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Cronache Economiche. N.246, Giugno 1963

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(1)
(2)

13· salone

internazionale della

Tecnica

10· salone europeo

delle materie plastiche

grandi rassegne specializzate del

progresso industriale

Torino

Palazzo delle Esposizioni

al Valentino

,

19

-30

settembre

1963

riduzioni ferroviarie """--_ _

=-_ _

__

Comitato Tonno • Palazzo delle EspoSIZioni al Valentino corso MaSSimo d'Azeglio 15

(3)

cronache

econ miche

mensile a cura della camera di commercio industria e agricoltura di forino

numero 246 - giugno 1963

Corrispondenze, manoscritti, pubblicazioni deb .. bono essere Indirhzali alla Direzione della Ri-vista. L'accettazione degli articoli dipende dal giudizio insindacabile della Direzione. Gli scritti firmali e siglali rispecchlano soltanto Il pen-siero dell'autore e non impegnano la Direzione della RivisJa ne l'Amministrazione Camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono es-sere Inviale in duplice copia. E' vielala la ri-produzione degli adi coli e delle note senza l'autorIZzazione della Direzione. I manoscritll, anche se non pubblicali, non si restituiscono.

Comitato di reduione: Ono 0011. Giuseppe Alpino Prof. 0011. Augusto Bargoni 0011. Clemente Celidonio Prof. 0011. Giovanni Dalmasso Dott. Giuseppe Franco 0011. Giacomo Friselli Pro!. 0011. F. Palazzi - Trivelli Prof. Emilio Zaccagnini Direttore responsabile: Pro!. DotI. Giuseppe Caro ne

sommano

3 Agricoltura ed espansione industriale Infervista con il Or. Domenico Appendino M. PASTORIHI

8 Impieghi extragricoli della famiglia coltivatrice ed espansione industriale nella pro-vincia di Torino.

L. OLLIVERO

15 Media e grande azienda agricola torinese ed espansione industriale

C. STELLA

19 Effetti dell'espansione industriale sulla piccola azienda agricola torinese

G. BOSSO

22 Manodopera rurale nelle imprese industriali della prov:ncia di Torino

O. BERHARDELLI

26 Ordinamenti colturali del Torinese e diminuzione del grado di ruralità G. DALMASSO

29 L'istruzione professionale agricola nel rinnovamento dell'agricoltura torinese P. MASOERO

33 Cooperazione zootecnica e consolidamento zooeconomico delle imprese agricole torinesi

G. PROHI

38 Riordinamento fondiario e « part-time farming» come strumenti di valorizzazione dell'agricoltura torinese

G. FRANCO

43 Diversificazione seftoriale nell'economia torinese C. SARI

49 Le microaziende agricole nella cintura industriale della provincia di Torino E. BA TTISTELLI

52 Nuovi orientamenti della propaganda agricola. A. BARIDON

56 Arboricoltura da legno nelle terre agricole marginali della provincia_di Torino C. CELIDONIO

59 La meccanizzazione dell'agricoltura piemontese 65 Tra i libri

In copertina: Foto Moncalvo

Direzione, redazione e amministrazione:

(4)

CA !ERA

DI

COMMERCIO

IND

TRI

E A RICOLTURA

E UFFICIO PROVI.. CIALE I

DU

TRIA E

OMl\1ERCIO

Sede: Palazzo Lascaris - Via ViI torio Alfieri, 15. Corrispolldell~a: Via Viltono Alfieri, 15 - Torino (120) - Casell,l Postale 413. Telegrammi: Camcomm.

Telefolli: 55 . .3322 (5 linee). C/c postale: 2/26170.

Senizio Cassa: Cassa di Risparmio di Torino - Sede Centrale - C/c 53

BOR

V LORI

BOR A lERCI

Via San Francesco da Paola, 28. Telegrammi: Bar a.

Telefolli: Uffìci 54.77.04 - Comitato Borsa 54.77.43 - I pettore Tesoro 54.77.03.

Via Andrea Doria, 15.

Telegrammi: Borsa 1erci - Via Andrea Doria, 15. Telefoni: 55.31.21 (5 linee).

GABI ETTO CHIMIC

lERCEOLOGICO

(presso la Borsa ~lerci) - Via Andrea Doria, 15. Telefollo: 55.3.5.09.

A que ·to numero hanno collaborato:

Il Prof. Fausto M. PASTORINI. libero daceli/e in Zooeconomio Ilell' nilersilà cli Tonno; il Prof. ALt: Luigi OLLI'ERO. Pre.\idclI/e del/o Federa::iollc regionale delle

(5)

L'

I

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E

R

V

I

S

T

A

DEL ME E

Agricoltura

e

d

e

spanSIone

industriale

D.

-

E' cOlllunr constatazione che

le

struttu

re

agri-colc del

nostro Paese

sono

in da di

profonda

rinnoca-;:;io/l(, (' che ({ucsto procr so ecolufico

è

docuto

massi-lIlamrnte all'espansione

dell'atticifà -industriale. Quali

conseguenze derir:ano

da questo fenomeno per

l'agri-coltura

della pro

cincia

di Torino?

R. - L'accentuato SYiluppo dell'industria e delle atti\'ità economiche terziarie, il notevole accrescersi delle forze di la\oro occupate nel settore industriale, l'inserimento della nostra popolazione rurale, secondo quote $l'mpre più elevate, nei numerosi stabilimenti in-dustriali distribuiti sul territorio provinciale, pongono l'agricoltura torin se di fronte a nuovi problemi di ca-rattere organizzativo ed imprenditoriale, i quali invol-gono cospicui interessi di natura economica e non meno importanti impegni d'ordine sociale.

D. -

Potrebbe illdicarci

se si sono

1Jr01110si

recen-te//lente

studi,

riarche, discussioni. convegni per

ap-profondire lo

cOl1oscrnza Slii

Iluod rapporti correnti tra

agricolturtl

cd

industria?

R. - Le comiderazioni precedentemente e poste - - che valgono per la pro\-incia di Torino, ma anche

0011. Domenico Appendino (.)

per molti altri territori in espansione industriale -hanno indotto la Camera di Commercio di Torino a promuovere un Simposio attorno al tema: La

popola-zione

rurale torinese di fronte all'espansione industriale

della Procincia

.

Questo Simposio - le cui riunioni hanno avuto luogo il 17 maggio C.a. nel Salone d'Onore di Palazzo La caris - si è venuto ad inserire in un largo pro-gramma di iniziative che la nostra Camera di Com-mercio va gradualmente realizzando per age\'olare con ogni possibile mezzo

r

evoluzione dei diver i settori produttivi verso più progredite posizioni tecniche ed economiche.

Sensibilizzare l'opinione pubblica su determinate realtà economiche in via di crescente intere se, inda-gare sui problemi di fondo che occupano e preoccupano gli operatori nei \ ari campi di attidtà ono compiti che il nostro Ente cerca di as oh'ere con la massima alacrità poichè rientrano nei più importanti e delicati doveri di istituto delle Camere di Commercio.

D

. -

Quali ono

stati

i

proponimcnti

generali ed

immediati

del ill1]Josio?

(6)

R. - Intanto occorre premettere che la

manife\ta-zione ha ottenuto, già in fase di preparazione ed ancor

più in quella di realizzazione, numerosi, graditi con-sensi e signi6cathe adesioni da palte di Enti,

organiz-zazioni e privati che operano nel vasto campo della

produzione e sono intere sati ai con ne si problemi di

ordine tecnico, economico e sociale,

Tra le ade ioni e le partecipazioni più rilevanti mi

piace qui ricordare quelle del Ministro en. Medici, dei Direttori Generali della produzione agricola e

del-l'economia montana e lorestale, dei massimi esponenti dell'V nione industriale di Torino. delle ocietà Fiat e

Olhetti, di molte Camere di Commercio e

Ammini-strazioni Provinciali Piemontesi, Lombarde e "enete.

i è quindi potuto ageyolmente raggiungert· il

pro-ponimento immediato e fondamentale del Simposio.

che era quello di promuo\t're un 'ampia discussione sui complessi rapporti che oggi intercorrono e vincolano i

due grandi settori operathi dell'industria e

dell'agri-coltura, raccogliendo le opinioni ed i giudizi che al riguardo dirigenti, docenti, tecnici agricoli. esperti ed operatori economici, potevano eprimere in un

incon-tro di competenze scientifiche e tecniche ad alto li-V(' Ilo.

