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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.44 (1917) n.2257, 5 agosto

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(1)

L ’ ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE. INTERESSI PR IV A TI

SII ■ Iti. I1IUI

t a n n a , 5 t e l e «17 ' F" ' E'™ : 31 Vla dalla p" 3!" a

\ ROMA: 56 Via Gregoriana

H. 2257

P er uniformarci atte prescrizioni sulla economia

della carta, d’ ora innanzi pubblicheremo soltanto una volta ai mese i prospetti che si trovano alta fine del fascicolo e che includono variazioni men­

sili

.

3

Il continuo accrescersi dei nostri lettori ci dà affidamento sicuro che, cessate le difficoltà mate­ riati in cui si trova la stampji periodica, per effetto della guerra, potrem o riportare ampliamenti e miglioramenti al nostro periodico, ai quali già da tempo stiamo attendendo.

Il prezzo d’abbonamento è di L. 20 annue anti­

cipate, per l’ Italia e Colonie. Per l ’Estero (unione

postale) L. 25. Per f i ' altri paesi si aggiungono

le spese postali. Un fascicolo separato L .

1

.

S O M M A R IO : P A R T E ECO NO M IO A .

Schermagli« doganali.

Una nuova e grande impresa di navigazione (A. F.).

Progresso economico e migrazioni interne. N O TE E C O N O M IC H E E F IN A N Z IA R IE .

Sete italiane - Conti correnti ed assegni postali - Il nuovo programma d ell’Associazione fra le Società per azioni.

V I T A C O M U N A L E .

Azienda annonaria milanese - Notizie statistiche dèi Comune di Firenze.

L E G IS L A Z IO N E 01 G U E R R A .

Panificazione - Anticipazioni straordinarie - Premi alle donne nell’agricoltura - Requisizione del fieno - Prezzi del carbone coke e da gaz - Forme e qualità del pane - Costruzioni navali mondiali - La nuova Europa - Valori industriali - Imposte russe.

S O O IE T A ’ IT A L IA N A PER L E S T R A D E F E R R A T E M E R ID IO N A L I.

Situazione degli Istitu ti di Credito mobiliare, Situazio­ ne degli Is titu ti di emissione ita lia n i, Situazione de­ gli Is titu ti Nazionali Esteri, Circolazione di Stato nel Regno Unito, Situazione del Tesoro italiano, Tas­ so dello sconto- ufficiale, Debito Pubblico italiano, Riscossioni doganali, Riscossione dei trib u ti n ell’eser­ cizio 1914-15, Commercio coi principali Stati nel t915, Esportazioni ed importazioni riu n ite, Im por­ tazione (per categorie e per mesi), Esportazione (per categorie e per mesi).

Prodotti delle Ferrovie dello Stato, Quotazioni di valori- di Stato italian i, Stanze di compensazione, Borsa di Nuova Y o rk, Borsa di Parigi, Borsa di Londra, Tas­ so di cambio per le ferrovie Italiane, Prezzi d ell’ar­ gento.

Cambi a ll’Estero, Media ufficiale dei cambi agli effetti dell’art. 39 del Cod. comm., Corso medio dei cambi accertato in Roma, Rivista dei cambi di Londra, R i- vista dei cambi di Parigi.

Indici economici italiani. V alo ri industriali.

Credito dei principali S tati.

Numeri indici annuali di varie nazioni.

L ’ Amministra.rione sarà grata a quei lettori che possedendo i fascicoli

2108, 2109, 2110

rispettiva­ mente ¿ ei

27

settem bre,

4 f n

ottobre

1914

vo r­ ranno ritornarli ad nostro indirizzo, perchè essi ci mancano per completare alcune collezioni.

A V V I S O

In seguito ad accordi che la nostra AmministrAione- ha potuto prendere siamo lieti di poter mettere a disposizione dei nostri sigg. Ab­ bonati gratuitamente alcune copie dei RESOCONTO UFFICIALE DEL CONVEGO INTERPARLAMENTARE DI ROMA, il quale è in corse di stampa. Preghiamo quegli abbonati cui la pubblicazione fosse per interessare di inviarci con cortese sollecitudine la prenotazione.

L ’AMMINISTRAZIONE.

PARTE ECONOMICA

SCHERMAGLIE DOGANALI

La anticipata e giustificata preoccupazione che

si cominciala delineare nei diversi paesi bellige­

ranti, • per il trattamento doganale che sarà con­

cretato, probabilmente, nelle stesse trattative di

pace, fa vivere un periodo interessante delle con­

tinue lotte economiche, abbenchè esso periodo

non ripeta in sostanza che quelle discussioni, or­

mai viete, che si sono avute ogniqualvolta si è

presentata o la necessità di toccare le tariffe o di

concludere o rinnovare trattati di commercio.

Vogliamo, nondimeno, con quella obbiettività

che ci è •concessa dalla più completa indipenden-

za, riassumere a tutt’oggi le fasi delle discussio­

ni, che si vanno accentuando e che diventano an­

zi talvolta accese : non raccoglieremo, però, le

male parole colle quali i protezionisti si compiac­

ciono di trattare i liberisti in questa fase sempre

piu acuta delle controversie, sia perchè non ci è

mai piaciuto disputare con chi vuol mostrare rii

essere estraneo alle regole cui obbediscono tutte

e persone per bene, sia perchè la traduzione del­

la loro esasperazione in espressioni poco corret­

te suona di solito e di per sè condanna alla stessa

bontà delle argomentazioni, e'd è quindi genero­

so non aggravare gli imbarazzi.

. La controversia liberistica-pfotezionistica ha a-

vuto il suo inizio ufficiale, si'può dire

nei due

congressi di Milano : quello del Comitato Nazio­

nale Scientifico-tecnico per lo sviluppo'e l’incre­

mento della industria italiana, ed il successivo in­

detto, dalla Associazione fra le Società Italiane

.per azioni, dal quale ultimo partì l’esplicito pro­

gramma della doppia tariffa doganale (massima e

minima),- nonché la affermazionè della necessità

di-proteggere incondizionatamente la industria i-.

taliana.

Un esame sommario degli interessi che conven­

nero alle due riunioni dimostra che essi erano nel­

la massima parte pressoché identici, ma prevalen­

temente siderurgici, metallurgici, minerarii; nè

zuccherieri, nè agricoltori, nè silvicultori, nè Seta­

ioli vi ebbero proponderanza, o voce molto a-

scottata; la. agricoltura fu, tuttavia,

incidental­

mente presa in considerazione nella relazione d’un

valente economista, ma solo per affrettarsi ad af­

fermare che non esistevano ragioni di antagom-

smo, sulla questione doganale, fra agricoltori ed

industriali : la affermazione non ebbe però alcun

tentativo serio di dimostrazione.

(2)

Sfl8 L’ECONOMJBTA fi Agosto 1917 — N. 2257

giorno che condannava la tendenza delle doppie

tariffe e l’affermazione dell’eccessivo protezioni­

smo industriale richiesto dagli interessati di Mila­

no; più tardi la Federazione fra le Camere di com­

mercio del Mezzogiorno, che a differenza della

Unione delle Camere di commercio non è gover­

nata dagli industriali del nord, si ribellava alla ri­

chiesta di questi ed avanzava netto e preciso il

problema degli sbocchi pei prodotti agricoli del

Mezzogiorno, i quali verrebbero altamente comi-

promessi ove la politica doganale italiana venisse

improntata ad un vero protezionismo industriale.

11 problema, quindi, apparve chiaro e limpido

nella sua ineluttabile verità, quale, da tempo pre­

cedente ai fatti che qui riassumiamo, era stato

da noi presentato.

j ^ MCC0rSer0 ^orse allora i gruppi del convegno

di Milano di essere andati troppo oltre nelle loro

richieste e cosi come, allorché conflitto si mani­

festo fra siderurgici e metallurgici (quest’ultim'

avendo convenienza che il ferro e gli altri metalli

non lavoratori giungessero a loro senza il gra-

vame dei dazi dai primi voluti), avvennero con­

nubi di cointeressenze, le quali hanno messo in

sordma il dissidio, oggi essi tentano, con un prò

grarnma meraviglioso di progetti e di speranze

per tutto 1 avvenire economico della nazione, di

attrarre verso dp loro gli interessi agricoli. Ben

giustamente, però, chiudeva una acuta analisi sul

vasto programma della importante associazione

u prof. Dalla Volta, augurando che le belle pa

role da quella così egregiamente diffuse tra il

pubblico diventassero fatti concreti. Ma non v ’ha

chi non sappia quanto sia di gran lunga più fa­

cile il formulare progetti anche altruistici, anche

generosi, anche complessi, che il tradurli in realtà.

