L- ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno I F I I I - Voi. X X III
Firenze, 29 Settembre 1901
N. 1430
A G G I O E R E N D I T A
Due fatti paralleli si sono in queste ultime settimane verificati alla Borsa in Italia; l ’ aggio che con lunga insistenza era rimasto per molto tempo al 7 per cento e poi al 5 e pareva che da questo limite non dovesse scendere, è diminuito con una certa rapidità, fino al saggio del 3 Ij2 per cento circa.
In pari tempo la rendita, che aveva oscillato per alcuni anni tra il 96 ed il 97, ha raggiunto recentemente alla Borsa di Parigi il 99 1|2 e ri mane ormai da più settimane al di là del 99.
Va da sè che questi fatti sono molto impor tanti e costituiscono una prova che il mercato finanziario non è poi così inquieto nei suoi ap prezzamenti, come alcuni vogliono far credere, specialmente quando la vittoria sia dei ribassisti. Non vi è chi non veda che il paese migliora eco nomicamente e le principali manifestazioni di questo miglioramento sono concordi a lasciar ri tenere con buon fondamento che non si tratti di una ripresa effimera, ma di un serio e consolidato stato di cose.
Infatti cominciando dal bilancio si vedono cessate le affannose angustie per raggiungere il pareggio, ed anzi si ottengono nei consuntivi degli avanzi, sebbene con lodevole concetto si sieno incluse tra le spese effettive alcune di quell* che altri Stati continuano a tenere separate prov vedendosi mediante il credito. Le dogane in pari tempo ci annunciano un perseverante aumento di commercio tanto alla importazione che alla espor tazione; e l’ analisi delle cifre ci dimostra che aumenta notevolmente in Italia la potenza d’acqui sto e nello stesso tempo la attività industriale, che lotta in paese contro la concorrenza estera e per alcuni prodotti veniva a penetrare nei mer cati esteri. Inoltre il movimento delle strade fer rate segna continui aumenti dei prodotti lordi, il che significa una più intensa attività negli scambi tra regione e regione. Finalmente — limitandoci ai soli indizi di maggiore Importanza — si os serva dovunque un sorgere di nuove imprese, al cune grandi, molte piccole, le quali dinoterebbero che il capitale è meno titubante di quello che lo fosse nel tempo passato.
Politicamente il paese si mostra abbastanza forte perchè ha potuto attraversare in quest’anno una corrente di scioperi che si è riversata sulle industrie anche agricole, senza che gravi disor dini si manifestassero, e senza bisogno che il
Governo dovesse ricorrere al comodo, ma peri coloso sistema della restrizione delle pubbliche libertà.
È naturale che tutti questi fatti, contempo ranei nella loro manifestazione ed aventi un ca rattere non transitorio, impressionassero favo revolmente il mercato, così che gli impieghi pel consolidato italiano aumentassero, il che appunto determinò l’aumento del prezzo del consolidato stesso.
Ma se tutti trovano naturale che questo mi glioramento delle condizioni del paese si river beri sul consolidato italiano, non tutti sono con cordi a giudicare le cause che possono aver de terminato il sensibile ribasso nel saggio del cambio.
Alcuni infatti notano che se l ’altezza del l’aggio dipende dalla maggiore o minore diffi coltà che incontra il commercio a procurarsi la divisa estera e se la divisa stessa disponibile è determinata dalla differenza tra gli scambi com merciali di importazione ed esportazione, non si trovano negli incontestabili elementi di miglio ramento del paese, quei termini che spieghino la discesa del saggio del cambio.
E veramente a chi si limiti ad osservare la cosidetta bilancia commerciale, sia pure integrata dal movimento degli stranieri che vengono in Italia, non può trovare in questi elementi varia zioni tali che giustifichino il cambiamento avve nuto nel prezzo della divisa estera. Egli è che bisogna tener conto di un altro elemento, molto difficilmente determinabile nella sua entità, ma certamente influente nel massimo grado a deter minare il fenomeno.
Intendiamo dire che il rimpatrio dei valori italiani che si trovavano all’estero, e specialmente del consolidato, fu causa precipua del sostegno del cambio negli ultimi anni, e che ora, cessata o quasi questa corrente dall’estero all’ interno e ri masto il giuoco del cambio influenzato solo dai suoi normali elementi, esso tende a discendere perchè la legge, che i prodotti si scambiano coi prodotti, è di quelle che non possono avere per turbazioni che durino indefinitamente.
B96 L ’ E C O N O M IS T A 29 settembre 1901 non tutto, si intende, ma lasciandone all’ estero
una quantità, che non può più nè fortemente, nè lungamente influire sul mercato, se mai qual che vicenda si verificasse. La politica astiosa che, speeialmente .dopo il 1888, la Francia ha seguito contro di noi, fino al punto da compulsare no minativamente uno per uno i francesi possessori di rendita ital iana affinchè la gettassero patriot ticamente sul i nercato, quella politica valse senza dubbio a depre ¡zzare il nostro titolo più che non lo meritassero gli errori molteplici e svariati che nel campo fina] ìziario commettevano l’Alta Banca e il Governo; ma in pari tempo invogliò agli acquisti ed agli impieghi; ed, aiutandolo la (¡rise bancaria, edilizia ed industriale, l’ Italia diventò una grande assorbente del proprio debito.
Il quale ¡fatto venne anche agevolato dal contegno della Germania, la quale in sul princi pio delle più violenti ostilità francesi, fece buon viso ai nostri titoli e ci diede così tempo per fare rimpatriare a poco a poco il debito che la Ger mania non poteva a lungo detenere.
Questo processo di assorbimento fu però lungo ed ebbe due conseguenze: mantenne il pazzo del consolidato più basso di quello che veramente importava la nostra situazione, e mantenne alto il saggio del cambio perchè o c correva pagare in oro il consolidato che si com perava.
Da qualche tempo però la situazione è mutata.
I valori italiani all’ estero, specie i consoli dati, vi sono in quantità relativamente molto minore, (si dice che di 4 miliardi ne sieno rimasti meno di 2); — la Francia non ha più motivo politico per osteggiare l’ acquisto dei valori italiani da parte dei francesi, e l’interesse netto del 4 0[0 è ancora appetitoso in Francia; — è cessata quindi la causa di scarsezza della divisa estera prima incettata per il pagamento del con solidato che rientrava in paese.
Con questo non si vuol dire certamente che non vi siano più contratti di compra-vendita dei valori italiani, ma mentre prima la corrente che prevaleva notevolmente ora quella dall’ estero all’ interno, oggi probabilmente le due correnti in breve periodo si compensano.
Se a queste considerazioni si aggiunga il fatto, non ancora molto largamente manifestatosi, ma pure abbastanza notevole, che gli Istituti francesi ricominciano a scontare la nostra carta, e per qualche tempo ciò sarà in misura crescente, si avranno, crediamo, abbastanza spiegate le cause per le quali il saggio della divisa estera va ribassando.
Ed è anzi da credere che se non ci saranno sfavorevoli le vicende generali, potremo vedere l’ aggio scendere ancora di più ed arrivare al suo punto naturale, che è al disotto del punto d'oro, cioè non più del 0,45 per cento. Allora sarà il caso di parlare della possibile conversione libera della rendita.
Bisogna però che la attuale situazione fa vorevole si consolidi sotto tutti i suoi aspetti.
VENEZIA, 1E INDIE E L ’ESTREMO ORIENTE
Venezia è malcontenta per le condizioni, nelle quali si trovano le sue comunicazioni con le Indie e l’ Estremo Oriente, e si agita da qual che tempo per ottenere dal Governo e dal Par lamento un serio ed efficace miglioramento di quelle comunicazioni. Comizi pubblici furono te nuti a tale scopo, e per meglio studiare la que stione e mettersi in grado di formulare proposte ponderate, venne incaricata di tale studio la « Commissione comunale permanente per i ser vizi marittimi e ferroviari del Porto di Venezia», la quale ha già presentata una elaborata rela zione, che ci proponiamo appunto di brevemente esaminare.La quistione, alquanto complessa, è svolta assai bene nella relazione dell’ egregio nostro amico prof. Lanzoni, che accenna anzitutto alla rescissione, anticipata di sei mesi, del contratto con la Compagnia inglese Peninsulare e Orien tale, la quale faceva il servizio, sovvenzionato, Venezia-Porto Said. Le 500,000 lire che veni vano spese per questo servizio, invece di con sacrarle a vantaggio di Venezia, vennero spar pagliate per tutto il resto d’ Italia, non lasciando di vantaggio a Venezia che poche migliaia di lire destinate a migliorare alcuni servizi già esistenti con la Grecia e con 1’ Egitto. La legge del 29 marzo 1900, quasi a titolo di compenso, stabilì che si stanziassero in bilancio 100,000 lire al l’anno, per due anni di seguito, come esperimento pel prolungamento da Porto Said a Bombay di 4 viaggi annui della linea Venezia-Egitto. Que sti viaggi vennero assunti, in seguito ad una convenzione addizionale, dalla Navigazione Ge nerale Italiana, che dichiarò di aggiungere, del proprio, le altre 100,000 lire che quei 4 viaggi le sarebbero costati in più della sovvenzione.
