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Cronache Economiche. N.222, Giugno 1961

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(1)

C R O N A

q

mTT

N. 222

G I U G N O 1961

M E N S I L E A C U R A D E L L A C A M E R A D I C O M M E R C I O I N D U S T R I A E A G R I C O L T U R A D I T O R I N O C O M I T A T O D I R E D A Z I O N E : On. Dott. GIUSEPPE ALPINO

Dott. AUGUSTO BARGONI Prof. Dott. ARRIGO BORDIN

Dott. CLEMENTE CELIDONIO Prof. Dott. GIOVANNI DALMASSO Dott. GIACOMO FR1SETTI Prof. Dott. F. PALAZZI-TRIVELLI

- Lo sviluppo dei consumi in Italia . E. BATTISTELLI: Avicoltura industriale . . G. S A C E R D O T E : Impegni e prospettive dell'azione

propulsiva delle esportazioni italiane in tutti i mercati

G . L E G A : La storia meravigliosa del «Re dei Plastici» - La conferenza permanente delle Camere di

Commercio dei Paesi della C.E.E

— Rassegna della Tecnica - a cura di G . F. Mi-cheletti Note di C R O N A C A C A M E R A L E : I) R i u n i o n e d e l C o n s i g l i o D i r e t t i v o d e l l ' U n i o n e C . C . I . A . d e l P i e m o n t e e d e l l a V a l l e d ' A o s t a - I 5 . 6 . ' 6 I . - 2) Il c o n v e g n o d e l l e B o r s e V a l o r i d e i P a e s i d e l l a C.E.E. -I n f o r m a z i o n i e n o t i z i e . ,

A. RICHETTI: Teoria e politica dei prezzi calcolali Congiuntura economica del mese di maggio 1961

Rassegna del commercio estero . . . . Sinossi dell'Import- Export

Borsa Valori di Torino - Rassegna del mese di giugno 1961 - - Tra i libri (G. B.): V A L A V A N I S S . : E c o n o m e t r i e » U n i o n e I t a l i a n a d e l l e C a -m e r e d i C o -m -m e r c i o I n d u s t r i a , A g r i c o l t u r a - C o -m p e n d i o E c o n o m i c o I t a l i a n o - I . R . F . I . S . - O r i e n t a m e n t i I n d u s t r i a l i - P u b b l i c a z i o n i r i c e v u t e . — Fiere e Mostre

— II mondo offre e chiede

p a g .

1

11

1S

19 23 31 3S 37

41

45

49 52 55 57 Dott. G I U S E P P E F R A N C O

(2)

QUANDO SCEGLIETE I PNEUMATICI...

Anche sul fondo

più viscido,

C E A T >

(3)

FRAMMENTI DI CONTABILITÀ NAZIONALE

Secondo il recente rapporto

O.E.-C.E. sull'Italia i consumi pubblici

sono aumentati moderatamente nel

corso degli ultimi due anni, facendo

seguito a un forte aumento

verifi-catosi nel 1958; ma i consumi

pri-vati hanno fatto registrare un tasso

d'incremento superiore a quello del

recente passato. Nel 1959 essi sono

aumentati del 5 °/o circa, a prezzi

costanti, di fronte a una media del

3,5 °/o nei cinque anni precedenti, e

nel 1960 l'incremento è stato del

6,4% .

Ciò è stato in parte dovuto agii

alti salari e stipendi reali, ma il

prin-cipale fattore, sempre secondo

l'O.-E.C.E., dev'essere ravvisato

nell'in-cremento quantitativo della

mano-dopera occupata nell'industria e nei

vari servizi.

La struttura dei consumi è

mu-tata, come conseguenza sia dei più

eie vati redditi reali sia della

diffu-sione delle abitudini prevalenti

nel-le città industriali moderne.

I consumi privati sono aumentati

fra il 1959 ed il 1960 del 7,4 »/o in

termini di valore, del 6,4 °/o in

ter-mini di quantità, segnando un

in-cremento quale da molti anni non

era più dato di registrare. Si è cosi

ulteriormente accentuato quel già

rapido sviluppo che li ha

caratteriz-zati in tutto il periodo post-bellico

e che nell'ultimo periodo le

maggio-ri disponibilità monetamaggio-rie delle

clas-si lavoratrici e la sostanziale

stabi-lità del sistema dei prezzi hanno

anche maggiormente favorito.

Gli incrementi nel settore dei

ge-neri alimentari e delle bevande

so-no stati i seguenti:

N u m e r i indici 1960 (quantità)

1959=100

Pane e cereali 102,7

Carni 106,2

Pesce 104,6

Latte, formaggi e uova 104,8

Oli e grassi 106,8

Patate, ortaggi e frutta 102,3

Caffè, tè, cacao 104,7

Zucchero, marmellata e miele 105,5

Altri generi alimentari 108,2

Bevande alcooliche 111,5

patate ortaggi fruttò

100

NUMERI

INDICI 1960

(quantità)

altri_ generi alimentari

bevande

alcooliche

(4)

/ o

sul totale consumi

CONSUMI N E L 1960 E

l 1? trimestre )

N u m e r i indici i 9 6 0 (quantità) 1 9 5 9 = 1 0 0

Tabacco 104,8

Vestiario 105,9

Abitazioni 102,5

Combust. ed energia elettr. 113,0

Art. durevoli d'uso domestico 115,8

Articoli non durevoli 105,9

Acquisto di mezzi di trasp. 133,3

Libri e giornali 108,4

Spettacoli 100,0

Nel 1960 è continuato il forte

au-mento dei consumi di beni durevoli

d'uso domestico e dell'acquisto di

mezzi di trasporto. Quest'ultima

vo-ce è passata dai 150 miliardi del '59

ai 196 del 1960, con un incremento,

in moneta corrente, del 30,7 % e

in termini quantitativi del 33,3 % .

La spesa per i consumi

alimen-tari nel 1960 ammonta a 6151

mi-liardi di lire, contro i 5827 mimi-liardi

del '59, con un incremento del 5,6°/o

in termini monetari e del 5,2 °/o in

termini quantitativi. Rispetto al '59

tale spesa, sul totale dei consumi,

è passata dal 49,3 al 4 8 , 5 % . Gli

aumenti più notevoli riguardano i

consumi di carni, di grassi, di

be-vande alcooliche, e di zucchero: la

composizione qualitativa della

die-ta della popolazione idie-taliana (diedie-ta

sempre povera, in complesso, di

grassi e di proteine di origine

ani-male) ha così segnato un ulteriore

miglioramento, specie il consumo di

carne e di grassi è aumentato in

mi-sura maggiore che non negli anni

passati.

Per le bevande alcooliche

l'incre-mento fra il 1959 ed il 1960 è

del-I 11 5 % , e in questo gruppo di

spe-sa assume particolare rilievo

l'au-mento verificatosi nel consumo di

vino (10,2 °/o), favorito nel '60 dalla

forte disponibilità, cui si è

accompa-gnata una sensibile flessione nei

prezzi.

Anche il consumo dello zucchero

e del caffè è aumentato, in termini

quantitativi, in una misura

percen-tuale che si aggira intorno al 5 % .

II consumo di patate, ortaggi e

frut-ta, che negli anni precedenti era

progredito con rilevante tasso

per-centuale, è aumentato invece, nel

1960, rispetto al '59, in modesta

misura, a causa dei più scarsi

rac-colti avutisi nel corso dell'anno.

Per quanto riguarda gli altri

con-sumi, quelli non alimentari sono

1

(5)

migliaia

1 6 0

1 9 61

1 2 0

1960

8 0

-4 0

— 0

AUTOVETTURE NUOVE DI FABBRICA

IMMATRICOLATE AL P. R. A. (12 quadrimestre )

Il numero delle autovetture

nuo-ve iscritte al P. R. A. è salito da

253,321 nel '59 a 381.385 nel '60.

Si deve rilevare che anche

l'acqui-sto di motocicli, sia pure in

mode-sta misura, è aumentato, specie per

le medie cilindrate.

Nell'ambito dei beni durevoli di

uso domestico, la cui spesa è salita

da 266 miliardi di lire nel '59 a 298

miliardi di lire nel '60, con un

incre-mento in termini monetari del 12 °/o

e in termini quantitativi del 15,8

gli aumenti percentuali più rilevanti

riguardano televisori ed

elettrodo-mestici. Infatti, il numero dei nuovi

abbonati alla televisione per uso

privato, nel '60, è stato di 608.360,

contro 498.113 nel '59.

