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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.44 (1917) n.2232, 11 febbraio

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L’ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI j , , I FIRENZE: 31 Via della Pergola « nono

Anno XLIY - Yol. XLYIII

Firenze-Roma, 11 febbraio 1917

t ROMA: 56 Via Gregoriana

P e r T a n n o

1917

l’E c o n o m is t a c o n tin u e r à a d usci-\ r e c o n o tt o p a g in e in p iù , c o m e p e r l ’a n n o d e ­ c o r s o . I l c o n tin u o a c c r e s c e r s i d e i n o stri le tto r i ci d à a ffid a m e n t o s ic u r o c h e , c e s s a t e le d iffic o lt à m a t e r ia li in cu i si tr o v a o g g i tu tta la s t a m p a e d in s p e c i e la p e r io d ic a , p e r e f fe t t o d e lla g u e r r a , p o ­

tr e m o p o r t a r e a m p lia m e n t i e m ig lio r a m e n ti a l n o ­ stro p e r io d ic o , a i q u a li g ià d a lu n g o t e m p o s tia m o a t t e n d e n d o .

I l p rezzo di ab b o n am é n to è di !.. i o a n im e a n tic ip a te , per l ’I t a lia e P o lo n ie . P e r l’E s te r o (u n io n e p o sta le ) !.. * 5 . P e r g li a ltr i p aesi si ag g iu n g o n o le sp ese p o sta li. U n fa sc i­ colo sep arato !.. «.

S O M M A R IO :

PARTI! ECONOMICA.

Sulla guerra.

Fisco e Società anonime.

Sull’Imposta militare — S. R.

I prestiti di guerra come investimento — Giu s e p p e Prato.

NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.

Previsioni economiche pel 1917 - Socialism o municipale di guerra in Germania Finanza italiana — Azioni al portatore o nominative.

EFFETTI ECONOMICI BEILA ««ERRA.

Economia svizzera - Costo di guerra in Germania — Costo di guerra in Austria - Futuro-regim e doganale australiano. FINANZE 1)1 STATO.

Riscossioni dell’Erario — Gettito delle imposte dirette nel 1917 — Sovrimposta sui profitti di guerra.

I.EClSLAZItTNE DI GUERRA.

E co n o m ica : Approvvigionamento carboni — T rasporti ma­ rittimi — Competenze della Commissione Approvvigionam enti— Anticipazioni stipendi — Prezzi massimi dei latticini — Tributa­

r i a : imposta sui sopraprofitti — Esenzione imposta fabbricati —

F in an ziaria : Valutazione dei titoli pubblici esteri. NOTIZIE • COMUNICATI - INFORMAZIONI.

Reeime alimentare — Fatica industriale — Sovrimposta dei capoluoghi di provincia pel 1916 - Trasporti ferroviari - Pro­ prietà rurale in Francia — Coltivazione di cereali in Francia Banche inglesi nel 1916 — Banche inglesi nel futuro — Mercato dell'argento a Londra — Prestiti della Germania Movimento dei cambi in Germania — Commercio delle antichità in Germa­ nia — Borse degli Stati Uniti nel 1916 — Produzione dello zinco - Stati Uniti - 1916 — Istituto italiano di Credito Fondiario — Prestito Nazionale consolidato 5 °/o netto a pubblica sottoscri­ zione per le spese di guerra. •

Situazione degli Istituti di Credito mobiliare, Situazione degli Istituti di emissione italiani, Situazione degli Istituti Nazio­ nali Esteri, Circolazione di Stato nel Regno Culto, Situazione, del Tesoro italiano, Tasso dello sconto ufficiale, Debito Pubblico italiano, Riscossioni doganali,Riscossione dei tribu tin e li eser­ cizio 1914-15, Commercio coi principali Stati nel 191«. Espor­ tazioni ed importazioni riunite, Importazione (per categorie e per mesi), Esportazione (per categorie e per mesi). Prodotti delle Ferrovie dello Stato, Quotazioni di valori di Stato

italiani, Stanze di compensazione, Borsa di Nuova York, Borsa dì Parigi, Borsa di Londra, Tasso per i pagamenti dei dazi do­ ganali, Tasso di cambio per le ferrovie Italiane, l rezzi del­ l ’argento.

Cambi all’Estero, Media ufficiale dei cambi «gli effetti de IT art. 39 del Cod. cornili., Corso medio dei cambi accertato in Roma, Ri­ vista dei cambi di Londra, Rivista dei cambi di Parigi. Indici economici italiani.

Valori industriali. Credito dei principali Stati.

Numeri indici annuali di varie nazioni. Pubblicazioni ricevute.

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m a n o s c r itti, le p u b b lic a z io n i p e r r e c e n s io n i, le

PARTE ECONOMICA

S U L L A

G U E R R A

D a più parti ci viene* re cla m a to ch e 1 E c o n o m is t a esp on g a i suoi con v in cim en ti in m erito all an d a­ m en to p resen te e futuro d el conflitto E u ro p e o . In­ vero noi siam o stati co sta n tem en te riluttanti a t r a t - . tare dell argo m en to, di q u esti tem pi, p recip u o , so ­ pratutto p e rch è segu iam o e leggiam o con atten zio ­ ne quanto appu nto i p eriod ici affini al nostro scri­ v o n o, com m en tan o e p ro n o stican o sulla guerra.

Q u ella lettura d iligente e p ersev e ran te ci ha da sola persuaso d ella quasi co m p le ta v acu ità di uno sforzo che non giova a chi scrive, non giova a ch i legge, a m eno c h e ¿ lettori n on v ogliano di p ro p o ­ sito e sse re sod d isfatti di afferm azioni ch e raram en ­ te hanno risco n tro n ella re a ltà .

Infatti n ella guerra attu ale b en p o ch e, p o ch issi­ m e p erson e sono in form ate sullo stato re ale d elle con tin gen ze p resen ti dei b ellig eran ti, sugli scopi 'm ilita ri e p o litici in vista, sulla e ffica cia o m eno di d eterm in ati provved im enti o propositi e quei p o ch i uom ini sono nei C om and i Su p rem i, n ella D ip lom azia, n ei M inisteri degli esteri. V a da se c h e una d elle qu alità sp eciali rich ie ste dal loro ufficio è q u ella d ella seg retezza, c o s icch é m alam en ­ te i lettori p o tre b b ero far con to sulla even tu alità di in d iscrezio n i: n essu na in form azio n e di giornale o di rivista può qi^jndi racch iu d ere notizie più am pie di qu elle p o rtate d alle com u n icazio n i ufficiali, d al­ le interviste degli uom ini di Stato coi co rrisp o n ­ denti dei m aggiori quotid ian i, dai b ollettin i delle A g en zie te le g rafich e ch e sono autorizzate o ch ia m a ­ te a! far c ó rre re un d eterm in ato ce n n o inform ativo. L a m an can za com u n e di notizie p ro p rie, non c o n ­ sen tite per alcu no in tem p o di g u erra, o la im p ossi­ bilità di p u b b licazio n e per in terven to d ella cen su ra, ove in q u alch e m odo notizie fo ssero state o tten u ­ te. pongono quindi la stam p a tu tta alla pari e d el resto n on sa re b b e una rivista d ell’in d o le d ella nostra ch e p o tre b b e g areggiare co i quotidiani in tale m ateria.

R im a n e p erò alla stam p a la p arte com m en ta- tiva dello avv en im ento e qui v ed iam o con am p iez­ za sbrigliarsi tu tta la co rsa di una fan tasia, su p e ­ riore alla n ostra.

V o g lia m o fa r e degli e sem p i? G li Stati U n iti rom p ono le relazion i co lla G e rm a n ia . E c c o co m e la stam p a si co m p o rta al p resen te nel co m m e n tare l’ avv en im en to ; rid u ciam o in brevi frasi riassuntive :

G li Stati U niti hanno già guad agnato quanto p o te ­ vano co lla guerra e ad esso vogliono guad agnare co lla p a ce .

L ’ Im p erialism o degli Stati U niti oltre ad e ste n ­ d ersi sul M essico , sul C an ad à, sulle A n tille, sulle F ilip p in e, n e ll’ H aiti, n e lle H aw ai, vuole p e n e ­ tra re an ch e in E u ro p a.

G li Stati U niti au asi Drivi di flotta m ercan tile vogliono fo rm arsela co lle navi te d esch e seq u

e-c o m u n ie-c a z io n i d i r e d a z io n e d e v o n o e s s e r d ir e tt e 's tr a te .

. . . .

r I

• rz i/- r

G li Stati U n iti hanno b isogno di un p retesto

a l i a v o . M . J. d e J o h a n m s , 56, la (g r e g o r ia n a , j p er form arsi un ese rcito ed una flotta, onde

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122 L ’ECONOMISTA 11 febbraio 1917- N . 2232

G li Stati U n iti vogliono sed ere n el C ongresso per la p ace on d e aiutare la G e rm a n ia .

