• Non ci sono risultati.

a.2 Antonio Targioni Tozzetti e la Crusca

Nel documento La Quinta Crusca (pagine 47-53)

«Qualunque sia l’estensione e l’importanza di un dato ordine di fatti (osserva un nostro illustre connazionale vivente)169 esso può riassumersi in più formule, le quali ne esprimono la ragione.

Queste espressioni formulate costituiscono la scienza; e siccome pressoché in tutte le scienze rinvengono delle formule identiche, così le scienze tutte, siffattamente ravvicinate, costituiscono un vasto ma unico sistema». Perciò è che alcune menti perspicacissime ed in alto grado pieghevoli, afferrando certe analogie, quindi in bel modo passando dal generale allo speciale, riescono senza grave difficoltà ad arricchirsi di tanta copia di cognizioni da destare meraviglia grandissima.170

Il brano tratto dalla Lezione di Pietro Stefanelli sul Cav. Prof. Antonio Targioni delinea in modo calzante la figura del medico, botanico, chimico, grande cultore dell’arte pittorica e delle lettere: uomo di rara erudizione nei più svariati campi del sapere che seppe conciliare nella sua attività di studioso ed Accademico tali competenze con la prassi

168

Crusca V, Volume I, pag. 70.

169

F. MALAGUTI, Leçon de chimie agricole; première leçon.

170

P. STEFANELLI, Cenni biografici sul cav. prof. Antonio Targioni-Tozzetti letti alla r.

Accademia toscana di arti e manifatture dal socio scienziato Pietro Stefanelli nell’adunanza del 15 Aprile 1860, coi tipi di M. Cellini e c. alla Galileiana, 1863, pp. 6-7.

lessicografica in funzione di un’edizione più attenta al linguaggio delle scienze e della tecnica.

Antonio Targioni viene frequentemente ricordato quale marito di quella Fanny (Francesca Ronchivecchi) a cui Leopardi si ispirò per i componimenti poetici del ciclo di Aspasia e che, nella sua abitazione fiorentina, diede vita ad un celebre “salotto” culturale frequentato assiduamente anche dal Giordani e dal Capponi, riformatore in chiave postunitaria dell’idea di italiano quale lingua della nazione e dell’impegno civile e politico171, che molto si adoperò per il suo ingresso in Crusca172. L’Accademico, tuttavia,

vanta per sé una formazione irreprensibile ed un rispettabile lignaggio intellettuale: egli, infatti, non solo è nipote di Giovanni Targioni Tozzetti, che può essere “a buon diritto considerato come il padre della geologia e della mineralogia toscana”173 grazie anche alla pubblicazione della monumentale opera in dodici volumi Relazioni d’alcuni viaggi fatti in

diverse parti della Toscana, nonché uno dei fondatori dell’Accademia dei Georgofili nel

1753 ed animatore fra i più importanti del panorama scientifico della Toscana del Settecento; ma soprattutto figlio di Ottaviano, anch’egli medico e botanico del quale rimangono agli Atti dell’Accademia della Crusca tre Lezioni sull’importanza dell’introduzione nel Vocabolario delle nuove voci delle scienze in lingua toscana e tra gli scritti spogliati per l’esemplificazione di questi lemmi una selezione di testi antichi174 realizzata dallo stesso.

Targioni seguì il percorso accademico già intrapreso dal padre: ottenne la laurea in medicina all’Università di Pisa e nel 1829 occupò la cattedra di botanica e materia medica nell’Arcispedale di S. Maria Nuova a Firenze lasciata vacante alla morte di Ottaviano. Subentrò a quest’ultimo anche alla direzione del Giardino dei Semplici, fu membro dell’Accademia dei Georgofili e Accademico Bibliotecario della Crusca per quattro anni175

prima di essere eletto Arciconsolo nel 1854. Le velleità compilatorie del Targioni, però, non si limitarono all’attività lessicografica relativa al Vocabolario: dalla sua esperienza quale membro della commissione sanitaria istituita a Firenze nel 1835 per debellare l’epidemia di

171 Gino Capponi linguista e arciconsolo della Crusca in G. NENCIONI, Di scritto e di parlato: discorsi linguistici, Zanichelli, 1983, pp.110-125.

