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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.44 (1917) n.2238, 25 marzo

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L’ ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XL1V - Yol. XLYIII

Firenze-Roma, 25 marzo 1917 |

». 2238

Per Vanno 1917 l’Economista continuerà ad usci­ re con otto pagine in più, come per Vanno de­ corso. Il continuo accrescersi dei nostri lettori ci dà affidamento sicuro che, cessate le difficoltà materiali in cui si trova oggi tutta la stampa ed in specie la periodica, per effetto della guerra, p o­ tremo portare ampliamenti e miglioramenti al no­ stro periodico, ai quali già da lungo tempo stiamo attendendo.

Il prezzo eli abbonamento è di i*. *o annue anticipate, per l’Italia e Colonie. Per l’Estero (unione postale) r. *5. Per gli altri paesi si aggiungono le spese postali. Un fasci­ colo separato li. *.

S O M M A R IO :

PARTE ECONOMICA. S o c ia lis m o d i S ta to .

L e fin a n z e ita lia n e v is te d a lla F ra n c ia . - J.

Il P r e s t it o N a z io n a le e i s o p r a p r o fit t i d i g u e r r a . - S . R . R ifo r m a tr ib u ta r ia . - Luigi Einaudi.

P o lit ic a fin a n z ia r ia .

C a s sa d i R is p a r m io di R o m a : R e la z io n e sul B ila n c io p e r l ’ a n n o 1916.

NOTE ECONOMICHE E FINANZI A HI E.

Il Rame — P rotezion ism o n ell’ Industria serica Inglese. — Le ob blig azion i. — C om m ercio Italiano. — L ’ incetta degli spez­ zati. — Penetrazione com m erciale tedesca nell’ A m erica latina. — Saggio dello sconto nel 1916 — O ro e argento nel 1916 — C apo di fam iglia

FINANZE IH STATO.

Prestito N azionale — Spese per la guerra in Inghilterra. LEGISLAZIONE DI GUERRA.

F in a n zia ria : Interesse dei B uoni del T e s o ro V a r ia : Ora

legale — Trattati di com m ercio — Case p op ola ri — R iscaldam ento appartam enti — E conom ica : D enuncia dei form aggi — Paste alimentari — T ra sporti ferrov iari — C arbon i — Regime daziario degli zuccheri

NOTIZIE - COMUNICATI ■ INFORMAZIONI.

D epositi fruttiferi in o r o — C om m ercio francese — Società Italiana per le Strade Ferrate M eridionali — A lla Libreria L oe— scher — Premi e rischi di gu erra in navigazione.

Situazione d e g li I s t it u t i d i C redito m o b ilia r e , Situazione itegli I s t it u t i di em ission e it a lia n i, S itu a zion e d e g li I s t it u t i N azio­ n a li E steri, C ircola zion e d i S tato n el R egno U nito, S itu a zion e d el Tesoro ita lia n o , Tasso d e llo sconto ufficiale, D ebito P u b b lic o ita lia n o, R is c o s s io n i d og a n a li,R isco s sio n e dei t r ib u ti n e ll’ es e r­ c iz io 1914-16, C om m ercio c o i p r in c ip a li S ta ti nel 1915, E spor­ tazion i ed im p orta z ion i riu n ite , Im porta zion e (per ca te g o rie e per m e si), E sportazione (p er ca te g o rie e per m e si). P rod otti d e lle F errovie d e llo S ta to, Quotazioni d i v a lori d i S ta to

it a lia n i, Stanze d i com pensazione, B orsa d i Nuova Y ork, B orsa d i P a r ig i, B orsa di L ondra, Tasso per i pagam enti d ei dazi d o ­ g a n a li, Tasso d i ca m b io per le fe rro v ie It a lia n e , P rezzi d e l­ l ’ argen to.

Cambi a l l ’ E stero, Media u ffic ia le dei cam bi a g li e ffe t ti d e l l ’ a rt. 39 d el Cod. conim ., Corso m edio dei cam bi a ccerta to in R om a , R i­ v is t a dei cam bi di L ondra, R iv is t a dei ca m bi d i P a r ig i. In d ic i e co n o m ici ita lia n i.

Y a lo ri in d u s tria li. C redito dei p r in c ip a li S tati.

Num eri in d ic i annuali d i varie n azioni.

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I manoscritti, le pubblicazioni per recensioni, le comunicazioni di redazione devono esser dirette all’avv. M . J. de Johannis, 56, Via Gregoriana, Roma.

A V V I S I )

P e r u n d isgu id o di tir a t u r a a c c a d u to n e tta tip o g ra fia , p u ­ g n a le c h ied ia m o v e n ia ai n o s tr i le t t o r i, a lc u n e c o p i e d e l f a s c i ­ c o lo n . 2 2 3 7 , 1 8 m a r z o l i > 1 7 , s o n o s t a t e d is trib u ite c o n tona im p a g in a z io n e e r r o n e a , se b b en e n u lla m a n ch i d e l c o n te n u to . P o tr à fa c ilm e n te e s s e r e p r o v v e d u to d a i s ig n o r i a b b o n a ti o r e t ­ tifica n d o la n u m e r a z io n e d e lle p a g in e o, m eg lio, r ito r n a n d o il fa s c ic o lo a ll’ A m m in is t r a z io n e che p r o v v e d e r à su b ito a so s titu ir lo .

PARTE ECONOMICA

S o c i a l i s m o di S t a t o

Gradatamente le condizioni dei paesi bellige­ ranti hanno imposto regimi interni, che si posso­ no, senza esagerazione qualificare, come il più

grande esperimento attuale del socialismo di

Stato.

Chi pone mente infatti che tutta la legislazione venutasi formando dal 1914 ad oggi nelle nazioni che partecipano al conflitto europeo, mira quasi esclusivamente a dirimere in ogni ramo della vita economica il libero giuoco delle attività e delle competizioni individuali, per sostituirvi il control­ lo e la direttiva precisa dello Stato, non può non riconoscere che viviamo un’ epoca del più accen­ tuato socialismo, il quale, in luogo di formarsi e svolgersi per libera e consenziente volontà degli amministrati, è imposto e voluto dal supremo in­ teresse delle nazioni stesse, come mezzo dal quale non si possa prescindere per vincere la guerra, e forse in opposizione ai convincimenti delle mag­ gioranze che lo subiscono.

Per tale contingenza lo Stato è diventato diretta- mente l’ acquirente ed il venditore, il distributore delle materie prime che hanno il predominio su tutta 1 economia del paese : carbone, ferro, petro­ lio, benzina, catrame, minerali, prodotti chimi­ ci, ecc. sono sotto il controllo diretto dello Stato; grano, farine, dolci, carni, formaggi, grassi, fieno, foraggi, paglia, ecc. non sfuggono a regimi presso­ ché identici; carta, calzature, ecc. egualmente; il commercio nelle sue forme più ampie o più mi­ nute per effetto di calmieri, di limitazioni di ven­ dita, ecc. ecc. è anch’ esso regolato dallo Stato conformemente ai criteri politici del momento; le importazioni e le esportazioni anch’ esse ristrette entro determinati confini; i trasporti per mare e per terra sottratti alla libera disponibilità del pae­ se e sottoposti a norme restrittive di varia forma; i servizi pubblici, illuminazione, riscaldamento, te­ legrafi, telefoni, posta, istruzione, ecc. ecc. assor­ biti tutti nell’orbita dei provvedimenti di guerra : in sostanza sotto il controllo dello Stato, oltre alla produzione, i consumi e gli scambi, si può dire si trovi ormai tutta la vita della Nazione, ma non già, come in tempo di pace, perchè ne sia da quello principalmente garantito il libero esercizio e l’uni- formità, ma al contrario perchè lo Stato limiti sotto le norme più rigide e più austere quel libero eser­ cizio, o ne faccia addirittura esercizio di Stato.

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inconsapevol-266 L’ EC O N O M IS T A

25 marzo 1917 - N . 2238

mente e lentamente attuato in Italia come altrove il più vasto esperimento di socialismo di Stato.

Non è da credere che alla cessazione della guer­ ra cada di un subito tutta la poderosa e macchino­ sa costruzione legislativa formatasi in un tempo che si può affermare relativamente breve, ancor­ ché la maggior parte delle provvisioni siano giun­ te tardive rispetto alla loro tempestività; e anzi da ritenere che i bisogni derivati dallo squilibrio repentino che minaccierà ciascuna nazione al ces­

sare del conflitto, faranno richiedere nuovi e piu urgenti e più oculati interventi dello Stato, che^ se sarà veramente previdente potrà evitare perico­ lose oscillazioni della bilancia prima che questa ritrovi il suo punto di equilibrio.

