L'ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno XXVIII - Voi. U H I
Firenze, 15 Dicemtire 1901
N. 1441
SGRAVIO DEI CONSUMI
ed altri provvedimenti finanziari
Abbiamo sottocchio le cinque relazioni colle quali l’on. Carcano ministro delle Finanze pre senta i suoi progetti di sgravi sui consumi e gli altri provvedimenti sulle polveri piriche e sulle tasse sugli affari ; e subito dal proemio abbiamo provata dolorosa impressione per il fatto che ancora una volta -un Ministro abbia a ripetere al Parlamento che lino dal Cavour e più tardi da Scialoja, da Minghetti e da Magliani fosse pubblicamente asserito che « la macchia nera del nostro sistema tributario sta nel viziato ordinamento dei dazi interni di consumo ». E tanto più stupisce questa affermazione oggi _ in quanto si sa che da Cavour in poi Governi e Parlamenti hanno lavorato molto, non per to gliere, ma per allargare e rendere piu intensa quella macchia. Ma chi si contenta gode, dice un proverbio volgare ; e bisogna dire che il Parlamento si diletti di tarsi rinfacciare dai Ministri le prove della propria incapacita.
L ’on. Carcano dà ragione del proprio dise gno di legge con queste parole che riportiamo testualmente : « . . . esso è composto di tre parti « fra loro connesse: la prima conduce alla in- « tiera abolizione del dazio interno sui farinacei, « in breve periodo di tempo mediante congruo « concorso dello Stato, affinché la conseguente « perdita del provento attuale non dissesti i bi- « lanci dei Comuni ; e mediante vari altri prov- « vedimenti intesi a fornire ai Comuni stessi « mezzi copiosi, su cui scegliere, per sopperire « a quella parte delTammanco che rimane a loro
« carico. . . . .
« Proponiamo insieme, continua il Ministro, « altre efficaci disposizioni per agevolare ai Co- « muni il passaggio dalla categoria dei chiusi a « quella degli aperti, allo scopo specialmente di « far cessare una condizione di trattamento anor- « male e poco equo, nei Comuni in parte chiusi « e in parte aperti, e più assai in quelli dove si « addensano popolazioni piuttosto rurali che ur- « bañe. E ancora aggiungiamo altre proposte pure « coordinate all’ intento di avviarci quanto me- « glio è possibile, alla desiderata intera solu- « zione del problema, e cioè, a togliere ogni « barriera daziaria che inceppi il libero movi- « mento nei nostri Comuni.
« Le altre parti del disegno di legge sono « intese principalmente al fine, da molto tempo
« desiderato dal Parlamento e dai cittadini di una « più equa distribuzione di quei tributi nei quali « più stridenti si manifestano ingiuste e incre- « sciose disparità di trattamento.
« Ciò realmente si verifica, ogni giorno più « nelle tasse sugli affari e sulle successioni, e « ancora, nella applicazione di una fra lo tasse « di fabbricazione, quella sulle polveri piriche ed « altri esplodenti.
« A far cessare cosiffatti mali, termina il Mi- « nistro, mirano le nostre proposte, e, in pari « tempo, ad assicurare che non manchino i « mezzi per mantenere, nonostante la nuova spesa « pel concorso agli sgravi dei dazi comunali, si- « curo e saldo il pareggio del bilancio e alto il « credito dello Stato, che è pure un coefficiente « importantissimo della sua rispettabilità e della « sua forza, come della prosperità economica del « paese ».
Così afferma il Ministro e dalle notizie che si hanno sui lavori che sta compiendo la Commissione parlamentare che esamina il dise gno di legge presentato, possiamo ritenere che saranno portate al disegno stesso poche modifi cazioni sostanziali; tuttavia non è il caso di fare ora un esame particolareggiato delle proposte dell’ on. Carcano, tanto più che l’ argomento è stato su queste colonne ampiamente discusso in varie occasioni, ed è quindi opportuno attendere la relazione della Commissione nominata dagli uffici della Camera.
Va solo notato che alla Camera si manifesta la tendenza di approvare gli sgravi, comunque siano proposti, parendo a molti che con ciò si tolga Un incubo che pesa sulla situazione politica, ed illudendosi che, approvato il progetto,_ per molto tempo non si abbia a parlare più di tributi; ' ma d’altra parte molti sono pure riluttanti a dare
il loro voto ad inasprimenti di imposte, sembran do ai più che, date le condizioni del bilancio, sia ingiustificato accrescere le imposte se da tanto tempo si afferma che esse sono già troppo gravi per la economia del paese.
Comunque, vedremo quali saranno le conclu sioni della Commissione parlamentare.
Crediamo invece utile per il momento rile vare gli effetti finanziari che deriverebbero dal disegno di legge presentato dall’on. Carcano.
772 L ’ E C O N O M IS T A 15 dicembre 1901 successivo e di L. 7,863,000 nell’esercizio 1904-
905. In totale non meno di 24 milioni, che diven teranno circa 25, per i sussidi da darsi ai 120 Comuni di quarta classe che diventassero aperti, come ne è data loro facoltà dal disegno di legge.
Il rimaneggiamento della tassa sulle conces sioni, di quella sui titoli o valori commerciali e sulle polveri piriche dovrebbe dare una entrata di circa otto milioni ; l’aggravio quindi del bilan cio si ridurrebbe a circa 17 milioni.
Ed ecco quindi che l’ on. Oarcano vendica coi fatti il suo predecessore, on. Wollemborg.
Quando quest’ ultimo presentò il suo pro getto di legge, che presumeva una perdita di 22 milioni, contro cui si presumeva una nuova entrata per i provvedimenti proposti, di dieci milioni, fu un grido di santa indignazione per chè si turbava l’equilibrio del bilancio, si apriva l’era del disavanzo, si rovinava l’ edifizio della finanza italiana. Si trattava allora di un sacrifizio di 22 milioni contro una sperabile entrata di dieci milioni, e quindi un danno per l’erario di dodici milioni.
A pochi mesi di distanza l’on. Oarcano, allo stesso scopo di riformare il dazio di con sumo e di apparecchiarne la abolizione, propone un disegno di legge in cui 1’ onere del bilancio sale a 25 milioni e la nuova entrata a soli 8 milioni, quindi l’aggravio risultante di 17 milioni ; e nessun grido di indignazione si alza per di fendere il bilancio, manomesso e rovinato.
Ha ragione l’on. Wollemborg di affermare che ciò dimostra come la onnipotenza del Par lamento possa decretare che il 12 è maggiore del 17.
E in un altro punto l’on. Wollemborg è ven dicato dal Ministro Oarcano. I lettori ricordano tutto il clamore che si è fatto per la rovina in cui le proposte Wollemborg gettavano le finanze dei Comuni. Siamo stati per alcuni mesi assor dati in Italia da questa affermazione, avvalorata colle proteste di molti consigli Comunali e di molti Sindaci.
Ebbene, il disegno dell’on. Wollemborg dava ai Comuni un indennizzo maggiore di quello che non sia dato dall’on. Carcano nel suo progetto; — malgrado ciò 1’ on. Carcano afferma che colle sue proposte « la abolizione del dazio sui farinacei
£ è sicuramente attuabile senza alcun pericolo
« per le finanze comunali. »
Facciamo queste considerazioni soltanto per rilevare con quanto scarsa obbiettività si discutano in Parlamento argomenti seri ed importanti come sono questi. Nel marzo si credeva che il Mini stero non avesse la maggioranza e tutto serviva, anche la più audace affermazione, per combatterlo; ora si sa che ha una maggioranza e non si trova quasi nulla da ridire sulle riforme proposte.
Ciò non toglie, che noi, che abbiamo da tanto tempo affermato la necessità di comin ciare in qualche modo una politica di riforme tributarie, mentre facciamo voti perchè i pro getti dell’on. Carcano siano approvati sollecita mente, crediamo di dover avvertire il Governo che esso si illude grandemente se crede con que sto di aver chiusa la questione della riforma tri butaria.