D. Da quali cOl1sic!e/"ll;:;ioni particolari la Camera di COI1l/l1l'rcio di Torino ha t ratto lo SpUl1to per pro-/IlUOL'ere il dibattito?

R. - Da una non piccola serie di considerazioni tra le quali appaiono preminenti:

l) la cmtituzione della popolazione agricola del Torinese, la quale risulta formata in notevolissima

mi-sura da famiglie coltivatrici: infatti. secondo i dati del l Censimento Generale dell'Agricoltura (che si

riferi-scono al 1961). il 96

Ofo

delle aziende rilevate in

pro-Yincia di Torino ono a conduzione diretta del colti-vatore ed occupano il 64 % della superficie totale delle

aziende censite;

2) le forzl' di la\'oro occupate nel settore

indu-striale, forze che appaiono in con id revole incremento

aU'l'same delle risultanze dei due ultimi censimenti ge-nerali dell'industria e del commercio effettuati a dieci

anni di ùi tanza l'uno dall'altro (1951 e 1961).

Rbulta infatti che dette forze sono aumentate, nel 1961, del 36 o o rispetto al 1951 e che gli occupati nel

settore indmtriall' si sono concentrati in quota 110te-\"olissima, cioè per il 63

°

u. nel solo comune di Torino le cui inùustrie. impegnando 2 3.000 addetti, hanno quindi esercitato una \igoro a azione di richiamo sulle forzl' di lavoro.

La residua quota (37

%)

si è irregolarmente distri-buita Iwl n'stante territorio provinciale. addensando i

4

1

CRONACHE ECONOMICHE

particolarmente in un aggregato di comuni dw ,i di·

partono a raggi era dal capoluogo. pl'netrando in più

direzioni nella regione di pianura e nl'l ~()pra.,tallk

contiguo arco collinare prealpino.

Si sono cosi \'enute .1 formare talunl' arl'l' a pre-ferente occupazione indu~triJle , le quali b 'n pOS.,OI\O rappreentarc> i percorsi seguiti dall'industria nt'l sun

movimento di espansione sul terrItorio prO\ lIleiall',

D. - Come si illseri.\c(' la popola;:;iolli' IIIml(' lori -Il('sc nell'allarga/o quadro delle attirilli illdustrillli (' COli

quali effelti?

R. - ella situazione ora de~int'ata, Ilella qu,de

lavoro e capitali sono in \ia di espansione, gli impil'ghi extragricoli offerti dalle imprese industrIali ad una

parte dei componenti la famiglia coltl\ atrice .~ono, nella

maggior parte dei casi, di carattere permalll'nk: ed l' logico che siano soprattutto i giO\àm a pn'll'rin' Il' numerose occasioni di lavoro che pro\engono

dall'in-dustria, nonchè da altre importanti atlh itù economicht'

che hanno trovato e trovano fondati moth'i di

aHer-mazione.

Proprio per questo la relazione predIsposta dalla

Camera di Commercio di Torino e prl'sentata al

Sim-posio ha inteso rilevare in modo specifico:

gli effetti delll' occupazioni extragricoll' sulJl'

condi-zioni economiche, sociali e morali della famiglia coltivatrice;

le conseguenti prospetti\'c di sviluppo

dell'agricol-tura pro\ lIlciall';

il li\ l'Ilo della preparazione professionale agricola

della manodopera familiare e di quella salariata.

L'indaginI:.' è stata realizzata con la cO/l',ape\"ole l'd

intelligente collaborazione di nostri infoTllMtori quali.

ficati, a ciascuno dei quali spetta la competenza di una determinata zona economico agraria.

D.

-

Potrebbe i/l(licarci quali sono le prospettil (' di st:iluppo cerso

IL

quali l'agricoltura torillese si .\ta act-Ìondo?

R, - Quando l'azienda agraria rappre~enta per la

famiglia contadina uno strumento di procluziom' l' di la\oro ancor dotato di una sua intrinsc'ca soliditll

come si verifica ad es., nei territori in cui si ùelinea L1Zil nda del tipo cosiddetto « a cascina» - il rispar-mio realizzato con prestazioni di lavoro presso

(7)

In ,,!letti, la più cospicua dotazione motomeccanica, quando venga realizzata nell'ambito della convenienza economica consente di avviare l'organizzazione azien-dale su moduli rinnovati e più produttivi da cui l'agri-coltura può trarre fa\"orevoli prospettive di sviluppo. Si "im(' cosÌ ad attuare una graduale, melodica, silen-ziosa rholuzione dei tradizionali schemi produttivi, con lo scopo di mantenere e ave possibile potenziare l'ef-ficienza dell'azienda familiare.

Quando invece il corpo aziendale è minuscolo o frantumato e l'impresa colth'atrice è abbandonata alle minori forze di iniziative di lavoro del nucleo fami-liare, i redditi extragricoli propendono a rimanere nel settore economico dal quale prO\'engono e si trasfor-mano prevalentemente in azioni industriali, la qual cosa sotto un certo aspetto è un sintomo palese di sfi-ducia \'cro la professione agricola;

e

l'agricoltura si

~lttesta su progrl'dienti posizioni recessive seguendo un processo di evoluzione che non si 'a come e quando potrà essere arrestato.

D. - Oltre a questo problC'ma, indubbiamente in-teressante c fondamentale, sono stole illustrate altre confi{!.urazioni assunte o assumibili dall' a {!.l'icolt!l ra to-rinese conse{!.lIentemente all' espansione il1d[(striale~

R. - Sono stati presentati, in base al programma predi~posto, dieci distinti inten'enti, alfìdati a note per-sonalità del mondo torinese della cultura, della produ-zione

e della tecnica.

Con gli interventi della riunione antimeridiana si sono analizzati i problemi delle aziende grandi e medie

e

delle piccole aziende agricole del torinese di fronte all'espansione dell'attività industriale; l'affiu so della manodopera di estrazione rurale nelle imprese indu-striali della Provincia;

r

evoluzione degli ordinamenti colturali in rapporto al diminuito grado di ruralità; problemi dell'istruzione professionale agricola.

_ ella riunione pomeridiana Ono stati discu si i compiti della cooperazione zoo tecnica nel consolida-mento economico delle impre e agricole; il riordina-mento fondiario ed il palt-time farmin{!, come trumenti di valorizzazione dell'agricoltura; le di armonie che contraddistinguono i grandi settori di attività econo-mica; gli indirizzi produttivi delle microaziende agri-cole collocate nelle cinture inclu triali della Provincia; i nuo\ i orientamenti della propaganda agricola.

LI iniziati\'a della Direzione di « Cronache Econo-miche ,e;li studi programmati e presentati al Simposio vengono pubblicati nella Rivista per documentare il pE'niero dE'i singoli Autori sui "ari argomenti assegnati e per delinE'are, in vi ione generale, re :enza dE'l pro-blema che è stato oggetto della manifestazione.

D. - Con quali me;:;;:;ii può al'dare l'agricoltura della nO$tra prodncia r.:erso po.~i;:;ioni economiche più soddisfacenti di quelle attllali?

R. - Per raggiungere lo scopo indicato occorre es-senzialmente:

- promuo ere la formazione di una efficiente coop -l'azione ;:;ooiecnica tra gli allevatori di animali bo-vini, con l'intento di incrementare, soprattutto, la produzione della carne in quelle qualità pregiate che il consumo ampiamente ha dimostrato e dimo-stra di gradire COn richieste sempre maggiori; realizzare sollecitamente, laddove il corpo dell'a-zienda è minuscolo e per di più soggiace al mal sottile della frammentazione e della dispersione, una indispensabile opera di riordino fondiario me-diante ricomposizioni territoriali che consentano cii adottare indirizzi produttivi trettam nte orientati sulla vocazione dei terreni e adatti ad introdurre con succe o le aziende agricole locali in un sistema economico di scambio;

migliorare e perfezionare la preparazione profes-sionale agricola dei coltivatori, affiancando alle nor-mali istituzioni scolastiche numerosi corsi, diurni e serali, di qualifica e specializzazione.

Gli interventi, la relazione e le conseguenti discus-ioni hanno mes o in rilievo 1'efficienza di questi mezzi ed il loro carattere di priorità,

D. - A quali risultati è giunto il Simposio? R. - Il Simposio ha recato un positivo contributo all'approfondimento delle conoscenze ull'attuale si-tuazione dell'agIi coltura provinciale.