—-G li Stati U niti sono pacifisti e . quindi entrano nella guerra p er raggiu n gere più p resto la p a ce .

Q u esti ed altri a n co ra , m olti altri, soon, sch em ati­ ca m e n te , i co m m en ti di un avv en im ento del co n ­ flitto. E ’ prop rio n e cessa rio ch e una rivista com e la n ostra ch e c e r c a di fissare, registrare e p ro sp et­ tare gli avven im enti e co n o m ici più im portanti, sp e cie in relazio n e al nostro p a e se , intervenga, per aggiungere una nuova fa n ta stica ragione alle m olte ad dotte d alla stam p a co m m en tatrice, o per co n ferm a re l una o 1 altra d elle tesi rap p resen tate sull’in terven to degli Stati U n iti, quand o p ro b ab il­ m en te n essu na è la v e ra , o tutte vi hanno con corso assiem e, di ch e solo fo rse s a il P resid en te W ilso n ?

CENSURA

L ’ultim o com p ito ch e può rim an ere alla stam p a è q uello di fa re p ro n ostici p er gli avven im enti fu­ turi, i quali p ro n ostici di sov en te si co n v erto n o in suggerim enti e consigli ai C om andi suprem i, ai M i­ nistri degli esteri, ai R a p p re se n ta n ti d ella nazione

a ll’estero . . . .

N eppure qui siam o d isposti a segu ire i nostri co n ­ fratelli. T ro p p o grave e tro p p o seria ci ap p are la m ateria, p e rch è essa p o ssa e ss e re oggetto di sp e ­ cu lazioni d ivinatrici o di fo rm u lazion e di oroscopi; nè in fatto di suggerim enti o di consigli ci sen tia­ m o così ed o tti e così co m p eten ti da p o ter additare errori e tra ccia re le vie in fallibili.

, D u n q u e? dunque i n ostri lettori ci con sen tan o c h e lasciam o ad altri il com p ito di scriv ere in to r­ no alla gu erra; ch è se non sono sod d isfatti di q u anto v ien e loro am m annito dai quotid iani e d al­ le riviste ch e d ella gu erra trattan o , noi d ob biam o d ’altra p arte c o n fe ssa re ch e non sarem m o c a p a ci di d are nu lla di m eglio di un dignitoso e pru d ente silenzio, u nito a ll’augurio più fèrv id o ch e il risul­ tato fin ale, sia co n fo rm e al m igliore e più ottim i­ sta dei p ro n ostici.

Fisco e Società anonime

Dii questo Vitale- argomento tratta nella « Rivista delle Società per azioni », il .prof. Gino Borgatt-a, che

cèsi afferma;.

I. — In linea generale, è un fatto notorio che le condizioni create' dalla guerra hanno già determi­ nato sensibili aumenti nella pressione fiscale quale si presentava alla, vigilia della guerra. I maggiori oneri fiscal, dai' quali derivavano le alte pressioni, sono stati tutti assoggettati ad aumenti non indiffe- r.enti : imposti© dirette, tasise di negoziazione, tasse i di registro- e bollo, tasse ferroviarie-, altri oneri ape- ! e'iatei-ente importanti pe-r certi gruppi. E tralascio

la legislazione finanziaria di guerra, che pure ha ge-neral-m-ente colpito di più le imprese societarie che gli altri gruppi contribuenti : basiti citare 1 imposta sui compensi degli amministratori delle società, la imposta sugli extraprofitti ed i vessati decreti per la limitazione dei dividendi. In complesso quindi non solo le società hanno assistito ad un inaspri­ mento del livello della pressione fiscale generale, uni-formeim-einte disteso su tutti i gruppi contribuen­ ti, ma ad un inasprimento particolare di quegli oneri, di cui più s’era constatato e lamentato il pe­ sò sperequato, aggravato da nuovi istituti fiscali, che raip-p-resentano una ulteriore sperequazione a Ca­ rico delto società in confronto degli altri gruppi con­ tribuenti. E si noti che siamo tuttora in periodo

transitorio, che gli aumenti non si fermeranno qui. cli-e ulteriori necessità fiscali perm anenti vanno di mese in mese accumulandosi e dovranno pur risol­ versi nella liquidazione finanziaria definitiva delle ■spese pubbliche della guerra, comprese quelle degli

enti looa-li. Dati i criteri che risultano dominare

questa prima parte della politica fiscale durante la ' guerra, non è illecito presumere che non solo l’at- tuale pressione sulle società sarà ulteriormente ag­ gravata, ina. sarà ancora inasprita la sperequazione a loro danno. Unica probabilità favorevole è 1" opera della Cominii-sstorne nominata dal Ministro delle- F i­ nanze per la riforma Meli’imposta sul reddito e la pre-parazione di un’imposta, globale, nella quale è lécito sperare -che una delle prime riform e sarà quella di spostare i nuovi o gli aumentati oneri sui gruppi che fino ad ora più sono sfuggiti ai comuni dio-v-eri fiscali.

E lascio -da parte altre probabilità sfavorevoli al trattamento fiscale dei redditi raggiunti attraverso le imprese -societarie: ad e-senipio un’eventuale i-m- pos*a globale sul .reddito, combinata co-n qualche nazionalizzazione dei titoli attraverso una soppres­ si ohe dei tiitol-i al portatore, in hiodlo ch-e no-n. s-o-lo più possessori di titoli societari nominativi, e consi­ glieri, amministratori, ecc. vedrebbero tener com­

pleto conto, a differenza sempre di altri gruppi con­ tribuenti, delle loro .partecipazioni in imprese -so­ cietarie e dei loro redditi, m.a tutti gli azionisti ed obbligazionisti di società, anche tali per titoli al por­ tatore.

II. _ Come ho detto ,l.a pressione fiscale — asso­ luta e relativa — sulle società è già sensibilmente aumentata durante e per la guerra. Ma l’aumento in questo periodo, non -solo è minore di quello -che risulterà dalla definitiva liquidazione, ma è ancora assai meno sentito di quello che lo sarà co-1 ritorno della vita normale. Viviamo in un periodo dinam i­

co, eccezionale, in cui le variazioni pur già verifi­ catesi non sono ancora esattamerite valutate. Da una parte vi sono molti gruppi ¡industriali che oggi vedono compensata l’alta pressione fiscale dai gran­ di guada.gini consentiti dal lavoro delle forniture: il guadagno definitivo non è ancora -calcolabile, l’at­ tuale può essere seguito -da perdite; ma intanto -c’è ed è poco gravoso spenderlo. D’altra -pa-rte i grup-pi magiormente feriti -dalle attuali, condizioni méttono l’aggravio fiscale a-asi-eme Tìgli altri danni eccezio­ nali della guerra: la psicologia di sacrificio dii qué­ sto periodo -facilita la rassegnazione dinanzi a gra­ vami-, che non saranno equamente sopportati quan­ do appariranno perm anente condizione della vita normale-. Finché durerà la guerra, è facile .preve­ dere ch-e una parte dell’attività _ industriale, -salvo le o-sdillazioni -che an-.c-he in questi periodi non m-an- ciana, -durerà intensa, ohe-, anzb_:,tutti i.-rami forni­ tori © connessi sempre più -si adatteranno, orientan­ dosi e coordinandosi al 1-avoro di fornitura per ì’in- teirno e p-eir Testerò. Gonf i,mie-rari no ad -esservi forti e-d influenti gruppi, pei quali i maggiori gravami .fì­ sca'! riusciranno tuttavia limitati di fronte agli ef­ fettivi -guadagni e ohe daranno un tono d'ottimismo afte masse industriali. Quest’intensità durerà, sei- pondo 1© prevalenti -previsioni e le e-spe-rienze delle grandi -guerre meno lontane, nel periodo immedia­ tamente seguente alla pace, in cui il fervore delle ricostituzioni generali ed il ritorno entusiasta e fi­ ducioso al lavoro pacifico intensificherà -l’attività de­ gli stessi -o- di altri rami produttivi. Ma, senza vo-lier fare i profeti, Fesiperienza del passato e le più con­ cordi; p-revi,siami la-sclan prevedére un ulteriore pe­ riodo eli depressioni, che può esser ritardato, ma non -evitato. In questo più lungo periodo .avremo quindi: una vasta de-pre-ssi-one economie a, indu­ striale, commerci-ale, in cui si ripercuoteranno le di­ struzioni e gli errori accumulatisi durante la guer­ ra,; e, contemporaneamente, un enorme aumento della pressione fiscale, fatale conseguenza della de­ finitiva liquidazione delle spese -belliche. Queste con­ dizioni acuiranno al massimo il problema fiscale dal punto di vi-sta industriale. Gli inconvenienti tec­ nici rilevati nel nostro sistema fiscale nei rispetti delle società farebbero intollerabilmente sentire i loro danni, appunto perchè queste condizioni1 ne ag­ graverebbero i difetti: In un periodo in cui 1-a de­ pressione dei profitti, la lavorazione in perdita, ca­ ratterizza molti gru-p-pi societari, massima diventa l’opportunità di proporzionare quanto più è possi­ bile -i gravami fiscali agli effettivi redditi netti delle imprese, non gravandole durante i già difficili pro­ cessi produttivi, se non si vogliono ferire e s-offocaire

fonti vive della produzione nazionale.

