L ’ ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
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AVVISO
P e r un iform arci alle p rescrizion i sitila econ om ia
della carta, d ’ora innanzi p u b b lich erem o soltan to
una volta al m ese i p rosp etti che si trovan o alla
fine del F a se, e che in clu don o variazion i m en
sili
•
4
I l continuo accrescersi dei n ostri lettori ci dà
affidam en to sicuro che, cessate le difficoltà m a te
riali in cui si trova la stam pfl p eriod ica, p er effetto
d ella g u erra , p o trem o rip ortare am p liam en ti e
m ig lioram en ti a l n ostro p erio d ico , ai quali g ià da
tem po stiam o atten d en d o .
Il prezzo d’abbonamento
è
di
L. 20
annue anti
cipate, per l’ Italia e Colonie. P er l ’ Estero (unione
postale) L . 25. P er g l’ altri paesi si aggiungono
le spese postali. Un fascicolo- separato-
L. 1.
SOMMARIO :
PARTE
ECONOMICA-Per i! Mezzogiorno d’ !talia=
Richieste indiscrete e imprese benemerite.
Progresso economico e migrazioni interne
(Aldo Con
tento).
NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.
Agricoltura ed extra-profitti per il 1916.
FINANZE Q! STATO.
L-a caduta del credito tedesco r Spese- di guerra in
Francia - Le emissioni inglesi durante il primo seme
stre del 1917 - I l prestito americano della libertà - I
depositi delle Banche "russe - Le entrate francesi.
FINANZE COMUNALI.
Mutui ai Comuni.
PENSIERO DEGLI ALTRI.
Economia e finanza della Germania in -guerra - Per
la marina mercantile - Organizzarsi.
LEGISLAZIONE DI GUERRA.
Disposizioni per le Società esercenti ferrovie, tram-
vie e, servizi di navigazione.-‘ Abolizione temporanea
del dazio doganale sul grano ed altri cereali - Antici
pazioni agli Istitu ti di credito agrario - I l prezzo dello
zucchero, di Stato -, Concessione di m ita i alle Pro
vili eie-,
NOTIZIE - COMUNICATI - INFORMAZIONI.
. La crisi industriale russa e !" misure prese dal Co
verno - Operazioni delle- Casse d i risparmio postali al
30 maggio 19! ?
SOCIETÀ’ ITALIANA PER LE STRADE FERRATE
MERIDIONALI.
Situazione degli Istituti di Credito mobiliare, Situazio
ne degli Istituti di emissione italiani. Situazione de
gli Istituti Nazionali Esteri, C'rcolazione di S+ato
nel Regno Unito, Situazione del Tesoro italiana. Tas
so dello sconto ufficiale. Debito Pubhlien italiano
Riscossioni doganali, Riscossione dei tributi
nelfeser-cizio 1814-15. Commercia coi nrineipal: Stati nel
1915. Esportazioni ed importazioni riunite.
Imoor-tazione (per categorie e per mesi). EsporImoor-tazione (per
categorie
poer mesi).
Prodotti delle Ferrovie dello Stato. Quotazioni di valori
di Stato italiani. Stanze di eompencazione, Borsa di
Nuova York, Borsa di Parigi. Borsa di Londra, Tas
so di cambio per le ferrovie Italiane, Prezzi dell’ar
gento.
Cambi all’Estero. Media ufficiale dei cambi agli effetti
dell’art, 39 del Cod. comm.. Corso medio de: cambi
accertato in Roma. Rivista dei cambi di Londra, Ri
vista dei cambi di Parigi.
Indisi economici italiani.
Valori industriali.
Credito de? principali Stati,
Numeri indici annuali di varie nazioni.
P er q u a lsia si com u n icazion e i sig n ori ab b o n a ti fa
ran n o cosa cortese di agetiungere la fa s c etta co lla q u a
le ricev on o ,u p eriod ico.
In seg u ilo ad accord i che la n ostra A m m inistrazione h a potuto prendere siamo lieti di p o ter m ettere a disposizione dei nostri sigg. A b bonati gratuitam ente alcune copie del R E SO C O N T O U F F IC IA L E D È L C O N V EG O IN T E R P A R L A M E N T A R E D I R O M A , il quale-è. in co rso - di stam pa. Preghiam o quegli abbonati cui la pubblicazione fosse per in teressare di inviarci con co rte se sollecitud ine la prenotazione.
L ’A M M IN ISTR A ZIO N E, .
P A R T E E C O N O M IC A
P e r il M e z z o g io rn o d’I t a lia
j
-Il problema meridionale è di nuovo sul tappeto.^
Un ordine del giorno, firmato da oltre duecento,
dei più autorevoli deputati di ogni parte d’Italia,
ha ricordato al Governo il dovere di rivolgere le
s.up -cure alle regioni del Mezzogiorno fino ad og
gi così misere perchè così trascurate.
Veramente, abituati in questo fortunoso perio-
¡do a manifestazioni grandiose di concordia e di
entusiasmo generale, avremmo voluto che non
duecento deputati soltanto ma tutta intiera la.
Camera italiana avesse sentito- il bisogno di mo
strarsi riunita e compatta di fronte al riconosci
mento di una delle più vitali questioni del nostro
paese ed avesse concorso colla -propria adesione
a rendere più solenne la manifestazione di patriot- .
tismoi e di riconoscenza in favore del Mezzogior-
no. Tuttavia resta sempre simpatico questo atto,
dei nostri rappresentanti che hanno mostrato di
avere a cuore il risorgimento- economico- e sociale
di una parte dell’ Italia meno, fortunata delle altre,
ma non delle altre meno generosa ed operosa. E ’
tempo ormai che il Parlamento comprenda la sua
vera funzione, e si trasformi ,da sterile campo di
lotte interne, ed individuali irì una nobile palestra,
di Combattimento- per fini elevati di carattere esclu
sivamente nazionale.
L’ECONOMISTA
15 Luglio 1917 — N. 2254
in tutti i modi, la produzione agraria, il credito
agrario, la piccola proprietà, le bonifiche, gli ac
quedotti, le irrigazioni, i lavori pubblici ed j ser
vizi automobilistici, la istruzione primaria agri
cola e professionale ».
Commentiamolo brevemente.
Premettiamo che non si tratta di una delle so
lite foimule o vuote di senso perchè imprecise e
indefinite, o di impossibile attuazione per la vastita
del programma esposto. Vi sono enumerati i prin
cipali problemi e specialmente i piu vitali fra
quelli che tutti gli uomini di tato e gli studiosi
hanno riconosciuto necessari per la risurrezione
ed il benessere di quelle terre. Certamente anche
questi problemi di carattere, più urgente non po
tranno, per la eccezionalità del momento, essere
risolti nel modo più ampio e più completo come
esigerebbero i bisogni, ma è essenziale che qual
che cosa si cominci a fare subito. E che molto si
possa fare è convinzione di tutti coloro che cono-1
scendo le vere condizioni delle regioni meridie-1
pali, sanno fin dove sia necessaria ed opportuna
in questo momento l ’opera governativa.
