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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.28 (1901) n.1432, 13 ottobre

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

AMO

X X V III - V oi. X X X II

F irenze, 13 Ottotìre 1901

N . 1432

N a p o l i

La Commissione d’ inchiesta sulle cose di Napoli sta per render pubbliche le sue investi­ gazioni e le sue conclusioni ; non mancheremo di occuparci del suo lavoro, come ci siamo occupati, per mezzo del nostro egregio corrispondente E. Z. delle condizioni in cui si trova quella città, e dei possibili rimedi che possono giovare alla so­ luzione della crisi che in questo momento attra­ versa.

I recenti casi sanitari, che hanno rese neces­ sarie misure igieniche molto energiche, hanno anche, senza dubbio, per più rispetti, aggravata la situazione economica della città, sia per l’inevita­ bile ristagno degli affari, sia per le maggiori spese a cui ha senza, dubbio, dovuto sottostare il Municipio.

Indipendentemente quindi da ogni altra con­ siderazione che risulterà dal lavoro della Com­ missione d’ inchiesta, ci troveremo ben presto di fronte ad una questione finanziaria della città di Napoli. Cioè resulterà pur troppo colla evidenza rude delle cifre che il bilancio del Comune ha un disavanzo che, si dice, arrivi a più di una diecina di milioni. Mancano ora le notizie per precisare quella cifra e per conoscerne la rela­ zione col rimanente del bilancio, ma non vi è dubbio alcuno che quando il regio Commissario esporrà al nuovo consiglio lo stato delle cose, risulterà evidente che la città di Napoli non è in grado di provvedere a se stessa, ma dovrà ancora una volta ricorrere all’ aiuto dello Stato pei mettere a galla i suoi interessi. Che 1’ aiuto debba venire sotto forma di un effettivo e di­ retto sussidio, o che lo Stato debba prestare la sua garanzia ad un nuovo debito che abbia da essere contratto dal Comune, questo si vedrà a suo tempo. Ciò che risulta in questo momento necessario, quindi inevitabile, è il concorso di­ retto ed indiretto dello Stato ad equilibriare il bilancio della città.

Ove questo, come pare, debba assolutamente verificarsi, noi dobbiamo qui risollevare, proprio a proposito di tale questione, un concetto che è stato più largamente discusso nell’ Economista, che ha formato tema di esame in molta parte della stampa, e che una parte dei periodici na­ poletani hanno vigorosamente combattuto. A l­ ludiamo alla convenienza, alla opportunità, e oggi diciamo anche alla giustizia di un regime speciale amministrativo per la città di Napoli.

Fino a che si trattava di mettere Napoli sotto un regime eccezionale, soltanto perchè si credeva che la corruzione fosse così penetrata nel corpo elettorale da non poter sperare gran fatto in una amministrazione che offrisse garanzia di una completa e sicura indipendenza sulle di­ verse dannose camarille che dominano quella città, si poteva giustamente dubitare che il motivo non fosse sufficiente per consigliare questo stato di ex lege, nel quale avrebbe dovuto essere posto il più grande centro del mezzogiorno d ’Italia. Ma se è vero, come pare vero, che il Comune di Napoli non può vivere finanziariamente, ove lo Stato non viene nuovamente in suo aiuto con sussidi di da­ naro o di garanzia, sembra a noi che ogni, anche legittimo, dubbio debba sparire, e che la ecce­ zionalità della situazione finanziaria richieda an­ che una eccezionalità di amministrazione.

E veramente quando un Comune dichiari di non essere in grado di sopperire da solo ai pro­ pri impegni e di adempiere ai propri doveri, ma per mantenere in una certa integrità la propria vita finanziaria abbia bisogno dello Stato, cioè dell’ aiuto di tutta intera la nazione, è non solo conveniente, ma giusto e necessario che la na­ zione stessa intervenendo a dare, intervenga an­ che ad amministrare con forme e metodi ecce­ zionali.

Se non siamo male informati si sta studiando al Ministero quale dei tre sistemi che sono stati proposti meglio convenga di applicare per ten­ tare il salvataggio finanziario di Napoli ; — al­ cuni propongono il sussidio puro e semplice ; altri credono più decorosa la garanzia ; altri in­ fine ritengono che sodisfi meglio all’amor proprio della città, e, dicono, alla giustizia, un alleggeri­ mento di oneri.

Qualunque sia la soluzione che sarà per prendere il Governo, è troppo chiaro che la que­ stione è soltanto di forma e tanto il sussidio che l’ alleggerimento di oneri non sono che un di­ verso modo con cui lo Stato darebbe un poco del denaro della nazione intiera, a vantaggio di una città per quei servizi che le altre città fanno da se stesse. Nè diversa in sostanza è la forma della garanzia che lo Stato accordasse ad un nuovo debito, perchè è evidente che il Comune di Na­ poli non avrebbe le risorse necessarie e suffi­ cienti per adempiere a nuovi obblighi che assu­ messe.

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finanze del Comune di Napoli, debba anche esi­ gere garanzie sufficienti, perchè gli aiuti accor­ dati sieno tali da bastare ad una duratura si­ stemazione non solo, ma sieno anche rivolti in modo sicuro e completo allo scopo per il quale sono stati accordati.

Nasce da ciò la convenienza di un regime speciale che non vogliamo qui nè indicare, nè definire, ma che deve consistere in una minora­ zione dei poteri locali che dovranno essere tanto più subordinati ai poteri del Governo centrale, quanto maggiore sarà il sussidio che sarà repu­ tato necessario.

E perchè crediamo che lo Stato non possa nè debba disinteressarsi delle sorti finanziarie di una cospicua città come è Napoli, e perchè gli attribuiamo, entro certi limiti, il dovere di vigilare alla regolare funzione di tutti i singoli elementi che costituiscono la nazione, non siamo certamente contrari ad un intervento finanziario dello Stato per sistemare nel migliore e più du­ revole modo le finanze del Comune di Napoli, ma crediamo di non essere eccessivi esigendo che a sua volta il Comune di Napoli si assog­ getti ad una restrizione dei poteri della sua am­ ministrazione ed accetti una tutela speciale.

Sarà bene di cercare il modo che questa tutela impedisca il meno possibile il libero svol­ gimento delle forze del paese, ma d’altra parte sarà anche altrettanto necessario che la sua fun­ zione sia tale da impedire tutti quegli atti che possono allontanare la città da quella che do­ vrebbe essere la sua suprema aspirazione : — fare da sè.

La nazione non si è mostrata mai indiffe­ rente di fronte ai bisogni speciali ed alle spe­ ciali condizioni di Napoli; Napoli, però, deve riconoscere che i fatti svoltisi da trent’ anni a questa parte richieggono che — ove ancora ab­ bisogni 1’ aiuto della nazione — questa abbia le migliori garanzie di una retta amministrazione.

LA STATISTICA INTERNAZIONALE

dei valori mobiliari

A ll’ Istituto internazionale di statistica, che ha tenuto le proprie riunioni a Buda Pest, il signor Neymarck ha presentato una relazione sulla statistica internazionale dei valori mobi­ liari, nella quale sono raccolte molte notizie di interesse attuale e generale. Il Neymarck si è occupato replicatamente di cotesta materia e ha raccolto molti elementi per poter formare una statistica, per quanto è possibile, completa ; rie­ sce, dunque, a un tempo utile e interessante di tener conto dei risultati ai quali potè giungere con le sue ricerche.

Trattando anzitutto delle emissioni dopo il 1895, epoca alla quale l’ Istituto di statistica si radunò a Cristiania il Neymarck osservò che lo sviluppo degli affari finanziai’i, l’attività delle transazioni, le creazioni nuove di valori mobi­ liari, le fluttuazioni dei corsi sui vari mercati eu­

ropei ed americani, l’aumento dei prezzi dei me­ talli e del carbone, seguito da una sensibile reazione, l’ accentuazione dell’ aumento sui ti­ toli che danno un reddito variabile, la diser­ zione della quale furono oggetto i titoli a red­ dito fisso, movimento bruscamente interrotto e seguito da un movimento in senso inverso, le crisi acute che si sono avute in Europa e negli Stati Uniti sulle varie borse, le questioni del cambio, del miglioramento della circolazione fiduciaria nel Brasile e nell’Argentina sono al­ trettanti fatti degni d’ interesse, che hanno vi­ vamente occupata l’ attenzione degli ultimi sei anni.