E pensare che a equilibrio raggiunto non riman­ ga ormai più alcuna traccia del socialismo di Sta­ to inauguratosi nel governo dei popoli europei che

hanno dovuto far fronte alla guerra, ci sembra ar­ duo, anche se possa essere augurabile.

Può convenire invece il considerare se, ed a> quali condizioni, anche coloro che ripudiano 1 at­ tuazione di un socialismo di Stato come anti-eco­ nomico ed anti-liberale, possano o debbano adat­

tarsi ad accettarlo! .

Innanzi tutto occorrerebbe che ì Governi assu­ messero una direttiva socialistica decisa e contes­ sala come programma sistematico e prevalente, si che il loro compito derivasse da un contenuto or­ ganico e completo e non fosse, come 1 esperimen­ to attuale, effetto di una accozzaglia di elementi eterogenei imposti da specifiche e minute emer­ genze del momento, affette tutte, sia per i poteri che li emanano, sia per i popoli che li subiscono, dal vizio della transitorietà, che toglie necessaria­

mente ogni sicurezza nel futuro. .

Occorrerebbe altresì che la concezione sociali-, stica fosse integrata allora da una maggior tenden- 1

za collettivista, perchè non si potrebbe compren­ dere un regime che disponesse della produzione, del commercio, degli scambi, senza che penetras­ se altresì nella economia capitalistica delle singole C°OggiVUa socialismo di Stato, e lo vediamo dalle stesse discussioni del potere legislativo, e accet­ tato se non voluto, da ogni ordine di cittadini, co­ me un portato ineluttabile del presente storico,

abbenchè, a nostro credere, se ciascuno degli

assenzienti potesse astrarsi dalla necessita politi­ ca sarebbe concorde nell affermare che 1 esperi­ mento non ha dato buona prova e che convenga agire, affinchè esso non abbia a sopravvivere alla

causa che lo ha determinato. i

I pochi liberisti che, come noi, si ribellano al pensiero di vedere minorate o comunque insi­ diate le libertà individuali, le quali hanno por­ tato nel passato, come in Inghilterra, come agli Stati Uniti, come in Australia, rapidamente i po­ poli ai più alti gradi di civiltà, non hanno ne i mez­ zi nè la opportunità sperimentale di dimostrare che meglio avrebbero fatto fronte alla guerra attuale il popolo che avesse potuto più ampiamente pre­ scindere da quegli interventi di Stato i quali sono andati invece moltiplicandosi, anche la dove hanno dovuto più vivamente combattere la riluttanza

del-le tradizioni più liberistiche.

Se quindi l’ avvento di un socialismo di Stato dovesse fatalmente compiersi, può essere oppor­ tuno che esso si attui con la consapevolezza di tutti e col concorso delle attività intellettuali che meglio sono al caso di guidare, dirigere e conce­ pire una rivoluzione di tale genere e di tale gra­ vità!

Non vogliamo con ciò menomamente mirare ver­ so una soluzione che non ci attrae, ma sottoporre soltanto ai nostri lettori il problema nel suo aspet­ to più evidente.

Le finanze italiane viste dalla Francia

L'Economiste Européen di Ed. Thèry, nel suo fascicolo del 16 marzo riassume dalla Gazzetta di Losanna una serie di articoli sulle finanze italia­ ne, la quale dà, dice il confratello parigino, « degli interessanti particolari che non ci è possibile pas­

sare sotto silenzio ». .

Tali particolari si riassumono in tutto alla con­ sistenza del nostro debito pubblico prima della

guerra (30 giugno 1914) quale veniva denunciato dalle situazioni ufficiali dei nostri dicasteri; all am­ montare delle entrate dello Stato alla stessa data quali sono date dalle situazioni del Tesoro pubbli- cate periodicamente nella nostra Gazzetta Gla­ ciale ed altrove; al paragone fra il debito pubblico alla data 30 giugno 1914 con quello del 30 giugno 1915; al paragone delle entrate fra i corrisponden­ ti esercizi dei dùe anni finanziari sopra indicati; allo stesso paragone della situazione del debito pubblico al 30 giugno 1915 e 30 giugno 1916.

Qui si arrestano i paragoni e viene la conclusio­ ne che così suona:

« Su un aumento, durante la guerra, dj, 11 mi­ liardi e mezzo di lire, 8 miliardi e mezzo sono stati coperti da prestiti ammortizzabili e 2857 milioni da buoni ordinari del Tesoro, 323 dallo aumento del­ la circolazione dei biglietti di Stato e 8 15 milioni da un aumento dell’ emissione dei biglietti di ban­ ca per conto dello Stato. In totale v’ è quindi un aumento di debiti sui quali c e da pagare un in­ teresse di 11.3 miliardi, il che va a recare un nuo­ vo onere al Tesoro di 620 milioni di lire all anno per il servizio degli interessi e degli

ammorta-menti ». . . . j i 1

A parte la esattezza delle cifre riportate dal col­ lega ed alleato The-ry, attraverso la Gazzetta di ¡Losanna, ci viene fatto di rivolgergli queste due j 1° Trattando delle finanze dell’ alleata Italia,

perchè non servirsi direttamente delle pubblicazio­ ni ufficiali italiane, anziché far credere che la Gaz- zetta svizzera abbia dei particolari inediti o tenuti celati del nostro governo? Il Théry avrebbe potuto trovare facilmente nel nostro stesso Economista, che li riproduce dai documenti ufficiali, quegli stes­ si elementi che sembrano un privilegio della Gaz­

zetta svizzera. . . ,

2° Perchè non completare le informazioni col­ la notizia delle entrate corrispondenti al periodo 20 giugno 1915-31 dicembre 1916, di cui ha espo­ sto l’ entità del debito pubblico, in modo da dare ai lettori dell’Economiste Européen, anche la dimo­ strazione del modo come lo Stato italiano ha potuto provvedere ad assicurare esuberantemente il ser­ vizio degli interessi occorrenti pei prestiti pubblici

contratti? .

Rileviamo la cosa soltanto perche anche in ma- teria di finanza gradiremo di vedere i nostri vici­ ni, alleati, e latini amici francesi più esatti e scru­ polosi nei riguardi della loro vicina, alleata, ed

amica Italia. j

Il Prestito Nazionale e i sopraprofitti di guerra

Tra gli argomenti addotti a scopo di propagan­ da pel nuovo Prestito nazionale consolidato 5 % ve n’ ha uno che zoppica alquanto; epperò credia­ mo utile di tenerne parola per dimostrare la falla­ cia di esso, e una tale dimostrazione non servirà certo sl disconoscere la utilità, a tutti evidente, di impiegare i capitali disponibili nel Prestito in cor­ so di emissione, ma avrà lo scopo di non far na- scere delle rosee quanto vane illusioni in certi grup­ pi di contribuenti; inquantochè Vargomento addot­ to porta a concludere che i capitali investiti nel

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25 marzo 1 9 1 7 - N. 2238 L ’E C O N O M IS T A 267

percentuale dei sopraprofitti dipendenti dalla guer­ ra e quindi assottigliare lo ammontare della tassa. E tanto più troviamo necessario di parlarne, in quanto l’ argomento stesso è stato anche trattato da uno dei nostri migliori economisti in uno dei nostri maggiori quoti diani e, data quindi l’ autorità deir uno e dell’ altro, non è difficile che le illusioni sopra accennate possano propagarsi e rafforzarsi con una tal quale facilità.

L ’ argomento è questo :

Le società industriali hanno interesse a sottoscri­ vere le più forti somme possibili al Prestito, allo scopo di far figurare nel loro inventario la esisten­ za di tale partita di titoli di Stato.

Suppongasi una società, la quale abbia investito un capitale di 1.000.000 di lire nell’ azienda. Se es­ sa guadagna 85.000 lire, il reddito in parte cade sotto la imposta sui sopraprofitti di guerra, perchè la percentuale è dell’8.50 % , ossia supera 18 % che è considerato il limite normale del reddito di pace.