Gli studi presentati e le considerazioni emerse in ede di discussione sono valse, principalmente, a dia-gnosticare con precisione i nuovi fenomeni che i pon-gono nel ettore della produzione agricola della no tra Provincia in rapporto allo Yiluppo delle industrie e delle altre attività economiche extragricole. Si ono inoltre messi in evidenza i motivi di impulso e di rece -sione ai quali soggiacciono i vari settori economici nell'interscambio di influenze che si muovono in un comune

tes

uto connettivo a maglie sempre più strette

e vincolate.

Assieme alla diagnosi si

è

altresì clelineata, ia pure in linea di prima approssimazione. l'impo tazione di un programma normativo al quale i nostri agricoltori, con l'appoggio degli Enti che operano nel s ttore agri-colo, p05 ano i pirarsi per realizzare concretamente il p1'oces o di perfezionamento tecnico e di potenziamento

(8)

economico delle loro aziende nel nuovo clima di pro-pulsione creato dall'espansione dell'industria.

D. - Quale validità ha palesato l'iniziativa assunta dalla Camera di Commemio di Torino?

R. - L'iniziativa assunta dalla Camera di Commer -cio di Torino mi pare possa giudicarsi utile e rispon-dente alla voluta finalità. La manifestazione ha infatti riscosso significativi consensi di pubblico e di stampa ed è valsa ad attirare l'interesse di molte altre Provin-cie, soprattutto della Valpadana, riuscendo a stabilire, come era negli intendimenti, l'inizio di un colloquio tra il mondo operativo dell'agricoltura e quello de ll'indu-stria allo scopo di concertare, su basi concrete, un co-mune programma di lavoro a vantaggio dell'ulteriore sviluppo dell'economia generale della nostra Provincia. Inoltre, riunendo agricoltori ed industriali con

do-centi, tecnici ed esperti dei "ari settori in un incontro altamente qualificato, il Simposio è riuscito a determi-nare quella tanto necessaria fusione tra il mondo scien-tifico ed il mondo degli operatori economici, così va-lida, oggi, per il miglior successo delle iniziative.

Ne è così scaturito un felice flusso di idee, di orien-tamenti, di direttive utili a favorire il raggiungimento di una nuova posizione di equilibrio tra agricoltura ed industria, posizione di cospicuo significato poichè è alla base di ogni moderna forma di progresso economico e sociale.

L'iniziativa è stata appoggiata e voluta dal Pr esi-dente della Camera di Commercio, Dott. Vitelli, as-sieme ai componenti la Giunta Camerale e al Segre-tario Generale: a loro tutti vada un particolare rin-graziamento unitamente a quello che mi sento dover rivolgere agli illustri relatori ed a tutti coloro che tanto validamente hanno contribuito al successo del Simposio.

Agricoltore e figlio di agricoltori. Ufficiale combattente in Montenegro e in Dalmazia dal 1940 al 1943 e internato in Germania dal 1943 al 1945, egli riprendeva al ritorno gli studi universitari e si laureava in scienze agrarie nel 1946 presso l'Universita di Torino.

Dar 1946 al 1960 ha rivestito la carica di Sindaco del Comune di Villastellone.

Dal 1950 è Membro di Giunta in rappresentanza degli agricoltori e Vice Presidente della Camera di Commercio Industria e Agricoltura di TOlino.

Dal 1951 è Presidente dell' Associazione Provinciale Allevatori, della Commissione Permanente per l'Agricoltura, le Foreste e l'Economia Montana della Camera di Commercio di TOlino, del Consorzio per l'Irrigazione dell'Agro di Poirino, del Comitato Viti-vinicolo Regionale Piemontese, della Commissione Regionale per i problemi agrari.

Dal 1953 è Presidente del Centro di Difesa Antigrandine della Provincia di Torino, Vice Presidente dell'Osservatorio di Gene-tica Animale ed è ì\Iembro del Consiglio eli Amministrazione dell'Istituto Zootecnico e Caseario per il Piemonte.

Dal 1957 è Membro della Giunta Provinciale Amministrativa di Torino e fa parte del Consiglio di Amministrazione della A TIVA (Autostrada Torino-Ivrea-Valle d'Aosta).

Dal 1961 è Membro del Consiglio di Amministrazione dell'Istituto Bancario S. Paolo di Torino. Dal 1962 è Presidente del Centro Studi ed applicazioni di zooeconomia.

(9)

IIl1pieghi extragricol

i

della faIl1iglia coltivatrice

ed espansione industriale

nella provincia di Tor

ino

M.

Pastorini

Importanza dell'impresa fmnilial'e tra le forme di ge-stione agricola vigenti in provincia di Torino. Con gli studi condotti in tutti i settori dell'attività economica secondo la moderna tecnica della « ricerca operativa» vengono sempre meglio approfondite le co-noscenze attorno alle forme di gestione, in modo da consentire agli operatori di valutare le conseguenze economiche di determinate strutture tecniche, organiz-zative e produttive ispirate a modelli gestionali diversi.

Nel vasto ed eterogeneo campo della produzione la funzione imprenditoriale appare, oggi molto più di ieri, difficile ed importante poichè in essa confluiscono re-sponsabilità di ordine tecnico ed impegni economico -sociali di largo orizzonte. A ciò consegue che le forme di gestione, attraverso le quaIi si realizza nella pratica la funzione imprenditoriale, vengono sempre ad assu -mere, agli effetti produttivi, valore determinante; e siccome ogni forma di gestione si caratterizza secondo un certo grado di efficienza, e quindi di convenienza, questa va misurata e prospettata dalla ricerca sci enti-fica con elaborazioni rigorosamente condotte e docu-mentate, sulle quali ha da innestarsi successivamente l'azione dell'imprenditore per avvalorare i suggerimenti della scienza con i dati dell' esperienza.

Anche il settore agricolo non può sfuggire a questa aggiornata impostazione dei problemi produttivi, talchè la forma di impresa si colloca in posizione di eminenza tra i molteplici motivi che concorrono a definire il pro-filo economico-sociale e le possibilità tecnico-produttive dell'agricoltura di un determinato territorio.

Tra le fondamentali forme d'impresa riscontrate nell' agricoltura italiana risulta nettamente prevalente, in provincia di Torino, la cosiddetta « impresa familia -re », coltivatrice e capitalistico-coltivatrice.

Alla formazione ed alla successiva diffusione del -!'impresa familiare ha contribuito la progressiva fran-tumazione dei cospicui patrimoni terrieri d'origine no -biliare, frantumazione che, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, è andata a poco a poco accentuandosi anche in conseguenza delle già promettenti

afferma-zioni dell'industria, peraltro preparate da una l ungimi-rante scelta politica del Governo Piemontese.

In seguito, l'avvento decisivo della macchina e la organizzazione scientifica del lavoro crearono, in Pie-monte come in altre contrade europee di più avanzata condizione industriale, le premesse tecnico- organizza-tive all'attuale prodigioso sviluppo; ma mentre le im-prese industriali della nostra Provincia, conformandosi ad una norma di generale validità economica, hanno per lo più imboccato la via dell'allargamento dim en-sionale attraverso un processo di concentrazione del capitale e della produzione, le imprese agricole si sono invece risolte ad adottare una soluzione opposta, che ha finito di consolidarsi con la graduale diffusione della proprietà contadina

(l

).

L'impresa familiare, coltivatrice e capital istico-col-tivatrice, venne quindi a prevalere sugli altri tipi d'im-presa, nè si può ritenere che, d'allora ad oggi, la situa-zione sia mutata in questa sua configurazione essen-ziale. Infatti, in base alle risultanze del lO Censimento generale dell'agricoltura, effettuato in data 15 aprile 1961, è dato constatare che il 96,1 % delle aziende rilevate risultano a conduzione diretta del coltivatore ed occupano il 64,5

Ofo

della superficie totale formata dal complesso delle aziende censite (2).

Questo rilievo, unitamente ad altre recenti el abo-razioni statistiche in argomento esperite dalla nostra Camera di Commercio per puntualizzare la situazione economico agraria della provincia di Torino in occa-sione della Conferenza nazionale del mondo rurale e dell'agricoltura (3), hanno riconfermato in modo signi

-(1) Cfr.: G. Proni: « Vicende e prospettitJe dell'agricoltura italiana », estro da « Annali dell'Accademia di Agricoltura dI

Torino », voI. 102, 1959_60.