Nel 1898 il totale generale delle emissioni, fatta deduzione dalle conversioni, era ammontato a 8902 milioni, nel 1899 questo totale è stato di 10,647 milioni, nel 1900 di 11,863 milioni. Dal 189j, dedotte le conversioni, il totale generale delle emissioni sali a 54 miliardi e 683 milioni. Di questi 54 miliardi, 17 riguardavano fondi cft Stato e titoli a reddito fisso, 6684 milioni titoli di società di credito, il rimanente, ossia 30 mi­ liardi in cifra tonda, è stato emesso da compagnie ferroviarie e società industriali. Ecco questa re­ partizione per gli ultimi sei anni:

Totale generale delle emissioni, dedotte le conversioni... Prestiti di S ta to... Stabilimenti di credito. Strade ferrate e Società

industriali... Conversioni... 1895 1896 1897 1898 1899 1900 (milioni di franchi) 5,231 9,129 8,911 8,902 10,617 11,863 1,986 3,758 2,166 2,042 2,191 4,797 707 772 883 1,411 1,506 1,405 2,536 4,598 5,861 5,448 6,648 5,660 1,298 7,593 681 1,640 626 ~ E a proposito della statistica internazionale delle emissioni e conversioni, il Neymarck insiste nel voto che è necessario sia stabilita una sta­ tistica uniforme degli appelli al credito e delle conversioni.

Einchè queste statistiche non saranno fatte nei vari paesi dalle competenti amministrazioni non si potranno accettare che con le maggiori riserve e soltanto a titolo documentale le cifre pubblicate sull’ ammontare annuale delle emis­ sioni, conversioni, ecc. Queste statistiche, qua­ lunque sia la cura messa nella loro redazione, contengono inesattezze, che sono state più volte segnalate.

Quanto al movimento vertiginoso che già il Neymarck segnalò e che portava il pubblico verso i titoli a reddito variabile, verso i valori indu­ striali e che gli faceva abbandonare i titoli a red­ dito fisso, egli ha fatto notare che questo movi­ mento, già assai accentuato nel 1898, si è svi­ luppato nel 1899 e ha preso una enorme estensione fino al termine del 1° semestre 1900. Nel 1898 sopra un totale generale di emissioni elevantesi a 8 miliardi 902 milioni, 6 miliardi 800 milioni erano assorbiti da titoli a reddito variabile, nel 1899 sopra 10,647 milioni di emissioni più di 8 miliardi si riferivano a valori industriali.

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ammis-13 ottobre 1901 L ’ E C O N O M I S T A 629

sioni al listino della borsa si erano elevate a 5,820 milioni di franchi.

Nel 1900 sopra 11,863 milioni di emissioni, 7 miliardi concernevano i titoli a reddito varia­ bile, ma come si disse, queste cifre non riguar­ dano in realtà che un periodo di sei mesi, perchè questo movimento in favore dei titoli industriali a reddito variabile è stato a un tratto fermato alla fine del primo semestre 1900 e ha fatto posto, a poco a poco, a una reazione in senso inverso, cioè a favore dei fondi di Stato e titoli a reddito fisso. Nello stesso periodo nel quale i titoli a reddito variabile erano maggiormente favoriti si può osservare pure il grande movi­ mento di attività industriale che è anche con­ traddistinto dall’ aumento dei prezzi delle mate­ rie prime, metalli, carbone e la stessa correlazione di tempo si avverte riguardo al ribasso dei prezzi.

Ecco quali sono stati negli anni 1897, 1898, 1899, 1900 i prezzi medi dei metalli, come pure la produzione e il consumo:

1897 1898 1899 1900 Bame

Produzione (tonn.) .. . 416000 428000 478000 497000 Consumo » . . . 425000 443000 482000 499000 Prezzo medio sterline. 49 */8 51% 73% 73% Stock (tonnellate)___ 31776 27895 22702 17777

Piombo

Produzione (tonn.) . . . 702000 798000 787000 810000 Consumo » . . . 713000 786000 779009 813000 Prezzo medio sterline. 12 7/1(j 13 Vis 15 7x6 17 Vi6

Stagno

Produzione (tonn.) ... — 70400 72200 79200 Consumo » ... — 85200 72700 75300 Prezzo medio sterline. — 71 Vs 122 %6 133 %6 Per lo zinco la produzione era di 469,000 tonn. nel 1898 e il consumo di 476,000 tonn., nel 1899 le due cifre corrispondenti sono 490,000 e 498 mila tonn., nel 1900; 478,000 e 473,000.

Da 20 sterline e mezzo i prezzi salivano nel 1899 a 24 7[8 e tornavano a 20 1{4 nel 1900. Il prezzo medio dell’ argento che era nel 1897 di 27 9[16 pence, 26 15jl6 nel 1898 e 27 7[16 nel 1899 ha fatto 28 1|4 nel 1900. Il prezzo e la produzione del nickel e dell’alluminio sono egual­ mente aumentati. Dal 1897 al 1899 il rame è aumentato di 24 sterline e 1[2, il piombo di 2 ster­ line 1[2, lo stagno di 5 sterline e lo zinco di quasi 5 sterline. Dal 1899 a oggi il rame è sceso di 6 sterline, il piombo di 2 lq2, lo stagno di 1 ster­ lina. Dal 1897 al 1899 e 1900 i prezzi del ferro, della ghisa, del carbone avevano adunque sen­ sibilmente aumentato, dopo una reazione non meno sensibile al ribasso si è prodotta.

A partire dal giugno e luglio 1900, essendosi manifestata una sosta nell’ aumento dei valori di speculazione e a reddito variabile in quello delle materie prime è venuta la reazione. Il ribasso im­ portante dei valori industriali russi, delle azioni di trams e di trazione di miniere, di stabili- menti minerari e altre ha accentuato questo mo­ vimento. Nell’ ultimo trimestre del 1900 il ri­ basso essendo continuato in grandi proporzioni

su tutti i titoli, il pubblico è tornato impaurito all’ ovile, cioè ai suoi titoli favoriti, rendite e obbligazioni, e si è messo a vendere i valori industriali con tanta fretta e per alcuni di essi con tanta irriflessione, quanta ne metteva a com­ perarli.

A sentire gli entusiasti, l’ aumento delle azioni di trams, di miniere, di titoli metallurgici, industriali ed altri doveva essere illimitato, ma le illusioni costano care, sopratutto alla Borsa. Paragonando i corsi fine decembre 1899 a quelli fine 190.} si trova che sole le rendite francesi, le obbligazioni ferroviarie sono oggi quotate più alte, ma sul rimanente del listino francese ed estero il ribasso ha prevalso; i corsi attuali sono non soltanto al disotto di quelli quotati al 31 dicembre, ma ancora di molto al disotto di quelli più alti raggiunti nel primo semestre dell’ anno. Sui fondi di Stato esteri e sulle obbligazioni estere a reddito fisso un movimento di ripresa simile a quello delle rendite francesi si era pro­ dotto : ribasso dapprima, poscia rialzo dei prezzi. Gli stessi movimenti possono essere consta­ tati in quasi tutti i paesi. Se ne può avere la prova consultando il seguente prospetto :

AGOSTO 1897 1899 1901 30[0 francese... . 105.— 100.— 1 01.-30[0 ammortizzabile... . 105.25 100. — 100.— 31l2 0;o... . 108.30 101.50 101.50 23(4 consolidato inglese . . 113.— 106.50 94.30 30{0 belg a ... . 103.— 98.— 98.— 30[0 Berna 1895... . 98.25 90.70 89.— 3 0;0 danese 1894... . 99.70 87.50 92.— 30(0 olandese... . 99.75 94.25 96.30 30(0 norvegese... . 100.25 8 9 .- 91.50 30;o russo 1896 ... . 96.40 9 1 . - 85.80 30(0 svedese 1894... . 102.— 94.— 9 2 .-30(0 svizzero 1890... . 102.— 98.50 100. 25 30(0 germanico... . 97.75 9 0 . - 90..Ì0 3 0j0 prussiano... . 98.30 90.— 90.60 30(0 sassone... 97.35 87. 25 88. 75 I corsi dell’ agosto 1901 sono ancora lungi da quelli a simile epoca del 1897, ma salvo pei consolidati inglesi essi hanno già sorpassato i più bassi corsi quotati e per la maggior parte sono al disopra dei corsi del 1899.

La fermezza dei fondi di Stato francesi è stata notevole.

I corsi dell’ agosto 1897 erano eccezionali in seguito alle voci di conversione che circola­ vano a quell’ epoca, ma si può dire che mentre tutti i fondi di Stato ribassavano e scendevano sotto alla pari, il 3 0[0 francese si manteneva con grande facilità al disopra. Le rendite più tartassate sono quelle dell’ Inghilterra, il che si spiega con le emissioni di rendite che quel paese ha fatte. I consolidati inglesi 2 3[4 sono scesi senza interruzione dal eorso di 113 0[0 sino a 92 0[0 a Londra senza giungere a rialzarsi. .Nello stesso tempo un prestito 3 OjO indiano di 3 milioni di sterline non è stato sottoscritto e ha dovuto essere aggiornato.