Era una concessione meschina, quasi illu soria, dice la relazione, ma i rappresentanti di Venezia si rassegnarono ad accettarla, non per chè avessero fiducia nella bontà della medesima, perchè anzi prevedevano che avrebbe dato risul tati pratici negativi, ma perchè con essa almeno « restava rispettata la massima sancita dall’arti colo 13 della legge 22 aprile 1893 riguardante le comunicazioni dirette da Venezia con quei porti delle Indie e dell’ Estremo Oriente, verso cui fatalmente la spingono condizioni storiche, economiche e topografiche. Inoltre dovevasi que sta concessione considerare soltanto come « un acconto o come un primo provvedimento di giu stizia a favore di Venezia ». E il Parlamento, accogliendo quest’ordine di idee, stabiliva, col- l’art. 7 della nuova legge, che « con speciale progetto da presentarsi entro il 1901, il Governo avrebbe fatte le proposte opportune intorno al servizio di navigazione fra Venezia e le Indie».
ton-29 settembre 1901 L ’ E C O N O M IS T A 597 neilate. Le ragioni dell’ insuccesso vennero indi
cate nella Memoria spedita dal Municipio e dalla Camera di Commercio al Ministro delle poste e telegrafi fin dal 17 dicembre 1900. Dice il Me moriale, e ripete ora la Relazione, che la fallanza di questo esperimento dei 4 viaggi diretti bensì ma da eseguirsi in 4 soli mesi dell’ anno, rima nendo sospesi negli altri 8, e da rinnovarsi allo stesso modo nell’anno, seguente, senza neppure la sicurezza che possano almeno continuare negli anni successivi, dimostra, ancora una volta, che condizioni principali e imprescindibili per T av viamento di una linea di navigazione soho la costanza nella periodicità e la certezza nella con tinuità. Lo sperare buoni risultati da un espe rimento come questo, ebbe a dire il senatore Ceresa, sarebbe lo stesso come pretendere che possa tare fortuna una bottega la quale rima nesse aperta due soli giorni della settimana.
E in verità l’ idea dei quattro viaggi per 4 mesi solj. era abbastanza peregrina ; non ricor diamo ora a chi sia venuta in mente per primo, ma è certo che non era e non è una idea pratica pei nostri tempi; pare proprio un’ idea diseppel lita dopo qualche secolo ed è strano che il Par lamento non siasi accorto dell’ anacronismo che essa costituiva. Com’ era possibile, osserva il re latore, di incoraggiare, raccogliere, instradare a proprio favore le merci che avevano già presa un’ altra strada o che la nuova non avevano mai conosciuta, se la linea sarebbe stata sospesa non appena avesse cominciato a funzionare ? Non bi sogna dimenticare che è consuetudine generale e necessaria delle case commerciali che fanno esportazioni importanti e continuate per 1 Asia meridionale e orientale, di assicurarsi contrat tualmente verso le Compagnie di navigazione il nolo e la quantità di spazio disponibile, per un periodo di tempo non inferiore ad un anno, nel l’ intento, sia di evitare che il rialzo delle tariffe di trasporto influisca sul prezzo delle merci le cui commissioni vengono parimente accettate ad anno, con consegna a scadenza fissa, sia di evi tare date le occasioni d’imbarco meno frequenti per paesi tanto lontani che la perdita di un pi roscafo, per mancanza di spazio, cagionando ri tardi nella consegna delle merci, determini la necessità di gravi indennizzi. E come ammettere che commercianti e spedizioneri i quali avessero stipulati contratti ad anno con le linee già in esercizio, appena quei contratti giunti a scadenza (ne è probabile che vi giungano tutti in questo periodo quadrimestrale di servizio attivo) ne sti pulino dei nuovi con la nuova linea, anche se questo offrisse (il che non è) migliori condizioni di tariffa e di resa, quando poi, mancando per otto mesi le partenze dal porto di Venezia, do vrebbero tornare alle Compagnie abbandonate subendone le tariffe e le condizioni di rappresaglia?
Questo spiega esuberantemente l’insuccesso. Ma si tenga nota anche della circostanza che il Lloyd austriaco ha fatto una concorrenza sempre più intensa, stabilendo per quei 4 mesi non uno ma quattro viaggi mensili per l’Oriente, non li mitati a Bombay, ma estesi fino al Giappone con tariffe per le merci che si caricano a Venezia perfettamente eguali a quelle per le merci che si caricano a Trieste. Infine quel traffico delle
merci provenienti dalla Svizzera, il quale, col l’opera attivissima delle ferrovie Adriatiche, erasi riuscito faticosamente ad istradare per il porto di Venezia, è ormai deviato compieta- mente per Genova, a cui l’ attirano il minore per corso ferroviario e le maggiori facilità e occa sioni di carico.
L ’ esperimento sta ormai per terminare e com’ è naturale Venezia reclama ohe si provveda ad assicurarle quel servizio diretto con l’ India e l’ estremo Oriente al quale crede aver diritto. Pertanto la relazione che esaminiamo considera estesamente le attuali convenzioni marittime e la loro ingiustizia di fronte a Venezia. Sta in fatto che mentre con l’art. 13 della legge 1893 lo Stato assumevasi l’impegno di dare a Venezia una linea con l’India, per la quale era autorizzato a spen dere fino a L. 1,029,000 l’anno, cioè fino alla somma che gli costava la linea corrispondente da Genova, invece nel 1895 non le accordava che la metà ossia 500,000 lire di sovvenzione pattuita con la Peninsulare pel servizio Venezia- Porto Said. Con la legge poi del 29 marzo 1900, non calcolando le 100,000 lire pei 4 viaggi di retti, le quali vennero prese al di fuori di quella somma che fu altrimenti impiegata, comunque non rappresentino che un impegno provvisorio, sono state ridotte a circa 66,000 lire, anche calcolando come istituita per 1)3 a vantaggio di Venezia la nuova linea diretta Genova Bombay, sulla quale fu concordato di riservare 1 [B di ca rico a vantaggio del porto adriatico. Si aggiun ga che venuta a mancare la concorrenza della Peninsulare funzionante da calmiere, i noli dive nuti-prima più bassi in seguito a quella concor renza si rialzarono subito fortemente, con danno, naturalmente, del traffico marittimo di Venezia.
Ma si obbietta, ed è l’obblezione principale, avverte la relazione, che quella del 1893 fu una impostazione sbagliata, che la stessa convenzione del 1895 con la Peninsulare fu un errore e che quelli erano 500,000 franchi buttati via inutil mente ogni anno, mentre ora si è potuto assi curare lo stesso identico servizio, spendendo invece di 500,000 sole 40,000 lire l’ anno. E questo contesta la relazione, facendo un con fronto fra i servizi marittimi attuali di Venezia, come vennero sistemati dalla nuova legge e quelli che erano prima.
Non parliamo, essa dice, dei leggieri mi glioramenti che vennero introdotti nei rapporti di Venezia con la Penisola Balcanica e con altri paesi del Mediterraneo, di cui uno, la fermata di Patrasso, con un leggero aumento di spesa ed altri invece per benevola elargizione della Navigazione generale italiana, ma limitando^ il nostro esame ai rapporti di Venezia coll’Egitto e coi paesi situati al di là del canale di Suez, troviamo che prima delle nuove convenzioni essi erano concretati nei seguenti viaggi :
Venezia-Alessandria : 26 all’ anno — a cura della Navig. Gen. Italiana.
Venezia-Porto Said : 18 all’ anno —- a cura della Peninsulare e in coincidenza a Porto Said con tutto un ventaglio di linee per l’Asia e l’Australia.
598 L ’ E C O N O M IS T A 29 settembre 1901 Colla nuova convenzione non si hanno più che:
12 vi ggi l ’anno Venezia-Alessandria-Porto Said, e altri
12 viaggi l’anno Venezia-Porto Said-Alessandria. In totale 24 viaggi, di cui 12 in coincidenza con la sola linea diretta Genova-Bombay, prosegui r l e poi, mediante un altro trasbordo, fino a Sin gapore.
