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Cronache Economiche. N.245, Maggio 1963

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(2)

A colpo sic

uro

Sulle scelte produttive e amministrative, sulle soluzioni di problemi scientifici, urge il flusso crescente delle informazioni.

La tecnica elettronica

esaltando illimitatamente le possibilità del calcolo e dei metodi di analisi e di confronto

interviene nei settori più diversi,

rivela le tendenze, individua le frequenze, indica la mira esatta,

consente per ogni decisione a tutti i livelli la sicurezza di chi conosce le proprie ragioni.

Apparecchiature elettroniche

olivetti per

il trattamento automatico delle informazioni

(3)

eron

che

econo ·che

mensile a cura della camera di commercio industria e agricoltura di forino

numero 245 - maggio 1963

Corrisponde"z;" manoscrilli, pubblicazioni deb. bono essére indirinali alla Direzione della Ri-visla. L'acceltazione degli adicoli dipende dal giudizio IOsindacebile della Direzione. Gli scritti firmalI e siglaI! rispecchiano soltanto il

pen-siero dell'autore e non impegnano la Direzione della Rivista nè l'Amministrazione Camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono es-sere inviate in duplice copia. E' vielata la ri-produzione degli articolì e delle note senza "autorizzazione della Direzione. I manoHrilli, anche 508 non pubblicati, non si restituiscono.

Comitato di redazione: Ono Dott. Giuseppe Alpino Pro!. Dott. Augusto Bargoni 0011. Clemente Celidonia Prol. Dott. Giovanni Dalmasso 0011. Giuseppe Franco Dott. Giacomo Frisetti Pro!. Dott. F. Palazzi - Trivelli Prol. Emilio Zaccagnini Direllore responsabile: Pro!. Dott. Giuseppe Carone

sommano

3 Apparecchiature di controllo e sicurezza nei trasporti Intervista con "Ing_ Giulio Cini

E. Zaccagnini

6 Ricordo del Pro!. Arrigo Bordin

G. U. Papi 9 Redditi e consumi

C. Fabrili

17 Struttura e costi della distribuzione

A. Oragol1e

24 Col nuovo « Centro direzionale» Torino guarda all'avvenire

F. lucca

32 Il volume di produzione nelle scelte degli investimenti industriali

F. Ferria·Contin

36 Il controllo degli investimenti

R. Fasano

39 Analisi di bilancio e indici di redditività nelle imprese automobilistiche

G. Sacerdote

43 Singapore e la « Grande Malesia»

À. Rich.lli

47 Gli scalatori della Piramide, di Vance Packard

N. M. D.

49 Produttività e remunerazione

R. Zellos

51 La nocciuola, sposa del cacao

58 Rassegna della tecnica, a cura di G. F. Micheletti

65 Tra i libri

In copertina: Foto Moncalvo

Direzione, redazione e amministrazione:

(4)

CAMERA DI

CO~Il\IERCIO

INDU

TRIA. E

GRICOLTURA

E UFFICIO PROVINCIALE INDUSTRIA

E COl\DIERCIO

Sede: Palazzo Lascaris - Via Vittorio Alfieri, 15. Corrispondenza: Via Vittorio Alfieri, 15

- Torino (120) - Casella Postale 413. Telegrammi: Camcomm.

Telefoni: 55.33.22 (5 linee). C/c postale: 2/26170.

Servizio Cassa: Cassa di Risparmio di Torino - Sede Centrale - CI c 53.

BOR A VALORI

BORSA lERCI

Via San Francesco da Paola, 28. Telegrammi: Borsa.

Telefoni: Uffici 54.77.04 - Comitato Borsa 5-1.77.43 - Ispettore Tesoro 54.77.03.

Via Andrea Doria, 15.

Telegrammi: Borsa Merci - Via Andrea Doria, 15. Telefolli: 55.31.21 (5 linee).

GABINETTO CHI I1CO MERCEOLOGICO

(5)

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TA DEL MESE

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D. Nel ({fll/dro della politica dì sciluppo e di po-fenziamellto delle ferrocie qual è

il

contributo della CO/1lpagnia Italiana 1Festinghouse?

R.

-

L'atti\ ità della \Vestinghouse nel campo fer-roviario si esplica essenzialmente nel settore degli im-pianti di segllalamento e dei freni ferroviari.

Essi rappre 'entano un necessario complemento l'uno dell'altro e del resto questa è la gene i dello sd-luppo del pensiero e dell'azione di G. Westinghouse nel creare le nostre Consociate negli Stati niti.

E' chiaro che moderni e potenti mezzi di trazione ed un armamento perfetto della linea subirebbero limi-tazioni fortissime nella loro razionale utilizzazione e non fossero sussidiate da adeguati mezzi di informa-zione sulla \elocità ammissibile dei convogli in ogni istante della loro marcia e da mezzi adeguati di frena-tura per l'arresto ed il rallentamento elei treni in limiti ristretti di spazio e di tempo.

Il Comm. Ing. GIulio Cini r).

La Compagnia Italiana Westinghouse nel quadro di una collaborazione permanente ed attiva con la Casa Madre Americana e con le Consociate Europee, ha ot-tenuto anche recentemente risultati che non esito a definire importanti in entrambi i predetti campi della sua attività.

Nel campo dei freni ferroviari il nostro nuovo di-stributore a carica graduale tipo «U » cioè Univer-sale poichè si presta ad ottenere brillanti ri ultati ia per i treni merci che per i treni daggiatori, ha supe-rato tutte le prove prescritte dal),,, nion International de Chemin de Fer ') nel nOYelllbre 1961 d è quindi omologato per l'impiego su tutte le reti europee ed extra europee dei Paesi che fanno parte della l~redetta asociazione.

Le Ferro\ie Italiane clello tato ne hanno iniziato l'applicazione estensiva sui loro rotabili avendo ap-prezzato le ~uperiori caratteristiche rispetto al

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dente tipo di valvola a scarica graduale per velocità di propagazione, per una più rapida sfrenatura, per certi aspetti di « azione rapida» e di temporizzazione di cui gli stessi tecnici delle Ferrovie dello Stato ave-vano avvertito l'importanza e la desiderabilità.

Nel campo del segnalamento ferroviario la nostra Compagnia ha vinto nei mesi scorsi un appalto con-corso indetto dall'Azienda Ferroviaria per un sistema di segnalamento elettronico inter'mittente a bordo dei locomotori e cioè per un sistema che, oltre a. dare al ma'cchinista, in ogni istante, tutte le indicazioni sulle condizioni della via a valle del treno che lo mettano in grado di regolare, in condizioni di sicurezza, la mar-cia del proprio convoglio, si sostituisce al macchinista stesso con l'applicaz,ione automatica dei freni qualora, per qualsiasi ragione, la condotta di guida non do-vesse prontamente adeguarsi alle indicazioni ricevute.

Nel settore dei passaggi a livello, che costituisce uno dei problemi più gravi nel quadro della raziona-lizzazione dell'intera rete ferroviaria nazionale, un no-tevole passo avanti è stato fatto con l'installazione dei passaggi a livello automatici che hanno la peculiarità di venire comandati dal treno in transito. L'a utomati-cità garantisce la sicurezza del funzionamento delle barriere e riduce i tempi di attesa per i veicoli viag-gianti sulla sede stradale, che praticamente vengono equiparati a quelli richiesti da un normale semaforo di un incrocio cittadino.

Un altro contributo alla sicurezza dei trasporti fe r-roviari, che pur non costituendo una novità in questo campo troverà tuttavia una più diffusa applicazione nel quadro del piano di sviluppo e di potenziamento delle Ferrovie dello Stato, è il sistema del blocco au-tomatico. Esso serve in pratica ad assicurare il distan-ziamento dei treni viaggianti su uno stesso binario.

Si divide una linea in tante sezioni di blocco, de li-mitate da speciali semafori, ogni singola sezione non può essere occupata che da un solo convoglio per volta assicurando un corretto distanziamento fra i treni cir-colanti sulla linea alla massima velocità ammissibile e con l'-assoluto rispetto delle norme di sicurezza.

Di notevole importanza s~no infine gli apparati centrali per regolare il movimento dei treni nell'ambito dei piazzali delle stazioni.