L ’economia del Mezzogiorno è stata sempre
prevalentemente agricola, ma anche l’agricoltura
non ha raggiunto quello sviluppo che i fattori na
turali avrebbero fatto sperare; anzi in taluni luo-
° h; si è trascinata assai miseramente, priva 'di o-
gni incoraggiamento materiale, e di ogni aiuto
tecnico.
Egli è che può progredire un’agricoltura che
si avvalga di metodi razionali di coltivazione, che
istituzioni di credito' sorreggano e soccorrano, che
tragga profitto da una favorevole distribuzione del
la proprietà, che nella costruzione di. buone case
coloniche sparse per le campagne o addirittura
di piccole borgate rurali e nello sviluppo della
viabilità e nella esecuzione di -altri importanti, la
vori pubblici trovi strumenti indiretti di miglio
ramento'. Ora tutto ciò è mancato al nostro Mez
zogiorno per incuria di Governo, per colpa di
uomini.
Se^ si vuole che quelle terre comincino a solle
varsi economicamente occorre incoraggiare su
bito i progressi agricoli con provvedimenti larga
mente benefici; e noi crediamo che l’organizza
zione del credito agrario che permetta di intra
prendere uno sfruttamento maggiore del suolo sia
la prima cosa cui 'debba provvedersi. Ne risentirà
il Mezzogiorno benefici immediati e sarà uri mez
zo per affrontare fin d’ora il problema grandioso
della distribuzione della terra.
Con recente decreto che pubblichiamo in altra
parte del giornale, si sono assegnati venti milio
ni per anticipazioni agli istituti di credito agrario
col fine di appagare più largamente le domande di
prestiti rivolte a favore della coltivazione dei cerea
li ed altre sostanze alimentari. Si tratta di un pic
colo aiuto, di cui si avvantaggerà senza dubbio
anche il Mezzogiorno., ma occorre che si dispon
ga di mezzi più larghi in favore esclusivamente di
esso. Si tratta laggiù di- consolidare e migliorare
la posizione di proprietari infimi che non sono
m grado di provvedere ai bisogni della
coltiva-z.one, si tratta di costituire delle piccole aziende
agrarie arrotondando quelle troppo, spartite o
minime, già esistenti, create dall’eccesso delle di
visioni volontarie o ereditarie o spezzando le prò
prietà più estese ed il latifondo. Sono le piccole
pi oprietà infatti che, col più largo contributo
dell opera personale dei proprietari, possono an
che più rapidamente condurre all’aumento della
produzione terriera. Ed in un paese come il no
stro, nel quale il capitale non può essere offerto
all agricoltura nella quantità necessaria ed in re
gioni come le meridionali, che più delle altre risen
tono della mancanza di capitali, ed in cui bisogna
perciò che l’opera del lavoratore supplisca in
ceito- modo, ad altre forme di aiuti materiali, la
piccola proprietà rappresenta quanto di meglio la
scenza addita per l’aumento della produzione a-
graria.
Ma non basta aiutare l’agricoltura direttamen
te, occorre affrontare insieme altri numerosi pro
blemi senza la cui soluzione sarebbe vano sperare
qualsiasi miglioramento. Supremo, bisogno del
Mezzogiorno è la viabilità : lo. riconobbe dovun
que la Commissione parlamentare d’inchiesta, la
quale specialmente reclamò strade comunali e’ vi
cinali nella Basilicata, nella Calabria, nella Sici
lia, Nessun tentativo deve essere omesso, per pro
muovere una distribuzione territoriale della po
polazione rrieglio giovevole alla coltivazione, por
tando i contadini a dimorare sui campi mediante
la costruzione di buone abitazioni sparse. Non
sono a celarsi le enormi difficoltà dell’impresa;
ma questo non deve distogliere da generosi ten
tativi nel senso già indicato colle leggi speciali
pei la Basilicata, la Calabria e la Sardegna; e se
un sacrificio pecuniario da parte dei Comuni e
delle Provincie non sarà subito possibile, lo Stai-
to dovrebbe darvi impulso e servire così di guida
ed esempio. Fino ad oggi si è parlato sempre dì
case popolari nelle città e si sono, escogitate esen
zioni fiscali e copiosi sussidi di istituti di credito,
e si è invece trascurata sempre la questione delle
abitazioni rurali di ben maggiore gravità ed im
portanza sociale, perchè non si è mai abbastanza
compreso che la condizione indispensabile per ve
der migliorata l’agricoltura è quella di far vivere
sulla terra coloro che la coltivano.
Occorre che siano ripresi, senz’altro, sia pure
gì adualmente, i lavori di costruzione ferroviari
più urgenti e che le bonifiche siano eseguite con
criterio organico e con scopi igienici ed agricoli.
I mezzi di comunicazione sono quasi scarsissimi
in tutto ih Mezzogiorno mentre costituiscono un
bisogno indispensabile e vivamente sentito. Per
l'inevitabile ritardo nella costruzione di ferrovie,
l’unico mezzo di comunicazione deve e può esse
re l’automobile, ed è giustizia che il Governo non
sia avaro nelle nuove concessioni automobilisti
che e non sia avaro altresì specialmente nei sussi
di, sia pure in modo provvisorio, ai servizi esi
stenti.
15 Luglio 1917 — N. 2254
L’ECONOMISTA
551
Si è giustamente osservato che il preconcetto
di un Mezzogiorno esclusivamente agrario, qua
si incapace di produzione industriale, va una buo
na volta sfatato.
E necessario1 riconoscere invece che anche le
regioni meridionali sono in grado di contribuire
al progresso industriale d’Italia: e quando si
considera che alcuni paesi del Mezzogiorno in
pochi anni sono riusciti a far miracoli in questo
campo, si deve supporre che anche altre regioni
potrebbero rigenerarsi industrialmente approfit
tando delle proprie risorse. Ora se lo Stato a que
st opera, con amorevole e vigile cura attenderà
nell’ambito delle sue forze, lavorerà senza dubbio
Pvl un avvenire più prospero1 del Mezzogiorno
preparando nuovi elementi di sviluppo e di for
tuna. E fin d ora, per esempio, potrebbe comin
ciare favorendo con tutti i mezzi quella istruzione
professionale che è la miglior via per svegliare le
attività individuali e indirizzarle allo sfruitamenij
delle ricchezze locali.
Il bisogno' di convergere tutte le forze alla
lotta, la mancanza di braccia, numerose difficoltà
economiche e finanziarie non permettono ora ai
Governo di affrontare in tutta la sua grandezza
il problema del Mezzogiorno, ma è suo dovere
preparare la via, apportare rimedi fin dove è pos
sib'Ie, facilitare la via perchè l'opera altrui riesca
utile e proficua, affinchè domani possa queU’ope
ra intrapresa in un periodo così difficile, essere
condotta a termine'c5n maggiore slancio e con
eguale patriottismo.