Per cui, riassumendo, si è avuto questo tra sbordo sostituendo al trasbordo della Peninsu lare ; una sola linea sostituita al ventaglio di linee esercitate da quella Compagnia aldi là del Canale ; e finalmente 24 viaggi coll’ Egitto, an ziché 44, con questo di gfave che i viaggi diretti per Alessandria, essendo stati ridotti da 26 a 12, ne vennero considerevolmente peggiorate le re lazioni di Venezia col grande emporio egiziano. Inoltre, mentre per il trasbordo sui vapori della Peninsulare, non eravi alcun limite di spa zio e prescrivevasi solamente un preavviso di 11 giorni, ora il preavviso è stato ridotto a 5 giorni, ma lo spazio limitato a */3 della portata delle navi. E questo terzo se è esuberante, per ora almeno, quanto alle merci che possono par tire da Venezia, dirette ai paesi d’ oltre Suez, è inferiore riguardo agli arrivi dai detti paesi, ri spetto all’ attuale potenzialità di aspirazione del porto di Venezia.
Comunque si pensi in tesi generale intorno alle sovvenzioni per i servizi marittimi, non si può disconoscere che il trattamento fatto a V e nezia, anziché divenire migliore è andato peg giorando, e questo peggioramento dei rapporti marittimi di Venezia coll’Egitto e coi paesi si tuati al di là del canale di Suez si deve, dichiara la relazione, all’ ex ministro Di San Giuliano. Ma di ciò e delle proposte della Commissione ve neziana, ci occuperemo in altro articolo.
(Contiima)
IL DAZIO SUL GRANO IN INGHILTERRA
E IN ITALIA
La discussione intorno al dazio sul grano è destinata a continuare per un pezzo ; potrà es sere più o meno intensa, ma non può cessare fino a tanto che Governo e Parlamento non si deci deranno ad adottare una misura legislativa, che disponga per una graduale riduzione del dazio medesimo. Il recente libro dell’on. Colajanni, che abbiamo già annunciato (vedi T Economista del 14 luglio) ha sollevato nuove polemiche e, a que sto proposito, merita in modo speciale d’ essere segnalata ai lettori la replica dell’ avv. Giretti nel Giornale degli Economisti dell’ agosto u. s. Noi non intendiamo pel momento di tornare a discutere questa questione, chè vi sono dei ri guardi da osservare di fronte ai lettori, ma non possiamo trattenerci dall’ esaminare una confe renza sul dazio sul grano, ora pubblicata dal dott. Jacopo Tivaroni di Padova, nella quale è specialmente studiata nei suoi effetti l’abolizione del dazio sul grano in Inghilterra. L ’egregio
scrittore osserva essere erroneo il ragionamento di coloro che dal fatto che in Inghilterra la li bera importazione di cereali fece scemare la do manda di lavoro rurale, traggono la conseguenza che la medesima causa dovrebbe anche in Italia avere lo stesso effetto. « Non si nega che qualche cosa di simile — egli dice — potrebbe avvenire anche in Italia; si afferma solo che succederebbe in proporzioni ben minori, per il motivo sempli cissimo che l’agricoltura italiana non è costretta dalle inesorabili necessità del clima inglese a doversi basare quasi esclusivamente sui cereali e sui foraggi, ma oltre a questi due prodotti può anche dare vini, gelsi, olì, agrumi, frutta, eco. » Riconosce il Tivaroni, e ormai su questo punto siam tutti d’ accordo, che non si potrebbe abolire ad un tratto il dazio sul grano e che se cosi si facesse la disoccupazione dei braccianti rurali potrebbe divenire altrettanto estesa, quanto do lorosa. Ma un confronto tra la costituzione agra ria inglese e quella italiana fa scorgere, secondo il dott. Tivaroni, le profonde differenze che in tercedono tra l’una e l’altra. Da questo confronto si può intendere come una stessa causa non debba di necessità avere gl’ identici effetti nell’ uno e nell’altro paese.
Qual’ era la costituzione agricola della Gran Brettagna al principio del secolo X I X ? Si può riassumere in questo trinomio : grandi proprie tari, dirigenti essi stessi i lavori delle loro terre o risiedenti nelle città ; affittavoli capitalisti esercenti l’agricoltura con capitali sufficienti allo sfruttamento razionale della terra, e lavoratori agricoli, proletari senza tetto e senza fuoco.
Questo trinomio che forma la base sulla quale poggia tutto 1’ organismo agrario della Inghilterra, ci spiega come quasi tutto 1’ extra- profitto che le leggi assicuravano ai produttori inglesi andava a finire nelle tasche dei grandi proprietari rurali. Ed invero, siccome i contratti d’affitto erano quasi tutti at will, potevano cioè venire rescissi anno per anno, ogni aumento del prezzo del grano significava immediato aumento del fitto. D’altra parte la classe dei lavoratori agricoli era così numerosa da superare di gran lunga la domanda di lavoro, per cui i salari ri manevano ad un livello estremamente basso.
Il sig. Carlo Mamroth, in un suo studio sullo sviluppo aurario dell’ Inghilterra (Jahrbücher fü r Nationalökonomie und Statistik, 3° serie, voi. 18 dispensa 6°) rileva che prima della inchiesta sulla beneficenza del 1830 la maggior parte dei giornalieri agricoli era sovvenuta dalla tassa pei poveri e veniva occupata solo irregolarmente, secondo se ne presentava la necessità. Dopo la riforma della legge sui poveri del 1834 si allargò invece il sistema dei gangs, ossia delle comitive di braccianti che andavano in giro a cercare lavoro. Gli effetti dell’abolizione del dazio, dato un simile ambiente economico-rurale, quali fu rono ?
29 settembre 1901 L ’ E C O N O M IS T A 599 53 scellini e 4 denari nel periodo 1841-50, ma ri
sale a 54 scellini e 7 denari nel 1851-60, scende a 51 scellini e 1 denaro nel 1861-70 e torna a salire a 54 scellini e 8 denari nel 1871-75. Se malgrado 1’ abolizione del dazio il prezzo del grano non diminuì allora in Inghilterra, ciò si deve, osserva il conferenziere, alla ristretta of ferta di quel tempo, limitata quasi esclusiva- mente ai raccolti europei e all' aumento della domanda, effetto delle migliorate condizioni eco nomiche del popolo inglese, in seguito alla poli tica del libero scambio. In Italia 1’ abolizione del dazio nelle condizioni odierne del mercato mon diale dei cereali, farebbe certo scemare il prezzo del grano. In Inghilterra occorre venire agli anni successivi al 1875 per trovare un sensibile ri basso. Infatti nel quinquennio 1876-80 scende a 47 scellini e mezzo, nel 1881 è a 45 scellini e 4 danari, e scende fino a 22 scellini e 10 denari nel 1894, per risalire a 35 scellini e 8 denari nel 1899.
Quali gli effetti della grande riduzione del prezzo del grano ?
-La rendita dei proprietari diminuisce, cosic ché il reddito imponibile dei terreni della Gran Brettagna, ch’ era nel 1874-76 di quasi 58 mi lioni di sterline è sceso nel ’99 a 43 milioni di sterline. Non è adunque più applicabile, osserva il Tivaroni, all’ Inghilterra la celebre frase di Stuart-Mill che i proprietari dormono e la ren dita cresce, i proprietari possono forse ancora dormire, ma le loro entrate sono scemate, il che costituisce uno degli indici della moderna ten denza della società ad una minore ineguaglianza delle condizioni economiche.
Invece non si può dire che i fittaioli siano stati gravemente danneggiati del diminuito prezzo del grano: i fittavoli inglesi, forniti in generale di un notevole capitale d’ esercizio, potevano meglio di qualunque altro far fronte agli impe gni già assunti dinanzi al proprietario e trasfor mare nel modo più razionale le colture, mentre essendo gli affitti at will, non riusciva difficile agli affittavoli di ottenere una corrispondente di minuzione del fìtto.
Quanto agli operai, il loro numero diminuì notevolmente, nel 1851 erano nella Gran Bretta gna 1,244,269, quarant’ anni dopo, nel 1891 erano 759,134. E il Bowìey, nei suoi recenti studi sui salari inglesi negli ultimi cento anni, mostra come i salari annui degli operai agricoli nell’ Inghilterra e Galles da 39 sterline nel 1870 salirono a 47 nel 1875 scesero nuovamente a 37 nell’ 85 e si ele varono a 40 sterline nel 1895. La curva dei sa lari e quella del prezzo del grano non sono pa rallele: il salario minimo lo troviamo nel 1885 quando il grano valeva ancora 32 s. c. 10 d. il quarter; in seguito nel 189C e ’93 mentre il grano, continua a scemare, i salari tendono invece a rialzarsi.
Le condizioni della proprietà rurale in Italia sono differenti da quelle della Gran Brettagna. Mentre le aziende agricole di quest’ ultima erano, nel 1890-95, 586,275, presio di noi gli articoli di ruolo dell’ imposta sui terreni, ammontarono nel 1894 a 5,814,024. I proprietari rurali italiani sarebbero stati nel 1893 secondo i calcoli del- 1’ on. Luzzatti 4,931,000, dei quali 4,339,000
pa-gavano una imposta governativa sui fondi rustici inferiore a lire 20; 342,000 un’ imposta tra 20 e 40 lire e solo 250,000 un’ imposta governativa superiore a lire 40. A fianco della numerosa classe dei proprietari rurali, si contavano in Ita lia, secondo il censimento del 1881, 1,045,359 mezzadri, 411,643 fittavoli ed enfiteuti ed oltre 5 milioni di giornalieri braccianti.