Bisogna tuttavia rilevare che il

ritmo d'incremento della spesa per

l'acquisto di televisori e di

appa-recchi radio progredisce con un

ritmo minore di quello degli anni

passati in conseguenza dell'esaurirsi

della spinta iniziale connessa al

dif-fondersi del nuovo servizio.

Notevoli sono stati pure gli

in-crementi nell'acquisto di mobili e

di articoli di arredamento; in

con-nessione con la progressiva

diffu-sione degli elettrodomestici è

ulte-riormente aumentata la spesa per

combustibili ed energia elettrica,

che ha raggiunto nel '60 la cifra di

349 miliardi di lire.

L'aumento della spesa avutasi nel

vestiario ed altri effetti personali,

che è stata nel '60 pari a 1269

mi-liardi di lire contro 1179 mimi-liardi di

lire nel '59, sembra meritare un

par-ticolare rilievo. Si è avuto infatti un

incremento del 7,6 % in termini

monetari e del 5,9 per cento in

ter-mini quantitativi; cioè un aumento

sensibilmente superiore a quello

de-gli anni precedenti, nei quali la

spe-sa per il vestiario ha registrato

va-riazioni che in media si aggirano

intorno al 3-4 °/o.

Un certo interesse, infine, può

ri-vestire l'aumento, pari all'8,4 % in

termini reali, per l'acquisto di libri

e giornali.

Per quanto riguarda la

composi-zione percentuale dei consumi nel

1959 e nel '60, i dati sono i

se-guenti:

1959 i 9 6 0

Generi aliment. e bevande 49,3

48,5

Tabacco

4,4

4,4

Vestiario

10,0

10,0

Abitazione

7,0

7,3

Combustibili

2,7

2,8

Art. durevoli d'uso dom.

2,3

2,3

Articoli non durevoli

3,6

3,6

Igiene e salute

3,7

3,7

Trasporti

6,8

7,0

Comunicazioni

0,9

1,0

Alberghi

2,7

2,7

Spettacoli e altre spese

5,0

5,1

Spese varie

1,6

1,6

TOTALE 100,0 100,0

La percentuale per la spesa di

consumi alimentari tende a

diminui-re come già negli anni passati,

in-fatti dal 49,3 o/o del '59 siamo

pas-sati al 48,5 % del '60. E' diminuita

l'incidenza della spesa per il pane

e cereali e bevande alcooliche; è

per contro aumentata quella della

spesa per il consumo di patate,

or-taggi e frutta.

Tra i consumi non alimentari è

aumentata la percentuale di spesa

NUMERI INDICI 1960

(6)

nei trasporti nonché in combustibili

ed energia elettrica, mentre la

spe-sa per gli spettacoli risente della

progressiva diffusione di altre forme

ricreative.

Nel corso del Convegno sui

pro-blemi del consumo, tenutosi

recen-temente a Vicenza, Fon. De Cocci

ha ricordato che nel '60 il 53,8 per

cento delle risorse è andato ai

con-sumi ed il 46,2 % agli investimenti.

Inoltre, mentre l'Italia dedica circa

il 52 o/o della spesa totale ai

con-sumi non alimentari, il Regno Unito

e gli Stati Uniti vi dedicano il 68

e il 77 o/o. Inglesi e americani

dedi-cano n i % all'arredamento ed

al-l'abbellimento della casa (che sale

al 14 °/o per gli olandesi), contro il

6 % dell'Italia. Le spese di

traspor-to per i due primi Paesi assommano

al 13 % contro il 7 % dell'Italia.

Per quanto concerne i consumi

alimentari italiani rapportati a

quel-li degquel-li altri Paesi del Mercato

Co-mune, l'Italia si pone in una netta

inferiorità qualitativa e

quantitati-va. Per raggiungere il livello

ali-mentare degli altri Paesi della

Co-munità europea, l'Italia dovrebbe

incrementare i propri consumi

gior-nalieri di almeno 100 grammi di

carne e di mezzo litro di latte. Tra

i Paesi della Comunità Europea

l'Italia ha superato gli altri Paesi

per incremento percentuale nel

con-sumo di zucchero, frutta, ortaggi e

carne, ma non nei formaggi, uova,

latte, burro, grassi ed oli.

Il Convegno nazionale di Vicenza

si è risolto con una mozione che

af-ferma la necessità di una

program-mazione generale che, favorendo

l'afflusso degli investimenti in

par-ticolare verso le regioni e i settori

più depressi, accresca le possibilità

gennaio

febbraio

i 9 6 0

Ortaggi

1277,4

1486,0

Frutta fresca

402,3

411,5

Agrumi

980,6

971,9

Import carni

150,2

131,8

Zucchero

643,3

671,8

Tabacchi

41,6

41,7

Tranne le importazioni di carne,

in genere gli altri consumi elencati

nella tabella sono in notevole

au-mento rispetto ai corrispondenti

me-si dell'anno precedente.

di consumo di quella parte della

po-polazione che ancora si trova in

si-tuazione di arretratezza economica

e Assi gli obiettivi da raggiungere

per quanto riguarda non solo

l'au-mento del reddito, ma anche la sua

distribuzione fra le varie zone e

ca-tegorie e indichi i mezzi relativi.

Nei primi mesi del 1961 la

situa-zione di alcuni fra i principali

con-sumi è la seguente: (in migliaia di

quintali).

marzo

gennaio

febbraio

1961

marzo

1666,1

1429,2

1415,3

1677,9

454,0

465,2

478,0

586,6

936,0

1021,6

1013,4

1058,2

141,9

49,0

40,1

67,5

822,5

881,8

1220,2

718,6

48,7

46,5

44,7

53,0

Continua l'espansione nel campo

dei trasporti, e precisamente per

quanto riguarda le

immatricolazio-ni di autovetture i confronti con lo

scorso anno sono i seguenti:

i 9 6 0 % ' 6 0

su

' 5 9 1961 % ' 6 1

su

' 6 0

gennaio

23.257

+ 19,6

36.718

+ 57,9

febbraio

25.302

+ 35,8

35.272

+ 39,4

marzo

35.237

+ 92,0

50.270

+ 42,7

aprile

33.859

+ 43,7

42.401

+ 25,2

Questi dati confermano il trend ticolarmente marcato nel settore

ascendente dei consumi riguardanti delle vetture.

l'acquisto di mezzi di trasporto, par-

0

° *

BANCA D-AMERICA E D ITALIA

S O C I E T À PER AZIONI - C a p i t a l e v e r s a t o e r i s e r v e U t . 4.400.000.000

S E D E S O C I A L E E D I R E Z I O N E G E N E R A L E : M I L A N O

F o n d a t a d a

A . P . G I A N N I N I

A F F I L I A T A D E L L A

i&nxxk

t t f À m t r t a s

NATIONAL SAVAn'8'Ì ASSOCI AT10 N

(7)

Avicoltura industriale

E. B A T T I S T E L L I

A leggere le statistiche, ad

ascol-tare le conclusioni congressuali

re-lative ai problemi

dell'alimentazio-ne, la popolazione italiana appare

come la più frugale e denutrita se

non dell'universo, per lo meno del

mondo civile. Di pane ne mangia

poco, meno di un tempo, ma la

col-pa è attribuibile alla scadente

quali-tà; di vino ne beve sempre meno,

a causa anche dell'allarmismo sulla

frode della quale alcuni

penniven-doli esagerano l'ampiezza e la

gra-vità; di latte ne beve in misura

scan-dalosamente tenue; di frutta non è

certo divoratrice; di grassi pare che

non abbia eccessivo bisogno stando

alla cronica crisi del lardo e del

bur-ro; di zucchero ne fa un consumo

ridotto forse anche per via del clima

gratuito dispensiere di calore; e di

carne ne mangia molto meno di

quanto dovrebbe, in ciò allineandosi

alla Grecia e al Portogallo.

Soprat-tutto è poco orientata alla carne di

pollo, anche se ri consumo da kg.

1,5 — qual era alla vigilia del 2°

conflitto mondiale — sia salito a kg.