SULLO SCIOPERO DI GENOVA
Gli strani avvenimenti che si sono verificati a Genova qualche giorno fa, meritano qualche considerazione perchè dimostrano una percezione molto singolare della realtà delle cose non più da parte di quelle classi sociali, che non hanno nè la possibilità nè conseguentemente il dovere di considerare in modo meno unilaterale le più complesse questioni, ma da parte anche di coloro che per la posizione che occupano devono essere più in grado di compiere una funzione intelli gente^E avvenuto quindi che, mancando per una centesima volta nel porto di Genova i vagoni necessari per le merci che erano state sbarcate, i negozianti ed industriali di Genova, si misero in isciopero e sospesero il lavoro obbligando così anche gli operai tutti del porto ad uno sciopero forzato.
Siamo lungi dal negare anche alla classe commerciale la libertà dello sciopero tanto più quando si tratta di una città ricca ed intelligente come è quella di Genova. Ma appunto perchè questa completa e perfetta libertà riconosciamo, ci crediamo egualmente in diritto di esprimere ccn piena libertà il nostro giudizio, il quale, lo diciamo subito, nou può essere che sfavorevole a coloro che hanno scelta una simile arma per raggiungere il loro scopo, sia pure legittimo.
Premettiamo di riconoscere che il servizio ferroviario da Genova verso il Nord è lungi dal corrispondere alle esigenze del traffico che nel porto di Genova, per fortuna d’ Italia, si accu mula. Ma dopo aver ammesso il fatto, non pos siamo a meno di trovar necessario che si ricono scano le cause che lo producono ; e se non è da esigersi che gli operai, pressati dal bisogno im mediato, e provvisti di limitate cognizioni, queste cause apprezzino, dobbiamo esigerlo da una clas se, la quale non solo possiede gli elementi ne cessari per un retto giudizio, ma colla sua con dotta si è tante volte imposta al rimanente del paese, ricordando che mercè l’opera sua, Genova è diventata il decimo porto del mondo, 1’ ottavo d’ Europa, il quinto del continente europeo, e che non ha più che 320 mila tonnellate di mo vimento che lo differenzi da Marsiglia.
A questa classe di negozianti genovesi, giu stamente orgogliosa dei successi ottenuti da una meravigliosa operosità, da una riconosciuta abilità e da una non dispregevole fortuna, si può senza rammarico perdonare se talvolta fa pesare più fortemente sulle cose del paese la propria ope rosità, la propria abilità, la propria fortuna. Ma detto questo, dobbiamo anche osservare che in questa occasione, quella stessa classe di nego zianti genovesi non ha mostrato di accoppiare a tante qualità quella di una intelligenza corri spondente alla situazione.
sciopero che a quelle difficoltà ne aggiunge delle altre, non lo possiamo assolutamente compren dere, e ci domandiamo se le classi dirigenti ab biano poi il diritto di criticare la condotta degli operai, quando da esse stesse deve derivare un esempio cosi irreflessivo.
Sappiamo tutti, ed a Genova non si può igno rare, che il servizio ferroviario per quel porto è insufficiente e che i provvedimenti presi negli ultimi anni, sebbene abbiano costato tanti milio ni — che siamo bene lontani dal deplorare siano stati spesi — furono escogitati così tardi vamente, furono eseguiti così lentamente, che lo sviluppo commerciale del porto di gran lunga sorpassò, nelle lunghe attese, la efficacia dei provvedimenti presi.
Ci troviamo quindi di fronte ad uno stato di cose singolari: — la potenzialità del porto di Ge nova è di gran lunga superiore alla potenzialità del suo servizio ferroviario di sbocco. — Ma è questo un convincimento che da lungo tempo si è formato in tutti coloro che conoscono un po’ da vicino la questione, ond’ è che tutti si sono meravigliati che il governo possa pensare ad al tre spese per lavori pubblici prima di pensare a fissare provvedimenti, i quali, non solo seguano, ma, come è elementare dovere di previdente in telligenza, avanzino lo sviluppo del porto di Ge nova e lo mettano sempre in grado, non solo di essere servito per ciò ohe fa, ma che per ciò che di più mano a mano può fare.
E mentre pareva a noi che il Ministro dei lavori pubblici faceva bene, nei limiti che il bi lancio gli concedeva, di pensare a completare le linee promesse dalla legge 1879, ritenevamo e riteniamo ancora che al di là e al di fuori di ciò, doveva provvedere sollecitamente alle imperiose esigenze del porto di Genova, ben dimostrando che ragioni politiche, ragioni di equa distribu zione di benefici possono consigliare questa o quella nuova linea ferroviaria, ma ragioni ve ramente economiche e di reddito per lo Stato, richiedevano che al porto di Genova si procu rasse un nuovo, sollecito e diretto sbocco verso il Nord.
Si è contestato se sia prudente considerare le spese per le nuove linee ferroviarie come pro duttive; ed evidentemente si è voluto porre un quesito che secondo i casi può avere una opposta risposta. Vi sono delle linee le quali non possono essere giustificate che da ragioni o politiche, o parlamentari od elettorali, inquantochè il loro traffico per moltissimi anni non compenserà nem meno le spese di esercizio ; ma vi sono linee le quali, per la loro stessa natura, devono essere largamente redditizie e quindi la spesa di costru zione per lo Stato diventa, oltre che un dovere, un buono affare.
Tali sono quelle che aprono al porto di Genova nuovi sbocchi verso il Nord ; tali sono l’ampliamento delle stazioni di Novi e di Milano.
Ma se tutto questo è noto, e se è nella man canza di questi provvedimenti che sta la origine prima degli inconvenienti che i negozianti geno vesi lamentano, possono dire le classi dirigenti dì Genova di aver fatto tutto quanto era in loro potere per spingere il Governo sulla buona via, e sopratutto di averlo fatto a tempo .
Abbiamo tante volte letti reclami nei gior nali ad ogni stagione di maggior traffico; abbiamo anche lette delle interpellanze per la mancanza di sufficiente numero di vagoni, ma mai ci siamo accorti che a tempo opportuno le autorità o gli interessati di Genova abbiano fatte le necessarie pratiche per ovviare gli inconvenienti.
Il Governo, retto come è nella questione fer roviaria dalla burocrazia, la quale non mira altro che all’ esercizio di Stato, che permetterà ad ogni segretario di diventare capo-sezione, e ad ogni capo-sezione di diventare capo-divi sione, ha sempre cercato di ostacolare, più o meno scientemente l’opera previdente delle So cietà esercenti, affine di condurle al momento critico nel quale, prive di mezzi, dovessero di mostrare la loro impotenza.
Così oggi si dà con meravigliosa larghezza facoltà alla Mediterranea di prendere a nolo i carri dovunque si trovino, ma la burocrazia sa perfettamente che oggi non vi sono carri dispo nibili e che per averli nella stagione autunnale bisogna accaparrarli nel maggio o nel giugno ; ma allora, essendo normale il traffico, si trova modo di opporre ad ogni previdente iniziativa, tutte le difficoltà escogitate dalla sapienza buro cratica.
Così gli stessi genovesi, che pur vedevano aumentare così rapidamente il traffico del loro porto, come risulta dal prospetto che più in nanzi pubblichiamo, hanno esercitata una azione molto fiacca per ottenere che a tempo il porto e gli sbocchi fossero in grado di soddisfare al traffico crescente. Ma essi devono comprendere che è ozioso spiegare ora tanta energia di pro testa per domandare provvedimenti ad uno stato di cose che, solo con mezzi, che dovrebbero già essere stati presi a tempo opportuno, può essere sodisfatto convenevolmente.
E ciò che è più strano e più biasimevole an cora, con uno sciopero di nuova indole, viene ag gravatala situazione, la quale è frutto della impre videnza di tutti, ed è tale che nessuno al mondo può migliorare d’un tratto.
Nel 1884 il movimento del porto di Genova, secondo le statistiche ufficiali, dava appena un 1.7 milioni di tonnellate di merce sbarcata o imbarcata, nel 1891 il movimento stesso rappre sentava 3.8 milioni di tonnellate e poi nel de cennio : 1891 torni. 1892 » 1893 » 1894 » 1895 » 1896 » 1897 » 1898 » 1899 » 1900 » 3.800.000 3.750.000 3.400.000 4,000,000 4.350.000 4.550.000 4.530.000 4.900.000 5.150.000 5.400.000
774 L ’ E C O N O M IS T A 15 dicembre 1901 opportuno i provvedimenti che si dovevano a
■priori ritenere necessari.