(2) Cfr.: Istituto Centrale di Statistica: «]0 Censimento generale dell' agricoltura », 15 aprile 1961, voI. II. Dati provin-ciali su alcune principali caratteristiche strutturah delle aZIende - fascicolo I - Provincia di Torino. Roma, 1962.

(3) Cfr.: «Appunti. su un piano di Sviluppo dell'agricoltura torinese », n. lO di «Indagini e problemi », ed. dalla C.C.I.A.

di Torino, agosto 1961.

(10)
(11)

fìcativo il notevole grado di diffusione dell'impresa fa-miliare, la quale pertanto si pone, nell'ambito d ell'agri-coltura provinciale, come fenomeno rilevante sotto il

profilo economico-sociale, con riflessi di uguale valore in campo tecnico-produttivo.

Da ciò consegue che, a costituire la popolazione agricola del Torinese, concorrono in notevole misura le famiglie coltivatrici, operanti, in linea principale, su fondi in proprietà e in linea secondaria su fondi in affitto.

Opportunità di un'indagine su.gli impieghi della c

apa-cità di lavoro della famiglia coltivatrice.

Ma accanto a queste constatazioni, che riguardano specificamente il settore agricolo, se ne allineano altre interessanti un più ampio orizzonte, cioè quello degli attuali, compIessi rapporti che intercorrono e vincolano 1'attività agricola agli altri settori economici dell'indu-stria e del commercio: questa visione sta acquistando oggi un rilievo fino a pochi anni fa impensabile, sopra t-tutto in una Provincia, come la nostra, nella quale la preminenza dell'industria tende vieppiù ad accentuarsi con la palese propensione della popolazione ad inse-rirsi, con prestazioni di lavoro e capitali, nelle attività di carattere industriale, ritenute capaci di offrire red

-diti maggiori e più sicuri di quelli che caratterizzano il settore agricolo.

D'altro canto, in un breve studio di 5 anni fa sul frazionamento della proprietà fondiaria in provincia di Torino (4), già si ebbe modo di esprimere un giudizio attorno alla qualifica delle famiglie contadine residenti in zone ad accentuato sviluppo industriale. Si affermò, in quella circostanza, che dette famiglie non sembrano più essere, a rigore, «contadine» in senso esclusivo poichè all'attività agricola ne congiungono altre di n a-tura diversa, i cui redditi si inseriscono nel bilancio economico familiare come titoli principali e comunque sempre di notevole interesse, mentre il reddito agricolo assume spesso la funzione di integratore.

Per tutta questa serie di considerazioni, tenuto al-tresì conto che le forze di lavoro occupate nei settori non agricoli della nostra Provincia sono andate n ote-volmente aumentando in questi ultimi anni, è parso opportuno esperire apposite ricerche sugli impieghi della capacità di lavoro della famiglia coltivatrice ope-rante nelle imprese agricole del Torinese, con l'intento di rilevare in modo specifico: gli effetti delle occupa-zioni extragricole sulle condizioni economiche, sociali e morali della famiglia medesima; le conseguenti pro-spettive di sviluppo dell'agli coltura provinciale; il l i-vello de Ha preparazione professionale agricola della manodopera familiare ed anche di quella salariata che viene assunta laddove le esigenze di lavoro della azien-da agricola, superiori alla capacità lavorativa della fa-miglia coltivatrice, ne impongono !'impiego almeno in determinati periodi dell' anno.

L'indagine - preordinata dalla Segreteria Gene-rale della Camera di Commercio di Torino in armonia ad un programma di lavoro da tempo perseguito con

responsabile impegno - è stata realizzata con la con-sapevole ed intelligente collaborazione di nostri infor-matori qualificati, a ciascuno dei quali spetta la compe-tenza di una determinata zona economico-agraria.

Si espongono qui di seguito, in forma riassuntiva, i risultati emersi dalle ricerche condotte, a questi pre -mettendo, a titolo di orientamento generale, alcuni dati concernenti la costituzione del nucleo familiare e la cons;stenza, in Provincia, delle forze di lavoro occupate in settori non agricoli, con particolare riguardo a quelle operanti nel settore industriale.

Costituzione del nucleo familiam ed 'impieghi di

carat-tere extTagTicolo. - Le fOTze di lavoTO occu.pate nel settoTe industTiale della PTOvincia.

Il nucleo familiare è formato, nell~ generalità dei casi, dal capo-famiglia - che assume le funzioni di imprenditore - dalla moglie e da 2-4 figli: in com-plesso, quindi, le famiglie contano da 4 a 6 compo-nenti, dei quali 2-4 attendono ad impieghi non agricoli, prestando la loro opera in grandi imprese industriali Torinesi (Fiat, Lancia, Riv, Viberti, Sip, Azienda Elet-trica Municipale, per non citarne che alcune tra le mag -giori) presso le quali si trasferiscono giornalmente, op-pure in industrie locali più o meno viciniori, le quali si addensano in talune zone di pianura ed in altre col-locate nella finitima fascia collinare e prealpina.

Dal raffronto fra i dati raccolti nei due ultimi Cen-simenti generali dell'industria e del commercio, il pri-mo effettuato alla data 5 novembre 1951 ed il secondo alla data 16 ottobre 1961, emergono per la nostra Pro-vincia alcuni importanti fenomeni sugli aspetti evolu-tivi e dinamici riguardanti la situazione delle forze di lavoro occupate in settori operativi non agricoli.

Tra questi fenomeni i più significativi, agli effetti dell'analisi in corso, appaiono essere i seguenti (5):

l

)

le forze di lavoro complessivamente occupate, nel 1961, nei settori economici non agricoli risultano costituite da 616.735 unità; esse sono aumentate del 36,5

Ofo

rispetto al 1951;

2) le forze di lavoro occupate nel solo settore in-dustriale risultano formate, nel 1961, da 449.754 unità; esse sono aumentate del 36,2

Ofo

rispetto al 1951;

3) il settore industriale dimostra di possedere una rilevantissima capacità di occupazione poichè ha assor-bito, tanto nel 1951 quanto nel 1961, più del 70 Ofo del complesso delle forze di lavoro impegnate in settori non agricoli; inoltre risulta che, nel 1961, il numero medio degli occupati per unità locale (6) è stato pari (4) Cfr.: «Il frazionamento della proprietà fondiaria in pro -vincia di Torino ", n. 17 della Collana « Indagini e problemi» edita dalla Camera di Commercio Industria e Agricoltura di Torino, dicembre 1958.

(5) Cfr.: Istituto Centrale di Statistica: « 4° Censimento Cenerale dell'Industria e del Commercio», 16 ottobre 1961, val. I - Imprese, unità locali, addetti. Dati provvisori per Co -mune. Roma, 1962.

(6) Per unità locale s'intende l'impianto (o il corpo di i m-pianti) situato in un dato luogo in cui viene effettuata la pro du-zione o vendita dei beni o la prestazione di servizi.

(12)

a 15,99 nel settore industriale, mentre si abbassa a 5,71

nei settori dei trasporti, del credito e dei servizi sociali

considerati in complesso, ed infine scende a 2,38 nel

settore commerciale;

4) il numero medio degli occupati per unità l

o-cale industriale, pari a 15,99 nel 1961, è stato uguale

a 11,92 nel 1951: ciò significa che si è avuto un incre-mento medio di 4 posti di lavoro per unità locale

indu-striale, ossia un incremento del 34,1 % ;

5) dai dati del Censimento 1961 risulta che gli

occupati nel settore industriale si sono concentrati in

quota notevolissima, -cioè per il 63 0/0, nel solo Comune

di Torino le cui industrie, impegnando 283.267 addetti,

hanno quindi esercitato una vigorosa azione di ric hia-mo sulle forze di lavoro.

La residua quota (37

Ofo)

si è irregolarmente

distri-buita nel restante territorio provinciale ave, sui 315

Comuni complessivi, ne sono stati 'Censiti 65, ossia poco

più di un quinto, in ciascuno dei quali gli addetti all'in

-dustria hanno superato le 500 unità. Anche l'aggregato

di questi Comuni si rivela molto importante per la

strategia dell' occupazione industriale, sia perchè in esso si è adunato 1'86,75

Ofo

delle forze di lavoro ope-ranti nelle industrie della Provincia, escluso il Capo-luogo, sia perchè nel suo ambito il numero degli occu-pati è aumentato del 43,3

Ofo

rispetto al 1951, secondo una misura percentuale maggiore di 7,1 punti in

para-gone a quella contrassegnante l'intero territorio

pro-vinciale (36,2

Ofo).