Se tutte le regioni d’Italia sono state provate
da sacrifizr di sangue e da esaurimento di risor
se, il Mezzogiorno per ragioni demografiche e
per aspetti speciali della sua vita economica ha
dato proporzionalmente maggior contributo di
uomini e di mezzi alla Patria. Ha maggiormente
sofferto, eppure ha resistito e resiste.
E ’ dovere ricambiare generosamente tanta for
za e tanto sacrifizio. Con la stessa meraviglia con
cui abbiamo assistito al puro fiorire di così ma
gnifica energia bellica, assisteremo domani, quan
do il Mezzogiorno potrà contare sugli aiuti dello
Stato, ad uno spettacolo ugualmente grande e so
lenne : al risveglio di quei tesori di entusiasmo, di
attività e di tenacia che lo porteranno a rendersi
degno dei più alti destini.
RICHIESTE INDISCRETE E IMPRESE BENEMERITE
Le agevolazioni e i soccorsi chiesti allo Stato dai
cittadini e dagli enti che vivono nell’orbita dello S ta
to medesimo, sono stati sempre numerosissimi, e a-
desso lo sono più che mai. Per alcune categorie di
cose, il fatto si spiega e anche si giustifica, per alti e
no, o assai meno. S ’intende che in entrambi i casi
la richiesta viene presentata come rispondente a una
grande utilità pubblica. Pur tuttavia, essa non è
sempre ragionevole, anche se l’utilità pubblica sia
indiscutibile e non negata da nessuno.
Ecco un esempio: Nel mese scorso la Camera di
Commercio di Napoli, sollecita com’è dell’incremen
to della marina mercantile italiana, (del che le va
data lode) votò il seguente ordine del giorno:
« La Camera :
1) Considerando la grande importanza della no
stra Marina, Mercantile sempre gloriosa, anche nelle
attuali tragiche circostanze;
2
) Considerando che l’Italia per la sua posizio
ne geografica solcata come è dalle acque da tutti i
lati, si presta meravigliosamente
allo incremento
delia industria navale;
3)
Considerando che dopo la guerra più che e-
sportazione di uomini occorrerà in tutti i modi favo-
lire 1 esportazione dei prodotti del suolo e la impor
tazione delle materie prime necessarie per l’incre
mento delle industrie;
4
) Considerando d ’aJltra parte ]a necessità della
rapida costruzione nel più breve tempo possibile di
una flotta mercantile importante e capace di soppe
rire a tutte le esigenze
commerciali ed industriali
del nostro paese;
5
) Considerando che la tassa sugli extraprofitti
imposta per ragioni patriottiche e morali potrebbe
ben devolversi alla rapida costruzione del naviglio
mercantile sia a vapor-e clie a velaj
6) Considerando che a tale 'finalità si potrebbe
sopperire autorizzando il versamento di dette tasse
fino alla concorrenza della metà del capitale socia
le. da investirsi nelle dette costruzioni;
7
) Considerando che se da una parte il Gover
no perde negli attuali momenti un notevole gettito
finanziario, dall’altra è sicuro di potere reintegrare
il detto fondo con il gettito fiscale derivante dall’au
mento dei commerci e delle industrie
F a voti
che il Governo del Re voglia al più presto con ap
positi decreti autorizzare tutti i contribuenti per la
tassa anzidetta di poterla con tutte le opportune
cautele versare per l’incremento dell’industria mari
naresca.
Sui primi quattro considerandi non v’è nulla da
ridire. • Esprimono verità generali e incontrastate e
possono avere consenziente l’intero paese. Ma il pro
blema viene considerato in modo troppo unilatera-
le. Invece tutte le grandi questioni sono poliedriche.
Una motivazione può essere intrinsecamente otti
ma, ma non aver diritto di far capo a una data con
clusione, contro la quale sorgono obbiezioni di gran
momento.
A costo di passare per meno che mediocremente
perspicaci, confessiamo di non rilevare con piena
certezza, dalle parole dell’ordine del giorno, se la.
proposta sia di destinare a ll’incremento dell’indu
stria m arinaresca gli extraprofitti ¡pagati e da p a
garsi dagli esercenti dell’industria stessa, 0 quelli
pagati e da pagarsi dagli esercenti di tutte le indu
strie italiane. Sarebbe necessario indagare infor
marsi, insomma chiarire il dubbio, qualora dalla
sua soluzione dovessero derivare conseguenze diver
se. Ve n’è, in un caso e nell’ altro, almeno nel no
stro modo di vedere, una sola: che la proposta non
I ? savia e non merita accoglimento.
-,552
L’ECONOMISTA
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nerale attenzione, ,per prendere un posto, se non
privilegiato, di prim’ordinè. E in verità, le son co
se di prim’ordine, tutte quante. Ma nessuna deve a-
vere un trattamento prvilegiatò, perchè ciò equivar
rebbe a ricacciare indietro le altre, peccando anche
contro la praticità, ma prima di tutto contro la giu
stizia. E ingiustizia palese sarebbe il destinare a fa-
"vore della, sola marina mercantile anche il ricava
to ..degli .extraprofitti di tutte le altre .industrie.
■ Che.se poi la proposta si limitasse a chiedere che
pel detto scopo siano destinati i proventi della tas
sa siigli extraprofitti della sola marina mercantile,
bisognerebbe,'polendo accettarla, star pronti a la r e
altrettanto per una analoga che partisse dalle indu
strie manifattrici; le quali, come tutti sanno, non
possono passare dallo stato di guerra a quello di
pace, dal presente tecnicismo speciale à ; quello dél-
i’antiguerra, e ad uno nuovo, senza applicarvi mez-
. .zi peouniari davvero ingenti. E allora, una
volta
, ammesso il principio, dato e non concesso che sia
buono, non v’è ■ motivò'di limitarlo a poche appli
cazioni. Perchè non destinare, per accennare a una
soia, ; a . nuove , costruzioni ferroviarie, o prima di
tutto alla rinnovazione del. materiale mobile e fìsso,
oltremodo logorato dai trasporti militai!, l’importo
dell’aumento che.sulle tariffe ferroviarie è stato po
sto in vigore durante la guerra? Per lo meno vi sa
rebbe imparzialità,- coerenza, armonia.
Resterebbe per altro frustrato, e non è cosa, da
nulla, nientemeno che lo scopo pel quale la forte
imposta sugli extraprofitti fu stabilita, cioè il sop
perire,, insieme con più altri proventi, ai bisogni
"della guerra: ed è .guerra senza esempio nella sto
ria, e sono bisogni senza numero e quasi senza mi
sura, tanto che le spese si contano questa volta non
a milioni, ma a miliardi.