Quando si pensi che le Convenzioni ferro viarie datano appunto dal 1884, vieti fatto di do mandarsi se lo Stato abbia dato alla Società eser cente il quadruplo dei mezzi di cui disponeva all’ inizio delle Convenzioni.
Nel recente sciopero di Genova non ci ha meravigliato quindi di vedere che i mezzi non sono sufficenti al servizio del porto ; l’ultima pubblicazione della Camera di Commercio di Genova nel 1900 ci dice che, a paragone del 1899, si ebbe un aumento di 459,665 tonnellate, di cui 372,414 in arrivo, che il valore delle merci sdoganate ebbe un aumento di 79,439,995 lire.
Ci sorprende invece che la classe commer ciale di Genova non abbia compreso il significato delle cifre del 1900 : aumento di tonnellate di merce 459.665 su 4,976,493 cioè poco meno del 10 per cento ; aumento dei vagoni 4,833 su 303,555, cmè un aumento di appena l’ I e un quarto per cento. E troppo naturale che il 1901 dovesse dare un risultato ancora più grave subitochè l’aumento delle merci caricate e scaricate era molto superiore sin dall’anno prima, all’aumento dei vagoni.
Queste cifre permettevano di fare a tempo le necessarie manifestazioni ; ora le agitazioni violente appariscono eccessive ed irreflessive, perchè fatte fuori di tempo.
L’ ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE
per la protezione legale dei lavoratori
La Conferenza di Basilea.
Veniamo un po’ in ritardo a rendere conto della conferenza tenuta, or non sono molte set timane a Basilea, allo scopo di costituire defi nitivamente l’ Associazione internazionale per la protezione dei lavoratori, già creata al Congresso di Parigi dello scorso anno, ma poiché è argo mento sempre di interesse attuale, è bene che i lettori siano informati delle condizioni odierne di quell’ Associazione intei’nazionale, la cui opera comincia soltanto ora.
Alla conferenza di Basilea i membri inter venuti si sono immediatamente divisi in due se zioni per esaminare, nella prima, gli statuti delle varie sezioni già costituite e nella seconda per organizzare definitivamente l’ Ufficio internazio nale del lavoro, la cui sede è stata fissata a Ba silea, e regolare l’ andamento dei lavori dei quali 1’ Ufficio stesso viene incaricato.
Otto sezioni nazionali sono già organizzate : in Germania, Austria, Belgio, Erancia, Ungheria, Italia, Olanda e Svizzera. Una sezione libera ha domandato di costituirsi negli Stati Uniti. Essa sarebbe composta dei delegati di tutti gli Uffici del lavoro degli Stati Uniti.
La sezione tedesca, che è la prima pel nu mero dei suoi aderènti, è stata costituita nel gennaio 1901 e conta già 673 membri, alcuni dei quali non sono persone singole ma società
o gruppi di società che comprendono parecchie migliaia di aderenti. La sezione tedesca che ha preso il titolo di Società per la riforma sociale ha la sua sede a Berlino ed è presieduta dal barone von Berlepsch. Quanto alla Svizzera è da notare che esisteva un gruppo che si inte ressava della protezione legale degli operai pri ma ancora che fosse creata 1’ Associazione inter nazionale. Ma ora si è costituita definitivamente in sezione federale e conta 238 membri reclutati in tutti i partiti e aggruppati sotto la presidenza dello Scherer. Al principio di marzo u. s. si co stituì anche la sezione francese sotto la presi denza del prof. Cauwès ed ora comprende oltre 100 membx'i. La sezione belga fu fondata nel maggio 1900 per iniziativa del prof. Mahaim ; essa conta circa 70 membri. Le altre sezioni si sono formate ulteriormente.
L ’ Ufficio internazionale del lavoro fu aperto il I o maggio u. s. sotto la direzione del prof. Ste fano Bauer dell’ Università di Basilea, mercè la sovvenzione di 8000 franchi accordata annual mente dal Consiglio federale. Altre sovvenzioni delle varie sezioni di cui si è detto sopra por tano le entrate dell’ Ufficio del lavoro a oltre 20.000 franchi.
La conferenza non aveva da occuparsi che della organizzazione pratica dell’Ufficio e del suo funzionamento.
Essa discusse a lungo il rapporto del Bauer e le proposte che metteva innanzi, quella tra le altre di pubblicare una raccolta completa di tutte le leggi sociali dei vari paesi.
Ma questa raccolta avrebbe costato oltre 200.000 franchi e poi che andava oltre la capa cità finanziaria della istituzione appena allora creata l’ idea fu tosto abbandonata.
Invece fu accolta l’ idea del prof. Dubois di mettersi in relazione col Governo belga che già pubblica un ottimo Annuario di legislazione del lavoro. Fu inoltre deciso di pubblicare un bol lettino mensile, del quale la conferenza stabilì il sommario pei primi numeri. Esso dovrà indi care i titoli e gli scopi delle leggi protettrici del lavoro di ogni paese, con la indicazione delle fonti dove si potrebbe trovarne il testo com pleto. Un altro dei primi numeri darà il som mario dei lavori complementari relativi alla le gislazione protettrice del lavoro nei vari paesi. Poi, questi stessi bollettini, dovranno dare le risoluzioni dei Congressi (e specialmente di quelli corporativi, nazionali e internazionali) re lativi alla protezione del lavoro, il testo o l’ana lisi delle leggi e dei regolamenti che vengono promulgati sulla legislazione protettrice del la voro e una bibliografia delle pubblicazioni uffi ciali e di quelle private d’ordine documentale con l’ indicazione del titolo delle materie, della estensione del volume così che ogni lettore possa apprezzare l’opera.
In tal modo questi bollettini saranno utili strumenti di lavoro per tutti coloro che s’ inte ressano della questione della legislazione del lavoro.
venturo. Si tratterà di ricerche comparate sullo stato della legislazione e del suo effetto sul la voro di notte delle donne nelle industrie attra verso i vari paesi, della determinazione di una statistica degli infortuni sul lavoro nei vari paesi, infine di ricerche sul grado d’ insalubrità e la legislazione attuale delle industrie insalubri e specialmente su quelle che fabbricano e impie gano i colori di piombo e il fosforo bianco.
Restava ancora da determinare la posizione rispettiva dell’ Ufficio internazionale del lavoro e dell’Associazione internazionale per la prote zione legale dei lavoratori. L ’ Ufficio non è l’or gano dell’Associazione, esso non è che uno stru mento, dei quale l’Associazione si serve per avere informazioni. Le sezioni che possono avere idee differenti, i governi specialmente, non sa rebbero disposti di appoggiare coi loro mezzi una istituzione di cui la neutralità assoluta non fosse loro dimostrata. Le pubblicazioni dell’Uf ficio non dovrebbero dunque avere alcun carat tere tendenzioso ; la sua funzione consiste solo nel raccogliere dei fatti e nel esporli, non già a trarne delle conclusioni. Le inchieste non pre sentano punto un carattere perturbatore e 1’ Uf ficio deve limitarsi a fare delle inchieste. Nella discussione avvenuta su questo punto, il Philip- povich avendo detto che il compito dell’Associa zione era di fare dell’ agitazione scientifica, il Fontaine, direttore dell’ Ufficio del lavoro fran cese, gli rispose che al contrario essa non deve fare dell’ agitazione. La parola agitazione scien tifica non ha per me, egli disse, alcun senso, per chè lo scienziato che perde la sua calma non può che ingannarsi. Un Ufficio del lavoro non ha infatti da difendere un sistema; esso ha solo da osservare ciò che avviene e da informare il pub blico appunto su ciò.
Così fu stabilito che l’ Ufficio internazionale non avrà alcuna iniziativa personale, come non avrà da fissare 1’ ordine del giorno dei congressi dell’Associazione. Semplice ufficio di informa zioni non fa e non può fare della politica sociale.