Mentre in Italia, però, ci compiacciamo nel cer­

care la soluzione del nostro avvenire economico

proponendoci di superare anche l'impossibile, uo­

mini di senno e di vero senso pratico ragionano

u à

' ^

Francia, in modo ben diverso :

1 Artaud, infafti. scriveva di recente, nell’autore-

vole

Le monde économique,

queste saggie pa­

role che vorremmo fossero ben meditate anche

dai nostri progettisti di una Italia prevalente­

mente industriale : « Facciamo l’inventario della

« nostra produzione, vediamo gli articoli pei qua-

« li noi siamo particolarmente dotati o provvisti,

« e spingendone a fondo la fabbricazione, noi

« saremo per quei prodotti i padroni del mondo.

« E ’_ ciò che avevano fatTo i Tedeschi coi colo-

« ranti. Essi ne esportavano1 più di un miliardo

« e quell’articolo Ha loro servito in Persia ad ot-

« tenere dei vantaggi speciali, senza i quali essi

« rifiutavano di consegnarli.

« Mi si faccia la .grazia di ammettere che io non

« domando ad alcuno di rinunciare alle proprie

« industrie ; la specializzazione non nuocerà ad

« alcuno. Solamente questa permetterà delle indu-

« strie che prospereranno, al confronto di indu-

« stria che vegeteranno e di altre che si rovine-

« ranno, e naturalmente, in un dato tempo, cia-

« scuno, tratto dal proprio interesse, passerà dalle

« une alle

altre-« Per poco che noi vogliamo, noi saremo in gra-

« do, dopo la guerra, di offrire al mondo intero

« qualche prodotto che nessuno -potrà fare così

« bene e così economicamente come noi. Noi sia­

ci mo i soli a dubitarne ed i giornali d’Inghilterra,

« il paese più industriale del mondo, rendono in

« vece i migliori omaggi all’importanza ed al va-

« lore della nostra produzione manifatturiera. In

« queste condizioni la rinascenza economica del

«nostro paese è facile.

« Un paese relativamente piccolo come il no-j

« stro, avente delle coste prospicienti su tutti i

« mari civilizzati, rivolgendosi a praticare

la prùdu­ ti sione dì qualche specialità e nello stesso tempo a a' distribuire a tutti i popoli tributari delle sue « v ie di comunicazione, gli articoli risultanti da « altre e diverse specializzazioni dei suoi amici

,

« è un paese il cui avvenire economico, impor-

cc tante di per sé stesso, e in seguito costantemen-

« te progressivo, è assicurato.

« E tanto poco interessa attualm ente questo paese oo- cc loro che sarebbero tentati di stringere con lui delle « convenzioni di commercio, solo per im piantarvisi e « imprendervi in parte lo sfruttamento di un contingen-

c( te di quaranta m ilioni di consumatori, i quali forma­ le vano prima della guerra l ’obbiettivo tedesco; quanto « invece esso desterà interesse per quello ohe produrrà’

cc e per quelle lacune, che la sua produzione specializza- « ta lascierà da oolmare per la soddisfazione del suo con­ ci sumo in articoli oh’esso non crederà di aver oonve- cc nlenza di produrre.

« ... Quando noi ci ostiniamo a produrre, al

« prezzo di vendita di 25 franchi, un oggetto che

« l’estero ci darebbe per 20, noi dobbiamo innjn-

« zi tutto rinunciare ad ogni speranza di esporta­

le re quel prodotto ; dunque noi non possiamo im-

« piantare delle fabbriche che superino la propor­

ci zione dello stretto mercato nazionale. Il consu-

« mo di tutti gli oggetti soprapagati si contrae,

« e se il prezzo di vendita è di 25 franchi, se le

« spese generali non possono lasciare a tal prezzo

cc che umdebole dividendo, la tentazione sarà ben

« facile di portare il prezzo di vendita a 30 fran-

« chi, producendo meno, il che permetterà d’àve-

« re la mano d’ opera a miglior mercato e cau­

li serà perciò la disoccupazione.

« Credete voi che ciò non sia avvenuto prima

« della guerra? Ciò è avvenuto in una maniera

« vergognosa per Je classi dirigenti, che avrebbe--

« ro< dovuto essere costantemente attente della

« loro responsabilità a tale riguardo, ed è precisa­

le mente così che si seminava il disordine nel pae-

« se, per un dupplice ingiustificato sfruttamento

«del consumatore è delle masse produttrici ».

Noi vorremmo che gli autori del programma così

egregiamente compilato dal nostro massimo grup­

po industriale, avessero avuti presenti e tali pro­

blemi e tali responsabilità e vorremmo altresì che

coloro i quali incondizionatamente hanno applau­

dito alle belle promesse che in quel programma

sono contenute, specie per ciò che riguarda le

più stretta comunanza fra capitale e lavoro, sa­

pessero a loro volta salvaguardare quest’ultimo

dai pericoli e gravi che possono essere contenuti

in uno1 sviluppo industriale che non abbia le sue

basi

fondamentali stabilite sul granitico caposaldo

della libera concorrenza.

E ’ certamente bello vedere in un programma

di capitalisti affermato l i principio che le. «"classi

<1 produttrici (esiste veramente una classe produt-

«trice?) sentono il dovere ed hanno interesse

11 promuovere ed esigere tutte quelle riforme so-

« ciali che tendono al miglioramento delle con-

« dizioni di vita del lavoratore ecc. ecc. », ma si

deve convenire che tali promesse, pur sempre

nuove, costituiscono una sola parta, dei doveri e

degli interessi dei produttori, i quali sono mossi

a considerare più volentieri le masse operaie co­

me lavoratori, che come consumatori.

Tanto maggiore sarà lo sforzo di una nazione,

non dotata di condizioni naturali favorevoli, per

impiantare e sviluppare e mantenere una larga

industria manifatturiera, basata sul solo consumo

interno e sui soli puntelli della protezione, tanto

più sarà probabile che i pericoli connessi ad una

tale situazione gravitino dal campo economico

verso quello sociale.

(3)

5 Agosto 1917 — N. 2¿57 L ’ECONOMISTA 599

massimo ente di industriali è costituito più da un

proposito che da un fatto reale ; è anzi forse solo

un

revirement

inteso ad attenuare la poco felice

impressione che avevano conseguiti i due conve­

gni di Milano, enunciami una tendenza tanto

ultra-protezionista,' da urtare anche i più indif­

ferenti ai problemi doganali.

D ’altrá parte ben sappiamo che in un paese co­

me il nostro colle necessità di aiuti dall’estero

che permarranno anche dopo la pace, le tariffe

doganali ed i trattati di commercio non possono

essere frutto di

soliloqui

quali quelli che si com­

piono nelle conventicole industriali ed agricole ;

ambedue sono effetto di contrattazioni, nelle quali

il

do ut des

impera so-vrano; tantoché ci accade

di pensare che ci siamo occupati deedi eventi di

cui abbiamo discorso, più che, ne valesse la pena.

Ciò non toglie che ci debba rincrescere se al­

l’estero si nensi essere il nostro paese guidato

da così poco senso comune, da prendere degli

atteggiamenti che corrisponderebbero a quelli im­

perialistici che ci si volevano attribuire in fatto

di confini politici.

Quando si vedono nazioni economicamente più

potenti delle nostre, ragionare come abbiamo vi­

sto saper fare l’Artaud, è bene qhe anche in Italia

sorga qualche voce che riconduca i problemi alle

loro proporzioni reali e li spogli dalle loro esa­

gerazioni inconsulte

lina luioua 8 grande impresa di nauigazione

Nel nostro numero del 15 luglio scorso, biasi­

mando' la proposta da altri fatta, di destinare a fa­

vore deH’industria marinaresca l ’importo dell’im­

posta sugli extraprofitti, asserimmo che il capita­

le in paese non manca e che non rifugge punto

daH’impiegarsi in tale industria; e a prova di ciò

adducemmo d'esempio della Società Nazionale di

Navigazione, che ha sede in Genova, la quale, nià

possedendo buone unità navali e in procinto di

farne costruire parecchie altre, ha saputo qua­

druplicare il proprio capitate entro poco tempo e

mentre dura la guerra. Adèsso un altro fattoi e

anche più grandioso, viene a conferma della no­

stra asserzione.