Quanto si è detto basta certo per combattere ra
gionevolmente la richiesta presentata al Governo
dallà ‘Camera di Commercio di Napoli. Ma per con
siderarla da un lato di più, aggiungiamo ch’essa
non potrebbe reggersi neppure su una supposta de
ficienza' d i ; capitale privato da impiegare nell’indu
stria marinaresca. Il capitale c’è, e non rifugge af
fatto dall’impiegarsi in tal modo, dove e quando vi
sia chi abbia meritata autorità di farlo accorrere
al suo appello e notoria capacità di adoperarlo. An
che qui un solo esempio può bastare, ma recente e
calzante.
Poche settimane fa, la Società Nazionale di Navi
gazione, con sede in Genova, procedendo a una e-
missione di obbligazioni, manifestava o rammentava
al pubblico i pròpri scopi e i propri mezzi. Gli sco
pi consistono nel gettare le basì per . la formazione
di una grande flotta nazionale, libera da ogni in-
flùeiiza straniera,
che colmi in parte la scarsità
1 mondiale di tonnellaggio e serva, airimportazione
dei generi d’approvvigionaménto del paese e all’e-
sportazione dèi' suoi prodotti naturali e industriali.
I mezzi sono le unità navali ch’essa già possiede,
quelle che per suo conto si stanno costruendo, altre
che intende commettere o acquistare in seguito, e al-
l’ùopò il capitale occorrente. Senza .fermarci a enu
merare’ le navi che la Società ha in servizio e quelle
che ha in cantiere, diremo che il suo capitale origi
nàrio di soli
tre
milioni, elevatosi poi a
quin dici
con
successivi aumenti, con deliberazione dell’Assemblea
26 maggio
1917
è stato portato a
sessan ta
milioni,
già! completamente versati. Si noti dunque che si è
riusciti, rapidamente e in tempo di guerra, a
qua-druplicarld. La nostra asserzione di poc’anzi resta
così comprovata. Basta volere e sapere; e potrebbe
anche dirsi: saper volere.
Questi confronti li faremo sempre, come sempre
abbiamo fatto in ogni occasione : confronti tra chi
promuove comizi e chi fonda cooperative; tra chi
formula ordini del giorno, esprime desideri e voti in
dividuali o collettivi, e chi raccoglie consensi ope
rosi, cerca e trova contributi di lavoro e di capitale;
tra chi chiede e chi dà e fa.
Progresso economico e ihigruZiioiiì interne (*)
y. Cosicché, in generale, e pur tenendo conto
ciré ì valori, specialmente per la Sardegna, riguar
dano assai scarsi individui iniziali, mentre molto
piu cospicui sono ì rapporti iniziali specialmente
per il nord e il centro, si vede chiaramente esservi
una tendenza assai più spiccata a un incremento
deha emigrazione dal sud al nord, die viceversa,
il che si accorda con quanto poteva presumersi in
relazione alla- differenza dei, caratteri economici
delle varie regioni. Quanto ai nati all’ estero, il
loro incremento relativo assume importanza di
versa secondo le regioni, senza che possa richia
marsi ad una norma chiara di svolgimento, es
sendo probabilmente rappresentato l'aumento re
lativo, assai forte! al sud e in Sicilia, dall'arrivo
in Italia di giovani italiani nati all’estero, che
accompagnano i loro genitori di ritorno da un
periodo più o meno lungo di emigrazione.
Relativamente al valore dei risultati esposti si
potrà dire che, riguardando ì dati la popolazione
cènsita e non già quella residente, la presenza, in
ogni zona o località, di un numero maggiore o
minore di individui nati in ciascuna delle altre, può
avere carattere occasionale e non' lasciarci quindi
scorgere la ’vera, cioè permanente attrazione di
ciascuna sulle altre. Ma occorre notare che que
sta deficienza, che allo stato della rilevazione sta
tistica non può colmarsi, può ritenersi in qualche
modo compensata dalla possibilità di comparazio
ne ira le due epoche, del 1901 e 19 11, cosicché i .
dati ci offrono certamente un’idea, se non dei li
miti precisi del fenomeno, almeno della tendenza
de, suo svolgimento.
L ’indice di cograduazione fra il progresso eco
nomico e l’incremento degli individui nati fuori
de’la provincia dove furono censiti, ci dà, per i
compartimenti 19.3, per le regioni 55.6, dimostran
dosi che i due fenomeni, a svolgimento sempre
coincidente, tendono a rivelarsi in più stretto
rapporto quanto si studino ner limiti territoriali
sempre più larghi.
io.
Diversa da quella della- densità è la quest’ one
deiragglomeramento, il quale dovrebbe,, secondo
quanto generalmente risulta dal fenomeno dell ur
banismo, andate aumentando collo .svolgersi della
vita civile, per cui la popolazione sembra tendere
a togliersi sempre più dalle condizioni di isola
mento corrispondenti alla esistenza in case sparse
alla campagna, o in piccoli nuclei di abitati, per
riunirsi in gruppi sempre più importanti.
Ma, a parte che le ricerche finora compiute con
siderano generalmente lo svolgimento del feno
meno' nei riguardi dei maggiori centri urbani, è ne
cessario, anche qui, relativamente alla dimostra
zione della tendenza in limiti più larghi, partire
dalla conoscenza specifica dell’incremento rispet
tivo che ciascuna località, o gruppo demografico,
15 Luglio 1917 — N. 2254
L ’ECONOMISTA
553
riceve per miiuenza dei fenomeni naturali e di quel
li migratori, potendo, a patita ai incremento com
plessivo, essere diversa ìa partecipazione di cia
scuno dei due ■ fattori, ora, ooicne sono essenzial
mente gii e lieta del secondo cne devono mettersi^
m luce, si allaccia qui la difficoltà cu separare e se-1
guire l'evoluzione successiva di ciascuno dei due'
nelle varie circoscrizioni territoriali.
Invero, se dovessimo, partendo dal censimento I
dei 1901 o 1S81, tener conto, per ogni singolo am-!
Diente scelto a base dell'indagine, eia un iato della1
originaria distribuzione della popolazione rispetti- -
va in agglomerata e sparsa, e poi, per ciascuna di1
queste due categorie, dello svolgimento successivo '
arrecato sia per eccedenza dei nati sui morti, sia
j
per differenza fra emigrazione ed immigrazione,
la questione potrebbe dirsi insolubile, per mancan
za dei dati così specificati. Occorre dunque neces
sariamente procedere in base a criteri più larghi-,
ammettendo, cioè, come relativamente eguale l'ef
fetto del movimento naturale, considerando le dif-
feienze successive nei limiti dell agglomeramento
come effetto di una tendenza allo spostaménto del
la popolazione dall'ima all’altra forma di esistenza.
1 risultati rjon potranno avere perciò che un va
lore più o meno approssimativo e indiziario, e sa
ranno _ da apprezzare, più che nella loro entità
¡ispettiva ed assoluta, nei riguardi comparativi fra
le varie località, cosicché noi potremo, dopo esa
minato lo svolgersi del fenomeno per le singole
circoscrizioni, a cominciare dai limiti territoriali
meno ristretti, scendere a una comparazione dello
sviluppo di essi in relazione agli altri elementi già
esaminati, per rilevarne l’eventuale correlazione.