Per quanto le tendenze di questa nuova As sociazione internazionale non ci possano collo care tra i fautori entusiasti del nuovo ente, ab biamo creduto utile di segnalare questo tentativo per una maggiore e più efficace protezione le gale dei lavoratori, convinti come siamo che tutte le manifestazioni d’ interesse sociale, specie se dovute all’ iniziativa privata, debbano esseie conosciute e seguite nel loro svolgimento. E poi ché si tratta di un’Associazione internazionale e per protezione legale dei lavoratori, noi vor remmo che essa si desse pensiero della prote zione di quegli operai che si trovano a lavorare fuori dello Stato al quale appartengono e valen dosi appunto dell’Ufficio internazionale cercasse con opportune inchieste di far conoscere se e do've Ja tutela giuridica dell’ operaio emigrato all’ estero è deficiente. È argomento questo che interessa certo in modo speciale l ’ Italia, ma anche altri Stati sono pure nelle condizioni no stre e niuno forse come l ’Associazione interna zionale potrebbe far piena luce su questo punto. Auguriamoci eh’ essa sappia e voglia mettersi intanto su questo terreno pratico.
LE IM POSTE E LE SOCIETÀ PER AZIONI
in Austria
Abbiamo fatto notare spesso quanto sia pe- coloso di aggravare d’ imposte in misura troppo forte la ricchezza mobiliare, le società finanziarie e industriali, i portatori di titoli.
Negli ultimi anni i legislatori di tutti i paesi si sono studiati di colpire d’ imposte i valori mo biliari, giungendo spesso a questo risultato di uccidere, come si dice, la gallina che fa le ova d’oro.
L ’ Austria, il mercato finanziario austriaco, le imprese varie fondate per azioni in quel paese fanno, in questo momento, l’esperienza di quella verità. Le nuove leggi fiscali hanno dan neggiato tutti gl’ interessi e uccidono gli affari ; esse hanno aumentato il carico già pesante dei- fi imposte, specialmente per ciò che riguarda le imprese soggette all’obbligo di pubblicare i loro conti e in particolare le società per azioni. E di ciò è facile convincersi esaminando i fatti e le cifre che verremo esponendo.
La vecchia legge del 1849 prendeva come fatto generatore della imposta 1’ utile risultante dalle operazioni specifiche effettuate dalla so cietà nell’ ordine previsto dagli statuti e costi tuenti il suo oggetto. La legge nuova non ricerca l’origine degli utili conseguiti, ma si accontenta di prendere come base l’ utile totale ottenuto quale risulta dal bilancio. Ora certe parti di questo utile globale sono già state imposte, di modo che cotesto metodo dà luogo a una dop pia riscossione di imposta. E tale caso si pre senta specialmente quando una impresa, soggetta all’ obbligo di pubblicare i suoi conti, possiede azioni di un’ altra società per azioni. Non sol tanto l’ imposta è pagata da quest’ ultima per gli utili ch’essa ha realizzato, ma il dividendo resultante da questi ultimi diventa parte dei- fi utile sul quale fi impresa dovrà dal canto suo pagare 1’ imposta.
Altro esempio di doppia riscossione : una parte dell’ utile imponibile di una impresa è dato da immobili e da terreni che pagano già l’ im posta (jKealsteuer) sui redditi eli’ essi produ
776 L ’ E C O N O M IS T A 15 dicembre 1901 Al pari delle leggi anteriori, quella attuale
non ammette cbe si deducano le somme im piegate all’ ammortamento delle azioni e delle obbbligazioni Tuttavia la legge del 1896 rac comanda di prevedere certe somme per gli am mortamenti, i rinnovamenti, ecc. Le compagnie ferroviarie cbe, all’espiro della loro concessione, devono ritornare allo Stato, avevano fondato qualche speranza su questa disposizione di legge, ma esse sono state completamente disingannate da un giudizio del tribunale amministrativo che in sostanza dichiara che per le imprese di tra sporto non si potevano applicare quelle stipula zioni.
Così pure è prescritto che non si debba de durre dalle eccedenze risultanti da un esercizio le perdite riportate al nuovo, nè le imposte pa gate per 1’ anno precedente.
Il saggio della imposta è stato portato dai
10 al 10 1 [2 0[q. In certi casi per certi affari non
si applica però che il saggio del 1 0 .0 5 0 [ o D ’ altra parte in nessun caso, quand’ anche non sia stato realizzato alcun utile 1’ ammontare della imposta non deve scendere al disotto dell’ 1 per mille del capitale in azioni.
Ma le imposte che colpiscono le società per azioni non sono tutte qui. Le province e i comuni vengono ad aggiungere delle sovraimposte addi zionali alle imposte di Stato. Queste percezioni sono assai differenti e in certi casi, sorpassano anche 200 0[o delle dette imposte. Le strade fer rate che traversano regioni numerose ed estese sono specialmente messe a contributo per cause che non hanno il menomo rapporto con il loro esercizio: contribuzione alla costruzione di strade anche al di fuori delle località nelle quali la fer rovia fa il servizio, contribuzione a istituti ospi talieri, ecc.
Per mettere meglio in chiaro il peso degli oneri di cui si discorre, basta fare un confronto con uno stato tedesco, ad esempio con la Prus sia. La legge prussiana del 1891 relativa all’ im posta sul reddito considera come reddito impo nibile riguardo alle società per azioni gli utili distribuiti sotto forma di dividendi ai quali si aggiungono le somme destinate al rimborso dei debiti e del capitale e al miglioramento dell’ im pianto e del materiale di esercizio; ma soltanto dopo deduzione del 3 1|2 0[q del capitale azio nario.
Così in Prussia non si chiede il pagamento della imposta agli interessi debitori, nè alle an nualità, nè alle spese che 1’ hanno già soppor tata. Inoltre il tribunale amministrativo supe riore ha autorizzato certe deduzioni riguardo alle imprese che devono passare gratuitamente allo Stato dopo 1’ espiro della loro concessione. Que st’ ultimo fatto è assolutamente l’ opposto del modo con cui in Austria si interpetra la legge e dove non si autorizza, a maggior danno delle compagnie private ferroviarie, un modo di pro cedere analogo a quello pz’ussiano.
In Prussia il saggio dell’ imposta è al maxi
mum del 4 OjO per l’ imposta, di Stato ; in ag
giunta a questa imposta il Comune riscuote una imposta industriale (Gewerbesteuer) dell’ 1 0[0.
Quest’ ultima imposta è riscossa senza ri guardo ad alcuna deduzione qualunque sia nè pel
3 1{2 0[0 del capitale nè per gl’ interessi pas sivi, ma tuttavia tutte le imposte sono consi derate come partite da dedurre.
Ecco il calcolo relativo alla Prussia e al l’Austria per le imposte che dovrebbe pagare una impresa avente 1 milione di marchi o di corone in azioni senza obbligazioni e produ cente l’ utile di 70,000 marchi:
Prussia.
Utile netto... Marchi. 70,000 Da dedurre il 3 lp2 Opo del capitale... 35,000 Rimangono 35,000 Imposta sul reddito del 4 OiO su mar
chi 35,000... 1,400 Imposta industriale su 70,000 marchi. 700 Totale. 2,100
Austria.
Utile n etto... Ivr. 70,000 Da agggiungere le imposto dell’ an
no precedente (circa il 13 0[0 per un simile reddito nella Bassa Au
stria) ... 9,100 Totale. 79,100 Imposta di 10.05 per cento su que
sta somma... 7,949.50 27 0j0 d’ imposta provinciale in più. 2,126.30
Totale. 10,095.80 Nell’ uno e nell’ altro caso non è stato te nuto conto delle imposte comunali.
Questa situazione di cose diventa ancor più sfavorevole per l’Austria rispetto alla Prussia, se la società austriaca per azioni che si consi dera possiede un debito in obbligazioni. E quanto più questo debito in obbligazioni è considerevole più 1’ onere degli interessi risultante sarà pe sante e tanto più il contrasto tra i metodi fiscali austriaci e tedeschi sarà grande.
Abbiamo voluto riferire questo esempio del l’Austria, perchè si veda che la tendenza a op primere le società per azioni non è speciale a! nostro paese ; ma non occorre insistere a dimo strare che gli Stati che agiscono in cotesto modo battono una strada seminata di danni e di peri coli. Nei paesi dove si apprezza al giusto va lore la importanza dello sviluppo industriale e il concorso che a questo sviluppo reca la so cietà per azioni non si commette l’ errore di gravare la manù fuor d’ ogni limite sulle so cietà industriali, quasi che la loro prosperità fosse un danno pel paese e dovess’essere impe dita per opera del fisco. E dire vi sono ministri che non sanno far altro di meglio che agire in questo modo.
