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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.44 (1917) n.2233, 18 febbraio

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L’ ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

A

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XLIV - Vol. XL V ili

Firenze-Roma,

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febbraio

1917

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N.

2233

Per l’anno 1917 l’Economista continuerà ad usci­ re cori otto pagine in più, come per l’anno de­ corso. Il continuo accrescersi dei nostri lettori ci dà affidamento sicuro che, cessate le difficoltà materiali in cui si trova oggi tutta la stampa ed in specie la periodica, per effetto della guerra, po­

tremo portare ampliamenti e miglioramenti al no­ stro periodico, ai quali già da lungo tempo stiamo attendendo.

Il prezzo di abbonamento è di !.. c o amine anticipate, per l’Italia e Colonie. Per l’ Estero (unione postale) !.. *5. Per gli altri paesi si aggiungono le spese postali. Un fasci­ colo separato !.. i.

SOMMARIO:

PAUTE ECONOMICA.

La Svizzera cerca uno sbocco al mare. Il consumo del pane aumenta ? Sull’ imposta militare. - N, d. R.

1 nuovi criteri di tassazione sul redditi. — S. R, L’ avvenire dei Prestiti di guerra. — Fe d e r ic o Fl o r a.

NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.

Lusso e superfluo. — Tubercolosi in Italia. — Per la rinno- Abitazioni operaie. — Aumento di popo-

Industria elettrotecnica.

PARTE ECONOMICA

vazione della scuola. -- lazione negli Stati Uniti,

EFFETTI ECONOMICI DELLA GUERRA.

Prezzi delle derrate — Costruzioni navali. Alimentazione italiana — Limitazione dei consumi — Alimentazione di guerra. FINANZE COMUNALI.

Mutui alle provincie e ai comuni. IL PENSIERO DEGLI ALTRI.

La lotta contro il rialzo del cambio — La eooperazione in Ita­

lia e la guerra.

LEGISLAZIONE DI GUERRA.

Economica : Energia elettrica — Vendita di saccarina — Sale

industriale — Valutazione titoli esteri. NOTIZIE - COMUNICATI - INFORMAZIONI.

Anticipazioni inglesi agli Alleati — Casse di risparmio Russe — Banca americana a Pietrogrado - Banche di risparmio a Lon­ dra — Credito Nazionale Ottomano — Marina mercantile ameri­ cana — Produzione di rame — Commercio del caucciù — Dif­ ficoltà agricole in Inghilterra. — Tasso delle assicurazioni di guerra Istituto italiano di Credito Fondiario — Prestito Nazionale con­ solidato 5 °/0 netto a pubblica sottoscrizione per le spese di guerra. Situazione degli Istituti di Credito mobiliare, Situazione degli Istituti di emissione italiani, Situazione degli Istituti Nazio­ nali Esteri, Circolazione di Stato nel Regno Uuito, Situazione del Tesoro italiano, Tasso dello sconto ufficiale, Debito Pubblico italiano, Riscossioni doganali,Riscossione dei tributi nell’ eser­ cizio 1911-15, Commercio coi principali Stati nel 1915. Espor­ tazioni ed importazioni riunite, Importazione (per categorie e per mesi), Esportazione (per categorie e per mesi). Prodotti delle Ferrovie dello Stato, Quotazioni di valori di Stato

italiani, Stanze di compensazione, Borsa di Nuova York, Borsa di Parigi, Borsa di Londra, Tasso por i pagamenti dei dazi do­ ganali, Tasso di cambio per le ferrovie Italiane, Prezzi del­ l ’ argento.

Cambi a ll’ Estero, Media ufficiale dei cambi agli effetti dell’ art. 39 del Cod. comm., Corso medio dei cambi accertato in Roma, Ri­ vista^ dei cambi di Londra, Rivista dei carni»i Parigi. Indici economici italiani.

Valori industriali. 4

Credito dei principali Stati.

Numeri indici annuali di varie nazioni.. Pubblicazioni ricevute.

I manoscritti, le pubblicazioni per recensioni, le comunicazioni di redazione devono esser dirette all’avv. M. /. de Johannis, 56, Via Gregoriana, Roma.

La Svizzera cerca uno sbocco al mare

Le speranze che dall’ attuale sconvolgimento e dal futuro assetto derivano ai popoli, anche a quelli che hanno partecipato al conflitto soltanto nella forma statica della neutralità, sono molte­ plici e svariate. Ognuno pensa al miglioramento delle proprie condizioni e tenta di orientarsi' in modo da poter raggiungere un assetto più comple­ to e più confacente nella sua convivenza fra le altre nazioni.

Ce ne dà un esempio la Svizzera che studia, e non da ora, quale sia. la via più conveniente di comunicazione col mare, col grande polmone di cui abbisogna per respirare, se non liberamen­ te, almeno il più salutarmente.

Questo paese a noi così prossimo che coltiva una politica degli scambi commerciali quasi to­ talmente diversa dalla nostra, perchè chiede e de­ sidera e ambisce aumento della importazione io ispecie di materie prime, non trovandosi meno­ mamente preoccupato del saldo dello sbilancio commerciale, sa che il suo migliore avvenire in­ dustriale è strettamente connesso col funziona­ mento del Suo sistema ferroviario, colla utilizza­ zione delle sue forze idrauliche ed in prima linea colila sua comunicazione col mare.

Volgendo lo sguardo intorno a sè la Svizzera trova fra i porti più vicini, al sud Genova con un movimento di circa quattordici milioni di ton­ nellate, e Marsiglia con circa 19 milioni. Il col- legamento ferroviario con Genova si svolge at­ traverso due tunnel; una sola linea diretta la con­ giuri ge con Marsiglia. Ciò allo stato attuale e quindi senza contare il progetto, tuttora tale, della navigazione del Rodano che dovrebbe essere ca­ nalizzato alla sua uscita dalla Svizzera, come fra Lione e Arles, per costituire una comunicazione fluviale fino a Marsiglia. Sull’Atlantico, all’ovest due estuari, quelli della Gironda e della Loira, danno accesso a Bordeaux e St. Nazaire rispetti­ vamente; il primo porto con un movimento di cinque milioni e mezzo di tonnellate, il secondo con quattro milioni. Lo sviluppo di questi porti è stato assai lento, secondo gli svizzeri, perchè quindici anni or sono il loro movimento era di quattro e tre milioni di tonnellate, con evidente progresso assai limitato nel tempo. Ciò è conse­ guenza del fatto che il golfo di Guascogna è con­ siderato negli usi marittimi come una posizione appartata, tantoché tutte le principali linee marit­ time passano al largo di quei porti, i quali hanno perciò prevalentemente un movimento locale. E’ da notare però che al fine di svilupparli, si è co­ stituito in Francia il Comitato « Suisse - Océan » lo scopo del quale è quello di creare delle linee ferroviarie trasversali fra la Svizzera ed i porti del golfo di Guascogna.

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146 L'ECO N O M ISTA 18 febbraio 1917 - N. 2233

riori : Cherbourg con quasi otto milioni di tonnel­ late. Le Havre con dieci milioni e duecentomila, ossia quattordici milioni comprendendovi Rouen; poi Boulogne con oltre cinque milioni, Dounker- qùe con quasi cinque milioni e infine Anversa con trentatrè milioni e Rotterdam con ventisette mi­ lioni (questi due porti, compreso il cabottaggio rag­ giungono i settanta milioni); in ultimo Brema con Bremerhaven con circa otto milioni e mezzo, Hambourg con oltre ventisette milioni di tonnel­ late.

Verso il nord dunque, esiste per la Svizzera una corona di porti continentali il cui movimento marittimo' totale raggiunge la cifra di oltre 128 milioni di tonnellate. Si può anche considerare il movimento' dei porti inglesi della Manica (Ply­ mouth, Southampton, Douvres, e Londra) e si giunge a circa 180 milioni, il che conferma che la Manica ed il mare del Nord sono i mari più fre­ quentati del mondo.

E’ facile intendere perciò che cosa quel tonnel­ laggio rappresenti di facilità, di regolarità, di ra­ pidità e di buon mercato di noli in tempi normali. Attraverso due linee francesi e quattro che dalia Svizzera, si dirigono al nord, questa è in collega­ mento con quei centri marittimi, oltreché per mezzo del Reno navigabile.

Si intende facilmente come gli Svizzeri dell’ oggi anche per ragioni politiche siano proclivi a vede­ re verso il Nord la via dii accesso più facile e più vantaggiosa, al mare.