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na e considerata come garantita, se non formal­ mente almeno moralmente, dall’ Inghilterra. I prestiti considerevoli e incessanti dell’ Inghil­ terra, richiesti dalla guerra dell’Africa del Sud hanno inondato il mercato di titoli di prim’ or­ dine e contrariamente a ciò che avveniva in pas­ sato 1’ offerta eccede la domanda. Si calcola che l ’ Inghilterra ha emesso 23 milioni di sterline di buoni dello Scacchiere, 30 milioni di sterline sul prestito di guerra 1900 e 60 milioni di sterline di consolidato, insieme 113 milioni di sterline, ossia un poco meno di 3 miliardi di franchi e nessuno oserebbe affermare che 1’ èra dei pre­ stiti sia chiusa nella Gran Brettagna e che il Transvaal, la Cina, come pure l ' esercito e la marina non esigeranno somme enormi.

Il governo francese invece è uno dei rari paesi che non hanno fatto ricorso al credito in questi ultimi anni. Una delle particolarità eco­ nomiche di questi ultimi anni è stata inoltre la emissione sul mercato di Nuova York di pre­ stiti inglesi e tedeschi e nessuno avrebbe previ sto un secolo fa che gli Stati Uniti, coi loro 5 mi­ lioni di abitanti, sarebbero diventati così ricchi e potenti da poter prestare a due Stati che si chiamano Regno Unito e Germania.

{Continua).

VENEZIA, I E INDIE E l ’ESTRENO ORIENTE

Al di là del Mar Nero, oppure verso il Mar Nero e gli scali del Levante ? Questa è la que­ stione pregiudiciale che il relatore, prof. Lanzoni, si pone prima di venire al complesso di provve­ dimenti proposti per estendere e sviluppare i rap­ porti commerciali di Venezia con 1’ Estremo Oriente. E tale questione viene sollevata perchè già durante la discussione parlamentare che con­ dusse alla legge 29 marzo 1900 erasi andata de­ lineando una nuova corrente di idee che doveva affermarsi più tardi Delle discussioni cittadine e determinare un nuovo indirizzo di una parte della pubblica opinione anche a Venezia. In so­ stanza alcuni credono che sia vano sperare nella estensione dei traffici di Venezia coi paesi al di là del canale di Suez data la concorrenza di Trie­ ste e di Genova e che pertanto convenga rivol­ gere gli sforzi verso il Mar Nero, migliorando i servizi, istituendo ad esempio una linea quindi­ cinale Venezia-Odessa-Nikolajeff.

È bene avvertire che la media del quin­ quennio 1894-98 per le importazioni dalla Rus­ sia è di 47,500 tonnellate e per le esportazioni di 160 tonn. ; rispetto alla Rumania le cifre cor­ rispondenti sono 64,170 tonn. e 850 tonn. S’ in­ tende che questi dati riguardano il commercio marittimo di Venezia coi porti della Russia e della Rumania, dati che non rivelano un movi­ mento di grande importanza ed anche quello che ora si ha è costituito in parte notevole dal petrolio e dal grano che vengono importati senza bisogno di sussidi alla navigazione.

’*) Continuazione e fine, vedi il numero precedente dell’ Economista.

Quindi piuttosto che al Mar Nero parrebbe alla Commissione più conveniente mirare ai co­ sidetti scali del Levante che vanno da Smirne a Cipro, a Beirut, a Giaffa, i quali manifestano ora un promettente risveglio e che costituirebbero un campo meglio rispondente, dice il relatore, alle gloriose tradizioni della Repubblica Veneta e poi anche agl’ interessi veri di Venezia mo­ derna.

Se non altro — aggiunge, e questo ci pare un argomento più pratico — essi presentereb­ bero un ambiente molto più adatto allo svolgersi delle feconde iniziative industriali, poiché si tratta di paesi turchi e perciò legati dalle Capi­ tolazioni a quell’ imposta doganale dell’ 8 OjO ad valorem che lascia aperto a tutte le manifatture europee, e quindi anche alle nostre, il varco che invece chiude loro spietatamente la politica do­ ganale protezionista della Russia.

Ma la Commissione insiste a sostenere che ciò che occorre in primo luogo a Venezia è la linea da istituirsi coi paesi al di là del canale di Suez, perchè se i rapporti marittimi col Mar Nero e con gli Scali del Levante rappresentano una corrente secondaria di traffico, quelli sol­ tanto coi paesi d’oltre Suez possono rappresen­ tare una vera corrente principale. Mentre una linea rivolta ai porti del Mar Nero è costretta a fermarsi laggiù, nè può avere perciò grandi oriz­ zonti, e una linea diretta agli Scali del Levante ha essa pure orizzonti limitati, solo una linea che si diriga ai paesi situati oltre Suez può avere uno sviluppo indefinitamente maggiore essendo incanalata nell’immensa fiumana di traffici che passano per di là e che si irradiano per tutti i paesi bagnati dall’ Oceano indiano e dal Pacifico Occidentale.

Venendo adunque ai provvedimenti a favore dei rapporti commerciali tra Venezia e l’Estremo Oriente la relazione dichiara che gli scopi che si vuol raggiungere sono questi due : provvedere a rafforzare quello che è il lato più debole dei rap­ porti indo-veneziani incrementando la partenza delle merci dal porto di Venezia destinate al- l’ India ed alle regioni contermini situate nella sfera di competenza del porto di Venezia, allar­ gare la potenza espansiva ed attrattiva di que­ sto, così nei rapporti con la terra ferma a cui esso si appoggia, come in quelli col mare che gli si stende davanti.

Per raggiungere questi scopi la Commissione fa varie proposte. Essa comincia dall’ osservare che un provvedimento di secondaria importanza, ma di facile e immediata attuazione sarebbe la nomina di un Delegato commerciale residente nel Veneto che avesse per ufficio di stimolare, consigliare e indirizzare quella produzione in­ dustriale delle provincie venete e delle regioni contermini situate nella sfera di competenza del porto di Venezia, la quale può trovare uno sbocco nell’ India e negli altri paesi di oltre Suez.

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13 ottobre 1901 L ’ E C O N O M I S T A 631

imbarcate a Trieste nello stesso anno e destinate ai paesi d’ oltre Suez?

Perchè l’ opera di questo Delegato possa riuscire veramente efficace, la Commissione ri­ tiene debba venire aiutata e integrata dall’opera parallela e contemporanea di un altro Delegato, il quale risiedendo per ora nell’ India, attenda ivi ad iniziare ed estendere lo smercio dei prodotti del Veneto ed eventualmente anche l’ invio a Venezia dei prodotti indiani in destinazione per i paesi situati nella sfera di competenza di questo.

Inoltre la Commissione fra i provvedimenti di ordine secondario, che però sono di facile attuazione pone alcune opere ferroviarie e la revisione delle tariffe. Riguardo alle prime essa osserva che non basta richiamare le merci a V e­ nezia, bisogna anche favorirne l’ inoltro e ren­ derne facile, pronta e sicura la resa. Orbene, ciò non avverrà mai, almeno per quanto si riferisce alle merci destinate al di là di Milano, fino a che non si provveda alla costruzione in quel grande centro ferroviario di una stazione per la rete Adriatica, separata e distinta da quella della Me­ diterranea. Ma non basta. Nelle Convenzioni ferroviarie è consacrato il principio della egua­ glianza assoluta delle due Reti concorrenti di fronte alle eventuali riduzioni di tariffa, le quali devono essere godute da entrambe in base al respettivo percorso chilometrico. Ora questo cri­ terio assoluto ed esclusivo delle distanze, se è giusto di regola, appare invece ingiusto, secondo la relazione, nei rapporti fra Genova e Venezia, quella infinitamente più robusta di questa, e ri­ spetto ad essa tanto meglio situata. Giacché da Genova dipendono naturalmente e la Liguria e il Piemonte allo stesso modo che da Venezia di­ pende il Veneto, perchè si vuol far dipendere esclusivamente da quel porto quasi tutta la Lom­ bardia e in special modo quella parte di essa dove si agita più febbrile e più feconda la vita indu­ striale, unicamente perchè è situata di qualche chilometro più vicina a Genova? Occorre adun­ que chiedere una revisione delle tariffe ferrovia­ rie allo scopo di far entrare nella sfera di compe­ tenza di Venezia, tutta la Lombardia.

Ma sopra ogni cosa la Commissione ritiene necessaria la istituzione di una linea diretta, co­ stante, continuata, di navigazione a vapore con l’ India e con gli altri paesi al di là del canale di Sutz.