Orbene, una graduale abolizione del dazio sul grano che effetti avrebbe su tutti questi agri coltori? si domanda il Tivaroni, il quale risponde che diminuirebbe anzitutto la rendita dei pro prietari e quindi il valore della terra. Fenomeno questo che se riuscirebbe doloroso ad alcuni, tornerebbe lieto per altri che potrebbero inve stire nella proprietà terriera i modesti guadagni di una vita consacrata all’ industria e al commer cio. Gli affittavoli si risentirebbero per qualche tempo dello sminuito prezzo del grano, però che da noi i contratti di affitto durino generalmente 3, 6 o 9 anni, ma poi proprietari e fittavoli fini rebbero con l ’ adattarsi al nuovo ambiente, creato dall’ abolizione del dazio sul grano.
Quanto ai giornalieri agricoli, si potrebbe osservare che la loro condizione è tanto triste che peggiore non potrebbe mai divenire. Ma se è vero che togliendo a un tratto e compieta- mente il dazio, là dove non sarà possibile sosti tuire alla coltura cerealifera che quella foraggierà e specialmente non sarà possibile per qualche tempo che il pascolo brado (come in alcune pro vinole dell’ Italia meridionale) parte dal proleta riato rurale sarebbe esposto a maggiore disoc cupazione, è anche certo che una graduale abo lizione permetterebbe di dare impulso ad altre colture che richiedono maggior lavoro e non tar derebbe a ottenersi un riequilibrio del mercato del lavoro agricolo.
Quando, tolto l’ artificioso incoraggiamento alla produzione del grano, l’ agricoltura italiana sarà organizzata e orientata secondo le naturali condizioni del suo terreno e del suo clima, allora ogni nuova diminuzione del prezzo del frumento non sembrerà più a taluni minacciosa al benes sere delle classi rurali. Intanto, non era super fluo rilevare ancora una volta 1’ errore di coloro che giudicano degli effetti per l’ agricoltura di una graduale abolizione del dazio, citando ciò che è avvenuto in Inghilterra, dove le condizioni della proprietà e dell’industria agricola sono as sai differenti da quelle del nostro paese, come lo sono le condizioni di clima e le attitudini delle popolazioni. Ma è così comodo di rimproverare agli altri le citazioni dell’ Inghilterra che stanno contro la propria tesi e di valersene quando può parere che sieno favorevoli !
UN DISCORSO DELL’ Onor. LU ZZA TTI
sull’ assicurazione combinata con la costruzione delle case operaie
600 L ’ E C O N O M IS T A 29 settembre 1901 tenuto una conferenza principalmente intorno alle
case pei lavoratori. L ’ argomento è del maggiore interesse, perchè col notevole sviluppo demogra fico dei centri industriali, anche di quelli minori, diventa sempre più urgente di costruire case igie niche, comode e a buon mercato per gli opei ai. Veramente è questo un bisogno che investe, può dirsi, quasi tutte le classi cittadine, sia perchè non piccola parte di molte città avrebbe bisogno di essere ricostruita per soddisfare alle più mo deste esigenze della vita moderna, sia perchè la penuria di case si avverte talvolta non soltanto pei lavoratori, ma anche per altre classi. L ’ono revole Luzzatti naturalmente ha considerato que sto problema dal punto divista dei bisogni degli operai ed ha svolto, con la sua competenza indi scutibile nelle questioni attinenti alla coopera zione, il tema dell’ assicurazione combinata con la costruzione di case operaie. Riferiamo il sunto del suo discorso, perchè è utile dare la maggiore diffusione alle notizie che il valoroso cooperatore ha fornite e richiamare l’ attenzione su un sistema che, prudentemente applicato, può dare eccellenti risultati.
L ’ on. Luzzatti riassunse nell’esordire i grandi benefici recati dalla Banca Popolare di Lodi con più che un milione e mezzo di capitale versato, con più che ottocentomila lire di fondo di riserva e con 13 milioni di depositi a risparmio. Essa è inviscerata a tutti i progressi dell’ agro lodigiano, ha snidata l’ usura a Lodi e nelle campagne cir costanti. Parlando da una città esuberante d’ ini ziative e usa ad aprire nuove vie all’ economia nazionale, l’oratore metterà innanzi due proposte, una propizia segnatamente all’ Italia del Nord e Centrale, l’ altra al mezzodì. Nè lo preoccupano le obbiezioni, a lui piacendo queste pugne pel bene del progresso umano.
Sino dal 1860 tutti gli ordini di cittadini in sieme congiunti intorno al grande ideale della Patria ben sentivano che era vano parlare di tutte le virtù civili agli uomini in balìa di tutti i bi sogni, e di accordo si fondarono, oltre alle So cietà di Mutuo Soccorso, già diffuse nel libero Piemonte, le Banche Popolari, i Sodalizi coope rativi di consumo e di lavoro, si perfezionarono le Casse di Risparmio. Su queste basi salde dob biamo ora edificare, con provvedimenti ben cal colati nella loro audacia, le nuove istituzioni, con trapponendo l’ aiuto solidale di tutte le classi alla lotta di classe, che divide in campi diversi i nati di una stessa terra, i figli di uno stesso riscatto.
Le case per ¡ lavoratori.
Da più anmi si tenta di rendere i lavoratori proprietari della loro casa con una spesa eguale o minore a quella delle pigioni perpetuamente pagate per abitare in tetre mude.
Le case decenti con un pollice di giardino lieto di fiori, e di frutta, coltivano lo spirito di famiglia, sottraggono i volghi alle bettole igno miniose, alle tendenze anarchiche. Ma queste ri forme salutari urtano contro la possibilità della morte precoce del lavoratore prima che paghi interamente gli inte ressi e l’ ammortamento della propria casa ; urtano contro la tentazione di ven dita quando ne alzino i prezzi per il
ravvalora-mento crescente dei quartieri popolari. A questa ultima difficoltà si provvede col diritto di preemp- zione nelle Società costruttrici, le quali colla fa coltà del riacquisto in caso di vendita, sottrag gono la casa agli speculatori.
Ma il Belgio e la Germania hanno ora risoluta,, col mezzo dell’ assicurazione, la massima difficoltà della morte precoce del lavoratore, la quate co stituisce un ostacolo ad accumulare il capitale per le case del popolo.
La Cassa di Risparmio del Belgio, posta sotto le garanzie dello Stato, ammirabilmente amministrata dal suo direttore generale, Omer Lepreux, ha già dato a prestito quaranta milioni di lire a Società intermedie costruttrici di_ case per i lavoratori, i quali ne divengono proprietari nell’ atto che prendono una assicurazione sulla loro vita.
A ll’ antico fondo di ammortamento del ca pitale, impiegato nella costruzione della casa si sostituisce l’ assicurazione meno costosa, libe rante subito dal debito ipotecario i lavoranti an che se muoiono il dì dopo la stipulazione del loro contratto e che in ogni modo li libera dopo un periodo di anni che essi fissano a loro scelta, un ventennio di consueto, spirato il quale, la casa che loro appartiene sino dal primo giorno, si purga da ogni ipoteca. Così si fecero in Bel gio in pochi anni circa ventimila proprietarii di casette fra le tre e le quattromila lire di valore crescente ogni dì più per naturale incremento: e il programma, come diceva il ministro delle finanze del Belgio all’ on. Luzzatti, è di creare alcune cen tinaia di migliaia di piccoli proprietari. Così si educano i fidi conservatori dell’ ordine sociale, si libera la piccola gente dall’ usura peggiore, quella speculante sulle loro abitazioni. L ’ assi curazione sostituita all’ ammortamento acquieta la famiglia povera che almeno conserva la pro pria casa se ne muore il capo, opera il miracolo di raccogliere per virtù economica e non per be neficenza i fondi occorrenti alle costruzioni colla maggior facilità, alleggerisce gli oneri dei lavo ranti oppressi ogni dì più dalle dure pigioni.