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11 febbraio 1917 - N. 2232 L ’ÉCONOMISTA 123

quandi massimo conto, da una parte della necessità eli scaricare i nuovi bisogni fiscali sui gruppi rela­ tivamente meno gravati, dall altra di sempre meglio e ipiù razionalmente proporzionare i gravami ai red­ diti effettivi dei contribuenti-produttori e quindi del­ le ¡società per azioni. Nella relazione delTinehiesta fiscale noi abbiamo esposto o ricordato i provvedi­ menti. più urgenti e meno difficili, che potrebbero raggiungere o avvicinarci a quest ideale.

HI. — Queste conclusioni possono èssere ribadite da molti e non trascurabili rilievi sulle condizioni delle società 'nell'attuate e nei futuri perìodi. Tra l’altro, le difficoltà e là svantaggiosa situazione del­ le società nel loro finanziamento — additate come una delle cause della parziale traslazione delle im­ poste che dovrebbero pagare i creditori dfobligaaio- niisti sugli azionisti — indubbiamente si aggravano e riusciranno aggravate da questo periodo. Gli au­ menti d;i capitale e le nuove imprese forni traci in questo periodo • sono un fenomeno troppo ¡parziale, speciale, direi capriccioso, per desumerne una per­ manente corrente del risparmio verso gli impieghi industriali: sono una orma specialissima di rein ve­ stimento di utili eccezionali negli stessi rami d’im­ prese che hanno, in condizioni specialissime, con­ sentiti. Nel 'fenomeno generale si avrà una grande diminuzione nel risparmio, ed un più enorme as­ sorbimento da parte del pubblico impiego : in un pe­ riodo critico, di nuovi tentativi, di riprese, le im­ prese societarie devono prepararsi a difficoltà an­ cora maggiori, di quelle elle lian trovate nel periodo 1907-1914. S’aggiunga che, sia dal: loro maggior carat­ tere pubblico, sia da esplicite norme di legge, le so­ cietà sono oggi obbligate ad investimenti cospicui delle loro disponibilità in valori statali, funzione al­ tamente patriottica, ma forma non molto comoda ed ¡adatta ad imprese che abbiano bisogno d,i capitali

liquidi.

La guerra modificherà molte cose e condizioni, nella nostra vita e nella nostra politica economica; ma nessun fatto o segno lascia supporre bbe la fun­ zione economica degli organismi societari debba mu­ tare e diminuire d’importanza n eli’ economi a dell’au­ spicato domani.

Forme più vaste e poriezinnato dell associazione dei capitali produttivi; organismi più solidi e resi­ stenti, in tempi di irrequieto dinamismo e di crisi, per la maggior indipendenza e larghezza di mezzi, per le riserve di cui dispongono, pel maggior cre­ dito di cui in media godono; importante strumento nel sistema tributario come efficaci forme di contri­ buenti-esattori; lo Stato ha ogni interesse a conser­ vare le forme di società per azioni e rispettarle, a non creare od aggravare condizioni sfavorevoli in cui svolgano la loro azione produttiva, a non disto­ gliere i capitali e le attività imprenditrici da questi tipi d" organizzazione, spingendole di nuovo ad im­ prese individuali superate dall'evoluzione economi­ ca, attraverso uria politica fiscale ingiusta, irrazio­ nale, miope perchè, per aumentare un poco i pro­ venti dell’oggi, riduce definitivamente le fonti di red­ diti su cui in un futuro non lontano Io Stato potreb­ be fare, assegnamento.

S u l l ’ i m p o s t a m i l i t a r e

* Generalmente le leggi fiscali non sono bene ac­ cette al pubblico, essendo quasi innata nella na­ tura umana l’avversione alila tassa; di talché se av­ viene che qualcuna di esse incontri plauso, è tale un fatto - singolare., da doverlo registrare negli an­ nali. della Finanza di uno Stato, Così, tra tutte ite provvidenze tributarie emanate da.l legislatore in questi ultimi tempi, quella che ha ottenuto l’unani- me consenso è stata la imposta sugli esonerati dal servizio militare.

Essa è stata ben accetta non solo da chi non è obbligato a pagarla, ma anche da ohi ne è contri­ buente. L’uno perchè, offrendo il suo braccio alla Patria, trova giusto che i non combattenti offrano quanto meno la loro borsa sia pure in modesta mi­ sura e l’altro, die non sopporta i sacrifici e le ri- nuncie del soldato, pensa che vale la pena di paga­ re una tenue somma in corrispettivo di tali rinuncile e sacrifici.

Così.è. che, a memoria d uomo, non si è mai vedu­

to iaffollamento enorme, che si verificò negli ufficili finanziari, dei contribuenti che accorrevano a tape le volontarie denuncile di redditi agli effetti della imposta militare. E’ vero che le denunci« erano vo~ dentarie pél* modo di dire, in quanto per legge ei a- no invece obbligatorie, ma non-è meri vero che an­ che pai redditi dii R. mobile la legge fa obbligo, al contribuente di fare la sua denuncia e ciò non o- staìnte quasi nessuno adempie a tale obbligo.

Sta bone che l’acqudesicenza alla denuncia e al pa­ gamento della tassa ha avuto il suo rovescio, che si è manifestato quando, richiamato in seguito il contri­ buènte sotto le armi, agli è ritornato negli uffici fi­ nanziari, non più con ila docilità ed entusiasmo che lo dii stinsero nella prima, visita, mia con un certo fare direi quasi prepotente, a richiedere il rimborso dulia tassa o di quella parte di eissa da lini non piu dovuta: Ma questa e altre piccole contrarietà, rile­ vate nella pratica applicazione della imposta m at­ tare, non hanno tolto nulllia al carattere pienamente simpatico dii tale imposta e prova, ne sia il numero relativamente piccolo dei reclami esibiti dai contri­ buenti. .

Peraltro, come quasi sempre succede nelle cose buone e belle di questo mondo, un difetto, sia pure formale, basta a turbare e a offuscare quanto di belilo e-d,i buono esse contengono. Così per l’impo­ sta sugli esonerati dal servizio militare vi è un pun­ to che rende un lato della. imposta stessa sovrana- mente odioso ¡ed è un punto così ¡elementarmente fuori dallo spirito clhie anima la suddetta impòsta, che. spinge a ¡meraviglia come miai il legislatore non abbia su di esso fermato il suo pensiero e non abbia dii conseguenza provveduto a eliminarlo.

Stabilisce infatti la legge che, in confronto del­ l’asso,ggettabiliità alla tassa, ili bimestre incomin­ ciato vale come compiuto. Cosicché, immaginiamo che un contribuente sia stato inscritto nei ruoli di imposta militare per la tassa minima di I,. fi annue, lia quale corrisponde a una quota bimestrale di L. 1: il contribuente .è tenuto a pagare questa quota, an­ corché ¡egli abbia goduto l’esonero dal servizio mih-. tare per un giorno solo del bimestre. Così, ¡se suppo­ niamo che Tizio sia stato chiamato sotto le armi il 2 gennaio, egli deve pagare, la quota d.i lire una di •tassa riguardante il bimestre gennaiiodebbraio e non

è tenuto a pagare le quote successive. _

Per ragione die’ contrari se Tizio, già soldato, co- nlinci a. •giodeire l’esonero dal servii,zio niilfiitare mel corso dei bimestre, egli nulla deve ¡pagare per que sto bimestre, avendolo cominci aito con Tessere sotto le armi ossia col non essere tenuto al pagamento della tassa. Soltanto sarà tenuto al pagamento del­ le quote dei bimestri successivi, semiprechè continui a godere dell’esonerp dall servizio militare.

Ripeto dunque che se Tizio è chiamato a prestare servizio militare nel corso di un bimestre, egli è tenuto al pagamento della tassa riguardante il bi me,sire in corso e quelli precedenti.

Ora avviene che, a cagione delle inevitabili ten Tozzo, derivanti dalle diverse formalità di compiila- ■ ziome di schedine indiv¡duali, compilazione e putobli- i ©azione delle liste de.i soggetti alla tassa, accerta­

menti, eoe., ili ruolo venga pubblicato e posto in ri­ scossione dopo die. Tizio sia stato già richiamato sotto le armi; o anche otre le-scadenze dei pagamen­ to avvalgano dopo ili detto richiamo.

In questa contingenza il pagamento della tassa diviene alquanto inemesoioso; perchè il beneficio diel- Tesonero, cui questa tassa si riferisce, è oramai più non avvertito dal contribuente. Del resto è canone comune a ogni, specie di tassa che lai gravezza di essa si fa tanto più sentire, quanto più si perde r i ­ dica dii relazione tra Sa tassa e il beneficio, di cui essa è ¡in dipendenza necessaria.