R ivista (Bibliografica
Edoardo Giretti. — Per la liberta del pane. — To
Gi-retti, strenuo e valente difensore della libertà economica. Noi ci rallegriamo quindi con la casa Roux e Viarengo per la pubblicazione in un v o lume degli articoli e delle memorie che negli ultimi tempi il Giretti ha dato alla stampa pe riodica. Questi scritti generalmente brevi non meritavano d’essere dimenticati, ma al contrario era opportuno, anche per ragione di lotta nel campo delle idee, di ristamparli e di farli circo lare nel pubblico, al quale si vanno offrendo da uomini di varia cultura volumi e opuscoli in di fesa del dazio del grano. Del libro del Giretti : Per la libertà del pane — titolo indovinato e suggestivo — noi non sapremmo quale pagina maggiormente lodare e approvare ; ciò che egli scrive è sempre frutto di riflessione serena, di studio accurato dell’argomento, di analisi esatta dei fatti ; ma egli sa essere anche vivace, arguto e incisivo. Sopra tutto vanno segnalate le re pliche agli scritti del Masè Dari e del Cola- janni ; ma sono meritevolissimi di considerazione e vanno indicati come modelli del genere gli articoli sulla scala mobile, le paure degli sgravi, il dazio sul grano e il commercio internazio nale, ecc. Mentre auguriamo che l’avv. Giretti perseveri in questa sua brillante campagna con tro il dazio sul grano, raccomandiamo questo suo libro a quanti vogliono conoscere le ragioni con trarie al dazio, esposte con calore di convinzione sincera, con grande conoscenza dei fatti e con forma facile e attraente.
Rivista (Economica,
Necrologia. — La imposta sul reddito in Inghilterra. — IL nuovo 3 1[2 0\0.
N e c r o l o g ia . — Ca b l o A. Co n ig l ia n i. — Da Mo dena è giunta nei giorni scorsi una dolorosa notizia, quella della morte del prof. Conigliani, insegnante di scienza delle finanze alla Università. È una vita immaturamente troncata da fiero e acuto morbo dopo soli trentatre anni, quando con la maggiore fiducia si potevano ripromettersi dai suo acuto ingegno e dalla sua larga coltura nuovi lavori nelle discipline economiche, che avrebbero avvantaggiato gli studi e accresciuta la sua fama. Ancora giovanissimo, il Conigliani pubblicava un volume sugli Affetti econo
mici delle imposte, che se per la^ forma lasciava al
quanto a desiderare, rivelava però una mente acuta e una conoscenza estesa delle teorie della scuola economica austriaca.
Dopo alcuni scritti sul carattere della scienza delle finanze, sull’ imposta progressiva (a proposito del libro di T. Martello) sul diritto finanziario, ece. il Conigliani dava alle stampe nel 1898 una poderosa opera sulla Riforma delle leggi sui tributi locali, che è stata esaminata largamente su queste colonne, e che costituisce certo il migliore contributo alla lettera tura su quella questione che siasi avuto negli ul
timi anni. , „
E a quel volume seguirono altre monografie sulle teorie del Loria, sul profitto del capitale tec: nico, sul conguaglio dei saggi del profitto, ecc. Di recente colìaboro, com’ è noto, con 1 ori. " ollem- borg nella preparazione dei disegni di legge per la riforma tributaria, di cui espose anzi le grandi linee nel Giornale degli Economisti di agosto u. s. Pur dissentendo dal compianto amico su alcune teorie e su certe tendenze che rivelano alcuni suoi scritti non si può non riconoscere eh’ essi si distin guevano per 1’ acume critico e talvolta per 1
ongi-nalità delle indagini. La memoria dell’ estinto re sterà sempre cara in quanti ebbero occasione di conoscerlo e di apprezzarne le doti della mente e dell’ animo.
La imposta sul reddito in Inghilterra.
— Il dipartimento del Tesoro ha pubblicato la sta tistica relativa ai prodotti della income-tax negli un dici anni dal 1890 91 al 1900-901 Ne diamo qualche cenno che riesce tanto più interessante in quanto, com’ è noto, il Cancelliere dello scacchiere, nel suo recente discorso a Bristol, accennò alla possibilità di nuovi carichi e quindi non è improbabile che 1’ income-tax possa essere di nuovo aumentata.
Nel 1899-900 L’income-tax occupava il terzo posto tra le pubbliche entrate e rappresentava il 15 0(0 dell’ entrata totale del Tesoro brittannico ; nel 1900- 901 è salita al secondo posto e rappresenta il 20 0x0 delle risorse dell’ Erario.
Le continue fluttuazioni del saggio di questa imposta impediscono ohe si possa rendersi conto esatto della sua proporzione nell’ entrate nette dello Scacchiere. Per seguir meglio i cambiamenti subiti da questa imposta nel periodo suaccennato, ripro duciamo il quadro seguente compilato in base alle cifre ufficiali :
Esercizi
Income-tax
aliquota prodotto entrate nette p r o p . per Ls. in Ls. tot. del Tesoro ° lo
1890-91 8 d. 13,250,000 77,657,300 17 1891-92 6 » 13,810,000 79,125,700 17 1892-98 6 » 13,470,000 78,293,060 17 1893-94 7 » 15,200,000 78,755,200 19 1894-95 8 » 15,600,000 82,551,200 89,970,900 18 1895-96 8 » 13,100,000 18 1896-97 8 » 16,650,003 91,093,000 18 1897-98 8 » 17,250,000 93,356,200 18 1898-99 8 » 18,000,000 91,301,400 19 1899-900 8 » 18,750,000 104,7»7,0.00 18 1900-901 1 sh. 26,920,000 114,774,300 23 Yi è stata dunque progressione costante da dieci anni nel saggio e nel prodotto dell’ income-tax c la proporzione di questa sull’ entrata totale del Tesoro si è accresciuta considerevolmente.
La statistica suaccennata permette poi di vedere come l’ income-tax fosse ripartita nello esercizio 1899-900 nelle tre parti del Regno Unito, secondo le varie categorie nelle quali l’ imposta è distinta.
Nel detto anno la cifra imposta per Vincome-tax per tutto il Regno Unito fu d 21,045244 lire sterline, n a in realtà la somma incassata non fu che di Ls. 19,885,200 e il netto percepito dal Tesoro di Ls. 18,750,000. Prendendo per base la somma impo ,ta, si trova che 1’ Inghilterra fornisce 1’ 87 0)0 del- l’ income-tax, la Scozia il 9 0x0, 1’ Irlanda il 4 0|0.
La cedola D, che comprende i profitti del com mercio conta per il 60 0x0 nel totale generale (58 0x0 in Inghilterra, 64 0x0 in Scozia, 39 0x0 in Irlanda sui totali rispettivi di ciascuna delle tre parti del Regno Unito). Questo fatto mostra che le classi industriali sono le più gravemente tassate e ciò è inevitabile, data la costituzione della nazione; ma le statistiche mostrano anche come le persone che hanno i più piccoli redditi formano la sezione più importante di detta cedola. Questa comprende infatti 532,522 persone, Case o Società tassate per Ls. 408,472,795 e cioè : 440,882 privati per Ls. 119,245,315, n. 57,980 Ditte per 84,751,109 lire sterline, n. 35,228 società por Ls, 193,431,672, e 8432 municipalità per Ls. 10,984,679.
Su queste cifre il numero degl’ individui aventi un reddito inferiore a Ls. 100 è di 393,919 e^la valuta zione totale delle loro rendite sale a Ls. 74,374,441 : comprendono poi quasi il 90 per cento delle persone tassate in questo cafùtolo e il 74 xi0r eeinto circa del- l’ ammontare totale della cedola I). Nel reddito pro veniente dai salari si trovano 3.11,414 persone tassato per Ls. 70,099,523, fra le quali 89 per cento possie dono dei redditi inferiori a Ls, 400; vi sono in que sti categoria soltanto 68 persone tassate per più di Ls. 5000.