Tutto questo, tornato ora in Italia, l’ onore vole Luzzatti, chiarì ai suoi amici delle Casse di Risparmio e delle Banche Popolari, le quali fatte certe del rimborso dell’ assicurazione,_ pro misero il loro appoggio a Società intermedie, di preferenza cooperative, sorgenti a costrurre le case popolari. Nè manca da noi l’ istituto assicu ratore solido e disinteressato: è la Popolare
Vita fondata dal Luzzatti nel 1889 sul principio cooperativo e sotto la fede di un fondo di garan zia sottoscritto da più che cento Istituti di Pre videnza, fra i quali le Casse di Risparmio di Milano, di Venezia, di Piacenza, le Banche po polari di Bologna, di Cremona, di Bergamo, di Lodi, ecc. ecc. La Popolare Vita ha oltre trenta milioni di capitali assicurati, crescono ogni anno per più che due milioni i suoi affari, e, come si addice alla cooperazione, restituisce uua cospicua parte dei benefici agli assicurati in proporzione dei premi pagati.
29 settembre 1901 L ’ E C O N O M IS T A 601 da ogni ipoteca, pagherebbe per ogni mille lire
di capitale che la casa gli è costata a costruire 40 lire e 35 cent, all’ anno (in Belgio paghe rebbe 43 lire e 49 centesimi), senza tener conto
del rimborso eventuale degli utili.
E in via ordinaria quest’ onere per divenir proprietario in venti anni, per lasciar libera da ogni ipoteca la casa, se muore prima del ven tennio, sarebbe minore delle pigioni attuali. Quindi in alto con i cuori e con le speranze! A ottenere questi benefici, non occorre chiedere aiuti allo Stato; i capitali sovrabbondano nelle Casse di Risparmio, nelle Banche Popolari, nelle Società di Mutuo Soccorso, che con la garanzia dell’ assicurazione li daranno senza difficoltà. Ba sterà una piccola legge a somiglianza di quelle già in vigore nel Belgio, in Germania, in Ingil- terra, in Erancia, intese ad agevolare la trasmis sione delle piccole proprietà e a liberare i con tratti inerenti ad esse dalle fiscalità. Al riaprirsi della Camera 1’ on. Luzzatti, insieme al collega Rubini, raccomanderà^questo disegno alla bene volenza del Governo e del Parlamento. Ma sif fatti provvedimenti, per note ragioni, non gio veranno al mezzodì d’ Italia.
Il piccolo debito ipotecario fondiario. Ora esaminando a Bruxelles i mirabili con- gegni già delineati, l’on. Luzzatti chiarì all’emi nente Direttore generale della Cassa di Rispar mio belga che, con P identico metodo, essi si potevano applicare allo sgravio dei piccoli de biti ipotecari dei fondi rurali e ne ebbe cordiali incoraggiamenti.
Il debito ipotecario usuraio perpetuo che con gli alti interessi mangia più volte il valore del minuto podere, deve essere surrogato, dove parrà possibile, dalla assicurazione nel modo che si è già descritto. Mentre per gli effetti delle concorrenze universali scemano le rendite della terra di ogni specie, crescono i pesi del debito ipotecario ; e troppo spesso nel Mezzodi il cre ditore ipotecario diviene il padrone del suolo ipotecato ! Bisogna adoperarsi a surrogare nei limiti del possibile questa dura ipoteca, espri mente una servitù perpetua, con una ipoteca mite e riscattabile, mercè 1’ assicurazione, in un termine equo e tale che, se il proprietario muore, la famiglia superstite abbia subito il pic colo podere netto da ogni carica. Il premio di assicurazione sarebbe minore, data la media de gli interessi pagati dai piccoli proprietari del mezzodì, dei carichi attuali che li opprimono perpetuamente, e il nuovo congegno li emanci perebbe dalla servitù di un debito che ricorda gli antichi aggiogati alla gleba. E ciò segnata- mente per la differenza tra il premio di assicu- zione equo e mite in tutta Italia e l ’ interesse ipotecario gravissimo nel mezzodì.
La « Popolare Vita » offrirebbe anche per il Mezzodì, dove è già nota per provvide ope razioni, i suoi servigi liberatori ; e i tondi per surrogare le ipoteche gravose a condizioni piu umane, data la garanzia deH’asatc^r^zione, l’ora tore assicura che non mancherappp.
Occorre anche qui una pjocqla Jeggipa, che, come si fece per il Credito agrario affidato al Banco di Nàpoli, l ’ on. Luzza^ì ai propone di
studiare coi colleghi del Mezzodi. Avrà un ca rattere giuridico informato alle nostre tradizioni scientifiche e per la parte finauziara si confor merà a un’ aurea sentenza espressa dall’ on. Ru bini : ohe le temperate fiscalità debbono aiutare di preferenza i disegni intesi ad estinguere de biti piuttosto che quelli che ne agevolino l’accen sione. Così egli pensa di essersi incominciato a sdebitare da un primo impegno di studi preso nel suo ultimo viaggio nelle Puglie e si riserva di concretare meglio il carattere di siffatti prov vedimenti e di rispondere alle obbiezioni in un convegno, che terrà a Lecce, ospitale e gentile, donde uscì il primo grido di redenzione dal- 1’ usura dei debiti ipotecarii.
La crisi della salute.
L ’ oratore si augura che queste idee otten gano un effetto felice, quale, trentasette anni or sono, ebbero quelle della cooperazione e del cre dito popolare. Per queste, e per altre riforme sociali e finanziarie, bisogna evocare gli antichi entusiasmi con i quali si è fatta la patria.
Come dagli incomposti e talora terribili moti, che precedettero l’ unità nazionale, uscì bella, grande e unificata l ’ Italia quando Vittorio Emanuele e Cavour disciplinarono la rivoluzione, così dalle odierne e diverse agitazioni dei lavo ranti, curate e regolate da una sapiente legisla zione sociale e finanziaria, dalla sollecitudine delle classi dirigenti, con comuni propositi di amore, uscirà la salvezza e la grandezza della democrazia italiana.
Non bisogna spaventarsi di fenomeni che rappresentano da per tutto la crisi della salute. Se il socialismo è un’ utopia, che non può non dissolversi, le miserie umane che denunzia sono bene spesso una realtà.
E l’onorevole Luzzatti così concluse : par lando da questo antico nido di patriottismo, sotto gli auspici della Società di mutuo soc corso e della Banca popolare, le quali tanto bene fecero al popolo che lavora e soffre, rin noviamo l’ impegno di non umiliare mai gli ope rai con sospetti denigratori, nè di adularli con tribunizie lusinghe. Il che ci impone quella gran legge di solidarietà che collega dappertutto la coltura alla ignoranza, 1’ agiatezza alla miseria, e non permette ai felici di questa terra di go dersi nella pace della loro coscienza la propria fortuna, se non si innalzi nello stesso tempo il tenore di vita materiale e morale degli umili, degli afflitti che li circondano.
In questa solidarietà è la pacificazione della Patria, è la salvezza del progresso umano.
IL COMMERCIO ITALIANO
nel decennio 1891-1900.
III.
602
Come già si è visto, la esportazione ha dato un movimento complessivo nei dieci anni, da 876 milioni nel 1891 a 1338 milioni nel 1891, cioè un aumento di circa 462 milioni; la cifra e bene inferiore all’ aumento che hanno conseguito molte altre nazioni, ma è tuttavia abbastanza importante.
Esaminiamo come essa si compone nei sin goli gruppi:
a) Materie necessarie alVindustria gregge.
29 settembre 1901 La improvvisa diminuzione avvenuta nel 1895 e mantenutasi di poi, è dovuta al dazio di entrata di L. 3 per quintale imposto dal regio decreto 10 dicembre 1894, con tale misura si tolse quasi completamente la. possibilità del transito per l’ Italia del cotone che prima entrava ed usciva per intermediario delle nostre case di commercio.
Molto oscillante è stata la esportazione nel decennio dei cascami di seta greggi; però l’ ul timo quinquennio è in aumento; infatti si ha:
milioni milioni
L ’ E C O N O M IS T A
Il movimento nei dieci anni (manca pero sempre il 1891) fu per questo gruppo il seguente :
1891 ... 1892 ... L 185,412,202 1893 ... 202,920,507 1894 ... 182,950,866 1895 ... 176,456,531 1896 ...181,905,764 1897 ...194,448,915 1898 ...201,645,859 1899 ...242,410,229 1900 .235,663,003
Anche qui abbiamo un lungo periodo del decennio quasi stazionario sebbene oscillante, gli ultimi tre anni accennano invece ad un au mento di qualche importanza e se cerchiamo quali sieno le voci che hanno dato un maggior aumento troviamo quelle, che segnano più di dieci milioni di traffico, che nel 1892 e nel 1900 indicavano:
1892 1900
(milioni)
Tartaro e feccia di vino... 15.0 12.9 Canapa greggia... 27.9 43.7 Cotone in bioccoli... 17.4 2.6 Cascami di seta g r e g g i... H-9 13.1 Pelli crude... 12.3 21.6 Minerale di zin co... 14.3 12.3 Z olfo... 29.1 47.4
Queste sette voci rappresentano per il 1892 circa 128 milioni sui 185 del totale del gruppo e per il 1900 circa 153 milioni sul totale di 235.
