazione ci voleva questo : che alla v i ­ sione oscura ed incerta, ma paurosa ed inquie­ tante, delle disastrose condizioni morali e finan­ ziarie del Comune l’ inchiesta sostituisse un ac­

certamento preciso ed esauriente; che tutto fosse messo alla luce del sole, che si diradasse final­ mente l’ atmosfera di accuse e di sospetti che erasi addensata intorno al Municipio. Si voleva, con altre parole, quella liquidazione del passato che le precedenti investigazioni non avevano per l’ indole loro potuto compiere e senza la quale sarebbe stato impossibile instaurare un nuovo ordine di cose sopra basi solide e sicure.

É impossibile per noi di fare un esame an­ che riassuntivo della relazione ; ma, riservando ad altro numero la pubblicazione delle conclu­ sioni generali e delle proposte della Commis­ sione, accenniamo a taluni fatti messi in luce dalla inchiesta. Così, trattando della gestione amministrativa la relazione si occupa ampiamente degl’ impiegati municipali e dimostra come pur troppo al personale, alla deficente e dannosa opera sua, si debbano attribuire il gran guasto e dissesto della macchina amministrativa. Una gran parte di colpa delle gravissime e lamentate deficienze del personale l’ hanno appunto gli am­ ministratori, i quali non seppero nè creare un corpo di impiegati degno della città di Palermo, nè infondergli i giusti sentimenti di dovere e di devozione alla cosa pubblica. Durante un ven­ tennio le nomine agl’ impieghi municipali furono fatte d’ordinario per mezzo di clientele e di fa­ voritismo senza riguardo alla capacità ed ai re­ quisiti morali dei nominati, violando apertamente statuti e regolamenti. Insomma il Municipio di Palermo non a torto da alcuni degli uomini più autorevoli interrogati dalla Commissione fu chia­ mato il municipio degli impiegati. Dal 1877 al 1900 due soli impiegati burocratici furono nomi­ nati in seguito a regolare esperimento di con­ corso. Le amministrazioni tutte dal 1880 al 1900 fecero abuso di nomine illegali di impiegati stra­ ordinari e la categoria di questi si elevò quindi di anno in anno : erano solo 7 nel 1880, nel 1900 avevano raggiunto il numero di 137.

Un vero sperpero del danaro comunale fu fatto concedendo continuamente gratificazioni agli impiegati per pretesi lavori straordinari: da 53633 lire nel 1880 si elevarono a 95000 lire nel 1889, 1891, 1898.

Le pensioni pure portarono una spesa cre­ scente e non insistiamo su questi vari punti, per­ chè vi sono altri fatti ancor più importanti.

Lunghissima e ampiamente documentata è la parte relativa ai vari servizi ed uffici municipali. L ’ ufficio di Statò civile, che dovrebb’ essere, come dice la Commissione, fra tutti il meglio or­ dinato, perchè investito di una funzione delicatis­ sima, eccedente i limiti dell’ interesse puramente municipale, è invece dei peggiori e dei più cao­ tici, tristamente famoso per un passato di scan­ dali e di disordini, teatro, ancora recentemente, del più spudorato affarismo e della più losca spe­ culazione. A conferma di questo giudizio, la Com­ missione espone una lunga serie di gravissimi fatti, corroborati da documenti irrefragabili, i quali constatano che il detto ufficio è stato sem­ pre la sede « di sollecitatori d’ogni specie, di arruffoni, di venditori di false testimonianze, di scrocconi provenienti dai più bassi fondi sociali ».

(5)

29 dicembre 1901 L ’ E C O N O M IS T A 807 sono stati i danni che ha dovuto risentire l’era­

rio comunale pel cattivo funzionamento e pel di­ sordine che è regnato sempre sovrano in detto ufficio ed ha dovuto osservare che spesso, le conseguenze delle liti perdute, specialmente quan­ do il Comune veniva condannato a rifusione di danni si occultavano al Consiglio, riversandone il -pagamento sulle spese impreviste. In tal modo si evitava di sollevare discussioni o sugli atti ille­ gali della amministrazione che avevano dato luogo alla lite, o sul difetto di condotta delle cause che determinava abbastanza di frequente la soccom­ benza del Comune.

Riguardo all’illuminazione pubblica venne in chiaro che due impiegati riscuotevano il 2 °/0 sulle somme pagate dal Municipio a qualsiasi titolo, in dipendenza dell’appalto dalla Società italiana del

gas-Uno dei servizi pel quale la Commissione ha dovuto accertare maggiori irregolarità, disor­ dine, eccessivo dispendio e anche deplorevoli abusi è quello della benefìcienza.

La beneficenza, dice la relazione, è stata sempre uno dei servizi peggio disciplinati e più meritevoli di censura. Qui veramente, più che al­ trove, ha regnato sovrano l ’ arbitrio degli impie­ gati e degli amministratori e la più bella e nobile fra le attribuzioni dell’ amministrazione comunale, il ministero della carità, è stato sna­ turato e abusato, convertendosi troppo spesso in istromento di corruzione e di favoritismo. E come il denaro dei poveri fu speso male e so­ vente erogato ai men degni e bisognosi, così d’ altra parte somme ingenti furono sperperate in servizi di beneficenza non obbligatori e scar­ samente utili ed efficaci.

Delle opere pubbliche tratta pure estesa­ mente la relazione, che dimostra la deficenza del 1’ ufficio tecnico e la mancanza di criteri negli amministratori, per cui le principali opere pub­ bliche in Palermo costarono sempre troppo più del previsto. Il Politeama progettato per 600,000 lire è costato 3 milioni, il Teatro Massimo pre­ ventivato per 2,450,000 lire venne a costare 7 milioni ; fu costruito un mercato detto degli Ara­ gonesi che dopo essere costato ingenti somme è finito con l’ essere completamente abbondonato.

Palermo ha fatto un debito di 30 milioni pel risanamento della città, ha già spesi 10 milioni e le opere ancora da eseguire secondo i progetti approvati esigono 27,656,000 lire, ma 1’ opera generale di risanamento, tranne che per la condotta dell’ acqua potabile, non solo è ve­ nuta meno finora quasi del tutto allo scopo cui mirava, ma è pur troppo intaccata nelle sue basi fondamentali, per cui solo con ulteriori sacrifici si potrà riprenderne l’ attuazione e assicurarne il compimento.

Non ci è possibile di seguire la relazione nelle parti in cui tratta delle concessioni dei ser­ vizi pubblici e delle transazioni relative, delle illecite ingerenze di consiglieri e di altri per l’ approvazione dei contratti e delle transazioni, della gestione patrimoniale delle acque comunali, della gestione finanziaria, dell’economato, ecc. ecc.; dobbiamo limitarci a riprodurre ciò che scrive la Commissione d ’ inchiesta sulle responsabilità de­ gli amministratori (volume II, pag. 636).