I giornali hanno annunziato quanto segue :

« Fra le aziende che fanno capo alla Ditta Peir-

■ ce di Napoli e quelle del gruppo della Navigazio-'

ne Generale Italiana, si sono stabiliti accordi per

la sostituzione di una nuova grande Compagnia

di Navigazione col Capitale di Lit. 100,000,000 —

diviso in N. 100,000 azioni da Lit. 1.000. Essa a-

vrà per oggetto ogni operazione di navigazione

e di trasporto marittimo lacuale, fluviale, in qua­

lunque mare, lago, fiume e per qualsiasi destina­

zione, e tutte le operazioni che alla navigazione

ed al trasporto marittimo direttamente e indiret­

tamente si riferiscono.

Le azioni- saranno nominative.

Per i due gruppi, interverranno alla costituzio­

ne del nuovo Ente, la Socetà Sicula-Americana e

la Ditta Peirce Brothers da una pàrte e la Socie­

tà Navigazione Generale Italiana e la Società di

Navigazione « Italia » dall’altra, sottoscrivendo

cinquanta milioni ciascun gruppo.

La nuova Società di Navigazione, che assume:

rà- il nome id Transoceanica e che avrà la_ Sede

e la Direzione in Napoli, disporrà così subito di

14 grandi unità per un complessivo tonnellaggio

di circa 100.000 tonnellate di stazza». - .

Sembra non vi sia bisogno dell’intervento pe­

cuniario di nessun Istituto di credito. Il capitale

del resto non è tutto in contanti : in parte, come

è naturale e Consueto in casi simili, viene costi­

tuito dal conferimento d’un certo numero di pi­

roscafi .

II nome di

Transoceanica

, che la nuova Socie­

tà vuole assumere, indica che.la più notevole

par-te dei suo lavoro si svolgerà nei viaggi tra i gran­

di continenti; il che probabilmente ha suggerito

le larghe linee del suo impianto. In pari tempo si

vede come essa, opportunamente, non voglia pre­

cludersi navigazioni minori, se e dove ne sia il

caso, quali sarebbero quelle su fiumi importanti.

E il veder menzionati inoltre i laghi, e poi in ge­

nere tutto ciò che ai trasporti marittimi possa ri­

ferirsi anche indirettamente, ci fa credere che sia

nelle sue mire, fra l’altro, la utilissima istituzio­

ne di servizi marittimo-ferroviari cumulativi.

Se la costituzione sociale avverrà, come pare,

sarà un fatto di non comune e di ottimo augurio.

Raggruppare e fondere forze, tecniche e econo­

miche già esistenti e non trascurabili, per formar­

ne una unità più fresca e robusta, dotare questa

di materiale adeguato, .di capitale abbondante, di

capacità direttive che

hànnO'

già fatto le loro pro­

ve, e ciò in una forma di lavoro che per l’addietro

era rimasta nel nostro paese un po’ fiacca, sarà

uno' dei più desiderabili contributi a .quella multi­

forme operosità nazionale, che accenna a ride-

. starsi rigogliosa dal domani della pace in poi.

E ’ caratteristica d’intenzione di stabilire che le

azioni sociali, di grosso tagliò, siano

nominati­ ve.

E ’ cosa nota che il rendere obbligatoria in

forza di legge la qualità di nominative per le a-

zioni di tutte le Società anonime, è stato propo­

sto da illustri economisti anche per l’addietro.

ma con, maggiore insistenza in tempi più recen­

ti, nell’intento sia di impedire nelle assemblee ge­

nerali la simulata attribuzione della loro proprie­

tà a persone il cui voto non è libero, sia di evi­

tare che troppo gran parte del capitale azionario,

e quindi dell’ente sociale, sotto una veste italiana,

appartenga a stranieri. Ed è parimente risaputo

che molti altri non meno autorevoli combattono

tale proposta, affermando, e non a torto, che in

tal modo si toglierebbe alle Azioni ogni agilità

commerciale, ossia'il pregio di poter passare age­

volmente da un possessore all’altro e di avere

larghe contrattazioni sul mercato dei valori. Qui

non entreremo certo nel merito della questio­

ne'. Essa è piuttosto ardua, e non se ne può par­

lare per incidenza. Poiché non si tratta ora di ri­

forme legislative', bensì di un caso singolo, non

nuovo ma non frequente: diciamo soltanto che po­

trà riuscire interessante, data l’importanza della

aziènda in discorso, osservare la sua applicazione

e i suoi risultati.

Come è detto sopra, a formare il capitale di 100

milioni interverrebbero e versamenti in contanti e

conferimento di piroscafi. A questi ultimi l’equità

e la prudenza amministrativa suggeriscono di at­

tribuire il loro giusto valore*Tale considerazio­

ne, lo riconosciamo, non ha nulla di peregrino.

T)’altra parte, però, non è da giudicarsi oziosa.

Se la regola è elementare, non sono mancate le

occasioni di vederla trascurata da persone che

non erano affatto i primi venuti. Per citare un e-

sempio vecchio e conosciuto, e per l’ appunto in

materia'marinaresca, nel 1881 l’Italia ebbe per la

prima volta una grande Società di navigazione,

risultata dalla fusione delle preesistenti . Società

R. Rubattino e C. di Genova e V. Fiorio e C. di

Palermo. Dei oiroscafi conferiti da una parte e

dall’altra, un certo numero-.erano buoni, un più

gran numero piccoli, vecchi, mahridotti. A que­

sti ultimi particolarmente, e in genere un po’ a

tutti, venne attribuito un valore esagerato, di

molto superiore a quello vero. H capitale emesso,

per la parte rappresentata da un materiale nauti­

co così erroneamente valutato, si trovò ad essere

fittizio: il che fu non ultima causa che i risultati

finanziari dell’azienda per alquanti anni non riu­

scissero buoni.

(4)

600 L’ECONOMISTA 5 Agosto 1917 — N. 2257

IL PROBLEMA AGRICOLO

La guerra ha provocato nell’economia agraria

difficoltà di carattere creditizio, alle quali con nu­

merosi provvedimenti si pose agevolmente riparo.

Con la nostra partecipazione alla guerra però l’a­

gricoltura italiana si trovò di fronte ad ostacoli

ben maggiori e per i quali purtroppo i rimedi si

dimostrarono inadeguati.

Con i richiami alle armi andò infatti assotti­

gliandosi la gnano d’ opera e si determinò quindi

quella mancanza o deficienza di braccia che con

10 svolgersi della guerra si fece sempre più aspra.

Da principio si ceficò di rimediare /a tale inconve­

niente facilitando lo spostamento della mano d'o­

pera agricola, poi autorizzando i prefetti a dichia­

rare obbligatoria per qualsiasi ordine • di condut­

tori

di’ fondi

la prestazione di uomini, di

macchi-- né. del personale e dei. quadrupedi necessari per

l’uso di queste ed infine si estese all’agricoltura

11 sistema degli esoneri dal servizio militare già

in vigore per le. industrie fin dal principio della

guerra.

v oi riteniamo dannose all’agrieoltura le requisi-

. ¿ioni operate senza tenere in sufficiente conto le

necessità dei lavori campestri e la reintegrazione

del bestiame, per cui andò fortemente assotti­

gliandosi il patrimonio zootecnico della nazione.

Nè valse a . rialzare le sorti della produzione in­

terna l’attiva propaganda spiegata a mezzo delle

associazioni ed istituzioni agrarie e neppure i

premi stabiliti per coloro che sottoponessero a

cultura nuove terre, poiché i calmieri, le requisi­

zioni, le gestioni annonarie, impedendo l’accresci-

m.ento dei prezzi, tolsero il maggior, stimolo al-'

l’estendersi delle colture.

La produzione agraria si ridusse in notevole

misura. Ecco infatti alcuni .dati:

Frumento -.

. 48.683

46.414

48.044

Segala .

1.316

1.108

i

-357

Orzo .

3

-I

30

2.406

2.201

Avena .

5-038 4-564 3-785

Granturco .

- 25.419

29.500

19-532

Riso .

4-971

5.606

5

-

3

11

Uva .