Anche-in questo caso il funzionamento automatico consente un enorme risparmio di tempo, un' assoluta sicurezza e sensibiIi vantaggi economici in quanto è sufficiente l'intervento di una persona dove prima era richiesta 1'opera di intere squadre di addetti.

Come si vede i progressi nella sfera di attività della nostra Compagnia sono numerosi e decisivi ed il no-stro contributo di studio e di progettazione si esplica sotto il segno della tecnica più avanzata.

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CRONACHE ECONOMICHE

Se il pubblico non ha finora beneficiato appieno dei vantaggi offerti dai nuovi mezzi, ciò è dovuto a m o-tivi che esulano dal campo squisitamente tecnico. Col nuovo piano di sviluppo predisposto dalle Ferrovie dello Stato è stata intrapresa una vasta ed organica azione che a\Tà certamente ripercussioni determinanti nella sicurezza, nella rapidità e nel comfort dei tra-sporti ferroviari, e la Westinghouse è impegnata ad offrire il meglio della sua esperienza e delle sue capa-cità per il raggiungimento di questi obiettivi.

D. - Quale apporto si può da're per rendere l'eser-cizio delle fenovie più economico?

R. - Si può dire che tutte le apparecchiature ed i sistemi basati sul principio della più o meno completa automaticità consentono un notevole risparmio di per-sonale. Esaminiamo per esempio i passaggi a livello automatici; il loro funzionamento, comandato diretta-mente dai treni in transito, rende superfluo il mante-nimento dei caselli -ferroviari e come -lei saprà in Ita-lia abbiamo un numero di passaggi a livello che rap-portato all'intero sviluppo della rete ferroviaria dà una media di circa un passaggio a livello per ogni chilo-metro.

Anche il ripetitore di bordo dei segnali di via con-sente di fare a meno del secondo macchinista. Se poi vogliamo spingere il nostro sguardo un po' più nel futuro possiamo addirittura parlare di automazione completa del convoglio con l'eliminazione totale del personale di macchina; e badi che questa non è fan-tascienza in quanto negli Stat,i Uniti è già in funzione un tronco ferroviario sperimentale sul quale la marcia dei treni avviene nel modo che le ho accennato.

D.

-

In qu.ale modo intende la Compagnia Ita-liana Westinghou.se ottemperare alle disposizioni di legge che riservano alle industrie dell' Italia Me'/'idio-naIe una quota dei lavori p'/'evisti per lo sviluppo ed il potenziamento delle Ferl"Ov'ie?

R. - Le disposizioni legislative cui lei si riferisce sono contenute nella legge del 27 aprile 1962 n. 211 emanata dal Parlamento per il rinnovamento, ammo-dernamento e potenziamento delle Ferrovie dello Sta-to, la quale prescrive appunto che i due quinti delle commesse siano riservate alle industrie operanti nel-l'area della Cassa per il Mezzogiorno.

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in provincia di Caserta e che inizierà la sua attività verso la fine del corrente anno.

Desidero sottolineare che la C.I. W. nel!' assumere questa iniziativa, che comporterà fra l'altro un consi-derevole sforzo finanziario, non si è ispirata escl usiva-mente a criteri di pura com'enienza economica, ma ha inteso dare il suo attivo contributo alla politica di svi-luppo economico e sociale perseguita dagli Organi re-sponsabili ciel Paese.

D. - Quali prospettive esistono per il futuro delle Ferrovie?

R. - Il grande impegno che si manifesta in tutte le Nazioni più progredite per la razionalizzazione dei servizi ferroviari dimostra che questo mezzo di tra-SpOltO lungi dall'essere superato avrà un'importanza di primo piano nell'economia del futuro.

Esso dovrà logicamente adattarsi e ridimensionarsi in relazione alle prevedibili esigenze di funzionalità e di economicità di un progresso sempre più rapido e diffuso.

Indubbiamente la diffusione della motorizzazione e la costruzione di moderne autostrade esplicano un' a-zione concorrenziale nei confronti delle ferrovie; d'al-tra parte l'incremento nel movimento delle merci e dei passeggeri, in particolare, per questi ultimi, sulle linee suburbane, è tale che un declino dell' utilità della fer-rovia è impensabile.

Abbiamo visto che le premesse tecnologiche per un decisivo progresso del settore ferroviario esistono; la realizzazione di una maggiore economicità cii gestione (alla quale può concorrere anche la semphfìcazione di talune procedure amministrative che oggi rallentano l'esecuzione degli investimenti) consentirà un progresso equilibrato anche nel futuro delle ferrovie italiane.

(0) Direttore Generale della Compagnia Italiana Westinghouse Freni e Segnali. E' nato a Firenze nel 1895.

Conseguita la laurea in Ingegneria Industriale Elettrotecnica presso il Politecnico di Torino nel 1921, iniz.iò la sua carriera pres-so la Compagnia Italiana Segnali nel 1922 dedicandosi alla progettazione e all'impianto di apparati centrali elettrici per le ferrovie.

Avvenuta nel 1929 la fusione della Compagnia Italiana Segnali con la Compagnia Italiana Westinghouse dei Freni, divenne Direttore della Sezione Segnalamento e in tale qualità progettò e diresse i maggiori impianti eseguiti dalla Compagnia nei centri fenoviari più importanti d'Italia.

In seguito a cariche sempre più importanti, come Direttore Centrale con l'incarico di Direttore Commerciale di tutte le a tti-vità della Compagnia, il 10

gennaio 1959 fu nominato, Direttore G~nerale.

Attualmente !'Ing. Cini ricopre anche la carica di Amministratore Delegato della Compagnia Italiana Westinghouse Meridi o-nale con sede legale a Tapoli e stabilimento a Caianello.

E' Consigliere di varie associazioni fra cui l'A . . I.E., l'A.E.!. - Sezione di Torino, l'Associazione Dirigenti ecc.

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Ricordo

del

Prof.

Arrigo

Bordin

E.

Zacca

g

nini

Sempre vivo, nel lento fluire del tempo, è il nostro tacito dolore, come il giorno in cui ci trovammo muti di fronte alla morte inattesa. Sempre più vivo non solo per la profonda impronta che la sua alta personalità aveva lasciato nel nostro spirito, ma per la conoscenza segreta di una sua ricchezza di sentimento ignota ai più e che una virile volontà di pensiero e di azione non riusciva a celare agli spiriti più attenti e sensibili. Per questa sua complessa personalità ricordarlo in breve non è facile compito.

Maestro egli fu per noi, nel più alto senso della pa-rola, e Maestro fu alle nuove successive generazioni di studenti universitari, per oltre un trentennio, con alta dignità scientifica, con accento vigoroso ed

inten-so, da quella cattedra che egli onorò con inesausta pas-sione, sino al limite ultimo delle sue forze intellettuali

Le sue lezioni si svolgevano in ampia e coerente struttura, attraverso i più vari strumenti della cono-scenza. E la sua intima aspirazione al rigore scientifico lo induceva ad approfondire nel solco del fisicalismo i problemi economici assunti; fisicalismo inteso quale me-todo di studio e ricerca di generale applicazione nella fi-sica teorica e sperimentale; potremmo anzi dire in ogni campo scientifico ove da questo termine stesso sorga l'esigenza di una rigorosa obbiettività e di un linguag-gio intersoggettivo di validità generale. Spontaneam en-te, senza che egli la assumesse. dogmaticamente, ma attuata con una franchezza ed una efficacia rare, af-fermava, per questi princìpi, una metodologia, una propria linea direttiva dell'indagine economica, nella 1uale egli fldottava alternativamente o congiuntamen-te il linguaggio ordinario, la rappresentazione grafica, gli sviluppi matematici.

Nel primo corso universitario quest'ultimo mezzo tecnico veniva adottato soltanto nei suoi aspetti essen-ziali e nei momenti decisivi della' ricerca e della es po-sizione, tenendo presente la insufficiente preparazione matematica degli allievi; siffatto linguaggio appariva

invece mezzo dominante di ricerca, strumento tecnico

li

eccezionale efficacia e chiarezza concettuale, nelle

, \ CRONACHE ECONOMICHE

più varie proposizioni della Economia, nel corso su-periore. In ultimo, nella politica economica, svolta nel quarto corso universitario, affrontava i maggiori pro-blemi economici, con riferimenti continui agli sviluppi, alle proposizioni conclusive dei corsi precedenti, che apparivano come elementi primi di quella sua vasta forza costruttiva 'palese anche nell'impostazione di que-sta disciplina, volta in particolare agli scambi interna-zionali ed alla moneta.