Essa esclude che si debba o si possa a tale scopo fare assegnamento sul Lloyd austriaco e sui viaggi diretti da esso istituiti coll’ India con partenza da Venezia e con noli identici a quelli eh’ esso pratica per Trieste e ripete il Timeo Dañaos.... Le offerte del Llyod, dice la relazione, vogliono dire togliere di mezzo la concorrenza eventuale di un’ altra Compagnia, e quindi un rincaro probabile di tutti i noli per le merci di­ rette al nostro porto o dal nostro porto par­ tenti, vogliono dire per il Lloyd la speranza di affermare incontrastabilmente 1; propria egemo­ nia sull’Adriatico a tutto vantaggio di Trieste.

Escluso il Lloyd, non essendo probabile che il servizio di Venezia coll’ India possa essere assunto da un’ altra Compagnia estera, non ri­ mangono che due soluzioni possibili: o affidare tale servizio alla Navigazione Generale o fare

che esso venga assunto da una Società da co­ stituirsi ad hoc a Venezia. Ma anche la Naviga­ zione Generale viene esclusa, perchè tale solu­ zione non potrebbe soddisfare gl’ interessi veri e le aspirazioni legittime del porto di Venezia. Non rimane quindi che la costituzione di una Società veneziana di navigazione a vapore ca­ pace di assumere un servizio regolare e costante non solo coll’ India, ma coll’ Indo-Cina, con la Cina e col Giappone. E ciò perchè ormai Bom­ bay non accentra e non comprende più in sè come in passato quasi tutto il commercio del­ l’ India e dei paesi contermini; anzi avviene ora che le grandi Compagnie facciano talvolta ad Aden il trasbordo per Bombay, allo scopo di proseguire coi loro grandi vapori direttamente per Singapore, H ong-Kong, Shangai e Y o ­ kohama.

Sicché imponendosi la costituzione di una Compagnia veneziana di navigazione a vapore coll’ indicato obiettivo e non essendo probabile di richiamare ad essa i capitali senza un serio affidamento, la Commissione propone che il Co­ mune, la Provincia e la Camera di Commercio di Venezia, le Ferrovie Meridionali esercenti la rete Adriatica, ed eventualmente altri enti interessati nell’ impresa, quali i Comuni, le Provincie e le Camere di Commercio della regione Veneta, la Società Cotoniera Lombarda e i paesi interes­ sati nella Navigazione fluviale, si assumano col­ lettivamente di contribuire alla erigenda Società per un decennio un modico interesse. Per una linea che si spingesse fino a R obe e a Yokohama calcola la relazione che occorrerebbe un sussi­ dio di 1.770.000 lire, spesa che si ridurrebbe a 1.600.000 perchè Venezia potrebbe rinunciare alle 166.000 lire che le furono date coll’ultima convenzione. Supposto inoltre che la nuova So­ cietà di navigazione avesse un capitale iniziale di 6 milioni di lire (sufficiente a costruire 4 ba­ stimenti di lusso e veloci da 4.000 tonn. ciascu­ no) gli enti interessati si obbligherebbero per un periodo di 10 anni e negli anni in cui l’esercizio non desse utili, o questi non permettessero di distribuire un interesse almeno del 4 0[Q al ca­ pitale azionario, dopo prelevati i deperimenti nor­ mali, a integrare la somma necessaria per gli interessi nella cifra sopra indicata o a colmare ovvero a ridurre le perdite del Bilancio, fornendo alla Società costituita una sovvenzione il cui importo massimo non dovrebbe mai superare la somma di lire 240.000 corrispondente al 4 0[Q del capitale sociale.

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vantaggio di poter essere tracciata interamente al di fuori del territorio austriaco.

Tali sono le proposte della Commissione veneziana presediuta dal sindaco di Venezia e della quale fanno parte oltre i deputati di quella città, i sindaci dei principali Comuni del Veneto e molti commercianti. Noi abbiamo creduto utile di riferirle, senza entrare in un esame che ci avrebbe condotto assai lontano, ma verrà certo il momento di discutere nella stampa e nel Parlamento le importanti considerazioni presen­ tate dalla Commissione veneziana a sostegno di una tesi, certo meritevole della maggiore con­ siderazione.

IL COMMERCIO ITALIANO

nel decennio 1891-1900.

IV.

a) Gran Brettagna, (seguito).

Passiamo ora, per continuare il riassunto del movimento commerciale colla Gran Bretta­ gna, alla esportazione dall’ Italia nel Regno Unito.

Ecco prima tutto il prospetto generale in migliaia di lire : 1891 Lire 115,477 1896 Lire 109,588 1892 » 113,216 1897 » 114,012 1893 » 104,415 121,575 1898 » 116,608 1894 » 1899 » 147,153 1895 » 114,586 1900 » 153,929

Le quali cifre dimostrano un aumento una certa importanza solo nei due ultimi anni : aumento che, come si è visto, è proporzionato a quello della importazione in Italia dalla Gran Brettagna.

Sulla totale nostra esportazione di 1338 milioni nel 1900 la Gran Brettagna occupa il terzo posto con un movimento che rappresenta

IMI 1{2 per cento del totale.

Anche qui vediamo le voci principali indi­ candone il movimento.

Vino. — Soltanto del 1898 la statistica tiene distinto il Marsala o Marsala uso Porto dagli altri vini ; non è dato adunque distinguere negli altri anni questo vino dagli altri, però osservando il movimento complessivo del decennio e nei tre ultimi anni anche quello speciale del Marsala si ha in ettolitri :

Vino in botti o caratelli

Vino in botti

o caratelli Marsala

1891 Ett. 24.086 1896 Ett. 15.782 Ett. ____

1892 » 26.675 1897 » 28.377 » —

1893 » 32.958 1898 » 23.208 » 10.347

1894 » 23.894 1899 » 18.566 » 8.242

1895 » 41.952 1900 » 18.536 » 8.502

Le nontre vendite quindi di vino nella- Gran Brettagna sono andate diminuendo nel decennio ed è molto probabile che ciò sia dovuto alle

qualità spedite, perchè a tutti è noto che il R e ­ gno Unito è un eccellente mercato di vendita per il vino buono.

Le quantità sopra indicate rappresentano un valore massimo di un milione nel 1895 e 1898 e di mezzo milione come minimo.

Olio d ’ oliva. — Questo prodotto costituisce una importante esportazione verso la Gran Brettagna sebbene vi sieno oscillazioni notevoli secondo i raccolti. Diamo il movimento del de­ cennio in quantità ed in valore (migliaia di lire).

1891 quintali 97,061 L. 10,677 1892 » 115,760 » 12,154 1893 » 48,874 » 5,376 1894 » 88,212 » 9,262 1895 » 54,759 » 5,750 1896 » 76,304 » 7,249 1897 » 62,362 » 6,417 1898 » 34,484 » 3,659 1899 » 47,231 » 5,552 1900 » 22,356 » 2,761

Essenze di arancio. — Se ne manda nella Gran Brettagna per circa 175,000 chilogrammi per un valore, nel decennio poco variabile, di circa due e mezzo milioni di lire.

Queste voci costituiscono quasi il comples­ sivo valore della esportazione della prima ca­ tegoria.

Un mezzo milione di confetti, altrettanto di latte condensato, pure mezzo milione di conserva di pomidoro costituiscono la magra seconda ca­ tegoria che nel complesso poco è al disopra di 1.5 milioni.

Tartaro o feccia di v in o .— Nel 1891 aveva dato una esportazione di 7.4 milioni di lire, ma dal 1892 al 1899 andò oscillando tra i 4 ed i 5 milioni e nel 1900 scende a 3.9 milioni.

E cosi pure è in diminuzione notevole la esportazione del sugo di cedro e di limone con­ centrato ; erano soltanto 6588 quintali nel 1891 (cioè 461,000 lire) ma erano poi saliti sino a 33 mila nel 1894, per poi discendere a 22 nel 1897, a 18 mila nel 1898, e finalmente tornava a 6 mila nel 1900.

Il sugo di liquirizia si mantenne più fermo intorno ad 800,000 lire ; ed ha qualche impor­ tanza la esportazione del sapone comune che vendiamo al Regno Unito per più di 10 mila quintali, oltre, cioè, mezzo milione di lire.

Completamente estinta è la esportazione dei legni per tinta e per concia non macinati che pure nel lt>96 arrivava a 34 mila quintali, circa 810,000 lire; invece perdura quella dei macinati, cioè del sommacco, oscillando nel decennio da 2 a 3 mi­ lioni di lire.

Incontriamo ora la prima voce importante : Canapa greggia, il cui movimento nel decen­ nio fu, in quantità.