778 L ’ E C O N O M IS T A 15 dicembre 1901 Le emissioni del consolidato a 4.50 ascesero in
totale alla somma di lire 60,999,390.68 di rendita e rappresentarono per la massima parte, non creazione di nuovi debiti, ma trasformazione di debiti vecchi. Le quotazioni del titolo 4.50, salite da 102.40 nel 1895 a oltre 112 nel 1900, sono troppo elevate in confronto del 5 lordo, che è oramai sopra la pari.
Bisogna però avvertire che il nuovo titolo 3.50 non potrebbe servire alla conversione del titolo a 5 a parità di rendita netta, e neanche alla conversione dei tìtoli redimibili pagabili solamente all’ interno, come già si fece col titolo 4. 50, perchè lo Stato ne avrebbe un sensibile danno per un aumento del de bito in conto capitale. Questi titoli redimibili paga bili all’ interno, e i consolidati 5 e 3 0j0 rimangono dunque esclusi dalle conversioni volontarie, nonché i debiti redimibili internazionali, tutti al 5, come : Ferrovia Centrale Toscana (serie A, B, G );'F erro via Maremmana, prestito Blount (1866). Invece sono ammessi alla conversione i titoli delle Ferrovie Li vornesi (serie C, D', D"), della Ferrovia Lucca-Pi- stoia (1856-58), delle Ferrovie Cavallermaggiore-Ales sandria, Vittoiio Emanuele, e Savona-Acqui, e le obbligazioni ferroviarie create con la legge 27 aprile 1885.
Il progetto innova alla legge 8 agosto 1895 ridu cendo il premio speciale che il ministro del Tesoro ha facoltà di concedere per virtù di speciali contrat tazioni da L. 0.25 per ogni 100 lire del nuovo capi tale a L. 0.15 : solamente per le conversioni di par tite non inferiori a L. 20U,C30 di rendita il premio speciale potrà salire a L. 0.20. Il progetto inoltre stabilisce che i certificati nominativi del nuovo ti tolo 3.50 avranno, solamente all’ interno, cuponi tri mestrali anziché semestrali.
Infine il nuovo titolo sarà immune da ogni con versione fino al 30 giugno 1916.
L’ istruzione elementare in Italia
È uscita la consueta statistica della istruzione pri maria per l’ anno scolastico 1898-99 e ne riassumiamo le risultanze generali.
Nell’anno scolastico 1898-99, le scuole elemen tari diurne pubbliche erano 51,748 distribuite in 8244 Comuni, sul totale degli 8262 Comuni del (Regno.
In 18 Comuni le scuole rimasero chiuse per man canza del maestro.
Per le scuole private si ebbero notizie da 1136 Comuni , i quali .complessivamente avevano 8735 scuole.
Delle scuole pubbliche 46,474 erano obbligatorie (41,523 inferiori e 4951 superiori) e 5274 erano facol tative (4222 inferiori e 1052 superiori).
Le scuole pubbliche, od aule scolastiche per l ’in segnamento elementare inferiore erano 45,745 con 45,105 insegnanti e 1687 supplenti e sottomaestri.
Quelle per l’ insegnamento superiore erano 6003 distribuite in 1800 Comuni, con 5640 insegnanti e 250 supplenti.
Nei 1895-96, le scuole elementari erano 44,751 con 44,751 maestri e 1341 supplenti pel corso infe riore, e 5775 con 5447 maestri e 286 supplenti pel còrso superiore. L ’ aumento adunque nel numero delle scuole e degli insegnanti è stato abbastanza notevole.
A meglio classificare ii personale rileviamo che nell’ anno scolastico di cui si discorre erano addette alla direzione e all’ insegnamento nelle scuole ele mentari pubbliche 54,316 persone, cosi ripartite : 588 direttori e direttrici senza insegnamento ; 50,751 mae stri effettivi ; 1937 sottomaestri e supplenti ; 302 mae stri di materie speciali e 738 tirocinanti.
In cifre proporzionali vi erano 1.4S maestri per ogni mille abitanti nelle scuole inferiori ; 0.18 nelle superiori ed in complesso 1.66 per ogni 16C0 abitanti, esclusi i direttori, i tirocinanti ed i maestri di mate rie speciali.
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Nelle scuole pubbliche gli inscritti erano in nu mero di 2,267,014, dei quali 2,120,896 nelle scuole ob bligatorie e 146,118 nelle facoltative.
Nelle scuole elementari per l ’ insegnamento
su-periore erano inscritti 177,274 alunni, dei quali 153,669 nelle obbligatorie e 23,905 in quelle facol tative.
Nelle scuole inferiori i maschi erano 1,209,310 e e le femmine 1,130,714.
Nelle superiori i maschi inscritti erano 212,507 e le femmine 64,767.
Nel 1895-96 gli iscritti furono complessivamente 2,379,349 dei quali 2,212,325 nel corso inferiore e 167,024 nel superiore.
Mentre dunque è aumentato il numero delle scuole e dei maestri, è diminuito quello degli scolari.
Il caso è abbastanza singolare e non può spie garsi che con la maggiore frequenza alle scuole private.
La media generale delle scuole pubbliche era di 1.63 per mille "abitanti delle quali 1.44 pel corso in feriore e 0.19 pel superiore.
La proporzione più alta si trova in Piemonte cioè 2.52 per mille abitanti.
Gli iscritti si ragguagliano a 77.18 per mille abi tanti dei quali 71.58 nel corso inferiore e 5.60 nel su periore.
In media generale ogni scuola pubblica aveva 47 alunni : nel corso inferiore 50, nel superiore 30.
Grli-istituti privati per l’ insegnamento elemen tare erano 3843.
In 2326 l’ insegnamento si impartiva a pagamento per tutti gli alunni; in 591 pagavano solamente quelli di famiglie agiate ed in 926 si insegnava gratuita mente.
Queste scuole, allogate in 8735 aule, erano rette da 9212 insegnanti, dei quali 8343 (1900 maschi e 6443 femmine) avevano la patente elementare od altro ti- tito equivalente e 869 (174 e 695 femmine) non ave vano patente.
Crii iscritti erano 192,669 (61,369 maschi e 131,300 femmine), dei quali 148,458 (44,135 macshi e 104,323 femmine) nel corso inferiore e 44.211 (17,234 maschi e 26,977 femmine) nel corso superiore:
Le cause della maggiore frequenza delle fem mine nelle scuole private, si spiega con la maggiore avversione che hanno le famiglie di mandare le fan ciulle allo scuole pubbliche, ciò che succede meno per i maschi.
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Ogni 10,000 abitanti si trovavano aperte 19 scuole come media nel Regno.
In rapporto alla popolazione il numero delle scuole e degli iscritti varia da regione a regione.
Piemonte, Liguria e Lombardia hanno il mag gior numero di scuole comparativamente, dove gli iscritti raggiungono il 12, 1’ 11 ed il 10 per cento ri spettivamente: mentre la media generale per tutta Italia è dell’ 8.33 per cento.
Le scuole serali e festive vanno di anno in anno diminuendo ; poiché, sembra, diano scarsi frutti. Esse dovevano trasformarsi nelle scuole autunnali e com plementari prescritte dalla legge del 1877; ma questa trasformazione non è avvenuta, perchè non fu mai dichiarata obbligatoria 1’ istituzione^ di tali scnole, mentre sono andate sparendo le antiche scuole se rali e festive per adulti.
Nel 1881-82 furono soppressi i sussidi che il go verno dava loro nella misura di circa 600,000 lire ; poi furono ristabiliti, ma in minor somma; poi questo fondo fu di nuovo ridotto.
I comuni, non essendo tenuti per legge alla spesa pel mantenimento di queste scuole, la ridussero ola soppressero, riducendo o sopprimendo corrisponden temente le scuole serali e festive, che prima tenevano aperte.
La Esposizione Finanziaria
(Continuazione e fine, vedi il numero precedente).
Cir c o l a z io n e d i St a t o.