Va notato che il movimento del tartaro e feccia di vino fu quasi stazionario, il massimo si ebbe nel 1895 con 15.6 milioni di esportazione, il minimo nel 1900 con 12.9 milioni.
Per contrario la canapa greggia dà un au mento continuo sebbene con qualche oscillazione ; eccone infatti il movimento nel decennio:
milioni milioni 1891... 24.1 1896.. . 37.3 1892. . . 27.9 1897.. . 44.0 1893 . . 29.4 1898.. . 33.4 1894.. . 34.1 1899.. . 36.9 1895.. . 40.4 1900.. . 43.7 1891. . . 11.4 1896.. . 12.4 1892 . . 11.9 1897 .. 10.4 1893.. . 15.4 1 898... 13.8 1894.. . 10.1 1899... 16.1 1895 . . 8.4 190 0... 13.1
i due quinquenni vi è una differenza no-tevole; il primo dà 57.2 milioni, il secondo 65.8. Per le p elli crude il movimento della espor tazione, toltone il 1895 in cui ha dato una cifra alta, non ebbe slancio che negli ultimi due anni ; infatti si ha nel decennio :
milioni milioni 1891 . 16.0 1896.. 16.2 1892 . 12.3 1897 . 15.0 1893 . 13.9 1898:. 17.1 1894. . 14.1 1899.. 21.2 1895. 21.4 1900.. 21.6
È evidente 1’ aumento della esportazione, ma è anche evidente che esso dipende da cause molto oscillanti, come lo prova la, alta cifra di esportazione del 1895 che e cosi distante da quella degli anni precedenti e susseguenti.
Viene poi la voce minerali di zinco che nel 1891 dava 13.6 milioni che andò poi diminuendo sino a 9.2 milioni nel 1896 per riprendere poi negli anni successivi e dare 10, 13 e finalmente 16 milioni, che èil massimo del decennio,nel 1899; nel 1900 scese la esportazione a 12.3 milioni.
Finalmente lo zolfo che ha tanta importanza per la regione sicula dà nelle cifre della espor tazione la prova, prima degli effetti della crise, poi della sistemazione avvenuta per mezzo della unificazione della produzione. Ecco infatti le cifre del decennio : milioni milioni 1 8 9 1... 29.6 1892. .. 29.1 1893 . . 24.8 1894. .. £1.5 1895. . . 20.6 1 8 9 6 .. . 27.2 1 8 9 7 .. . 34.1 1 8 9 8 .. . 41.7 1899. .. 43.4 1900. . . 47.4
IV aumento è notevole cosi por la quantità come per il prezzo di vendita. Le quantità infatti furono le seguenti:
quintali
29 settembre 1901 L ’ E C O N O M IS T A
603 b) Altre materie necessarie all'industria.
Per questo gruppo la nostra esportazione e veramente scarsa, non tanto per la cifra to tale che si spinge a 449 milioni, quanto per il numero delle voci. Infatti se facciamo conto di quelle la cui esportazione oltrepassa i dieci mi lioni, non troviamo che la seta, e negli ultimi anni i filati di cotone-, daremo quindi in questo gruppo anche le voci che oltrepassano i cinque milioni di esportazione :
1892 1900
Oli volatili ed essenze... 5.9 8.9 Legni, radiche eoe. per tinta
e per c o n c ia ... 5.3 5 9 Filati di lino, canapa, juta. . . 5.1 7.2
» di cotone... 1.1 11.5 Seta tratta semplice... . . 296.3 349.8 Cascami di seta pettinati e
fila ti-.._ ... ... 12.8 18.5 Treccie di paglia, scorza e
s p a r to ... 3.9 9.8 Pelli preparate... 4.1 5.6 Argento greggio... 10.6 2.7
Ora se si pensa che il movimento com ples sivo di questo secondo gruppo fu il seguente durante il decennio : 1891 ... L . . . . 1892 ... 365,472,043 1893 ... 326,639,292 1894 ... 355,383,115 1895 ... 372,321,355 1896 ... 332,613,253 1897 . . . 348,364,555 1898 ... 404,570,565 1899 ... 523,762,622 1900 ... 449,728,058
e che quello dalla seta tratta nello stesso pe riodo fu: 1891 chilog. 57,000 L. 243 milioni 1892 » 54,000 » 296 » 1893 » 45,000 » 251 » 1894 » 55,090 » 267 » 1895 » 58,000 » 296 » 1896 » 57,000 » 258 » 1897 » 60,000 » 270 » 1898 » 68,000 » 316 » 1899 » 74,000 » 421 » 1900 » 67,000 » 349 »
si vede chiaramente quale parte importante ab bia la seta nel movimento di questo gruppo.
Esigua ma sempre crescente è la esporta zione di filati di cotone che ha più che decupli cato, rimanendo a 11.5 milioni, le treccie di p a glia, le pelli preparate pure danno qualche au mento.
c) Prodotti fabbricati.
Questo gruppo che per il nostro commercio di esportazione è cosi misero nelle sue cifre, mostra però una potenza di espansione maggiore degli altri; dal 1892 al 190C passa da 122 mi lioni a 303 cioè un aumento di 181 milioni, più del 130 per cento. E tale aumento, la qual cosa e più importante, è costante nel periodo ; eccone infatti le cifre; 1892 » 122,427,074 1893 » 141,707,834 18,279,760 1894 » 156,738,562 -+- 14,030,728 1895 » 179,340,761 -f- 22,602,199 1896 » 216,803,472 + 37,462,711 1897 » 219,890,211 -f- 3,086,739 1898 » 264,259,137 -4- 44,368,926 1899 » 286,693,206 -+- 22,434,069 1900 » 303,376,355 -+- 16,680,749 Tutti gli anni hanno adunque dato un au mento, il minore aumento fu nel 1897 a para gone del 1896 ed il maggiore nel 1898.
Qui tenendo conto anche delle sole voci che danno più di dieci milioni di esportazione, ne troviamo parecchie specie negli ultimi anni;
1892 1900
m . milioni
tessuti di cotone... IO 7 49 6
» di lana... 8,0 8,2 >> di seta o filosella. 17,8 67,1 Mobili, cornici, utensili. . 6,6 12 3 Bastimenti... ... 2 5 Cappelli di paglia... 3,3 l o ’3 Marmo ed alabastro
lavo-„
rat0...
10,2 11,8 Corallo lavorato... 10,6 22,4 Cappelli... 3,5 l o ’ l Queste nove voci rappresentarono nel 1892 65,7 milioni sui 122 di totale esportazione del gruppo; nel 1900 ne rappresentano 193 sui 303 del gruppo.Alcuni prodotti come quello dei tessuti vanno notati in modo speciale.
tessuti
tessuti tessuti di seta
di cotone di lana 0 filosella
1892. . . 10,7 3,0 17,8 1893. . . 14,8 4,0 18,8 1894. 16,7 4,6 23,4 1895. . . . 20,3 3,9 29,6 1896. ■ . 25,4 4,8 32,9 .1897. 23,3 6,5 34,2 1898. .. . 38,8 9,7 39,8 1899 . . . . 42,4 10,9 60,9 1900. . . 49,6 8,2 67,1
E’ chiaro dunque che la industria tessile * italiana, cotoniera, laniera e della seta, ha potuto sodisfare ai bisogni della popolazione che au mentava nel numero e nella potenza di acquisto, ma anche fare, piccola ma perseverante breccia^ sui mercati esteri nonostante le disparate condi zioni in cui l’ industria si svolge; così ha qua druplicato l’ uscita dei prodotti di cotone, ha tri plicato quella della lana, e quadruplicato pure quella della seta. Certo in tutti e tre questi rami di industria danno appena una esportazione di 125 milioni il che assolutamente considerato è povera cosa; ma nove anni or sono non davano che 30 milioni il che era ancora meno.
Anche la voce mobili, cornici ed utensili segue un costante aumento nel decennio così che da 6 sale a 12 milioni.
604 L ’ E C O N O M IS T A 29 settembre 1901 milioni milioni 1892 _— 1897. . 21.2 1893 . .. — 1898 . . . 36.6 1894 .. .. — 1899 . . . 3.2 1 895.. 0.5 1900 .. 2.5 1896 . .17.4
E se si pensa a tutta la storia della legge sui premi per la marina mercantile, si comprende la ragione delle oscillazioni e ci si domanda se deve essere in balìa delle mutevoli maggio ranze parlamentari il potere di far nascere arti ficialmente una industria per poi abbandonarla. La esportazione dei cappelli di paglia ha sofferto una crisi, ma sembra sia poi stata di utile effetto poiché la ripresa dopo il 1898 tu cospi cua ; eccone le cifre :
milioni milioni 1891 . .. 3.9 1896. . . 4.7 1892 . ..3 .3 1897. . 2.4 1893 . ..4 .7 1898. . . 2.5 1894. . . 5.3 1899. . 7.5 1895 . . 5.8 1900. . 10.3
Poche oscillazioni diede il marmo lavorato compreso Valabastro; il minimo della esporta zione fu di 8.5 milioni nel 1894 ed il massimo si trova nel 1899 con 12,4 milioni.