Certo sarebbe stato desiderabile che ii richiamo alle armi fosse stato titolo bastevole per ottenere lo sgravio o il rimborso totale della tassa,inscritta a nome del richiamato, quand’anche questa tassa si i riferisse al passato; ma tale, criterio equitativo a- vriebbe e di non poco turbato la stabilità del Bilan- i ciò dello Staio, data la possibilità di .dovere rimbor­

sare un’annata © più di tassa e il caso non sarebbe 1 infrequente per essere il conflitto europeo di non ! breve durata.

(4)

L ’ECONOMISTA 11 febbraio 1917 - N. 2232 124

militare nel mentre si è militare, purè questo è un I male sopportabile.

Dove invece la cosa diventa dii un’odiosità senza ppa.fl è quando il richiamato, debitore dti una certa ; ; cifra d’impiosta militare, vada a combattere e cada ; sul campo dell onore, nel quale caso il debito d’im- posta non si estìngue; perchè la legge fiscale consi- dera _ l'individuo nel tempo intermedilo ai due mo- j menti déU'assoggettabilità alla tassa e della esenta- i bi'lità, ossia nel periodo durainte il quale Tindiividuo K gode dlelll’esionero dal servizio militare: avvenuto il | , richiamo, la legge figoale non ha più alcuna relazib- ne. o°n lui e nè importa che essa sappia che cosa di : lui nle sia avvenuto. Quindi, sei egli, muore sul cam-

ij ' po dieìl’oriore, non è cosa questa, che possa fai' rl-vi-, | vere alcunché dii rapporto con la legge fiscal» e nè

turba lo stato di debito dell defunto.

Peraltro ritengono alcuni che, trattandosi d’impo- J. sta prettamente personal!©, il debito si estingua con i la morte del delatore. Ma questa teoria, dell’imposta prettamente personale, di cui tanto si è discusso, non pare .abbia solide basi; perché sila per,sonale o reale la imposta quello che ne risponde è sempre il patrimonio .del debitore. Morto questi, Amane il suo patrimonio e quindi dei dtebliti, anche personal, ri­ spondono gli eiredli.

Epperò l’Esattore ha l ’obbligo dii recuperare' ili de-l biiito d'imposta, procedendo contro il patrimonio del I debitore in qualunque mani .esiso si trovi e se patri­ monio non esiste, per essere il debitore nullatenente, l’Esattore deve agire Ilo stesso per richiedere dial- Tamministraiziiane finanziaria, con la prova della in­ fruttuosa esecuzione, il rimborso della tassa a titolo di, ineisigiMltà.

Del resto, in tema di (imposta militane, nella mag­ gior parte dei casi, la questione della estinzione o non del debito a causa della morte del contribuente può interessare fino a un certo .punita

Infatti il penultimo capoverso dellart. 5 dléf R. Decreto 12 ottobre 1915, n. 1510, allegato A, che ri­ guarda la Imposta militare, dice testualmente così:

« Del pagamen to son o soli d ali mente responsabili i genitori legittimi, naturali ed adottivi dlell’iobbliigato, ; e, se nessuno dì questi più viva, gli avi. Tale soli- ì darìetà non ha luogo quando, li figli o nipoti sfornai

i costituita una propria famiglia legittima e vivano completamente separati dii dimora <e dii interessi. Per i figli o nipoti dichiarati renitenti ,o disertori i ge­ nitori o giti ,avii sono sempre responsabili del paga­ mento della imposta ».

Dunque non è soltanto il contribuente richiamato i sotto le armi che risponde del debito dUmpoeta. ri- , inasto insoluto, ma sono anche responsabili del pa­ gamento, in date circo,stanze, gli ascendenti del con- . t,ribollente,, Anzi tale responsabili tà n,el pagaménto è solidale, ned Senso che tanto il 'Contribuente, quanto1 . i suoi ascendenti sono debitori deU’imteiro aimmon- : tare della tassa e ,l,o sono allo stesso grado. Ciò vuol dire ohe l’esattore può iniziare gii atti contro chiun­ que dleii debitóri ',solidali e può quindi incornine,1 fare i óon l'iniiziialili a danno degli aisoendenti, prima di a-

ver escusso il contribuente inscritto a. ruolo.

Epperò la morte, di quest’ultimo, ancorché si vo­ glia ammettere, sia causa, delTestiirmone del debito fieli riguardi di lui,, non estingue di certo il debito nei rapporti degli ascendenti,.

Da ciò deriva i ’odiosissimo caso, già, verificatosi più volt© nella pratica applicazione dell'imposta su­ gli esonerati dal servizio militare,, che ¡’esattore e per Ito fili inesho, accompagnato' dai due testimoni, deve pliccihdiare all’uscio della famiglia in lutto, del richiamato, deceduto, ripeto, sul campo- deU’onore, minacciando gli atti esecutivi in mancanza dal pa- . gameijto di una o due lire di tassa!

. Ora io faccio 01’,ipotesi che la famiglia del morto sia animata da. pubi sentimenti patriottici, nei quali attinga conforto alii’aoerbo dolore. Il meno che po­ trebbe rispondere alla richiesta del fisco sarebbe se lo iscritto a ruolo non abbia dato con l,a vita qual­ che «osa di più alla Patria che, non siano quei mi­ serabili centesimi per cui si minacciano gli atti ese­ cutivi. Sta bene chie questi centesimi sono il corri­ spettivo del beneficio goduto col non essere stato chi,amato sotto- le armi due o tre mesi avanti, ma tale beneficio non è stato più che; compensato col sa­ crificio del proprio sangue? E non sembra ora un’ir- risiione alile lagrime il venire a pretendere il prezzo

di ciò che voi chiamiate ancora beneficio e che noi ricordiamo con amarezza, pensando allironia della sorte? E quall’è q uell’Esattore che avrà il coraggio'

procedere effettivamente agli atti esecutivi? 10 mi domando, come miai il legislatore non ha pensato a questo? ila forse lo Stato bisogno di quel­ la lira o di quelle duo lire dii, tassa dal soldato mor­ to per ,l,a Patria? E se si è provveduto pier i rifor­ mati per cause .dipendenti dal servizio, esonerandoli dal pagamento della tassa militare, con più forte ragione urge provvedere alla dimenticanza, — per­ ché non può essere stata cihe .uua dimenticanza — del non aver concesso ,Tabbuono delia tassa pagata o da pagarsi, inscritta a nonne di ohi ha immolato la ^propria .vita stolì’altarie della Patria. .

Epperò ini auguro che venga presto ili provvedi­ mento riparatore a cancellare il lato odioso di una legge, ohe è stata runica forse tanto bene accetta

al pu,bb-lioo. S. R.

I Prestiti di guerra come investimento

Ancora mi è presente la curiosa .impressione pro­ vata molti anni addietro, neiragosio del 1898, con­ templando nelle vie,trine di un cambiatore di-quar- tordine, a Savona, die! grossi fasci di titoli dii ren­ dita spaglinola, offerti, a guisa di merce in liquida­ zione, con uni ,sesquipedale, cartello, a un prezzo de­ risorio, e, ciò non,stante, rifiutati diai pubblico. Era­ no li, giorni delle, disfatte marittimie dii Cavite e di Santiago preludenti alila perdita delle Filippina e ■d'elle Àntillle, ed ì più foschi -pronostid sull’avve- nlir© die! vecchio regno, amputato, umiliato © scon­ fitto, giustificavano !il tira colto del suo credito, già compromesso dai cronico dissesto finanziario. Ep­ pure, chi allora avesse sentito dentro di sè uno spi­ rito d'i avventura sufficientemente coraggioso per affrontare, l’allea del quasi supplicato investimento, avrebbe compiuta una dielle speculazioni più lucro­ se che, nell'ultimo ventennio di storia finanziaria, stanisi offerte. Poiché il titolo ohe à 30 franchi non trovava compratori oggi ha. superati sul mercato quelli ¡più tradizionalmente accreditati, onde ohi lo acquistò fin quegli oscuri giorni, impiegò il denaro' a un tasso del 14 al 16 per cento.

In misura non sempre altrettanto generosa, ma con uniformità costante, il fenomeno si ripetè in tutte He guerre combàttute nell'ultimo 6,eco,lo.

11 consolidiate inglese 3 per cento, disceso a un corso medio d'i 50 a 65 circa ilei periodo na,poiconi­ co, sii quota a, oltre 90 non più tardi del 1824, per salire quasi), ,costantemente finoria 98 nel 1852. La guerra dii Crimea ' consente di'averlo a, 89, ma, nel 1858, si è già tornati a 97, che divengono 100 dono il 1881, 102 nel 1887.