Il ritiro dei buoni di cassa da 1 e 2 lire è presso alla fine, rimanendone in circolazione poco più di quattro milioni. Col 31 dicembre prossimo scade il loro corso legale, e d’ or innanzi il Governo dovrà fare opera ancor più attiva e diligente per diffondere la. notizia della loro prescrizione entro il periodo di cinque anni. Trattasi di moneta di poco valore, che in larga parte sarà nelle mani di gente di meschina fortuna ; ed io credo dovere morale ed umano il provvedere a che sia ridotta al minimo possibile la ripetizione di quanto avvenne per le passate prescri zioni, le quali diedero luogo a troppo largo contin gente di casi pietosi, a danno specialmente di poveri ed inesperti operai e contadini.
La sostituzione delle monete d’argento ai buoni di cassa ha migliorato la circolazione divisionaria materialmente e nella sua consistenza.
Sono in corso i provvedimenti autorizzati con la legge del 7 luglio p. p. per migliorare la moneta frazionale, ed all’ uopo ho già ritirato definitivamente dalla circolazione 6 milioni di moneta di rame, e sto trattandone la vendita per sostituirla con moneta di nichelio ; da questo primo esperimento si potranno avere utili elementi per lo studio di una più estesa trasformazione della moneta di rame, per la quale va ogni giorno crescendo l’ antipatia della popola zione.
In ordine alla circolazione di Stato sarebbero provvidi quei più forti miglioramenti che valessero a dirimerno il riverbero perturbatore sul lenomeno dell’ aggio. Ma 1’ esame pratico della questione con siglia di non coartare con sforzi artificiosi la situa zione presente.
Non sono ancora in poter nostro i due veri e più validi mezzi, .di provvedere; cioè, la materiale riduzione della carta di Stato fatta in rilevante mi sura, o l’ accantonamento di una forte riserva metal lica a garanzia delle monete di carta.
Sarebbero queste le due vie larghe per le quali l’aggio dovrebbe necessariamente incamminarsi per esulare definitivamente dal nostro mercato, ma per il momento sono due strade che rimangono ancora chiuse a motivo della situazione della cassa.
Giò che può fare oggi il ministro del Tesoro è di non valersi, nè per i bisogni all’ estero nè per quelli all’ interno, della valuta aurea che, all’infuori dei certificati doganali, entra nelle casse dello Stato per i dazi di confine e per i saldi internazionali del servizio postale e ferroviario. È un minuto espe diente che serve però all’ aumento continuo, per quanto lento, dei fondi metallici del Tesoro, i quali in oro e scudi ascendono già ad oltre 136 milioni, di cui più di 91 sono immobilizzati a garanzia dei bi glietti di Stato, ed il rimanente, quantunque di li bera disposizione, concorre per via indiretta a raf forzare il loro valore.
Se non che io penso che ad avvalorare il credito del biglietto di Stato giovi potentemente 1’ esercizio di una finanza sana e forte la quale dia fiducia che l’ equilibrio del bilancio sarà ad ogni costo mante nuto. Sta in noi il fare che tale fiducia si accresca, si consolidi e si allarghi: sia questa l’ opera quoti diana del Parlamento e del Governo, e vedremo il nostro biglietto avvicinarsi gradatamente al valore dell’ oro, senza bisogno di ripetere il rischio di quei tentativi, di alcuni dei quali si sono già esperimen- tati il danno e 1’ inutilità.
Is t it u t i d ie m is s io n e.
Nei riguardi del credito, insieme alle situazioni del bilancio, del Tesoro e della circolazione di Stato, assumono grande importanza le condizioni degli Isti tuti di emissione e della loro circolazione.
L’ anno che volge alla fine ha segnato un miglio ramento nella situazione del mercato monetario in ternazionale, il quale si è andato risollevando dalla depressione in cui 1’ avevano successivamente con dotto cause d’ indole varia politica ed economica. In paesi di grande importanza nel mondo commerciale si ebbero crisi bancarie ed industriali acute, le quali però concorsero a deprimere il valore del denaro, facendo diminuire le domande dei capitali, portando alla liquidazione degli impegni considerevolp che la speculazione avea nei valori colpiti dalla crisi, e ral lentando ogni esuberanza di non sano movimento industriale e bancario.
La situazione delle Banche di emissione dei paesi che hanno un’ azione direttiva del movimento mone tario internazionale, riflette questo stato di cose. Sono più pingui le loro riserve metalliche e maggiori 10 disponibilità in confronto dell’ anno antecedente, mentre è diminuito il valore del portafoglio, e dimi nuita di conseguenza la ragione dello sconto. Infatti 11 prezzo medio del denaro è variato, da anno ad anno, da 3.65 a 3. 30 in Inghilterra, da 3.04 a 2.60 in Fran cia. da 4.41 a 2. 75 in Germania.
I nostri Istituti di emissione non hanno dovuto superare difficoltà maggiori degli anni precedenti, ed il loro andamento non ebbe a risentire alcun se rio riverbero per effetto delle crisi straniere.
La relazione della Commissione straordinaria triennale, che in breve vi sarà comunicata, metterà in rilievo, col sussidio dei fatti, il miglioramento generale constatato nei nostri ordinamenti bancari. Mi limiterò quindi a segnalarvi pochi punti salienti sull’andamento dell’ esercizio bancario in corso. La circolazione bancaria si è mantenuta, durante l’ anno, quasi costantemente nel limite normale, e qualche lieve sconfinamento fu di brevissima durata, a diffe renza delle notevoli eccedenze accertate nel 1899 e nel 1900. Il Tesoro ha governato il regimo delle an ticipazioni statutarie in modo da pesare il meno possibile, colle sue richieste, sul mercato monetario italiano. Solo in un breve periodo dell’ esercizio 1900-901 questa richiesta raggiunse i 70 milioni, mentre nell’ esercizio precedente si era saliti a 90. Nell'esercizio in corso si raggiunsero pure i 70 mi lioni soltanto nell’ ottobre e fu per periodo breve e per i bisogni occasionali verificatisi per il riscatto dei certificati ferroviari trentennali, il cui pagamento venne eseguito mentre si procedeva al collocamento parziale dei nuovi buoni a lunga scadenza emessi in surrogazione.
Le disposizioni di legge riguardanti 1’ annuale riduzione del limite normale della circolazione dei biglietti di banca hanno avuto ed avranno intera applicazione. Siffatto limite, stabilito dalla legge del lb93 nella somma di 1097 milioni, è disceso oggi a circa 987, e col primo giorno del prossimo gennaio si conterrà nella somma di 963 milioni e mezzo di lire, con una riduzione complessiva di 134 milioni.
Per tal guisa va progressivamente restringen dosi la massa dei-biglietti coperti soltanto parzial mente da moneta metallica o da effetti di primo ordine sull’ estero. Con fortunata vicenda tende in vece a crescere la circolazione dei biglietti di banca coperti per intero da specie auree di questi ne ab biamo ora più di 154 milioni in confronto di 129 che sussistevano al 31 dicembre 1900.
Le riserve complessive dei tre Istituti ascendono a più di 680 milioni, di cui circa 530 in oro o valuta equiparata all’ oro, e più di 50 in scudi.
Pertanto la nostra circolazione bancaria, la quale, pochi anni or sono, avea una garanzia metallica rag guagliata ad un terzo o poco più del suo valore, pos siede oggi una riserva che raggiunge quasi il 50 per cento, mentre anche la qualità del portafoglio è mi gliorata, come ha accertato l’ultima ispezione trien nale.
Al rinvigorimento delle riserve si accompagna un altro fatto confortante per lo svolgimento dei nostri Istituti, cioè il movimento costante delle mo bilizzazioni. M entrelaprimaispezionestraordinariadel 20 febbraio 1894 accertava la paurosa somma di 637 milioni di partite cosi dette incagliate, eravamo di scesi al 31 ottobre u. s. a circa 867 milioni, essendosi cosi conseguita una mobilizzazione di quasi 270 mi lioni.