3,5, beninteso riferito ad individuo

e ad anno. Bisognerebbe tuttavia

raddoppiarlo e il monito è stato

que-st'anno ribadito a Varese e ha tutta

l'aria di essere perentorio, dal

mo-mento che esso porta la firma di

pa-ternità e di avallo di igienisti, di

specialisti italiani e stranieri, di

in-dubbia fama come Campanacci, Del

Torchio, Drieux, Ferrando, Ghigi,

Laurinsich, Le Bihan, Negri,

Ma-soero, Pero, Imperato, Van Gauf.

Si direbbe che noi italiani non

avessimo in alta simpatia le proteine

nobili, quelle della carne, delle uova

e del latte. Ma non ne abbiamo

nep-pure per quelle grezze, giacché non

siamo tra i primi attori nel consumo

di legumi, dai fagioli ai ceci e alle

cicerchie, ecc.

Dunque, quando autorevolmente

e ufficialmente si dice che nelle

no-stre mense giungono ogni anno 200

milioni di kg. di carne di pollo e

350 milioni di kg. di uova (6

miliar-di e mezzo miliar-di pezzi) si miliar-dice —

ri-petiamo — apparentemente molto,

ma sostanzialmente poco, perchè

siamo in più di 50 milioni a

man-giare ciò che gli allevamenti interni

ci danno o che ci perviene

dall'este-ro. Sei miliardi e mezzo di uova

so-no comunque un contingente

nume-rico notevole e lo costituiscono

an-che dal lato ponderale (poco più di

3.500.000 quintali).

Purtroppo tanto le carni di

pol-lame quanto le uova sanno in parte

di sale « come lo pane altrui »,

giac-ché in fatto di avicoltura —

nono-stante i bassi consumi — il Paese

non è autosufficiente. Gli ultimi

ac-certamenti statistici — e sono, per

via della dogana, esatti, — rilevano

che di carne di pollame ne

impor-tiamo 13 milioni di kg. per 9

(8)

UNO DEI MOLTI SOGGETTI RAPPRESENTATIVI DI POLLI ESPOSTI ALLA MOSTRA. ESSI APPARTEN-G O N O ALLA RAZZA LIVORNESE BIANCA PESANTE, LA C O N C L A M A T A RAZZA ITALIANA.

liardi l'anno e che di uova ne

im-portiamo qualcosa come 700 mila

quintali per un valore di 20-23

mi-liardi annui.

Di uova ne produrremmo a

suffi-cienza per il consumo diretto qual è

attualmente se non ci fosse da

ali-mentare l'industria dolciaria. Ma

poco poco che il consumo diretto,

quello che arricchisce e diletta le

mense, si migliorasse portandosi ai

livelli europei, la nostra produzione,

livellata sui 3.500.000 quintali, più

non basterebbe.

Se tale è il contingente di

produ-zione, facile è risalire al consumo

capitario annuale che è perciò di

kg. 8,5 — poco più di 100 uova a

testa. A paragone molti Stati con i

quali la comparazione è possibile,

ci precedono nella graduatoria:

Olanda kg. 8,8 Francia kg. 9,8

Svizzera kg. 10 Austria kg. 10

-Svezia kg, 10,5 - Germania

Occidentale kg. 12 Regno Unito kg. 13,8

Belgio e Lussemburgo kg. 14,9

Irlanda kg. 15,2 Canada kg. 17

-U.S.A. kg. 21.

La media annua europea di

con-sumo è superiore alla nostra di

cir-ca 54 uova per individuo, e quella

Nord-Americana niente meno che di

190.

Ma pur rimanendo stazionario il

nostro consumo, e quello degli altri

paesi della Comunità economica

eu-ropea, tuttavia a quest'ultima ne

manca una decima parte per essere

autosufficiente.

Il discorso sulla carne è fatto di

analoghe note malinconiche. Noi ne

consumiamo annualmente 170-175

milioni di kg. e dovremmo invece —

come abbiamo già detto —

consu-marne il doppio, portando l'attuale

consumo pro-capite da kg. 3,5 a 7.

E se all'attuale importazione

italia-na che è di circa 13 milioni di kg.,

a copertura del consumo, si

aggiun-gesse quella dei paesi membri della

Comunità economica europea,

nem-meno essa essendo autosufficiente,

apparirebbe in tutta la sua

eviden-za il deficit dell'avicoltura europea,

e sarebbe anche evidente, e, più che

evidente, perentoria l'urgenza di

eli-minarlo.

Ma non si elimina mantenendo

gli allevamenti allo stato

artigiana-le, quelli che dominano la scena

campestre e che hanno finora

av-vinto e conav-vinto gli economisti,

tan-to che nel 1954, inaugurando la

pri-ma edizione delle « Giornate

Avico-le Varesine » il Medici proclamava

che il reddito lordo dell'avicoltura

nazionale, ammontante a 250

mi-liardi di lire, si realizza in centinaia

di migliaia di piccoli allevamenti

che impegnano i « cascami » del

la-voro familiare e utilizzano i

sot-toprodotti e residui alimentari che

altrimenti andrebbero

vergognosa-mente perduti. E proseguiva

affer-mando che nonostante i recenti

svi-luppi della pollicoltura industriale

l'avicoltura rimane, e deve rimanere

contadina, in una agricoltura

domi-nata dall'azienda familiare.

Ma nemmeno l'ironica velleità di

un regista avrebbe potuto giuocare

all'autore uno scherzo di pessimo

gusto come glie lo ha giuocato

Va-rese che — auspice la locale

Came-ra di Commercio — ha scoperto il

pollo da carne, ne ha già fatto in

otto edizioni espositive una fede e

ne prepara un avvenire, il quale

sa-rà più felice di quello che la

poli-tica delle riconversioni colturali

pre-para alla zootecnia.

(9)

e durare. Non Io è più nel settore

del pollame da carne e non lo deve

essere nemmeno in quello del

pol-lame da uova. Nell'uno e nell'altro

la forma artigianale

dell'allevamen-to deve cedere il passo alla forma

industriale che in Italia, pur

essen-do da poco nata, già si afferma in

20 mila allevamenti, per i quali

ope-rano 400 incubatoi e un migliaio di

aziende fabbricanti attrezzature e

prodotti interessanti l'avicoltura.

Gli incubatoi producono il

pul-cino, le gabbie lo ospitano, le

at-trezzature ne rendono sano

l'am-biente (riscaldamento, ventilazione,

ecc.), i mangimi bilanciati lo

ingras-sano, l'industria farmaceutica lo

ir-robustisce, e gli attrezzi per

macel-lazione, spiumaggio e

confeziona-tura lo lanciano al consumo.

Bisognerebbe, chi ne volesse

sa-per di più, che si recasse una volta

almeno, a cavallo tra il maggio e il

giugno, a Varese in occasione delle

« Giornate Avicole » che consacrano

il progresso genetico ed economico

dell'avicoltura. Quest'anno per

e-sèmpio avrebbe visto e udito cose

e argomentazioni di innegabile

inte-resse che giova qui riassumere,

per-chè costituiscono una pietra miliare

sulla via consolare da un decennio

circa aperta alla maggiore delle

zoo-colture aziendali, le altre due

con-tando più poco, come l'apicoltura

che è stazionaria malgrado

l'espan-sione dei frutteti, e la bachicoltura

è agonizzante senza più speranza di

ripresa. Inoltre la pescicoltura è

troppo sporadica nonostante la

mol-tiplicazione dei laghi artificiali,

per-chè sulla stessa si possa fare un

as-segnamento per lo meno discreto.

Non diremo che tutte le ditte

ita-liane che vivono nell'orbita

dell'avi-coltura siano ogni volta presenti a

Varese, e presentino il cast delle

at-trezzature, dei mangimi, degli

inte-grativi, delle specialità

medico-far-maceutiche, delle macchine per

l'au-tomazione dei servizi di

alimenta-zione ed igiene. Sarebbe eccessivo

il pretenderlo. Molte, per ragioni

di eccentricità territoriale, se ne

astengono forse molto a malincuore.

Di nuovo, di originale, nel

com-parto delle incubatrici, allevatrici,

gabbie e batterie per allevamento,

dei nidi trappola, degli

alimenta-tori, dei pollai prefabbricati, degli

aereatori, non si è notato nulla

que-st'anno, ad eccezione di un

abbeve-ratoio che completa il quadro

del-l'automazione nei servizi alimentari.