* Non è qui il caso di ripetere ciò che si è detto nei capitoli della relazione che trattano delle spese, della situazione finanziaria e del bilancio. Basti qui soltanto ricordare ohe il disavanzo complessivo al 31 dicembre 1901 ammonterà in cifra tonda a L. 6,765,000, somma la quale, considerata in rapporto alla consi­ stenza totale del bilancio palermitano ed alle risorse finanziarie di cui il comune può disporre, indica senza dubbio una situazione abbastanza grave.

Ora, volendo essere obbiettivi, bisogna conve­ nire che la responsabilità di questa situazione non incombe esclusivamente alle amministrazioni che si sono succedute nel ventennio. Da una parte è da notare che già sul principio del ventennio stesso l’ equilibrio del bilancio era turbato, e per effetto delle forti spese sostenute dal comune per la co­ struzione del Teatro Massimo e per effetto del vuoto di cassa Berreri, imputabile alle amministrazioni an­ teriori al 1880, e che lasciava agli esercizi succes­ sivi il pesante carico di oltre un milione di lire da reintegrare alia cassa comunale.

Dall’ altro lato poi il peggioramento della situa­ zione finanziaria nel ventennio fu dovuto in parte a cause del tutto indipendenti dalla volontà degli amministratori, come, per esempio, alle spese straor­ dinarie determinate dalle epidemie coleriche del 1885, del 1887 e del 1893, e specie dalla prima ; alla dimi­ nuzione (nel solo decennio 1891-1900) di quasi un milione e mezzo nella gittata dei dazi per effetto dell’ abolizione del dazio governativo sulle farine, della diminuzione del dazio comunale sulle farine stesse, dell’ abolizione della tassa sulla minuta ven­ dita, della diminuzione del dazio sul coke, e via di­ cendo.

Ma, accanto a queste cause di carattere obbiet­ tivo non mancano le altre, imputabili a colpa delle amministrazioni che nel ventennio ressero il comune. Anche qui possono distinguersi responsabilità co­ muni alle varie amministrazioni e responsabilità spe­ cifiche di amministrazioni singole.'

Si è già detto più sopra di queste ultime : qui basterà spendere brevi parole intorno alla respon­ sabilità comuni della gestiono finanziaria.

V’ è una parte di quest’ ultima ohe rientra nel campo della gestione amministrativa ; ed è quella che riguarda l’ ordinamento e il funzionamento degli uffici finanziari, ufficio di tesoreria, ufficio di conta­ bilità, economato, ufficio delle tasse. Nei singoli ca­ pitoli della relazione riguardanti questi uffici, furono largamente esposte le critiche e le censure a cui l ’ azione di essi ha dato luogo, ed è proprio questa la sfera nella quale meglio si scorgono le responsa­ bilità comuni a tutte le amministrazioni.

(osi del vuoto di cassa Vlartines, che per oltre un milione venne a danneggiare l’ azienda comunale, rispondono tutte le ammimstrazioni dal 1880 al lo9tì; del disordine dell’ ufficio di contabilità, degli abusi dell’ economato, dell’ insufficienza dell’ ufficio delle tasse hanno colpa, più o meno, tutte le amministra­ zioni del ventennio, li si direbbe quasi che, invece di porre rimedio a tali inconvenienti, le amministra­ zioni inclinassero a favorirne il perpetuarsi; in quanto che dall’ irregolare e disordinato funziona­ mento degli uffici derivava per gli amministratori una maggiore libertà, per non dire 1’ arbitrio nel- 1" erogazione , delle spese.

Con uffici finanziari bene ordinati e regolarmente funzionanti non sarebbe stato possibile nè l’ enorme abuso degli ordinativi tratti da sindaei e da asses­ sori sulla cassa senza giustificazione contabile, nè il sistema delle anticipazioni di favore ad impiegati, fornitori ed appaltatori, nè la frequenza di spese fatte senza i corrispondenti stanziamenti in bilancio

E qui il campo delle responsabilità comuni si allarga e si estende, da ciò che riguarda semplice- mente l’ attività degli uffici, a quella parte della ge­ stione finanziaria nella quale più propriamente si manifesta 1’ azione degli amministratori, cioè all’eser­ cizio del bilancio.

(6)

808 L ’ E C O N O M IS T A

29 dicembre 1901

nomie per spese di natura diversa da Ideile g a n ­ ziate, i l frequente ricorrere a p r e l e v a m p t i arbitrari sul contante di cassa c o n conseguenti “ “ P6» “ 1 9, spesa a carico di esercizi futuri, Dicevano S1 bilancio spesso si ri luceva ad una finzione, con pa lese violazione delle competenze ed attribuzioni della rappresentanza comunale.

Dal confronto fra i preventivi e , consuntiv de ventennio chiaro appare come le

abbiano sempre cercato di svincolarsi dalle strettoie del bilancio. B d’ altronde la stessa formazione dei bilanci non sempre procedeva sincera e corre ;ta poiché certi stanziamenti, manifestamente eccessivi, facilitavano il vizioso metodo degli storni per cen­ tinaia di migliaia di lire, storni che per lo piu an­ davano ad ingrossare ì fondi a calcolo pei leimpre

viste dai singoli servizi. j

In tal guisa le giunte, durante 1 anno, spende­ vano liberamente secondo le convenienze del mo­ mento, salvo ad accomodare poi tutto a nne di ese - cizio ed a fatti compiuti, mediante un gmooo ripieghi contabili e di storni che qualche volta ren davano irriconoscibile il bilancio originario. »

In questo brano della Relazione si lia una chiara sintesi del modo col quale Palermo fu am­ ministrata per più anni, sintesi che non ha bi­ sogno di commenti. Daremo nel prossimo nu­ mero il sunto delle conclusioni generali e delle proposte.

Rivista

(Economica

Diseano di leqqe ver un osservatorio doganale.Il

Delta dell’ Orenoco. - Il problema ferroviario

in Europa.Spedizione di piccoli pacchi pei

molti porti dei Mediterraneo.