-. 64.707

30.122

59.246

Rispetto alla media 1909-15, nel 1916 il rac­

colto del frumento, della segala, dell’orzo non

è

mutato di molto. E ’ invece sensibilmente di­

minuito quello dell’avena, del granturco' e dell’u­

va. Rispetto al 1915, è cresciuta la produzione del

■ grano, della segala e dell’uva. E ’ diminuita la

produzione

dell’ orzo,

del riso, e, in fortissima mi­

sura, quella del granturco. Il raccolto del grano

nel 1916, se stiperò .quello del 1915, pure rimase

inferiore, per quàhtO' di poco, alla media del

1909-15.

-.

Un e n o rm e o n e re ha quindi g ravato, sul ,n o s tr o paese .r—; che n orm a lm en te . p ro d u ce so lo i due tèrzi del fru m e n to che con su m a — p e r co m p le ta ­ re il p r o p r io fa b b is o g n o , in un p e rio d o di prezzi crescen ti, di n oli o ltr e m o d o elevati, di cam bi a„ 'Spris’sim i. T a le o n e re co n tin u e rà a g ra v a re sulla n ostra e co n o m ia p er tutta la durata della g u erra , g ia c c h é n o n si p u ò ra g io n e v o lm e n te far c o n to ■sopra una p ro d u zio n e su p eriore — alm eno in m i­

sura a p p rezzatele — a qu ella d e g li anni tra scorsi.

LTn.g'hilterra è il paese che forse primo ha avu­

to la chiara percezione della necessità di intensifi­

care la produzione cerealica. Normalmente il Re­

úno Unito non produce che una piccola quantità

del frumento che consuma : la produzione si ag­

gira inforno ai 15 milioni, di quintali, mentre l’im­

portazione ascende, all’ingente cifra di 50 milioni

di quintali, La Gran Brettagna, sicura del domi­

nio del mare ed avendo basato sullo sviluppo del­

le industrie la propria prosperità economica, la­

sciò senza rimpianto • che l’agricoltura andasse

sempre più decadendo. Ora la guerra, ed in par­

ticolare le insidie dei sottomarini, hanno rivelato

al paese, quali pericoli possono derivare da una

insufficiente produzione di viveri. Ed è per que­

sto che il governo accogliendo le conclusioni, di

una Commissione appositamente nominata per lo

studio del problema agrario, ha sottoposto al

voto delle Camere il

Coni Production Bill

col

quale si garantiscono dati prezzi minimi, fino

al 192.2, alla produzione del grano e dell’avéna.

Tali prezzi sono più elevati per il 1917, discén­

dono leggermente iper il biennio 1918 e 1919, e an­

cor più bassi son quelli per ! quattro anni succes­

sivi.

Una vasta trasformazione si prepara dunque

nel Regno Unito giacché 'sembra che 4 0 5 milio­

ni di terre attualmente a pascolo saranno desti­

nate alla coltura cerealica onde assicurare al pae­

se il suo intéro fabbisogno.

Non è dà credere che in Italia si possa seguire

uguale linea di condotta con la speranza di otte­

nere analoghi risultati. Troppo diverse essendo le

condizioni dell’agricoltura rispetto a quelle del

Regno Unito. Il pascolo e le terre incolte rap­

presentano da noi una percentuale minima dei

terreni coltivabili e, fin dai tempi che precedette^

ro1 la guerra 5 milioni circa di ettari erano desti­

nati al grano. Tuttavia anche da noi vi è molto

da fare soprattutto per accrescere il rendimento

medio del grano che in alcune regioni è il più

basso' fra tutti i paesi in cui si coltiva granò.

Si può pervenirvi mediante un più razionale

sfruttamento delle terre, e generalizzando l’uso'

dei mezzi tecnici più perfezionati. La coltura mec­

canica, che -è da tempo il sistema più-comune del

Canadá, degli Stati Uniti, dell’Argentina e del­

l’Australia, è appena ai suoi primi passi nel no­

stro paesè.

Da noi infatti si è letto con sorpresa il brano

di una recente relazione alla Commissione centrar

le degli approvvigionamenti in cui è detto essersi

esperimentato con .successo in Italia, l’uso di

« trattori » con motore a scoppio in sostituzione

delle mastodontiche aratrici a .vapore.

Quale utilità sia lecito- ripromettersi dall’impie­

go dei

trattari

meccanici è facile a comprendersi,

quando si càlcoli che in media uno di essi compie

in una- giornata l’aratura di due ettari e mezzo

di terreno. Questa nuova macchina — nuova per

l'Italia. --- dunque, dovrebbe essere impiegata su-

vastissima scala. Non si dica che i dislivelli dei

nostro suolo ne rendano difficile l’uso, che invece

è facilissimo e proficuo per terreni pianeggiant1'

dei . paesi che prima di noi la adottarono. No.

Tutto è saper scegliere la specie di macchina che

a noi meglio conviene- Stabilito il tipo, non ri­

marrebbe che far in Italia ciò che, in seguito ad

analoghi esperimenti, è stato già proposto in

Francia, e cioè: il ministro delle munizioni che

è riuscito ad organizzare la potente industria di

guerra di cui mancavamo, e che da essa ha otte­

nuto meravigliosi risultati, sottometterà il tipo di

macchina scelto ai rappresentanti della detta in­

dustria, i quali potranno, dopo un esame appro­

fondito proporre i miglioramenti tecnici necessa-

i per la fabbricazione in serie. Si dovranno poi

stabilire d’accòrdo fra industriali e pubbliche au­

torità le condizioni generali di fabbricazione e il

prezzo di vendita. Gl’industriali che avranno ac­

cettato d.i fabbricare

trattori

agricoli dovranno

prendere immediatamente disposizioni per darsi

al-lavoro appena la cessazione delle ostilità per­

mettesse di sopprimere o restringere la produ­

zione del materiale da guerra e delle munizioni

e. le loro officine resterebbero quindi mobilitate

fino al compimento delle ordinazioni assunte.

(5)

finan-5 A gosto 1917 — N. 12finan-57 L’ECONOMISTA 601

ziaria che con rintermèdiario delle organizzazioni

agrarie permettesse di porre i

trattori

meccanici

a disposizione dei coltivatori, man mano che le

loro consegne andassero effettuandosi.

Unitamente alla diffusione della cultura mecca­

nica, al fine di elevare il rendimento delle terre

meno produttive dovrebbe servire il più esteso

impiego dei concimi chimici. La guerra ha com­

pletamente disorganizzato il commercio e la pro­

duzione di essi: Sarebbe indispensabile dunque

che alla firma della pace ed anche se necessario

per un periodo di tempo più o meno lungo ad

essa susseguente, i pubblici, poteri prendessero

cura di tale importante questione agendo in mo­

do analogo a quello che abbiamo accennato per

i

trattori

meccanici.

A. F.

Progresso econo mico e migrazioni interne

Nello studio del prof. A ldo Contento, recante que­ sto titolo, pubblicato nei N. 2248, 2250, 2254 dell’ Eco- nomista, sono incorsi, causa le co n d iz io n i anorm ali di redazione della Rivista, e il cam biam ento di tipo­ grafia avvenuto in quel periodo di tem po, errori, trasposizioni ed om issioni, che ci sentiam o in do­ vere di riparare, chiedendone ven ia a ll’ autore e ai lettori.

Così, a parte i sem plici errori di stam pa, che il lettore avrà corretto da sè, nel n um ero del 3 giugno la tavola posta in fon d o alla pagina 460 andava in ­ vece inserita nel testo del p a ra gra fo 52, dopo le parole periodo interm edio. Nel num ero del 17 giu­ gno, la tavola che trovasi in fon do alla p agin a 487, andava invece in n ota <(2) del p a ra g ra fo 5, dopo, la parola occuparci.

Finalm ente nel num ero del 15 lu glio fu om essa addirittura la im portante tavola., seguente, che deve stare nel p aragrafo 8, dopo le parole entro quali li­ miti.