Se non che richiama la loro attenzione anche il progetto suaccennato del Comitato « Suisse - Océan » come quello che per diverse linee (Bàle- Dijon - Nevres - Bourges - Tours - Cantes da una parte e Ginevra - Lyon - St. Germain des Fossés- Limoges - Perigueux e Bordeaux dall’ altra) of­ frirebbe la via più corta, sebbene sia da osser­ varsi, come puro dettaglio, che il porto di Bor- j deaux si trova sulla riva sinistra della Gironda, mentre la linea progettata avrebbe termine sulla riva destr^.

Gli Svizzeri calcolano altresi che i noli .medi della via fluviale del Reno raggiungono circa fr. 7.50 per tonnellata, e si domandano se le pro­ gettate vie ferrate del Comitato « Suisse - Océan » potrebbero battere questa concorrenza ed offrire tariffe migliori.

Ma altre considerazioni ancora spingono ancor più gli Svizzeri verso le vie del Nord. Essi dicono :

La lotta economica dell’ avvenire obbliga la Svizzera ad evitare qualsiasi intrapresa economi­ ca da parte dell’uno o l’ altro dei gruppi di nazio­ ni in guerra. Ora, le vie del « Suisse - Océan » non apporterebbero tutti i vantaggi che si potreb­ bero trovare nella via del Nord come dimostrano le cifre. Inoltre la via del Nord potrebbe essere neutralizzata e non è da dimenticarsi che fa na­ vigazione sul Reno era stata neutralizzata prima della Convenzione del 1868 e che essa era stata firmata dalla Francia. Questa Convenzione ci ha privato di un diritto che ci era stato concesso dal Congresso di Vienna. In fondo tutte le Potenze segnatarie di quella Convenzione hanno leso i diritti della Svizzera, tanto la Francia quanto la Germania. Ora la via del Reno neutralizzata po­ trebbe essere per la Svizzera la via di introduzio- hie delle materie prime di importazione, mentre potrebbe èssere considerata favorevolmente l’ i­ dea di esportare per la via « Suisse - Océan », se i servizi marittimi partenti da Bordeaux e St. Nazaire garantissero facilitazioni e regolarità e rapidità. Che la Francia, confermano gli Sviz­ zeri, sviluppi i suoi servizi marittimi, aumenti la sua flotta mercantile in modo da dare ai suoi por­ ti Atlantici il carattere internazionale che manca

loro, ed in tal caso sarebbe un torto non utiliz­ zare il tragitto « Suisse - Océan ».

Il ragionamento, come ognuno vede, è solido e pratico. La Svizzera, al di sopra di ogni senti­ mentalità, cerca la convenienza e il van­ tàggio proprio e lo discute con evidente serietà. Guardando però la carta geografica e confron­ tando le distanze ci sentiamo sorpresi che l’ Italia non abbia saputo comprendere un tale'problema e non abbia diretti sforzi maggiori e più intensi per porre le sue coste quanto più possibile vicine alla nazione confinante e per servirla attentamen­ te e quanto più a buon mercato fosse possibile, per renderla in condizioni tali da credere che Ge­ nova fosse un suo porto naturale, una appendi-1 ce della Svizzera stessa, della quale sempre ed in ogni tempo essa avrebbe potuto servirsi".

Neppure la guerra ha dato modo di intuire un tale probfema e di porlo fra le soluzioni da stu­ diare nel famoso dopo - guerra.

Il consumo del pane aumenta?

Niella attesa dei nuovi preannunciati decreti sul­ la ¡panìficazioné e sul consumo del pane, intesi, nit(eniamo anch’essi, non solo alila massima, ut,¡liz­ za,aione dal prodotto agricolo che dà il pane, ma altresì a limitante il consumo, -oi r¡sovviene questa notizia data dia qualche giorno dalla « Stampa » di T orino :

« Abbiamo già notato, uno degli' scorsi giorni co­ me il nuovo sistema dii pianificazione stabilito dal Governo, non raggiunga affatto lo scopo per cui la misura eira stata presa. Si pensava,, grazie al pane riaffermo e di s o n n a grossa, che il consumo sareb­ be diminuito. In panatica sii è verificato il contrario. Come ebbe già ad enunciare il Sindaco al Consi­ glio 'Comunale, rammento del consunto è risultato daH’ 11 al 25 per cento, in (rapporto al consumo abi­ tuale di una volita. L’incMèsta da noi precedten te­ mente fatta, forzatamente limitata,, ci aveva con­ dotti alTinclrea agli stesisi risultati, epperò quella più completa, che gli' uffici municipali hanno potu­ to. compiere © che .©speme cifre e dati precisi, con­ fermando i primi iriiMèvd dovrebbe Jane evidentemen­ te capè a provvedimenti che, .eliminassero l ’errore •di calcolo in cui è . caduto il Governo ».

P,er qual© ragione il Governo aveva date le note disposizioni circa la panificazione? Per limitar© il consumo del pane. Ora, il Governo non si è avve­ duto che si andava incontro a quello che ogni mo­ desta massaia, ogni semplice madre di famiglila ha subiti?’ pensato, e subito verificato a proprie spese. I consumi, chie si calcolava dovessero diminuire, so­ no ¡aumentati. La misura ha fallito il sup scopo, e fatta questa constatazione, non occorrono prodigi di logica per vernile alla conclusione che la misura non ha più ragione d'essere, ma che altre se ne impon­ gono più ragionevoli e veramente efficaci.

Ma, ci vien fatto di chiederai, i nostri legislatóri, le competenze mobilitate, gli economisti che si af­ fannano intorno ai consumi, che cosa hanno saputo combinane se il risultato ottenuto è stato così av­ verso, alle finalità propostesi e doverose?

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I

18 febbraio 1917 - N. 2233 L ’EC ON OM ISTA 147

Sull’imposta militare

Nel precedente fascjicolo dèli’ E c on o i ri, i H a abbiami} pubblicato Tarticoìo « Sulla imposta militare » (pa­ gina 123) del nostro collaboratore S. R., il quale in­ vocava giusti provvedimenti sulll'appi.icazione di tale imposta, che in alcuni) casi veniva perfino a dover essere esatta nei confronti di contribuente esonerato dal servizio militare che al momento delle esazione era già morto in guerra.

■ Sappiamo ora che il competente Ministero ha prov­ veduto a togliere-in parte le enormità da noi lamen­ tate e che ha disposto Lesionerò dalia imposta per tutto l’anno in cui abbia avuto luogo la singola chia­ mata alle armi. E ciò in deroga a lta ri 3 del R. D. 12 ottobre 1915, in base al quale l’esonero ha luogo in proporzione alla durata del servizio prestato (¡¡1 j bimestre inicominciiato vale come compiuto, eec.).

Questa modificazione sostanziale, afferma il Dica-1 stero delle Finanze, è stata dettata dalla convenien­ za di porre fine alle proteste e lagnanze deffle fami-1 glie degli obbligati al tributo, proteste che appariva-' no non infondate in quanto che, per conseguire il ; . pagamento della quota d ’imposta inscritta a ruolo, ; resattore si rivolgeva alla famiglia deH’obtoligato * quando questi, o era già sotto de armi, o, peggio ;an-1 cera, trovavasi degente in un ospedale od era dece­ duto per malattia o ferite contratte neU’ad’empimento dei suoi doveri.

Cotale disposizione dà dunque ragione ia quanto scrivevamo or è una settimana. Soltanto la deroga cui accenniamo qui sopra avrà effetto dal 1° gen­ naio 1917. Ora non sappiamo comprendere perchè ad essa non è stato dato effetto retroattivo per tutto il 1916 specie per ciò ette riguarda i contribuenti alla imposta defunti durante il servizio militare.

N. d. R.

I nuovi c rite ri di tassazione sui red diti

In una precedente « conversazione » ho cercato di esemplificare, rendendolo più accessibile ai pro­ fani, il nuovo criterio di tassazione dei fondi rusti­ ci stabilito dal decreto luogotenenziale del 9 no- j vembre 1916, n. 1525, alleg. F. Peraltro siccome! tale decreto stabilisce anche, e con effetto dal 1° gennaio 1917, una nuova misura di riduzione dei rèdditi di ricchezza mòbile da netti a imponibili, non credo inutile il trattare anche questo punto, che pur esso merita di essere chiarito; e coglierò l’occasione per parlare anche delle diverse tassa­ zioni, che tra imposta, addizionale, centesimi di guerra, ecc., colpiscono detti redditi.