Non c'è da dire di più, di quanto

non sia stato altre volte detto, sul

comparto dei mangimi e degli

inte-grativi alimentari. Ormai i primi

ri-spondono a formule bilanciate, e i

secondi recano quasi tutta la serie

alfabetica delle vitamine e quella

dei sali minerali ad azione plastica

ed oligo-dinamica.

Piuttosto si accresce ogni anno la

gamma delle specialità

batteriosta-tiche o battericide, dei

disinfettan-ti, dei deodorandisinfettan-ti, in conformità

del-la struttura fragile degli animali, sui

quali il pericolo delle epidemie

so-vrasta come una minaccia

incom-bente tanto più grave quanto

mag-giori sono le dimensioni

dell'impre-sa e la sedentaria clausura degli

animali.

Ma per razionali o scientifiche

che siano l'alimentazione e la difesa

antiparassitaria esse sarebbero

tut-tavia frustrate nel loro compito se

sostentassero e sostenessero animali

geneticamente scadenti, indegni di

essere allevati alla maniera

indu-striale moderna.

Le vecchie razze leggere o da

uova e le vecchie razze pesanti o da

carne sono state selezionate e

(10)

AUTORITÀ' G O V E R N A T I V E A L L ' I N A U G U R A Z I O N E DELLA VILI EDIZIONE DELLA MOSTRA. DA SINISTRA A DESTRA: DOTT. L O V A S C I O DIRETTORE SERVIZI VETERINARI DI VARESE, ON. B I A G 3 I , SOTTOSE-G R E T A R I O AL DICASTERO DELL'INDUSTRIA, C O M M . CAMPIOTTI PRESIDENTE DELLA LOCALE C A M E R A DI C O M M E R C I O , ECC. M A R I O G A I A PREFETTO DELLA PROVINCIA,

spondono ora abbastanza bene agli

imperativi economici degli

alleva-menti moderni. Non sarebbe perciò

il caso di ricercarne altri se

l'ibri-dazione non costituisse

continua-mente nuove razze superiori alle

ge-nitrici per merito dell'eterosi o

vi-gore ibrido^ Ad esempio i pulcini

da carne Nichols appartengono alla

categoria dei polli di ibridi in

quan-to sono derivati per incrocio da

ibri-di ibri-di prima generazione, la qualcosa

consente di addizionare in loro tutte

le caratteristiche positive ereditarie

dei genitori e degli avi. Anche altri

ibridi come il Peterson x Hubbard,

ritenuto il più redditizio, il Mubro

62 da superingrasso potendo

rag-giungere Kg. 1,660 in 63 giorni e

limitando il consumo di mangimi a

Kg. 2,25, l'olandese Hybro il più

forte e vitale, popolano i grandi

al-levamenti industriali e sono i più

qualificati alla sollecita produzione

di carne. Grazie ad essi e

all'alimen-tazione più bilanciata oggi è infatti

possibile operare il taglio dei tempi

nel processo di sviluppo. Se nel 1951

si poteva produrre 1 Kg. di carne

in 65 giorni e nel 1953 in 50,

attual-mente ne bastano appena 40.

Tra gli incroci da carne esposti

all'ammirazione degli specialisti e

dei profani nella recente

esposizio-ne varesina abbiamo notato i

se-guenti:

Arbor Acres x Peterson, Cornish

x New Hampshire, Giovenzano x

New Hampshire, Indian River x

Martin's, Jumbo Cornish x White

Rocks, Peterson x Hubbard,

Van-tress x Arbor Acres.

Tra quelli da uova, degni di

se-gnalazione, erano:

Livornese x New Hampshire, New

Hampshire x Livornese, New

Hamp-shire x Maestà.

Il settore delle razze classiche

presentava:

Amburgo, Andalusa, Blu Olanda,

Brama Poutra, Cornish,

Giovenza-no, Langsban, Livornese, Maestà,

New Hampshire, Orpington,

Ply-mouth, Rhode Island, Silver White

Rocks, Sussex, Vantress, White

Rocks, settore in cui solo le razze

Livornese, Maestà, New Hampshire

e Sussex sono le conclamate razze

d'uova. Esse sono tuttavia meno

conclamate di un tempo, giacché

sulla scena recitano la parte di

cam-pionesse o di prime attrici la Hv

Line e la Kimber K. 137. La prima

è un ibrido di fama mondiale che

fa più uova (279 l'anno per gallina)

e l'altra è un ibrido che per alta

deposizione annua non ha rivali.

Tutte e due surclassano la nostra

Livornese che era ritenuta la più

nervosa e generosa delle ovaiole. Ci

sono poi la Ghostlei Pearl, la

Ho-negger, la Jarkon, come loro rivali,

ma esse a Varese erano, quest'anno,

assenti, così come lo era la Bessie

Babcola, la gallina delle grandi

uo-va da bere.

(11)

IMPEGNI E PROSPETTIVE DELL'AZIONE PROPULSIVA

DELLE ESPORTAZIONI ITALIANE IN TUTTI I MERCATI

G . S A C E R D O T E

In una serie di recenti incontri con esponenti delle

categorie economiche, con responsabili di uffici

com-merciali all'estero, con parlamentari nelle competenti

commissioni delle due Camere, il ministro per il

com-mercio con l'estero on. Martinelli ha ribadito, illustrato,

sottolineato alcuni aspetti essenziali della politica degli

scambi del nostro Paese:

— il commercio estero rappresenta una

compo-nente basilare per lo sviluppo dell'economia italiana;

— infatti — attraverso maggiori esportazioni — si

finanziano le importazioni di materie prime, si

incre-mentano la produzione, il reddito e il risparmio, si

creano nuove occasioni di lavoro e si favorisce un

mi-glioramento del tenore di vita delle popolazioni;

— in relazione a ciò occorre attivare la «presenza»

del nostro Paese ovunque convenientemente possibile;

— questa presenza si disarticola in molteplici

ini-ziative: invio di missioni per lo studio dei mercati,

at-tuazione di indagini settoriali, rafforzamento degli

uf-fici esistenti e creazione di nuovi, partecipazione a

manifestazioni fieristiche internazionali e

organizzazio-ne di rassegorganizzazio-ne sjiecifiche della produzioorganizzazio-ne nazionale.

Triplice esigenza

Si tratta di alcune tra le molte iniziative necessarie,

alle quali si deve accompagnare una vera e propria

ri-forma strutturale, perchè con strumenti migliori — più

idonei alle esigenze attuali — sia possibile, non

favo-rire, ma ausiliare e stimolare la iniziativa privata.

D'altra parte, questo è ciò che è stato richiesto alla

unanimità al recente V Convegno nazionale del

com-mercio estero, svoltosi a Milano e conclusosi con una

mozione intesa ad ottenere:

1) l'espansione dell'area geografica delle nostre

vendite all'estero;

2) un più largo impulso alle esportazioni

dell'a-gricoltura, delle piccole e medie aziende e

dell'arti-gianato;

3) il promuovimento di una politica atta a

favo-rire la ascesa economica e sociale dei Paesi

sottosvi-luppati.

Indubbiamente — dopo sette anni di silenzio, in

quanto il IV Convegno ebbe luogo esattamente nel

'54 — era necessario un incontro tra organi dirigenti

del Governo ed operatori economici, per puntualizzare

i vari problemi dell'intercambio che, proprio negli

ul-timi anni, hanno assunto una fisionomia diversa, sia

per lo sviluppo senza precedenti avutosi dal punto di

vista tecnico e scientifico, sia per una maggiore

compe-titività internazionale esistente, sia ancora per la

for-mazione di aree unificate — come, ad es., il M.E.C, e

1 E.F.T.A. — e sia infine per il fatto che una serie di

Paesi hanno raggiunto l'indipendenza politica ed

han-no posto in modo urgente la questione del loro

svi-luppo economico.

D'altronde è anche vero che: a) gli scambi

inter-nazionali hanno registrato incrementi impensabili,

con-tribuendo in modo determinante ad accrescere i

red-diti dei Paesi più intraprendenti: l'Italia — in questa

metamorfosi — ha assunto una sua posizione ben

de-lineata; b) i medesimi scambi, negli ultimi mesi, hanno

segnato — per tutto il mondo ed anche per l'Italia —

un certo rallentamento come ritmo di sviluppo: da qui

la necessità di offrontare tutte le questioni più urgenti

per l'attuazione di una vigorosa politica delle

esporta-zioni che, senza comprimere ed anzi consentendo più

larghe possibilità di sviluppo delle importazioni, porti

i nostri traffici commerciali ad incrementarsi in ogni

direzione, raggiungendo livelli sempre più elevati.