Se la tendenza ad una organica costruzione teorica poteva indurlo perciò a soffermarsi sulla rappr esenta-zione razionale del fenomeno in esame, attraverso gli algoritmi risolutivi, molto -spesso il timore di una peri-colosa aridità formale lo portava con rapidi trapassi alla esemplificazione economica più elementare che egli esponeva con il linguaggio ordinario più semplice, di immediata percezione. La suggestiva esposizione del didatta trovava in ogni caso le sue radici prime nel-l'ampia pluralità e varietà di esperienze culturali fer-vide e schiette, che lo avevano portato al culmine di una consapevole rielaborazione tematica della scien

-za economica. Ripensamento cioè degli schemi trad i-zionali, eccitato dalle voci più varie della evoluzione scientifica in atto, in un' ansia di conoscenza che ani-mava una loro profonda, personale rielaborazione criti-co-costruttiva, da cui traevano motivo schemi nuovi o ampiamente rinnovati, di una validità via via maggiore nel corso del tempo. Attività didattica ed attività scien-tifica quindi anch' esse interdipendenti in un processo temporale senza fine ed in una misteriosa intrinseca collaborazione.

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teo-rica. In questi elementi trovava infine origine la nitida delimitazione del campo di validità di quest'ultima e l'attribuzione ad essa di un reale valore scientifico sì, ma pro tempore, in attesa di altre costruzioni teoriche che, traendo talora alimento dalle precedenti, acqui-stassero, per intrinseche elaborazioni o per novità strut-turale, una più ampia validità esplicativa.

Per la direttiva, che da questi punti di partenza spontaneamente sorge e si afferma, le successive edi-zioni delle tre proprie opere, adottate rispettivamente nel primo, nel secondo e nel quarto corso universitario, risultano via via integrate e modificate attraverso i più recenti contributi offerti all'Economica dal mondo de-gli studiosi. S'intende come il contributo stesso, qua-lora la tecnica matematica ivi adottata risultasse di elevate difficoltà, veniva esposto in una sintesi e ta-lora in una semplificazione estremamente opportuna ai fini didattici. Sotto questo profilo solo chi ebbe modo di seguirlo da vicino fu in grado di valutare la sua eccezionale rapidità di assimilazione dei più diversi saggi economici e quella di riconoscerne gli elementi vitali, i contributi duraturi.

E' sufficiente aprire il primo volume dei Princìpi di scienza economica e rileggere quella « Introduzione », di una trentina di pagine, per confermare gli aspetti or ora rilevati del suo spirito sereno e tumultuante al tempo stesso: in una prosa fervida e vigorosa appare qui condensata una folla di osservazioni, di scorci sug-gestivi, la cui importanza appare via via maggiore nel corso del tempo, alla luce della evoluzione più recente della statica e della dinamica, della micro e della macroeconomica.

Basti il richiamare alla mente uno dei più dibattuti problemi dell'ultimissimo periodo: quello dei modelli ricorrenti e non riconenti, detti anche rispettivamente dei sistemi successivi e strutturali (od interdipendenti). Com'è noto l'impoltanza e la difficoltà del tema sug-gerirono di assumerlo quale oggetto di studio e di di-battito nel Convegno europeo della Econometrica, te-nuto dal due al quattro agosto del cinquantaquattro ad Uppsala (Svezia). Alla discussione parteciparono eco-nomisti del più alto valore: i contributi del Wold, sorti da anni di riflessione ed elaborazione, sono presenti tut-tora al nostro spirito e costituiscono uno dei più inte-ressanti capitoli della Economica nell'ultimo ventennio.

Orbene, sarà facile al lettore esperto, scorrendo le pagine della citata «Introduzione », già totalmente o parzialmente scritte sin dal millenovecentotrentuno, ri-trovare tracciata con mano maestra la distinzione in esame ed una folla di scorci e di contributi strettamente inerenti al tema stesso ed ai suoi sviluppi. Si confronti ad esempio la complessa esposizione del Davis sulle origini economiche delle oscillazioni, nello studio sui cicli economici, Con quella estremamente più semplice e non meno efficace del Bordin, per la lettura della quale sono sufficienti le più elementari conoscenze alge-briche, chè il punto di partenza è dato da equazioni della domanda e della offerta in un sistema dinamico,

enza alcuna particolare difficoltà formale.

Scrive, a questo riguardo, il Bordio:

« ... La variabile tempo può essere introdotta in due modi: a) come variabile indipendente di cui i dati del problema e le incognite sono funzioni a priori definite; oppure h) come ordine cii successione del realizzarsi cii certi valori delle incognite quando le conclizioni del sistema che enuncia i vincoli cI'i nter-dipendenza non siano simultanee, ma, o per gruppi, O di stin-tamente ognuna di esse, sono nella realtà attuate le une dopo le altre. Come ognun vede, in questo secondo caso, i valori di un gruppo sono ritenuti gli elementi causali del valore del gruppo successivo: il ciclo si chiude con l'esaurimento delle equazioni del sistema e si riapre con lo stesso ordine, o con orcline diverso, per iniziare un secondo ciclo, quando i valori ultimi del ciclo che con essi si chiude sono impegnati quali fattori causali delle condizioni che iniziano il ciclo successivo ".

Da questo nucleo originario procedono gli acce n-nati svolgimenti dinamici che non ci è possibile qui riassumere; la trattazione di questi, che un esperto le t-tore potrà compiutamente valutare, !'impostazione rag-giunta ed i suoi risultati, vengono poi sistematicamente applicati nello scambio e nella produzione, sia pure in brevi ma significative pagine. Una trattazione magistra-le del tema si avrà invece nelmagistra-le ultime pagine del Corso superiore quasi a commiato significativo dal lettore: tradizione e rinnovamento si palesano intimamente con-nessi in questo scritto che trae origine da un suo saggio del '42: Il peso della previsione nella statico. economica. Il passaggio dalla statica alla dinamica è implicito nel saggio citato e ci riporta spontaneamente ad un altro vasto studio del Maestro: Il significato di alcune modenle teorie mate·matiche della dinamica economica pubblicato nel Giornale degli economisti, nel 1935,

~

che appare come necessaria e vasta integrazione di quello svolto come prolusione al corso speciale di Eco-nomia dell'anno accademico 1934-35 a Venezia: Il con-tenuto della dinamica economica. Sono 135 pagine che dànno un efficacissimo panorama delle più di-verse teorie economiche della dinamica, non limitan-dosi ad una loro esposizione, ma attuando una pro-fonda indagine critica che porta l'autore a contributi originali pregevolissimi. L'ultimo capitolo del corso superiore di Economica ora citato ed il saggio a cui si riferiscono sembrano permetterci di riconoscere quel periodo come uno dei più fecondi del Maestro scom-parso. E poichè abbiamo richiamato l'attenzione dello studioso sulle ultime pagine del Corso superiore ci sia concesso additarlo come una delle più organiche e com-plete trattazioni della statica economica.

Abbiamo detto « organiche» soprattutto per il le-game logico che informa armoniosamente lo svolgi-mento della materia, evitando quella eterogenea trat-tazione, oggi assai diffusa, ad esempio nel!' Allen, ove teoremi di Analisi, o più generalmente trattazioni esclu-sivamente matematiche, interrompono continuamente lo svolgimento della materia economica, creando così una pericolosa eterogeneità di elementi costitutivi, ben dannosa alla unità dell' opera scientifica.

Nel Corso superiore anzidetto il discorso assume un tono più elevato e rigoroso: la matematica, quale

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linguaggio scientifico abbreviante, trova la sua più am -pia applicazione in una vasta gamma di problemi eco-nomici.