Determiniamo lo svolgimento del fenomeno del-
I agglomeramento fra i censimenti 1881 e 1901, e
fra questo e quello del 1911. ricavando, per que
st ult'mo periodo,' i valori percentuali dell’incre
mento o della diminuzione.
Popolazione presente per 100 abitanti
Com partim enti 1881 1901 1911 in crem en to 0/0 della popol agg-lom. nel 1911 sul 1901 e Regioni S - 0 üb b/i cS 1 *1co c3 Cù, co E 0 *5o bu ce ce
1
a E 0 Heb/> ce ce co ce CL ” Piem onte . . . . L ig u ria. . Lom bardia . . V e n e to . . . Em ilia . . . . 70,6 73.1 76,9 5^1 40,0 29,4 20 9 23 A 44,9 69,0 70.8 76.5 76.9 54.4 40.4 29 2 23.5 23 1 45.6 59.6 71.8 79.0 76.9 53.0 40.5 28,2 21,0 23,1 • 47,0 59,5 + 1.5 4 - 3,6 4 - 2.6 4 - 0.2 Nord . . . . 63,1 36;9 63,8 36,2 64,2 35,8 + 0,6 T o scan a . . . M arche. . . . U m bria. . . . L a z i o ... 54,9 46,0 48.7 86,2 45,1 54,0 51.3 13,8 54.9 44 2 46,3 83,2 45.1 55.1 53,7 * 16,8 54,0 45,6 46,9 83,5 46.0 54,6 53.1 16,5 — 1,6 4 - 2,9 - f 1;5 4 - 0,3 C entrc . . . 59,0 41.0 57.1 42,9 57,5 42.5 + 0,7 Abruzzi e, Molise. Cam pania. . . . P u g l i e ... B a s ilic a ta . . . . C alabria . . . . 76.3 87.3 93 0 93.2 86.4 23.7 12.7 7.0 6,8 13.6 72.6 83.4 93.1 91.5 82.7 27,4 16,6 6;9 8,5 ' 17.1 72.2 83,7 91,9 89.2 82,5 27,8 16 3 8,1 108 17,5 — 0,6 * 4 - 0,4 — 1 ,* — 2,5 - — 0 3 Sud . . . . 85,2 14,8 84,7 15,3 83,5 16,5 — 1,2 Sicilia. . . . 91,7 8,1 89,2 10,8 88,9 ! 11,1 — 0,3 Sard eg n a . . 92.8 7,2 91,9 8,1 90,5 9,5 — 1,5 R egno . . . 72,7 27,3 71,8 28,2 71.5 j 28,5 — 0,4i l .
L esame della disposizione e dello sviluppo
dell agglomeramento'dal 1901 al 1911 per ciascun
compartimento, non ci mostra alcuna forma richia
mabile ad un principio comune. Generalmente pos
siamo dire che al nord e al centro notasi un au
mento relativo della popolazione agglomerata qua
le esisteva nel 1901, al sud e nelle isole una dimi
nuzione, our m mezzo a manifestazioni discordi
come quella segnante una cospicua diminuzione per
il V eneto, e per la Toscana, un leggero aumento
per la Campania. Se guardiamo ai rapporti iniziali
sui quali lo sviluppo successivo si misura, vediamo
come, generalmente, l'incremento si dimostri più
notevole per le regioni a basso rapporto di agglo-
iterazione, sia invece negativo presso quelle nove
1 Più forte era all’ origine tale rapporto, cioè, in ge-
! ‘letale, nelle regioni meridionali e insulari,
j < Se disponiamo i compartimenti secondo l’impor-
j tanza di tale incremento, in relazione ai fenomeni
! puma esaminati, non troviamo alcuna chiara cor-
I ‘ 1dazione fra questi e quello, nè la troviamo pren-
1 dendo a base,del confronto le più ampie zone geo-
grafiche, che pur ci avevano offerto finora uno
sviluppo concorde dei fenomeni stessi.
Ciò risulta chiaramente dalla.tavola a p. 000 dove
si vede sopratutto' il contrasto, nel posto assunto
da ciascun compartimento nella graduatoria, spe
cialmente in relazione allo sviluppò del fenomeno
della densità.
Altrettanto avviene per le. zone geografiche (ve
di tavola a p. 0000) nelle quali la regione centrale
che veniva, agli ultimi posti per gli altri fenomeni,
diventa prima, mentre si abbassa il numero d’ or-
dme pei la Sicilia, si eleva per la Sardegna e per
io Stato.
-
,
invero, l’indice di cograduazione fra i due feno
meni ci eia, per 1 compartimenti n valore — i&-7,
per le zone geograiicne — 19.3.
12.
Lo svolgersi dell agglomeramento non può
dunque, nemmeno, per, largni ambienti territoriali,
richiamarsi ad una torma normale di svolgimento
ni 1 dazione agli altri fenomeni nè, sopratutto, a
quello più generale del progresso economico. L ’ ìn
dice di cograduazione fra questi due è, per i com
partimenti — 15.2, per le zone — 22.2.
L invero, la essenza e il valore sociale dell’ag-
glomeramento son ben diversi dal fatto della den
sità, cioè dell’incremento generale della popolazio
ne rispetto al territorio. Che questo corrisponda al
lo sviluppo economico, sembra, intuitivo, in quanto
la maggiore intensità di rapporti economici, l’al-
iargarsi delle fonti della ricchezza, richiamano ne
cessariamente, sia per incremento naturale, o da
altre regioni, nuovi individui, i quali tendono, so-
pratutto- ad affluire nei centri già costituiti, dove
appunto corrisponde quella maggiore intensità di
movimento economico. Ma, relativamente all’ag-
glomeramento, l’ origine di esso, in certe, regioni
italiane, corrisponde non pure a circostanze favo
revoli di sviluppo economico e a una scelta della
forma di vita, quanto piuttosto a condizioni di ne
cessità, per la mancanza di sicurezza, di viabilità,
di possibilità di soddisfare agli stessi bisogni più
necessari, che si verifica nei territori di cam
pagna. Cosicché., indizio ,di miglioramento econo
mico sociale per queste regioni, è proprio, il feno
meno opposto all’intensificazione dell’agglomera-
mento, cioè l’inizio di una diradazione degli abi
tanti dei maggiori centri demografici, a favore
delle regioni circostanti.
I
3-.. Una conoscenza interessante in proposito
ci offre la relazione fra la grandezza della popo
lazione comunale rilevata al censimento del 1911
e la ripartizione della popolazione stessa in ag
glomerata e sparsa; per la quale, nella Relazio
ne del censimento, trovatisi dati specificati pure
per circondari o distretti, mentre, ai nostri scopi,
possiamo limitarci a riassumerli per più larghi li
miti demografici e per le solite grandi zone, av
vertendo. che il fenomeno cui accenniamo è con
statabile pure per compartimenti.