Secondo il presidente dell'I.C.E., prof. Dall'Oglio,

occorre soffermarsi su un triplice ordine di

considera-zioni, che nella loro concatenazione rendono

chiara-mente la necessità di tale politica:

— le caratteristiche del nostro apparato

economi-co, essenzialmente trasformatore di materie prime, e le

scarse risorse nazionali in materie di base implicano

il sistematico ricorso a massicci rifornimenti dell'estero

ai fini di un soddisfacente progresso delle attività

pro-duttive;

(12)

delle esportazioni, in modo da contenere tale deficit in

misura che possa per lo meno essere compensata

dal-l'apporto attivo delle altre partite correnti della

bilan-cia dei pagamenti;

— la politica di sviluppo economico del Paese,

date le premesse, non è assolutamente concepibile al

di fuori di un parallelo sviluppo dei rapporti

commer-ciali con l'estero; essa determina crescenti

importa-zioni in materie prime e in beni strumentali, che a loro

volta debbono alimentare crescenti esportazioni;

l'e-spansione di queste ultime costituisce pertanto fattore

essenziale per assicurare la possibilità di sempre più

ampi incrementi produttivi e, conseguentemente, di

più largo assorbimento delle nostre forze lavorative.

Per una " mentalità esportatrice "

Richiamati questi concetti generali, occorre

aggiun-gere — ha rilevato il prof. Dall'Oglio a Milano — che

nelle condizioni di sempre più aspra concorrenza e di

maggiore complessità in cui si svolgono oggi i traffici

internazionali, lo sviluppo delle esportazioni non è

con-seguibile senza una stretta collaborazione fra azione

privata ed azione pubblica e senza un valido sostegno

pubblico in appoggio alle iniziative private,

indispen-sabile specialmente per le medie e piccole aziende.

Si impone, quindi, un rafforzamento dell'azione del

Ministero per il Commercio con l'Estero e dell'I.C.E.,

rafforzamento che richiede notevoli mezzi finanziari:

l'aver in questi ultimi mesi assicurato all'Istituto per il

Commercio Estero un contributo straordinario di 1

mi-liardo e mezzo ed aumentato la « spesa » del bilancio

del Mincomes di oltre 3 miliardi e mezzo,

rappre-sentano dei fatti significativi, soprattutto perchè

dimo-strano che Parlamento e Governo hanno acquistato una

certa « mentalità esportatrice » ed hanno in gran parte

raggiunto la convinzione che il commercio estero è

realmente una componente essenziale del graduale

pro-gresso economico e sviluppo sociale del nostro Paese.

Ma, pur nella sua necessaria unità, l'intervento

pub-blico a sostegno dello sforzo esportativo privato può

essere configurato sotto due principali aspetti: l'uno

ri-volto a fornire adeguata assistenza agli esportatori sul

piano operativo, l'altro inteso ad assicurare ai prodotti

italiani condizioni generali di competitività rispetto alla

concorrenza internazionale.

In questo quadro assumono grande rilievo alcuni

aspetti, delineati al convegno milanese dal prof.

Del-l'Amore, e precisamente quello della necessità di

favo-rire l'esportazione nei settori in cui si ravvisa

maggior-mente utile l'espansione e quello della opportunità di

assicurare un efficiente ordinamento del credito, dato

che prolungate dilazioni di pagamento sono

indispen-sabili per conquistare nuovi mercati di sbocco.

Così come — se è vero come ha detto il ministro

Pella che « l'Italia deve piantare la sua bandiera di

penetrazione economica in nuovi mercati » — occorre

far sì che la politica degli scambi sia ben organica e

chiara: migliori strumenti legislativi — come nel caso

del rimborso dell'IGE, che troppo spesso (e non siamo

noi soli a dirlo, perchè lo hanno riconosciuto anche

esponenti del Governo) va a rilento — si rendono

ne-cessari; nello stesso modo che non meno necessaria è

la formazione di quadri e cioè di personale

specializ-zato in relazioni economiche estere, nonché la

crea-zione di nuovi efficienti uffici ICE all'estero ed il

po-tenziamento delle nostre rappresentanze

diplomatico-commerciali.

Un problema "umano"

Questo problema, che potremmo definire «

uma-no », costituisce una tra le indilazionabili esigenze di

una politica di « promotion » delle esportazioni a vasto

respiro.

Sappiamo che da parte del ministro Martinelli vi

è una predisposizione, convinta e precisa, per favorire

una consistente formazione di uomini qualificati, capaci

di operare all'estero in modo efficiente. Ben venga al

riguardo un « Istituto superiore di commercio estero »,

così come auspicato nella mozione conclusiva del

con-vegno di Milano, nella considerazione dell'urgenza di

preparare uomini, a livello di organismi pubblici e di

aziende private, capaci di contribuire efficacemente

alla espansione delle relazioni economiche

internazio-nali del nostro Paese.

Occorre realmente, per la formazione di quadri

in-termedi e sopratutto direttivi per l'esportazione,

realiz-zare concretamente l'auspicata collaborazione tra

scuo-la ed operatori: inutile sarebbe il credere di poter

ca-povolgere situazioni o coprire lacune con semplici

leg-gi o regolamentazioni, od anche soltanto con mezzi

finanziari, perchè il tutto ha valore in quanto si

rive-dono le strutture dei servizi e quindi si studiano le

possibilità umane per l'attuazione delle leggi o delle

regolamentazioni, per l'impiego utile dei mezzi

finan-ziari.

Sul piano legislativo siamo d'accordo sulla

esigen-za: a) che il problema della restituzione dei diritti

fi-scali e doganali gravanti su merci esportate sia portato

a soluzione, anzitutto attraverso adeguati stanziamenti

in bilancio, sia per la eliminazione dei forti arretrati

costituitisi, sia per fronteggiare le maggiori prevedibili

necessità derivanti dallo sviluppo delle esportazioni;

h) che siano modificate le procedure relative al

rim-borso dei diritti stessi, in modo da contenere le attese

di liquidazione entro limiti di tempo ragionevole;

c) che sia sollecitamente approvato il progetto di legge

riguardante l'assicurazione ed il finanziamento dei

cre-diti alla esportazione, e che vengano fin d'ora elaborate

le norme regolamentari per rendere tempestivamente

operante tale essenziale strumento; ci) che venga

sem-plificata ed aggiornata l'attuale legislazione in materia

di temporanea importazione, e anche quella del

com-mercio di transito.

(13)

sia necessario favorire al massimo grado la libera

circo-lazione dei capitali, migliorare l'efficienza strutturale

e funzionale del sistema bancario, continuare la più

fattiva cooperazione dalla formazione di un sistema

monetario internazionale a carattere tendenzialmente

unitario.

Insegnamenti del " Centenario "

Il ricordo e quindi la celebrazione del centenario

dell'Unità d'Italia porta ovunque a riflessioni

consun-tive e quindi a meditazioni sulle attuali opportunità

da affrontare.

Proprio nei giorni scorsi, il Governatore della

Ban-ca d'Italia, prof. Carli, ricordava che il

consegui-mento della unità nazionale segnò anche l'inizio di una

politica, nella sfera degli scambi, mirante al più ampio

inserimento dell'economia italiana nel mercato

interna-zionale. Questa politica, come è ben noto, non fu priva

di vicissitudini e di fasi di arretramento. E'

significa-tivo, tuttavia, che dagli stessi artefici dell'unità, pur

consapevoli delle condizioni iniziali di inferiorità

pro-duttiva del paese, provenga l'insegnamento che

l'eco-nomia italiana avrebbe tratto stimolo e vigore dalla

competizione internazionale e che, in definitiva, il suo

sviluppo si sarebbe affermato e consolidato attraverso

la libertà dei traffici, anziché per effetto di restrizioni

protezionistiche ».

Impostazione chiara di una realtà storica, alla quale

occorre richiamarsi, anche per comprendere il valore

della « politica di liberalizzazione degli scambi,

affer-matasi nel secondo dopoguerra », una politica che si

ricollega veramente ad una tradizione di pensiero e di

azione al citato « originario orientamento delle nostre

relazioni di commercio con l'estero ».