1891 quintali 101.647 1896 quintali 138.605

1892 » ’ 97.505 1897 » 165.303

1893 » 91.226 1898 » 121.223

1894 » 77.565 1899 » 131.220

1895 » 135.229 1900 » 130.103

(7)

13 ottobre 1901 L ’ E C O N O M I S T A 633

Poche migliaia di lire rappresenta la no­ stra esportazione nel Regno Unito, della canapa, lino e juta pettinata e dei cordami, però è in au­ mento : nel 1891 rappresentavano appena 300,000 lire, nel 1896 sono già 450,000 e nel 1900 quasi un milione.

I filati di canapa semplici greggi danno una oscillazione che va bene notare:

1891 Lire 1,876,000 1892 » 2,517,000 1893 » 2,688,000 1894 » 1,439,000 1895 » 577,000 1896 Lire 368,000 1897 » 617,000 1898 » 516,000 1899 » 1,223,000 1900 » 1,275,000 Sembra che da due anni la ripresa sia rapida.

Notiamo ancora in questa categoria i tessuti greggi lisci che accennano ad entrare nella Gran Brettagna (nel 1900 per quasi mezzo milione).

Non occorre dire che la nostra esportazione nella Gran Brettagna del cotone e quasi nulla; però è degno di curiosità il vedere qualche ten­ tativo di penetrazione dei filati. Cominciano nel 1894 con una vendita di 21 quintali; diventano 23 quintali nel 1895; e l’ anno dopo 29; sono 186 nel 1896, e nel 1897 sono 204, e negli ultimi tre anni 145, 199, 196; si tratta di poche migliaia di lire.

Anche i tessuti la cui esportazione era nulla fino al 1896, nel 1897 danno 39 quintali, nel 1898 sono 24, nel 1899 quintali 252 e final­ mente nel 1900 la cifra diventa 1887 quintali É un vero ardimento della industria cotoniera italiana penetrare nel mercato inglese.

Lana. — Ha preso un certo sviluppo la esportazione delle lane sudicie e lavate; eccone le cifre nel decennio:

1891 Lire 691,000 1892 » 289,000 1893 » 1,313,000 1894 » 1,472,000 1895 » 581,000 1896 Lire 545,000 1897 » 874,000 1898 » 2,019,000 1899 » 3,695,000 1900 » 1,466,000 Nella categoria non vi è altra voce da no­ tare che quella del pelo greggio che arriva però appena a 300 mila lire di esportazione.

L a categoria seta presenta uno sviluppo molto accentuato, negli ultimi anni specialmente.

Ecco la somma esportata nel Regno Unito durante il decennio (migliaia di lire) :

1891 Lire 19,272 1892 » 11.555 1893 » 4,953 1894 » 7,416 1895 » 10,548 1896 Lire 12,152 1897 » 11,051 1898 » 13.718 1899 » 24,554 1900 » 29,582 Sono molti i prodotti che determinano que­ sto aumento : la seta tratta greggia semplice che si esportava per 4 milioni nel 1891, scende sino a mezzo milione nel 1893, ma poi riprende len­ tamente e nel 1900 oltrepassa i 4 milioni; invece quella addoppiata e torta che nel 1891 dava 11.4 milioni di esportazione si limita a 6 milioni nel 1892 ed a poco più di un milione nel 1893 per scendere ancora fino a 130 mila lire nel 1897 e ri­ prendere ad 1.2 milioni nel 1900.

I tessuti di seta invece danno cifre più no­ tevoli (migliaia di lire) ;

1891 Lire 3,059 1896 Lire 8,669

1892 » 2,511 1897 » 10,259

1893 » 2,796 1898 » 9,239

1894 » 3,864 1899 » 16,470

1895 » 5,823 1900 » 18,828

Infine va notato che dei tessuti misti colo­ rati lisci vi è una esportazione crescente che nel 1900 è arrivata a 2.1 milioni; e che gli oggetti cuciti nel 1899 ebbero un improvviso slancio, così che se ne vendette per oltre un milione, mentre negli anni precedenti appena sene esportava nel Regno Unito per poche migliaia di lire, ed il 1900 non diede che 189 mila lire di esporta­ zione.

Nella categoria nona accenniamo alle radi­ che per spazzole, mezzo milione, ma le due più importanti voci della categoria sono le treccie ed i cappelli di paglia di cui vi è importante aumento : 1891 Lire 146,000 1892 » 179,000 1893 » 800,000 1894 » 500,000 1895 » 2,236,000 1896 Lire 967,000 1897 » 2,068,000 1898 » 3,537,000 1899 » 3,771,000 1900 » 6,420,000 Come si vede è una industria che va tro­ vando nel mercato inglese un campo sempre più vasto di collocamento dei suoi prodotti.

Pelli crude di buoi e vacche. — La esporta­ zione nelle piazze inglesi è andata crescendo da 3 milioni di lire (22 mila quintali) nel 1891, si era già a 5.1 milioni (42 mila quintali) nel 1896, e da due anni si oltrepassano i 7 milioni (55 mila quintali).

I guanti di pelle hanno una esportazione de­ crescente verso la Gran Brettagna ; da 166 mila lire nel 1891 e si è saliti a 2.1 milioni nel 1896, ma il 1897 dà 342,000 lire, il 1898 631,000, il 1899 ritorna ad 1.4 milioni e ad 1.8 l’ ultimo anno.

Veniamo alla categoria dei minerali e metalli, Esportiamo in Gran Brettagna un milione e mezzo di minerale di ferro; negli anni 1896-1897-1898 se ne esportava per due milioni; è in aumento la esportazione del minerale di zinco che arriva nel 1900 ad 1.3 milioni; pure in aumento il mer­ curio, nel 1900 1.4 milioni; poi per cifre molto minori si possono notare alcuni lavori di ferro ed 11 rame in pani. Il totale della categoria arriva ap­ pena ad 8 milioni ; e le maggiori cifre che si ri­ scontrano negli anni 1892-1893 e 1894 sono date dalla esportazione dell’ argento greggio che nei predetti anni diede rispettivamente 7.8 — 5 — e 12 milioni, mentre negli anni successivi tale esportazione è cessata.

Nella categoria tredicesima, tre voci hanno importanza : il marmo in tavole od altrimenti la­ vorato che nel decennio diede (migliaia di lire)

1891 Lire 4.388 1896 Lire 3.079

1892 » 3.345 1897 » 3.908

1893 » 3.628 1898 » 3.929

1894 » 2.298 1899 » 4.392

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Lo zolfo che dà una esportazione annua nella Gran Brettagna di circa 2 milioni ; e final­ mente le conterie che segnano una esportazione crescente da 600,000 lire nel 1891 ad 847 mila nel 1896, ad un milione nel 1898 e milioni 1.2 nel 1900.

Nella categoria successiva notiamo :

Legumi secchi, una esportazione di circa mezzo milione, quasi costante; paste di frumento, quasi nulla la esportazione fino al 1894, nel 1895 cominciò a entrare nel mercato inglese con mezzo milione, ed arriva a 900.000 lire nel 1898 ed a 9u6 mila nel 1900; aranci e limoni in acqua sa­ lata, la importante esportazione ebbe il movi­ mento seguente in migliaia di lire :

1891 Lire 4.332 1896 Lire 5.027

1892 » 5.340 1897 » 4.065

1893 » 4.310 1898 » 5048

1894 » 4.479 1899 » 3.843

1895 » 4.720 1900 » 4.065

Mandorle, se ne vendevano nel Regno Unito per 3.2 milioni nel 1891, mala esportazione andò scemando anno per anno con qualche oscillazio­ ne; nel 1895 era 1.5 milioni, nel 1900 lire 801 mila ; noci e nocciuole intorno a mezzo milione; invece le frutta, legumi, ortaggi sotto aceto o nell’olio danno un movimento crescente (migliaia di lire) 1891 Lire 598 1896 Lire 2.268 1892 » 509 1897 » 2.420 1893 » 567 1898 » 3.530 1894 » 1.258 1899 » 3.270 1895 » 1.665 1900 » 5.428

Notiamo ancora che gli ortaggi freschi nel 1900 sono arrivati a 471,000 lire, mentre prima non oltrepassavano le 100.000 lire.

Una discreta esportazione si ha del pollame vivo e morto nel 1891 si era appena a mezzo mi­ lione, si arriva al milione nel 1892 al milione e mezzo nel 1895 e salvo qualche oscillazione, nel 1900 si è ancora a 1.2 milioni.

Notevolissima la esportazione del burro e formaggio ne diamo le cifre (migliaia di lire)

1891 Lire 7.554 1892 » 9.459 1893 » 10.373 1894 » 10.016 1895 » 8.430 1896 Lire 7.838 1897 » 6.763 1898 » 6.144 1899 » 10.217 1900 » 10.444 E altrettanto cospicua è la esportazione delle uova di pollame (migliaia di lire)

1891 1892 1893 1894 1895 Lire 11.755 11.237 14.380 20.506 13.964 1896 Lire 1897 » 1898 » 1899 » 1900 » 10.720 10.014 11.924 17.677 18.967 Così questa importante categoria che rap­ presenta molti prodotti della agricoltura e delle industrie colla agricoltura connesse; dà 21 mi­ lioni nel principio del decennio e sale fino a 34 nel 1894 per discendere nei tre anni successivi fino a 19 milioni (1897) e poi riprende a 21.9 nel 1898, a 31.3 nel 1899 e 32.6 nell’ultimo anno del decennio.