11 5 peir cento francese precipitato a 45 nel 1814 raggiunge 85.55 nel 1821, e 102 alla vigilia della ri­ voluzione del 1830. Questa lo riconduce a -84, ma per poco; cibè due annli più tardi i suoi possessori già possono «eàli'ziziarlo a 98.50 e assai oltre la pari negli anni seguenti, .allorché il 3 per cento nuova- niente creato si quota a 86.65. Il corso minimo di questo secando titolo, durante la orisi del 1848, è di 32.50; ma, meli 1853, lo ritroviamo sbalzato a 82. La bufera del 1870 lo riporta á poco più di 50, mentre due grandi prestiti al 5 per cento vengono emessi a 82.50 ed 84.50. Entrambi superano la pari nel 1874 ■e sono a 106 l’anno dopo, a 116 nel 1878 a 121 nel 1880.

In Italia le opportunità per i risparmiatori d,i in­ vestire a condizioni di vera fortuna durano più che altrove, essendo normale, ned diffìcili anni fra il 1860 ed il 1871, un impiego di rendita all’8 per cento, agevolmente aumentabile a li li o al 12 scegliendo per gli acquisti i momenti dii maggior incertezza politica e dii più acuto Bisogno finanziario. Chi com­ prò nel 1870 al corso di 50 potè rivendere • a 74 nel 1872.

.La guerra russo-giapponese porge di tali fatti la più recante'conferma. L’impero moscovita vede il sùo 5 par cento disceso a 87.50 nel 1906; ma, quattro anni dopo, lo contempla risalito a 104.75. ’ Contem­ poráneamente i prestiti contratti dal suo avversario a 90 passano © si consolidano a 100.

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se-11 febbraio 19 1 7 - N. 2232 L ’ECONOMISTA 125

cessione è attestata dalla, serie di conversioni trion­ fali, che ne riducono in quar anfaniti il tasso d’in- t e resse dal 6 al 2 e mezzo per cento.

. Due conclusioni, essenziali scaturiscono dallo sguardo sintetico a siffatte analogie storiche: gli ingenti guadagni sempre è dovunque realizzati dai sottoscrittori di prestiti bellici; la rarità ecceziona­ lissima dei casi in- cui i governi di paesi civili (l’ec­ cezione austriaca conferma la . regola), anche se. oberatissimi, non abbiati tenuta scrupolosa fede agli impegni contratti in ore di particolari difficoltà.

Se anche d’altronde risalissimo a tempi di orga­ nizzazione finanziaria più deficiente, le stesse osser­ vazióni ci si imporrebbero. I debiti di guerra inglesi e francesi del secolo XVIII, quelli creati dai sovrani di ISavoiia nelle 'Stesse circostanze, procurarono ma­ gnifici guadagni ai risparmiatori, che li sottoscrive­ vano con pavida riluttanza, a .tassi.' quasi sempre elevatissimi. E fu là fortuna di costoro che diffuse e radicò nel pubblico il senso di fiducia onde si re­ sero possibili i grandiosi e diretti, appellili al credito dei tempi nostri.

La .sorte dei debiti contratti in misura inaudita per la gigantésca conflagrazione attuale fornirà certo a queste ben note verità storiche una defini­ tiva trionfale riprova. Gi u s e p p e Prato.

Attualmente il consumo alle miniere come quello per le ferrovie e per uso domestico è dii molto dimi­ nuito; per bunkera si calcola ora un totale -di 13 mi­ lioni e dii 12 per le officine da gas. Un maggior con­ sumo isi avrà per contro nelle fornaci .e in tutte le officine meccaniche. Fino a. che dura la guerra non solo non avremo una diminuzione nel consumo di carbone nel nostro Paese, ma in proporzione dello sviluppo delle fabbriche dii munizioni avremo un ul­ teriore aumento.

Nell’anno 1913 il carbone esportato dal Regno fi­ nito è stato in totale di milioni di tonnellate di questa quantità furono spediti ai mercati 77 ora chiusi per noi, in:

G e r m a n ia ... . mil. tonn. 9 Belgio ... 2 Porti del Mar Nero . . . ' 6

Austria . . . 1 18

in modo, eh© iia< quantità spedita. ai mercati an-cor a rimane di • . ... . . . . . 59

NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE

Previsioni economiche pel 1917

Ogni anno un volume inglese dal titolo « Previsio­ ni Economiche per i,l nuovo anno » ci-porta dati in­ teressanti su quello che potrà essere il fabbisogno di alcuni consuma:. Vediamo ciò che riflette più spe­ cialmente i -carboni. Nonostante clic quesi due anni e mezzo siano trascorsi dalTinizio delie ostilità, la base delle valutazioni per le prospettive- è sempre quella del 1913, cioè l’ultima che precedette la guerra.

La dichiara zinnie, di guerra in agosto • 1914 ha por­ tato hi tutte le indù,strie una. temporanea paralisi... Le miniere trovavano difficoltà a collocare la loro produzione e i prezzi dei carboni ebbero un note­ vole ribasso : non fu che alla fine del,l’anno die i prezzi si iiiailiz,arano e nei primi mesi del 1915 si eb­ be un assoluto cambiamento; i prezzi rapidamente aumentarono, e tanto che in aprile raggiunsero li­ miti mai prima toccati.

Il Governo nel timore che quei prezzi potessero danneggiare i consumatori dei Paese, cercò di limi­ tarli restringendo Lesportazione.' Il risultato fu, che una tate quantità di nostri clienti,- dispose per prov­ vedersi agli Stati Uniti, che molte delle nostre mi­ niere dovettero sospendere il- lavoro e i prezzi delle principali qualità di esportazione caddero al limite p,recedente la. guerra : ili carbone da vapore di Car­ diti che valeva 35/—, in aprile 1915 si poteva otte­ nere a 18/6 nel .novembre. Queste erronee disposi­ zioni dovettero essere sospese e dopo, altri tentativi per regolare i prezzi per l’interno come per T esporta: zi one (quest’ult imi arri varano a 54/— in maggio 1916) isi addivenne all’accordo colla Francia per i prezzi dei carboni e dei noli, accordi che furono in seguito — nelle relative proporzioni — stabilite Coir rifalla.

' La produzione di, carbone nel Regno Unito è stata nel 1913 di tonn, 287.000.000, di cui per consumo in­ terno ... 210.000.000

per esportazione... 77.000.000 287.000.000

| Ma la produzione .in Francia, ohe nel 1913 raggiun- ! g’eua 41 milioni dii tonnellate, è ora ridotta — stante . i’ooeupazione nemica — a 20 milioni. L’Italia' e, gli I altri paesi europei sempre aperti per noi importa- i vano dalia Germania 14 milioni e dal Belgio 5. Una

maggipr richiesta quindi dei nostri carboni (consi­ derate le difficoltà, delle spedizioni, dall’Amteirliicia) e la conseguente prospettiva, di paghe e dii profitti in grande proporzione.

Ogni valutazione per l’eipooa in cui il mondo ,s,ia nuovamente in pace, deve naturalmente avere per ba­ se ila. statistica del periodo precedente la guerra. Nel commercilo del carbone del Regno Unito la, sua at­ tività dome i prezzi erano regolati dalie condizioni dia! mercato non isolo interno, ma delia Germania, delia Frantela e del' Belgio. Gli interessi dèli pro­ prietari di miniere elei quattro paesi orario così col­ legati che ogni circostanza riflettente un paese ave­ va la sua ripercussione nell’altro.' I soli adiri paesi produttori di carbone -in Europa sono : la Russia, che produsse nel 1913 33 milioni di tonn., la ma.g- | gioir parte nell bacino del Mar Nero; l’Austria 17 mi- I Itomi e la Spagna 3 milioni e, 800 mila. In ciascuno di questi paesi l’intera produzione è impiegata nel consumo locale © non ha pertanto nesSana influen­ za nel commercio intemazionale o nel movimento dei prezzi.

Produzione europea nel 1913 e i paesi del , consumo Produzione.

La produzione nel 1915 è stata- dii. . 253.198.000 Nei primi sei mesi del 1916 .è stata di-

128.135.000, equivalente per l’anno a. . 256.000.000 Ma mentre nel 1913 la produzióne da 287 milioni di tonnellate è discesa a 256, il -consumo interno è ora a 216 milioni, in modo che invece di 77 milioni di tonn. per T esportazione, l a , quantità esportabile sarebbe limitata a soli 40 milioni di tonnellate. Ec­

cone le cifre: MÌl. di tonn.

Impiegato nelle m in ie r e ...20 Officine m e ta llu rg ich e ...55 Stabilimenti ¡industriali . . . . 55 Ferrovie ...13 G a s ... 16 Riscaldamento domestico . . . . 30 Bunkers a,i porti i n g l e s i ...21 Totale 210 Tonnellate Regno U n i t o ... 2 8 7 .0 0 0 .0 0 0 Germania . . . 192.00 0 .0 0 0 Francia . ... 4 1 .0 0 0 .0 0 0 Belgio . . . 2 3 .0 0 0 .0 0 0 Consumo. 5 4 3 .0 0 0 .0 0 0 Germania ... 168.0 0 0 .0 0 0 Austria ... 13.0 0 0 .0 0 0 2 7 .0 0 0 .0 0 0 Regno Unito . . . . . . 2 1 0 .0 0 0 .0 0 0 Francia . . , . 6 2 .0 0 0 .0 0 0 Russia ... 8 .0 0 0 .0 0 0 Svezia, Norvegia,. Danimarca

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mi-126 L ’ECONOMISTA 11 febbraio 1917 - N. 2232

libili 238.000. La Francia nel 1913 produceva 27 mi­ lioni 400.000 tonnellate nel Pas de Calare e nel Nord, e dalle miniere fuori dei territori d,i guerra altre 13.400.000, in totale quindi 40.800.000. La maggior parte della’ zona carbonifera dei Nord è in mano della Germania, ma da quanto. rimane alia, Fran­ cia, si ritiene risulti una produzione di 20 milioni di tonnellate per anno.