Dalla funzione di ofelimità e dal problema della misurabilità si passa alle proprietà delle curve d'i ndif-ferenza; dall'equilibrio dello scambio, con la inerente discussione sulla stabilità del sistema, alla statica com-parativa; dalla produzione isolata rispetto al prodotto ed ai fattori alla produzione destinata al mercato di vendita. E si può aggiungere che ogni tema presenta sempre, nella trattazione del Maestro scomparso, nuo -vi aspetti, sia dal punto di vista ,formale che da quello sostanziale, suggerendo problemi e sviluppi suggestivi. Non conosciamo altre opere economiche che trat-tino con eguale rigore ed eleganza le condizioni di st a-bilità, distinte in restrittive ed estensive, con riferime n-to alla produzione in termini di ofelimità ed alla produ -zione destinata al mercato di vendita, distinguendo nitidamente le condizioni economiche da quelle t ec-niche. Nè conosciamo altre opere che svolgano così ampiamente problemi di statica comparativa nei più vari settori, sia nel classico problema Pareto-Slutzky, sia in un regime di monopolio, nello studio della varia-zione del prezzo al variare della quantità finale del li-bero concorrente; sia ancora nella produzione isolata ed in quella destinata alla vendita. In questa i legami tra i fattori produttivi (es. complementarietà) risultano elementi essenziali delle espressioni analitiche che dànno la variazione delle quantità dei fattori e del pro-dotto al variare del prezzo di uno di questi beni, apren-do vie nuove alla teoria economica ed alla econom e-trica. Quanto non sarebbe opportuno citare, ad ese m-plificazione del già detto! Il discorso ci porterebbe lon-tano, ma ci sia concesso almeno un brevissimo richia-mo. Scrive il Bordin:

« Anche la parola equilibrio merita una precisazione perchè

anch'essa è venuta a suffragare l'idea che la statica spieghi sol -tanto una situazione equilibrata, stabile. In realtà la teoria del-l'equilibrio, quando afferma che i suoi vincoli sono sufficienti a determinare le incognite, per essi dà una giustificazione ra-zionale dell'esistenza di certi valmi di queste ultime; dice, cioè,

che la realtà del mercato è inquadrabile in una concezione tale

che le forze del mercato, le quali si svolgono secondo le equa-zioni da esse enunciate, si equilibrano, sono cioè in grado di generare, condizionandosi a vicenda, i valori della soluzione. In questo senso si parlerà altresì di un equi.l-ibrio dinamico, in contrapposto all'equilibrio statico. intendendo con il primo raffigurare un insieme di variabili i cui valori, riferiti a tempi diversi, a priori stabiliti, si condizionano a vicenda in modo tale che la situazione del sistema - per il quale quei valori

ri-sultano rnutualmente legati descrive la loro legge di suc-cessione temporale, propria ad un certo intervallo.

8

1

CRONACHE ECONOMICHE

Le condizioni, poi, dell'uno e dell'altro equilibrio, se sono sufficienti a definire le incognite, come tali sono tino spiegazione,

ma non sicuramente l'ullico di quelle. Sono talvolta condizioni

necessarie, per esempio nel senso formale che il loro numero

deve eguagliare quello delle variabili, ma non nel senso che

- in un altro eventuale schema deterministico, diverso da quello in cui sono inserite - non possano essere sostituite da vincoli di altra natura, nè tanto meno nel senso che la spiegazione del fenomeno da esse contemplato debba essere ad ogni costo de-ternlinistica ».

L'interesse di queste osservazioni e dei suoi svilup-pi si afferma nel quadro generale del tema trattato e perciò non risulta in piena luce che attraverso i legami logici con le proposizioni che le precedono e con quelle che le seguono. Conviene perciò rinviare il lettore at-tratto da questi studi alle opere citate per una oppor-tuna integrazione.

I motivi espressi inducono a ricordare soltanto, sen-za procedere ad un suo vigile esame, il Corso di poli-tica. economica, dedicato ai problemi degli scambi in-ternazionali e della moneta, volume di cinquecento pagine circa, ove il pensiero del Maestro, già rilevato nei suoi più significativi aspetti attraverso il breve ri-chiamo di opere precedenti, si confenna e si svolge in una ideale. continuità, in una evoluzione senza fine e

che solo la morte poteva interrompere.

Ed ecco qui sul nostro tavolo di lavoro i trenta, quaranta saggi che segnano, nel loro insieme, con tratti in confondibili, il contributo più originale del Maestro alla Economica: documenti tutti che testimoniano di qual metallo fosse il suo spirito.

E vorremmo degnamente parlare anche di queste opere, attraverso un attento esame comparativo, ma lo spazio ce lo "ieta e ce ne ripromettiamo uno studio adeguato in sede strettamente tecnica. L'intento qui assunto di offrire alla memoria del Maestro scomparso un breve affettuoso omaggio sembra concederci il rin-vio di un esame approfondito della sua opera, di un omaggio ideale più ampio e compiuto.

Oggi, in questo doloroso ricordo, ci appare la sua incancellabile figura spirituale, nel rilievo luminoso di una personalità ricca di autorità e di fascino, nei ba-gliori di uno stile proprio, nello stesso tempo coerente

(11)

G.

U.

Papi

P'TOduzione e consumo sono i due fatti antitetici e fondamentali, in cui si compendia la vita economica sia degli individui, che delle collettività. La produ-zione è intrapresa in previsione del consumo; il con-sumo uniforme e continuo assicura il regolare svolgi-mento della produzione. Se il flusso del consumo si arrestasse, dovrebbe arrestarsi anche il flusso della pro-duzione. E' vero che un soggetto economico può con-seguire un bene non solo per via di produz'ione, ma per via di scambio. Senonchè, per essere scambiato siste-maticamente, ogni bene, o servizio, deve prima essere prodotto.

Reddito dicesi il complesso dei beni diretti, o di consumo, affluenti ad un soggetto economico con ca-rattere di periodicità e - insisto nello stesso concetto di periodicità - Con carattere di co-nsumabilità senza menomazione della fonte da cui promana, - cioè dal patrimonio - qualora si eccettuino le perdite compen-sabili a mezzo dell' ammortamento e dell' assicurazione. Perciò - in contrapposto alla nozione di patrimonio, che è stati ca - la nozione di reddito è dinamica: ri-guarda i beni di consumo nell' afflusso periodico ad un soggetto economico: perciò reddito reale.

Dal momento poi che - data una massa di moneta - i beni di consumo si scambiano a dati prezzi uni-tari, la somma dei prodotti della quantità di ciascun bene, o servizio, per il prezzo unitario rispettivo costi-tuisce il reddito monetario complessivo di un paese.

In sintesi:

a) il reddito di una collettività risulta dal com-plesso dei beni diretti o dei sen'izi, la cui produzione si affronta attraverso stadi più o meno numerosi;

b) ogni azienda produttrice di un bene strumen-tale realizza, con la vendita di esso un prelevamento in anticipo su quello che sarà il reddito reale - costituito dalla somma dei beni diretti - nell' esempio, pane -che le aziende del « complesso economico» tendono a conseguire ciascuna con la propria attività e - a tener conto dei prezzi esistenti - quello che sarà il reddito monetario presumibile.

Questo reddito, reale o monetario, viene a ripar-tirsi fra i diversi stadi produttivi; nell'ambito di

cia-Redditi e

consumi '"

scuno stadio produttivo, fra tutte le aziende che con-corrono a produrlo; nell'ambito di ciascuna azienda, fra. tutti i possessori dei fattori produttivi. In correla -zione al reddito complessivo, reale o monetario, il re d-dito di ciascuno di questi possessori di fattori rappre -senta un flusso, anch'esso, di beni o di moneta, avente caratteri di periodicità senza che la fonte da cui pro-mana soffra.

Questa complementarità tra produzione creatrice di redditi, da una parte, dall'altra, consumi, poggia su un presupposto fondamentale: il presupposto che il reddito mantenga un potere di acquisto stabile. In caso diverso, l'incertezza comincia a dominare qualsiasi sforzo produttivo e qualsiasi prospettiva di consumi. In aderenza a una complessa realtà di mercato, il concetto di « inflazione» si slarga·a comprendere « qua-lunque tendenza al rialzo », o anche qualunque resi-stenza al ribasso, dei prezzi in moneta dei beni o se r-vizi esistenti sul mercato: e ciò, tanto a seguito di ec -cesso nell' offerta dei mezzi monetari, quanto a seguito di diminuzione nell' offerta dei beni e dei servizi. In altri termini, le fonti della inflazione sono molteplici. Comunemente il rialzo dei prezzi dei beni e dei servizi esistenti su un mercato viene attribuito ad au-menti della quantità di carta moneta, o della sua ve lo-cità di circolazione; ad aumenti della quantità di « chéques » e della loro \'elocità di circolazione rispetto a una quantità di beni e servizi che permane inaltemta, nel mercato che si considera. Ed infatti è la forma più palese di inflazione. Un paese vi perviene, ogni qual-volta pone in circolazione un potere di acquisto supe -'l'io1'e a quello che basterebbe per comprare, sul mer-cato che si considera, beni e servizi ai prezzi esistenti. Spesso a diffondere questo potere di acquisto in quan-tità superiore al fabbisogno, dei prezzi esistenti, co n-corrono le spese dello Stato e degli enti pubblici.