Soltanto il 1895 ed il 1900 danno una di minuzione sull’anno rispettivamente precedente; ma tra il primo e l’ultimo anno del periodo vi è un aumento di 65 milioni ; il massimo di esportazione fu raggiunto nel 1899 con 378.0 milioni, cioè 94 milioni più del 1892.
Ecco le voci principali, quelle cioè che danno più di 10 milioni di esportazione :
1892 1900
(milioni) . 60.2
cennio :
e si vede che su quella esportazione 1891 etto!. 1,158,000 L. (milioni) 37.1
molto la moda ecco le cifre del de 1892 » 2,449,000 » 60.2
1893 » 2,362,000 » 58.9 milioni milioni 1894 » 1,943,000 » 48.9 1891 . . 17.6 1896. . 27.6 1895 » 1,710,000 » 49.2 1892 . . . 18.6 1897 .. 23 8 1896 » 1,646,000 » 51.5 1893 .. 19.2 1898 . 24.0 1897 » 2,386,000 » 65.0 1894. .. 21.7 1899 .. 30.6 1898 » 2,503,000 » 71.4 1895 . .. 27.3 19,,0 . . 22.4 1899 » 2,430,000 » 72.1
complesso però si verifica uu andamento 1900 » 1,875,000 » 62.9
MI ~ ~ --- / X 1 *
nio dà 104.4 milioni, il secondo 128.4.
Finalmente i cappelli mostrano una indu stria che si fa strada sui mercati esteri ; 1’ au mento della esportazione è lento ma costante; le cifre del decennio sono le seguenti :
Milioni Milioni 1891. ..1 .9 1 896... 6.4 1892. . . . 3.5 1897... 6.7 1893. .. 5.5 1898... 9.1 1 894... 4.0 18994. .11.6 1895. . . . 4.8 1900. 8. 10.1 d) Generi alimentari.
È il gruppo più importante dopo il secondo poiché comprende i nostri prodotti agricoli com presi quelli di prima lavorazione. La
esporta-V ino...
Olio d’ o liv a ... 60.2 R is o ... 9-6 Agrumi . ’ . ■ ... 30.8 Frutta fre sch e... 5.8 Mandorle, noci, nocciole ecc.20.1 Animali b o v in i... 5.8 Carni, pollame, cacciagione 12.5 Burro e formaggio...19.7 Uova di p o lla m e ...23.2
Queste dieci voci rappresentano per il 1892 248 milioni sui 284 e per il 1900 sono 280 so pra 349.
Vediamo le singole voci.
Il vino ebbe una crisi di esportazione dal 1894 al 1896 poi si risollevò alquanto, ma il 1900 segna una diminuzione infatti ecco le quan tità ed il valore : 62.9 28.4 15.4
22.2
11.0 21.3 16.6 18.9 32.8 50.0L 'olio d’ oliva u» - --cende dei raccolti, ma nel complesso segna di minuzione ; il 1900 dà una ~ 1891 L. (milioni) 62.5 1892 » <0.2 1893 » 47,3 1894 » 63.5 1895 » 46.3 scarsissima uscita. 1896 (milioni) 54.9 1897 » 57.8 1898 » 36.0 1899 » 510 1900 » 28.4
Il riso che fu oscillante tra i 9 ed i 12 mi lioni di lire di esportazione dal 1891 al 1896 scese a 7.6 milioni nel 1897 per risalire a 13,7 milioni nel 1898 a 13.5 nel 1899 ed a 15.4 nel 1900.
Negli agrumi vi è una grande oscillazione dovuta però più al prezzo che alla quantità ; diamo le cifre in quintali ed in valore per tutto
decennio fu la seguente : quintali milioni di lire
29 settembre 1901 L ’ E C O N O M IS T A 605 Notiamo l’aumento della esportazione delle
frutta fresche da 5.8 ad 11 milioni di lire; fino al 1896 la esportazione aveva oscillato tra i 5 ed i 7 milioni nel 1897 salì a 13 milioni e nel 1899 a 18.5.
Delle mandorle e noci che nel 1900 diedero una cifra poco superiore a quella del 1892 note remo che mentre nel primo quinquennio il mas simo su di 26 milioni (1893) nel secondo quin quennio si arrivò a 31 milioni (1899).
Interessante l’aumento della esportazione degli animali bovini ; ne diamo il numero ed il valore : numero milioni 1892... ...18,358 5.8 1893 . . . ... 23,623 7.0 1894... . . . 60,035 24.3 1896 . . . . ... 42,614 18 7 1896 ... 34,537 15.0 1897 ... 37,226 14.8 1898... ... 37,540 12.5 1899... . . . 40,143 15.2 1900... ...46,553 16.6
Quasi stazionario il movimento nelle carni. Pollame e cacciagioni oscilla tra un minimo 'di 12 milioni nel 1892 ed un
1899 ; però la tendenza t mento.
Invece la voce burro più spiccato movimento di cifre : milioni 1892.. 19.7 1893 .. 22.9 1894 .. 23.3 1895. . 23.5 1896.. . 22.9 massimo di 19.9 nel ì lievemente all’
au-e formaggio segna aumento ; eccone le milioni 1897 . . 23.3 1898.. 26.7 1 8 9 9 .. . 29.7 1900.. 32.8
dati sicuri si hanno solo per quelle merci che sono soggette a diritti di dogana.
Per ciò che si riferisce agli utensili in ferro, smaltati, o domestici, vestiari e simili, è noto che molti paesi competono con successo col Pegno Unito. Da una relazione della locale Camera di commercio appare che l’ Italia ha inviato a Malta per un am montare di Dst. 240,385 di cui Lst. 127,603 di solo vino, olio, patate.
Il rapporto del Ministero continua dicendo che le merci inglesi sono generalmente superiori per qua lità a quelle di qualunque altro paese, ma che tutta via la Germania e il Belgio fan concorrenza all’ In ghilterra per certe merci manufatte e per le mac chine, le quali si presentano non solo più a buon mercato, ma di una bontà che eguaglia quelle in glesi. Dalla Francia Malta importa specialmente og getti di vetro, e dall’ Italia oltre i prodotti naturali già citati, importa cravatte e cappelli di feltro.
Nel rapporto poi si fa ancora speciale menzione alla concorrenza italiana la quale potrebbe un giorno soppiantare l’ Inghilterra nella fornitura degli og getti manu fatturati.
Quale è la conseguenza che da tutto ciò debbono trarre i nostri commercianti ed industriali? E ne cessario, affinché la nostra posizione sul mercato maltese possa consolidarsi e quindi espandersi, che i prezzi sieno più miti di quelli delle merci similari di provenienza inglese o di altre nazioni concorrenti che vengano fatte le maggiori facilitazioni possibili ai consumatori in quanto riguarda il pagamento delle merci ; è necessario cattivarsi gli agenti in termediari con una equa percentuale sulla commis sione e sopratutto curare con ogni riguardo 1’ im ballaggio, che deve essere solido, ben confezionato e poco costoso, infine occorre precisione e puntua lità nelle spedizioni.
La produzione e il consumo del car bone nel mondo. — La produzione mondiale del carbone fossile nel 1800 è stata valutata dal Board o f Trade a 650 milioni di tonnellate. Più di una terza parte della produzione totale viene dagli Stati Uniti di America e un altro terzo dalla Gran Brettagna.
La produzione dei cinque principali paesi car boniferi pel 1900 è stata questa :
Produzione Differenza
del 1900 sul 1899
Finalmente diamo le cifre che riguardano le uova di pollame di cui si fa così larga e cre scente esportazione. milioni milioni 1892 .23.2 1897. ..3 2 .5 1893 . . 30.7 1898. 37.7 1894.. 39.8 1899. .. 43.9 1895. .. 32.0 1900 . . 50.(1 1896. .. 28.9
E nei seguenti articoli ci proponiamo di esa minare il commercio per paesi.
Rivista (Economica
Tl commercio di Malta — La produzione e il consumo del carbone nel mondo — Il commercio estero della Germania.
Il Commercio di Malta. — Il recente e non ancora finito dibattito fra Malta ed il Governo in glese a proposito della lingua ufficiale, potrebbe avere messo in giusta curiosità i nostri lettori di sapere quale sia nel suo totale il commercio di quell’ isola e quali relazioni corrano fra Malta e l’ Italia.