Non si hanno dati precisi. sulla produzione otte­ nuta dalla Germania da quelle miniere, ma recenti I e attendibili notizie fanno ritenere una produzione ’ annua d,i 18 milioni di tonnellate.

Riassumendo ’questi dati, si arriverebbe a, clin­ ch inde re e he la produzione di questi quattro paesi, ; mentre era di 543 milioni di tonnellate nell 1913 ,sa­

rebbe stata, di 449 milioni nel 1916.

La richiesta di carbone dopo la, guerra.

L'esportazione di carbone della Germania per r o ­

tonda e 1, paesi del Baltico" che era nel 1913 di 7

m,i-nella maggior parte a scopo dii guerra. A pace con­ chiusa queste, necessità vengono .eliminate, ..ma pri­ ma eli# uno. regolare ¡ripresa del lavoro possa essere nuovamente ¡istradata occorrerà uri. certo tempo. In ogni modo ili primo periodo della grande 'riduzione di consumo di. carbone non potrà essere che breve. Anche nei paesi-dove la devastazione non è arrivala, le ¡riparazioni e i .mantenimenti in ogni parte si sono accumulati-: fabbricati da ristorare, strade e canali da riparare, ponti e ferrovie d’a ili fa re. Que­ sti lavori esigono ferro, elemento e manifatture di ogni specie, ed estesi a superficie immense per mi­ lioni di abitanti, le necessità dei lavori verranno pre­ sto in grande quantità.

Le officine tu a impegnate alla produzione di guer­ ra verranno adibite ad altre produzioni e il traspor­ to dlei materiali, porterà un aumento nell’ impie­ go' delle navi e delle ferrovie. Il ¡primo periodo di serri ¡-paralisi e il caos andrà certamente rapida­ mente scomparendo e si svolgerà presto quello sta­ dio che potrà chiamarsi il secondo stadio del dopo­ guerra, in cui le riparazioni delle rovine della guer­ ra: necessiteranno la maggior attività nelle industrie ciré impiegano carbone.

Socialismo municipale di guerra in Germania

St.. nella « Critica Sociale » così presenta la tra­ duzione diedi’ li,nteireissante articolo qui sótto accen­

nato :

Nella. « Règie d&recte » (1), la solida Rivista diret­ ta da Edgard1 Mi I h and, così ricca di fatti e di espè- . rienze municiiipallL in tutti i paesi del mondo, Marius Giterinami, di Zurigo, pubblica un amplissimo stu­ dio ¡sui «• Provvedim enti sociali di guerra presi dalle

città tedesche ».

-Godesti’ provvedimenti possono raggrupparsi: aiu­ to alle famiglile dei cittadini richiamati alle anni; aiuti agli impiegati ed operai dell. Comune; soccorsi ,a,i disoccupati; soccorsi in natura e cucine popolari; norme per gli affìtti, ¡sussidi di affitto © Uffici di con­ ciliazione; lotta contro la disoccupazione; credito; rifornimento alimentare delta popolazione- urbana; altra provvedimenti di economia sociale.

Come vedlesi, codeste, forme di attività-, stante l'a­ nalogia delle ^cause, non ¡sonó dissimili da quelle , svolte datile città italiane, ma ciò che interessa è il parallelismo della tendenza in esse affermatasi, nel- Taccentuawiohe e nieirampliamento di iniziative che in tempo dii pace erano alto stato o di progetto o di sperimento isolato e, infine, nel riconoscimento del­ la bontà dlei risultati fin qui ottenuti .

Ciò dà motivo e materia alto scrittore di trarre illazioni sull!avvenire' di codesta azione municipale cheriu già denominata, forse con troppa fretta « so­ cialismo dii guerra ».

Traduciamo quest’ultima parte dell’articolo, inte- ressante e istruttiva.

Quale importanza . attribuisce l’Economia sociale ai provvedimenti comunali dii guerra?

Taluni, come l’economista tedesco Edgar Jaffé, (1) Numeri 79-86; novembre 1915-giugno 1916.

pensano ohe la. guerra provocherà fatalmente gran­ di sconvolgimenti nella struttura econoniico-sociale della società nel senso-dell « progresso sulla via della economia collettiva ». I riform atori sociali^tedeschi opinano che i provvedimenti, attuati per Tapprovvi­ gionamento saranno conservati dopo la, guerra, per il maggior bene della collettività. Un collaboratore della. Soziale Praxis, Ziimnieirmann, scrive : « Un campo rii applicazione particolarmente Ifecondo >per Tapprovvigionamen.to dei popolo per mezzo dell’eco­ nomia collettiva si aprirà nei Comuni urbani, dove le Condizioni preesistenti almeno per l ’organizzazio­ ne della ; distilibuziiiomie, ‘ sono più favorevoli., e dove, esistono da tempo numerosi germi e modelli del nuo­ vo sistema. Inoltre, la guerra ha determ inato gran­

di progressi in questa direzione (approvvigionamen­ to dii farina, carne, pesce, patate, leguminose, eec,),

e ha provato che era possibile risolvere bene, am-

ìninistrattivamente, .questi problem i ,ì quali, fin qui, erano di spettanza del com m ercio privato. Seppure Tatti-vita

pero che, la classe ¥operaia è vivamente interessata a che, m ercè la concorrenza dei Comuni,, che si fanno, con fine di utilità' pubblica, venditori di derrate alim entari e di altri prodotti, di consumo corrente (.anche il latte, i legumi, il carbone, il petrolio, écc., possono esser compresi, secondo le condizioni dei luoghi) ,i prezzi e la qualità delle m erci del com m ercio privato sia­ no 'mantenuti a un livello conveniente ». (Soziale

Prajiis, 1916, p. 131; citato da L. voli Wieise, Staals-

soziaiism us) . Gii economisti a tendenze socialiste veggono con soddisfazione, ned' provvedimenti co­ munali di guerra, la base della' futura trasformazio­ ne definitiva ■ del sistema economiro-oapitai¡sfa ed uno ,stadio di transizione verso io Stato socialista.

E naturale che in Germania, dove la guerra, dan­ do d’un colpo un’estensione inattesa ¡ali’attività del­ lo Stato e del Comune, ha creato un « socialismo dii guerra » di vasta portata, vi; siano anche oggi dei liberali i quali, fedeli ai vecchi- principi manche- sterriani, vorrebbero opporsi al socialismo di -Stato e al socialismo municipale. Il professore Robert Liief- mann, per paura del socialismo, éi induce a scri­ vere: « Non è dir troppo affermare che, ¡sie la guerra ci avvicina al socialismo, sarà per noi ùria scon­ fitta, in qualunque modo finisca: tutti i sacrifici che ci è costata saranno stati per lo meno inutili e, in quanto a guerra econom ica, sarà vinta dai nostri avversari» (1).

Il professore Liafmann è, infatti, d’opinione che il socialismo condurrebbe fatalmente alla paralisi del­ le forze economiche del Paese-, 11 professore Leopol­ do von Wiese combatte il socialismo di Stato, in no­ me del libero sviluppo della personalità (nel suo li­ bro intitolato: .« Staatssozialism iis »), ma è costret­ to a riconoscere « che vi sono anche fattori oibbiet- ti\i, i quali militano in favore di uno sviluppo del socialismo di Stato sulla base delle esperienze fatte durante la guerra » (p. 105). ed « è verosimile che specialmente i Comuni e le Unioni di Comuni veg­ gano ingrandire la loro attività come imprendito­ ri » (p. 104).

Non intendendo dare qui un quadro completo del- I atteggiamento della scienza economica . tedesca, cir­ ca i.1 cpsidett-o <( socialismo di guerra », ci siamo li­ mitati a segnare le linee più caratteristiche delle diverse tendenze,

Quanto .a noi, .¡siamo ben lungi dal viede-re, nei -provvedimenti sociali presi dai Comuni in seguito alito guerra, una vittoria decisiva d-ed socia li srn o mu­ nicipale, e dal considerare questo fenomeno come un maledetto « sacrifìcio di guerra » che bisoo-ue-rà far# cessare, il più presto possibile, tosto firmata la pace. Per noi Tecomomia sociale, scienza che si oc­ cupa dei fenomeni ¡estremamente- complicati, d,i ca­ rattere- -e-conomico-sociialle e socio-psicologico; deve tenersi molto riservata nei suoi pronastici, e non ab­ bandonarsi aprediieiionì a troppa lunga scadenza, L)a un lato bisogna evitare di proclamare che il comuni­ Smo forzato di una fortezza assediata -sia la effettua­ zione- deUTidea-ìie socialista; e d'aJTaitro, non bisogna

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11 tebbraio 1917 - N. 2232 L ’ECONOMISTA 127

; credere che rorganizzazione capitalista deìTecono- j mia''modèrna sia uria .forma destinata a durare, e.ter-' ' riardente, è capace di resistere, senza modificare i i suoi, principili, all’assalto della guerra con tutte le : sue esigenze.