Pensa il Rueff a tale proposito: « dire che le spese del Tesoro sono superiori al complesso delle entrate assicurate da imposte e da prestiti significa dire che i redditi, ai quali le spese pubbliche danno origine, met-tono i rispettivi beneficiari in condizione di acquistare una parte del prodotto nazionale maggiore di quello che potrebbero acquistare». Vale a dire « il deficit»

(0) Relazione presentata al «Convegno nazionale di studio del costo della vita» svoltosi presso la Camera di Commercio, Industria e Agricoltura di Torino il 7-8-9 marzo 1963 per inizia'iva dell'Unione nazionale consumatori.

(12)

del bilancio dello Stato, accrescendo la domanda com

-plessiva di tutto il proprio ammontare, permette di richiedere beni che non esistono.

« L'excés de la demande globale sur la valeur glo-bale de la production national, calculée aux prix du marché, peut s'employer à l'intérieur ou à 1'étranger. «Employé à l'iotérieur il provoque expansion, si l' on est en état de sous-emploi; hausse des prix dans le cas contraire: mais en général l'un et l'autre; au moins tant que les facultés de production ne sont uti-lisées jusqu'à l'extreme limite du possible.

«Employé à l'étranger 1'excédent de pouvoir d'achet provoque déficit de la balance des payements, don c épuisement des reserves de de\"Ìses. En fait, hausse des prix et épuisement des reserves en devises sont indissolublement associés ».

Precisazione precipua - come si vede - degli effetti di una « demand inflation », chiaramente

accer-tabili in periodi relativamente brevi. Forse si potrebbe precisare che questi effetti potrebbero risultare, alme -no io parte, neutralizzati, qualora la spesa statale riu-scisse a diTigersi verso investimenti - ad esempio, verso la creazione di centrali elettriche, costruzione di mezzi di comunicazione - in grado di dare origine - nei bilanci delle più svariate aziende, che si avval-gono dell'opera pubblica - a redditi che si aggiun

-gono a quelli esistenti. Tuttavia la nitidezza dell' esp o-sizione di questa prima e più perspicua fonte di infla-zione rimane esemplare. Nè si può correre dietro ad illusioni, che di tanto in tanto riaffiorano sugli effetti di un processo di inflazione.

Così il Tialzo dei prezzi, che la massa di mezzi mo-netari è in grado di provocare, neutralizza il potere di acquisto del Tisparmio precedente. E rende illusori sia l'obiettivo di accrescere,' nei beneficiari dei cresciuti mezzi monetari, risparmio e potere d'acquisto a lOTo disposizione; sia altri obiettivi come quelli, ad esem

-pio, di Tidurre il peso dei debiti pubblici; o di accre-scere i profitti degli imprenditori; o di tener basso il saggio dell'interesse. Quest'ultimo assunto, poggia su due argomenti poco esatti. Il primo è la spiegazione monetaria non pure del prezzo dell'uso della moneta - del saggio dello sconto - in forza della quale, se cre ce 1'offerta di moneta, il potere d'acquisto della moneta diminuisce, ma del prefzo dell'uso del Tispar-mio - del saggio di interesse - . Ora questa opinione abbiamo avuto occasione di non condividere in altri scritti. Il fatto è che, anche quando mancasse l'impiego di monetat il fenomeno dell'interesse si verificherebbe ugualmente.

Il secondo argomento si annida nella confusione tra l'interesse basso pe?" fatto della inflazione - fenomeno economico, che senz'altro si contesta - e l'interesse mantenuto basso dall'inteTvento dello Stato. Perciò nes -suno oTl11ai dubita dei danni che, senza alcun com-penso, procura un processo di in:B.azione.

Una seconda fonte di inflazione è dato ravvisare nel fatto che, in regime di oligopolio, talune aziende

10

I

CRONACHE ECONOMICHE

fissano prezzi dei beni e dei servizi, che esse offrono, a livelli notevolmente superiori al costo di produzione. Negli Stati Uniti, con l'espressione un po' ambigua di «administered prices» vengono designati i prezzi di tal uni beni, fissati da poche grandi aziende, in pre-valenza opeTanti nel settore dell'acciaio e delle cos tru-zioni automobilistiche. Trattasi di aziende, che non si trovano obbligate a fissare prezzi modici e contentarsi di margini di profitto abbastanza scarsi nel timore che altre aziende possano loro muovere concorrenza; per-ciò fissano un po' i prezzi che credono. Tuttavia azien-de, che si trovano in queste condizioni, sooo piuttosto rare. Il loro comportamento risulta pertanto inadeguato a spiegare il rialzo di un intero livello medio generale

dei prezzi di un paese, che, nel caso degli Stati Unili, presenta mercati molto vasti.

In linea di fatto, nella formazione dell'indice medio generale dei prezzi di beni e servizi esistenti su un mercato, i prezzi dei beni di consumo - che maggior-mente dovrebbero risentire della influenza dei cosid-detti prezzi di oligopolio - si palesano cresciuti meno

di numerose altre categorie di prezzi. Sicchè l'esistenza su un mercato di « administered prices » offre, bensì, spunti di polemica per sfogarsi contro talune grandi aziende; però non sembm apprestare spiegazioni con-vincenti di un persistente e generale Tialzo dei prezzi dei beni e servizi esistenti su mercati molto ampi.

Una terza fonte di inflazione può individuarsi nel-1'aumento dei salari maggiore dell' aumento medio di produttività, Tiscontrabile nelle aziende, alle quali si applica il lavoro rimunerato in maggiore misura.

N elle più svariate attività produttive - industrie estrattive, industria dell' acciaio, delle automobili, della gomma, della ·conservazione dei prodotti in scatolame, del vetro, delle ferrovie, delle strade, dell'abbi glia-mento, dell' aviazione, dei trasporti, della carta, del-l'elettricità - oggi quasi nessun operaio presta la propria opera al di fuoTi delle regolamentazioni sinda-cali. E i sindacati vanno di continuo richiedendo salari sempre più elevati, anche quando non è difficile ac-certare che sul mercato v' è minore domanda di lavoro e declino nei profitti degli imprenditori. E' un fatto che gli aumenti salariali più cospicui si conseguono proprio nelle attività, dove i sindacati pTesentaoo una organizzazione più compatta. La conseguenza di que-ste concessioni è un rialzo generale del costo del l a-voro, che limita ancora maggiormente l'entità dei pro-fitti. L'aumento dei salari, in altri termini, ingoia i benefici del progresso tecnico, il quale non può più tradu:rsi in minor'i prez'zi dei beni e dei servizi a favoTe dei consumatori, perchè l'imprenditore difficilmente si rassegna a contrarre i propri profitti e nemmeno desi -dera intaccare il proprio risparmio. Perciò, !'influenza delle «Trade Unions» sull'aumento dei costi è deci -siva e si traduce in un processo di inflazione, che tende a perdurare; come si dice, fOTl11icola: è la famosa « creeping inflation ».

(13)

di-stribuiscono salari più elevati solo agli operai delle branche, che risultano favorite dal progresso tecnico.

Si tratta di una direttiva che falsa il criterio

distribu-tivo del reddito nazionale - dare a ciascuno in

pro-porzione all'apporto rispettivo - perchè si risolve nel corrispondere al fattore la \'oro, un reddito maggiore, proprio dove è meno necessario, grazie al progresso

veriEcatosi. Inoltre tale direttiva apre la stura a

richie-ste di salari più elevati anche da parte di operai adi-biti a settori produttivi, nei quali non è dato affatto scorgere aumenti di produttività. Si determina così una

spirale ascendente costi-prezzi, della quale nessuno è in grado di prevedere quando potrà auestarsi.