Popolazione censita secon do la regione di nascita

NOTE ECONO M ICHE E FINA N ZIA R IE

Sete italiane

|

Il Bollettino della Associazione fra le Società Ita- j liane per Azioni, pubblica il riassunto di un rapporto del corrispondente serico del Governo italiano a Zurigo, in cui è d etto,-fra l’ altro qu esto:

« Si conoscono ora le condizioni che regolano l’im ­ portazione in Svizzera delle sete torte (organzini e trame) daH’ Italia e dalla Francia. La Commissione internazionale avrebbe fissato, nelle ultime con fe­ renze, di Parigi, un contingente annuo di 1.800.000 chilogram m i, dei quali un m ilione e mezzo di sete italiane e 300.000 chili di seta francese. Da quanto giu dican o gli industriali svizzeri il contingente è abbastanza largo e può soddisfare il vero fabbisogno di queste tessiture. La Com m issione suindicata ha altresì preso in benevola considerazione il desiderio espresso dalla Svizzera, perchè venga allargato il contingente delle sete greggie, e difatti lo si elevò da 400.000 a 500.000 k g.; in questo m odo si è p rovve­ duto anche per i torcitori assicurando loro un lavoro

continuato. '

. « Ora devesi qui pensare se, in considerazione dei divieti già esistenti e che altri Stati applicheranno in avvenire all’im portazione dei tessuti e dei nastri di seta, la Svizzera non si troverà alla fine con uno stock di m ateriale finito di difficile esito. Le p revi­ sioni a tale riguardo non sarebbero pel m om ento troppo rosee, perchè il com m ercio con l’estero degli j articoli serici è subordinato ad u na infinità di dispo- j sizioni, di permessi e di incagli, tali da rendere on e­ roso e lento radem pim ento delle ordin azion i che per­ vengono.

« Per facilitare un tale com pito gli industriali sviz­ zeri hanno recentemente provveduto fon dan do la « Finanz-genossenschaft fu r die À usfuhr schwezeri- scher Seidenwaren » con sede a Zurigo. Essa ha lo scopo di mettersi in stretti rapporti col Governo fe­ derale e con quelli degli,Stati, esteri di destinazione della mercé, per risolvere con la necessaria com pe­ tenza e nel m odo più sollecito le form alità necessà­ rie le questioni relative ai rapporti, agli incassi, ecc. Presidente della « F inanz-genossenschaft fu r Au- sfuhr schweiz. Seidenwaren » è stato nom inato il signor U lrico V ollenw eider di Zurigo.

(( L ’im portazione delle sete ita lia n e 'e francesi è presentemente arrestata e.lo sarà sino a che la S. S. S. ed il sindacato costituitosi tra gli interessati del ra ­ mo non avranno soddisfatto alle condizioni che re­ golan o i relativi permessi. P er com pletare le d isp o­ sizioni italiane e francesi che regolan o l’im p ortazio­ ne delle sete nella Svìzzera, il Consiglio federale de­ liberò di proibire, a partire dal 5 luglio, la riesp orta ­ zione delle seta torte, com e aveva fatto fin d a ll’otto­ bre scorso per le gregge. Verso i paesi dell’E uropa centrale, la Svizzera non potrà q u in di d ’ ora innanzi m andare che le sete ungheresi, .turche e levantine ».

.2 «s Popolazione nata - .5 '2 nelle regioni ab •> ■— •p o o .LI Regioni ti 0.3 a Sicilia degna Estero N © <D CU a r-i O

. Nord Centro Sud

o a CL 1901

.

N o r d ... 9628 . 147 70 22 11 122 9469 208 220 80 12 63 S u d ... 9512 41 69 ’ co 37 4 47 9848 29 22 32 22 7 32 Sardegna. . . . Media Regno . . 9758 9103 86 7 2 57 59 56 82 " 7 13 65 1911 16 N o r d ... 9782 109 49 5 84 Centro... 9504 199 ... 220 24 7 47 9881 32 43 19 2 2Ì 9863 35 18 67 4 18 Sardegna. . . . 9698 107 94 57 33 12 Media Regno . . H 3Ó 75 53 79 ; i8 - 4 35

Incremento percentuale fra il 19'Jl e il 1911.

Nord . . . . • — 1,1 C en tro... — 0,4 + 8.5 S u d ... — 0,7 4-28,1 S i c il i a ... — 0,2 — 17 0 Sardegna. . . . - f 0,6 — 19,6 Regno ... — 0,4 — 4,0 4- 85.9 4-42,8 4-37,5 + 150,0 0 4-25,0 4- 71.4 4-60,5 4- 42,1 4-100.0 - f 22.2 — io,7 + 75,0 — 39,4 — 1,7 — 3,0 ,

.

4-11,3 4 - 3,8 4-27,8 + 76,0 -F 45,2 4- 34,2 + 124,2 +146,1 + 8,1 + 67,1

Conti oorrenti ed assegni postali

E ’ stata presentata il 22 giugno alla Presidenza j della Camera dei Deputati la relazione della Com- -I missione in caricata • di esam inare il disegno di leg ­ ge per la istituzione di un servizio di conti correnti ed assegni postali che il M inistro delle Poste e dei Telegrafi, on. Fera, d’ accord o com quello del T eso­ ro, ebbe a presentare nella seduta del 6 dicem bre

ultim o scorso. ' •

L a relazione, rilevato il contenuto pratico del di­ segno di legge nei riflessi di altri istituti giu rid ici affini, nonché la figurazione pratica deH’istituto stesso, ricorda le origini del disegno di legge in Ita­ lia, che rim ontano ad u na diecina di anni or sono e vanno ricercate in uno studio circa nuove attri- : . bu zion r dell’ azienda postale del prof. Torquato Gian- . nini.

A ccennati i precedenti storici della legislazione straniera, la relazione pone in evidenza le finalità cui il n uovo istituto m ira e le utilità che esso può produrre, le qu ali ultime possono così riassum ersi: lim itare la em issione di carta m oneta, fa cilita re gli | scam bi e rendere cori m eno caro il prezzo delle co ­ se, dare infine una m aggiore elasticità al com m er- ; ciò con risparm io form ale ed effettivo del danaro.

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602 L’ECONOMISTA 5 Agosto 1917 — N.2257

il nuovo istituto possa fare concorrenza a ll’ attività b an caria privata, diversa essendo la natura dello istituendo conto corrente postale da quella del de­ posito fruttifero a risparm io tanto sviluppato pres­ so gli Istituti di credito.

La relazione illustra infine tutte le innovazioni di diritto privatistico alle quali è occorso provvedere per l ’ attuazione del progetto, attinenti sia alla ca ­ pacità giu rid ica dei correntisti, al diritto dei terzi sulle somme depositate, come alla produzione del­ l’interesse, alla disponibilità delle somme, specie nei casi di fallim ento o di interdizione del corren ti­ sta, alla prescrizione nei riflessi dello speciale isti­ tuto, a ll’ indole giu rid ica processuale del titolo ed a lla -su a nom inati vità.

Le liee generali del disegno di legge sono le se­ guenti :

Può essere ammesso a partecipare al servizio dei conti correnti e assegni postali qualunque persona fìsica o giu ridica, qualunaue ditta, collettività od ufficio che ne faccia dom anda. Sono considerati c o ­ me pienamente capaci le donne m aritate ed il m in o­ re che abbia com piuto gli anni 18.

L ’ attivo del conto corrente è form a to: l.o dai ver­ samenti di danaro fatti dal correntista o da terzi a ,suo vantaggio; 2.o d a ll’iscrizione nel conto dei cre­ diti del correntista verso là Posta per assegni r i­ scossi, per effetti incassati, per va g lia a lui intesta­ ti o per altro titolo qualsiasi; 3.0 dai crediti trasfe­ riti da altro conto (bancogiro).

Sul credito rappresentato dall’ attivo del conto non viene" corrisposto interesse.

Il correntista può disporre del proprio cred ito: a) per ritirare o fa r ritirare danaro a vista presso l’u f­ ficio dovè è tenuto il conto; b) per fa r eseguire p a ­ gamenti a mezzo degli uffici postali; c) per trasfe­ rirlo in tutto o in parte nel conto di altro corren ti­ sta (bancogiro).