Se la società investe 200.000 lire nei prestiti di guerra, ecco che il capitale investito sale a lire 1.000.000 + 200.000, ossia a 1.200.000 lire, ed il red­ dito anche aumentato da 85 a 95 mila lire corri­ sponde solo a una percentuale del 7,91 % o poco più, ed, essendo inferiore all’8 % , non è più sog­ getto alla imposta sui sopraprofitti di guerra. Ed anche quando il reddito superasse ancora la per­ centuale dell’8 % , si otterrebbe pur sempre il van­ taggio di far diminuire la percentuale e di godere di una tassazione meno gravosa. Queste ragioni dovrebbero valere, a parità di condizioni, anche per i privati contribuenti e non solo per gli enti col­ lettivi.

Senza dubbio il calcolo aritmetico è impeccabile: perchè, data una cifra di capitale investito, il ren­ dimento di questo fino all’ 8 % è reddito ordinario e il rendimento' maggiore è sopraprofitto e se è so- oraprofitto di guerra dev’ essere assoggettato al tri­ buto bellico in proporzione diretta e progressiva della percentuale del rendimento stesso.

Ognun vede peraltro che un simile ragionamenfo è alquanto superficiale; perchè se è vero che nella valutazione dei sopraprofitti dipendenti dalla guer­ ra bisogna avere per base il capitale investito e che è anche un investimento di capitale quello che si fa acquistando il Prestito Nazionale, non è men vero che questo capitale investito debba esclusi­ vamente servire alla produzione del reddito.

L’ art. 4 del testo unico delle disposizioni relative alla imposta ed alla sovrimposta sui profitti di guerra, approvato dal decreto luogotenenziale 19 novembre 1916. n. 1568. è chiaro:

« Per capitale investito s intende quello risul­ tante da atti, libri di commercio regolarmente te­ nuti e altre prove certe anteriori alla data di pub­ blicazione del decreto Reale 21 novembre 1915, n. 1643. alleg. B il), e che sia effettivamente im­ piegato nella produzione del reddito; in difetto di tali atti o prove il capitale investito si presumerà con opportuni confronti nella misura occorrente per la produzione del reddito ».

Ora noi domandiamo se è forse necessario per l’ andamento di una data industria o di un dato commercio lo investire delle somme in titoli di Stato. A noi sembra che sia la stessa cosa, rispetto allo sviluppo di un’ azienda, il comprare di questi titoli, o comprare un villino. Anzi, sempre rispet­ to allo sviluppo di un’ azienda, i capitali investiti in cotal modo sono capitali distratti dalla produ­ zione. Essi escono dalle industrie e dai commerci

(l) B isogn a pera ltro tener a c a lc o lo an ch e i su ccessiv i aumenti di capitale ch e si fossero v erificati. V edasi art. 4 del decreto, n, 145, in data 18 gen naio 1917, rip orta to a pag. 131 e seguenti ic.\V Econom i-

s t a , N . 2232, d ell’ l l fe b b ra io 1917.

ed entrano a far parte del patrimonio, diciamo co­ sì, civile dell'azienda.

11 pretendere dunque che nella valutazione dei sopraprofitti di guerra si debba tenere per base nel capitale investito anche il valore dei titoli di Stato, sarebbe lo stesso di voler computare in detto capitale anche il valore dei terreni, delle case, del patrimonio privato in genere.

1 sostenitori dell’ argomento che combattiamo si sono forse fermati soltanto sul significato della pa­ rola investimento, senza rilevare Io scopo e la fun­ zione del capitale investito rispetto alla produzione industriale o commerciale.

A meno che non abbiano voluto intendere do­ versi considerare gli interessi del Prestito quale frutto dell’ azienda e doversi quindi tale frutto con­ globare con tutti i guadagni di essa azienda, in modo da avere un totale reddito imponibile; per­ chè sotto questo punto di vista potrebbe sembrare esservi una relazione di causa ad effetto tra tutto il capitale investito, compreso in esso il valore dei titoli, e tutto il reddito ricavato, compresi gli inte­ ressi dei titoli stessi. Ma in questo caso, astrazione facendo daH’irrazionale criterio di voler riunire e conglobare cose di natura essenzialmente diversa, si giungerebbe all’ assurdo risultato di dover col­ pire di tassa, perchè compenetrati nell’utile tassa­ bile, gli interessi del Prestito, i quali invece non sono soggetti ad alcuna imposta presente e futura. Sembra, d’ altro canto, che abbia contribuito i rafforzare lo avverso argomento un concetto più o meno inesatto della funzione delle riserve ri­ spetto ai sopraprofitti di guerra.

Abbiamo infatti udito affermare che, calcolan­ do un maggiore capitale investito, e maggiore per effetto dell’acquisto del Prestito, non sarebbe un eludere la legge tributaria; poiché fu lo Stato ad invitare e anzi a ordinare alle società di rafforzare le proprie riserve e a consigliare i titoli di Stato come mezzo efficace di rafforzamento delle riser­ ve e di irrobustimento dell’industria; e quanto ai privati contribuenti basterebbe, per computare nel capitale investito le somme impiegate nel Prestito, la iscrizione dei titoli al nome e l’ attribuzione dei titoli a fondo di riserva dell’ azienda.

E ’ dunque il titolo di riserva, dato al capitale im­ piegato nel Prestito, che dovrebbe essere sufficien­ te motivo per comprendere detto capitale nel ca­ pitale investito dell’ azienda.

Quest’ opinione trae forse origine dall’ art. 5 del­

le disposizioni regolamentari per l’applicazione

dell imposta sui sopraprofitti di guerra, disposizio­ ni approvate col decreto ministeriale del 15 gen­ naio 1916; laddove il suddetto articolo dice che per la società ed enti tassati all’ imposta di ricchez­ za mobile in base a bilancio, il capitale investito è rappresentato dal capitale sociale versato, quale risulta dai bilanci che si tengono presenti all’ atto dell’ accertamento e dai fondi di riserva giusta i bi­ lanci stessi.

M a il medesimo art. 5 si affretta a soggiungere che, tanto il capitale sociale versato, quanto i fon­ di di riserva saranno considerati come capitale in­ vestito, quando l’effettivo impiego tanto di quello che di questi nell’azienda risulti debitamente pro­ vato.

Epperò anche rispetto alla funzione delle riser­ ve l’ argomento da noi impugnato si addimostra fallace.

Esso quindi non ha altro scopo che quello di suscitare Vane speranze, col prospettare un insus­ sistente mezzo di potere sfuggire a ima parte co­ spicua d’imposta e ad ostacolare quindi il retto funzionamento del tributo sui sopraprofitti dipen­ denti dalla guerra, con evidente danno della fi­ nanza dello Stato.

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268 L ’E C O N O M IS T A 25 marzo 1917 - N. 2238

R i f o r m a t r i b u t a r i a

Crediamo <opportuno riprodurre questo articolo del prof. Ei n a u d i, che essendo membro della Com­ missione per la riforma tributaria è quindi in mi­ glior grado di esporre i concetti informatori. Ci riserbiamo tuttavia di riprendere più innanzi l’ ar­ gomento.

Il discorso pironi linciato alila. Camera dal ministro Media in risposta allei interpellanze degli on. Solerà e Gasp ar otto mi consente, dà in trattenermi, breve­ mente sulla riforma tributaria elaborata dal mi­ nistro con la coopcrazione dii: una commissione pre­ sieduta dal mdntiistio stesso © dall sottosegretario' d'i

Stato, on. Damiteli. Il fatto di essere io stesso mem­ bro 'dii quella commissione non mi vieta di espri­ mere un giudizio intorno allo spirito ed al conte­ nuto politico e sociale della, riforma voluta dall’oin. Meda. I commissari hanno un. compito dii' elabora­ zione tecnica delle modalità di applicazione del con­ cetto fondamentale, Questo invece parte dal mini­ stro; e suo è quindi il merito di averlo concepito e dii volerlo, con tenace proposito, tradurre in. atto.

Temendomi entro i limiti del discorso tenuto dal- l’on. Meda e dalle comunicazioni da lui fatte alla Carniera, appare evidente che il concetto fondamen­ tale della riforma tributaria, ideata dal ministro è questo: le ispiese. della guerra devono andare a ca­ rico di quelli i quali hanno un reddito' superiore aid un, certo minimo e devono gravare con peso cre­ scente sul reddito a mano a mano che questo au­ menta.