Non è davvero, ha insistito il prof. Carli, un fatto

occasionale che a spingere il nostro Paese, nel recente

dopoguerra, sulla via di un più libero interscambio con

l'estero, a fugare i ricorrenti timori suscitati da un

si-mile indirizzo di politica, ad additarne invece i sicuri

e durevoli vantaggi, a delineare con visione

anticipa-trice nuove e più ardite forme di integrazione

interna-zionale sia stata una personalità insigne nella politica

come nella scienza, Luigi Einaudi, la cui ferma,

co-stante, instancabile opera a favore della libertà degli

scamb i trova testimonianza esemplare in una

impo-nente mole di scritti.

Il richiamo a meditare sull'impostazione economica

dell'Italia di cento anni or sono e su alcuni eventi più

recenti, che si riallacciano a quella impostazione, è

quanto mai opportuno, sia perchè dà al nostro Paese

una tradizione di pensiero e di prestigio nel quadro di

una politica di espansione nel mondo, sia in quanto

richiede — sia pure con tutte le logiche varianti portate

dai tempi — che si prosegua, senza sosta e con misure

idonee, ad operare per lo sviluppo degli scambi ed in

special modo per il graduale progresso delle

esporta-zioni, alle quali è condizionato ogni e qualsiasi

pro-gramma di investimenti interni.

c a p a m i a n t o

CSocietà per zioni

T O R I N O

VIA S. ANTONINO, 57

(14)

CINEMA TOGRAFIA

P R O I E T T 0 RI

S O N O R I

A P A S S O

N O R M A L E

M i c r o n s i g m a

per medie e pìccole sale

M i c r o n d e l t a

p e r g r a n d i s s i m e s a l e

M i c r o n t a u

per g r a n d i e medie sale

(15)

oan osai pi&^tféQp

G . L E G A

Lo sviluppo raggiunto dalla

pro-duzione del politene nei suoi

venti-cinque anni di prestigiosissima vita

e che oggi già si avvicina ad un

mi-lione di tonnellate all'anno ci

indu-ce a brevemente fare la storia di

questo prodotto modernissimo che

collabora, ben possiamo dirlo, con

quasi tutte, se non tutte, le

indu-strie e che ha meritato il titolo di

« re dei plastici ».

Il politene è oggi un articolo così

comune in tutto il mondo che noi

abbiamo la tendenza ad accettarlo

come qualcosa che abbiamo sempre

conosciuto e posseduto. In effetti, le

persone più anziane ricordano

mol-to bene il tempo nel quale tutti

aspiravano, per esempio, ad avere

bottiglie che si potessero far cadere

senza causare dei piccoli disastri.

Per quanto gli addetti alle ricerche

fossero da molto tempo impegnati

nello studio di recipienti flessibili,

non poche difficoltà dovettero

es-sere superate prima di poter

rag-giungere il successo. Nella

produ-zione del politene uno dei problemi

era quello di studiare un processo

tecnico che funzionasse a pressioni

più alte di quelle fino allora

impie-gate nell'industria chimica, ed

idea-to in modo che il calore della

poli-merizzazione (vale a dire della

com-binazione degli ingredienti) potesse

(16)

reazioni. Il secondo problema era

di trovare un uso per il prodotto

che unisse, come fa, delle proprietà

uniche sia meccaniche, che

elet-triche.

Venti anni fa fu posato un cavo

sperimentale sottomarino isolato

con il politene tra l'isola di Wight

e la Gran Bretagna ed esso

funzio-nò, in verità, molto bene. Sulle basi

di queste prove di laboratorio fu

costruito uno stabilimento

speri-mentale per la produzione del

po-litene. Per i primi anni della sua

esistenza, però, il politene rimase

segreto e gelosamente custodito,

co-nosciuto solo da coloro che erano

intimamente addentro alle cose che

riguardavano la difesa

dell'Inghil-terra.

Oggi vi sono ben poche case nei

paesi civili nelle quali gli utensili

di più comune uso non siano di

po-litene. Questa plastica fu prima di

tutto utilizzata per la sua

bassissi-ma densità e per i suoi eccellenti

poteri isolanti. Senza queste

carat-teristiche il radar aereo sarebbe

sta-to impossibile. Il politene, inoltre,

offre una notevolissima resistenza

chimica ed uno splendido

compor-tamento di lavorazione nella

tecni-ca relativa alla modellazione.

Alla fine della seconda guerra

mondiale l'industria della plastica

si rese conto di avere nel politene

un materiale a potenziale più alto

di quelli fino allora conosciuti. Più

tardi, nel 1946, furono fatti i primi

impianti sperimentali di tubi di

po-litene per uso agricolo e per il

rifor-nimento domestico di acqua calda.

Poco dopo furono adottati i sottili

fogli in politene come materiale di

imballaggio dato che esso è

abba-stanza trasparente ed offre

un'ec-cellente protezione contro

l'umidi-tà. A proposito: i primi cento piedi

di foglio di politene che siano stati

fabbricati nel mondo sono stati

pro-dotti in Gran Bretagna nel 1937.

Ma l'unico uso allora previsto era

quello di materiale elettrico

isolan-te per i condensatori ad alta

fre-quenza. Oggi in molti Paesi il

prez-zo dei fogli di politene non è

di-verso da quello della carta comune.

Al principio dello scorso

decen-nio apparvero sul mercato i catini in

politene per uso domestico e

indu-striale e furono seguiti da una

va-sta serie di utensili da cucina eli

tutti i generi. Per la sua leggerezza

e per la sua bassa densità (circa

grammi 0,92 per centimetro cubo)

il politene è un materiale ideale.

Non è una cosa strana che oggi la

sua utilizzazione abbia acquistato

un'importanza determinante in tutti

i settori. Gli usi definiti per il

poli-tene in ordine di importanza sono:

fogli, sotto forma di articoli

dome-stici, come isolante per cavi,

tuba-ture, rivestimenti, bottiglie, ecc.

(17)

Questa meravigliosa scoperta non

è naturalmente senza rivali. Nel

1953 fu messo a punto il processo

Ziegler nel quale l'etilene può

es-sere polimerizzata impiegando dei

catalizzatori misti organici e

me-tallici, quali i componenti

dell'allu-minio, del titanio, a pressione

at-mosferica. Nello stesso anno la

Phillips Petroleum Company di

De-laware in USA annunciò l'uso da

essa fatto di catalizzatori solidi di

ossido di cromo, con l'aiuto del

si-licato di allumina per polimerizzare

l'etilene e pressioni moderate.

L'an-no successivo fu un italiaL'an-no,

l'illu-stre prof. Natta, che riuscì a

polime-rizzare il propilene usando il

cata-lizzatore Ziegler.

Però come spesso succede nella

storia dell'industria della plastica i

prodotti interamente nuovi non

de-tronizzano quelli già esistenti, ma

diventano solo il loro

complemen-to. Ogni nuovo sviluppo in questo

campo stimola un ulteriore lavoro

e miglioramento tra i prodotti già

affermatisi. Modificando le

condi-zioni di lavorazione il

procedimen-to I.C.I. ad alta pressione sta

dan-doci prodotti ad alta densità che

possono essere con successo

mesco-lati al politene a bassa pressione

op-pure essere mescolati in forma

gra-nulosa per dare delle pregevoli

qua-lità intermedie tra i due prodotti.

Per quanto versatile il politene

ha ovviamente le sue limitazioni. Il

punto di fusione è di circa 126

gra-di C. Se si desidera una struttura

idrocarbonica con una maggiore

re-sistenza al calore la risposta si può

trovare nel polipropilene.

Mentre sono stati necessari 15-16

ALTRA FANTASIOSA TENDA DI MATERIA PLASTICA: C O M E DI SOSTANZA PLASTICA E' IL GRA-Z I O S O O R C I U O L O .

anni al politene per passare dal

tu-bo sperimentale alla produzione di

100.000 tonnellate all'anno, sembra

che il polipropilene possa

raggiun-gere questa stessa produzione in un

quarto dello stesso tempo.