C oncezione Com m erciale Svizzero-Germ anica. — Quando .alla fine > dello scorse aprile fu negoziato il prolungam ento della convenzione com m erciale fra la Svizzera e la Germ ania, il Governo tedesco fece u na concessione, accordando la facoltà di im portare nei tre m esi di m aggio, giugno e luglio, per circa 18-20 m ilioni di fran ch i di prodotti industriali sviz­ zeri, la cut introduzione in Germ ania era stata p ro i­ bita. iSi tratta ora di spedire nell’Im pero per circa sei-m ilion i di merletti, sei m ilioni di seterie, e al­ trettanti di orologi, ecc. Ora si viene a sapere che il Governo tedesco aveva posto una condizione circa il pagam ento; esso deve essere fatto non prim a del­ la fine del 1918. B erlino non voleva che questa sua concessione avesse da influire sul cam bio, deprez­ zando m aggiorm ente il m arco. Il Governo germ ani­ co prevede dunque che la guerra term inerà prim a della fine del 1918. e che subito si avrà un rialzo del­ la sua valuta. L’ attivazione di questa condizione ha dato luogo a delle notevoli difficoltà. Gli industriali svizzeri non sono tutti in grado di aspettare per 18 mesi l ’incasso delle m erci che avevano da spedire in Germania'. B isogn ava quindi trovare una soluzio­ ne. Questa fu trovata dagli industriali dei ricam i e delle seterie,- ! qu ali fon d aron o due A ssociazioni fi­ nanziarie, che com prendono quegli industriali sviz­ zeri che h a nn o-otten uto la concessione di fare delle esportazioni in 'G erm ania e da altra parte i grossi­ sti tedeschi che ricevono le dette merci. Queste due A ssociazioni garan tiscon o la spedizione regolare ’delle m erci ed il pagam ento a ll’ epoca prestabilita, cioè tra 18 mesi. Le due Associazioni si sono messe in relazione ognuna con il p roprio gruppo di B an­ che-, gli industriali della seta si sarebbero messi d ’ accordo con un gruppo di Banche rappresentato dal Schw eizèrische Bankvereinigung. Questi due gruppi ban cari scontano le tratte a 18 mesi che loro verranno presentate dalle due A ssociazioni suaccen­ nate. La F rankfurter Zeitung, pubblicando una re­ lazione sulla istituzione di queste due A ssociazioni finanziarie, annunzia che la B anca N azionale Sviz­ zera sarebbe interessata al Consorzio ban cario -che si occupa di queste operazioni, cioè ai due gruppi bancari su in d ica ti: da inform azioni assunte r i­ sulta che questo particolare non ‘ sarebbe esatto : la B anca N azionale non ha nessuna partecipazione, ai gruppi b a n ca ri di cui è parola, m a secondo ogni probabilità, essa sconterà le tratte che le Banche accennate le presenteranno per il risconto.

IL NU O VO P R O G R A M M A D E L L ’ ASSOCI A Z IO N E F R A LE S O C IE T À ’ P E R A Z IO N I.

La nostra ultima Assemblea h-9 manifestato unanime La. volontà che l ’Associazione prenda-Tin nuovo indirizzo. Essa, ha inteso e voluto che TAssoci-azione assuma la rap­ presentanza della classe industriale italiana e ne svolga e ne difenda il programma..

La formidabile esperienza- di questi durissimi anni di guerra ha messo in. luce tutta la gravità dei problemi relativi a ll’ industria e, in genere, alla produzione. La guerra, avendo richiesto il'con corso di tutte le energie nazionali per la resistenza contro il nemico, ha costret­ to a mobilitare tutte le classi produttrici: d all’ agricola

all’industriale, alla commerciale. E la mobilitazione è riuscita efficace e feconda. Tutte le nostre industrie, già esistenti in Paese, hanno fatto tutto il loro sforzo ; e i nostri nemici, che credevano di avere paralizzato, in ta'nti anni di dominazione economica, la potenzialità della nostra produzione industriale, non si attendevano simile tensione di energie e simili risultati. Sotto la pressione della realtà della guerra, tutto il Paese intuì la verità meglio che non sarebbe accaduto con -anni di dimostrazioni teoriche e di discussioni formali. Chiuse le barriere doganali ai nemici, potè praticamente perce­ pire che esso era sfiato^ fino al giorno prima alla mercè della produzione straniera e comprendere che La sua guerra di liberazione doveva combattersi tanto con le armi al confine, quanto con l ’intensificare la produzio­ ne al l ’in terno. Così gli avvenimenti hanno dimostrato come l ’indipendenza, economica di un popolo sia condi­ zione essenziale della sua- indipendenza politica.

iMa d all’immane cataclisma che infuria, -sul mondo na­ sceranno profondi rivolgimenti in ogni campo. Dalla guerra, che distruggo e che rinnova, usciranno trasfor­ mate e sconvolte antiche idee, saranno distrutti antichi idoli, dogmi e metodi ormai vieti. Ed i partiti politici e sociali non potranno rimaner© chiusi nelle vecchie fòr­ mule e nelle vecchie superate -aspirazioni ; ma dovranno subire anche essi l ’ influsso degli eventi per organizzarsi diversamente, intesi a nuòve finalità. In questa radica­ le evoluzione, che si sta maturando, e che seguirà il suo ciclo, ,le classi produttrici hanno in giuoco interessi vi­ tali che si fondono con quelli dell’economia nazionale. Questi interessi devono , avere un’espressione ed una tu­ tela collettiva ndl campo ove di essi si discute e si de­ cide, ossia nel campo politico. E rAssociazione, seguendo il suo nuovo indirizzo, ha- compresi* La necessità di non fasciar disperdere i frutti di questa laboriosa e meravi­

gliosa, esperienza e di organizzare finalmente la classe produttrice per prerarla ad affrontare, con nuova co-' scienza e con rinnovata, mentalità, i gravissimi problemi che l ’ avvenire prepara- all’economia, nazionale.

Oggi la vecchia e triste -superstizione politica, che opprimeva la nostra classe, può dirsi -caduta-.. Per troppi decenni, con la psicologia di un paese povero, l ’Italia ufficiale, come l ’Italia popolare, applicarono alla nostra classe il regime morale del sospetto e della, « messa in mora ». I Governi non osarono difenderla contro gli at­ tacchi di una demagogia esasperata, la -quale sostitui­ va al -criterio politico delle democrazie (che non posso­ no se non incoraggiare la produzione nazionale) la pas­ sione gelosa, del povero contro il ricco, d e i disagiato contro il -creatore di ricchezze.

Per molti anni le "polemiche di parte del Parlamento e dei Comizi furono impostate-sopra le diffidenze e sopra le requisitorie contro questo ;ó. quel tipo di produttore. E, mentre questi amari dibàttiti impedivano aH’inter- no che la politica nazionale’ si proponesse scopi più fer­ vidi e più fecondi, incitavano d ’altra parte il produttore straniero a riversare sui nostri mercati la- propria merce ed -a condurre la- sua sottile propaganda di discredito sulle -attitudini di creazione e di lavoro del nostro po­ polo. E moltg probabilmente questo stato di cose sa- • irebbe -durato fino al momento nel quale il cappio della invasione nemica finisse col soffocare le iniziative e le -risorse naturali della produzione italiana.

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603 6 Agosto 1917 — N. 2257 L'ECONOMISTA

* * *

La forza della realtà ha oggi dimostrato allo Stato ed alle qlassi dirigenti la necessità di ricorrere alla «©operazione dei produttori e l ’ utilità di averli consen­ zienti e collaboxanti. Nelle stesse moltitudini popolari è penetrata la convinzione che di tanto il tenore di vita, del lavoratore può essere migliorato di quanto sia pro­ spera e perfezionata la produzione. E' quindi venuta Fora di convertire in programma consapevole e metodi­ co quella trasformazione che è stata finora un prodotto della necessità ; come pure è tempo che le classi produt­ trici attivamente partecipino alla vita- pubblica, a viso aperto e con rappresentanze dirette, affinché i loro voti e i loro bisogni siano difesi dagli stessi interessati co­ me un legittimo loro diritto : non da collaterali, -come un’ opportunità di riguardo dovuto tratto tratto, ad una categoria di cittadini.

E non è solo davanti ai poteri centrali dello Stato, che questa azione deve essere compiuta. In un tempo e in un Paese nel quale la opinione pubblica da così alto prestigio, occorre che le classi pxoduttrivi agitine aper­ tamente davanti a essa i problemi dalla felice soluzione dei quali dipendono- i loro interessi generali e i destini della produzione e dell’economia nazionale. Quest’ opera di propaganda non clandestina nè Larvata, ma pubblica­ mente svolta, varrà a persuadere che nessun antagoni­ smo esiste, nella realtà, fra i-1 vantaggio della produzio­ ne e il voltaggio della generalità dei .consumatori. Quan­ do il popolo d ’Italia si sarà convinto di questa verità, sarà esso stesso che determinerà le correnti della poli­ tica d^Llo Stato .e impedirà il ripetersi degli errori spa­ ventevoli, fojidati sull’ignoranza e sull’indifferentismo, pei quali fino a .ieri Parlamento, Governo, pubbliche Amministrazioni non hanno curato lo sfruttamento delle ricchezze'naturali, la trasformazione d ell’agricoltura in forme moderne e industrializzate, nè hanno pensato ad incoraggiare le industrie del mare, a diffondere la istru­ zione professionale, a dare opera oer lo sviluppo dell’in­ dustria mineraria, a provvedére, adeguatamente alla di­ fesa della ipdipendenza .economica della Nazione.