Concetto politico semplice e fecondo, che già u gabinetto passato e poi di nuovo quello presente hanno cercato' di attuare nei provvedimenti1 finan­ ziari di guerra. Ma ad una attuazione veramente equa e perequata si opponeva la struttura medesi­ ma, del sistema tributario vigente, quale è venuto foggiandosi in un cinquantennio di vita dello Stato italiano'. Poiché le imposte vigenti sui terreni, sui fabbricati e sulla ricchezza mobile sono frammen­ tarie, spere qua te, non coordiniate, tutti i decimi e i centesimi aggiunti al principiale' delle imposte stesse non potevano non essere, nonostante ogni cautela del Governo, sperequati © risentiti in misura varia­ bilissima dai contribuenti. La sperequazione della base pone un limite infrangibile alla produttività delle imposte. Se tutti pagassero, per fare un esem­ pio semplice i.1 10 % d’imposta, sarebbe possibile raddoppiare 1’,aliquota e portarla al 20 %. Ma quan­ do gli uni pagano — per tenersi solo all’imposta

erariale — iil 20 per cento e gli altri il 10 % e ta­

luni: nulla, 'il raddoppiamento delTimposta sarebbe iniquo poiché aggraverebbe la sperequazione esi­ stente, facendo pagare — e, badisi, a parità di red­

dito — il 40 % ai primi, il 20 % ai secondi e segui­

tando a non far pagare nulla ai terzi. La posizione dei. primi diventerebbe intollerabile; e gli ultimi 'Se­ guiterebbero a farsi beffe del fisco, pur negli at­ tuali momenti in cui tutti devono concorrere a,Ile spese pubbliche. Sicché lo Stato ha le mani legate e non può trarre dalle imposte dirette sui redditi tutti quei frutti dii cui esse sarebbero suscettibili.

Dico subito che è impossibile giungere all’idea;Le di conoscere esattamente il reddito di. tutti i contri­ buenti. Nessuno Stato passato, presente e futuro Vi riuscì, vi riesce e probabilmente vi. riuscirà mai. Va data però lode amplissima al ministro attuale di aver tentato, mercè il coordinamento delle tre attuali imposte sui terreni, sui, fabbricati e di ric­ chezza. mobilie in una sola imposta-base od' imposta

normale e meircè molteplici avvedimenti tecnici, che

qui sarebbe troppo lungo di esaminare, di, avvidi- narsi aiTideale, nei limiti* del possibile. L’Inghil- terra potè ottenere miliardi di lire di nuovo gettito tributario col solo raddoppiare prima l’aliquota diel- riucoirnie-tax (corrispondente a quella che sarà do­ mami l'imposta normale sui redditi dell’on. Meda), e coiTaumentare poi de!l’88 % l’imposta raddoppiata, perchè questa benedetta imposta-normale sui redditi esisteva in una forma tale da permettere tassazioni tollerabilmente — nulla di perfetto vi è a questo mondo, neppure in Inghilterra, — eque e perequate. L’Italia di domani si contenterà di ricavare le cen­ tinaia di milioni in più; ma per ciò occorre che esi­ sta una base coordinata e perequata di tassazione.

Su questa base e tenendo conto di tutto il lavorio

legislativo e giurisprudenziale svoltosi in Italia, ih cinquantanni di vita unitaria, sarà possibile di as_ sidere Tinnposta complementare e progressiva sul reddito complessivo del contribuente. I disegni di imposta progressiva venuti in passato dinanzi vii Parlamento' avevano un peccato d’origine: erano co; me un bolide che si introduceva nell’organismo fi­ nanziario vigente, lasciando questo tal© e quale-: e dimenticando che lo Stato già 'esigeva le sue brave imposte sui redditi. Le vecchie imposte sui redditi seguitavano ad andare innanzi per conto loro, sgan­ gheratamente e con gran cigolìo di ruote e fracasso di ordegni non incastrati gli uni negli altri; ed ac­ canto a loro' avrebbe dovuto funzionare, per conto proprio e con accertamenti particolari, una imposta progressiva, la quale ben presto sarebbe divenuta più sgangherata di quelle- già esistenti. Innestata invece sull’impoista-base o normale, la nuova com- plemeiiiitarei potrà giovarsi degli accertamenti dei redditi della prima, integrarli dove essi sono neces­ sariamente parziali, e giovarsi della medesima pro­ cedura e delle stesse magistrature giudicatrici.

La listi finzione, che l’on. Meda ha annunciato, di una- imposta patrimoniale accanto alla complemen­ tare -progressiva sul reddito si imponeva altresì per ragioni di perequa,z,ione tributaria,

E’ gloria del nostro sistema tributario di avere ac­ colto fino dal 1865 il principio della differenziazione dei, redditi, per cui li redditi di capitale sono tassati di -più dei redditi di lavoro ed i redditi misti, ossia industriali e commerciali, sono tassati in misura in­ termedia. Tale principio continuerà ad esser© ap­ plicato neH’ìmposta.base o normale-, con le oppor­ tune semplificazioni.

Nella imposta complementare progressiva, è evi­ dente che> lo stesso principio doveva 'essere accolto. Non solo i redditi devono essere tassati con aliquota

crescente eoi crescere del reddito; ma, a parità di somma, il reddito dii capii,tale deve essere tassato di

più del reddito di lavoro: Altro è il reddito di 3.000 o 10 000 del capitalista, il quale rimane fisso anche se 11 capitalista ammala o invecchia, o muore; ed altro il reddito del lavoratore, manuale od intellettuale, il quale vien meno se il lavoratore è colpito da malat­ tìa, vecchiaia, infortunio o morte. Il primo reddito può essere tassato maggiormente del secondo.

Nel,’imposta normale dove sii tassiano i redditi, se­

parati, l’intento si consegue, come dii,ssi _ sopra, fa­

ciendo variare T aliquota. Ciò sarebbe difficile nel- Timposta complementare, la quale colpisce in glo­

bo lia somma dei .redditi del 'contribuente. Di quii -la

opportunità, anzi la necessità strettamente perequa- tiva di istituire, accanto alila complementare sul red­ dito, la quale è progressiva in ragione del crescere del reddito, ma è uniforme su tutte le parti del red­ dito, urna imposta patrimoniale, la quale ha lo scopo di tassare ulteriormente quella parte del reddito la quale proviene da capitali.

Così l’edificio tributario sarà compiuto; e così sarà possibile far incidere il peso delle spese di guerra su quelli che veramente hanno e posseggono. Ferma, s’intende, come bene osservò Ton. Media, l'osservan­

za delle solenni promesse di esenzione da ogni im­ posta presente e futura fatte ai portatori di titoli del debito pubblico e esclusa quindi in modo asso­ luto ogni inquisizione sui titoli stessi posseduti dai< contribuenti.

(5)

im-25 m arzo 1917 - N. 2238 L ’E C O N O M IS T A 269

pieghi, di salari, redditi cioè, in cui entri in parte maggiore o minore il lavoro, non superiori a 1200 lire devono essere esenti da tributo. L’Italia deve a- ver 1 orgoglio idi dire: la guerra liberatrice deve an­ nunciare agli umili, già abbastanza tassati dalle imposte sui consumi, la liberazione dell’imposta di­ retta- In Prussia i redditi sono esenti fino a 900 mar­ chi, ossia a 1100 lire. Noi porteremo il minimo esen­ te a 1200 lire. Ma al disopra, tutti dovranno pagare.

E ferma convinzione di coloro i quali conoscono a fondo il nostro meccanismo tributàrio nelle sue modalità pratiche che la liberazione annunciata da.1- l’on. Meda potrà compiersi — ove sia accompagnata da severità di accertamento per tintiti gli a lt r i_ sen­ za danno, anzi con vantaggio grande della pubblica finanza.

Lu i g i Ei n a u d i.

Politica finanziaria, — Come abbiamo riprodotto un sunto d'el discorso del Ministro Meda sulla ri­ forma tributaria, così riproduciamo quello del Mi­ nistro Cardano sull’attuale politica finanziaria in Italia.

Il ministro dèi tesoro, poiché molti, oratori si sono occupati della questione dei cambi, e su di essa furono presentata anche alcuni ordini del gior­ no, crede necessario fare su questa questione al­ cune dichiarazioni.

Il Governo è pienamente conscio della gravità che ha ¡assunto questa questione; poiché Taato cor­ so dei cambio si ripercuote così sui pagamenti che si debbono fare all’estero come ¡sul costo della vita; e nulla ha trascurato nè trascurerà per frenare questa movimento ascensionale.