Questi Comuni si distribuiscono in modo da

costi-tuire determinate « zone di addensamento" che si di-partono a raggiera dal Capoluogo, penetrando in più

direzioni nella regione di pianura e nel soprastante contiguo m'co collinare e prealpino.

Si sono così venute a formare talune « aree a prefe -rente occu.pazione industriale", le quali ben possono rappresentare i percorsi seguiti dall'industria nel suo movimento di espansione sul territorio provinciale.

Tali aree si collocano:

a) nell'arco che si sviluppa attorno a Torino con

Comuni della cosiddetta « cintura,,: Settimo,

Bor-garo, Venaria, Collegno, Grugliasco, Rivoli, Orbassa -no, Beinasco, Nichelino, Moncalieri, S. Mauro T.;

b) nella pianura canavesana e nelle colline

more-niche eporediesi lungo la direttrice Chivasso

-Borgo-franco d'Ivrea (Brandizzo, Chivasso, Caluso,

Strambi-no, Ivrea, Borgofranco d'Ivrea);

c) nelle Prealpi canavesane limitatamente al qua-drilatero.: Corio-Rivarolo-Agliè-Pont (Corio, Forno Ca-navese, Rivara, Favria, Rivarolo Canavese, Agliè,

Ca-stellamonte, Valperga, Cuorgnè, Pont Canavese); d) nelle colline di Lanzo lungo la direttrice Casel-le-Lanzo (Druento, Caselle Torinese, S. Maurizio Ca-navese, S. Francesco al Campo, Ciriè, Nole, Mathi,

Cafasse, Balangero, Lanzo Torinese);

e) nelle Prealpi valsusine lungo il tragitto

Alpi-gnano-Susa (Alpignano, Buttigliera Alta, Avigliana,

Sant'Ambrogio di Torino, Giaveno, Coazze, Condove, Sant'Antonino di Susa, Borgone, Bussoleno, Susa);

I

10

I

CRONACHE ECONOMICHE

f) nella Pianura torinese-pinerolese (Rivalta di

Torino, Piossasco, None) e nello spazio delle Prealpi

pinerolesi circoscritto al quadrilatero: Pinerol

o-Perosa-Prali-Lusema (Pinerolo, S. Germano Chisone, Villar

Perosa, Perosa Argentina, Prali, Torre Pellice, Luserna

S. Giovanni);

g) nella Pianura di Carmagnola nell'ambito del

triangolo: Chieri-Vinovo-Carmagnola (Chieri,

Trofa-rello, Vinovo, Carignano, Carmagnola);

h) nelle colline del Po (Gassino Torinese,

Casti-glione Torinese).

In montagna, nella fascia altimetrica attorno ed

oltre i m. 1000, il turismo sia estivo che invernale ha

raggiunto, come noto, considerevolissimo sviluppo

spe-cialmente negli ultimi quindici anni; a ciò consegue

che nelle zone medie ed alte di tutte le valli l'atti"ità alberghiera si è notevolmente accresciuta, sia nel

nu-mero dei complessi da essa dipendenti, sia nel valore

dei relativi impianti, che in tal une località di gran

richiamo anche internazionale (come ad es. Sestriere,

Claviere, Bardonecchia, Sportinia) sono di proporzioni assai rilevanti. Inoltre, dallo sviluppo del turismo

han-no tratto importante incentivo, in tutta la fascia alpina, le imprese di autotrasporti, nonchè quelle di costruzioni edili e stradali; e non sono rimasti indietro, nè quei settori industriali che in montagna trovano la loro sede

congeniale, come ad es. l'idroelettrico, nè talune minori attività che si realizzano in complessi di più modesto valore e molto spesso a carattere artigianale, come

im-pl:ese di tagli boschivi, segherie, falegnamerie.

L'attività delle industrie operanti nel territorio

pro-vinciale riguarda numerosi e disparati settori: da

quel-lo metalmeccanico a quello tessile (che impegnano le più alte quote di lavoratori in complessi di notevole

importanza); da quello alimentare a quello

chimico-conciario; da quello delle costruzioni edili e stradali a

quello idroelettrico; da quelli del -legno, della carta,

dell' editoria, a quelli della gomma, delle materie

pla-stiche, delle resine speciali ed altri ancora.

In una situazione di questo genere, nella quale l

a-voro e capitali sono in via di espansione, gli impieghi extmgricoli offerti dalle imprese industriali ad una

par-te dei componenti la famiglia coltivat1'ice sono, nella

maggior parte de'i casi, di carattere permanente; ed è logico che siano soprattutto i giovani a preferire le numerose occasioni di lauoro che prouengono dall'indu-stria, nonchè da altre importanti attività economiche

che dallo sviluppo della prima hanno trovato e trovano

fondati motivi di affeTmazione.

Effetti delle occupazioni extragricole su.lle condizioni econom,iche della famiglia coltivatrice, - Riflusso dei risparmi in agricoltura, inuestimenti azionari e prospettive di sviluppo agricolo.

Gli effetti delle occupazioni extragricole sulle

con-dizioni economiche della famiglia contadina sono

giu-dicati ed effettivamente risultano positivi in ogni zona

(13)

suo tempo espressa al riguardo e poco innanzi ricor-data. In realtà, il bilancio economico della famiglia rie-sce a portarsi, con l'aggiunta delle « buste paga », su

livelli più adeguati e tali da consentire un generale miglioramento del tenore di vita; oltre a ciò, aumenta considerevolmente la garanzia di poter destinare al risparmio una parte non esigua del reddito comples-sivo, per cui si può plausibilmente ritenere che i redditi di p1'Ovenienza extmgricola consentano alla famiglia coltivatrice di inse'/'irsi validamente nell' area sociale dei risparmiatori, favorendone l'ampliamento.

I risparmi realizzati sono diretti verso due princi-pali canali di convogliamento: l'uno è di carattere agri-colo e si traduce nel potenziamento del parco moto-meccanico dell'azienda familiare mediante l'acquisto di macchine ed attrezzature che valgano a sostituire, perfezionandolo, il lavoro di quei componenti che at-tendono ad impieghi extragricoli; l'altro è di carattere industriale e si esprime in investimenti azionari me -diante l'acquisto di titoli, con preferenza per quelli

emessi dalla stessa Società dalla quale il -lavoratore dipende.

La prima via d'investimento del rispm'mio, cioè quella di carattere agricolo, risulta prevalente nelle zone ove la f01"1na capitalistico-coltivatrice dell'i.mp1'esa familiare si estende su aree non tmscurabili, soprattutto nella fascia in cui si delinea l'azienda del tipo « a

ca-scina ", fascia che - ricadente nella Pianura pinero-lese, con raccordi, a levante, con la Pianura transpa-dana, e a settentrione con quella Cispadana - è for-mata dai terreni più prospicenti e rivieraschi al fiume Po in sponda sinistra e destra (7). Gli investimenti azio-nari di carattere industriale sono invece prefe1'iti lad-do ve l'impresa, esclusivam ente colti vatrice, opera in proprietà fondiarie e in aziende la cui ampiezza si trova al livello della minima unità colturale oppure, essendone addiTi.ttura al di sotto, dimostra di aveT rag-giunto la p1'ecaria condizione connessa al frazionamen-to, alla frammentazione e alla dispe'/'sione.

Bisogna convenire che gli agricoltori, nell' effettuare le scelte sopra delineate, si comportano in modo logico, almeno dal punto di vista personale.

Infatti, quando l'azienda agraria rappresenta per la famiglia contadina uno strumento di produzione e di lavoro ancor dotato di una sua intrinseca solidità, il rispannio realizzato riBuisce nell' azienda e si trasfor-ma, in linea principale, in motori, macchine ed attrez-zature meccaniche con lo scopo, immediato e contin-gente, di supplire alla diminuita capacità di lavoro della famiglia.

In effetti, la più cospicua dotazione motomeccanica, quando venga realizzata nell'ambito della convenienza economica, propone l'opportunità di avviare l'organiz-zazione aziendale su rinnovati moduli, di applicare tecniche colturali diverse, di ridimensionare determi-nate colture, di tendere, per certe altre, alla spe cializ-zazione; e quando tu.tto ciò si veTifica, si viene a T ealiz-zare una graduale, metodica, silenziosa rivoluzione dei tradizionali schemi produttivi con lo scopo, meditato e

dumtu1'O, eli ma I1tel1ere e ove possibile potenzia re 1'ef-ficienza dell' azienda familiaTe.