Premetto intanto che, per- maggiore semplicità, non terrò conto delle detrazioni concesse dalla leg­ ge organica di ricchezza mobile ai redditi minimi di categoria B, C e D, detrazioni che del resto pos­ sono interessare soltanto alcuni contribuenti e i più modesti. Cosicché i miei calcoli avranno per presupposto che tutti i redditi siano assoggetta­ bili alla tassa, senza detrazione alcuna.

I redditi di ricchezza mobile si dividono, come ognun sa, in quattro categorie :

Cat. A 1. — Interessi e premi dei prestiti delle provincie e dei comuni, i titoli al portatore a inte­ resse definito (obbligazioni) di società che hanno per base garanzie o sovvenzioni dello Stato e i premi delle lotterie di ogni specie;

Cat. A 2. — 1 redditi perpetui e quelli proce­ denti da crediti ipotecari o chirografari, o da altri titoli, come mutui anche verbali o per. semplici scritte o sotto forma di lettere di cambio; i premi dei prestiti emessi dai privati: ogni specie di cre­ diti per capitali redimibili o irredimibili; i redditi che hanno un’ origine prediale, come i censi, le de­ cime, i quartesi, i frutti di capitale quandocumque le soggiocazioni e ogni reddito simile che non dipen­

da da condominio q da dominio diretto; infine an­ che i redditi di natura fondiaria, reale od immobi­ liare, se non risulti che dal possessore di essi red diti, o dal possessore del fondo dal quale proven­

gono, già si paghi un tributo stabilito in contem­ plazione dei redditi stessi;

Cat. B. — 1 redditi temporanei misti, alla pro­ duzione dei quali concorrono insieme il capitale e l’opera deH’uomo, come l’ esercizio di qualunque industria ò commercio; i redditi di' tutte le indu­ strie agrarie esercitate da persone estranee alla proprietà del fondo; ed anche i redditi di quelle industrie agrarie che sono esercitate dal proprie­ tario del’ fondo, come l’ armentizia, la serica, quel­ la della produzione del carbone, dell’ olio, del vi­ no, ma unicamente in quanto eccedano i prodotti del fondo stesso;

Cat. C. — I redditi temporanei dipendenti uni­ camente dall’opera de|H’uomo, come 1 esercizio di una professione o di un’ arte, o la prestazione di un servizio; i proventi, anche se avventizi e deri­ vanti da spontanee offerte fatte in corrispettivo di qualsiasi ufficio o ministero, e i redditi alla produ­ zione dei quali non concorre attualmente, rispetto al possessore, nè l’ opera dell’ uomo, nè il capitale, come le rendite vitalizie, le pensioni, i sussidi e simili;

Cat. D. — Gli stipendi, pensioni ed assegni in danaro o in natura corrisposti dalle provincie e dai comuni; gli assegni in natura corrisposti dallo Sta­ to e le mercedi giornaliere degli operai manovali degli stabilimenti, governativi.

Non è il caso di parlare delle ragioni scientifi­ che, che consigliarono il legislatore a non colpire di tassa lo intero reddito netto mobiliare; soltanto accennerò che tali ragioni si fondano sul principio generale che nel reddito vi è sempre compenetrata una parte dell energia economica che lo produce ed è un esempio lampante il reddito del professio­ nista, nel quale non possiamo disconoscere che vi sia un tanto di energia umana consumata. Epperò è più che giusto il concetto della riduzione dei red­ diti netti a imponibili, concetto che gl’ inglesi chia­ mano discriminazione, e che ha per iscopo di col­ pire il reddito puro, la vera ricchezza novella, nel senso scientifico della parola.

Il legislatore peraltro ritenne che non tutti i red­ diti fossero soggetti alla stessa misura discrimina­ tiva e per tale ragione, ampliata maggiormente da altri criteri equitativi, si ebbero le quattro catego­ rie di reddito su menzionate, ossia quattro misure diverse di riduzione da redditi netti a imponibili.

Tali misure di riduzione subirono, per.effetto di varie leggi modificatrici di quella organica di ric­ chezza mobile, diverse variazioni; l’ ultima delle quali è stata appunto effettuata dal decreto luogo­ tenenziale 9 novembre 1916, n. 1525, alleg. F.

Cosicché oggi, o meglio dal 1° gennaio 1917, la riduzione da netto a imponibile è la seguente:

L. 100 nette Cat. A 1 sono uguali a imponibili L. 100 (integrale);

L. 100 nette Cat. A 2 sono uguali a imponibili L. 85 (34/40) e ciò per qualsiasi ammontare e ap­ partengano detti redditi a privati possessori o a enti collettivi;

L. 100 nette Cat. B sono uguali a imponibili L. 50 (20/40) e ciò per tutti i redditi, che non su­ perino le L. 3000, dei privati coqtribuenti;

L. 100 nette Cat. B sono uguali a imponibili L. 62.50 (25/40) per tutti i redditi degli enti collet­ tivi (società anonime e in accomandita per azioni e corpi morali propriamente detti) e pei redditi su­ periori alle L. 3000 dei privati contribuenti;

L. 100 nette Cat. C sono uguali a imponibili L. 45 (18/40) per tutti i redditi tassati salvo rivalsa e per i redditi non superiori alle L. 3000 tassati di­ rettamente a nome dei contribuenti;

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18 febbraio 1917 - N. 2233 L ’ECON OM ISTA 149

L. 100 nette Cat. D sono uguali a imponibili L. 37.50 (15/40) e ciò per tutti i redditi.

Ridotti i redditi da netti a imponibili si applicano su questi ultimi le aliquote di tassazione.

Quanto a queste comincio col fare osservare che l’ aliquota generale ordinaria di ricchezza mobile, che si applica a tutti indistintamente i redditi a qualsiasi categoria appartengano, è del 20 per cen­ to ed essa fu istituita dall’ art. 2 della legge 22 lu­ glio 1894, n. 339.

All’imposta così ottenuta bisogna aggiungere il 2 per cento della medesima per spese di distribu­ zione (art. 65 testo unico 24 agosto 1877, n. 4021). Inoltre, con decreto legislativo 15 ottobre 1914, n. 1128, e con la legge 16 dicembre 1914, n. 1354, fu istituita un’ addizionale 15 per cento sull’impo­ sta del 20 per cento, da applicarsi ai seguenti red­ diti :

Tutti indistintamente quelli di Cat. A 2; Tutti i redditi di Cat. B superiori alle L. 1500

nette; I

Tutti i redditi di Cat. C superiori alle L. 1667 nette;

Tutti i redditi di Cat. D superiori alle L. 2000 nette ;

A quest’ addizionale occorre naturalmente ag­ giungere il 2 per cento per spese di distribuzione. Con R. decreto 21 novembre 1915, n. 1643, alle­ gato A, fu istituito il contributo di un centesimo di guerra per ogni lira di reddito imponibile di qual­ siasi categoria e questo contributo fu raddoppiato con R. decreto 31 maggio 1916, n. 695, per tutti i redditi iscritti nei ruoli, meno per gli stipendi,

P

ensioni e assegni corrisposti agli impiegati dalle 'rovincie e dai Comuni, come in seguito stabiliva il decreto luogotenenziale 27 agosto 1916, n. 1 102, ossia meno per tutti i redditi di Cat. D, per i quali il contributo imposto è solo di un centesimo.

Occorre peraltro notare che su tale contributo di guerra non si computa il 2 per cento per spese di distribuzione.

Su tutto il carico inscritto a ruolo, detrazione fatta del 2 per cento per spese di distribuzione, vanno calcolati infine l’ aggio al Ricevitore e l’ ag­

gio all’Esattore. »

Come si vede il calcolo della tassazione è al­ quanto ingarbugliato e difficilmente chi non ha molta pratica in materia può subito raccapezzar- vici. Epperò stimo di far opera, grata ai lettori ri­ producendo in un quadro (1), che è completo, tutte le varie tassazioni, osservando che le lettere R ed E indicano rispettivamente gli aggi percen­ tuali del ricevitore e dell’ esattore e che quindi ba­ sta sostituire, nelle formule finali del quadro, alle suddette lettere i corrispondenti aggi per trovare 1 ammontare della tassa per ogni 100 lire di reddito netto.