Nell’ultima categoria vanno notati : gli stru­ menti musicali che negli ultimi tre anni diedero una esportazione per la Gran Brettagna di 644 - 680 - 302 mila lire ; i cappelli di feltro per uomini che danno nei due ultimi anni, 815 e 749 mila lire di esportazione per il Regno Unito ; e finalmente gli oggetti da collezione di cui si è esportato per oltre un milione.

Riassumiamo ora in un prospetto come si è fatto per la importazione le categorie colla indi­ cazione delle voci principali confrontando il 1891 col 1900. VOCI 1891 (migliaia di 1900 lire) I ... 1 3 ,1 8 5 6 ,6 7 0 0 Olio d’oliva. . . 1 0 ,6 7 7 2 ,7 5 1 Essenze... 1 ,5 8 7 . . . 2 , 5 1 8 . . . I I ... 6 9 3 1 ,7 3 9 I l i ... 1 2 ,0 9 4 9 ,3 4 9 Sugo di liquirizia 1 ,0 9 3 7 6 5 T a rta ro ... 7 ,4 8 9 . . . 3 ,9 0 7 . . . I V ... 3 ,0 6 0 2 ,2 6 7 L e g n i, radiche macinati... 2 , 4 5 0 1 ,9 9 5 V ... 9 ,6 6 8 1 4 ,1 6 4 Canapa greggia 7 , 4 2 0 * • . 1 1 ,3 1 9 • • • Filati di canapa g r e g g i... 1 ,8 7 6 1 ,2 7 5 V I ... 2 4 0 3 0 8 V I I ... 2 ,2 4 8 2 ,1 3 2 Lane naturali. . . 6 9 1 • • • 1 ,4 7 1 Pelo greggio .. . 1 , 5 1 0 . . . 3 2 1 V I I I ... 1 9 ,2 7 2 2 9 ,5 8 2

Seta tratta gregg. 4 ,C 9 0 . . . 4 , 1 6 5

Id. addoppiata. .1 1 ,4 1 5 1 , 2 8 3 • . •

Tessuti di seta

neri lisci. .. . 9 2 8 6 , 5 5 5

Id. colorati lisci. 2 , 0 9 7 1 0 , 4 4 7

Id. id. operati 2 9 . . . 1 , 8 3 4

Tessuti misti neri

lisci... 2 0 9 9 6

id. id. colorati 1 2 0 . . . 2 , 1 3 6

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13 ottobre 1901 L ’ E C O N O M I S T A 635 VOCI 1891 (migliaia di 1900 lire) X I V ... 1 0 ,3 4 9 . . . 1 4 ,3 8 2 Aranci, limoni. .. 4 ,3 3 2 . . . 3 , 6 8 2 Legumi e frutta sott’ aceto od o l i o ... 5 9 8 . . . 5 , 4 2 8 M andorle... 3 , 2 6 4 8 0 1 X V ... 2 1 ,7 4 0 . . . 3 2 ,6 3 2 P olla m e... 5 8 2 . . . 1 ,2 9 1 Burro fresco . . 3 5 . . . 2 , 9 4 6 id. salato . .. 3 , 7 7 5 . . . 4 , 8 3 9 Form aggio... 3 , 8 6 4 . . . 2 , 6 6 9 U o v a ... 1 1 ,7 5 5 . . . 1 8 ,9 6 7 X V I ... 1 ,3 6 7 . . . 2 ,9 1 9

La nostra esportazione nella Gran Bretta­ gna si componeva quindi nel 1891 di 23 voci che oltrepassavano il milione di valore e di queste 5, oltrepassavano i cinque milioui ; così che dei 115.4 milioni di esportazione nel mer­ cato inglese 48 milioni erano rappresentati dalle cinque voci: olio di oliva, tartaro, canapa greg­ gia, seta tratta addoppiata ed uova di pollame. Nel 1900 invece la esportazione è rappre­ sentata da 31 voci che oltrepassano il milione, delle quali sei che superano i cinque milioni, cioè: la canapa greggia, i tessuti di seta neri e colorati lisci, le pelli crude di buoi e vacche, i legumi e frutta sott’ olio e sott’ aceto, le uova di pollame, e la esportazione è salita a 154 milioni; le sei voci anzidetto rappresentano 59.5 milioni.

Rivista (Bibliografica

Le premier Congrès de VEnseignement dea sciences so­ cieties. — Compte rendu des séanoes et texte des mémoires publiés par la Commission permanente Internationale de l’ enseignement social. — Paris, Alcan, 1901, pag. I l i 354 (7 franchi 50).

L ’ anno scorso ha avuto luogo a Parigi, dal 30 luglio al 3 agosto, il primo congresso per l’ insegnamento delle scienze sociali e ora la casa editrice Alcan pubblica il resoconto delle discussioni e il testo delle memorie presentate o inviate al Congresso.

Questa riunione si deve in gran parte alla signorina Dick May che già ha dato numerose v prove di vivo interesse per la diffusione dell’ in­

segnamento delle scienze sociali e occupa at­ tualmente la carica dì segretario generale della nuova Ecole des Hautes Etudes Sociales che ha per direttore Emile Duclaux.

L ’ idea di discutere sulla organizzazione at­ tuale e sui progressi da introdurre nell’ insegna­ mento delle scienze sociali, sia nelle scuole su­ periori, che in quelle secondarie e primarie, era ed è certamente ottima, ma alla riunione di P a ­ rigi non intervennero che pochissimi tra coloro che possono discutere con qualche competenza su cotesta materia. Per questo le discussioni del Congresso riuscirono di scarso interesse e

fu-rono poco concludenti. Bisogna però tener conto del fatto che era una prima riunione e che molte difficoltà vi sono certamente nell’ organizzazione di congressi di tal genere.

Più interessante e utile è la parte del vo­ lume che contiene le relazioni e le memorie in­ viate al Congresso. Non che tutte sieno di qual­ che valore, no di certo, e pur troppo fra quelle di pochissimo valore bisogna mettere la memoria del sig. Niceforo sull’insegnamento delle scienze sociali in Italia ; ma alcune relazioni, quelle ad esempio del Waxweiller sul Belgio, del Gide sulla Francia, del Bernès, del Simiand, del Webb, e di qualche altro contengono proposte e notizie degne di considerazione. E nell’insieme questo primo volume sullo stato attuale e sui problemi dell’insegnamento delle scienze sociali è di buon augurio sul successo dei futuri con­ gressi e per lo sviluppo di un insegnamento di tanta importanza.

Soldani, Agronomia e agricoltura moderna, con 134 incisioni a 2 tavole colorate. U. Iloepli editore, Milano. L. 3.50.

È una concisa e chiara raccolta delle più importanti nozioni d’ agraria, al duplice scopo di rendere utile servizio agli studenti e agli agricoltori. Per ambedue è, in realtà, una ec­ cellente guida pratica : ai primi per tutto il corso dei loro studi, ai secondi per l’ applica­ zione sicura delle norme adatte ai vari lavori agricoli. V ’ è una fonte essenzialmente nuova, che si discosta da consuetudini e precetti già noti ; ma essa è avvalorata dalla non breve esperienza professionale dell’ autore, che sa riu­ nire con fortuna la teoria alla pratica, e mo­ strarsi studioso sollecito d’ ogni utile innova­ zione.

Il lavoro tratta un campo assai largo di studi e di esperienze, con chiarezza, con faci­ lità di esposizione, e giustifica pienamente il successo che ha avuto l a i “ edizione.

Rivista (Economica

Le conseguenze economiche del traforo del Sempione. — .1 proposito della crisi russa.Lo sviluppo delle ferrovie giapponesi.Il commercio estero della Svizzera.Il traforo del Sempione. — / salari in Inghilterra.

Le conseguenze economiche del traforo del Sempione. — Un articolo del pubblicista Charles Loiseau (già molto noto in Italia pel suo volume recentemente pubblicato sull’ equilibrio nel mar Adriatico), apparso sulla Bevue Hebdomadaire,

ci porge 1’ occasione di toccare una quistione molto ardua per le suscettibilità che può destare, e più ancora per le complicazioni diplomatiche che può suscitare, ma che tuttavia, se posta bene, si pre­ senta semplice, piana ed evidente anche alle menti non addestrate alle discussioni dei grandi problemi attinenti al commercio ed alle relazioni interna­ zionali.