Al raggiungimento di questa finalità concorrono

tutti i componenti la famiglia, anche quelli che si decu-cano ad attività extragricole, poichè anch' essi, favoreu-do l'introduzione di nuove iniziative ed occupando Ulla parte delle ore libere al lavoro agricolo, continuano a considerare la azienda paterna, nella nuova situazione di reddito, come un dispositivo economico stabilmente valido. In queste contingenze l'impresa familiare può bene essere assimilata a quel tipo di impresa mista a

part-time-fa'rming che si rivela assai diffusa in Paesi a notevole sviluppo industriale (8).

Quando invece l'impresa familiare agisce in aziende precarie o su fondi frazionati e frammentati si presen-tano condizioni completamente opposte a quelle ora accennate.

Quivi i redditi extragricoli propendono a rimanere nel settore economico dal quale provengono e si tra sfor-mano prevalentemente, come si è già osservato, in azioni industriali; questa circostanza, indubbiamente giovevole ad un benefico allargamento dell'azionariato popolare, è peraltro un sintomo fin troppo palese di sfiducia verso la professione agricola.

N ella famiglia coltivatrice si distinguono due di-verse mentalità, due posizioni professionali contrastanti che contribuiscono a provocare una netta frattura tra genitori e figli; i primi persistono nell'attività agricola sul piccolo fondo ma, senza prospettive di migliora -mento nè alcun incentivo che induca a tentare qualche modificazione di carattere organizzativo-aziendale; i se -condi, occupati in impieghi extragricoli, non intrave -dono nessuna possibilità nè ritengono utile, con i ri-sparmi accumulati, rivalorizzare lo strumento fondiario, Specialmente nelle zone di alto colle e medio monte si assiste ad una inarrestabile avanzata dei gerbidi e degli incolti ove un tempo apparivano fertili seminativi e rigogliosi prati; la residenza sul fondo è accettata dai figli, quando l'accettano, per un dovere di comunità f a-miliare e perchè ivi è posta la casa d'abitazione che spesso, con una parte dei risparmi, si cerca di rendere più confortevole, moderna e funzionale.

Quali possano essere le prospettive di sviluppo eco-nomico dell' agricoltura nei due casi configurati è fin troppo evidente.

N el caso in cui la. solidità e la funzionalità dell' a-ziooda agTicola vengono gamnti.te da.l Tiflusso del ri-spa'l'1nio extmgricolo,

il movim

ento verso posizioni p1'O-gressive appare sicuro e disinvolto: intanto si accentua e si accelera, come già accennato, il processo di mo to-meccanizzazione dell'azienda; si rende preminente

l'in-(7) Cfr.: «La cascina della pianura torinese », n. 11 della Collana «Indagini e problemi", edita a cura della Camera di Commercio Industria ed Agricoltura di Torino, maggio 1956. (8) Cfr.: Osservatorio di Economia Agraria per il Piemonte:

« La polverizzazione e la frammentazione fondiaria. - Conside -razioni generali ed indagine particolare in un Comune piemon-'

tese ». XII Quaderno di Cronache Economiche, Torino, 1961, Camera di Commercio Industria e Agricoltura.

(14)

dirizzo zoo tecnico con particolare riguardo a quelle

produzioni animali che appaiono più remunerative; si

allargano quei settori di specializzazione colturale che manifestano, nei confronti dell'ambiente, spiccate doti di congenialità ed offrono sicure garanzie di successo

dal lato economico (pioppicoltura, frutticoltura, colture vivaistiche, talune piante m"tensi di grande consumo); si adottano infine schemi produttivi moderni e perfe

-zionati in modo che l'azienda possa agevolmente

in-serirsi in una aperta, vivace e duttile economia di

scambio.

Quando invece il corpo aziendale è minvscolo o frantumato e l'impresa coltivatrice è abbandonata alle min01'i forze di iniziat'iva e di lav01'O del nucleo fami-liare senza che gli altri più validi componenti,

impe-gnati in occupazioni extmgricole, si preoccupino di 1'in

-vigoTime l'assetto econol1ùco, l'ag1'icoltum si attesta su

prog1'edienti posizioni recessive seguendo un processo

di involuzione che non si sa come e quando possa essere arrestato.

Le conseguenze negative di questo processo, nelle zone ove si verifica, sono limitatamente avvertite dai

singoli, attesa l'attuale situazione economica generale sostenuta dall'espansione dei settori d'attività extr agri-coli; ma se la fase di espansione venisse ad attenuarsi, o

quanto meno si verificasse l'opportunità di una alt

er-nativa, questa non potrà certo cadere su una agricoltura che dimostri di essere involuta sotto l'aspetto tecnico,

evanescente sotto quello economico.

Effetti degli impieghi extmgricoli sLtlle condizioni

so-ciali e momli della famiglia coltivatrice.

Esposte le diverse prospettive di sviluppo agricolo

in relazione agli effetti provocati dagli impieghi extr a-gricoli sulle condizioni economiche della famiglia col-tivatrice, conviene ora accennare in breve agli effetti indotti dagli impieghi medesimi sulle condizioni morali

e sociali del nucleo familiare.

Per quanto riguarda le conseguenze d'ordine sociale è opinione unanime che esse siano positive.

Nei territori ad antica civiltà agricola l'espansione

dell'industria e delle attività terziarie ha contribuito

ad introdurre, insieme ad un progressivo incremento di

valore del reddito, forme di vita diverse da quelle

tradi-zionalmente seguite, forme alle quali la popolazione lo -cale ha dimostrato di sapersi facilmente adattare, sia

sul piano materiale che su quello psicologico: case d'a -bitazione riattate e dotate, grado a grado, di servizi moderni e funzionali; mezzi di locomozione

motoriz-zati; raggiungimento di un più elevato ed ampio livello

culturale mediante letture e viaggi d'istruzione;

mag-giore partecipazione alla vita sociale in corrispondenza di una più profonda consapevolezza dei doveri civici. Sulle conseguenze d'ordine morale il giudizio è al-quanto diverso. Intanto, concordemente si ritiene che

gli stretti vincoli di carattere patriarcale che un tempo univano i figli ai genitori siano definitivamente tramon-tati e che in loro vece sia venuta ad instaurarsi una più

121

CRONACHE ECONOMICHE

larga indipendenza, cui peraltro non sempre

corrispon-de un uguale senso di re ponsabilità.

Tuttavia, i tradiz'ionali principi della morale

con-tadina anC01' permangono alla base e, pw' in via di evoluzione, continuano ad infonnare 'il modo di vivere

della società rurale; prova ne sia che le imprese indu-striali e commerciali, nella scelta delle forze di lavoro

secondo gli organici predisposti, si rivolgono con

prio-rità ai componenti la famiglia coltivatrice poichè

repu-tano che la manodopera di provenienza agricola sia

contraddistinta, rispetto ad altra, da un più elevato complesso di qualità morali.

Livello della preparazione professionale agricola del

nucleo familiaTe. - Contribu.to della rinnovata

Scuo-la t'raclizionale ed istituzione di corsi per il pel'fe-zionam,ento del lavoro qualificato e speci.alizzato.

La preparazione professionale della manodopera

fornita dalla famiglia coltivatrice, per quanto attiene

l'esercizio dell' agricoltura, appare subordinata, nelle

diverse zone, alle prospettive di s\'iluppo agricolo ed

al-l'efficienza delle strutture produttive in atto: può

con-siderarsi di medio livello laddove l'azienda agraria,

rap-presentando un congegno produttivo solido e

funzio-nale, impegna, sia pure in grado diverso, tutti i

com-ponenti la famiglia ed altresì consente di ottenere un

reddito che si presenta come importante componente

del bilancio economico familiare; va invece considerata ad un livello molto più basso laddove le possibilità

pro-duttive dell' azienda, suddivisa e frantumata nel suo corpo fondiario, si collocano al margine o al di fuori

dell' area della convenienza economica e l'agricoltura

dimostra chiaramente di trovarsi in fase recessiva. All'istwzione tecnico-professionale si apre pertanto un vasto campo di attività ove si tenga conto dell' una-nime giudizio espresso attorno alla necessità di perfe-zionare la preparazione professionale anche quando questa dimostra di conformarsi sufficientemente alle esigenze di un'agricoltura in via di progresso.