Di sen no (li legge per un osservatorio doganale. - Il disegno di legge, distribuito ora alla" Camera, presentato dagli on ¡ ^ e ^ V a g i i - laianui per l’ istituzione presso il Ministero di agri coltura, ’industria e commercio di un Osservatane doganale, che dovrebbe e-sere complemento ed au­ silio dell’ Ufficio del lavoro, ha per line : a) di osser: vare raccogliere e registrare tutti ì dati statistici fenomeni doganali e ferroviari che si riferiscono agli scambi dell’ Italia : on l’ estero e a quelli interni tfa regione e regione ; b) di seguire e raccogliere la legislazione doganale degli Stati esteri ; le stati­ stiche dei loro commerci e della loro navigazione e gli elementi del costo di produzione dei generi che potrebbero essere soggetti a dazio doganale m Ita­ lia nei principali paesi ove tali generi sono prodotti. cl ’di studiare ì dati ed i fenomeni raccolti ed osser­ vati, nei loro rapporti con ia economm nazionale, in coordinazione con le ricerche dell Ufficio del ut voro, d) di suggerire al Governo tutte quelle riforme che* in materia di dogane, di navigazione di ferro- vie di servizi cumulativi all’ interno e all esteio, d. tariffe ferroviarie e marittime, riputerà man mano opportune ed attuabili nell’ interesse del a produ­ zione e dei commerci d’ Italia; e) di pubblicare pe­ riodicamente il risultato delle sue indagini e de suoi studi, in modo che abbiano la massima diffu­ sione ■ le Compagnie ferroviarie e marittime italiane sarebbero obbligate a tornire tutti ì dati statistici che saranno loro richiesti dall’ Osservatorio doganale. L’ attuale Ufficio-di legislazione e statistica delle do- sane presso il Ministero delle finanze rimarrebbe soppresso. Il suo archivio passerebbe all Osservato- rio1 ’doganale ed il suo personale potrebbe venire adi­ bito fila costituzione dell’ Osservatorio. Un de­ creto reale provvederebbe all ordinamento alla spesa, ecc.

Il Delta dell’ Orenoco. — Il > enemela ha dichiarato aperto alla navigazione internazionale tutti 1 rami del delta dell’ Orenoco. Il fiume sfocia

nel mare per circa cinquanta rami, ma solo sette di essi sono accessibili a grosse navi. Il lamo Plu iTe quentato dai vapori è il Macareo, che torni,na sulla

costa di fronte all’ isola inglese di Trinidad ed offre una comunicazione interna diretta da Giudad Boli- var (a 430 chilometri circa di distanza dal mare) a Fort of Spaili, la fiorente città marittima di Imudaci. Molte delle città nel Delta sembrano destinate ad un prospero avvenire; tra queste Santa Catalina, sede della Orenoco Company Lini., che ha in co a d e ­ sione dal Governo venezuelano estesi e ricchi ter­ reni, e dove viene imbarcata una grande quantità di palata, da poco usata come un suc“ ®fS£e0 eo - caucciù. Barancas, presso la confluenza del Macareo, ha una grande importanza commerciale, perche vi si raduna e vi si imbarca il bestiame quasi tutto venduto a Cuba. Saint Felix è il punto di partenza di tutte le persone dirette al distretto aurifero di Li t allao. Tutto l’ oro estratto da queste miniere viene spedito per l’ imbarco a S. Felix.

Il problema ferroviario in Europa. —

Al principio del 1901 la rete delle ferrovie europee era di 283^525 chilom., contro 278,337 al principio del 1900. Durante quest’ anno furono dunque aperte al­ l’ esercizio 5188 chilom. ; meno che noBawio’ Pren­ dente in cui entrarono m esercizio 8000 chilom., ma tuttavia con un aumento del 2 per conto che non e

certo trascurabile. .

Le ferrovie europee sono, naturalmente, ri par- tite in modo molto ineguale nelle diverse reg1®“ ; la lunghezza della ìete di ciascun paese, dipendendo da un gran numero di coefficemn : territorio, densità di popolazione, ricchezza, conformazione del suolo eoe. e soprattutto configurazione delle coste, giacche un litorale frastagliato, con numerosi seni e golfi mter- nantisi nel paese, rende meno necessaria la costru­ zione di ferrovie, cui supplisce una rete di canali uer la navigazione interna.

1 Ciò premesso, non è a stupirsi se la Germania, paese industriale con densa popolazione, viene alia testa di tutti i paesi d’ Europa con fu,391 chilom. di strade ferrate o la sua rete s’ e ancora accresciuta di 880 chilom. nello scorso anno.

In Germania si costruiscono ancora ferrovie, ma non sono che piccoli tronchi, giacche sopra sessanta linee aperte all’esercizio, cinque soltanto hanno un percorso superiore a 30 chilom. e la piu lunga a di bì Parecchie anzi non sono che semplici i accordi ai due ° trìn° Germania, come in Francia, in Inghilterra, nel Belgio, in Olanda, in Svizzera, la rete ferroviaria è interamente costruita, non solo nelle sue linee principali, ma anche nelle linee secondane, non ri mane dunque più ohe un lavoro di

che consiste non tanto nella costruzione di lineo nuove, quanto nel miglioramento delle v®00“ 16- ,

Il paese che segue la Germania per la estensione delle sue ferrovie, trovasi in una situazione a tamente diversa: è la Russia la quale possi e > * lamente nel territorio europeo, 48,Uh chilom. di stiade le' 1 Dffici volto più estesa dell’ impero germemico, la Russia dovrà sorpassarlo rapidamente, INel 19UU essa ha aperto all’ esercizio 1610 c h il o m . di ferrovie, costituiscono l’aumento piu notevole che finora.si sia registrato in Europa Tuttavia questo aum em oe assai meno considevole di quello del 18J9 eh

3500 chilom. . ^ ¡mTinv.

Le nuove linee sono m Russia, “ 98“

tanti che in Germania: una di esse e di 319 eh ioni, altre tre sono di oltre 200 e altre due/ ‘ f i

Nonostante ciò, data l’ estensione della Rus.ia e lo sparpagliamento della popolazione, una l’*1 100 a, 200 cnilom., può considerarsi d interesse locale.

Si può dire ohe anche in Russia, tutte le grandi arterie della rete sono oggi costruite. Non restano più da farsi che le secondarie; tanto piu che esiste già una bella rete di canali per la navigazione m-ternDel resto, l’attività del Governo oggi si volge a preferenza verso l’ Asia, dove già si trova una rete importante coi 7000 chilom. della transiberiana ed ì 2000 della transcaspiana. , i„

(7)

29 dicembre 1901 L ’ E C O N O M IS T A 809 la quale ora non possiede che 36,883 chilom., ma che

nel 1900 ne ha messi in esercizio altri 608, 447 dei quali in Austria e 161 in Ungheria.

Mentre le nuove costruzioni hanno ancora qual­ che importanza nei quattro paesi sopra enumerati, esse sono quasi insignificanti negli altri paesi d’Eu­ ropa, ad eccezione degli Stati Scandinavi.