172

G. CAPPONI, Lettere di Gino Capponi e di altri a lui raccolte e pubblicate, volume V, Le Monnier, Firenze, p.50.

173 Ivi, pag. 8.

174 Tali testi si collocano tra la fine del XIV sec ed il XVI secolo cfr. Delle voci relative alle scienze naturali che si trovano mancare nel Vocabolario e Di alcune opere relative alle scienze composte in volgare o in esso tradotte sotto il regno di Cosimo primo Granduca di Toscana in Atti dell’imp. e reale Accademia della Crusca, Volume III, Stamperia Piatti, 1829.

175 Dal 29 Aprile 1845 al 14 Marzo 1848 e nel 1854. cfr. S. PARODI, Catalogo degli accademici dalla fondazione, Accademia della Crusca, 1983.

colera che colpì la città in quell’anno e in seguito ai molti studi portati avanti nel campo della salute pubblica, intraprese la stesura di un “trattato d’igiene che andava ordinando a modo di dizionario”176 che però rimase incompiuto alla lettera D. Significativa, in questo

senso, è l’introduzione del termine colera proprio nell’ultima impressione del Vocabolario, il cui articolo fu compilato dalla prima Deputazione quotidiana nel 1856177: la definizione

del morbo, in entrambi gli omografi, è dettagliata e pur essendo proposta in un linguaggio di immediata fruizione presenta con chiarezza la sintomatologia della malattia e ne indica anche l’area geografica di provenienza178. Tale trattazione della voce, però, non risulta così

singolare se si considera che uno dei Deputati alla sua compilazione fu Antonio Brucalassi, per molti anni “allievo prediletto”179 del Targioni e legato per tutta la vita al suo Maestro da

un profondo rapporto di amicizia e di stima professionale.

È tra il 1853 e il 1855, però, che il lavoro di lessicografo per Antonio Targioni prende vigore nella fucina della Quinta Crusca, come testimonia il Diario degli Accademici: al professore, infatti, vengono spesso richieste consulenze su alcune voci della zoologia, della medicina e della botanica, soprattutto per quei termini la cui ortografia risulta ancora dubbia. Nel verbale del 3 Marzo 1854, ad esempio, la seconda Deputazione Arcangeli e Casella sottopone all’Accademia alcune osservazioni riguardanti il loro lavoro sul Dizionario:

Baccara e Bacchera. Sono lo stesso? Nella Scheda del Targioni si definisce in un modo e nella nuova compilazione in un altro. V’è dissenso nella corrispondenza del termine di Botanica, perché il Targioni, Asarum europearum, e l’altra conizza squarosa. L’Accademico Targioni promette schiarimenti in proposito.180

oppure nella pagina del 26 Aprile 1853, gli Accademici Arcangeli e Casella domandano:

[…] se Avelia sia lo stesso che Averla; sopra di che l’Accademia rimanda la questione all’Accademico Targioni, come in altre questioni appartenenti alla Storia Naturale, ed alla Chimica.

181

176 P. STEFANELLI, Cenni biografici sul cav. prof. Antonio Targioni-Tozzetti letti alla r. Accademia toscana di arti e manifatture dal socio scienziato Pietro Stefanelli nell’adunanza del 15 Aprile 1860, coi tipi di M. Cellini e c. alla Galileiana, 1863, p.14.

177

Diari III, pp. 365-69.

178 Crusca V, Volume III, pp. 136-137.

179 Antonio Targioni e l’insegnamento tecnico, di F. Barbagli e D. Vergari, in Antonio Meucci e la città di Firenze, a cura di F. Angotti e G. Pelosi, Firenze University Press, 2009, pag.50.

180

Diari III, pag. 235.

181

oppure ancora, Bonaini e Guasti l’11 Luglio 1854 avvertono che

Caglio è inesatta la definizione ed è da distinguersi la sostanza animale dalla vegetale per cui si coagula il latte: nasce questione se prima deve mettersi Caglio pianta, o Caglio sostanza animale, e si conchiude doversi attendere il consiglio dell’Accademico Targioni182

Se nei primi due casi si è deciso di conservare entrambi i lemmi presi in esame registrandoli all’interno di un’unica dichiarazione183 (nonostante la voce bacchera sia stata anche riportata

separatamente col solo richiamo all’articolo principale), per la definizione di caglio si è scelto di proporre quale significato primo di “latte rappreso nello stomaco degli agnellini dal sugo gastrico, il quale si adopera per coagulare il latte e farne cacio”184 e a seguire quello di presame, pianta.