Per raggiungere la finalità indicata occorre

ovvia-mente moltiplicare, assieme ai corsi generici d'istru-zione professionale, anche quelli di qualifica e di spe-cializzazione.

Le moderne istanze sociali, le pressanti richieste del mondo della produzione e del lavoro stanno

avvian-do la Scuola tradizionale di ogni ordine e grado verso

importanti riforme di struttura e verso 1'applicazione

di rinnovati programmi di insegnamento. Ciò senza

dubbio è bene ed avrà influssi positivi anche nel settore

dell'istruzione tecnica agraria, sia a livello superiore

universitario, sia al livello medio degli istituti tecnici agrari e degli istituti professionali per 1'agricoltura. Questi ultimi, di recente formazione, rispondono ad un moderno tipo di istituzione scolastica poichè ad essi è

(15)

Tuttavia la Scuola organicamente istituita, pur nel

suo ammirevole proposito di rinnovamento, è n ecessa-riamente vincolata ad un complesso di norme statutarie che ne regolano la funzione nell'ambito di un

determi-nato schema d'attività, il quale, se ha da essere so

ddi-sfacentemente realizzato, non può modificarsi e tra -sformarsi di continuo per corrispondere alle necessità

espresse, soprattutto nel campo del lavoro qualificato

e specializzato, dalle più disparate categorie di allievi. Per questo motivo rimane sempre valida e sentita la esigenza di affiancare alle nonuali istituzioni sco

la-stiche numerosi corsi, diurni e serali, di qualifica e di

s pecializzazione.

Appare essenziale che questi corsi, cOl1sideTatane la specifica finalità, rispondano nel contenuto

all'esi-genza dettata dalle tecniche moderne, abbiano un

in-trinseco carattere appl-icativo, vengano

preminentemen-te orientati sulla pTatica dimostTazione delle cognizioni

tecniche i m.pa rtite, ed infine siano opportunamente

coordinati ove più Enti concorrano a promuoverli. Preparazione professionale dei lavoratori avventizi e

loro impiego nelle diverse zone della Provincia.

Per quanto concerne i lavoratori avventizi devesi

rilevare che il loro patrimonio di cognizioni tecniche

risulta sempre modestissimo quando addirittura non sia nullo. Data questa circostanza, il problema della loro

preparazione professionale è, di per se stesso, tutto da

risolvere; tuttavia esso non assume, almeno sotto

l'a-spetto quantitativo, considerazioni di rilievo poichè la

notevole diffusione dell'impresa familiare riduce

l'oc-correnza di manodopera a\·ventizia ad aliquote mo-deste.

Infatti, è dato con tatare che solo in poche zone di

pianura, soprattutto laddove si delinea ed opera l'azien -da « a cascina », si verificano flussi stagionali di lavo ra-tori avventizi, richiamati dalla presenza di colture

spe-cializzate particolarmente attive e dalla necessità delle

imprese capitalistico-coltivatrici e cap:talistiche di affi-dare il lavoro manuale, parzialmente o totalmente a

salariati.

Così ad es., nella fascia articola torinese le aziende

specializzate assumono avventizi provenienti, in gene

-rale, dalle provincie di Cuneo ed Asti e regolano tali

assunzioni, per quanto riguarda epoca e consistenza, in rapporto alle vicende della combinazione colturale pre -disposta ed attuata.

Nell'Agro di Poirino i cosiddetti « garzoni di

cam-pagna » - che affluiscono dal Veneto e dal Meridione

e rimangono in azienda per 8-9 mesi (da marzo-aprile

a tutto novembre) - non sono, a rigore, assimilabili

agli avventizi, ma piuttosto ai lavoratori obbligati, ai quali si garantisce un certo periodo lavorativo nell' an-no. Per la mietitura, quando si rende necessaria un'in

-tegrazione delle normali forze di lavoro, si fa ricorso ad

avventizi provenienti dalle circostanti colline dell'

Asti-giano, ma in tono sempre più moderato quanto meglio le aziende perfezionano il loro grado di meccaniz-zazione.

Nella pianura torinese transpadana è tuttora

note-vole l'impiego di lavoratori avventizi - provenienti in prevalenza dalla Calabria - per le operazioni di mie-titura, di trapianto e raccolta dei peperoni, di raccolta del mais e della menta, mentre per la trebbiatura e la

fienagione le aziende tendono alla autonomia. I miet

i-tori giungono, di massima, dalle zone montane della provincia di Cuneo e dalle colline dell'Astigiano, ma

anche dal Veneto, dalla provincia di Brescia e dal M

e-ridione; sono retribuiti a cottimo, con alte mercedi,

do-vute al breve periodo d'impiego e a un numero di ore

lavorative per giornata molto superiore al normale. Per la trebbiatura, ed in parte anche per la fienagione, gli imprenditori provvedono molto spesso con reciproci

scambi di manodopera.

Nelle altre zone della Pro\"Ìncia il ricorso a lavor

a-tori avventizi è esiguo e limitato alle operazioni già in-dicate, oltre alla raccolta del mais (colline e-porediesi) e

alla vendemmia (colline transpadana ed eporediesi). Si tratta, in genere, di manodopera locale, ancorchè ne l-l'alta valle di Susa si accolgano volentieri, quando g

iun-gono, gruppi di lavoratori provenienti dalla Val Camo-nica e nella media e alta Valchisone si ricorra talvolta a lavoratori provenienti dalla Pianura pinerolese e dalla

contigua fascia collinare per la falciatura del maggengo

e per la mietitura.

Nelle zone ove l'organizzazione del lavoro si com -pleta o si basa sull'impiego di manodopera avventizia, si rileva che la soluzione del problema diventa di anno

in anno più difficile per la carenza di lavoratori dispo-nibili e per la loro insufficiente preparazione

profes-sionale.

D'altro canto si osse·rva che la diffusione de

ll'istru-zione tecnica agmria non sembra 1·ichianwre l'interesse

del lavoratore avventizio, nè si. impone all'imp1'enditore

con incentivi di qualche valore. Accade infatti che la

più gran parte di questi lavoratori, dopo un periodo più o meno breve di permanenza nella azienda agraria,

af-fluisca nei vari settori d'attività extragricola ove trova

l'impiego completo delle proprie capacità lavorative as -sieme a maggiori e più sicure remunerazioni; e gli im-prenditori agricoli, per superare le notevoli difficoltà

organizzative connesse a questo fenomeno, aumentano

le dotazioni motomeccaniche dell' azienda e ricorrono altresì, ove possib:le, all'automazione.

Considemzioni critiche conclusive.

Da quanto sopra rilevato ed esposto appare ev i-dente che, in provincia di Torino, l'espansione dell' a tti-vità industriale e la distribuzione territoriale delle rela-tive imprese ha offerto ed offre alle famiglie coltivatrici occasioni di lavoro extragricolo estremamente interes -santi, da cui deriva, come effetto immediato, un gene-rale miglioramento del tenore di vita della società ru-rale, e come effetto mediato una crescente « prope n-sione al risparmio» da parte degli agricoltori ed un

conseguente allargamento del loro orizzonte economico. Quando l'azienda rappresenta per la famiglia uno

(16)

strumento di produzione e di lavoro ancor dotato di una sua intrinseca solidità, i risparmi realizzati rifl.uiscono in agricoltura e sono destinati a potenziare la capacità pro-duttiva dell'azienda medesima.

In tale evenienza, le prospettive di sviluppo econo-mico dell'agricoltura appaiono correlate ad un positivo processo di evoluzione, tanto nel campo delle produ-zioni vegetali, quanto in quello degli allevamenti ani-mali. Con particolare riferimento a questi ultimi, sono state avanzate, recentemente ed in sede autorevole (9), importanti proposte circa 1'opportunità di promuovere la formazione di una efficiente coopemzione zootecnica.

tra gli allevatori di animali bovini con !'intento di in-crementare, soprattutto, la produzione della carne in quelle qualità pregiate che il consumo amlJiamente ha dimostrato e dimostra di gradire con richieste sempre più ampie.