E' vero che l'inflazione indotta dai costi si incarica

di riportare i salari reali in linea con gli aumenti effe

t-tivi di produtt-tività. Senonchè, dove opera il salario « a scala mobile », l'inflazione non riesce più a correg-gere i salari troppo elevati. E a riportare i salari reali

a livello degli aumenti effettivi di produttività provv e-dono, sia l'arresto delle attività produttive, sia la

disoc-cupazione che ne consegue.

La realtà è che un aumento di produttiYità esige

riduzione di prezzi, dalla quale siano in grado di trarre vantaggio tutti i componenti una collettività. Se,

in-vece, i prezzi non vengono ridotti, un rialzo generale diventa inevitabile: a) per il diffondersi ad altri settori produttivi degli aumenti di salari, che si verificano nelle attività favorite dai progressi tecnici; b) per la creazione di mezzi monetari, alla quale sono costrette le autorità monetarie per fronteggiare la disoccupa -zione, scaturente da un rialzo di salari non commis u-rato all'aumento della produttività media di un paese. L'unico rimedio efficace per ovviare alla inflazione è sempre la riduzione dei prezzi dei beni e dei servizi

nelle attività favorite dal progresso tecnico. Invece il

rialzo dei salari oltre il limite dell'aumento di

produt-tività media riscontrabile nel paese che si considera, blocca questa possibilità.

E

questa fonte cospicua di

inflazione continua ad operare indisturbata.

Di importanza fondamentale si palesa il bisogno

di identificare altre fonti di inflazione, sia per la dia -gnosi del processo, sia per la progno si. Anche quando

la disamina di queste altre fonti portasse a constatare - non già un'ascesa « continua» dei prezzi dei beni

di consumo, bensì solo una « maggiore rigidità» della

struttura economica di un paese; solo un accrescimento

delle difficoltà di superare la « dawnward inflexibility » del mercato - la identificazione di queste nuove fonti

renderebbe ragioneyole, da una parte, ogni cautela delle autorità monetarie responsabili della manovra del

credito; renderebbe più vigile, dall'altra, la cura degli organi pubblici nel predisporre i propri interventi.

E' ormai assodato che un'attività dello Stato -poco ispirata a criteri economici - è in grado di

pro-vocare un processo di inflazione. Ad esempio, una im-posizione elevata accresce il costo del produrre.

COD-trae l'entità del reddito a disposizione del titolare

col-pito da tributi. Contrae la formazione del risparmio e, qualche volta, l'entità dei consumi. Trattiene

dall'in-vestire e, in conseguenza, deprime l'attività produttIva.

Compromette non pure l'incremento, ma la riprodu-zione con lo stesso ritmo del credito reale complessivo

di un paese. Opera come se - di fronte a una offerta immutata di mezzi monetari - venisse a decrescere la

« domanda di moneta »: val dire venisse a decrescere

la produzione dei beni e servizi. Conseguenza

inevita-bile: un rialzo dei prezzi dei beni in termini di moneta. Non meno complesse sono le conseguenze delle

spese pubbliche sui costi del produrre. Abbiamo gIà accennato alle conseguenze che produce]' eccesso delle spese pubbliche sulle entrate, nel bilancio dello Stato.

Non sempre, come erroneamente si ritiene, le spese

pubbliche apprestano compensi alle contrazioni impo

-ste da prelevamenti di tributi, o da emissioni di pre-stiti pubblici.

Occorre tener conto, anzitutto, del « sistema di

fi-nanziamento» della spesa pubblica. Qualora il finan-ziamento si effettui mediante prelevamenti di tributi ordinari, un giudizio sulla «produttività» della spesa - come chi dicesse sulla attitudine di ~ssa a produrre dureyolmente redditi nuovi - diventa possibile, solo quando si pervenga ad accertare che, in taluni bilanci di consumatori e produttori, l'aumento del reddito ri

-su.lta maggiore del sacrificio di consumi, imposto dai

tributi necessari a finanziare la spesa medesima. Ora, se un aumento duraturo del reddito risulta minoTe della contrazione dei consumi, la spesa pubblica non

com-pensa affatto l'elevata tassazione.

In secondo luogo, a ben riflettere, talune conse

-guenze della spesa pubblica si palesano identiche é1

quelle derivanti dal prelevamento da redd:ti e da ri-sparmio dei singoli cittadini. Si è detto che una impo

-sizione elevata origina l'inflazione. Anche una spesa pubblica erogata con larghezza - qualora si trovi eli fronte a fattori produttivi già occupati - dà origine a

pressioni inflazionistiche; scoraggia la produzione -specialmente quando il rialzo dei costi del produrre

precede il rialzo dei prezzi dei beni finiti - ; diffonde

una più estesa eguaglianza dei redditi e, al pari de l-l'imposizione, tende a ridurre formazione dei risparmi,

formazioni dei capitali, entità degli investimenti. Effetti espansionistic'i di una spesa pubblica pos-sono aver luogo dU1'G.nte il periodo della sua eroga-zione. Però, oltre tale periodo, alla spesa pubblica si

accompagnano spesso fenomeni identici a quelli

scatu-renti da una elevata imposizione. Sicchè - magari ad

insaputa delle stesse autorità responsabili - la mag-gior parte delle spese pubbliche finisce per promuovere {( demand inflation» durante la erogazione di esse; « cost inflation », quando Taffrena l'attività produttiva di un paese e decurta la « domanda di moneta ». In

tal modo, gli effetti della tassazione e della spesa pub-blica diventano comulativi nel risultato di elevare il costo del produrre.

Dal canto suo, anche la svariata attività di {( inte

r-venti» da parte dello Stato e di altri enti pubblici eleva

durevolmente i costi del produrre e promuove

(14)

zione. Tale è, ad esempio, l'organizzazione del com-mercio con 1'estero.

E' pacifico ormai che qualunque ostacolo frapposto agli scambi fra paesi per favorire determinate catego -rie di interessi - dazi, contingenti, svariate forme di restrizioni quantitative - si oppone a una proficua divisione del lavoro; sposta i fattori produttivi dalle applicazioni più redditizie verso quelle rese artificial-mente più remunerative; modifica le combinazioni più economiche dei fattori del produrre; promuove un rialzo di costi e di prezzi, che si diffonde ad altri paesi. A risultati identici adducono le molteplici forme di organizzazione del mercato interno. Si prenda 1'esem-pio delle politiche di sostegno dei prezzi di deter mi-nati prodotti, ad esempio agricoli.

Il livello del prezzo mantenuto artificialmente el e-vato, da una parte, stimola una produzione, che per solito eccede le possibilità di assorbimento del mercato interno, ai prezzi esistenti; dall'altra, -riduce le stesse possibilità di consumo interno. Inoltre - dal momento che si adegua al costo di produzione delle aziende mar-ginali - il prezzo elevato assicura ai produttori in tr a-marginali benefici considerevoli, che li spingono a pro-durre ancora di più. Si accumulano perciò - sul m er-cato esportatore - talune eccedenze. E, per e limi-narle, si accordano «sovvenzioni alle esportazioni»: misure « complementari » del sostegno dei prezzi e dei redditi sul mercato interno. Nel contempo, sul mercato impOTtatore, si accentua la richiesta di ostacoli da op-porre alle importazioni del prodotto che penetra a basso prezzo, per e"itare appunto il ribasso del prezzo sostenuto, o garantito, a favore dei produttori nazio-nali. Sicchè, come si diceva, attraverso dazi, contin-genti, altre forme di restrizioni applicate alle importa-zioni, il T'ialzo del prezzo del p1'odotto si diffonde dal paese esportatme al paese importatore.

Pochi avvertono l'equivoco di questi vari interventi dello Stato: e 1'equivoco si annida nel convincimento che un prezzo mantenuto artificialmente elevato - ov-vero la erogazione di sussidi all' esportazione - possa-no accrescere durevolmente il reddito degli agricoìtori. Questa è una pura illusione: e occorre diradarla. Un reddito in afflusso ai titolari di uno dei fattori produt-tivi può crescere solo se, pTeviamente, cresca

il

Tend i-mento dell'attività produttiva. Solo un rendimento mag-giore di svariate attività produttive può ripalti1'si in redditi, che si aggiungono a quelli esistenti dei fattori applicati a quelle produzioni.