La Gran Brettagna e l’ Irlanda hanno esaurito i lavori con la loro rete complessiva di 35,186 chilom. nel 1900 hanno aperto tuttavia 171 chil. di tronchi di secondaria importanza dei quali nessuno supera i 30 chilom.

L’ Italia che le viene appresso a distanza, con 15,787 chilom. non ne ha aperti di nuovi nel 1900 che 44.

Tuttavia nella valle del Po essa possiede una fitta rete, cui non corrispondono le deboli maglie che si stendono lungo la penisola.

Anche la Spagna ha aperto alla circolazione 70’ nuovi chilom. nell’anno scorso ed oggi la sua rete totale è di 13,357 chilom.

Senza entrare nel dettaglio per gli altri Stati mi­ nori si conclude che la rete complessiva delle ferrovie europee si svolge sopra una estensione totale di 10 milioni di chilom. quadrati.

Esistono dunque attualmente in Europa 28 chil. di ferrovia in media per 100 chilom. quadrati e la popolazione dell’ Europa essendo di 390 milioni d’abi­ tanti, si contano per ogni 10,000 abitanti sette chi­ lometri.

Come la lunghezza assoluta delle reti, cosi pure la lunghezza relativa varia naturalmente secondo i paesi.

Nelle contrade con popolazione densa e con in­ dustria sviluppata, come l’ Inghilterra e più ancora il Belgio, le ferrovie sono numerosissime in rap­ porto alla superficie; ma la proporzione in rapporto alla popolazione pur essendo alta, è spesso minore che in quelle dove la popolazi ne ha una densità minore, come la Erancia e la Svezia.

Nei paesi a popolazione rara e sparsa come la .Russia, la proporzione delle ferrovie col numero de­ gli abitanti è altissima, mentre è bassa in rapporto alla superficie.

■k k

Ecco un piccolo quadro nel quale sono classifi­ cati i diversi paesi d’ Europa, secondo la propor­ zione esistente fra le loro reti da una parte, e la superficie dall’altra: P e r 1 00 k m . q u . d e l l a s u p e r f i c i e P e r 1 0 0 k m . q u . d e l l a s u p e r f i c i e Belgio... k m . . 21.9 Spagna... k m . 7.7 Lussemburgo... . 15.5 Svezia... 2.7 Inghilterra... . 11.4 Portogallo... 2.6 Germania... . 9.5 Rumenia... 2.4 Svizzera... . 9 5 Grecia... 1.5 Olanda... . 8.6 Serbia... .2 Francia... . 8.0 Turchia e Bulgaria. 1.1 Danimarca... . 7.9 Russia... 0.8 Italia... Norvegia... 0.6 Austria-Ungheria... . 5.4

Europa 28.0 Per rapporto alla popolazione la lunghezza della rete europea varia molto meno.

Ecco lo specchietto dimostrativo :

Per 10,000 abitanti Per 10,000 abitanti

km. km. Svezia... . 22.4 Olanda... 5.4 Lussemburgo... Rumania ... Danimarca... 12.3 Italia... 5.0 Svizzera... 11.4 Portogallo... 4.7 Francia... . 11. L Russia... . 4.2 Germania... .. . 9.1 G recia... . 4.0 Norvegia... . 91 Turcia e Bulgaria.. 3.2 Belgio... Serbia... . 2.4 Inghilterra. . ■... . 8.6 — Austria-Ungheria .. . 8.0 Europa 7.1 Spagna... 7.4 ¥ * k

La conclusione che risulta da questo esame della rete ferroviaria d’ Europa e dei suoi elementi costitutivi, è che l’ età dell’ oro delle costruzioni fer­ roviarie è terminata e che esse d’ora in poi si svol­ geranno molto lentamente.

Restano a compiersi alcuna opere grandiose, quali il traforo del Sempione, la traversata del Cau­ caso e forse la galleria dei Pirenei ma si può dire oramai che tutta la rete europea ò fatta.

Le sole regioni dove possono ancora effettuarsi costruzioni di gualche importanza, benché anche là le grandi arterie siano già costruite, sono solamente la Russia e la penisola Balcanica.

Spedizione di piccoli pacchi per molti porti del Mediterraneo. — Stimiamo opportuno richiamare l’attenzione degli esportatori italiani sulle facilitazioni che la Navigazione Generale accorda pei piccoli pacchi trasportati sulle linee da essa eserci­ tate nel Mediterraneo ai porti dei seguenti paesi : Tunisia, Tripolitania, Malta, Cortu, e viceversa. I prezzi variano a seconda del peso dei pacchi : cioè sono di L. 1.20 pei pacchi da meno di 5 chilogr., L. 1.35 pei pacchi da 5 a 10 chilogr , L. 1.50 pei pacchi da 10 a 20 chilogr., L. 1.90 per pacchi da 20 a 30 chilogr., L. 2.25 pei pacchi da 30 a 40 chilogr., L. 3 pei pacchi da 40 a 50 chilogrammi.

Queste facilitazioni però non sono applicate se non espressamente domandate nella polizza (ciò che non è forse bastantemente pratico).

Chi amasse avere maggiori dettagli sulle condi­ zioni per l’ applicazione di.queste tariffe e sui porti per cui sono domandabili, eco., potrebbe ottenerli rivolgendone domanda al Museo Commerciale di Milano, e noi riteniamo anche ad ogni Camera di commercio.

---LA SITU AZIO N E DEL TESORO al 30 Novembre 1901

Il Conto di Cassa del Tesoro al 30 novembre 1901 dava i seguenti risultati :

Fondo di Cassa alla chiusura dell’eserc. 1900-1901. L. 212,559,116.55 » » al 60 novembre 1901... » 111,201,781.66

Differenza in meno L. 98,651,662.19

Pagamenti di Tesoreria dal 1° luglio al 30 no­ vembre 1901 :

Per spese di b ila n cio...L. Debiti e crediti di 'Tesoreria.. .

575,551,689. 86 i

1,431,635,162.48 1 2,007,186,852.34 Incassi di Tesoreria dal 1° luglio al 30 novem­ bre 1901 :

Per entrate di bilancio... L. 684,483,011.88 } Per debiti e cred. di Tesoreria. 1,224,430,164.59 ' Eccedenza dei pagamenti sugli incassi... L.