Così, se supponiamo che l’ aggio al ricevitore sia L. 0.125 per 100, e quello all’ esattore sia di L. 1.50 per 100. per conoscere su ogni L. 100 di reddito netto di Cat. A 2 a quanto ammonta la tassa, si ap­ plicherà la formula :

21,25 (R + E) 21,641 + 100

dove alle lettere R ed E si sostituiranno le cifre 0.125 e 1.50 e così si otterrà :

„ „ 21,25 (0,125 + 1,50)

21,64) + ■ 100 = L. 21,9863

_______ S. lì.

L’avvenire dei prestiti di guerra

Potranno, gli odiami Stati belligeranti, aM’indo- riMirii della guerra, pagare gli interessi dei colos­ sali prestiti pubblici contratti per sostenere di con­ flitto?

E’ la domanda che ad ogni nuovo appello dello

(1) Vedi pag. 148. 1866 1914 1916 6.930 14.839 30.176 323 523 1.243 648 2.523 3.733 50 2 1 3 3

Stato in anni, si 'rivolsero sempre, vioéndeyolmente, i risparmiatori di tutti i paesi, non appena il prie- ’ stiiito divenne l ’unica entrata straordinaria capace ; di sostenere l’aspra prova della guerra. L’estrema

facilità con cui gli interessi bellici vennero di poi pagati, e molta parte di essi estinta, confortata an­ elile dii neoente dall’esempio della Spagna, del Giap­ pone, delia Russia, non valse ad impedire die fa' domanda, viva ed urgente, si ripetesse. E ciò spe­ cialmente in questi nostri giorni, grigi e ferrigni, peir _ la grandezza romana assunta dalla lotta-, che da 11’agosto 1914 all’ottobre 1916 costrinse le sei rnag- . gioiiil Potenze, avvolte nella tempesta, ad emettere 312 miliardi dii prestiti che esigeranno, per il loro servizio, non meno di' 15 miliardi di nuove imposte.

Tale preoccupazione, oiltreimodo nociva alla resL stenza della Patria, è del tutto infondata. Per quan­ to lingemtV non difetteranno mai agli Stati moderni le entrata por pagare puntualmente e integralmen­ te gl interassi del prestiti di guerra e per estin­ guerli aM’epO'Ca convenuta. E’ una verità basata -su induzioni storiche e .logiche, che inerita uina suc- dinta illustrazione.

*

llalTaspetto storico, si vedano le cifre seguenti, che .esprimono la diversa pressione tributaria del prestito, lin due anni dii guerra e in un anno d.i pa­ ce della nostra fortunosa vita nazionale.

Debita pubblico dell’Italia

(Milioni di lire)

Capitale del debito Spesa perigli interessi . Entrate effettive del bilancio

Percentuale delle entrate assorbita dal p r e s t i t o...

La progressione delle entrate1 superò sempre la pressione tributaria del debito, sebbene più'che qua­ druplicato. La facilità dii pagare glfinteressi crebbe con i ’inoreimento dai prestiti.

Apparve minima nel periodo eroico della nostra iinjpnza (1862-1874) in cui 11 prestito assorbiva più

della metà delle entrate, effettive; si accrebbe smi­

suratamente nel lungo periodo pacifico (1875-1915) m cui, i! debito non esigeva all’uitimo che il quinto delle entrate, effettive; .si ridusse nuovamente nei se­ condo periodo .bellico (1915-1916), senza però ecce­ dere il terzo delle entrate effettive, nonostante il de­ bito fosse già .salilo alla cifra di 30 miliardi e 176 milioni, pari alila terza parte della ricchezza na­ zionale. Neil. 1875, malgrado il debito fosse salito - per liquidare le spese della guerra contro ¡’Austria, a 8734 milioni, il bilancio si chiuse, per un decen­ nio con notevoli avanzi. Nei 1916 le nuove imposte, addossate a tutte le classi sociali, por pagare gl'iri- teressi dei 14 miliardi di debiti contratti .per la nuo- . va guerra, produssero, più della somma occorrente, senza sconvolgere la vita economica della nazione ed arrestarne, 1 risparmi. Per il 1917-918, anche se la pace ritardasse, il bilancio preventivo segna già, pai- effetto dellie maggiori imposte applicate nel triennio, un avanzo di 595 milioni, sufficiente a. pa­ gare gl interessi dii un nuovo debito dii guerra di dodici miliardi. E ciò senza assottigliale le dota­ zioni, dei servizi civili. Epperò nessun timore ohe: Io Stato manchi ad impegni che rivestono per esso un carattere sacro.

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al-150 L ’EC ON OM ISTA 18 febbraio 1917 - N. 2233

rierano dalla guerra òhe contrae la produzione, gli scambi, i consumi della nazione. Il metodo non po­ teva condiinré che al disastro cronico o alla banca­ rotta.

Senonohè, a quali imposte ordinarie ricorrere per ripartire sui cittadini le spese per il servizio dei prestiti.che in tutti gli Staiti costituiscono la prdrhà assegnazione del bilancio passivo di ciascun anno? Nelle guerre passiate .si ricorreva quasi per intero alile imposte sud consumi ohe permettevano di ri­ partire il carico degli interessi per frazioni mimiime su tutte le classi sociali. Alla universalità del ser­ vizio militare, delle prestazioni personali, corri­ spondeva così lla universalità dleiile imposte, delle prestazioni econòmiche, Le entrate ottenute, con si­ mile estensione delle imposte, di guerra ai consumi necessari, superavano presto le spese per i prestiti.

Ai nostri giorni, invece, si propende per rimpasta personale, globale, progressiva sul 'reddito!, die, rì- partendo egurtlrtreiUe ili costa della lotta fra tutti i redditi .significanti la maggiore capacità contribu­ tiva, ^arreca il minor danno aireconomia delia na­ zione^ Gli ingLesii, che ebbero primi ad usarne du­ rante l.e guerre napoleoniche, non appena scoppiato il conflitto, attuale,, ne quintuplicarono gradatamen­ te i saggi. L’Impero moscovita e la -Francia non esi- . tarano alla loro volta ad initrodurilia, mentre la guer­ ra infu ria.. L’Italia sembra volerne .seguire Tesem­ pio, integrando con essa i tre tributi diretti attuali.

Le imposte sui consumi e lfimposta sui reddito, variamente combinate a seconda delfaccentramen- to della ricchezza, n.on solo bastano, per la loro elasticità a coprire le spese d:eii prestiti, che non eccedono di regola uri ventesimo dei capitali mu­ tuati, in a riescono .in capo a pochi anni a superar­ le, lasciando degli avanzi crescenti, tosto utilizzati a .sgravare i consumi necessari tassati durante il conflitto.

*

La spesa per i debiti dii guerra, inoltre, non ap­ pena trascorso il periodo dii assestamento comincia a decrescere, relativamente e assolatamente, quan­ to /più l’epoca della lotta si allontana. E Ciò per leg­ ge storica: l'aumento variabile, ma generale, dèlta

ricchezza, connaturale ad: ogni popolo progrediente

nelle Vie delia Ciilviltà, e che accrescendo le entrate pubbliche, oon$ìen.t,e allo Sitato di .aumentare, i . suoi debiti nidiucetndione proporzionalmente il costo per le economie individuali, obbligate con l’imposta a pagani e_ gl ’¡interessi.