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merci pigliano ordinariamente la via del mare, più economica se non più rapida.

Questo è lo stato attuale delle cose; vediamo ora come la situazione si muterà all'apertura del traforo del Sempione. Allora appariranno evidenti, senza bisogno di ulteriori schiarimenti, i vantaggi economici della grande opera dovuta all’ iniziativa dell’ Italia e della Svizzera.

Il Comitato internazionale pel traforo del colle delle Faucille per la costruzione di una linea di ac­ cesso al Sempione dal lato settentrionale, nella sua seduta 23 marzo u, s., delineo con un semplice pe­ riodo lo stato attuale delle cose, diede uno sguardo all’ avvenire e formulò un voto che noi crediamo non sia lungi dall’ essere raggiunto. Esso disse: « Finora le comunicazioni fra il mondo latino ed il mondo slavo erano fatte attraverso la Germania ; rettificando la linea fra Paiigi o Brindisi, e co­ struendo una ferrovia da Antivari al Danubio, si stabilirebbe per la prima volta un sistema di rela­ zioni latino-slave, fuori dei territori tedeschi »■

Infatti nello relazioni dell’ Occidente europeo con la penisola balcanica, il traforo del Sempione, con tutte le sue linee di accesso, prima fra le quali quella della Faucille, non modificherebbe gran che lo stato odierno delle cose, se non avesse per ne­ cessario complemento, una ferrovia che mettesse in diretta comunicazione la riva destra del mare Adria­ tico con l ' interno della penisola balcanica, e capace di neutralizzare l ’ invadente progresso dell’ Austria in quel paese che con Salonicco forma il sogno della sua politica

La linea da costruirsi sarebbe quella da Antivari per Nisoh, fino al Danubio presso le Porte di ferro, da dove la nuova linea potrebbe esercitare la sua in­ fluenza benefica sulla Bulgaria e su parte dell’ Im ­ pero ottomano compreso Costantinopoli, mentre più ad Occidente essa dominerebbe tutta 1’ Albania, il Montenegro ed una parte della Macedonia. Si noti che questo progetto non è una novità, già da anni è stato formulato ed ha dormito finora un sonno forzatamente tranquillo per opera dell’ Austria che si vedeva sconcertare con esso il suo piano di inol­ tro nella penisola balcanica. Ma esso ora ò risorto ed ò risorto perchó la sua esecuzione è indispensa­ bile agli interessi di tutta l’ Europa occidentale.

Con un semplice calcolo ce ne possiamo rendere persuasi. Stabilito il principio indiscutibile che il trasporto per mare è di circa tre volte meno costoso di quello per terra, e che perciò la distanza da Ve­ nezia ad Antivari da 750 km., si può ridurre a 250 solamente, pel suo effetto sul nolo delle merci, sta­ biliti come punto di partenza la frontiera francese e come punto di arrivo Nisoh, si può calcolare la via del Sud ad un totale di 1200 km. e la via del Nord a 1640, con una economia di percorso note­ vole, ma che può essere ancora aumentata qualora venga attuata in modo stabile e sicuro la naviga­ zione fluviale del Pò e dei canali che lo congiun­ gono al lago Maggiore, ed essa venga fornita di tutti i mezzi celeri di trazione che l’ industria moderna dei trasporti può consentire. Dato ciò, il percorso dalla frontiera francese a Nisch si ridurrebbe a soli 675 km. di ferrovia e tutto il resto potrebbe essere percorso per acqua.

Ma questi progetti e questi calcoli potrebbero essere qualificati come castelli in aria qualora non cercassimo di eliminare una obbiezione giusta, se considerata in termini generali, ma di nessun valore però per chi consideri i dati del commercio dell’ Eu­ ropa occidentali con la penisola balcanica.

Infatti è errore il supporre che soltanto le indu­ strie tedesche ed austriache possano alimentare i mercati balcanici, e che la nuova linea non avrebbe alimento sufficiente. Basta pensare che la sola Fran­ cia esporta nella Turchia e paesi balcanici per 90 milioni all’ anno, che il Belgio, che pure profitte­ rebbe della nuova comunicazione, esporta m Tur­ chia fra i 13 e i lo milioni all’ anno e che mercè la riduzione delle spese di trasporto si potrebbe spe - rare anche di attrarre una parte del commercio in­ glese nei Balcani che ammonta a 300 milioni all’ anno e che ora passano pel Mediterraneo o per la Ger­ mania.

Non parliamo degli interessi italiani i quali ri­ sultano evidenti per se stessi e di tale entità che debbono essere di stimolo fortissimo allo studio ed

all’ aiuto morale e potendo anche materiale nel com­ pimento dell’ ardita opera.

A proposito della crisi russa. — Paolo Leroy, analizzando nell 'Economiste français le cause della crisi industriale e mineraria in Russia, cosi scrive :

* La Russia, se si guarda allo sfruttamento delle sue ricchezze naturali, è un paese nuovo. È evidente che i 110 milioni d’ abitanti della Rùssia europea sono lungi dall' assorbire le risorse di 5 milioni e mezzo di chilometri quadrati di questo territorio. L ’ impero russo ha vasti giacimenti di carbone ; il celebie sociologo L. Play, ch’ era un ingegnere di miniere competentissimo e che diresse lungamente i lavori nei giacimenti minerari russi, aveva già, quaranta o einquant’ anni addietro, descritto i ricchi giacimenti di carbone del Donetz da pochi anni in esercizio. Il ferro ed altri metalli non mancano pure in Russ a. D ’ altra parte è certo che i 50,000 chilo­ metri di strade ferrate esistenti in Russia sia rela­ tivamente alla popolazione, sia e sopratutto, relati­ vamente al territorio, non costituiscono che una rete poco estesa.

« Breve, la Russia è, sotto taluni aspetti, un paese nuovo che contiene, secondo la felice espressione anglo-sassone, immense « possibilità. » Ma non ri­ sulta per altro che la Russia sia una regione della stessa natura degli Stati Uniti, per esempio, ai quali, sovente, si ebbe il torto di paragonarla.

« La popolazione è lungi dall’ offrire 1’ elasticità meravigliosa che caratterizza la popolazione ameri­ cana e che rende quest’ ultima così prodigiosamente progressiva. Anche la migliore parte della popola­ zione russa non ha adattabilità, non si presta asso­ lutamente ad un rapido sviluppo.

« Sino ad oggi il grosso della popolazione russa si compone di contadini ed il sistema della pro­ prietà collettiva impedisce quasi allo spirito d’ ini­ ziativa di spingersi avanti ; s’ incomincia a co­ stituire una classe media, ma finora non ha che ri­ stretta importanza e si sa che in tutti i paesi è la classe media che, colla sua attività, i suoi risparmi, i suoi capitali, le sue conoscenze tecniche influisce più di tutto sullo sviluppo di una nazione. In Russia, la poca estensione della classe media e le tradizioni del paese contribuiscono a ciò che la maggior parte delle imprese di prim’ ordine vengono organizzate dal Governo, o dipendono strettamente da lui. Il Governo russo è, naturalmente, una burocrazia che sa elevarsi, nelle glandi circostanze, al di sopra della « routine », iniziando e talvolta conducendo a buon fine opere gigantesche come le linee ferroviarie transcaspiane e transiberiane ; ma è sempre una bu­ rocrazia che, nello svolgersi giornaliero degli affari, non può avere la plasticità dell’ iniziativa privata.

« Tutte queste condizioni fanno si, lo ripetiamo, che la popolazione russa manca di elasticità, epperò è colossale errore paragonare, la Russia agli Stati Uniti. Il passaggio dallo stato agricolo allo stato industriale s’ effettuerà in Russia ; ma ciò non sarà senza difficoltà e ciò domanderà tempo assai ; occor­ rerà procedere a passo a passo »

Lo sviluppo delle ferrovie giapponesi. — Da circa un cinquantennio il Giappone si lanciò arditamente sulla via della civiltà realizzando in breve progressi sorprendenti.

Solo nel 1880, però, sono entrate in un periodo di vera attività le ferrovie dell’ Impero giapponese.

Da quell’anno appunto data la costruzione della prima linea privata da Tokio ad Aomori, per una lunghezza di 726 chilometri.

Dal 1881 al 1890 furono costruite molte centinaia di chilometri : e la principale linea fn quella fra Tokio e Kioto di circa 800 chilometri.

La guerra con la Cina dimostrò al popolo ed al Governo giapponese la necessità sempre più incal­ zante di migliorare i mezzi di comunicazione. D’al­ tra parte la vittoria, come accade generalmente, diede origine ad una prosperità senza precedenti, e forse alquanto artificiosa, del mondo industriale giapponese cosi che furono iniziate numerose nuove linee con criteri non sempre pratici, tanto che, in capo a qual­ che anno, si è riconosciuta l’ impossibilità di condurle a termine.