780 L ’ E C O N O M IS T A 15 dicembre 1901 problema bancario non è intera“ e“ t:e risoìut°, °t;
tenne tuttavia dalle leggi del 1893, 95 e 98 risultati di indiscutibile miglioramento. „ „ „ „ „l
Io mi spiego le impazienze di coloro che voiroD- bero affrettate le mobilizzazioni, affinché gli istituti possano liberarsi del grave peso di estese proprietà immobiliari ed esercitare completa ja loro azione a vantaggio degli scopi cui per loro vera funzione sono destinati. Però giova tenersi lontani da ogni esagerazione : nè inerzia studiata, ne precipitazione nella liquidazione di un patrimonio immobiliare in; gente, il cui valore sarebbe di molto avvilito se si forzassero le vendite. Le alienazioni devono farsi proseguire con ogni sforzo di buon volere, ma non si può dimenticare che sono necessariamente subor dinate alla capacità di assorbimento da parte dei capitale, e che le condizioni del mercato e della proprietà fondiaria non sono liete ne comode in ta luni centri, nei quali abbondano gli immobili pos
seduti dagli Istituti. . ,
Dopo che la Commissione permanente di vigi lanza avrà espresso il suo avviso intorno ai risultati dell’ ultima ispezione triennale si studieranno le sue eventuali proposte e sarà il caso di esaminare se siano necessari od opportuni alcuni ritocchi alle leggi bancarie in vigore. Per ora basterà prorogare di un altro anno di regime del corso legale e quelle agevolezze fiscali, che sono intese a render meno gravi le condizioni della mobilizzazione. Quanto al l’ azione di vigilanza del ministro del Tesoro, conti nuerà ad essere ispirata a far osservare rigorosa mente le disposizioni di legge, col criterio di lasciare agli Istituti quella libertà d’ azione che è necessaria perchè non si confonda più la responsabilità dello Stato con quella che ad essi incombe.
Re n d it a e c a m b io.
30 settembre ultimo era aumentata di altri tre mi
lioni circa. . ,
Io reputo che non opportunamente si e privata sinora la rendita nominativa di alcune agevolezze delle quali gode la rendita al portatore.
Le formalità che presentemente circondano la riscossione degli interessi della rendita nominativa, e le minori facilitazioni concesse al suo possessore ne ostacolano la ricerca e la diffusione, mentre la trasformazione della rendita al portatore in nomi nativa dovrebbe venire favorita, poiché risponde non solo all’ utile dell’ erario, ma eziandio ad un concetto di moralità in ordine al pagamento dei tri buti. Ho già avviato gli studi per potervi presen tare un disegno di legge col quale si ripari al pre sente stato di cose.
Ca m b io d e c e n n a l e d e i. Co n s o l id a t o 5 %.
Col luglio di quest’ anno ebbe principio l’ opera zione del quarto cambio decennale del consolidato 5 e 3 per cento, ed ormai è prossima al suo compi-
mento. . ,,
L’ Amministrazione guidò con diligenza e solle citudine commendevolissime questa operazione, la quale, se potè produrre qualche inevitabile molestia ai possessori, li ricompensò tuttavia ben largamente per la rinnovata fiducia e garanzia della circolazione dei nostri titoli, che il cambio riconobbe legittimi, e che vennero sostituiti con titoli ancor piu perfezio nati. Posso con soddisfazione annunciarvi che su un quantitativo di oltre un milione e mezzo di cartelle già pervenute per il cambio dal Regno e dall’ estero, soltanto per trentuna venne sollevato qualche dub bio sulla loro validità e regolarità. Sottoposte pero all’ esame rigoroso di una Commissione all’ uopo co stituita, dopo indagini accuratissime e minuziose, si ebbe la convinzione piena della loro legittimità. Il miglioramento delia situazione monetaria in
ternazionale, di cui vi ho prima discorso, ha fatto aumentare di pregio le rendite di Stato per le quali non vi erano speciali ragioni di depressione. Parti colarmente fortunate furono le vicende del corso della nostia rendita, la qualo dal mese di novem bre 1900 guadagnò più di cinque punti nelle sue quotazioni sui mercati dell’ estero, da 94.91 a 100 ed
oltre. . ,
Pure riconoscendo che tale miglioramento potè venire agevolato dalla situazione monetaria e dal maggiore favore di cui hanno goduto, in generale, i fondi di Stato' per effetto delle crisi bancaria ed industriale, saremmo ingiusti, verso noi stessi se non ammettessimo che vi contribuirono, in larga misura, la soddisfacente situazione della finanza italiana, il fermo e risoluto proposito del Parla mento e del Governo di difendere scrupolosamente il pareggio del bilancio, ed il graduale ma costante miglioramento economico del paese.
Al sensibile aumento del prezzo della rendita si è accompagnato il miglioramento del cambio, il quale da parecchio tempo sembrava cristallizzato intorno a limiti quasi irriducibili, ed ora oscilla lievemente attorno al 2 1x4 per cento.
Il ribasso del prezzo del cambio è tanto piu no tevole in quanto non vi concorse in modo assoluto artificio di sorta; e si è verificato in un periodo di maggiori pagamenti all’estero per cause eccezionali, quali P aumento avutosi in addietro nei prezzi del carbone, la spedizione in Cina, e l’ insolita quantità di grano importato dall’ estero che provocò 1’ esodo di ben 180 milioni di lire Nè bisogna dimenticare il fatto del rimpatrio dei nostri titoli, che continua in larga e confortante progressione per un movimento di attrazione della potenza economica del paese, non già per la sfiducia del capitale estero; nel;’ esercizio 1899-900 abbiamo pagato 73,454,334 lire per interessi del nostro debito pubblico all’ estero ; ne abbiamo pagato 65 milioni e 300,657 lire nel 1900-901, con una differenza in meno di otto milioni di rendita, i quali corrispondono all’ incirca a 160 milioni di capitale.
L ’ assorbimento del debito pubblico assume sem pre più evidente il carattere di stabile investita del risparmio nazionale, e se ne ritrae la prova anche dalla proporzione ognor crescente dei titoli nomi nativi. Al 30 giugno 1897 la rendita nominativa con solidata saliva a lire 220,443,418 : in 4 anni, cioè al 30 giugno 1901, era cresciuta a lire 250,552,241, ed al
De b it o v i t a l i z i o.
Il debito vitalizio, stante la continua cura di mantenere le iscrizioni di pensione pressoché eguali alle eliminazioni, è rimasto quasi costante alle due date, iniziale e finale, del decorso esercizio.
Se pertanto si potesse non eccedere la cifra an nua di cinque milioni attualmente prevista per le nuove inscrizioni, l ’onere per il servizio delle pen sioni potrebbe essere contenuto anche per l’ avve nire attorno ai limiti quasi raggianti degli 82 mi
lioni circa. .
Non è però a dimenticare che il debito vitalizio risentirà in avvenire le conseguenze di quegli au menti di organici che, per risalire a meno di venti cinque anni addietro, non poterono influire sinora sul suo ammontare. Ad ogni modo il consolidamento del carico delle pensioni dovrebbe, anche per l’ av venire, poggiare sulla invariabilità degli organici, condizione che contrasta con lo sviluppo progres sivo inevitabile di molte Amministrazioni dello Stato.
Le esigenze di più numeroso personale per tale sviluppo, potrebbero conciliarsi coll’ esclusione della progressiva ascesa del debito vitalizio, soltanto se si trovasse modo di x>rovvedere a certi servizi, per i quali non si esige preparazione qualsiasi nè oc corre speciale coltura, mediante una forma di loca zione di opera diversa da quella ohe al presente si segue. È uno studio non tacile, ma che vale la pena d’intraprendere ; mentre ammesso pure che mutando sistema non si possa raggiungere un’ economia di bilancio, si eviterebbero però l’ incremento delle pen sioni e gli altri oneri che si accompagnano alle esi genze di carriera.
Ma questi espedienti servirebbero soltanto a, ren dere meno grave la questione del debito vitalizio, in quanto ne frenerebbero l ’aumento.
La soluzione vera non può aversi che mediante la creazione di un apposito Istituto di previdenza. Certo, tale creazione aggraverebbe evidentemente per lungo periodo di anni le difficolta finanziarie, poiché lo Stato perderebbe il contributo delle trat tenute degli impiegati di nuova nomina, mentre d’ altra parte dovrebbe contemporaneamente soste nere un onere assai sensibile per il suo concorso alla nuova istituzione. Senza risorse straordinarie questo doppio aggravio renderebbbe il problema ìn-