E’ questa legge che spiega Fine remento dei debiti .pubblici, limitato solo dalia progressione delle som­ me necessairi© al servizio degli interessi. Economisti e statisti nel 1874' scrivevamo che i 78 miliardi di debiti pùbblici, fino allora , contratti dal,lf Europa, a- vrebbero bandito dal vecchio montìO' la guerra per iia impossibilità dii emetterne degli altri. La profe­ zia dimenticava La progressione mondiale della ric­ chezza disponibile. Nel luglio del 1914 i debiti pub­ blici delfl’Euiropa ammontavano a 163 miliardi. Con questo però che, mentre la spesa per il servizio del debiti? confiscava nei 1874 la quarta parte delle en­ trate complessivamente, nel 1914 non rie assorbiva p iù ’ che la settima parte. L’ostacolo che la pressio­ ne tributaria del debito poteva apporrò all conflitto non era . aumentato ma, per effetto della generale elevazione dei redditi e delle, entrate erariali, dimi­ nuito. '

I popoli moderni,' hanno per mèla, le imprese eco­ nomiche che genie rati zzano il benessere ed accresco­ no automaticamente' le entrate pubbliche-. L’esèmpio tipico è fornito a questo, riguardo dalla .pronta, vi­ gorosa ripresa delle imposte sui consumi. che seguì ovunque la cessazione delle ostilità. In talami Stati simile ripresa, conseguenza del ribasso dei prezzi, .arrivò da sola a pagare gH’interessi dei, debiti emessi ed a condurre La vari zo nel bilancio. Il ritmo ¡pro­ duttivo, favorito dia una tecnica sempre più abiilè nello sfruttaménto dell© forz-e naturali e della ma­ teria, e dalie abitudini di sobrietà e di risparmio contratte durante la lotta, si .accelera all'a fine della guerra, che non esaairiiisce certo le fonti delia ric­ chezza e le energie morali e linteltettuaiM della stir­ pe. E ciò specialmente nei paesi che -più abbondano dii lavoratori, sottratti, per la estensione del campo di impiego, occasionata alU’interno e àiM’estero dalla lotta sterminatrice, ad ògaiì disoccupazione. La pro­

porzione delle entrate effettive necessaria al servi­ zio dei prestiti, diventa, per questo naturale incre­ mento della popolazione, della ricchezza, dei tributi, che nei popoli civili segue l'avvento della pace, sèm­ pre minore. La costttuzionie economica, che ha, .sa­ puto resistere con successo agli enormi gravami della confi agitazione odie rna, non ha nulla a temere péir Tavvenire delie 1 sue finanze:, perenne riflesso della 'solidità granitica dii quella.

*

Ma non memo significante è la riduzione assoluta degli oneri annuali dei prestiti bellici, che, per il loro carattere oneroso-, devie precedere la riduzione dittila spesa per ogni altro debito pubblico ordina­ rio. Le libere conversioni e l’ammortamento, ulte­ riore effetto della legge storica accennata, riescono sempre in capo a pochi anni a diminuirle gT'interessl e il capitale, restituendo allò1 Stato ,l,a piena dispo- nibiiMtà delle risorse /prima consacrate alla liqui­ dazione dei conflitto.

Allorché, dopo qualche tempo., scaduto il perìodo d ’ine,onivartibilìtà, il saggio deii’interesisie' ricomin­ cia a discendere — la tendenza a risparmiare è ne­ gli uomini più forte della tendenza a distruggere — 1 grandi prestiti dìi guerra, vengono convertiti, sen­ za perdita per i creditori, che possono sempre profe­ rire alia riduzione dell'Interesse dii rimborso alla pari, e con rilevante vantaggio degli Stati debitori che trovano in ogni caso all’interno od all’estero ili capitale equivalente a saggi più miti. I due prestiti di guerra emessi al 5 per cento dalla Francia nel 1871 ,e nei 1872 per un, capitale di setto miliardi, all corso di 82,50 © di 84,50 garantiti per {ìieci anni da ogni conversione, erano già alla, pari nei) 1875 od a 120 nel 1878. La loro conversione nel 1883 al 4 ,e mezzo, che tutti i portatori sii affrettarono ad accet­ tare, assicurò al Tesoro una economia annua, dii 34 milioni, che .salì a 67 milioni con la successiva con­ versione del 4 e mezzo in 3 e mezzo effettuata nel 1894, ed a 34 milioni con. la finale conversione del 3 e mezzo in 3 per cento compiuta nel 1903 con’ pie­ no assentimento dei creditori, generalmente Iteti di evitare le cure del redmpiego dei capitali. In com ­ plesso, in meno di venti anni, per. i due prestiti, una ,economi},a annua di 136 milioni che, ne accrebbe la ‘Sicurezza. Così sarà dei prestiti di guerra odierni, già dichiarati, mentre vampamo odili e cannoni, con­ vertibili e rimborsabili f'r,a qualche lustro. Per l’Ita- iiia, ammesso che la guerra. ,abbia à ¡costarle a i!u l­ timo trenta miliardi, la conversione, cion la scelta dal riinboneo alla pari, die! prestiti emessi, .certa­ mente possibile fra qualdhe lustro —- i corsi dei pire-, siiti dii guerra russi, giapponesi, spagmuoli cinque anni dopo conclusa la pace erano già sopra La paini — consentirebbero all’erario una economia annua nella spesa degli interessi dii 300 .milioni.

%.,

Alila riduzione della spesa per gl’,inieressi, effetto dolila conversione, si accompagna quella del ca p i­ tale del debito, per mezzo 'dell’ ammortamento, che rialza il credito dello Stato, e ne rafforza Tindipen- dlenza. Ad esso devono obbligatoriamente destinarsi parte, défilé ¡somme risparmiate con l.a conversione e, sopratutto, gli. avanzi sinceri, duraturi dei bilancio. Pagando un mèzzo per cento in più de 111 interesse, si può estinguere in. cinquan,Vanni, senza compromet­ tere la situazione finanzi,arila, qualsiasi debito di guerra. Numerosi Stati, conclusa la pace, l’adotta- roniOi inscrivendo la quota d’.aiBmortamento fra le spese ordinarie1. Gli inglesi, -appena finita la guerra dei Tranistvaàl, consacrarono 330 milioni all’almo affli’ammoiriamien to del debito per essa contratto. Alla vigilia delia guerra europea res.tinz.lone era già compiuta. Egualmente gli Stati Uniti rimbor­ sarono. in venti anni i sette miliardi mutuati per la guerra d i . Secessi,otte. Il poveriiséitno Giappone, per estinguere in venti,sei anni d,l debito emesso nel 1905 per la guerra contro la Russia, inscrisse nel bilancio, a cornili),dare dal 1910 ,una somma annua dìi 50 milioni, progressivamente accresciuta dagli interessi risparmiati sui capitali rimborsati. Le eco­ nomie nella spesa degli interessi, effetto della con­ versione, agevolarono ovunque Tarn,mortamente.

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l,a-18 febbraio 1917- N. 2233 L’ ECON OM ISTA 151

scia immutata la quota .degli interessi bellici, la sua democratizzazione che tende ad identificare con- . tribuenti e creditori. GTiinteressi dei prestito non sono pagati ad una ristretta oligarchia, ma ad una vera e propria democrazia finanziaria, dalla quale accrescono le entrate, e i risparmi a beneficio delia produzione, I sottoscrittori dleigili odierni prestiti di guerra sorpassarono in alcuni Stati i tre milioni:. Dà ciò il carattere « nazionale » del prestito òhe rinvigorisce il sentimento della solidarietà politica. Gli interessi pagati dallo Stato si ripartiscono fra milioni dii contribuenti oh© co.impens.ano con essi le iìnpóste individualmente pagate per il servizio dei prestiti medesimi. E’ una forma di ammortamento automatico, compiuta, non dallo Stato, ma dai cit­ tadini che .si affrettano ad acquistare i titoli

pub-necessario economizzare altrettanto tonnellaggio quanto la Germania ne distrugge, Quando si com­ prende che dobbiamo procurarci il pane, le altre derrate alimentari, le munizioni e il materiale da guerra .sarebbe assurdo ohe sprecassimo spazio cu­ bico a trasportare oggetti di lusso. Anche sup­ ponendo oh.e Ile navi che sbarcano cariche nei porti alleati- e neutri abbiano uno spàzio cubico libero per il viaggio di' ritorno non bisogna dimenticare ch.e se tale spazio viene .impiegato nel trasportar© articoli non necessari questi debbono essere recati nei porti di sbarco ciò ohe aumenta l ’ingombro dal­ le ferrovie e dei « docks » ed esige braccia per’ ii •carico e scarico. Ritornando vuote le navi econo­ mizzano tempo e l’economia del tempo sii traduce •in econonìTar-del tonnellaggio. Quanto alle economie Mici. La cifra enorme degli interessi perde, cori la che debbono necessariamente imporsi i privati, è nazionalizzazione dèi debito, ogni caràttere minac- opportuno c.h.e ciascuno di nói si renda conto che eroso.

*

Il servizio dei debiti di guerra, assicurato, oltre che dai fattori accennati, dalla .r iduzione delle spe­ se pubbliche (dopo Waterloo l.e quattro grandi po­ tenze, alleate ridussero di . pieno accordq le spese militari), non presenta per la nazione e per i.l bi­ lancio difficoltà, maggiori dei tempi .passati. Biso­ gna piegarsi alla autorità dei fatti. I risparmiatori in buona fedo che ne dubitassero si renderebbero complici della rovina a ou.i io Stato, impegnato nella battaglia immane ed ininterrotta, andrebbe incon­ tro se ad esso mancassero i capitali alTuopo ne­

cessari. • .