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13 ottobre 1901 L ’ E C O N O M I S T A

Nello sviluppo delle strade ferrate del Giappone possiamo adunque distinguere tre periodi : dal 1872 al 1882, periodo sperimentale; dal 1888 al 1&93, pe­ riodo di progresso e di estensione ; dal 1893 in poi, periodo di consolidamento.

Alla fine del 1899 la lunghezza totale delle linoe ferroviarie dello Stato e private era di 5820 chilo­ metri. Molte linee erano però progettate o in co­ struzione.

Sono già state accordate concessioni per 2000 chilometri delinee da aggiungersi alle ferrovie dello Stato e per 1500 chilometri di linee private.

Abbiamo cosi un totale di chilometri 9321 di strade ferrate che, tra non molto, solcheranno il bellissimo Impero. Siamo però ancora lontani dal­ l’avere una rete ferroviaria quale la richiederebbero i bisogni reali del paese. Si calcola, infatti, che per­ chè i mezzi di comunicazione rispondessero all’ uopo occorrerebbero 11,000 chilometri.

Non crediamo di fare delle supposizioni fanta­ siose dicendo che non crediamo debbano passare molti anni prima che la rete ferroviaria del Giap­ pone, paese che ormai progredisce così sicuramente abbia raggiunto questa cifra.

II commercio estero della Svizzera. — Dalla statistica ultimamente pubblicata dal Diparti­ mento federale delle Dogane rileviamo che le im­ portazioni in Isvizzera durante il Io semestre del- 1’ anno corrente ascesero, in cifra tonda, a 520 mi­ lioni di franchi, restando inferiori di 33 milioni a quelle del corrispondente semestre del 1900.

Invece le importazioni ebbero un lieve aumento; crebbero cioè da 406 a 408 milioni di franchi.

La sensibile diminuzione delle importazioni ri­ guarda principalmente questi articoli : prodotti chi­ mici, 1 milione; legname, 1 milione; macchine e veicoli, 5 milioni; ferro, IL milioni; rame, 1.3 mi­ lioni ; materie minerà i, 5 milioni ; vini in fusti, 4 milioni ; cotone in massa, 4.7 mi ioni ; tessuti di co­ tone greggi, 2.3 milioni. La importazione delle bici­ clette è rimasta stazionaria a 1,800,000 fran ili ; il principale fornitore di questo articolo alla Svizzera è la Germania.

I pochi articoli che presentano un aumento di qualche conto all’ importazione : sono, le bigiotterie vere, 1 milione ; la carne fresca, 1.2 milioni, il fru­ mento 3.4 milioni ; la seta greggia, 3 milioni ; gli organzini e le trame, 3 milioni.

II traforo del Sempione. — Secondo 1’ ul­ timo Bollettino pervenutoci la grande galleria d’ avan­ zamento ha raggiunto in questi giorni la lunghezza di metri 10,500, circa un chilometro più della metà del tunnel.

Contrariamente alle previsioni dei geologi che ponevano l’ incontro della roccia calcarea al sesto chilometro dall’ imbocco sud della galleria, da quat­ tro giorni si attraversa col cunicolo di base un cal­ care cristallino che permette un avanzamento consi­ derevole che oscilla dai 7 agli 8 metri per giorno. Il durissimo gneis d’Aniigorìo incontrato fin dall’ inizio dei lavori, pare definitivamente scomparso dovendosi incontrare, dopo il calcare, degli scisti calcarei, scisti, micacei che presentano una resistenza assai minore alla perforazione.

Sono evidenti i vantaggi che da questo nuovo stato di cose nascono sia per 1’ impresa sia per gli operai.

Così la temperatura prevista di 40 gradi centi- gradi, è attualmente di soli ‘20 gradi.

Tutto ciò contribuisce all’ andamento veramente ottimo del lavoro.

Gli operai impiegati ascendono a 6500.

I salari in Inghilterra. — Secondo il rap­ porto ultimamente pubblicato dal Board o f 'Jrade,

si è constatato nell’ insieme dell’ anno 1900 un sen­ sibile accrescimento dei salari a fronte degli anni precedenti.

Non considerando che. le i. dustrie per le quali si sono potute stabilire delle statistiche esatte, si trova che 1,112,684 operai, cioè la settima parte del numero totale degli operai britannici, hanno veduto i loro salari aumentare nel 1900 di 212,600 lire ster­ line per settimana, mentre soli 23,0.10 operai hanno subito una diminuzione di 2,800 lire sterline alla settimana. L’ aumento netto risulta quindi di 209,000

637 lire sterline per settimana : nel 1899 era stato di 91.000 e nel 1898 di 81,000 lire sterline soltanto.

L’ 80 per cento dell’ aumento riguarda gli operai minatori, il cui salario è aumentato nel 1900 di 168,000 lire sterline per settimana, ossia 4 scellini 5 denari a testa. Il salario degli operai delle costruzioni au­ mentò di 1 1{2 scellini ; quello degli operai metal­ lurgici di scellini 5.3; quello degli operai delle fila­ ture di 11 denari e mezzo ; quello degli operai sarti di 2 .scellini e 2 denari.

È da notare che appena il 5 Ojq degli operai che hanno visto aumentare i loro salari, lo debbono agli scioperi fatti a tale scopo.

D’ altra parte 57,726 operai, in media, hanno fruito una riduzione nell’ orario, di lavoro di 4 ore e 7 minuti per settimana, soli 869 avendo subito un aumento di 1 ora e 40 minuti per settimana, e 56,867 una diminuzione di 4 ore e un quarto. Nel 1899 le riduzioni dell’ orario di lavoro riguardarono soltanto 35,949 operai con una media di 3 ore e mezzo per settimana e per ciascuno; nel 1898 ne profittarono 39,049 operai, ma per sole 2 ore e 5 minuti per set­ timana.

PER L ’ ESPORTAZIONE IN GERMANIA

dei fiori italiani

Il signor Otto Sehleusener, negoziante fiorista di Lipsia, in un suo opuscolo espone alcune idee sul dazio d’ importazione in Germania pei fiori freschi, foglie, eco., e di mostra che la minacciata introduzione di un dazio di entrata sui fiori danneggerebbe non solo gli esportatori italiani, ma anche e maggiormente i fioristi e giardinieri tedeschi che dal dazio dovreb­ bero essere protetti nella loro industria.

Lasciamo la parola al sig. Sehleusener :

La floricoltura tedesca è impotente di fronte a certo condizioni e influenze atmosferiche ; essa non è in grado, in certe epoche, di soddisfare alla ri­ chiesta di fiori.

Ohi può vendere fiori se non ve ne sono ? Di che debbono vivere il fiorista e il negoziante di fiori se manca loro Particelo e se viene loro ostacolata 1’ importazione del mezzogiorno con un alto tasso doganale ?

Anche un tasso minimo non apporterebbe alcun profitto al giardiniere produttore, ed anzi causerebbe in fondo una perdita allo Stato. Durante cinque mesi dell’ anno arrivano in media giornalmente in Ger­ mania 4001 colli di fiori freschi. Dato un dazio di 2 marchi per ogni collo di 4 o 5 kg., si avrebbe un in­ troito di 8000 marchi al giorno.

Ma se si riflette alla ingente spesa che lo Stato dovrebbe sopportare per il sollecito disbrigo delle pratiche doganali di cosi numerosi pacchi, aumento di impiegati, locali, eco., si viene poi alla conclu­ sione che su per giù lo spese pareggierebbero gli introiti. Un alto tasso doganale sarebbe d’altra parte di grave pregiudizio al commercio dei fiori; il con­ sumo sarebbe piccolissimo, e scomparirebbe l’ amore e la passione per i fiori.

I propugnatori del dazio sui fiori affermano ohe i fiori sono sempre articoli di lusso e quindi sono suscettibili di un forte dazio.

I fiori non sono sempre articoli di lusso : sotto qualche rapporto sono anche articoli di necessità. Ormai ogni classe di persone, ricca o povera, e abi­ tuata ad abbellire la propria abitazione coi fiori, che sono spesso d’ espressione della più delicata poe­ sia. Infatti, che cosa si può sostituire alla ghirlanda di fiori della sposa, o alla corona che 1’ amico de­ pone sulla tomba dell’amico defunto 1 Anche l’ uomo più povero sente talvolta il bisogno di esprimere il suo sentimento con un fiore e non potrebbe forse farlo altrimenti. Ma senza andare nel ceto povero, neanche il ceto medio potrebbe pagare un dazio elevato sui fiori.

Dome dovrebbe fare il fiorista se fosse costretto a pagare 3 marchi dì dazio per ogni chilogrammo di fiori ? Vediamo un esempio.

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