Questa situazione non si verifica solo per l ’Itar lia; ma il fatto che in condizioni assai più gravi si trovino i paesi nemici nulla, toglie alla, gravità del fenomeno ed alla necessità di attendere agli oppor­ tuni rimedi.

Esamina molteplici, cause che hanno determi­ nato questo progressivo aumento del cambio.

Venendo adì esaminarle parti,lamente, annuncia che pe,r quanto riguarda, la difficoltà di contrarre ¡prestiti in America, è stata di recente revocata la circolare del Federal ¡Reserva Board nord america­ no che raccomandava alle banche degli Stati Uniti di astenersi dalPim-piegare fondi in titoli esteri.

Quanto all’inasprimento delia guerra dei sotto­ marini non ¡può negarsi che anche essa abbia in­ fluito sopra.tutto come elemento psichico, perchè co­ me ha dimostrato il ministro delia marina esso non potra avere che efficacia assai limitata sul traffico.

Ma un altra causa deve ravvisarsi nelle condizio­ ni dei mercati, non opportunamentei disciplina ti, e nella incetta di divisa estera : inconveniente per ov­ viare al quale con recente provvedimento si è sta­ bilito che gli acquisti alfestero siano sottoposti alla vigilanza del Tesoro-, e si è anche ¡promossa, Ila co­ stituzione di un Consorzio di banche, il quale fun­ ziona. come organo regolatore dei cambi.

A temperare i cambi influiranno anche le recenti limitazioni ned consumi ed i, larghi divieti dii im­ portazioni di lusso.

Certo non può negarsi che ad inasprire i cambi abbiano influito anche i recen,ti divieti di importa­ zioni emanati dal Governo inglese ¡per le frutta, i lavori di paglia e specialmente per le sete i quali se non dovessero essere mitigati, rappresentereb­ bero una grave iattura per i’economia nazionale.

Ma egli confida sulla tradizionale amicizia che unisce le due nazioni per trovare un equo tempe­ ramento.

Mia la causa principalissima delTinasprimeaito dei cambi deve ravvisarsi nello sbilancio , fra le esportazioni e le importazioni : sbilancio che nel 1915 era già d,i oltre un miliardo e mezzo e che si accrebbe ancora nel 1916.

Il solo sbilancio per l’America ascese a circa 1.800 milioni. In complesso si hanno tre miliardi circa di sbilancio che possono anche valutarsi a cinque per gli aumenti dei prezzi e dei noli; aumenti dii cui le statistiche doganali non tengono conto. Per portare rimedio efficace a . questa situazione occorre adunque cercare di aumentara le esportazioni ed i noli attivi e diminuire le importazioni ed i noli pas­ sivi. Ed a raggiungere questo duplice obiettivo gio­ veranno un prudente uso della facoltà di deroga ai

divieti di importazione contenuti nei decreti del mag­ gio-dei 1916 e la ¡limitazione dei consumi.

Bisogna anche aumentare i mostri crediti aire- stero.

L’oratore passa quindi ad occuparsi del regime monetario e della circolazione. Consente con l’on. Labriola nel riconoscere la deficienza delle riserve auree in confronto della massa di carta moneta in circolazione, ma non può consentire nel ravvi- sare in questo fatto la causa unica o massima del­ l’aggio sull’oro. Ammette che in un paese che di fatto è a corso forzoso le progressive emissioni di biglietti abbiano per effetto il deprezzamento della moneta. Ma conscio dii questa verità il Tesoro ha li­ mitato il più possibile la nostra emissione per la guerra la quale è inferiore a quella degli altri paesi. Ai sedici miliardi e mezzo d,i spese di guerra si è fatto fronte, per otto miliardi coi prestiti, per un miliardo e 400 milioni con buoni triennali e quin­ quennali, pe,r tre m iliardi 200 milioni con buoni ordinari, per un miliardo e 285 milioni di antici­ pazioni statutarie degli istituti dii emissione, oltre a 980 milioni di circola zi one speciale. Nota però che queste nuove emissioni di biglietti rispondono a varie necessità del paese. E ripete che questa è stata contenuta nei limiti strettamente necessari e ■proporzionali più ristretti che non negli altri Paesi.

Accenna poi alla proposta di introdurre anche in Italia 1 wraments di conti e spora che si possa darle al ,p-iù presto attuazione. Osserva che m a lia fu ar­ restata dagli avvenimenti internazionali neH’opera di risanamento della circolazione, e da ciò anche ile maggiori difficoltà che oggi si presentano. Nessuno dei provvedimento però che potevano essere presi per mlgyiioirare le nostre riserve auree e per giovare al cambio fu trascurato. Così nell’ultimo prestito furono concesse- tutte le possibili agevolazioni per ottenere-, il versamento di titoli esteri e di oro. Si compiace di annunciare che g-i-à al -presente esso h-a fruttato tre miliardi e 100 milioni di cui due miliar­ di e 100 milioni in contanti, ed il resto in buoni a breve scadenza paragonabili a contanti. E la sotto­ scrizione, come è noto, non è ancora chiusa. Rile­ va che questo è u,n risultato migliore di quello, già favorevole del precedente. Annunzia che a questo risultato hanno concorso con slancio generoso p-e-r cifre cospicue gli italiani delle terre redente e quelli della Venezia Giulia.

Si compiace di annunciare alla Camera il gene­ roso concorso che al Prestito Nazionale ha dato la Cassa di risparmio delle provinci-e lombarde, sa­ pientemente diretta da q-uel venerando patriota, che è Giuseppe Marcora; la quale aveva già ver­ sato 60 milioni e ha di questi giorni versato 700 mi­ la lire in oro.

Dichiara che, contrariamente a quanto è stato af­ fermato-, anche i nostri rappresentanti all’estero ed i maggiorenti delle varie colonie italiane a-ll’esteiro hanno dato oon-corso efficacissimo per la buona riu- -scita del1 pre-sitilto. E a questo proposito, rilevando una censura che fu mossa in questa discussione, il ministro deve ri,vendicare innanzi al Parlamento I l’opera saggia, patriottica della Banca dltaliia e

del suo eminente direttore.

-Si asterrà dall’entrare nei molteplici particolari della complessa crisi della,ggi.o e del' cambio.

Crede, invece, opportuno sottoporre alia C,amera alcune osservazioni sintetiche. Riassumerò il pen­ sièro e l’animo mio (così dice l’on. ministro) su l’in­ tera ¡situazione economica, in correlazioni© con la guerra gigantesca che richiede e assorbe tutte le forze e tutte le virtù del paese.

Di virtù militari e civili l’Italia è ricca, e non ha dia paventare che non l’assistano sempre l’abnega­ zione e il ooraggio e l’ingegno per tutte le difficoltà della guerra e per navigare, in quest’anno, del su­ premo cimento, anche fra gli scogli delia politica annonaria e di quella agraria, della politica dei tra­ sporti marittimi e terrestri, e -di quella della mone­ ta e dei cambi.

Nessuno di noi vuol disconoscere che molte e gra­ vi sono le difficoltà da superare. Sono difficoltà ine­ renti alla -guerra e ¡per la massima parte non im­

previste.

(6)

270 L’ E C O N O M ISTA

25 marzo 1917 - N . 2238

kutt’aitro; l’Italia pure avendo sotto gli occhi le im­ mani difficoltà entrò in guerra nella primavera dei 1915 perchè convinta che era una necessita meiut taibide ed un sacro dovere; perchè persuasa, che-don uscendo dai limbo delia neutralità andava incontro a tutti i danni, e i pericoli; perchè cosciente che non poteva annullare tutto u glorioso suo passavo, » nunziando alle sue luvendicaziom nazionali © a par- cipaue cogli antri popoli liberà a rendere al mondo u henencm delia pace durevole colia vittoria del damino e dieiia giustizia.