Pe'r giudicare il « socialismo di guerra », non bi- ! sogna diim.eiitica.rie che, in Germania, la via che do- | ve va condurrei ai provvedimenti ,ora: presi dallo. Sta­ to e da.i Comuni è stata appianata dal socialismo, di Stato e; dal socialismo municipale di queste ultime diecine di anni ( statizzazione delle ferrovie, assi­ curazione operaia di St.ato, miniere di carbone ap- : partenenti alilo Stato, diverse specie di aziende comunali modello). I provvedimenti di.guerra ripo­ sano quindi, in questo Paese, sopra una solida ba­ se. E, dopo. la guerra, vi saranno evidentemente fattori nuovi, d’ordine finanziario o relativi alla

politica sociale, per spingere alla statizzazione e j alta municipalizzazione dii certe parti dell’eco nomi,a. Sarà infatti necessario rialzare le finanze comunali j

quelle dello Stato, rovinate dalla guerra, e so t-; trarre allo sfruttamento degli imprenditori privati le popolazioni urbane così provate.

Sebbene contrarii.arn.ente a quel che è accaduto nel 1871, quando i 5 miliardi versati dalla Francia fe­ cónda,tono tindustria tedesca, la Germania debba, con molta verosimiglianza, Tranciare a contare sud nuovi miliardi di indennità di guerra tanto desi­ derati dagli elementi ultra-conservatori, bisogna a- spettarsi, dopo la pace, una nuova epoca di fonda­

zione. La ricostituzione delle città, delle ferrovie, e delie fabbriche più o meno distrutte, e la necessità dii • sostituire, nell’economia domestica, gli utensili ordinari requisiti, esigeranno nuove intraprese .e rinvestirliqpto di enormi capitali. E, allora, Popi- nione pubblica si domanderà naturalmente, fatal­ mente.', quel che lo Stato e i Comuni possono orga­ nizzare e produrre essi medesimi; e quel che dovè essere lasciato all’impresa privata. Del resto si odo­ no già voci autorizzate in Germania le quali dicono che, per ristabilire l’equilibrio finanziario del Pae­ se, bisognerà creare mono.po.lii di Impero, imperoc­ ché la popolazione -Si rivolterebbe contro un aumen­ to .delle imposte dirette e indirette. Cosi scrive Jaffè, in un articolo apparso nel 3° numero di guerra ( « Krieg und W irtschaft » ). diell'/l rchiv fiir Soziai-

wissenschaft.

E’ necessaria per la Germania « la creazione di monopolii dTmpe.ro del tabacco, dei sigari e delle .sigarette, delFacquavite, del petrolio, dei fiammiferi ed, eventualmente, dell’elettricità. Solo rivendican­ do .per sè ‘l’intero utile di questi rubai della produ­ zione, lo St.ato potrà realizzare .somme sufficienti e, insieme, vincere la resistenza di principio contro un così forte aumento diede imposte indirette sui ■consumi. Crediamo che questa creazione d.i grandi monopolii di Stato, già ideata da Bismarck fin dal 1870, sarà il risultato delia guerra mondiale nel campo della nostra economia finanziaria». (« Krieg

und Wirtschaft », III, pagina 531).

Ugualmente) ,.i Comuni procederanno, per ragioni fiscali, alla municipalizzazione' di certe aziende. Per taluni monopolii di Stato, bisognerà pur fare -ap­ pello, alla loro collaborazione. Come raffigurarsi, ad esempio, un monopolio dell’elettricità senza la colla­ borazione dèi Comuni? Bisogna supporre che, come si progetta di fare in alcuni Stati della Confedera­ zione, lo Stato produrrà la corrente e la cederà ai Comuni per forbiirlà ai consumatori. Inoltre, una volta firmata la pace, vi sarà nelle, città della Ger­ mania una forte domanda di alloggi piccoli. Anche qui si aprirà un vasto campo dii) attività per i Co­ muni, i quali opereranno certamente in accordo stretto con le Cooperative di. costruzione ed ispiran- .dosi alle idee dei riformatori agraria (i quali pro­ pugnano il sistema del diritto di superficie) . e dei

promotori delle città-giardino. »

DoipÒ la pace, quando, in seguito alla smobilita­ zione degli eserciti, si cercherà d’adattarsi alla nuo­ va situazione, gli Uffici di collocamento comunali acquisteranno una grande importanza e la necessità si imporrà di accentrarne l’azione in un Ufficio ge­ nerale di collocamento in mano allo Stato.

Finalmente, nel campo dell,’alimentazione, sarà possibile ritornare all’antico sistema della libera concorrenza e del « lasciar passare ».

Naturalmente, l’avvenire dei provvedimenti pro­

vocati dalla .guerra dipende, in Germania, da nu­ merosi, .fattori di politica èstera, ed interna, e da al­ tri, di ordine Economico e. derivanti dalla .psicologia sociale. Così, dobbiamo suppone che, se alia guer­ ra propriamente detta succede uria guerra econo­ mica duratura (il che ci sembra inverosimile), il socialismo di guerra dovrà essere considerato nelle principali sue manifestazioni, senza riguardo alle aspirazioni degli imprenditori privati.

Non meno importante per Tavveoire del sociali­ smo di’ Stato e del socialismo municipale in Ger­ mania sarà la situazione politica interna. Ne dare­ mo un esempio soltanto. Se gli « Junker » conser­ vano nei Governo e nelle Uro vii noie la loro prepon­ deranza, il monopolio di Stato per i cereali perderà il suo significato positivo e il suo valore sotto 1 a-speitto delia politica sociale, poiché, in questo caso, le masse delia popolazione urbana sarebbero sfrut­ tate a profitto degli agrari. Ugualmente, le aziende comunali .potrebbero perdere la loro importanza se­ riale se avessero alla testa rappresentanti della bor­ ghesia i quali, per far ricadere il peso delle impo­ ste su.Ile masse, darebbero alle tariffe d.i queste, a-ziende (acqua, gas, elettricità) il carattere dii un’im­ posta indiretta.

Ricordiamo infine il' fattore di psicologia sociale. Urna grande importanza per i futuri destini del so­ cialismo di guerra in Germania avrà la condizione

.di spirito delle masse. dopo la guerra. Una demo­ crazia cosciente dei suoi diritti e pronta a difender­ si saprà ben trovare i mezzi per mantenere e svilup­ pare ancora, nella pace, le conquiste fatte durante! la guerra dal socialismo di Stato © dal socialismo municipale. Se i giornali sottoposti alia Censura militare non ci ingannano, una tale condizione di .spirito sembra radicarsi negli strati proletari. Inol­ tre, i riformatori sociali tedeschi s i pronunciano apertamente per la conservazione della municipali,tz- zion.e neilrapprovvigionamento delle derrate alimen­ tari, poiché,. anche in'questo campo, la libera con­ correnza ila fatto, piena bancarotta durante la 1 guerra.

j Per riservati che vogliamo essere nella valutazio­ ne delle tendenze sociali moderne in Gemmai a, e senza posare a profeti, possiamo quindi '. dire che la guerra condurrà, con imperiosa necessità, in quie- ■ sto Paese, alla sconfitta deli,’i ndi vi d>u al.ism o econo­ mico in certi campi. L’idea del socialismo di Stato e del ¡socialismo municipale, specialmente l’idea defila statizzazione e della munici.palizzaizione,, è.sta­ ta vivificata e confermata dalla guerra: non-sono più speculazioni teoriche, ma fatti, i quali hanno provato la vitalità delle aziende pubbliche,

Finanza italiana. — L’on. Aleda, Ministro delle Finanze, pubblica nella. Nuova Antologia uno ' stù­ dio, nei quale ,si propone, mentre il paese è chia­ mato alla sottoscrizione del. quarto prestito nazio­ nale, di dare uno sguardo alla consistenza d,ei’no­ stri tributi sulla scorta delle dii re accertate al 31 dicembre 1916, cioè a meziao il corso dell secondo e- isèreizio finanziario di guerra; dato che la maggior garanzia, per i cittadini invitati ad affidare, i loro ri­ sparmi allo St.ato, è quella che viene dalla sicurezza che l’organismo tributario funzioni con, una attività regolare la quale, corrispondendo alle previsioni, .permetta dii riporne in esso urna piena fiducia. L’on. Meda limita la su,a rapida libisi razione alle entrate principali in amministrazione dèi Ministero delle Finanze.