1,908,913,176.47 98,273,675.87

La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria al 31 ottobre 1901 risulta dai seguenti prospetti :

D e b i t i al 30 giugno 1901 al 30 noveinb. 1901 migliaia migliaia di lire di lire Buoni del Tesoro...L. 249,542 Vaglia del T e s o r o ... 16,545 13,982 Banche, Anticipazioni s ta t u t a r ie ... 8,000 Ainmin. Debito Pub. in conto cor. infruttifero. 220,332 183,010

Id. Fondo Culto id. id. 18,988 13,620

Ammin. Debito Pub. in conto cor. fruttifero . 21,433 21,833 Altre Amministraz. in conto cor. infruttifero. 34,168 69,942 Buoni di Cassa. . ... 11,860 4,302 Incassi da regolare... 42,765 48,276 Biglietti di Stato emessi per P ari. 11 «Iella

(8)

810 L ’ E C O N O M IS T A 29 dicembre 1901 Crediti al 30 giugno 1901 al 30 novemb. 1901

Valuta presso la Cassa Depositi e Prestiti ar­ ticolo 21 della legge 8 agosto 1885. . . L.

m i g l i a i a d i l i r e 91,250 m i g l i a i a d i l i r e 91,250 Amministrazione del Debito Pubblico per

pagamenti da rimborsare... 61,722 157,983 8,841 Amministrazione del fondo per il Culto. . 14,159 Altre amministrazioni... 40,852 80,147 Obbligazioni dell’Asse E cclesiastico... — _ Deficenze di Cassa a carico dei contabili del

T e s o r o ... 1,933 1,933 Diversi... 10,585 38,485

Totale dei crediti L. 220,503 378,641 Eccedenza dei debiti sui c r e d it i ... » 452,324 245,119

Totale come sopra L, 672,827 623,760

La eccedenza dei debiti sui crediti al 30 novem­ bre 1901 era di milioni 245.1 ed al 30 giugno dello stesso anno di milioni 452. 3.

Il totale dell’ attivo del Tesoro, formato dal fon­ do di Cassa e dai crediti, risulta al 30 novembre 1901 di milioni 522.8 contro 463.0 alla chiusura dell’ eser­ cizio.

I debiti di Tesoreria ammontavano alla fine di novembre a 623.7 milioni contro 673.8 alla chiusura dell’ esercizio.

Vi è quindi un’ eccedenza delle passività per mi­ lioni 100. 9 alla fine di novembre contro 209. 7 al 30 giu­ gno, ossia una differenza attiva di milioni 108.8.

Gli incassi per conto del bilancio che ammonta­ rono nel novembre u. s. a milioni 120.4 comprese le partite di giro, si dividono nel modo seguente :

© 8 1 S © a c$ ^ Incassi § I § u 1—18 •- tE *a 3 3 i. T-t 'S 5 fl o « r-i O >§ a5 ° Ì3 o «

ENTRATA ORDINARIA migliaia migliaia migliaia migliaia

Entrate effettive: di lire di Dre di lire di lire Redditi patrimoniali dello

12,856 - 1) 3,118 46,990— 1,598 Imposta sui fondi rustici

e sui fabbricati... 139 — 160 64,605_ 491 Imposta sui redditi di

rie-chezza m obile... 7,574 + !) 4,26.1 73,260

Tasse in amministraz. del — 3,749

Minist. delle Finanze.. 15,413 + 265 82,780 Tassa sul prodotto del

mo-vimento a grande e pie- — 2,327

cola vel. sulle ferrovìe. 2,183 + 581 9,813

Diritti delle Legaz. e dei + 2,805

Consolati all’ e s t e r o ... — — 282

Tassa sulla fabbricazione — 91

degli spiriti, birra, ecc. 5,084 - 3) 6,331 23,808 + 5,645 Dogane e diritti marittimi. 21,174 + *) 2,032 98,943

Dazi interni di consumo,

esclusi quelli di Napoli + 1,099

e di R o m a ... 4,303 - f 216 21,174— 466

Dazio consumo di Napoli. 1,270 + 11 5,039— 251

» » di Roma. . 1,737 + 92 6,745 + 59 Tabacchi... 17,062 + 453 85,136 + 2,519 Sali... 6,482 -t- 136 31,231 616 L o tto ... 3,731—!) 1,950 23,768 + 4,248 Poste... 5,629— 65 27,637 + 1,428 Telegrafi... 1,247 + 62 6,556 + 170 Servizi d iversi... 2,011 4- 95 8,895-t- 22 Rimborsi e concorsi nelle

spese ... 1,952 + “) 1,085 9,993 + 2,097 Entrate d iv e rs e ... 1,158- 75 13,807— 2,138 Tot. PIntrata ord. L. _111,009— 2,717 640,412— 7,307

ENTRATA STRAORDINARIA

Ca t e g. I . Entrate effett. 82 - 367 1,816_ 413

» II. C ostr.str.fer. 3— 233 294— 496

» III. Movimento di

Capitali.. . 8,835 + 7) 9,307 35,848 + 20,375 Tot. Entrata straord. L. 8,870 + 7,181 37,921 + 17,811 Partite di g ir o ... 569 - 8) 1,133 6,148 + 3,090 Totale generale. 120,450 + 3,329 684,483 + 13,595

I pagamenti effettuati poi dal Tesoro per le spese di bilancio nel mese di novembre risultano dal se­ guente prospetto : Pagamenti Mese d i n o v e m b re 1 9 0 1 1 0 6 1 l»' « 'B ZU cM ajJ lQ D a l lo lu g li o 1 9 0 1 a t utt o n o v e m b . 1 9 0 1 D if fe re n z a nel 1 9 0 1 m i g l i a i a m i g l i a i a m i g l i a i a m i g l i a i a d i l i r e d i l i r e d i l i r e d i l i r e Ministero del T esoro.. L. 40,925 + 17,856 150,057+ 84,386

» delle Finanze... 14,392 — 882 79,474 - f 231

» di grazia e giust. 3,544 + 162 17,015-+■ 628

» degli affari est.. 1,235 — io; 8,805 - f 1,420

» dell’ istr. p u b b .. 3,583 + 32 19,9604- 1,581

» dell’ interno.. . . 4,499 — 585 30,741+ 2,069

» dei lavori pubbl. 4,527 - 797 51,099+ 10,213

» delle poste e tei. 6,075 + 85 29,877+ 3,935

» della gu erra .. . . 26,398 + 8,291 124,684+ 13,517

» della m a r in a ... 9,004 — 8,123, 58,032+ 8,421 della agric. ind.

e commercio. 948 ;— 103 5,803+ as

tot. pagam. di bilancio.. 115,136 - f 20,686 575,551 - f 126,441

Decreti minist. di scarico. ; ~ T 80 — 121

Totale pagamenti... 1 115,136 ! -f 20,680 575,632 + 126,319

9 La diminuzione data dai redditi patrimoniali si deve a minore quota di partecipazione liqui­ data e versata allo Stato sui prodotti lordi delle fer­ rovie.