Il Ministero dello colonie .nglese ha recente mente pubblicato a questo proposito un rapporto per l’anno 1900. In esso si dice che nell’ assenza di un ufficio statistico in Malta, non è possibile di avere dei dati ufficiali ed esatti sulla esportazione della produzione localo, e che quanto alle importazioni
Stati Uniti...tonn. 245,422,000 +■ 18,868,000 Gran Brettagna » 225,181,001) -t- 5,086,000 Germania... » 109,225,100 -+- 7,585,000 Francia ... » 32,587,000 -t- 331,000 B elgio... » 23,352,000 -h 1,280,000 Il consumo del carbone fu l ’anno scorso più alto degli anni precedenti. I prezzi in generale furono più bassi che nel 1898 e 1899.
Il rialzo più notevole si manifestò sui carboni inglesi che n< gli anni precedenti valevano uno scel lino meno di quelli della Germania, mentre nel 1900 li superavano di due scellini.
L’ Inghilterra e la Germania esportarono mag giore quantità di carbone di quel che non ne abbiano importato; e così gli Stati Uniti, il Belgio e il Giap pone sebbene in proporzioni minori.
Il commercio estero della Germania.
— Il valore totale delle importazioni in Germania dal 1° gennaio al 30 giugno 1901 si è ragguagliato a marchi 2,884,509,000 contro 2,991,252,000 nel primo semestre 1900, presentando una diminuzione di mar chi 106,743,000.
Il valore dei metalli preziosi importati ascese a 71,225,000 marchi contro 60,419,000 nel 1900.
Sensibili aumenti si notano nel valore delle importazioni delle droghe, colori e prodotti farma ceutici ; delle argille e minerali; dei metalli preziosi del lino e stoffe similari, eccettuato il cotone, e dei cereali.
Al contrario si sono prodotte delle forti diminu zioni nella importazione del cotone e cotonate, del ferro o utensili di ferro, degli strumenti, delle mac chine, dei veicoli, del rame, delle spezierie e con fetture, delle lane e lanerie ; per queste ultime la
diminuzione è di ben 70 milioni di marchi.
606 L ’ E C O N O M IS T A 29 settembre 1901 2,253,221,000 marchi, contro 2,320,297,000 nel corri
spondente semestre del 1900, si è verificata quindi una diminuzione di 73,076,000 marchi.
In questa cifra complessiva il valore dei metalli preziosi esportati è rappresentato da 38,974,000 con tro 94,678,000 durante il semestre corrispondente del 1900.
Notevoli aumenti di esportazione si scorgono nel ferro e lavori in ferro, nelle spezierie e confet ture; al contrario si trovano forti diminuzioni nelle esportazioni delle lane e lanerie, delle argille e dei metalli preziosi.
In queste indicazioni non sono comprese le dif ferenze in più o in meno che sono al disotto di 10 milioni di marchi.
Valutando il movimento commerciale della Ger mania per quantità di merce anziché per valore, si trova all’ importazione una massa totale di tonnel late 20,767,497, contro 20,250,396 nel 1° semestre del 1900, e 20,301,436 nel 1899, ossia un aumento di ton nellate 518,101 sul 1900 e di 377,001 tonn. sul 1899. •
La massa totale dell’ esportazione fu di tonnel late 15,048,860 contro 15,867,000 nel 1900 e 14,600,351 nel 1899, con una diminuzione cioè di 818,091 ton nellate sul 19G0 ed un aumento di 448,518 tonnellate sul 1899.
L A S I T U A Z I O N E D E L T E S O R O
al 31 Agosto 1901
Il Conto di Cassa del Tesoro al 31 agosto 1901 dava i seguenti risultati :
Fondo di Cassa alla chiusura dell’eserc. 1900-1901. L . 242,668,479.29 » * al 31 agosto 1901... ». 139,001,982.80
Differenza in meno L. 103,666,496.49
Pagamenti dì Tesoreria dal 1° luglio al 31 ago sto 11911 :
Per spese di b ila n cio...L. 209,332,045. 80 (
Debiti e crediti di T esoreria .. . . 642,138,208. 54 J 851,470,254.34
Incassi di Tesoreria dal 1° luglio al 31 agosto 1901:
Per entrate di bilancio . . . L. 285,690,266. 39 ) erY, Per debiti e cred. di Tesoreria ... 462,113,491.46 <
Eccedenza dei pagamenti sugli i n c a s s i . . . L. 644,137,261.36
La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria al 31 agosto 1901 risulta dai seguenti prospetti :
Debiti
Buoni del Tesoro...L. Vaglia del T e s o r o ... Banche, A nticipazioni s ta tu ta r ie ... Am m in. Debito Pub. in conto cor. infruttifero.
Id . Fondo Culto id. id.
Amm in. Debito Pub. in conto cor. fruttifero . A ltre Amministraz. in conto cor. infruttifero. Buoni di C a s s a ... Incassi da regolare. . ... Biglietti di Stato emessi per P art. 11 della
legge 3 marzo 1898, n. 47... Totale debiti L. al 30 al 31 giugno 1901 agosto 1901 m ig lia ia di lire m ig liaia di lire 295,484 16,541 268,854 13,193 220,232 18,988 21,433 34,168 11,860 42,993 220,298 21,906 38,944 50,807 8,676 18,570 11,250 11,250 673,053 652,511 al 30 al 31
Crediti
giugno agosto1901 1901
m ig lia ia m ig liaia di lire di lire
Valuta presso la Cassa Depositi e Prestiti ar ticolo 21 della legge 8 agosto 1885. . . L. Amministrazione del Debito Pubblico per
91,250 91,250
pagamenti da rim borsare... 61,722 186,604 Amministrazione del fondo per il Culto. . . 14,159 18,509 Altre amministrazioni... 40,852 60,301 Obbligazioni dell’Asse E cclesiastico...
Deficenze di Cassa a carico dei contabili del
—
—
T e s o r o ... 1,933 1,933 Diversi... 10,705 21,493
Totale dei crediti L. 220,622 380,092 Eccedenza dei debiti sui c r e d it i...» 452,430 272,409
Totale come e contro L. 673,053 652,501
La eccedenza dei debiti sui crediti al 31 ago sto 1901 era di milioni 272.4 ed al 30 giugno dello stesso anno di milioni 452.4.
Il totale dell’attivo del Tesoro, formato dal fondo di Cassa e dai crediti, risulta al 31 agosto 1901 di milioni 781.1 contro 463.2 alla chiusura dell’ eser cizio.
I debiti di Tesoreria ammontavano alla fine di agosto a., 652- 5 milioni contro 673 alla chiusura del l’ esercizio.
Vi è' quindi un’ eccedenza delle passività per mi lioni 133.‘ 4 alla fine di agosto contro 209. 7 al 30 giugn o ossia una differenza attiva di milioni 75:3.
Crii incassi per conto del bilancio che ammonta rono nell’agosto u. s. a milioni 173.4 comprese le par tite di giro, si dividono nel modo seguente :
In ca s si Mese di Agosto 1901 Mese di Agosto 1900 Differenza nel 1901
ENTRATA ORDINARIA migliaia migliaia migliaia
Entrate effettive : di lire di lire di lire Redditi patrimoniali dello
S ta to ...L. 2,474 1,650 + 824
Imposta sui fondi rustici
e sui fabbricati... 32,010 31,905 + 113
Imposta sui redditi di
rie-chezza m obile... 30,065 29,201 -I- 864
Tasse in amministraz. del
Minist. delle Finanze.. 15,567 15,770 — 203
Tassa sul prodotto del mo vimento a grande e
pie-cola vel. sulle ferrovie. 1,770 2,422 — 652
Diritti delle Legaz. e dei
Consolati all’ estero . . . ■— — —
Tassa sulla fabbricazione
degli spiriti, birra, ecc. 3,849 3,902 — 52
Dogane e diritti marittimi. 19,(385 20,354 — 669
Dazi interni di consumo, esclusi quelli di Napoli
e di R o m a ... 4,069 4,130 — 61
Dazio consumo di Napoli. 964 1,007 — 43
» » di Roma. 1,147 1,198 — 51 Tabacchi... 17,301 16,463 + ■ 838 Sali... 6,485 6,237 + 247 L o t to ... 8,550 8,279 + 270 P oste... 5,401 5,156 + 245 Telegrafi... 1,347 1,342 + 5 Servizi d iv e rs i... 1,125 982 + 142
Rimborsi e concorsi nelle
spese ... 2,015 2,358 — 342
Entrate d iv e rs e ... 979 1,338 — 359
Tot. Entrata ord. L. 154,821 153,703 +_ 1,117
ENTRATA STRAORDINARIA
Ca t e g. I . Entrate effett. 796 436 + . 359
» II. Goetr.str.fer. 171 317 — 146
» III. Movimento di
Capitali..'. 15,573 761 + 1)2) 25,771
Tot. Entrata straord. L. 16,742 1,517 + 15,225
Partite di g i r o ... ... 1.826 818 + 1,077