Senonchè non basta che cresca il reddito dei fattori. E' necessario che cresca durevolmente altresì « il po-tere di acquisto » del reddito affluito in maggior copia. E' necessario cioè che - a seguito di accorte direttive - i prezzi dei più svariati beni e servizi, sul mercato di cui trattasi, non crescano in misura maggiore de l-l'aumento verincatosi nella produttività media, di ta-lune aziende esistenti sul mercato. Ritorniamo sem-pre lì.

Qualora, invece, per favorire particolari categorie di produttori, il Governo garantisce prezzi, o largisce

121

CRONACHE ECONOMICHE

sovvenzioni, superio-ri alla media degli aumenti di pro-duttività, verificatasi nelle più diverse branche del pro-durre, il vantaggio di ogni titolare di fattore produt

-tivo, il cui reddito viene a crescere, è ben presto an-nullato, o è addirittura mutato in perdita dal rialzo dei costi e dei prezzi. Giacchè il rialzo provoca minore

offerta di beni e di servizi a prezzi remunerativi - cioè minore « domanda di moneta» - mentre resta inalt

e-rata sul mercato l'offerta dei mezzi monetari. In conse-guenza, si hanno maggiori prezzi. E tutto ciò perchè

non si è rispettata la sequenza logica: aumento di pro-duttività; aumento di redditi di quanti partecipano alle attività produttive, entro i limiti della cresciuta pro-duttività.

I fenomeni della « cost inBation », dovuta ad una

attività dello Stato poco ispirata a criteri economici, spiegano perchè l'inflazione si verifichi, anche quando il Governo di un paese svolga la più corretta politica monetaria e creditizia.

Se poi un Governo si induce altresì a maggiore of-ferta di mezzi monetari, le conseguenze della «cost inflation» vengono a sommarsi con le conseguenze della «demand inflation ». E, tutte insieme, queste

conseguenze spingono più in alto il livello medio gene-rale dei prezzi dei beni e dei servizi, sul mercato che si considera.

Per quanto attiene alla situazione del nostro Paese,

un recente rapporto dell'ISCO al Consiglio dell'Eco-nomia e del Lavoro considera anzitutto i fattori che frenano la congiuntura favorevole: a) condizioni atmo-sferiche; b) accentuazione dei conflitti del lavoro, per cui, dove si ebbero massimi nelle perdite delle ore la-vorati\"e, si hanno diminuzioni nella produzione indu-striale: in particolare, nel giugno del '62, al primato nella perdita delle ore lavorative corrispose un primato nella contrazione della produzione - oltre il 4,5 %; c) attenuazione della domanda estera; d) mutamento del clima psicologico degli operatori economici; miglio-rato, tuttavia, a partire dal settembre del '62. Consi-dera del pari: a) taluni impulsi espansionistici di fondo, che non sempre sono dimostrati all' evidenza; b) l'evo-luzione dei redditi; c) l'azione intensa della Pubblica Amministrazione.

Il confronto fra l'andamento dei redditi, in termini monetari, e l'aumento dei prezzi, conferma che, in so-stanza, la lievitazione dei prezzi si è tradotta in mag-gi01'i redditi da lavoro dipendente ed in minori redditi per altre categorie di reddituari.

L'aumento dei redditi di lavoro nell' agricoltura e nell'industria, ha fatto seguito all'aumento del valore aggiunto per addetto; mentre, nelle attività terziarie, l'aumento dei salari nominali ha superato di molto l'aumento del valore aggiunto in termini reali: val dire l'aumento della produzione in termini quantitativi. Perciò, in questi settori, ]' aumento dei prezzi ha regi -strato le più sensibili variazioni.

(15)

che parte dal '54. Uno dei motivi più salienti dell' au-mento dei prezzi dei prodotti alimentari, agricoli e

zootecnici è da ricercarsi - oltre che nelle vicende metereologiche - nella circostanza che il settore

agri-colo è stato sopravanzato - potrebbe dirsi sorpreso

-dallo sviluppo del]' economia nazionale; quasi investito

da una maggiore domanda così per consumi diretti, all'interno e al]' estero, come per l'esigenza di industrie

trasformatrici. La riprova emerge dalle crescenti

im-portazioni dei prodotti alimentari. Nel contempo, il

gusto dei consumatori italiani non si soddisfa più dei prodotti di qualità secondaria.

E' anche cresciuto oltre misura il costo della mano d'opera agricola. Non sono diminuiti gli oneri fiscali dello Stato, delle Provincie, dei Comuni e delle Ca-mere di Commercio. Non è per nulla migliorato il sistema del credito a tassi commisurabili al rendimento

della terra. Non sono state eliminate nè pIetore di

intermediari nè lacune organizzative nel sistema di di

-stribuzione. Vi è dunque di che giustificare il rialzo

dei prezzi.

E l'ascesa, che si prolunga tuttora, può consid e-rarsi la più lunga, che abbia rivelato il sistema econo -mico italiano nell'ultimo decennio. Fra il settembre '61 e il novembre '62 - ossia in quattordici mesi -

l'in-dice generale dei prezzi all'ing1"Osso ha registrato un

aumento del 5 %; quello dei prezzi al consumo (beni

e servizi) del 6,3 %; l'indice nazionale del costo della vita è balzato in avanti del 7,5

Ofo.

In sintesi, se nella prima fase di aumento dei prezzi

(settembre '61-gennaio '62) si erano mossi quasi es

clu-sivamente i prezzi dei prodotti agricoli; e se nella

se-conda fase di aumento - cioè fino circa la metà del '62 - i rialzi avevano coinvolto l'intero comparto dei beni destinati al consumo; nell'ultima fase, fra il

giu-gno e il novembre del '62, i rialzi sono stati generali.

A un aumento medio mensile dello 0,4 %, nei prezzi all'ingrosso dei beni destinati al consumo nnale, si sono

accompagnati aumenti medi mensili dello 0,34

Ofo

nei

prezzi dei beni destinati alla formazione di capitali fissi, e dello 0,7

%

in quelli delle materie au.siliarie per

le imprese.

Quanto ai prezzi. al consumo, essi hanno rispecc hia-to ]' andamento dei corrispondenti prezzi all"ing1"Osso.

E

l'indice del costo della vita ha leggermente ampliato i movimenti dei prezzi al consumo.

Man mano che l'aumento dei prezzi si ripercuote

sul costo della vita, entra in azione il meccanismo della

scala mobile, scattato, nel '62, di ben sette punti. Ogni

punto di aumento - riportato al complesso degli

oc-cupati nei settori industriali, commerciale e agricolo

-equivale alla corresponsione di 46 miliardi annui. Pe

r-ciò, solo per questa causa e per le categorie accennate,

venivano erogate alla fine del '62, maggiori re

tribu-zioni per 25 miliardi al mese, pari a 300 miliardi annui. Una \'ariazione di sette punti, in un solo anno, deve ritenersi eccezionale. Per trovare un precedente,

occorre risalire a due periodi influenzati da cause del tutto particolari: il 1951 e il 1956.

Vi sono bensì salvaguardie nel meccanismo della scala mobile: però esse non hanno operato nel 1962,

data l'ampiezza del movimento dei prezzi, e date le

cause che li determinavano: cause niente affatto di ca -rattere stagionale.

Nell'aumento generale dei prezzi spicca l'aumento del costo del lavoro. A confrontare i valori del dicem-bre 1962 con quelli del dicembre 1961 si riscontrano aumenti del 18,4 % per gli operai metalmeccanici;

del 9,6

Ofo

per quelli chimici; del 22,1

DIo

per gli edili; del 13,9

Ofo

per gli impiegati. Si tratta di variazioni

nettamente superiori ai tassi annui di più lungo p e-riodo, propri di taluni indici: per il periodo che va dal 1953 al 1961, rispettivamente: 3,8 %, 6,2

Ofo

5,4 %

e

5 %.

A provocare il forte aumento del costo del lavoro, emergono due fenomeni:

l

)

l'accresciuta forza sindacale per le più varie

rivendicazioni;

2) i « mutamenti di struttura» del complesso

pro-duttivo, che operano più a favore del reddito da lavoro

che al reddito da capitale. Da più palti, con frequenza sempre maggiore, si parla di una preoccupante contra-z'ione dei margini di profitto nelle imprese: margini ai quali gli imprenditori attingevano, finora, i fondi

oc-correnti al miglioramento qualitativo e quantitativo delle proprie attività. In altri termini, è dato const

a-tare una forte contrazione delle possibilità di « a utofi-nanziamento ».