* * *

Occorre tramonti il pregiudizio di una fatale opposi­ zione di interessi tra la nostra classe e le classi lavo­ ratrici.

Questa opposizione non esiste. L ’incremento d ell’in- dustria e della produzione non profitta soltanto alla nostra classe, ma giova egualmente ai lavoratori ed a tutto il Paese. La elevazione dei salari e il migliora­ mento delle condizioni di vita delle classi operaie è solo possibile allora che la produzione vigoreggia e dà J>uon rendimento. Quando questa intristisce, travagliate da crisi, incapace di lottare contro la concorrenza e di vi­ vere, cadono i salari ed i lavoratori $ono i primi a- ri­ sentirne le conseguenze più dolorose. •

-Quindi gli interessi delle due classi si identificano ed insieme procedono verso la ascensione economica. Que­ sta unione o comunanza potrà affievolirsi od essere tur­ bata quando sorgano conflitti; ma questi conflitti, di natura transitoria, non possono influire sulla identità dei fini ; nè potranno impedirne il conseguimento, sem­ pre che d all’ una e d all’altra parte si porti alla loro -so­ luzione un senso di pràtica equità © di ragionevolezza. La -nostra -classe deve ormai -avere piena co-scienza- del­ la trasformazione che hanno subito gli antichi concetti -circa i suoi rapporti' con le classi lavoratrici. Special- mente in Italia, dove non si hanno grandi concentrazio­ ni capitalistiche a tipo feudale, dove quasi non esiste rendita senza lavoro, perchè i nostri lavoratori, si è maturi, più che altrove, a secondare le esigenze dei tem­ pi nuovi.

Le classi produttrici sentono il dovere ed hanno inte­ resse di'promuovere ed esigere quelle riforme sociali che tendono, al miglioramento delle condizioni di vita del lavoratore e che servono a l suo perfezionamento tecnico ed alla sua elevazione morale e intellettuale. Esse quin­ di propugnano un migliore ordinamento della scuola, specialmente professionale ; mirano- a che un completo regime di assicurazioni protegga il lavoratore contro tutti i rischi che ne insidiano la esistenza, e l ’assegna- ^mento della pensione gli dia 1 mezzi di vivere quando la. vecchiezza lo avrà reso impotente a guadagnarseli.

Così di grado in -grado si andranno sempre più ridu­ cendo i distacchi morali, mentali ed economici fra- le due classi produttrici. La nostra classe non è un’oligar­ chia, nè 'una casta chiusa: essa è aperta a tutti ed i

soli titoli per appartenervi sono la coltura ed il la­ voro.

Perchè questi nòstri rapporti con le altre classi lavo­ ratrici si svolgano tranquilli e fecondi, sarà opportuno che una nuova Jegi-slazione (tenuto conto dei vari luoghi e delle varie industrie)' stabilisca una salda- disciplina 'del contratto di lavoro, fissando con- sicure e pratiche sanzioni i, rispettivi diritti e doveri onde siàno attenuate le càuse dei conflitti ed evitate,, per quanto possibile, quelle forme convulsive di arresto del lavoro e della produzione còsi deleteria per le due classi. E la classe nost.na deve essere-alla testa- del movimento riformatore, fondato essenzialmente sulla « collaborazione di classe », con l’intento costante della pacificazione sociale.

* » *

Così pure è da escludersi recisamente un antagonismo di interessi fra l ’industria e la agricoltura. Queste e quella devono unicamente tendere all’ incremento della produzione del Paese : unico mezzo, per conseguire real­ mente il risorgimento economico della nazione. La fina­ lità comune deve essere queste : l ’Italia basti a sè stes­ sa; si sottragga ad ogni forma di dipendenza dall’estero, e riesca a gareggiare sui mercati internazionali -con le altre Nazioni.

Occorre quindi facilitare in ogni modo lo -sviluppo della produzione agricola del Paese, favorire la indu­ strializzazione di ess-à e l’-organizzazione d el'su o mecca­ nismo commerciale, adottando una avveduta politica sia di trasporti, che agevoli lo scambio dei prodotti, sia tri­ butaria ed economica, che consenta di mettere sempre meglio in valore -i terreni capaci di coltura, che stabi­ lisca su larghe e solide basi il credito .agrario.

L’ ammaestramento terribile della guerra -ci insegna -che 1 Italia ha la. capacità di assorbire e d'i consumare

prodotti delle sue terre ; talché, chiusi i mercati del­ l ’Europa Centrale, .abbiamo constatato un rilevantissi­ mo rinca.ro dei prodotti agricoli e la insufficienza di essi ai bisogni ine-rni del Paese. E questa condizione di cose potrà perdurare se l ’ industria sarà vitale e prospera: perchè le masse rimaste ,a lavorare in patria, i salari e- levati ed il benessere diffuso- concorreranno a far consu­ mare rin paese grande parte di quei prodotti agricoli, che, ih misura relativamente tenute, prima della guer­ ra ricercavano collocamento sui mercati stranieri.

* * *

Eguale concetto di collaborazione deve valere nei rap­ porti con lo Stato, perchè la sua poilitica economica fa­ vorisca sempre con ogni miglior mezzo lo sviluppo e la intensificazione della produzione nazionale ed emancipi il Paese da ogni- forma di soggezione allo straniero, con­ quistando all’Italia produttrice il posto che le compete sui mercati esteri. Ma, per raggiungere questi fini, fa bisogno bandire .gli ingannevoli pregiudizi teorici che hanno finora oscurate La esatta visione dei problemi re­ lativi alla produzione ed al progrèsso. economico del Paese.

E’ necessario che lo -Stato e gli Enti pubblici, nelle condizioni in cui essi sono attualmente congegnati, non mirino a sostituirsi alle iniziative private. La esperien­ za pratica dimostra che -lo Stato non ha attitudini in­ dustriali : onde, tranne che in certi servizi ritenuti di necessità e di ordine pubblico la sua gestione diretta di imprese non giova all’Érario nè allo sviluppo delle im­ prese medesime. Parimenti è di somma importanza -che la legislazione tributaria abbia sempre per fine e per guida il non isterilire le fonti stesse della produzione e il non turbarne il tranquillo e normale progresso.

. Essa deve ispirarsi, nella concezione e nella applica­ zione del tributo, alle condizioni reali ed ai bisogni pra­ tici della produzione per aiutarla e non per comprimer­ la. I l capitele audace, che affronta i rischi dell’ indu­ stria.; che, gettato nei vortici di una continua trasfor­ mazione, -crea- e moltiplica la ricchezza, deve essere trattato con criterio diverso da quello del capitale iner­ te e sterile. Il capitale dinamico non deve essere inde­ bolito : -si devono soltanto colpire gli utili che esso proi- du-ce e che vengono sottratti alle alee per essere real­ mente distribuiti e goduti. Così per le Società azionarie la giusta, imposta sulla ricchezza mobile, che viene og­ gidì applicate in modo irrazionale, fonte di ogni artifi­ cio e di ogni abuso fiscale, deve, anche se aggravata nella sua- aliquota, essere commisurata ai dividendi che si distaccano dal capitale e -che rappresentano il solo utile vero e definitivo.

(8)

604 L'ECONOMISTA 5 Agosto 1917 _ N.2257

sarà accettata ed assecondata, lo Stato otterrà da questo concorso assai maggiori proventi, pure arrecando il mi­ nore turbamento possibile ai progressi della produzione e del lavoro nazionale.

Anche nel campo della politica doganale noi ritenia­ mo fermamente che gli ammaestranjenti della, guerra detabano determinare nuove concezioni e nuovi metodi.