554
L’ECONOMJ
ìSTA
15 Luglio 1917 — N. 2254
E così pure notansi. generalmente, i rapporti
massimi per i gruppi di comuni demograficamen
te più piccoli e più grandi, mentre essi vanno di
minuendo dai primi a quelli 'intermedi e aumen
tando poi da questi agli ultimi. Lo svolgimento in
tal senso dell'agglomeramento non è dovunque
corrispondente, cosicché, mentre i minimi
rappor-Cornm si può, invero, distinguere la montagna
dalla pianura, se non con criteri, empirici di valu
tazione, sia nei riguardi territoriali, sia nella di
stinzione dell’altitudine,, o limitando la considera
zione a singoli centri demografici ? Nè il limite
della provincia, nè quello dei compartimenti, offre,
presso di noi, un termine di comparazione, salvo
Regioni
-Popolazione
per 100 abitanti a 10.CKO abi rantiCom.ini fino 1.0C0 a 5.000 ab.Comuni da 5 .0 0 0 * K'.OOO ab.Comuni da 10.000 a 20.000 ab.Comuni da 20.0r 0 a 5 n.000ab.C olim pi'dà 50.000 m suComuni da
agglom. sparsa agglom. sparsa agglom. sparsa agglom . spvrsa agglom. sparsa agglom. sparsa agglom. sparsa Nord ... C e n t r o ... S u d ... S i c i l i a ... Sard eg n a ... 60.3 57.5 83.9 88.9 9«,5 89 7 42,5 16. t 11,1 9,5 80,8 79,6 91,0 95,3 97,8 19,2 20 4 9,0 4,7 2,2 53.3 51.3 84.? 88,5 91 2 46.7 46.7 15 7 11.5 8,8 55,7 . 52 8 8),3 89 3 94,0 44 8 47,2 19.7 10.7 6,0 52,5 47.7 83,1 90.9 70.8 47,5 52.3 16,9 9 1 29,2 73 2 61.3 80,5 84,9 68,1 •26 2 38.7 19,6 15,1 31,9 81,4 74 5 94 2 81,9 92 8 18,6 25,5 5.8 381 7,2 Regno ... 71 5 28 5 SI 1 18,9 66.9 38,1 62,6 37,4 68,0 82 0 77,8 22,2 83,6 ' 16,4
ti per il nord e il centro riguardano il gruppo di co
muni da io.ooo a 20.000 aoitanti, è invece ai grup
po successivo, da 20.000 a 50.000, che si riscontra
il minimo per il sud, la S'cina e la Sardegna.
j
Comunque, questi dati, per essere utilizzati al
nostro1 scopo, dovrebbero potersi comparare con
quelli corrispondenti di altre epoche, onde asse
gnare il rapporto di sviluppo nei fenomeno regno-
naie per le varie categorie <)i importanza demogra
fica dei comuni. Ciò non potendo farsi, l’esame j
dei dati limitati al 1911 ci conferma però, con
elementi più specificati, come proceda l'intensità !
deH’agglomeramento fra le varie zone geogra-i
fiche-in generale dunque, costituendo una più grande
divisione geografica di nord e sud, è qui che siJ
rivela il maggiore aggio m e r a me n-t o.
■
In relazione al progresso economico di questa
regione in confronto al nord, corrisponde per essa
non già un nuovo .incremento, ma una diminuzió
ne della popolazione agglomerata.
Su questo punto dunque, la teoria dello svilup'-j
po demografico in relazione a quello economico.'
deve distinguersi per i paesi a economia progre-j
dita e agglomeramehto non molto notevole, e"per
quelli a economia arretrata e a forte agglomera:
mento, che presentano uno sviluppo, diverso e
opposto,
14. i_a tendenza delle correnti demografiche ai
spostarsi dalie regioni di montagna a quelle di
pianura, potrebbe sem brare addirittura di eviden-j
za intuitiva, cosicché non dovreobe considerarsi!
più di un semplice e fondamentale postulato, di
cui nesca superflua ogni ulteriore dimostrazione. I
fl. invero, quando^ si pensi che nelle regioni di pia-;
nura più fertile è generalmente il suolo e più fa-1
cile a coltivarsi, più agevoli sono le comunicazioni
terrestri e fluviali, piu vicino il mare, più mite il]
clima, ecc., si .comprende come i nuclei di popo
lazione accentrata in regioni m ontagnose, costi
tuiti in origine essenzialmente per scopi di difesa 1
è di isolamento, contrastino og gi alla tendenza
verso, una sempre m aggiore socializzazione d ell'e
sistenza, verso una form a Sempre più facile di ot
tenimento dei mezzi necessari, o complementari,
allo svolgersi della convivenza
civile-Questione dunque sembra non poter sorgere se
non sui limiti di tale discesa al piano, da valutarsi
in relazione alla rapidità di svolgimento del feno
meno, cioè dell’incremento arrecato. dalle popola
zioni delle regioni di montagna a quelle delle re-!
gioni di pianura.
In realtà, la determinazione di tali limiti e la]
stessa impostazione dell’indagine non è' scevra di
difficoltà, per la .mancanza di dati statistici che
corrispondano, con chiarezza di distinzione, alle!
due categorie di popolazione, cioè, più esattamen-!
te, di territorio-,
j
che per alcuni casi, non sufficienti a costituire una
conoscenza generale. D'altra parte, pure in una
stessa provincia, un distretto o circondario può
abbracciare territori e paesi posti a diverse altezze
e troppo arduo, e insieme poco proficuo, comechè
troppo ristretto, riescirebbe un esame condotto su
tali basi, mentre, come sappiamo, nessuna-fede
meritano, i dati, delle migrazioni interne per pro
vi ncie.
Noi dobbiamo perciò necessariamente scegliere,
come elementi di studio, specifici centri demogra
fici, pei quali sia facile determinare l’altitudine e
studiarne il successivo incremento rispettivo, di
stinguendone quello naturale da quello dovuto al
movimento sociale o estrinseco della popolazione.
15. Assumeremo perciò, a termine di' confron
to, il territorio e la popolazione, dei comuni,
determinando lo-sviluppo demografico dì essi in
relazione all’altitudine del centro principale di cia
scuno, quale è riferita nei volumi del censimento
1911 e costituendo delle classi o categorie di ele
vazione, secondo un criterio di distinzione che si
ritenga sufficiènte, per numero di. Comuni, per en
tità demografica e per distribuzione regionale, a
offrirci una forma di indagine rappresentativa del
le circostanze studiate.
! 'renderemo' perciò a base della ricerca co
muni, che, al censimento 1911, fossero càpoluo-
ghi di provincia, o di circondario o distretto, op
pure contassero .almeno 5000 abitanti, che sono
compresi fra -quelli considerati dalla
U nione sian
-■stkca lid ie .città italiane,
come base ad alcune ri
cerche su fenomeni demografici, od economici,
ecc., con che sarà consentito pure un termine di
confronto per eventuali ulteriori comparazioni (1).