Quando invece il corpo territoriale dell' azienda è minuscolo e per di più soggiace al mal sottile della frammentazione e della dispersione, la sfiducia verso gli investimenti di carattere agricolo appare palese ed i risparmi accumulati dirottano verso settori d'attività extragricoli,

In questo caso è fin troppo chiaro che l'agricoltura si attesta, più o meno velocemente, su progredienti po-sizioni recessive che rappresentano un serio pericolo di decadimento economico generale per le zone ove il fenomeno si verifica,

Per eliminare gli effetti negativi di una tale situa-zione occorre realizzare, con adeguati mezzi e con la massima sollecitudine, quella fondamentale opera di riordino fondiario che un approfondito e recente studio in argomento esperito dall'Osservatorio di economia agraria per il Piemonte

(lO)

ha invocato, suffragando la tesi con 1'opinione al riguardo espressa dagli agricol-tori interessati ed osservando altresì che la ricomposi-zione degli appezzamenti deve essere condotta in modo da consentire 1'adozione di indirizzi produttivi stretta-mente orientati sulla vocazione dei terreni ed adatti ad introdurre con successo le aziende agricole locali in un sistema economico di scambio.

Per quanto concerne la preparazione professionale agricola dei coltivatori, si è potuto rilevare che essa va migliorata e perfezionata in rapporto alle necessità t ec-niche espresse dalle diverse ~onfigurazioni che 1'agri-coltura della nostra Provincia ha assunto o dovrà assu-mere conseguentemente all'espansione dell'attività in-dustriale: all'istruzione tecnico-professionale si apre pertanto' un vasto campo di attività ove si tenga conto dell' esigenza di affiancare, ai corsi generici di istru-zione, numerosi corsi di qualifica e di specializzazione.

Questi, in sintesi, sono i nuovi aspetti tecnici ed economico-sociali che 1'espansione industriale ha pro-vocato nell' agricoltura torinese.

D'altro canto, è dato osservare che situazioni ana-loghe a quella tratteggiata per la provincia di Torino si manifestano in molte altre contrade agricole italiane, particolarmente in quel vastissimo comprensorio,

fe-141

CRONACHE ECONOMICHE

condo di mirabili iniziative e di fervide attività

econo-miche, rappresentato dalla Valpadana.

Per non citare che un solo esempio, si vuol qui ri

cor-dare che nel Veneto, lungo la riviera del Brenta, nella Marca Trevigiana e Vicentina, nei circondali di Porto

Marghera, Conegliano, Pordenone, Mestre, Mira, gli

imprenditori agricoli, di fronte alla rapida e dilagante

avanzata industriale, stanno organizzando l'attività

produtti"a delle loro aziende secondo moduli che si

basano, con l'introduzione dei moderni mezzi di pro-duzione, sull'intenso impiego di tecniche agricole rin-novate; e stanno fortificando le loro singole posizioni

economiche attraverso lo sviluppo di cooperative che

si inseriscono sempre più validamente nel congegno di controllo dei mercati.

Viene così ad accelerarsi e ad ampliarsi nelle

cam-pagne quel profondo processo di trasformazioni t

ecni-che, economiche e sociali, il quale, congiuntamente alla

vigorosa apparizione di nuove concezioni di carattere organizzativo nell'ambito aziendale, sta contrassegnan-do 1'agricoltura dei territori che, come quello della no-stra Provincia, si caratterizzano con alti gradi d' indu-strializzazione.

In effetti, ci troviamo di fronte ad un' epoca di pro-fonde revisioni strutturali e sociali, nella quale i vari

settori economici subiscono e provocano, con intenso

dinamismo, influenze reciproche da cui traggono di volta in volta motivi di impulso e di recessione; e gli operatori, soprattutto quelli agricoli che devono affron-tare una serie di complessi e difficili problemi agrono-mici, zootecnici, motomeccanici, merceologici, mercan -tili, si trovano talvolta in serie difficoltà nella scelta dell' orientamento migliore.

Con questa indagine di carattere indicativo si è

cercato di diagnosticare i nuovi fenomeni che si pon-gono nel settore della produzione agricola provinciale,

nonchè le principali cause che li determinano: si è così aperta la strada ad una successiva fase della ricerca, che si traduce nello studio e nella discussione di un piano normativo al quale i nostri agricoltori, con l'ap-poggio degli Enti che operano nel settore agricolo, pos-sano ispirarsi per realizzare concretamente il processo

di perfezionamento tecnico e di potenziamento eco no-mico delle loro aziende,

Questo processo, se ha da essere veramente profi

-cuo, deve inserirsi nel quadro di un' economia generale che si proponga di promuovere, con valide iniziative, il raggiungimento di una nuova posizione di equilibrio tra agricoltura ed industria, posizione di cospicuo signi-ficato poichè verrà a rappresentare, conte mporanea-mente, un'importante conquista nel campo tec nico-eco-nomico ed una progredita affermazione in quello

so-ciale.

(9) Cfr.: P. Masoero: « Indirizzi produttivi dell'allevamento

bovino i/1 provincia di Asti. - Prospettive sul binomio "vit

e-bestiame"", estr. da « Annali della Facoltà di Scienze Agrarie

dell'Università degli Studi di Torino, voI. 1, 1962.

(lO) Cfr.: Osservatorio eli Economia agraria per il

(17)

Media

e

grande

azie

nda agricola torinese

ed e

spansione industriale

L.

Ollivero

Occorre premettere che il tema non è agevolmente

delimitabile, nè è facile un suo preciso proporziona

-mento.

Gli studi della Camera di Commercio di Torino

-riprendendo un noto concetto da tempo acquisito alla

letteratura statistico-economica italiana - indicano

quale limite inferiore delle medie aziende l'imponibile catastale dominicale di L. 10.000. In vari casi tale li

-mite può essere accettabile, ma osservo che l'ultima

di-sposizione legislativa in merito - quella sul Piano

Verde - fa invece riferimento alla forza lavorativa

impiegata e precisamente ad annue 1500 giornate.

Con-siderato il costante incremento della meccanizzazione

ritengo che il limite legislativo ponga sensibilmente più

in alto di 10.000 lire di imponibile il riferimento

ca-tastale.

Rapportando a superficie, possiamo forse

identifi-care la media azienda grosso modo fra i 30 e i 100

ettari, considerando che questo limite superiore trova

rispondenza nell'indicazione pur data dalla legge sul

Piano Verde nelle L. 80.000 di imponibile catastale ot-tenute sommando il reddito dominicale ed il reddito

agrario.

Perciò, secondo i dati dell'ultimo censimento

agra-rio, possiamo annoverare complessivamente fra 1200 -1300 le medie e le grandi aziende della Provincia com-prendenti una superficie sui 200 mila ettari. Ma vorrei

subito aggiungere che - ai fini del tema generale del

Convegno e di quello a me assegnato - la rilevazione

statistica non ha grande importanza.

on può averla perchè essa è assai mutevole nel

tempo. Come nelle piccole, ond'è sorto il fenomeno

della polverizzazione, lo sgretolamento naturale per e f-fetto di successioni ereditarie ha agito potentemente

anche sulla consistenza numerica delle medie e grandi aziende. Al riguardo si può rilevare una singolarità

ti-pica della proprietà terriera: ancor oggi - e lo stesso

esodo rurale non pare che finora smentisca - sembra

che i coeredi di fondi non siano mossi tanto dalla preoc-cupazione di conservare l'integrità aziendale consid

e-rata sotto il profilo dell' efficienza tecnico-produttiva,

quanto da quella di attribuirsi una quota di patrimonio

fondiario quale bene-rifugio. Dal punto di vista agri-colo ciò va ritenuto negativo, ma basta ricordare le

troppo ricorrenti svalutazioni monetarie per giustificare

il fenomeno, che va tenuto presente allorchè si pensa

di attuare ricomposizioni fondiarie mediante leggi

coercitive.

In questi ultimi anni si è poi accentuato, con la

espansione industriale - specie nella cintura esterna della città - una notevole soppressione, direi violenta,

di parecchie aziende, anche medie e grandi, in genere

fiorenti, il cui terreno è oggi sede di nuove fabbriche.

Inoltre la distinzione statistica non ha grande

rilie-vo, sebbene l'espansione industriale possa avere diffor-me conseguenza a seconda della forma di conduzione,

perchè 1'odierna ed oramai consacrata definizione del

coltivatore diretto - un tempo identificantesi con la

piccola azienda - lo considera tale ancorchè fornisca con la famiglia soltanto il 30 Ofo della forza lavorativa

occorrente, e perciò lo pone assai spesso nella figura di datore di lavoro.

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