L'aumento dei prezzi non ha mancato di compor-tare aumento della circolazione monetaria e bisogno

di maggiore liquidità da parte delle famiglie.

L'indice della circolazione monetaria - che alla

fine del 1961 era attestato sul livello dei 100 - saliva nei mesi successivi fino al livello di 105,1 nel sette m-bre '62. Solo nell'ottobre si registrava un ripiegamento

dell'indice, che discendeva a 103,8.

Nel contempo si assisteva ad una pressione da parte dell'Operatore Imprese sul mercato nnanziario alquan-to più sostenuta che nel 1961.

La maggiore pressione si giustinca per il bisogno di capitali di esercizio, in conseguenza dell' aumento

dei costi, e per le minori possibilità di autofinan

zia-mento in Telazione al minore aumento dei profitti. Anche l'intervento del sistema creditizio, con mutui a medio e a lungo termine, a sostegno della produzione

è stato più cospicuo nel '62, rispetto al '61. Nel co m-plesso, sia il mercato dei capitali, sia il sistema credi-tizio, alla cresciuta pressione, hanno risposto adegua-tamente.

E

impulso ulteriore alla liquidità hanno im-presso decisioni dell'Amministrazione Pubblica e del

-1'Autorità monetaria.

Nel Decreto ministeriale 12 ottobre 1962 si legge

che « il collocamento dei Buoni del Tesoro è effettuato esclusivamente nei confronti delle aziende di credi-to ... » (art. 4).

Le decisioni del Comitato Interministeriale del Cre-dito, nella seduta del 16 novembre, si articolano in misure dirette a immettere mezzi liquidi sul mercato,

(16)

nonchè a contenere l'aumento dei tassi a breve. La

decisione di rimborsare 192 miliardi di Buoni del Te

-soro a scadenza lO gennaio 1963, la regolamentazione

dei fondi interbancari intrattenuti fra le Aziende di

Credito, le nuove disposizioni, sia per la copertura de

-gli assegni, che per i conti esteri, sono provvedimenti

volti a fornire liquidità e ad indirizzarla verso impieghi

sul mercato finanziario.

La fine del 1962 sembra caratterizzata da una ma

g-giore sostenutezza dell' evoluzione economica e da im-pulsi espansivi più vigorosi. Lo dimostrano vari ele -menti, tra cui, in primo luogo, il ritorno - desumibile

dai risultati delle inchieste congiunturali - a posizioni

meno cautelative degli operatori industriali.

Va anche sottolineata la sensibile ripresa dell' a

tti-vità produttiva. Anche se risale al recupero delle ore perdute per agitazioni sindacali, l'incremento dell' in-dice è stato rilevante: pari in tre mesi a oltre il .5 % . N è può trascurarsi la intensificazione degli inves

ti-menti della Pubblica Amministrazione. Si trovano o r-mai in fase esecutiva i piani di sviluppo già predisposti

({( Piano Verde» per 1'agricoltura, Piano delle Ferro

-vie, Piano dell'edilizia scolastica, Piano di costruzioni

stradali e autostradali, ecc.). Proprio in relazione alla lentezza dell'inizio, oggi è possibile un buon margine di manovra. La Cassa per le opere straordinarie del

Mezzogiorno d'Italia (Cassa per il Mezzogiorno) si

tro-va anch'essa in grado di spendere, nel futuro imme -diato, somme cospicue residuate dai precedenti ese

r-cizi. Sicchè gli accenni a una maggiore spinta

produt-tiva trovano appoggio nell'azione avveduta della P· ub-blica Amministrazione e nell'aumento dei consumi, che ne deriva.

Senonchè nel 1962, gli investimenti complessivi, privati e pubblici, sono passati da un incremento del 10,4 %, registrato nel '61, a un incremento appena del 6 010. E le previsioni più rosee per il prossimo de

-cennio indicano un aumento del reddito pro-capite a

p-pena del 4-5 % annuo.

L'altro punto sul quale desidero soffermarmi è il {( deficit» della bilancia commerciale italiana, che, nel dicembre '62, raggiungeva circa 900 miliardi di lire. Nei primi mesi dell'anno '62 il {( deficit» aveva registrato una leggera contrazione. Invece, dalla metà del '62, ha subìto un peggioramento del 50 Ofo circa

rispetto al '6I.

Tra il giugno e l'ottobre '62, i prezzi all' espo rta-zione hanno subìto un aumento del 4,2 0/0, nei c on-fronti dell' anno precedente.

Questa variazione dei prezzi - o, per essere più

precisi, questa variazione dei valori unitari delle merci

esportate - è cospicua palticolarmente nei prodotti agricolo-alimentm·i e nei beni strumentali. Però ha as

-sunto anche rilievo nei semilavorat-i.

Pur trattandosi di valori unitari {( medi» - le cui

variazioni possono derivare tanto da aumenti di prezzi,

quanto da migliore qualità dei prodotti - la tendenza all' aumento - sia pure diversa da prodotto a prodotto

- desta preoccupazioni durante un periodo, in cui, ad

14

1

CRONACHE ECONOMICHE

un più contenuto dinamismo del commercio su scala

mondiale, si contrappone una concorrenza più acuta

tra economie industrializzate. Fasi di larga espansione

delle espOltazioni italiane si sono verificate nel pas ato

ma sulla base di valori medi unitari decrescenti, non già di valori unitari in rialzo, come avviene ora.

Soltanto il commercio di esportazione dall'Italia verso date zone - ad esempio, verso l'area

comuni-taria - appare più intensa: la riduzione doganale del

lO 010, adottata ilIO luglio 1962 dai Paesi della

Comu-nità, sembra abbia contribuito a convogliare verso

quell'area maggiori vendite.

Non tutti, si trovano d'accordo in questo app

rezza-mento. Taluni ritengono che la causa del forte sbilancio commerciale italiano sia proprio da ricercarsi nell

'au-mento delle importazioni, promosso - si afferma

-dal decreto, che già i dimezzati dazi italiani ha

decur-tato ulteriormente del lO 0/0, quale che fosse la

prove-nienza delle merci. Ragionano così: gli esportatori

ita-liani hanno continuato a battersi con successo sui mer-cati mondiali, come dimostra il fatto che, nei primi

undici mesi del 1962, !'Italia ha venduto all'estero

1'11,5

Ofo

in più delle merci vendute ne11961. Senonchè - soprattutto nella seconda metà dell'anno - l'au-mento delle importazioni è stato nettamente superiore a quello delle esportazioni: ha registrato, cioè, un in-cremento del 15,4 % . E questo incremento ha

provo-cato il « deficit» della bilancia commerciale.

Ora la realtà è che - se c'è inflazione latente - e

non v'è chi non la senta, il « deficit» commerciale non

potrà nè sparire, nè attenuarsi. N è potranno recare

benefici duraturi le provvidenze auspicate in favore

delle esportazioni. Ben vengano tali provvidenze: al

-meno per mettere il nostro Paese alla pari degli altri.

Però, a patto che si arresti decisamente la erosione progressiva del potere d'acquisto della moneta. Infla

-zione, sbilancio commerciale, squilibrio del bilancio

dello Stato, sono fenomeni tra i quali la connessione è

fin troppo evidente.

Quanto alla bilancia dei pagamenti, un fenomeno ancora più grave è questo: al 31 ottobre '62, essa si chiudeva con un aumento di 211 milioni di dollari,

mentre nel corrispondente periodo del 1961, l'attivo sfiorava il mezzo miliardo di dollari. E, nel dicembre

1962, la bilancia valutaria si chiudeva con un attivo appena eli 50 miliardi di dollari, mentre, nel dicembre 1961, il saldo attivo era di 577 milioni di dollari. In

lire italiane il precipizio è stato come da 360 a 30 m

i-liardi. E non sembra che possa prendersi sotto gamba.

E' continuato il miglioramento dei saldi delle tre voci «invisibili », tradizionalmente attive della nostra

bilancia dei pagamenti: noli, rimesse e turismo. In

particolare:

l) il saldo turistico netto è passato da 648 m i-lioni di dollari nel '61, a 724 nel '62;

2) le rimesse degli emigrati sono passate da 418 milioni di dollari nel '61, a 511 nel '62;

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