Questa è la storia stupenda del

politene che ha aperto a tutte le

in-dustrie vastissimi e impensati

cam-pi di lavoro e di sfruttamento. E

l'avvenire ci darà sicuramente

mol-te altre meravigliose sorprese

T E N D A G G I P I I I M O B I L I

G O B E L I N

I n l l l

S E R R A M E N T I

Manifattura arredi

dal l831

- Industria del legno

(18)

La Cassa di Risparmio di Torino è stata fondata

il 4 luglio 1827. Al 31 dicembre dello stesso anno

i risparmiatori del Piemonte avevano depositato

la somma di L. 7.035. Attualmente, dopo 133 anni,

ì depositi dei risparmiatori del Piemonte sono

sa-liti a L. 210.000.000.000.

(19)

CRONACHE DELL' INTEGRAZIONE EUROPEA

La Conferenza Permanente

delle Camere di Commercio

dei Paesi della C.E.E.

I P R O B L E M I DELLA POLITICA C O M U N E D E I T R A S P O R T I

Origini e organizzazione

della Conferenza

L'anno in corso si presenta oltremodo importante

per il M.E.C. Il 31 dicembre terminerà la prima delle

tre tappe quadriennali per la progressiva attuazione

del Trattato di Roma istitutivo della Comunità.

Per-tanto, le varie Direzioni generali, nelle quali si articola

la Commissione C.E.E., si trovano ad affrontare un

va-sto programma di lavoro, soprattutto tenendo conto

dell'accelerazione dei termini che porterà ad una

ridu-zione dei dazi interni comunitari del 50 °/o in confronto

al livello di base.

Le forme politico-istituzionali della cooperazione,

l'assistenza tecnica, il funzionamento del « Fondo di

sviluppo », gli scambi economici e culturali,

costitui-scono l'oggetto delle discussioni della prossima

Confe-renza euro-africana a Strasburgo; la cooperazione fra

i Paesi membri, i sistemi di produzione, la libera

con-correnza e l'approvazione dei regolamenti applicativi

delle clausole nel M.E.C.; i negoziati con il G.A.T.T.;

le questioni pendenti per l'associazione della Grecia e

delle Antille Olandesi; la cooperazione con la Gran

Bretagna, per citare alcuni fra i molti problemi, sono

allo studio ed in corso di decisione da parte degli

or-gani comunitari. Da segnalare è il regolamento sulla

libera circolazione dei lavoratori, testé approvato dal

Consiglio dei Ministri della Comunità.

Con non minore impegno, e collateralmente agli

or-gani comunitari, anche la Conferenza Permanente delle

Camere di Commercio dei Paesi C.E.E. si occupa delle

questioni relative all'integrazione.

Facendo leva sulle esperienze di cui le Camere di

Commercio dei singoli Stati membri sono portatrici, la

Conferenza pone in particolare rilievo i problemi

atti-nenti ai rapporti interni della Comunità, ma assume un

raggio d'azione che va ben oltre. Infatti, ha sul tappeto

anche la realizzazione di una zona di libero scambio

o di un'associazione multilaterale, destinate ad

allar-gare l'area comunitaria.

Attraverso i loro portavoce, tutte le Camere di

Com-mercio e, perciò stesso, tutti gli ambienti economici dei

Paesi C.E.E., sono rappresentati in seno alla

Confe-renza Permanente.

Ancorché sussistano frequenti contatti, oggi è

ulte-riormente sentito il bisogno di una più ampia"

collabo-razione con la Commissione C.E.E., cosi da portare le

Camere stesse, anche sul piano europeo, alle funzioni

che esse adempiono sul piano nazionale.

D'altra parte, la Conferenza Permanente delle

Ca-mere di Commercio della C.E.E. ha presentato

all'As-semblea Consultiva del Consiglio d'Europa domanda

di concessione dello « Statuto Consultivo di prima

ca-tegoria », per ottenere il riconoscimento ufficiale di

organizzazione internazionale non governativa,

larga-mente rappresentativa e con competenza in tutti i

set-tori cui il Consiglio dedica la propria attività.

Beneficiando dello « Statuto », potrà formulare voti

sulle questioni all'ordine del giorno di una

Commis-sione dell'Assemblea o di un Comitato di esperti

gover-nativi; fornire pareri, informazioni, documentazioni,

sottoporre memoriali e proporre nuovi argomenti

al-1 Assemblea consultiva, presenziandone alle riunioni

con proprii delegati.

(20)

riconosce loro uno Statuto di diritto pubblico e che le

qualifica sole rappresentanti ufficiali degli interessi

ge-nerali del commercio e dell'industria.

La seduta inaugurale si ebbe a Strasburgo il 28

feb-braio 1958.

La partecipazione di molti Ministri e Alti

Funzio-nari della Comunità conferì una fondamentale

impor-tanza ai lavori della Conferenza anche per il futuro.

La Conferenza Permanente si articola in un

com-plesso di Organi, di cui diremo brevemente.

L'Assemblea Plenaria, cui partecipano come

propo-nenti o relatrici le Delegazioni Camerali dei Paesi

membri e le Commissioni incaricate di questioni

speci-fiche, approva le mozioni presentate dagli altri organi

e formula le risoluzioni conclusive.

Dal 1960 la Conferenza si riunisce in Assemblea

Plenaria due volte l'anno. Una delle sedute ha luogo

a Bruxelles e l'altra in una città dei Sei Paesi, scelta di

volta in volta. Sessioni sono state indette a Bruxelles e

Berlino nel 1958; a Milano, Parigi e Lussemburgo nel

1959; ad Amsterdam e Bruxelles nel 1960; ad

Ambur-go il 29/30 maggio c.a.

Il Presidente è dal 1960 investito della carica per un

anno e coadiuvato dall' Ufficio di Presidenza, di cui egli

è a capo ed i Presidenti delle Delegazioni nazionali

sono membri. Primo Presidente annuale è stato eletto

M. Van der Mandele, Presidente della Camera di

Com-mercio di Rotterdam.

Il Comitato Tecnico, composto da Alti Funzionari

delle Camere di Commercio partecipanti, ha il

com-pito di alleggerire l'attività della Conferenza, di

per-mettere un contatto più diretto e personale con gli

Or-gani della C.E.E. e di coordinare i lavori delle

Com-missioni.

Varie Commissioni di Lavoro sono costituite per lo

studio dei problemi che riguardano la politica agricola

comunitaria; la politica economica e sociale; la

poli-tica finanziaria e fiscale; le questioni giuridiche

(So-cietà europea, esecuzione delle decisioni giudiziarie,

regole di concorrenza e intese nella Comunità); la Zona

di Libero Scambio (progetto di Associazione

Economi-ca Europea) e l'Unione Doganale; le relazioni C.E.E.

- Paesi e Territori d'Oltremare associati; la libertà di

stabilimento e di prestazione dei servizi; la libera

pra-tica (libertà di accesso ai mercati); l'organizzazione dei

trasporti nel Mercato Comune; le aggiudicazioni

pub-bliche; gli Istituti europei di formazione; la struttura

e l'attività delle Camere di Commercio nell'ambito

statuale.

Una Sottocommissione per il movimento dei

capi-tali è stata investita dell'indagine sulle possibilità e

su-gli aspetti della liberalizzazione.

Se incaricate dello studio di un nuovo problema, le

Commissioni si riuniscono in prima ed ultima seduta

a Bruxelles. I loro lavori si concludono con una

propo-sta all'Assemblea Plenaria.

Talvolta, alcuni argomenti vengono affidati in via

preliminare ad un Gruppo di Esperti o alle stesse

De-legazioni, per l'opportuna presa di contatti e per lo

scambio di pareri nell'ambito intercamerale.

Rinviando ai prossimi numeri ulteriori e più

det-tagliate notizie sui progetti predisposti, sulle

risolu-zioni adottate, sullo stato attuale dei lavori, teniamo

ancora una volta a sottolineare la posizione di

parti-colare rilievo della Conferenza sul piano europeo ed

il suo cospicuo contributo alla soluzione dei problemi

di integrazione.

La politica comune dei trasporti

Con l'entrata in vigore del Trattato istitutivo della

C.E.E., che al titolo IV pone l'obbligo per gli Stati

membri di perseguire una comune politica dei

tra-sporti, sorsero problemi di organizzazione del settore

e di allineamento delle legislazioni nazionali sul piano

comunitario.