Nessuno di noi, ripeto, vuol disconoscere le diffi­ colta, te sonerenzei, le angosci© che la guerra può portare seco, anche nel campo economico. Ma la nostra rede è sorretta dalla provata virtù di volontà •e dii i'fciàitòteiizia. <lei popO'M* itadiano; ed è aatresi sorretta, nonché dai patti con gii Alleati, dalie iden­ tità dii vedute e di intenti, dalla solidarietà che stringe lit a b a 'alla potente Untone britannica, alla generosa sorella latina, alla grande Russia.

li per 1 bisogni, degli approvvigionamenti e dei trasporti ,e per i bisogni di mezzi d i pagamento non abbiamo alcun motivo di dubitare che non sia per proseguine al prezioso appoggio dei Governo ¡rigiese. Umbro i, dubbi — poco opportunamente sol­ té vati da qualche oratore — panano i fatti; b'a,sta incordare gii accordi già comchiusi per i riforni­ menti dì grano, di carbone e d ì metalli, e per i noli e per ta ab,e,sa dei mare, e gli accordi finanziari già pietsi, di prossima scadenza; ai quali seguiranno quelli cfie su stanno prendendo per l’avvenire. _

1 Governi deilTnteisa hanno, dimostrato, in ripe­ tuti incontri, di essere perfettamente consci della necessità, di coordinare, per vincere l’aspra lotta, non soltanto l’azione militare, ma altresì le forze

economiche. . . . , , ,,,

.E l’oratore sente il dovere d i attestare la lealtà e la efficacia di codesti fraterni propositi e di sog­ giungere, per omaggio al vero e per non parere in­ grato verso la Tesoreria inglése, che di tali propo­ siti il Tesoro italiano già ebbe ragguardevoli prove, e. altre maggiori confida di avere fra giorni.

Da un oratori© è stato espresso su per giù questo concetto'*, che il Ministero de,l tesoro sia un organi­ smo antiquato : eh’esso abbia reso in passato qual­ che servizio; ma abituato alle condizioni normali e tranquille dei tempi di pace, sia disadatto o Inetto alle condizioni eccezionali del tempo di guerra, le quali richiedono' genialità, agilità, prontezza e ar- ,dirie.

L’oratore afferma che passionale ed errata è una tale sentenza, la quale investe non soltanto la sua persona ma tutta l’Amministrazione che egli ha Hombre di reggere. Se così non credesse non sareb­ be a questo posto. Ma quello che importa è il giu­ dizio delia Camera; e si augura che essa voglia esprimerlo chiaramente e francamente, senza esi­

tanza e senza riguardi. .

Perchè, in momenti gravi come questi, si neve isemp-re tener fìssa la mente, non alte persone, ma ai 'supremi interessi della Patria; che oggi sono i bisogni della guerra e la necessità della resistenza sino alla vittoria.

Tutto il resto è nulla. Quando tuona ri cannone e gronda il sangue, sarebbe criminoso e sciocco il pensare un solo istante a questioni personali.

Il ministro termina affermando che un paese po­ me il nostro che ha dimostrato tante così forti e belle energie di vitalità e di resistenza è assoluta­ mente destinato alla vittoria che attendiamo im­

mancabile. _____

Cassa di Risparmio di Roma

Relazione sul Bilancio per l’anno 1916

Nell’anno di guerra 1916 il risparmio nazionale nel suo complesso1, non fu turbato da alcun avveni­ mento finanziario conitrastante alla sua normale for­

mazione. . , . . ,

Trascorso il primo bimestre di decrescimento, do­ vuto airemissione, del terzo prestito, nazionale al 5 o/ si notò subito un sensibile miglioramento nelle sómme dei depositi che nei mostri Istituti di rispar­ mio è nelle Casse postali del Regno trovano, rifugio momentaeo in attesa di collocamento, più stabile e maggiormente rimunerativo.

Se tranquillo, e promettente, adunque, fu l’anda­ mento -del risparmio in generale, non altrettanto può dirsi del mercato monetario e dea valori P u b b l i ­

ci, la cui nota dominante fu quella della sfiducia

e del pessimismo. ., . , .

E’ vero che a ciò contribuirono, piu che ì biso­ gni del T esoro,. per le ingenti spese di guerra, le mene di esosi speculatori, i quali dimentichi dei su­ premi interessi della patria, profittando dello stato idi incertezza in cui si trovavano gli animi dei piu timorosi, contribuirono con l’aTLarme e il discredito a procurare i.1 deprezzamento dei titoli di Stato, la­ sciando intravedere possibili diminuzioni nei reddi­ ti eid aggravi sul capitale.

Non vi è riprovazione sufficiente per deplorare ta­ li indegne manovre e beine, redarguii alia Camera dei Deputati, nella tornata die! 14 dicembre 1916, i s E Carcano, Ministro del Tesoro, qualificando ] rei dei delitto di lesa patria gli autori di così crimi­

nose speculazioni. , . . .

Per nostro, conto aggiungiamo eh©' basta un limi­ tato buon senso per persuadersi che la sistemazione finanziaria 'del dopo guerra, qualunque sia la som­ ma degli oneri contratti dagli Stati belligeranti, non porrà mai gravare sui portatori dleille obbligazioni emesse ai fini delia difesa nazionale.

La nostra amministrazione con l’abituale sua pru­ denza più che Tiàcciresoimento dei depositi a ris-par- inio, si propose di consolidare le riserve^ destinate a garantire non solo il capitale dei depositanti, ma a fronteggiare eziandio le inevitabili minorazioni di valore nelle attività deìTIstituto e più specialmen­ te in quelle rappresentate dalla rendita pubblica e 'dagli altri titoli di Stato- E’ perciò che, non ostante il deprezzamento, verificatosi nei valori pubblici e le difficoltà di esazione, idei crediti in scadenza, fu pos­ sibile presentare a chiusura di esercizio un bilancio basato sulle piti rigorose valutazioni di attivo e con una proporzione nei r in vestimenti fruttiferi la piu rispondente al momento difficile che i;l Paese- attra­ versa E ciò senza turbare i fondi patrimoniali di garanzia, i quali nella loro cospicua entità conti­ nueranno a formare- un baluardo intangibile del de­ naro affidato alla nostra Cassa di risparmio.

Passando ora ad illustrare le parti principali del bilancio, cominciamo, coinè -di consueto, dalla situa­ zione patrimoniale di fin© d’anno, per indi soffer­ marci, sia pure fugacemente, sul movimento degli impieghi fruttiferi, d-eii beni stabili, dei depositi a ri­ sparmio e ¡sulle risultanze eaoMamlietoe d'esercizio.

I.

Si t u a z i o n e p a t r i m o n i a l e

Il compendio delle attività e passività patrimo­ niali die-ila nostra Gassa di risparmio al 31 dicembre 1916 si riassume nelle seguenti principali categorie un conformità al primo prospetto del bilancio. Mutui e Conti correnti ipo-

t e n a r i... L. 39.904.683,57 Mutui e Conti correnti chi- ,,

rografari ed altri Crediti » 9.488.951,40

L . 49.393.63o.03

Titoli a debito dello Stato o , „ „ „ , 0,078 da esso garantiti . . • L. 4o.i»4.oiy,i» Cartelle fondiarie « Azioni

della Banca d’Italia . . » 10.279.401,50 Consorzio per la concessione dei mutui ai

danneggiati dal terremoto del 28 dio. 1908 per 11 ventesimi versati... L'­ erediti diversi con garanzia ipotecaria pro­

venienti da vendite di beni immobili. . » Depositi in conto corrente presso gli Istituti

di e m is s io n e ... ; * De Rothschild F.Ili di Parigi - per residuo di

conto corrente ... * Beni s ta b ili... * 54.063.721,28 550.000,—. 1.979.35i,09 4395.055.64 150.361.85 5.097.096,62 L.115.629.227,51 Residui di rendite . . . L. 1.195.383,73

Crediti diversi; ed altri ca-

pitali mobili . • ■ » 596.756,45 Cassa a contanti . • » 1.305.043,73

Attività dell’Istituto

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25 marzo 1917 - N. 2238 L’ E C O N O M IS T A 271

Passività

Depositi a risparmio per capitale e interessi L. 97.272.916,16 Depositi diversi ed altri residui passivi. . » 230.213,62 Passività dell’Istituto L. 97.503.159,98 . L. 21.223.251,44 » 26.337,50 » 15.029.683,59 » 2.349.863,85 >, 2.504.801,61 » 82.464,64 » 1.160.100,25 L. 21.223.251,44 Donde un patrimonio netto di .

costituito come appresso:

Fondo di d o ta z io n e ... Fondo di riserva . . . • ■ Fondo di previdenza par le oscilla/,, dei titoli Fondo per le perdite eventuali

Fondo per la beneficenza... Avanzo netto per l’esercizio 1916 .

Totale come sopra

In confronto alle.cifre dlel 1915 rileviamo: • Attività 1915 lire 117.687.216,45;. attività 1916 lire 118.726.411,41 con un miglior amento di L. 1.039.194,97.