Lo stesso Targioni, inoltre, presenta alle Deputazioni compilatrici alcuni termini di botanica e di medicina ancora non registrati da immettere nel lemmario (la maggior parte dei quali erano già stati accolti nel Dizionario universale del D’Alberti di Villanuova):

Furono ammesse puronche le parole atrofia, atrofico e fu pure aggiunto il verbo atrofizzare, e per suggerimento dell’Accademico Targioni, purché è d’uso frequente presso i Naturalisti ed i Medici.185

Nel 1856, già divenuto Arciconsolo, assume il compito di definire la voce calore

nonchè quella per calorico — in modo da renderla “più conforme all’odierno stato della Scienza”186. Ponendo a confronto la dichiarazione di questo lemma per la quarta e la quinta

impressione del Vocabolario le differenze risultano notevoli: se nell’edizione del 1729, infatti, le due definizioni offerte per il termine (quella letterale di “qualità, attenente al tatto, ed è suo proprio il riscaldare, e l’attenuare”187 e quella per il senso metaforico di “amor fervente”188) sono essenziali e prive di un’adeguata trattazione tecnico-scientifica per il

significato principale del vocabolo; nella quinta Crusca Targioni — oltre ad aggiungere un paragrafo per la registrazione di calore come tecnicismo, ormai d’uso comune, per indicare

182

Diari III,pag. 273.

183

Crusca V, bacchera, Vol. II, pp. 5-6, e avelia, vol. I, pag. 866.

184

Ivi, Vol. II, pag. 365.

185

Diario degli Accademici della Crusca, 11 Gennaio 1853. 186

Diari III, pag. 362.

187

Crusca IV, vol. I, pp. 513-514.

un tipo di eruzione cutanea meglio nota come bollicelle — restituisce una descrizione dettagliata e conforme al carattere specialistico di una delle accezioni primarie dell’articolo corredata da notevole esemplificazione, all’interno della quale trova spazio anche un brano del Mattioli:

CALORE. Sost. masc. Proprietà del fuoco, dei raggi solari e simili, per la quale i corpi si riscaldano

e possono anche ricevere un’alterazione nel loro stato fisico, senza però variar di natura. Dal. lat.

calor. […]

§ I. Per Quel principio per cui tutti gli esseri viventi si mantengono ad una temperatura quasi sempre

eguale, particolare ad essi e necessaria; e spesso vi si aggiungono gli adiettivi Animale, Naturale, o Vitale. Benciv. Aldobr.: Il dormire temperatamente val meglio a’ vecchi che a’ giovani, perocchè

guarda gli umori, ove il calor naturale si nodrisce. Nov. ant. C.99: Chè invecchiando, la natura non muti in debolezza il buon calore naturale. Ovid. Pist. 132: Il mio sangue si partiva, e ‘l calore abbandonoe la mente e ‘l corpo, e diventai gelata nel mio novello letto. Bocc. Dec. 2, 75: Tanto lo stropicciò e con acqua calda lavò, che in lui ritornò lo smarrito calore. Mattioli, Disc. 2, 1153:

cessarono tutti gli accidenti prescritti, il polso tornò al segno, vivificossi il calor naturale e tutto il corpo cominciò a ristorarsi. Tass. Dial. 1, 366: Più tosto invecchia la donna che l’uomo, come

quella in cui il calore naturale non è proporzionato a la soverchia umidità. Bart. D. Giapp.1, 16: Altri metterne a gelar nell’acque fino a spentone tutto il calore vitale.

[…]

§ III. Calore chiamasi comunemente una certa Eruzione o Efflorescenza di piccole bollicelle, spesso

accompagnate da rossore o prurito, che vengono alla cute.

[…]189

Allo stesso modo viene sviluppata la dichiarazione di calorico, voce mutuata dall’Alberti, anche se non vengono accolti esempi d’autore nell’articolo.

La mancanza di testi da cui trarre citazioni per le definizioni delle voci delle Scienze già avvertita in Accademia nel 1752 da Giovanni Targioni e poi ribadita dal figlio Ottaviano nelle tre Lezioni alla Crusca degli anni Venti dell’Ottocento, diviene una questione prioritaria per gli addetti ai lavori sull’impressione del 1863, ed è per questa ragione che vengono accolti nella Tavola dei Citati numerosi autori di scritti d’impronta tecnico- scientifica, alcuni dei quali spogliati dallo stesso Targioni come le Notizie delle Scienze

Fisiche in Toscana del suo avo Giovanni Targioni Tozzetti, il Della cultura degli orti e

189

giardini del Soderini e i Discorsi di Pietro Andrea Mattioli ne’ sei Libri di Dioscoride della Materia Medicinale.

Nel documento La Quinta Crusca (pagine 47-53)