Per Tesefcizio 1916-17, non abbiamo risultati s,e non (relativi all primo semestre, che è però interes­ sante compararne con quelli corrispondenti del pri­ mo semestre deireserciziio precedente; ed essi dimo­ strano chle il ' primo semestre dell’esercizio in corso' è in vantaggio di L. 314.952.876.

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128 L ’ECONOMISTA 11 febbraio 1917 - N. 2232

«un probabili restrizioni dipendenti da eccezionali fenomeni economici, non è temerario presumere che gli accertamenti al’ 30 giugno 1917 portino l'en­ trata complessiva ai tre miliardi, pur .sempre tra­ scurando i redditi minori.

Proseguendo nella spa illustrazione, Ton. Meda dà la prova della sua affermazione che i risultati a tutto ¡il 31 dicembre 1916, non risentono la piena efficacia degli ultimi provvedimenti finanziari, quelli deliberati dal Mimistero Boselli: quanto alla sovrim­ posta sui profitti di guerra, essa non entra che per

L. 8.818.894 a comporne i maggiori proventi df line 818.515.336, vanificatisi dal 1" Miglio 1915 al 31 dicem­ bre 1916, i quali invece sono costituiti, per lire 10.513.047, dalla addizionale ai dazio sulle bevande, applicato solo da tre mesi, indi dai gettiti del cen­ tesimo di guerra sui redditi e sui pagamenti,, della imposta militare, de IT imposta' sui proventi degli am­ ministratori delle società, delta tassa, sulla vendita degli oli minerali,, della tassa, sui cinematografi: comunque i nuovi tributi hanno gettato dal Io luglio 1915 al 31 dicembre 1916 la somma di L. 198.489.815: duecento imi Moni in cifra tonda.

Tutto il .resto dei maggiori proventi, e cioè lire 620.025.521 è frutto degli inasprimenti apportati -al tributi che già esistevamo, deLLin cremento normale dei vari cespiti, e di quello eccezionale che: in parec­

chi di essi ha prodotto il regime di guerra.

Lini. Meda si occupa di due facili eccezioni che potrebbero opporsi a,i risultati confortanti quali sca­ turiscono dalle cifre esposte.

La prima si concreta mell’asseirvare come a com­ porre 1 notevoli gettiti dii alcune voci gioca senza dubbio .l'elemento transuen.te della guerra; così nei tabacchi, nei sali, nei registro, rati specialmente nelle entrate doganali. Ma si osserva come non tutta La parie che ne,i proventi dlei sali e dei tabacchi deriva dai consumi oggi pagati sul bilancio, della guerra scomparirà a guerra finita;' perchè verosimilmente i soffiati, restituiti alle loro case saranno pur sem­ pre, sia pure in misura minoro, clienti dei due mo­ nopoli, n e l quali dei resto Tincremento, e sensibile, era normale anche prima dei 1915.

Detto quindi come cessata la guerra, gli uffici del Registro, oggi arricchiti dai contratti di forniture militari, continueranno a godere dei benefici, che porterà il rifiorire delle industrie, osserva che ira pressioiiante potrebbe invece apparire la scompo­ sizione del gettito registrato al titolo iloti anale e di­

ritti marittimi, nel quali1 si riscontrano gli effetti delle st raordinoirie importazioni-per i bisogni dell’e­ sercito; senonchè devesì pure tener conto che abbia­ mo avuto per converso una sensibile -diminuzione sugli altri scambi internazionali, senza, contare l’ab­ bandono del dazio sul grano, ond’è ragionevole il dedurne che il ritorno allo stato dà pace- non avrà una ri percussione isfavarevoCe sulle entrate delle dogane.

L a . seconda eccezione i,investe la natura eminente­ mente transitoria di alcuni provvedimenti finanzia­ ri adottati in occasione dellà guerra: a parte la tas­ sa militare, la quale dopo la guerra -potrà non solo restare, ma incrementarsi in una più organica co- .stiitiuiziun-e; il riflesso si sofferma stilla imposta e sul­

la sovrimposta .messe - a carico dei profitti di guerra e sulla tassa per i permessi di esportazione, la quali scompariranno àutoniati-eamlente al cessare della produzione bellica, della crisi dii rincaro, dei divieti alia uscita delle merci nostro per i mercati dell'e­ stero. Aia questa osservazione non può preoccupare; essa dice soltanto clip il legislatore del dopo-guerra dovrà cercare dei cespiti dà surrogarvi; il che non sarà fatica eccessiva.

Non è certo qui il caso, conclude Fon. Meda, di esporre un possibile nuovo programma finanziario; sarà per la via di una riforma delle imposizioni di­ rètte o per quella, deli monopoli o per altra diversa che Governo e Parlaménto «’incammineranno: ma ciò che non crede, temerario .affermare si è chie le risorse dalli ’erario del nostro paese non mancheran­ no, ove non manchino il -patriottismo nei cittadini

native e di concedere il diritto di voto scilo agli azio­ nisti e ai lloro manda tari che sono iscritti nel libro dei. soci da più di sei mesi. Solo a questa' guisa, egli scrive, si può porre un rimedilo ST mercimonio -dei \otii che ora sii compie abitualmente nàia vigilia del­ ie assemblee, sia per assicurare Tassoluzione degli amministratori colpevoli, sìa per mettere l’industria in balìa di una Banca, dii un Sindacato, eli un grup­ po -che, modificato lo statuto, sostituiti gli ammini­ stratori vende le. azioni-, compera quelle di un'altra società e continua la sua opera deleteria soppri­ mendo 1 autonomia industriate e assoggettandone gl interessi- a quelli di gruppi contrari.

Alla, vivace polemica, che la sua proposta, ha su­ scitato da parte di moliti eolle-ghi e specialmente dei professori Einaudi, Jannacone, AscoM, Rocco, eoe., il prof. Vi vanir risponde difendendola con analisi minuta delle loro critiche e conclude:

« hi parole semplici e piane: oggi si vendono e si comprano ¡liberamente i voti; alla vigilia di ogni as­ semblea combattuta se ne fa Lineetta per fare assol­ vere gli amministratori colpevoli o per asservire l’e serctìzio industriale ad) un Sindacato, ad una Banca, od un fornitore dì macchine, italiano o straniero, cori l’aiuto di una maggioranza mercenaria e fitti- zia. L’azionista crede di disporre legittimamente del­ la sua proprietà vendendo il diritto di voto per- lu­ crare il premio di un riparto o di una procura in branco; lo speculatore crede di far cosa legittima comprando il diritto di voto p-er fare trionfare gli interessi di un gruppo che combatte gii interessi della Società.

Nessuno vorrebbe vivere in un connine ove i con­ siglieri potessero comperare e vendere impunemente i loro voti, dove, per giunta, patesser» mettere ai proprio posto -coloro che hanno interesse nelle deli­ berazioni affinchè votassero secondo il proprio tor­ naconto; questo comune ,cadrebbe certamente nel più profondo discredito. Or bene, quando si tratta di un azienda industriale esercitata con le forame di un anonimia ciò si può fare liberamente cinicamente’ si può asservire l’esercizio'dell'indùstria sociale alla influenza, spesso deleteria, di banche, di sindacati italiani e stranieri, di speculatori e di appaltatori, che coprono i propri .interèssi personali colia forma simulata -di una Società.

La riforma proposta, lascia la più ampia libertà dii. speculare sulle azioni entro e fuori la Borsa, per­ chè anche le nominative sii possono negoziare con facilità, urna impedisce che questo traffico possa e- s tender e le sue influenze perturbatrici sull’eserci­ ti10 dell industria e sulla probità deiramminiistra- zione.

reggere 1« sorti dellTtalia -d.i domani.

Azioni al portatore o nominative. — Nella « Nuova Antologia » il prof. Vdvante sostiene che è necessa­ rio di rendere le azioni delie Società anonime

noini-E F F noini-E T T I noini-ECONOMICI Dnoini-ELLA GUnoini-ERRA

Economia svizzera. — La « Rivista di Losanna » scrive : Se ] anno 1916 è ancora stato buono pei’ un certo numero delle nostre industrie, sembra quasi ce-ito c-he il 1917 non sarà lo stesso. Le nostre gran- <ti industrie: l’orologeria, la seteria, ì] ricamo, ecc., vivono sopratutto dell’esportazione dei loro prodotti. Ora, per migliorare il loro cambio o costringere al- 1 economia quasi tutti i paesi in guerra prendono . sue cessi vam ente provvedimenti per restringere la importazione presso di loro dei prodotti qualificati di tasso, o per lo meno di. cui si può far senza. Be­ stiame, prodotti alimentari, munizioni sono accet­ tati con premura. Per gli altri, vi sono la chiusura, il contingente od il contagocci«. Non si dovrebbe dunque, essere sorpresi se, fra non molto, la disoc- cinrazi(ine colpirà molte fabbriche e -molti operai.

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