Là civiltà accresce l’importanza e la complessità degli interessi economici e ne impone il rispetto agli enti .politici, per i quali il credito è orinai condizio­ ne di esistenza. ila ciò li uviol ab.:! i là, finta,ng ibilità, fi incolumità dalla rendita,' esclusa da ogni tributo speciale ©- generale. L’edificio del credito pubblico crollerebbe al primo soffio delTarbitrio. Netto svi­ luppo 'dolila .produzione, effetto della migliore orga­ nizzazione economica détta nazione e amministra­ tiva dei. poteri pubblici, ricondotti alle loro natu­ rali attribuzioni, .imposta dalla guerra, suprema rivelatrice di ogni lacuna, i belligeranti tutti, tro­ veranno sempre mezzi superiori ài. servizio dei pre­

stiti. contratti. •

Eppure, prestiamo gene rosamente allo S tato, sen­ za preoccupazioni per i.l domani della vittoria,' che permetterà all’ individualismo economico di espli­ care in più largo e favorevole ambiente tutte le s.u© meraviglióse virtù produttive, feconde, anche per l’Erario, di più copiose entrate.

Guiai se il sacrificio di tante vite umane riuscisse vano per .difètto di ricchezze!

Federico Flora.

NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE

Lusso e superfluo

Il « Daily Te.legraph » pubblica questo articolo di un -suo corrispondente :

« Sia o no la campagna sottomarina tedesca più spietata e più spregiudicata che nel. passato è ne­ cessario ohe tutte le navi di cui disponiamo, noi ed ì nostri Alleati, siano impiegate nel trasportare derrate alimentari e altre, merci indispensabili e ohe il loro spazio cubico non sia sprecato a tra­ sportare menci supenikue. Il Governo ci ha preve­ nuti che se i privati non limitano i loro consumi agli articoli necessàri e le spese di oggetti dii lus­ so può divenire un bisogno imperativo rendere tale limitazione obbligatoria. Ci viene domandato di mettere* volontariamente a nazione se noi vogliamo sfuggire all'Imposizione della razione obbligatòria. E’ già stata ristretta la produzione della birra, dtel- le confetture e di altri articoli. Vi sono proibizioni 'e limitazioni apportate all’importazione, di nume­

rosi articoli manifatturati e di altri.

« Può darsi che altre restrizioni all’ importazione ricevano in avvenire u n a considerevole estensione.

La necessità di riservare tutta la capacità cubica deile navi al trasporto di articoli di prima necessi­ tà è così evidente che una dimostrazione è inu-« La Germania si vanita di aver distrutto navi per 109 mila tonnellate .in un mese. C e dunque

siamo in tempo d«i guerra. Coloro che sono econo­ mi in materia dii oggetti di lusso saranno meno in- dotti ad essere prodighi in articoli di prima ¡ne­ cessità. Le donne che spendono meno nei vestiti saranno. le più convinte de.1Timportanza di ridurre le spese del pane e dèlia carne. La spesa è conta­ giosa e ciò che spende un uomo o una donna in vesti ed in altri generi di lusso può servire di mo­ dello ai suoi vicini.

« Sappi,amò che vi è la necessità di ridurre, il nostro sistema dii vita. Del resto le spese in oggetti di lusso diffondono false impressioni. L,a nostra abnegazione personale o la Teiàle accettazione delle iresti azioni che il Governo potrà imporre dim ostrerà. ia sincerità dei nostri sentimenti e la nostra fer­ ma .determinazione. Che questa estensione di limi­ tazioni airimportazione debba colpire gli in.tqre.ssi degli Alleati e dei neutri è certo. Possiamo, provare u.n sentimento di simpatia per le proteste, delie mo­ diste parigine, le quali si lagneranno dii essere, pri­ vate . dei loro mezzi di esistenza e per quelle dei proprietari di vigneti francesi, i quali peroreranno .per averne uno sbócco ai lofio propri vini. La no­

stra risposta è semplice : Gli interessi degli alleati sono solidali, vi è » una causa comune per La quale tutti combattono e soffrono. Dobbiamo proseguire ila. guerra con tutte, le nostre forze e fare tutto ciò che possa contribuire a condurre alla vittoria, evi- bando di fare qualunque eoisa che possa ostacolare e indebolire lo sforzo in questo senso. Le misuro che .possono essere necessarie per ia limitazione deila nostra importazione non sono ispirate da egotismo. Non trasportando più articoli di lusso nè indispensabili avremo, dello spazio cubico libero par il maggiore vantaggio dei nostri Alleati come per il nostro. S,e guadagniamo spazio cubico e tem­ po per trasportare, carbone e grano, non Importan­ do più nè fiori nè piume; provvediamo ad bisogni più ùrgenti. Se queste restrizioni colpiscono il ’ com­ mercio dei nostri Alleati anche noi imponiamo .del­ le restrizioni a noi stessi. Se noi limitiamo la im­ portazione d'eri vini abbiamo dia parte nostra di.mi- , aulito, della metà la produzione, defila birra, e sospe- ' sa virtualmente la distillazione dell’ale,boi destinato a bevande. Limitando le importazioni .siamo in­ ceppati ii ri alcuni punti da obblighi che derivano da trattati e non possiamo dare aii nostri Alleati i privilègi, che rifiutammo ai nostri, i quali, godono dei beneficio della clausola della nazione più ! favo­

rita. • ■

<i Questo ci conduce ad accennare alla questione del diritto' dei neutri. I neutri subiranno danni se i loro prodótti non saranno più esportati in Inghil­ terra ma la 'nostra giustificazione è completa. Sia­ mo noi e non i neutri che dobbiamo giudicare dei nostri interessi durante questa guerra,.

« Non si.p u ò attendere da noi che, per tutelare gli interèssi dei neutri, noi ' forniamo un tonnellag­ gio per trasportare .prodotti manifatturati ed altri oggetti di lusso, che sarebbe contrario ai nostri in­ teressi importare. Ed i neutri hanno un interesse ai nostri trasporti marittimi, i quali contribuisco­ no a soddisfare i loro' bisogni. Ma se i neutri si dolgono delle ’ nostre limitazioni cosa debbono essi pensare delia Germania, la quale dichiara guerra ■al mondo intero?»

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152 L ’ECON OM ISTA

18 febbraio 1917 - N. 2233

« Se le restrizioni airirnport.aztorbe danneggiano ; certi interessi commerciali dei nostri Alleati o diei neu­ tri amici il danno così cagionato sarà deplorevole ma in questi oasi di necessità urgente non /vi è qualche volta nessuna alternativa. Per quanto ri­ guarda le materie prime necessarie a l nostro com ­ mercio di esportazione pure per ciò che riguarda i prodotti ali,mentati siamo vivamente desiderosi, di importarne c'on tutta la larghezza ohe sarà possi­

bile ». '

Tubercolosi in Italia

Or non è molto accennavamo n&ìl’Economista (1) ohe uno diei mali da cui il paese nostro1 deve cerca­ re dii guarirsi per sperare di potersi asai dere fra le Nazioni civili, eia Ila tubercolosi che tanto, numero di vittime miete ogni anno ,e che forma indice di basso e malsano tenore di vita.

Cade opportuno replicare sui!”argomento valen­ doci dii quanto scrive un deputato provinciale di Miriamo s-uU’azione antitubercolare in Italia.

Il do-tt. F ornar oli, partendo dal concetto che è ne­ cessario porrò, fra li problemi sociali da risolvere sollecitamente, quello della lotta contro la tubiere,o- l'0is|i>, dimostra, a base,, di 'statistica, che, in Italia*, assai poco s’è fatto e si sta facendo per arginare la propagazione del terribile morbo, il quale miete vit­ time, niellla proporzione del 7 circa per 1000!

Tale cifra, già dii per sè stessa impressionante, viene pài a rendersi ameor più dolorosa quanto si pensi che un terzo dei morti è dato da persone tra ì 10 e i 20 anni e due terzi tra i 20 .e i 39 anni — dunque nella giovinezza, e nella virilità, quando l’uomo, o l,a donna, è più utile alila famiglia alla società!