Avversi ad ogni preconcetto, sia nel senso di un libe­ ralismo ad oltranza, sia di un protezionismo sistema­ tico, siamo convinti che la condotta del nostro Paese debba d ’ora innanzi inspirarsi alla necessità di difendere e fortificare le industrie nazionali finché queste non saranno in grado di sostenere la concorrenza straniera. Deve sempbre tenersi presente che il reale benessere dei consumatori può soltanto' ottenersi intensificando e - perfezionando la -produzione nazionale : cosicché, rag­ giunte per virtù propria condizioni pari a quelle della produzione estera, essa potrà e dovrà, per necessità, of­ frire prezzi eguali ed anche migliori di quelli dei pro­ dotti esteri. Altrimenti il vantaggio dei consumatori non sarà che effimero e transitorio : perchè i produttori stranieri diventeranno i despoti dei nostri mercati, quando la nostra produzione, vinta © fiaccata, non po'- trà più opporre alcun argine ai prezzi che ad essi pia­ cerà di imporci.

A rinvigorire razione dello Stato, è pure necessaria la radicale riforma di tutto il suo congegno ammini­ strativo. Il « funzionarismo » e l ’ accentramento- sono i -tarli roditori dell’organismo) statale. Bisogna che la pubblica amministrazione si trasformi e che le sue fun­ zioni siano rese agili, spedite e rispondenti ai fini cui sono preordinate : occorre perciò, sopratutto, sostituire alla molteplicità di controlli inutili e impacciosi il fre­ no e la garanzia della responsabilità individuale e addi­ venire alla riduzione e selezione dei funzionari : il che permetterà di dare, non più stipendi di fame, ma retri­ buzioni adeguate ài servigi ed alle responsabilità : tali da conservare allo State i migliori.

Così pure si deve curare con efficace larghezza di mez­ zi l’espansióne della nòstra produzione all’estero me­ diante la conquista di altri shocchi e di altri mercati. M a questo non sarà possibile finché non si organizzi con mètodo costante e razionale nn’ o-pera attiva di propa­ ganda, che faccia conoscere nei paesi stranieri il valore delle nostre energie e elevi il prestigio del nome italiano depresso dalla diuturna negligenza, del passato. A questo scopo conviene che l ’ azione privata sia sorretta da una vigorosa e costante azione dello Stato e da una migliore scélta- ed organizzazione dei suoi rappresentanti conso­ lari e diplomatici.

Vinto il pregiudizio di un antagonismo fra gli inte­ ressi pubblici e gli interessi della produzione, non'vi è motivo perchè da noi non si fàccia quanto per anni si fece in Germania, ove, nonostante il regime quasi feudale, lo Stato ed i suoi' più alti rappresentanti erano d pionieri della espansione economica della Nazione nel mondo.

Ed a questo programma tanto più importa volgere fin d ’ ora- il pensiero in quanto non è da escludere la previ­ sione che, cessata la guerra, passia risorgere più acca­ nita che mai la lotta economica, : onde non si tratterà per noi di -assalire o di sopraffare le altre nazióni in questo campo, ma soltanto di difenderci contro 1’invia- denza e contro la sopraffazione altrui.

A questi problemi altri si collegan-o non meno ur­ genti e vitali per le classi produttrici e per l ’economia nazionale. Vogliamo dire il problema dén’emigrazkxne e quelli formidabili e complessi del passaggio dalla guerra alla pace: problemi che oggi premono su tutti come un incubo e dei quali si deve senza .indugio preparare la soluzione affinchè il .Paese non si trovi, alla sprovvista, travolto in una crisi sociale ed economica, di cui nessu­ no potrebbe valutare innanzi le terribili conseguenze.

-Dobbiamo, adunque, fin d ’ ora elaborare la trasforma­ zione delle nostre industrie di guerra, perchè siano su­ bito messe in grado, allora che ne verrà il tempo, di pas­ sare dagli strumenti di strage -a produrre strumenti di lavoro e di -civiltà; dobbiamo curare che le grandi ope­ re pubbliche già maturate dallo .studio ed approvate ven­ gano, non appena sorga l ’ alba della Pace, iniziate ed av­ viate a sollecito compimento : in i.specie le opere idrauli­ che, di bonifica e quelle altre dirette a sviluppare ©d a valorizzare le ricchezze naturali del Paese, sopratutto del Mezzogiorno ; .dobbiamo provvedere a che sia- -data a ll’Italia una -grande marina mercantile, che la renda indipendente- d all’estero e ne rialzi le fortune, e , insie­ me riordinare i nostri porti alla stregua di criteri pra­

tici e secondo esige l ’incremento dei traffici marittimi. Ma ooichè tra questi problemi del dopo guerra vanno considerati tutti quelli rivolti alla rapida ricostruzione della prosperità nazionale ed- a consolidare la compagi­ ne economica dello Stato, così converrà incoraggiare ogni iniziativa -che tenda ad intensificare le ricerche scientifiche di applicazioni industriali ; come pure biso­ gnerà studiare eventualmente quale nuovo ordinamento bancario potrebbe meglio favorire l ’ industria e le espor­ tazioni.

Se non che per la esecuzione di questo vasto- program­ ma occorre apprestale mezzi adeguati : vale a dire è necessario provvedere fin d ’ ora ad una politica finan­ ziaria, la quale consenta .allo Stato di raccogliere tutti i mezzi indispesanbili, non solo per coprire le spese della guerra,, ma altresì per allestire attivamente, con. larghezza di vellute, le opere della pace.

Questo complesso organico di provvidenze ci permet­ terà di offrire ai nostri gloriosi soldati -che torneranno dalla guerra, una. durevole fonte di lavoro e di giusti guadagni, che risparmi ad essi, dopo tanti sacrifici mi­ rabilmente sopportati per la- Patria, l ’amarezza di ri­ percorrere le vie deU’esiiio per procurarsi altrove i mezzi dell’esistenza. La nostra ricchezza di mano d ’ope­

ra rimanga in Paese, ed alla emigrazione dell’ uomo si sostituisca l ’emigrazione dei -nostri prodotti.

Pinché però questo altissimo fine non sarà consegui­ to. è doveroso proteggere all’estero le sorti dei nostri lavoratori con favorevoli trattati di lavoro, i quali ga­ rantiscano ad essi parità di trattamento con gli operai indigeni : sia quanto alle paghe, sia quanto a tutte le forme di previdenza, sia- quanto all’educazione dei loro figli. Sarà questa materna, assidua tutela che -li accom­ pagnerà dovunque, in terra straniera, il legame che li terrà .uniti -alla Patria lontana.

* * *

A lla soluzione di questi importantissimi problemi han­ no il diritto e- i-1 dovere di collaborare le classi produt­ trici dando ai poteri pubblici un concorso utile ed at­

tivo. <a

Esse hanno compiuto e continueranno a compiere du­ rante la guerra tutto il loro dovere verso la Patria, or­ gogliose se avranno, così, potuto contribuire alla vitto­ ria: m-a ritengono pure che soltanto dal ritorno al ritmo Tegolaie e fecondo della vita, si avrà il vero progresso economico della produzione, lo stabile e tranquillo be­ nessere deH’ecojiomia pubblica, e privata.

~ " * * *

Questo, è il programma che l ’Associazione si è propo­ sto': programma di tutela di interessi generali, non di interessi particolari : di persone, di singoli gruppi od

enti. . .

A questo programma daremo la nostra fede ed ogni nostra energia. Sia perchè possa essere utilmente svolto, necessita la solidarietà sincera, completa è cordiale del­ la classe ; necessita la compattezza delle forze, l ’ unità delle direttive e la disciplina volonterosa di tutti. Non per questo si-richiede alcunà abdicazione al proprio'!pen­ siero e d 'a lla propria fede politica. Tutti, pur militando nelle fine di opposti partiti, possono- dare -al nostro pro­ gramma ed alla no-stra azi-o-ne la loro fervente coopcra­ zione, sempre quando alla, vastità e nobiltà dello scopo da rap-giungere sappia ciascuno-fare il sacrificio di un eccessivo e pericoloso individualismo.

Questa non è ora di illusioni, ma -neppure di scetti­ cismi e di inutili critiche : è l ’ora delle opere e dei fatti.

E dalle opere e dai fatti, dalla- sincerità del program­ ma, dalla tenace volontà di attuarlo e dalla concordia degli sforzi la nostra classe otterrà nella, vita pubblica- del Paese il posto che ad essa compete.

I! Consiglia Generale.

V IT A COM UNALE

A Z IE N D A A N N O N A R IA M IL A N E S E

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