2) L’ aumento avuto dall’ imposta sui redditi di ricchezza mobile si deve all’aumento dovuto per la massima parte al versamento della seconda rata d’ imposta dovuta dalla Cassa depositi e prestiti e dalle Casse postali di risparmio. La corrispondente rata nel 1900 fu veisata in Ottobre.

La diminuzione avuta dalla Tassa sulla fab­ bricazione degli spiriti ecc. proviene dallo speciale sistema di esazione della tassa sugli zuccheri. I fab­ bricanti sono autorizzati a versare la tassa in con­ tanti, in buoni del Tesoro, ocon cambiali a sei mesi, ed approfittano, in gran parte, di quest’ ultimo mezzo, e mentre l’ammontare di detti titoli vien fatto figu­ rare dal Ministero delle Finanze fra le riscossioni, nei conti del Tesoro figura fra i versamenti solo quando le cambiali sono scadute ed estinte.

4) L ’aumento delle dogane e diritti marittimi è dovuto a maggiori importazioni di caffè, di grano e prodotti industriali.

5) La diminuzione avuta dal lotto si deve a mi­ nori regolarizzazioni di vincite.

6) L’aumento dato dai rimborsi e concorsi nelle spese si deve a maggiori rimborsi e concorsi dipen­ denti da spese ordinarie inscritte in bilancio.

7) L’aumento dato dal movimento dei capitali è dovuto alle somme introitate per capitali da rica­ varsi con la emissione di rendita 4,50 per cento, per far fronte al rimborso anticipato dei buoni del Te­ soro a lunga scadenza e per la emissione dei nuovi buoni per far fronte al riscatto dei certificati tren­ tennali.

8) La diminuzione delle partite di giro è dovuta al fatto che nel mese di Novembre 1900, si sono prelevate somme dal conto corrente con la Cassa Depositi e prestiti costituito dalle assegnazioni destinate ad opere straordinarie di bonificamento, mentre, nel 1901, tali prelevamenti ebbero luogo nei mesi prece­ denti.

L ’ ALCOOL INDUSTRIALE

al Congresso degli Agricoltori di Bari

(9)

29 dicembre 1901 L ’ E C O N O M IS T A 811 e conveniente trattamento legislativo, ò stata am­

piamente discussa nel recente Congresso degli agri­ coltori tenutosi in Bari. Notevole fu, a questo pro­ posito, il discorso dell’ on. Chimirri, che sollevò r impoi tante questione che ora agita l1 Italia e la Francia.

Come già dicemmo la soluzione di essa significa per noi renderci indipendenti dal tributo che dob­ biamo annualmente pagare alla Russia e all’Ame­ rica per il petrolio, la benzina, ecc.

Per rendere l’alcool adatto alla combustione eco­ nomica fa d’ uopo renderlo inadatto all’alimentazione. Bisogna che lo Stato faccia quindi per l’alccol esat­ tamente quello che fa per il sale di cucina, denatu­ rarlo.

Occorre, per ciò, in primo luogo scegliere una buona sostanza denaturante, e poi formulare un re­ gime nuovo per gli alcool denaturati che impedisca le frodi.

In Germania ad esempio, l ’alcool si denatura mediante l’aggiunta all’alcool del 2 per cento di me­ tilene e di piridina, che è una sostanza tratta dal­ l’ olio di ossa.

In Isvizzera il denaturante del dott. Lang gode il favore pubblico: è un composto a basi di acetone che un chimico di Lille, il Buisine, ha trovato modo di ricavare abbondantissimamente dagli olì animali provenienti dalla lavatura delle lane. Ricordiamo che 1’ industria della lavatura delle lane prospera a Genova, e che non mauca dunque a casa nostra il modo di procurarsi il denaturante ammesso in Isvizzera.

In Francia il denaturante è il 10 per cento di metilene. Ma questa troppo forte dose di metilene è un errore; in primo luogo riduce troppo la quota utile di alcool ; in secondo luogo il metilene emana odore cattivo e nuoce il respirarne i vapori.

In Germania al processo migliore e all’ organiz­ zazione commerciale meglio studiata corrisponde il prezzo minore, che è di fr. 0.35 il litro, mentre e di 0.80 in Francia e di una lira da noi, e un con­ sumo che sta a quello della Francia nella ragione di 5 e mezzo a l .

Accanto allo Stato che favorisce lo sviluppo de­ gl’ impieghi industriali dell’alcool, esistono ìji Ger­ mania due potenti Sindacati, sorti dall’ iniziativa privata, uno di produttori e l’ altro di venditori. Il primo, formato di 4000 distillatori, disseminati nel- l’ Impero, costituisce la più vasta Società coopera­ tiva del mondo agricolo tedesco. Esso rimette la to­ talità dell’alcool prodotto dai suoi soci al Sindacato dei venditori sedente a Berlino e che porta il nome di Central fiir Spiritus Verwertung.

L ’ Italia ha dunque la via spianata davanti a se, tanto dal punto di vista scientifico dei procedimenti chimici da adottarsi per la denaturazione dell’alcool, quanto da quelli pratici e legislativi.

Data la nostra scarsità di combustibili fossili, non è ovvio che noi dobbiamo studiarci in ogni modo di compensarne abbondantemente l’ insufficienza colla profusione dell’alcool, ottenibile non solo dalle vi­ nacce, ma da una quantità di prodotti vegetali no­ strani ? E questo è tanto più opportuno in quanto che tale soluzione involge anche altri problemi di economia nazionale, in primo luogo quella della odierna crisi vinicola.

Il Congresso di Bari è venuto nell’ ora giusta per far intendere al Governo e alla Camera la ne­ cessità urgente di provvedimenti idonei, dei quali per altro essi danno prova di mostrarsi grandemente solleciti.

IL TRAFFICO ITALO-BRASILIANO

Abbiamo riprodotto i dati che si riferiscono al traffico fra l’ Italia e l ’ Argentina; di non minore interesse per noi è il movimento commerciale col Brasile, che, dopo la repubblica platense forma il se­ condo centro importante della nostra emigrazione

In nn rapporto consolare da Santos, il cni porto è 1’ unico che compie il traffico dello Stato di San Paolo, troviamo notizie interessànti pel nostro com­ mercio di esportazione, che riproduciamo per sómmi capi.

Santos, dove approdano tutte le navi ohe impor­ tano merci e passeggieri, è poco conosciuta in Eu­ ropa, e generalmente è ritenuta una città malsana, benché in questi ultimi anni la salute pubblica sia alquanto migliorata.