La Conferenza Permanente delle Camere di

Com-mercio dei Paesi C.E.E. costituì una Commissione

Tra-sporti già nel 1958, agli albori della propria esistenza,

assegnandole il compito di esaminare i particolari

aspet-ti della quesaspet-tione, di predisporre mozioni e progetaspet-ti

di risoluzione, tenuto conto del punto di vista delle

Delegazioni nazionali.

La Delegazione italiana, relatrice in Assemblea

Plenaria, provvide alla formulazione di un «

Questio-nario » da inviare alle altre Delegazioni ed agli esperti

per una preliminare indagine sulle situazioni all'interno

dei singoli Stati e per la definizione delle rispettive

posizioni.

Fu, questa, una proficua iniziativa che permise

alla Conferenza di adottare, nella Sessione del 28

ot-tobre 1958 a Berlino, una risoluzione di carattere

ge-nerale. Dalla stessa si evince che scopi fondamentali

della politica comune dovrebbero essere l'abrogazione

progressiva delle discriminazioni, l'uniforme

regola-mentazione dei vari modi di trasporto, il

coordina-mento degli investimenti in infrastrutture, la gestione

commerciale delle imprese.

Un secondo « Questionario », predisposto dalla

De-legazione tedesca nel 1959, venne pure trasmesso a

tutte le Delegazioni per la raccolta di notizie sulla

si-tuazione dei trasporti stradali, ferroviari e per acque

interne, nonché sul traffico di impresa. La Delegazione

italiana, facendo proprie le istanze dell'esperto prof.

Tocchetti, suggerì che il questionario fosse integrato

con una parte relativa alle infrastrutture. In tal senso

si pronunciò la Conferenza Permanente nella Sessione

del 12/13 ottobre 1959 al Lussemburgo.

Proprio in questa sede, in ordine alla pubblicità o

meno delle tariffe, si delinearono i primi contrasti fra

la Delegazione francese, favorevole, e quella olandese,

nettamente ostile, ed italiana, propensa ad un obbligo

della pubblicità limitato alle imprese monopolistiche o

dominanti il mercato.

(21)

Commis-sione, prese contatti con la Bundeskammer austriaca.

Dall'incontro emerse l'opportunità di una

regolamenta-zione dei trasporti concordata anche con gli Stati citati,

sia per ragioni geografiche, sia per una sicura reciproca

utilità.

Tale opportunità venne ribadita con la risoluzione

adottata dala Cofenrenza Permanente nella Sessione

del 7/8 ottobre 1960 a Bruxelles.

In una lettera del dicembre 1960 il dr. W. Hallstein,

Presidente della Commissione C.E.E., espresse il

com-piacimento proprio e degli organi comunitari per i

la-vori svolti dalla Conferenza. « E' molto interessante

— scriveva il dr. Hallstein — conoscere i punti di

vi-sta esposti nel documento ricevuto. Essi riguardano

argomenti oggetto di studio da parte della

Commis-sione Esecutiva. I principi di politica comune dei

tra-sporti saranno ampiamente discussi con i Governi dei

Paesi membri ».

Accennato sommariamente ai precedenti della

que-stione, diamo ora un breve resoconto sullo stato dei

la-vori in seno alla Commissione Trasporti della

Confe-renza, quale risulta dalla riunione del 27/28 febbraio

u.s. a Bruxelles, e riportiamo congiuntamente il

pen-siero delle varie Delegazioni.

In ordine alla libera circolazione elei servizi è stata

ribadita la necessità di semplificare le attuali procedure

per il rilascio delle autorizzazioni di trasporto agli

au-totrasportatori stranieri e di allargare progressivamente

i contingentamenti con criteri uniformi nei sei Paesi.

In tal senso è pure orientata la Commissione C.E.E.

Il problema della pubblicità dei prezzi e delle

con-dizioni di trasporto è assai controverso. Taluni

sosten-gono l'esigenza di una tariffazione, sia pure non rigida,

e, di conseguenza, della pubblicità ed armonizzazione

dei prezzi e delle condizioni, anche al fine di meglio

controllare eventuali discriminazioni. Altri — e fra

questi la Delegazione italiana — affermano che in una

economia di mercato anche la formazione dei prezzi

del trasporto deve essere lasciata alla libera

contratta-zione, e che l'obbligo della pubblicità è da limitare alle

aziende pubbliche ed a quelle private in posizione

do-minante o vincolate fra loro da intese non vietate dalle

regole di concorrenza previste dal Trattato.

La tariffa « a forchetta », con una differenza fra

minimi e massimi abbastanza ampia da consentire il

gioco della concorrenza, limitandone nello stesso

tem-po gli effetti rovinosi e negativi, solleva riserve. La

Commissione ne dovrà discutere con l'impegno che la

importanza del problema richiede.

Riferendosi alle raccomandazioni della

Commis-sione C.E.E. per un coordinato sviluppo delle

infra-strutture delle grandi linee ferroviarie, stradali e di

acque interne, la Conferenza Permanente ha rilevato

un'insufficiente considerazione delle vie di

comunica-zione Nord-Sud; la necessità della collaboracomunica-zione

el-vetica ed austriaca per una rete di grandi « assi

comu-nitari »; il grande sforzo di attrezzatura e

coordina-mento richiesto da molte vie a carattere nazionale;

l'opportunità di una precisazione della politica di

fi-nanziamento per lavori a carattere comunitario che gli

organismi di credito internazionale intendono seguire;

infine, ha fatto raccomandazioni affinchè l'interesse

comunitario di certe vie non implichi una

considera-zione assolutamente prioritaria delle stesse, quando la

loro realizzazione comprometta l'attuazione di vasti

programmi d'interesse nazionale o regionale

(comuni-cazioni con porti, zone periferiche o in via di sviluppo).

Anche in materia di dimensioni e pesi degli

auto-veicoli esiste una profonda disparità di vedute, oltre

che di regolamentazione nazionale. I limiti in vigore

nei singoli Paesi sono, sotto certi aspetti, assai

diffe-renti.

La Commissione Trasporti, in vista di un

allinea-mento delle caratteristiche tecniche dei veicoli, ritiene

fondamentale il principio secondo cui il servizio di un

dato mezzo di trasporto riesce tanto economico quanto

più elevato è il carico unitario. Ragioni di sicurezza

e snellezza del traffico possono consigliare limiti, ma

queste ragioni devono rientrare in un quadro di

obiet-tive valutazioni economiche (costo minore con

l'au-mento della portata). Nel sollecitare una decisione della

C.E.E., la Commissione suggerisce come modello la

risoluzione della Conferenza Europea dei Ministri dei

Trasporti (C.E.M.T.), salvo riesaminare gli argomenti

che militano prò e contro la lunghezza di m. 18 degli

autotreni.

La raccolta di elementi sulla disciplina della

re-sponsabilità dei trasportatori all'interno dei singoli

Sta-ti, al fine di esaminare le possibilità di coordinamento

delle legislazioni nazionali, è stata demandata alla

De-legazione italiana. Questa, nella citata riunione di

Bru-xelles, ha presentato una nota in cui, riferendosi alla

limitazione della responsabilità nei trasporti

interna-zionali, è stata proposta la piena ed integrale

applica-zione della Convenapplica-zione per i trasporti internazionali

ferroviari (C.I.M.), firmata a Berna il 25 ottobre 1952

e ratificata dai sei Paesi, e della Convenzione

interna-zionale per i trasporti su strada (C.M.R.), firmata a

Ginevra il 19 maggio 1956 e ratificata solo dalla

Fran-cia, dall'Italia e dall'Olanda.

Avendo tutti i Paesi C.E.E. ratificata la « C.I.M. »,

il problema dell'unificazione dei regimi sulla

respon-sabilità del vettore nei trasporti internazionali si pone

unicamente per quelli stradali. Pertanto, le

Delega-zioni francese ed olandese si sono associate a quella

italiana nel raccomandare alla Germania, al Belgio ed

al Lussemburgo la sollecita ratifica della Convenzione

« C.M.R. ».

La Delegazione olandese ha pure segnalato la

ne-cessità di stabilire esattamente l'interpretazione

uni-forme dei concetti di vizio proprio dell'oggetto, forza

maggiore, colpa grave e negligenza dello speditore,

i quali in generale giustificano l'esonero del vettore

dalla responsabilità, e di porre un limite alla

respon-sabilità stessa dal punto di vista dell'indennizzo, nel

caso che il contratto di trasporto non stipuli nulla al

riguardo.

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