Mtentire in quasi, tutte le nazioni di Europa (Gieirmandia, Inghilterra, Belgio, Francia, Noiivegia, Svezia, Danimarca) la lotta antitubercolare è con­ siderata un problema sociale dii altissima importan­ za, è stiano come, in Italia — che pure ha dato, e da alila scienza uomini, eminenti ed è favorita di posture naturali così copiose, e così propizie alla cura del tirr,ibi!e morbo — non s,i penisi con coscien­ za e con, premura, a studiare adeguatamente, la pro­ filassi e ad attuare la cura del morbo stesso.

Per . aitare, qualche cifra, il doti. Fornaroli rife­ risce die in Germania oltre i numerosissimi Sana­ tori, con 14.070 letti, vi sono 1208 dispensari gratuli­ ti per gii affetti da tubercolosi, alla manutenzione dei quali concorrono Stato, Provincie e Comuni; in Inghilterra lo Stato contribuisco alla iniziativa pri­ vata con ripe ,site,riine 1.500.000 e mantiene, per suo conto, ben 9.000 letti, in, Svezia Ilio .Stato concorre, per lia metà della spesa effettiva della costruzione dea Slariatori; in Norvegia vi sono 6 Sanatori popo­ lari su di una popolazione appena di 2.300.000 abi­ tanti.

• E in Italia? C’è tutto, da fare! Il dott. Fam a rolli si limita a riferire ohe sii ha solo (jualchie esompio di sanatorio, speiciairniente in Alta Italia, con, pochis­ simi letti : nessuna traccia di dispensarii. Vii sono, sì, degli appositi' padiglioni n e g l ospedali civili, in special modo, quelli costruiti recente,mente con criteri moderni, ma essi possono raccogliere' un assai esi­ guo numero di malati. Gii altri, l’enorme maggio­ ranza, rimane in cuira nelle proprie case, e la. pa­ rola cura suona invero ironicamente nelle case del- la. miseria, ove il derelitto sofferente si vede gher­ mito giorno ¡per giorno, dalia morte, senza aiuto, senza speranza dii salvamento.

Il dottor Fornaroli conclude coi prospettare la ne­ cessità che pure in Italia, Stato, Provincie, Comuni si preoccupino seriamente della risoluzione del gra­ ve problema, su questa linea: «Forse, più d ie alila creazione di sanatori veri e propri, sarà opportuno in Italia addivenire alla creazione dii Ospedali Sa­ natori. Oltre ciie alla cura, è infatti necessario provvedere alir-isolamiento dei malati; e l ’ospedale- saiiatork), costruito cogli opportuni criteri di loca­ lità, dii confo,rio e di assistenza, può rispondere ap­ pieno a! duplice intento.

« Certo occorreranno cospicui fondi; perchè mern- tre la spesa di costruzione di un Ospedale-Sanatorio può oafaolarai a L. 5.000 per letto, quella di

escrci-zio -deve Commisurarsi sopra una diaria non infe­ riore a L. 5 ».

Ma bisognerà pur cominciare e i fondi debbono trovarsi.

L’Italia, quando sarà uscita vittoriosa daiU’at,tuale conflitto, deve incamminarsi davvero sulla via delle civili conquiste, delle quali sono più urgenti, non gli aumenti di salari o i seggi in Parlamento, bensì re forine, i rimedi, le cune che valgano a darci la piena efficienza fisica e la fibra sana ¡resistente al lavoro.

Noi aggiungiamo che ile misure curative della tu­ bercolosi, dovrebbero essere accompagnate dà una intensa azione atta a prevenire la tubercolosi ed a impedirne la diffusione .11 problema è già stato s,ikì- di,sfacimento risolto altrove1. Occorre soltanto, imi­ tare e. ¡perseverare- per bogilaietre da! nostro paese un male che lo demoralizza e lo mima nelle fonda­ menta. ■

(1) Vedi Economista N. 2227 del 7 gennaio 1917 pag. 1. (( Pensiamo alle fondamenta ».

Per la rinnovazione della scuola. — La «Cultura Popolare » ,pubblicherà un'articolo del prof. Os-imo, sulla rinnovazione delia scuoia, resasi, necessaria per la difesa della pace avvenire e della civiltà. Il prof. Osiamo incomincia il suo articolo rendendo- omaggio ad passato, ma preoccupandosi 'sopratutto dell avvenire. Bisogna che le nuove generazioni si preparino alia vita e per ila vita con personalità ricca di torca e di aspirazioni, responsabile ed in­ dipendente, illuminata e benevola, formidabile nel­ la difesa del diritto, religiosa nel compimento del d-oy-eire, eli personalità armata ciascuna per s-è in guisa da impedire le sopraffazioni altrui, stretta, con vincolo di comuni forze e di comuni interessi ali altana esistenza, in guisa da costruire le basi gra- niti-che della solidarietà. I mezzi per giungerei a questo aito ideale sono molti; principale tra essi la , scuola. Ma la scuola, dall asilo ali’Università de- 1 v essere degna defila sua alta missione.

Ecco il bambino dell’asilo, irreg.imentato nè.1 ban­ co -e nella fila, custodito, ma non osservato, non studiato nei suo sviluppo fisico e intellettuale. Nel­ la scuola elementare aBbondante è Talimento - ohe il bambino dovrebbe trangugiare-, ma lo stomaco è -debole. Il figliuoli dfe-ceiinùs dei grandi' centri, osserva i Osmio, sii istruiscono nella strada (o quanto maet- stra, se non coperta di insidie e di pericoli!); nei piccoli, sì avviano al lavoro, nonostante- le disposi­ zioni d'i, legge. Ma i-il Corso' Po-po-lare almeno non esiste; esso potrebbe ancora, dovrebbe essere fog­ giato secondo i bisogni de-lla vita .

E’ migliorata la scuola media? Forse-, Ma essa è ancora — sia la Scuola^ tecnica' col suo mosaico d’m-se-gnamenti, sia tos-titùto tecnico, con le sue fi­ nalità professionali, ma coi suo ordinamento- ina­ deguato, sia anche la Scuola classica — più tor­ mentatrice dii memorie che fattrice di intelligenze, -più atta a fornire alla mente la decorazione, della coltura che ad affinarla nello sforzo-, nella ricerca; più a dare la presunzione d ’un conseguito patri­ monio che ad1 arricchire di sostanza vitale e frut­ tuosa il cervello degli allievi.

Il giovane agogna a vivere e a conoscere la vita, e la vita non entra nella scuola. Egli impara ciò Idie non chiede, ciò che non gli -serve e non gli o-c- j correrà mai, e ciò che potrebbe apprendere poi, da j sè no’ suoi momenti d'i curiosità avvenire : non ap­ prende.; ciò che gli abbisogna, ciò che la vita gli I chiede- domani. Siovratutto Hon a-p-prende a lavo- j rare. Egli rimane prevalentemente passivo, ricetta- ,°odo -dii parole, di parale, dà. parate. L’abito e il dovere dell'io sforzo, la facoltà di cogliere e rap­ presentare fatti e cose così co-m-e sono ,e investigare la natura e le ragioni, la tensione sempre diretta a una meta e l'odio per la vacuità delle fatiche e delle parole, l’indistruttibile ardore per la verità e T-ahito alla sincerità, l’odio contro- il lavoro infe­ condo e il fen-vore nell’opera creativa — comunque creativa —; Sii carattere dell’uomo di lavoro, del- 1 uomo di fede, dell’uomo semplice e sincero, non sono, non possono essere il prodotto della nostra scuola vecchia, formalista, verbaio-la, astratta dal­ la vita:

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18 febbraio 1917 - N. 2233 L’ECON OM ISTA 153

Le Università, almeno per le facoltà dà legge o ài .¡lettere, educano all’ozio e • coltivano la presunzio­ ne retorica; le Accademie, nell’eterna ed esclusiva cori tempi,azione del passato, ammuffiscono, rattrap­ piscono Ile energie volitive degli allievi : 'Ite scuole professionali — almeno la maggior parte di esse — giocano a gara colle Accademie...

Rinnovare bisogna, portando la vita nella scuola, dando ¡’abito dello sforzo aH’allievo, facendo sopra­ tutto della scuola ristrumento stimolatore, confor­ tatore, aiutatore deHt’auto-édiucazion©.

Questo il sunto dello scritto del prof. Ostino cui aderiamo francamente.

Abitazioni operaie. •— L’impianto di numerose officine di guerra occupanti un personale conside­ revole ha sollevato nuovi problemi relativi all”abi- . tazione e ai nutrimento degli operai.