Per l’ Italia specialmente, questa città ha una grande importanza commerciale, pel numero prepon­ derante di italiani stabiliti nello Stato di San Paolo, e vi potrebbe fare affari d’ oro come li fanno i te­ deschi, che, più intraprendenti, ora hanno preso in quel porto il sopravvento anche sugli inglesi nel movimento commerciale.

Il prodotto agricolo di quello Stato essendo quasi esclusivamente il caffè, P importazione è nella mag­ gior parte di prodotti agricoli e alimentari e generi manifatturati.

Però già sorgono fabbriche di generi di prima necessità che possono concorrere coi prodotti eu­ ropei.

I paesi che si dividono il mercato d’ importazione, secondo la loro importanza, sono: prima la Germa­ nia, poi l’ Inghilterra e la Francia quindi l’ Italia e il Portogallo.

L’ Italia, che dovrebbe essere in prima linea per la sua colonia preponderante, è soltanto la penul­ tima, ed ora, se non starà sulla vedetta, la Spagna la sorpasserà, giacché, come si è detto parlando del- 1’ Argentina, essa fa ogni sforzo per aprirsi nuovi

mercati. .

Delle cause ohe mantengono l’ Italia m uno degù ultimi posti, basta accennare la principale, che con­ siste nel poco conto che le Compagnie italiane fanno del porto di Santos, non mantenendovi linee rego­ lari, alternate negli arrivi e nelle partenze fra una Compagnia e l ’altra, cosicché alle volte non entra in porto un vapore italiano per 15 o 20 giorni, ed in due o tre ne entrano e ripartano tre o quattro insieme, contendendosi quei po’ di carico lasciato dai piroscafi stranieri.

1 prodotti italiani che maggiormente si importano ora sono : vino in fusti, formaggi, olii, salumi e pro­ sciutti, frutta secche, medicinali, cotoni greggi, filati e tessuti.

Le manifatture di lana sono poco importate e quasi sconosciute, e pure questo articolo inerita 1’ atten­ zione dei produttori, i quali se si studieranno di at­ tenersi alle condizioni del paese, potranno trovarvi un mercato favorevole.

Quanto ai vini, sono già importati in larga scala, ma lo potrebbero essere maggiormente se i tipi fos­ sero più uniformi e adattati al clima.

Questi ed altri prodotti dell’ agricoltura e della industria italiana potranno ottenere uno spaccio su­ periore a quello dei prodotti delle aire nazioni, se gli esportatori alle buone qualità, aggiungeranno il confezionamento con lusso e potranno largheggiare

un po’ più nelle condizioni.

L ’ esportazione merita uno studio protondo e l’ esempio delie altre nazioni che ci hanno prece­ duto, deve servirci di guida.

La Germania e l’ Inghilterra hanno stabilito degli intermediari fra il produttore d’ Europa e l’ importa­ tore locale. Case intermediarie, accreditate presso le principali piazze d’ Europa, hanno a Santos le loro succursali che si mettono in relazione coi piccoli e grandi importatori, li sorvegliano, sanno fin dove può arrivare il fido e garantiscono il produttore colle informazioni, allo stesso tempo che ne rimet­ tono le oommit sioni.

L ’ importazione diretta di merci estere nel porto di Santos durante il 1900 ammontò al valore di reis 76,816,839,057. L’ Inghilterra vi figura per 187,410,580, la Germania per 83,836,580 e l’ Italia per 13,768,920.

_•__- J .1 rii y n n + na CI TM OC Clim a l’ esportazione del porto di Santos si riassume quasi in un unico prodotto, nel caffè.

Pel continente europeo, 1’ esportazione del calìe da Santos nel 1900-901 fu di kg. 4,664,994, dei quali 1,651,606 per la Germania ; 962-004 per 1 Olanda ; 765,974 per la Francia ; 555,791 per 1’ Austria-Un­ gheria ; 342,658 per il Belgio ; 143,532 per 1’ Italia ; 149,898 per l’ Inghilterra, ii resto per le altre

na-L’ esportazione del caffè per l’ Italia, e aumen­ tata negli ultimi due anni.

(10)

812 L ’ E C O N O M IS T A 29 dicembre 1901 rebbe presumibile, in vista del maggior consumo

che si fa in Italia del caffè importato dai porti esteri, e specialmente da Trieste, Amburgo e Havre, e ven­ duto fra noi col nome di Porto .Etico, Moka eco. mentre in realtà non è nella sua maggior parte che caffè brasiliano.

Quando il caffè del Brasile sarà meglio cono­ sciuto in Italia, 1’ importazione nel Regno, aumen­ terà, nell’ interesse del nostro commercio e della nostra navigazione.

Le bandiere inglese, germanica, brasiliana, fran­ cese, italiana e austriaca, occupano nel movimento, marittimo del porto di Santos, nel 1900, lo stesso posto che occupavano nel 1899.

Nel 1900 però, l’ inglese diminuì il suo tonnel­ laggio di 89,444 tonn. ; la germanica ebbe un au­ mento di Iti,711 ; la brasiliana diminuì di 43,931 ; la francese di 120,300, l’ italiana di 85,176; 1’ austricca di 2930.

La bandiera spagnola ohe occupava il decimo posto nel 1899, conquistò il sesto nel 1900, con un aumento di tonn. 41,678; la belga passò dall’ undé­ cimo all’ ottavo, coll’ aumento dì tonn. 17,390 ; la russa dal dodicesimo all’ undécimo, con 1’ aumento di tonn. 6798 e 1’ Argentina dal tredicesimo al dodi­ cesimo con un aumento di tonn. 5555. La bandiera portoghese, che nel 1899 occupava il sesto posto, passò nel 1900 al nono, con una diminuzione di ton­ nellate 44,088; la norvegese dal nono al decimo, di­ minuendone 3398 e 1’ americana dall’ ottavo al tredi­ cesimo con 21,630 tonn. di meno.

La marina italiana ha subito negli ultimi anni una notevole diminuzione, come risulta dal seguente prospetto, notandosi però un sensibile aumento nel 1° semestre di quest’ anno, dovuto al maggior nu­ mero di emigranti trasportati per conto dei nuovi contratti dello Stato di San Paolo.

Totale entrate Vapori e uscite Velieri Tonnellaggio 1897 ¿20 io 433,746 1898 141 8 291,452 1899 118 2 245,911 1900 78 2 153,956 1901 (1. seni.) 60 — 138,132

Le navi italiane che frequentano Santos, appar­ tengono alla Navigazione Generale, alla Veloce, alla Ligure-Brasiliana, che fanno servizio di merci e

passeggieri.

Vi è poi 1’ armatore Zino di Savona che fa servi­ zio di merci coi suoi vapori.