Si tratta, per essi, in totale, di 349 comuni, rap
presentanti tutte le regioni italiane e varianti en
tro lìmiti di altitudine fra 1 metro- (Poftogruaro)
e
9 9 9- (Asiago) sopra il livello del mare.
Circa la metà però (44
°/o)
non supera i 100 me
tri di altezza, e la proporzione va facendosi minore
col crescere del livello.
Abbiamo perciò, tenendo conto del numero ri
spettive, distinta dapprima quattro classi,, in ordi
ne decrescente di altezza entro limiti di 200 in 200
metri, mentre dal livello di 200 in giù, abbiamo
costituito un gruppo da 100 a 200, uno da 50
^
100,
uno da io a 50 e finalmente un ultimo da 1 a io,
osservando- però, che per questi ultimi potrebbe
dirsi trattarsi di territori, o colmimi posti al livello
del mare, pure se il lord centro principale sia po
sto a 50 metri, o anche più, di elevazione.
Se, nello 'studio del fenomeno che ci interessa
vogliamo considerare, come nei casi precedenti
il periodo fra i due ultimi censimenti, non possia
mo, per mancanza di dati specificati, determinare
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L ’ECONOMISTA
555
se non i linrti diversi di incremento mèdio- della
popolazione secondo Paltitudine, il che non ci da
rà che un’idea generale e indiretta dell’influenza
del fenomeno migratorio, mentre bisognerà ricor
rere ai dati corrispondenti al periodo 1881-1901
per determinare gli effetti pure dello spostamen
to sociale o estrinseco, ricavandolo, come già ab
biamo fatto, dalla differenza media fra la popola
zione, calcolata sull’eccedenza delle nascite sulle
morti e la popolazione censita,- con che si evita di
ricorrere direttamente ai dati ufficiali sul fenome
no migratorio, che abbiamo riconosciuto inatten
dibili.
Comunque, ariche la prima forma di indàgine,
in quanto specificata per regioni, ci mostrerà"'’in
fluenza, sullo sviluppo generale demografico, del
l’altitudine in relazione all’ambiente.
Daremo, naturalmente, per l’una e per l’altra
ricerca, i risultati finali riassuntivi, che rappresen
tano il compendio di lunghi e laboriosi calcoli di
riduzione in relazione al cospicuo numero di co-
■ muni preso- a base della ricerca.
16. Cominciando dalla determinazione dell’in
cremento medio generale, per il Regno, in rela
zione alle varie categorie di altezza indicata, tro
viamo i seguenti dati; i quali ci provano come coi
diminuire dell’altitudine sul livello d-el mare vada
aumentando tale sviluppo e insieme il numero- me
dio degli abitanti per comune.
Incremento medio generale della popolazione presente 1961-1911.
( t ) Il num ero to tale dei comuni è di S47 anziché 849, avendo om esso la consid erazione dei due com uni di M essiea e di Reggio Calabria, per tefrem otoe demO808a 6 SVOlglmento delIa loro P 9Polazioiré in seguito al
L aumento del rapporto dall’alto in basso nel-
1 ultima colonna è non solo evidente, ma rapido
imo alla classe inferiore a ioo metri di altezza,
dopo di che può dirsi che il fenomeno presenti
uno svolgimento inverso, mentre,, sotto- tale ri
guardo potrebbe costituirsi una sola categoria di
comuni, da i a ioo metri di altezza, che potreb
bero tutti considerarsi come comuni, di- pianura.
Dobbiamo ora vedere se pure nelle singole re
gioni o zone il fenomeno si svolga nella stessa for
ma, determinandone la specifica intensità.
A ltitudine dei comuni N umero dei comuni Popolazione m edia dei com uni 1901 Popolazione media dei
comuni 1911 A um ento of0
oltre 860 m. . . 10 12,154 12.547 1,6 601-800 . . . . 19 16,685 17,506 3,1 ¿01-600 . . . . 83 17 308 18,100 ¿,6 201-400 . . . . 75 22,150 24,247 9,5 101-200 . . . . 54 29,793 33,907 18,8 51-100 . . . . 32 29,761 34,384 15,5 \ 11-50 . . . . 72 39,886 45,662 14.5 ( 1S-8 H O . . . . 52 37.577 41,342 10,0 ) T o tale . . ; 347 i n 28,961 32,894 118
I dati della tavola ci confermano che, in gene
rale, il fenomeno si ripete in ciascuna zona, tro
vandosi il minore incremento nei comuni più ele
vati, il più forte in quelli di pianura. Ma ci sono
eccezioni degne di nota. Invero, in Sicilia, mentre
il rapporto d’incremento progredisce.col scemare
dell’altezza per le tre prime classi, non pure si ar
resta, ma si muta in diminuzione per le tre infe
riori, salvo a riprendere in cospicua misura per le
due ultime. Potrà pensarsi che il numero esiguo
di comuni per quella regione contemplati, non
consenta di trarre da tale fiisposizione conclusioni
fondate, ma il fenomeno è troppo spiccato perchè
non abbia, a ritenersi corrispondere a una causa
generale. E analogamente potremmo dire per la
Sardegna, dove le classi di altezza rappresentate,
offrono uno sviluppo decrescente del rapporto,
anziché crescente.
Comunque, prescindendo da una indagine spe
cifica delle cause di tali differenze, che eccedono
il nostro scopo immediato, possiamo concludere
che lo svolgimento complessivo del fenomeno
corrisponda dovunque, più o meno strettamente,
alla forma rivelatasi per l’intiero Stato.
17, Ma questi risultati non sono sufficienti alla
nostra dimostrazione.
Difetto di quei dati, relativamente al fenomeno
che ci occupa, è che essi riguardano l’incremento
generale della popolazione, nel quale, per man
canza di elementi ulteriormente .specificati, non è
possibile -distinguere la parte dovuta al movimento
naturale -da quella dipendente dal fenomeno mi
gratorio.
Ciò possiamo invece .òftenere relativamente al
periodo 1881-1900, nel quale, se pure in diversa
misura, lo* svolgimento della popolazione dei co
muni considerati ha seguito, in g'enerale, analoga
forma che in quello successivo, cosicché possiamo
usare dei dati corrispondenti come integrazione e
sviluppo di quelli esaminati. Relativamente a quel
periodo, il volume del
M ov im en to della p o p o la
-
zìo ne
per il 1901 reca, per ciascun comune italia
no i dati della popolazione al censimento 1881,
calcolata in base alla differenza fra i nati e i morti
nel periodo 1 gennaio 1882-9 febbraio 1901, e la
popolazione censita presente a quest’ult-ima datai
Ora, la differenza fra la popolazione calcolata
e quella censita, ci lascierà scorgere l’influenza
rispettiva del fenomeno migratorio, sia in aumen
to, per eccedenza degli immigrati sugli emigrati
o viceversa.