Nelle grandi città, questi problemi hanno potuto essere facilmente risolti con i mezzi esistenti, ma non così è stato nelle ’località Ano allora quasi de­ serte dove sii sono impiantate officine per avvalersi di circostanze favorevoli sotto altri punti di vista. Gli stessi problemi si presentiamo, defi resto, in tempo di ipace, ma con minor urgenza, allorquando Si im­ pianta uteofficina importante fuori delle grandi città.

Degne di nota sono ie>'disposizioni prese recente­ mente in Inghilterra dalla Gasa Vickens per assi­ curare l"abitazione e il nutrimento degli operai di una delle su© officine impiantate dopo scoppiata la guerra, e ohe impiega molte migliaia dii perso­ ne (1). Non è stato possibile costruire abitazioni spe­ ciali ipe’r ¡alloggiane tutti gli operai uomini e donne, come pube Le loro- famiglile; ¡per far Ciò sarebbe sta­ to, necessario impiegare, numerose squadre di mura­ tori che non si avevano a disposizione, e, d’altra parte, la maggioranza delle abitazioni che sii sa­ rebbero così costruite sarebbe rimasta inutilizzata dopo la guerra. Si è cercato, così, di utilizzare co­ struzioni . esistenti, sia edifìci pubblici, sia scuole, abitazioni private; ville, casette isolate od1 altre; che si sono prese in affitto dai loro proprietari. Tutte queste costruzioni sono state divise in appartamenti per le f.amdigllilei, in camere per le operaie od operai soli, in refettori, cucine; ecc. Le più grandi han­ no 'servito ad impiantare cantine e sale dii riunione, ed uno di questi fabbricati è stato trasformato in ospedale di 800 letti, con sala di operazioni, ecc. Non sono stati impiantati dormitori comuni, aven­ do ogni operaio od operaia la sua propria camera. Gli appartamenti © le camere sono state provveduti d.i una stufa a gas, con contatore a piagamento an­ ticipato. In certi grandi appartamenti divisi in ca­ rniere per gli operai soli e che funzionano come al­ berghi, si è impiantata una grande cucina, prov­ vista dii .personal© necessario, per preparare i pasti degli operai, almeno quelli che essi prendono in casa loro. Durante i periodi di riposo, gli operai prendono, infatti, un -pasto. nelle vaste cantine im­ piantate in prossimità dtelTofficina. Una grande cu­ cina centrale è stata impiantata, d ’altra parte, per fornire gli alimenti alle cantine' e per portarli a domicilio agli operai che non posseggono cucine a casa loro. A questo scopo, la casa Vickers ha acquistato una serie di vetture automobili -equi­ paggiate 'specialmente per il trasporto degli ali­ menti preparati, « .contenenti stufe per conservare caldi i piatti. Non solamente gli! operai, ma anche le loro famiglie vengono1 così nutrite nei giorni di lavoro e nei giorni di vacanza

Il prezzo richiesto -agli operai, ' per l’abitazione, per il nutrimento, per riiluminazione,' ecc. è di 18 shiillings 6 -pene© (circa L. 22), per settimana. Il prezzo è di 35 shillings (circa L. 44) per marito e moglie, e .si richiedono 4 shillings 6 pene© o 5 sbil- 1-ings 6 pende per fanciullo, a seconda dell’età. Le abitazioni e gii alberghi per gli operai sono distri­ buiti in un perimetro molto largo; si è quindi prov­ veduto all’impianto di un servizio dii omnibus auto­ mobili, che comprende 28 veicoli a 40 posti, ¡per an­ dare a prendere e. ricondurre a casa gli operai. La tariffa di questi omnibus è di mezzo penny per ogni migliò (1.609 metri). Una rimessa speciale è stata preparata per questi veicoli. Le previdenze della

(1) Engineering, 1916.

Ditta Vickers sono giunte al punto da assumere perfino un sacerdote specialmente per i bisogni del­ la ’ popolazione formata diagli operai e dalle loro famiglile, ed a scegliere per questo posto un uomo che era stato occupato per molti anni in una gran­ de officina prima dii diventare pastore, ciò che gli ha permesso di conoscere assai bene gli operai. Uno dei suoi incarichi consiste nel sedare -le dispute oh© avvengono talvolta tra locatari troppo vicini in una. stessa abitazione. Egli si occupa, d’altra parte, dal- l’.ediuc.az.ione dei fanciulli e deiforganizzazione di concerti e di altre riunioni ricreatrici.

Aumento di popolazione negli Stati Uniti. — E. Dana Dunand esamina nel Giornale della American

Statistical Association, giugno 1916, alcuni problet

mi della popolazione. La razza bianca si è quasi triplicata durante il secolo scorso, e questo feno- meiMx. dii espansione, accompagnato dai migliora­ mento dell tienoir di vita, fece dispr«zzare le nere profezie dii Malthus; ma il passato non offre garan­ zie per il presente; perche codesta coincidenza fu dovuta sia al .rapido progresso dei metodi di pro­ duzione, sia ¡alf.espansione geografica, .specie in A- meirica, ohe ormai si .accosta ai' suoi limiti. Le re­ gioni temperate del globo non offrono ulteriori au­ menti nelle .risorse agricole, e le .poche aree ancora scarsamente! popolate sono quasi improduttive per le cattive condizioni ciMmaticbe, o richiederebbero riiimpiego di fortissimi capitali. Negli Stati Uniti i prezzi crescenti dei prodotti dimostrano inattua­ bile una coltura più intensiva; nell’ultima decade il tener di vita della, class© operaia ha cessato di ele­ varsi, se non si è abbassato addirittura, per l’ec­ cessivo addensamento di popolazione e l’aumentato costo della vita non seguito da un adeguato aumen­ to dei salari. La media dei prezzi nel 1912-1913 era del 50 q/ maggiore delia media del 1890-1899; nel breve periodo 1907-1912 il potere di acquisto di un’o­ ra di lavorò, espresso in derrate alimentari, dimi­ nuì dii Circa 10 %. Naturalmente il prezzo dei terrei- ni crebbe in proporzione; dal 1900 al 1910 il valore medio dii tini ac.ro è cresciuto d i circa 108 %.

Tutto ciò indica prossimo un avvenire in cui la pressione della popolazione sulle risorse del suolo non troverà pronto sollievo nell’espansi One geogra­ fica; le sole regioni poco popolate sono quelle tro­ picali dlefi’America e dell’Africa che, per^ ile condi­ zioni .c.liimiatiiioh©, oppongono serie difficoltà a lla c ò - loniizizaziione. Molto sii attende dal progresso scien­ tifico che pe'rmeitta un maggiore sfruttamento del suolo; ma .se continua in tali proporzioni l’aumen­ to di popolazione, le risorse interne non saranno sufficienti,, e gli Stati Uniti, com© molte, nazioni europèe, - dovranno importare1- materie prime e ali­ menti, © cercare mercati per la esportazione dei manufatti.

La dipendenza di certe nazioni dall’estero per io approvvigionamento è facile seme di discordia in­ ternazionale e non fu ultima causa della disperata lotta fpa Inghilterra e Germania. I paesi ch e,im ­ portano dalTestero le merci necessarie alla vita, sonò naturalmente disposti ai grandi armamenti, come lo provano la flotta inglese e Tesercito tede­ sco; © la chiusura dell© sorgenti di approvvigiana­ lmente) può significare vittoria sul nemico.

Gli Stati Uniti si avvicinano a tale situazione. Essi sono ormai diventati una nazione industria­ le : prima d e l. 1900 si esportava un terzo del rac­ colto, dal 1909 al 1912 la proporzione è diminuita di un ottàvo, e negli ultimi tre anni s’importò gran- dei quantità di carne dall’Argentina. Le esporta­ zioni d i manufatti sono rapidamente aumentate; .ciò può considerarsi come vantaggioso progresso del­ la nazione fino a che esse siano scambiate con merci che non possono prodursi aU’interno, ma ol­ trepassando un certo limite l’aumento della -popo­ lazione dedita alle .industrie, ci obbligherà ad e- sportare prodotti industriali pe.r importare prodotti agricoli necessari al sostentamento della nazione; ad ogni restrizione di sorgenti di approvvigiona­ mento si abbasserà il tenor di vita, e si' dovranno mantenere grandi armamenti per far fronte a pro­ babili conflitti . commerciali.

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