I velieri sono rarissimi : tuttavia molte merci arrivano con piroscafi austriaci con Lloyd e dell’ A- dria e merci o passeggeri italiani arrivano pure coi piroscafi francesi della « Transports Maritimes » di Marsiglia.

Ecco la ragione per cui i nostri consoli insistono nella necessità che le nostre Compagnie attivino un servizio più frequente, regolare ed alternato.

CRONACA DELLE CAMERE DI COMMERCIO

Camera di Commercio di Firenze. —

Nell’ultima adunanza, dopo altre comunicazioni, il Presidente Niccolini riferì al Consiglio che fino dal settembre scorso, a proposito della direttissima Napoli-Poma, tornò in discussione anche la diret­ tissima Roma-Firenze-Bologna. Bicordo tutte le precedenti deliberazioni prese da quella Camera che nominò una Commissione speciale ed assegnò un sussidio di L. 8000 per la compilazione del necessa­ rio progetto. In seguito al voto ultimamente emesso dalla Camera, egli, a mezzo di un giornale locale, risollevò la questione alla quale volle interessare la opinione pubblica. Ebbe rapporti coll’ ing. Yitta, residente della Commissione speciale che si occupa i questa importante questione, ed anch’ esso fece

in merito nuove pratiche presso il Ministero. Dopo di ciò egli propose che anche la Camera faccia un voto di raccomandazione presso il Ministero perchè venga quanto più è possibile affrettata la realizza­ zione di questo importante progetto.

Il cons. Vimercati si associò alla proposta del Presidenie, aggiungendo che oggi la soluzione si presenta piu facile, essendo favorevolissima la So­ cietà Adriatica, ed essendo diminuita la spesa. Os­ servo anche che la Camera deve nuovamente proce­ dere alla nomina della Commissione permanente incaricata di occuparsi di questa questione, e della quale mancano molti membri. La Camera ad unani­ mità approvò.

Il Consiglio incaricò poi il Presidente di espri­ mere un voto di ringraziamento all’on. Ippolito Niccolini, sotto segretario di Stato al Ministero dei Lavori Pubblici, per l’interessamento che egli prende per tutte le questioni che interessano il benessere e la prosperità del paese.

Il vice presidente cav. Pegna invitò la Camera a voler dare incarico al Presidente di far pratiche presso la Giunta di sorveglianza dell’ Istituto tecnico di cui egli è presidente, affinché anche in Firenze si istituisca una cattedra per l’ economia commerciale e di legislazione doganale, come fu fatto a Roma e a Genova. 11 cons. Bemporad si associò in massima alla proposta del cons. Pegna ; credeva solo che quello insegnamento troverebbe meglio il suo posto in una scuola speciale di commercio, su di che desiderava il parere del cons. Vimercati.

Il cons. Vimercati in tosi si associò all’ opinione del cons. Bemporad ; osservò però che in questo caso le pratiche dovranno es«er fatte anziché al Governo al Comune di Firenze dal quale la Scuola di com ­ mercio dipende ; e il Presidente osservò che, pure approvandosi la proposta del Pegna, si può far pra­ tiche anche presso il Comune per la Scuola di com­ mercio. Il cons. Pepi propose di far voti presso il Comune perchè almeno gli elementi principali rela­ tivi all’Assicurazione vengano insegnati nella Scuola di commercio.

Tutte queste proposte furono dal Consiglio ap­ provate.

Camera di Commercio di Novara. — Tra i vari affari trattati nell’ ultima sua adunanza, la Camera di commercio di Novara discusse lunga­ mente intorno alla tariffa-capitolato per le dispense delle acque dei Canali demaniali « Cavour ».

Presa poi conoscenza del processo verbale della adunanza degli industriali della provincia, tenuta allo stesso scopo lo scorso novembre presso la Ca­ mera, il Consiglio approvò l’ ordine del giorno se­ guente proposto dalla Presidenza :

« La Camera di commercio di Novara, udito il rapporto della Presidenza in merito alle proposte di tariffa-capitolato per la dispensa delle acque dema­ niali Cavour presentate dalle Amministrazioni dei medesimi canali al Consiglio della Industria e del commercio : prese in esame le ragioni svolte dalla Assemblea degli industriali della provincia di Novara nella seduta i8 novembre u. s. ; pure plaudendo alla relazione fatta dall’ on. Rizzetti al Consiglio della industria e del commercio ;

Delibera di appoggiare presso il Ministero di agricoltura, industria e commercio il voto emesso dall’Assemblea degli industriali col seguente ordine del giorno, approvato alla quasi unanimità:

« L’Assemblea osserva anzitutto che, chiamata a discutere la tariffa-capitolato, manca Ja tariffa; preso atto della conferma del proposito di mante­ nere la consuetudine per cui gli interessi agricoli devono essere tutelati sempre come prevalenti a quelli industriali ; fa voti, nell’ interesse degli industriali che la dispensa d’ acqua a scopo industriale, non venga fatta con criterio puramente fiscale, e che tale dispensa venga effettuata nelle stesse condizioni di quelle in vigore per le acque pubbliche; e nell’ in­ teresse agricolo poi osserva che il proposto capito­ lato non accenna punto all’ uso ritenuto fin qui in­ dustriale, ma in realtà eminentemente agricolo, del­ l’acqua occorrente per la rotazione dei trebbiatoi e delle piste ;

Riferimenti

Documenti correlati

Ci auguriamo che la Commissione dei X V , come volle respingere le disposizioni riguardo alle quote minime, non lasciando inascoltate le nostre Osservazioni, voglia ora

Dopo ciò il Consiglio apprese che lo stesso Se­ gretario della Camera aveva proposto alla Presidenza di farsi promotrice della raccolta di un fondo da e-

Ludwig Stein.. della vita in comune; la seconda contiene una storia della filosofia sociale e la terza espone i principali tratti di un sistema di filosofia sociale.

Se i tre Stati coi quali è più imminente la sca­ denza delle attuali convenzioni chiedessero al nostro paese, p er conservare V attuale regime alle nostre

I canali, i docks, non sono al contrario rap­ presentati che dalle azioni ed obbligazioni di un numero ristretto di imprese, quali i docks delle Indie

Ohi rifletta all’ attuale indirizzo della politica commerciale, alle tendenze che si manifestano ogni qualvolta si avvicina la scadenza di un trattato di commercio

Svizzera e l’ Italia per la linea Bruxelles-Na- mur-Lussemburgo ; alle ferrovie dell’ est e del nord della Francia con le numerose linee delle provinole di

Chiesa che egli non interveniva e non poteva inter­ venire se non in rappresentanza delle Leghe, e di fronte alla non meno recisa dichiarazione degli A r­ matori