Passività 1915 line 93.611.996,44; passività 1916 lire 97.503.159,96 con una differenza in più di lire 1.891.163.54.

Patrimonio 1915 lire 22.075.220,61, patrimonio 1916 lire 21.220.251,44 con una minorazione di lire 851.968,57.

Contribuirono a costituire t'accennata, diminuzione di patrimonio le seguenti variazioni in più e in meno negli elementi che ne compongono la sua entità.

Maggiore importare d!i L. 537,50 nel Fondo dii do­ tazione per differenza tra le azioni emesse ed estinte nell’anno.

Supero dii L. 64.612,46 Fondo dii riserva, sia per la quota utili 1915 destinata al suo accrescimento, siia ancora per Timportare dii una azione sociale passata, per Statuto, al fondo stesso.

Diminuzione di L. 982.099,45 nel Fiondo dii previ­ denza per le oscillazioni nel valore dei titoli, dacché rim petto all’assegnazione dii L. 750.000 — fattagli con gl|i utili del 1915, stanno le svalutazioni applicate a fine d ’apno 1916 alla consistenza dlei nostri titoli per un importo dii lire 1.732.099,45 e sulle quali ci intrat­ terremo più diffusamente sotto il capitolo diegilii im­ pieghi fruttiferi.

Minor importare di lire 6.147,47 nel Fondo per le perdite eventuali, in corrispondenza delle sopravve­ nienze passive al netto delle radiazioni operate nel 1916.

Aumento di lire 50.371,85 nel Fondo per la benefi­ cenza, per altrettanta somma non ancora erogata sulle lire 250.000 — assegnate per lo scopo anzidetto1. Maggi-or importare di lire 20.756,54 nell’Avanzo di rendita netta, conseguito nel 1915 in line 1.139.343,71 e nel 1916 in -lire 1.160.100,25.

Infine la totalità del capitale in amministrazione (depositi a risparmilo più patrimonio) si accertava al 31 dicembre 1916 nella maggior somma dii1 lire 118.496.197,60, rispetto alla quale, nel separato alle­ gato A, sono calcolate le cifre percentuali delle di­ verse quote che me compongono la complessiva en­ tità.

II.

Im p i e g h i f r u t t i f e r i

La situazione dei nostri rinvestimenti fruttiferi al 31 dicembre 1916 è ampiamente dimostrata nel pro­ spetto allegato B in culi! è riprodotto iil movimento dèlie, diverse categorie degli .impieghi in confronto alle cifre1 di principio e -fine d’anrtoi.

Riepilogando tuttavia i capitoli a chiusura d’eser- cizlio abbiamo:

stimanti fruttiferi. Così, leggermente diminuite ve­ diamo anche le categorie dei. mutui e conti correnti garantiti da pegno, delle anticipazioni e dei crediti verso lo Stato ed altri Corpi morali. Mentre aumen­ tate ci risultano nel loro complesso le cifre degli im­ pieghi in effetti pubblici non ostante le diminuzioni di valore introdotte a fine d’anno onde dare a così importante quantità dii capitale in amministrazione il più rigoroso apprezzamento, in conformità al corso medilo ufficiale dei titoli del giorno 29 dicèmbre 1916, determinato dal Ministero del commercio con le norme .stabilite dal R. D. 24 novembre 1914. E ¡ciò non pertanto che i corsi medesimi fossero discesi ad un lìveliLo assai basso e non rispondente alla, bontà e saldezza dei titoli stessi, rappresentati per la mas­ sima parte dia obbiigaziilonii dii debiti redimibili rim­ borsabili -alla -pari con sorteggi graduali.

Benché questo criterio di valutazione, che fu pur quello suggerito dalla competente autorità vigila- trice con circolare del 29 decembre u. s., ci abbia obbligati alla già rilevata minoranza patrimoniale di. lire 1.732.099,45, tuttavia non v’ ha chi non vegga quanto esso contribuisca alla sincerità del nostro bi­ lancio, elemento necessario di fiducia ed oculatezza amministrativa.

III.

Be n i s t a b i l i

Nell’anno 1916 non si è verificata, alcuna variazio­ ne melila consistenza dei. nostri immobili urbani al- l’infuori dell’aumentato capitale dii lire 12.000 — dèi fabbricato posto in vìa della Cisterna e piazza S. Ca­ llisto per altrettanta .somma pagata al proprietario dello stabile limitrofo allo scopo di costituirei in fa­ vore del nostro Istituito una servitù attiva' dii pro­ spetto. Di guisa che il valore della proprietà immo­ biliare della Cassa dii risparmio al 31 dicembre 1916 rimase accertato niella .complessiva somma di lire 5.097.096,62, rappresentata come appresso :

Palazzo di residenza dell’Istituto . . . L. 828.255,92 N. 30 stabili urbani provenienti da espropr. » 3.268.097,49 N. 4 isolati al quartiere Testaccio per uso pop. » 1.000.733,21 L. 5.097.096,62 Nell'esercizio 1916 si realizzarono rendite

per un importare di . contro una totalità di straordinaria di .

distinta come segue: Riparazioni straordinarie manutenzione ordinaria, imposte . . . . acqua . . . diverse . . spesa ordinaria e . L. 33.075,86 . » 77.646,55 . X 141.483,47 . » 10.725,46 . » 43.844,16 L. 306.775,50 627,727,’ 2 306.775,50

Mutui e conti correnti ipotecari

Mutui e conti correnti garantiti da pegno e anticipazioni . . . . • • , • Crediti verso lo Stato ed altri Corpi morali . Buoni del Tesoro... ; Titoli a debito dello Stato e da esso garantiti Cartelle forni, ed azioni della Banca d’Italia .

. L. 39.904.683,57 » 473.949,08 » 9.015.002,38 » 6.419.574,50 » 37.364.745,28 * 10.279.401,50 Totale L.103.457.356.31 Anche fa quest'anno sensibilmente diminuita tro­ viamo la cifra, dei mutui ipotecari, non ostante le diffi colta incontrali e per il ricupero -diedi crediti in scadenza; Iil che attesta la premura, da noi spiegata perchè, nei limiti del giusto e oompatibilmente con lo stato di guerra deilla nazione, si continuasse nel divisamente propostoci da vari anni di diare lai mag­

giore mobilità possibile al capitale dlei nostri

rive-conseguendosi pertanto un risultato netto di L. 320.952,22 superiore di L. 22.000,88 a quello del. 1915.

In confronto ¡alle cifre del 1915 si, verificò nel 1916 una minore rendita .lorda di L. 10.062,48 ed una mi­ nore spesa di L. 32.063,36.

IV.

De p o s i t i a r i s p a r m i o

Il credito dei depositanti, che al 31 dicembre 1915 rimase accertato nella somma, di lire 95.397,903,32, discese dapprima,, a fine febbraiio 1916 alla minor cifra di lime 90.308.363,57, in conseguenza della sotto­ scrizione nazionale al terzo prestato di guerra 5 % emesso nel gennaio antecedente, alla quale non solo la nostra Cassa concorse col capitale- proprio di lire 2,500.000 — ma buona parte dei nostri librettisti vi partecipò con -somme assai rilevanti.

Chiusasi, peir altro, col 1° marzo successivo la. pub­ blica .sottoscrizione, le domande dì rimborso non tar­ darono a rientrare nel .loro limite normale, mentre di nuovo venne ad accrescersi il movimento dei ver­ samenti fino a far risalire al 30 giugno 1916 l’am­ montare dei depositi a risparmio alla somma di 93.415.312,67 lire, per quindi raggiungere a chiusu­ ra di esercizio l’importane complessivo, fr,a capitale e interessi di lire 97.272.946,16 superiore di lire 1 mi­ lione 875.042,84 a quello del 31 dicembre 1915.

(8)

inoer-272

L ’E C O N O M ISTA 25 marzo 1917 - N . 2238

tozza, d,i dare ora stabile impiego al capitale dispo- nabile, è tuttavia -sintomo assai confortante per l’e- oom-omia pubblica nel momento in cui il Paese ha bisogno della maggior cooperatone finanziaria di tutti a causa delle crescenti necessità di guerra.