Distinguendo 1 comuni secondo questo diverso
sviluppo -del fenomeno della popolazione, dato
che, g-eneralrnente, la differenza fra i nati e i
morti è superiore al rapporto- rappresentante l’in-
i'rej^anto me<^ ° effettivo- della popolazione, dove,
la differenza fra i due dati della popolazione sarà
minore o do-ve si scorgerà addirittura una- supe
riorità del secondo in- confronto al prim, ivi dire
mo che il fenomeno- immigratori-o sarà-’stato più
ravo-revo-le in confronto all’emigrazione.
Incremento medio della popolazione
1901
-
1910
.
Altitudine dei comuni
superiore a 800 m etr 601 860 . 4C1-600 . 301-400 . 101-200 51-100 . 11-05 . 1-10 , Nord numero
comuni in crem .p cp ol.
To t a l e 3 3 8 30 30 17 46 30 167
0.6
11,5 5.3 9.9 12,1 10,2 13.1 15.1 C entronum ero increm . com uni popol.
3 5 17 4 5 7 7 0,3 8,4 8,0 7.0 11,9 8 4 12,8 8.0 Sud num ero com uni 4 6 9 19 12 7 14 8 increm. popol. 1 6 2.1 0,7 2.3 3.4 11.3 7.5 7,8 4,3 •Sicilia numero comuni increm .popoli
*.8
4.8 8.9 — 8,2 — 1.7 — 0.4- 18,3 7,8 4,7 Sard eg n a num ero co «u n i increm .popol.8 0 4 0
1,9
8,1
£56
L’ECONOMISTA
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I dati ottenuti sono inseriti nella tavola seguen
te, relativamente all'intiero Regno.
II risultato complessivo del calcolo ci mostra
chiaramente, che, dalla classe dei comuni più alti
Differenze percentuali fra popolazione calcolata sull’eccedenza dei nati sul morti 1882*1901 e popolazione censita 1901.
Altitudine oltre 800 601-800 . 401-600 . 301-400. 101-300 . 61-100 . 11-50 . 1-10 . To t a l e. Diminuzione Aumento T o ta le
1 numero dimin. numero dimin. numero d:m inuzione comuni percen. cem uni percen. comuni p ercen tu ale
10
16,8 |.10
— 16,8 18 8,21
4,9 19—
7,5 24 9,6 9 114 33—
3,6 56 7,3 18 14,7 75 — 1,8 38 9,3 16 152 54— 20
16 11,4 16 10,1 32 — 0,6 ) 4311,1
27 13,1 72— 2,0 l— 11
3610,6
'
17 19,0 52 — 0,8J
243 10,5 10411,0
347—
4,4alla più bassa, la differenza in meno fra le due
popolazioni va continuamente scemando, ciò che,
mentre conferma quanto risultava dai dati relativi
’all’incremento generale demografico per il perio
do 1901-1911, specifica i limiti di svolgimento del
fenomeno nei riguardi del fatto migratorio. Nes
sun dubbio può rimanere dunque sulla verità del-
1 asserita tendenza della popolazione a spostarsi
dalle regioni più elevate alle meno elevate.
mento della popolazione dalle
a u„ uulc
sviluppo economico verso quelle economicamente
piu progredite, e da quelle più alte alle più basse,
possiamo, allo stato attuale. delle rilevazioni sta
tistiche corrispondenti, dare risposta entro i se
guenti limiti :
1. Esiste generalmente una correlazione regio
nale positiva fra densità complessiva e progresso
economico.
,
2. Lo sviluppo del fenomeno dello agglomera-
mento, non. si dimostra seguire dovunque il pro-
grcsso economico, mentre esso è positivo per le
regioni del nord, a sviluppo economico più forte,
negativo per quelle del sud. Tale contrasto è però
soltanto’ apparente, date le circostanze differen
ziali che influiscono -essenzialmente sulla distribu
zione della popolazione in agglomerata e sparsa,
al nord e al sud; tenuto conto di tali differenze,
la diminuzione del rapporto di agglomeramento al
sud, è in correlazione diretta, non già in opposi
zione, col progresso economico.
3. Relativamente .al fenomeno migratorio in
terno, i dati ufficiali, ottenuti a calcolo, mostrano
uno sviluppo del fenomeno contrastante general
mente a quello del progresso economico.
Però una correlazione positiva fra i due, e, quin
di, indirettamente, l’erroneità dii quei dati, si
rive-'
la confrontando il progresso economico regionale
coll aumento del numero di individui risultanti al
censimentoi come nati in altre regioni.
Differenza regionale fra la popolazione calcolata
c n s iu , mm
A ltitudine dei Comuni
oltre 800 « e tr i 601-800 . 401-600 . 201-400 . 101-200 . 51-100 . 11-60 . 1-10
.
To t a l e Nord numero comuni 8 30 301?
4 f 80 167 diminu zione 18.2 4.8+
2,6 2,01.8
+ 0,3 6,0 1,4 3,3 Centro numero comunidiminuzione4 5 004 11,3 0,7 14,7 1,7
18. I ossiamo però, anche qui, per conservare
il carattere regionale assegnato alla nostra ricerca,
determinare lo svolgimento del fenomeno per cia
scuna delle grandi zone geografiche, il quale è rias
sunto nei dati della tavola seguente.
Lo svolgimento del fenomeno nel senso di una
minore differenza in meno per le due popolazioni,
col scemare dell’altezza dei comuni, non si pre
senta con carattere di regolarità in og'ni regione,
nè procede, fra le varie classi di comuni, con li
miti richiamabili ad una norma gen iale.
Nel complesso però, possiamo rilevare cne n
fatto constatato per il Regno si conferma pure per
le varie zone, mentre poi, generalmente, soltanto
per le classi dei comuni più bassi notasi, in alcune
regioni, una differenza positiva, tale da dimostrare
che per essi rimmigrazione fu superiore all’emi
grazione. Possiamo dunque, a parte ogni pretesa
di esattezza, confermarci nella realtà della tenden
za generale, per la popolazione italiana, almeno
nei riguardi dei comuni capoluoghi di provincia o
superiori a 5000 abitanti, a uno spostamento dal
monte al piano.
19. Dopo di che non ci rimane che a riassume
re, in alcune' proposizioni, i risultati della nostra
ricerca.
Alla domanda se si riscontri, nel nostro paese,
una tendenza del fenomeno migratorio interno nel
senso di dar luog'o a un incremento della densità,
o dell’agglomerametito, nonché ad uno
sposta-Sud
numero comuni . zionediminu-
5 6
10
19 12 7 14 8 numero com uni 18,3 10,1,
8,1 8,4 5,8+
0,9+
3,8 5,6 Sicilia diminu zione Sard egn a 11,2 5,3 3 8 4.0 11,8 12,3 3.1■f-
2,56.1
num ro .com uni diminu-. zi or. eRegno
numero comuni diminuzione
6,5 3,9 + 65,9