N'el separato alieigato C è dimostrato il movimento dei credito dei depositanti per l ’anno 1916 che qui appresso riproduciamo:

Depositi a risparmio al l.o gennaio 1916 in­

scritti sopra libretti n. 75,191 , . . L. 95.397,903,32 Versamenti eseguiti nell’anno n. 37,060 di cui

n. 6147 sopra libretti nuovi . . . . » 20.972.742.79 Interessi capitalizzati alle due scadenze seme­

strali 30 giugno e 3. dicembre . . . » 2.581.132,81

... , . . Totale L.118.951.778,92 «imborsi effettuati nell’anno n. 42,878 di cui

6472 su libretti e s t in t i... » 21.678.832,76 Depositi a risparmio, per capitale e interessi

al 31 dicembre 1916, rappresentati da li­

bretti in circolazione n. 74,866 . . . L. 97.272.946,16

Ri s u l t a n z e e c o n o m i c h e

La. totalità delia rendita lorda ascese nel 1916 a lire 5.247.242,36 contro L. 5.040.070,90 liquidiate a chiusura deiU"esercizio precedente, con una ditte renza in, meno di L. 56.828,54.

Contribuirono a stabilire siffatta diminuzione dii rendita: jner L. 86.848,99 lai cifra degli interessi degli impieghi fruttiferi; per L. 10.062,48 l’importare dei reddito! dei tfondli urbani, attese le diminuzioni di fitto deliberate' neilTanno in considerazione delle dif­ ficoltà leconomiche in cui vennero a trovarsi alcune famiglie d'eì nostri inquilini; e petr L. 9.095,74 ll’am- montaire dei profitti diversi. Il tutto compensato dal maggior importo dleigli interessi attivi diversi per L. 49.178,67 dipendente dalle nuove note dii colloca­ zione emesse a favore della. Cassa in rappresentam- aa di nostri crediti Liquidati sopra il p,rezzo di sta­ bili venduti in dlannioi di mutuatari morosi.

le spese risultarono nel 1916 minori di lire 77.58o,08 essiendo state accertate a, chiusura di eser- Cliziio in L. 4.087.142,11 rimpetto a L„ 4.164.727 19 li­ quidate complessivamente per il/ 1915.

Nel confronto fra i d u e , esercizi si rilevano au­ menti nell 1916 per complessive lire 60.556,94 nelle tasse di ricchezza mobilie, mano-morta e diverse e melile spese di amministrazione, legali e notarili- mentre diminuite di lire 63.776,46 e 41.050,67 risulta­ no rispettivamente le cifre degli interessi passivi a favore dei die pesi tanti e diegli interessi passivi di- versiii. Come pure diminuite di L, 32.063,36 appari­ scono le spése per ffl fondi urbani, e dii L. 1.251 53 1© perdite diverse'.

Riepilogando le cifre generali del 1916, abbiamo': Ammontare della rendita lorda . . . . l. 5.247.24330 Ammontare delle spese per interessi passivi,

tasse ed a l t r o ... » 4.087.142,11

.1916; mentre superiore dii lire 6.753,71 è risultato quello delle rendite dei capitali impiegati in relazio­ ne ai, maggiori rin ve stimanti eseguiti nell’esercizio decorso.

Minore dii lire 183,05 si rinviene la cifra delle pen­ sioni in conseguenza delia morte di un nostro pen- sionato e- ciò non ostante la liquidazione deliberate nel 1916 a fasore degli ex-impiegati signori rag. Er­ nesto Sebastiani a Gustavo Pisani..

1 ¡S Ì atìsegnamenti, per contro, aumentarono, dii, lire i.bo0,39 in dipendenza principalmente di quello liqui­ dato a favore della vedova del pensionato defunto.

Anche pei titoli dell fondo peinisiioinii abbiamo proci©- duto a razionali diminuzioni, d,i valore nell’apprez­ zamento, al 31 dicembre 1916; ma poiché i titoli stes­ si stanno a rappresentare un impiego stabile di ca­ pitali non aventi in contrapposizione, creditori da soddisfare, come avviene per la nostra Cassa di ri­ sparmio, così le svalutazioni furono limitate ad una percentuale che varia dal 2 ai 5 % a seconda d,e,l de­ prezzamento verificatosi nel corso, di ciascun titolo

e della relativ-a condizione di ricupero per sorteggi

0 rimborsi, a termine più 0 meno lontano. Il che ci ha condotti a dover liquidare un importo di differen­ ze passive di lire 47.015,— che, diminuito delle va­ riazioni attive per complessive lire 6.880,60, forma 1 indicata minorazione di valore in lire 40.134,40. La quale, inscritta nel passivo diei fondo unitamente a- glli oneri per pensioni ed assegnamenti e imposta di R. M., costituisce il carico totale diell’esercizi,o 1916 in lire 67.345,09 a fronte delle già rilevate variazioni in aumento in lire 165.762,89 con una eccedenza at­ tiva peir il 1916 d,i lire 98.417,80.

Li 14 febbraio 1917.

Per il Consiglilo, di Amministrazione Il Presidente

Ro n a s i Conte Ad eo d a to

______ 1 Senatore die.1 Regno;

NO TE ECONOMICHE E FINANZIARIE

Il Rame

Avanzo di rtndita netta 1916 . . . . l. 1.160.100,25 superiore di L. 20.136,54 a quello, emerso a chiusura del precedente esercizio 1915 in lire 1.139.343,71.

Fo n d o Pe n s i o n i e d As s e g n a m e n t i

a favore degli impiegati e delle loro famiglie.

Il capitale del Fondo pensioni ed assegnamenti, che a chiusura d'eiil’-eseircizio precedente rimase ac- oertato in L. 1.947.343,16, raggiungeva al 31 dicem­ bre 1916 la. maggior somma di L. 2.045.760,96, aumen­ tando nell’anno di altre lire 98.417,80 in ooinfiortnità della seguente diimastrazione,.

1 Variazioni in aumento :

Ritenute mensili stigli stipendi. . , 8.57410 Elargizione della Cassa di risparmio sugli

utili dell’esercizio 1915 75.000 —

Rendite 1916 dei capitali rinvestiti . . . » S2! 188*79

Variazioni in diminuzione:

Pensioni liquidate nel 1916 lire 9.490,20 — Assegnamenti alle famiglie di impiegati e di inservienti defunti L. 15.261,63 - Impo­ sta di_ R. M. gradante le une e gli altri L 2.458,86 — Differenze di valutazione di

titoli a chiusura di esercizio L. 40.134,40 j> 67 345,09

Aumento nel 1916, in tutto come sopra . . L. 98.417,80 Pressoché identico alla cifra del 1915 troviamo ì importare delle ritenute rilasciate sugli stipendi del

f ogliamo dal citato volume sulle Previsioni eco­ nomiche pier il 1917 le notizie, riflettenti il rame.

Da quando- siamo entrati nel ventesimo secolo la prod’uèiione mondiale del rame è stata più che rad­ doppiata da quanto ©ria alla fine dlel diciannovesimo In fatto le richieste, hanno progredito colla produ­ zione, ma occasionali variazioni in questi due fat­ tori hanno cagionato di tempo in tempo delle vio­ lenti oscillazioni nei prezzi anche prima della guerra.

Nel 1902 il rame Standard era disceso a L. 45 per tonnellata. Dal 1907 un aumento annuale ha por- tetto il prezzo al ma,sisimo iiiivello dei nostri tempi prima, della guerra, a circa L. I l i, ma è poi rica^ auto sotto L. 53 dopo tre anni, per riprendersi nel lJte a L. 80. Nell anno precedente la guerra furono toccati gli estremi limiti di L. 77,2,6 e di L. 57,2 6. 1,1 prezzo medio contanti del rame Standard in que­ sti ultimi .anni è stato, nel 1910 dii L. 57 3 2- nei 91,,A ; 56,1,9; 1912 L. 73,12,2; 1913 L. 68,5,9; ’ 1914 L. 59,11,3; e nel 1915 L. 72,12,9.

A cagione della guerra non è possibile comple­ tare statistiche, esatte; quelle germaniche, accurata- ìnente esatte, non sono più pubblicate dal gennaio f. 15, « quelle della « American Producers Associa- n L , ” ,s.o;no pure S0SP«se dall’inizio della guerra Pubblichiamo quelle fino al 1913, incluso, della Me- ta,llgeiseidschiaft di Framcofiorte, e quelle degli ultimi due anni che provengono dalla rivista <w Enginee­ ring and Mining Journal » di New York. %

La produzione mondiale di rame raffinato.

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