Nonostante i numerosi cambiamenti apportati al metodo di compilazione del Vocabolario e le innovazioni nel campo dell’organizzazione del lavoro per gli Accademici l’Arciconsolo Bonaini, non appena fu eletto a tale ruolo all’inizio del 1857271, portò
all’attenzione del Collegio l’impellente necessità di modificare lo statuto dell’Accademia, a causa delle condizioni in cui l’istituzione versava e del difficile compito che gravava sui cruscanti. Dello stesso avviso, come riferì il Bonaini, erano anche “i Ministri del Principe e il Principe stesso, che gli aveano palesato il più gran desiderio, che questa nostra Accademia si riformasse e ordinasse in modo, che se ne vedessero quanto prima buoni frutti in una più spedita Compilazione del suo Vocabolario”272. Tutto il corpo accademico si mostrò
favorevole a questo provvedimento, e venne stabilito di affidare la stesura del nuovo Statuto ad una Commissione di fiducia, costituita dall’Antinori, dal Salvi, dal Tabarrini e dal Bianchi: questa avrebbe dovuto raccogliere e prendere in esame le osservazioni che ogni Accademico avrebbe esposto sulla questione delle Costituzioni, cercando di accogliere la maggior parte delle obiezioni e di convincere con la forza dei propri argomenti coloro che
270
Diari III, pp. 374-380.
271
Crf. Verbali del 10 febbraio 1857, Diari III, pp. 419- 423, e del 5 Maggio 1857, Diari III, pp.430- 435.
272
mostravano pareri discrepanti dalle sue proposte. Dei quarantadue articoli presentati, dei quali 34 ordinari ed 8 straordinari e relativi ai tempi di compilazione del Vocabolario, uno in particolare risulta rilevante273: nel quinto infatti viene riferito che una delle qualità necessarie per divenire Accademico Residente è l’“esser nato e educato in Toscana”274. La
frase fu oggetto di discussione, a causa delle osservazioni presentate dal Masselli e dal Guasti, e si decise di modificarla per evitare qualsiasi errore di interpretazione, sostituendola con “deve essere Toscano e educato in Toscana”275: in questo modo, la carica di Residente
fu ufficialmente resa esclusiva di coloro che erano nati e vissuti in quella regione. Il nuovo Statuto, sebbene fosse stato approvato all’unanimità nell’Adunanza del 5 Maggio 1857276 ed
inoltrato al Ministero fin da quell’anno, non venne mai approvato: solo nel 1859277, dopo la soppressione del Granducato, il Governo di Toscana accolse il documento di proposta delle Nuove Costituzioni, al quale furono apportate alcune modifiche sostanziali, tra cui quella alla clausola di “richiesta Toscanità nell’Accademico Residente”278.
Alla fine del 1857 la Deputazione quotidiana Casella e Milanesi era giunta a compilare buona parte della lettera D279, quando quella sugli autori da citarsi nel Vocabolario
annunciò di essersi unita con la Deputazione sugli spogli per l’attinenza con gli obiettivi lessicografici di quest’ultima, e presentò una nuova suddivisione del lavoro svolto nelle tre categorie “Autori da escludersi dalla Tavola, Autori da ammettersi, Edizioni o Codici da preferirsi”280. La stessa Deputazione avanzò inoltre le seguenti proposte: a) che il cognome
dell’autore precedesse sempre il nome nella Tavola dei Citati e che nel caso nessuno dei due fosse indicato si ponesse sempre prima quel sostantivo che rappresentava il soggetto
273 Un’altra modifica, seppur di minore entità, alle Costituzioni precedenti fu la diminuzione del
numero degli Accademici Corrispondenti da 30 a 24.
274
Copia Lettere n.36 circolare del 20 Aprile 1857.
275 Ivi. 276
Diari III, pp.430-435.
277
Cfr. Vebali del 31 Maggio, 30 Agosto e 13 Settembre 1859, Diari III, pp. 582-584, pp. 590-594, pp.594-596.
278
Cfr. Verbale del 31 Maggio 1859, Diari III, pp. 582-584: durante questa Adunanza alcuni Accademici, tra cui l’allora Arciconsolo Bonaini e il Bianchi, si mostrarono favorevoli a mantenere tale clausola ritenendola come “ben conseguente alla ragione massima” della Crusca, “che sta appunto nell’orecchio sicuro, e nel giusto, di che la Natura ha privilegiato nella favella i Toscani sugli altri popoli dell’Italia”. Ma molti dei loro Colleghi non si trovarono d’accordo con tali affermazioni, e l’articolo venne modificato (cfr. Fascicolo Fascetta 407. Affari e Rescritti Sovrani
filza 7.a. 1857-1859, Sottofascicolo Approvazione delle nuove Costituzioni e altri decreti del Governo della Toscana).
279
Cfr. Verbale del 24 Novembre 1857, Diari III, pp. 461-463: “la Deputazione Casella e Milanesi chiese esempi per la parola Diagnosi”.
280
dell’opera281; b) che non si citassero scritti singoli, come madrigali o sonetti, “dove non si
hanno singolari esempi di vocaboli e modi di dire, convenendo più appoggiarsi a maggiori e più note autorità282 e che non si elencassero nella Tavola dei Citati tutti i nomi di Autori di pochi e brevi componimenti i quali siano inclusi in raccolte a stampa o manoscritte, ma si registrasse solo il titolo di queste ultime, aggiungendovi le iniziali del nome e del cognome del rispettivo scrittore (ad eccezione di quelli più conosciuti, i cui testi vengono accolti in compendi ma anche stampati a parte). L’Accademia approvò tali proposte.
Il 29 Dicembre 1857283 la Deputazione d’ultima Revisione, composta da Capponi, Antinori, il Segretario Valeriani, l’Arciconsolo Bonaini e il Bianchi Vicesegretario, assecondando il desiderio dell’intero Collegio che la compilazione del Nuovo Vocabolario allora in corso d’opera “si facesse in modo degno dei tempi nostri e della fama dell’Accademia” e che il dizionario seguisse criteri più innovativi senza scadere nell’“ossequio troppo servile ai passati Compilatori”284, propose la formazione di un
Glossario285 separato dal repertorio lessicografico vero e proprio nel quale far confluire tutti quei vocaboli o modi di dire antiquati e non facenti più parte della lingua dell’uso, così come quei termini che hanno subito nei secoli alterazioni o contaminazioni con il parlato o il dialetto e che perciò hanno perso dignità letteraria: tali voci non possono essere totalmente eliminate dal dizionario poiché rappresentano una fase importante dell’idioma italiano, quando in origine era “rozzo, povero e mal fermo”286; ma anche perché molte di esse sono presenti nelle esemplificazioni delle dichiarazioni, tratte da brani di autori citati. Tale progetto fu presentato dagli Accademici come unico nel suo genere, in quanto solo un’istituzione accademica toscana come la Crusca se ne sarebbe potuta far carico data la sua secolare autorità di “giudice della purità e legittimità”287 della lingua, e quindi non
replicabile da privati.
281
Cfr. Verbale del 9 Dicembre 1957, Diari III, pp. 463-466: “Non si dicesse per esempio: Aiolfo
Storia, ma Storia d’Aiolfo, ecc. né pure si usasse di porle in ambi i modi, col rinvio dell’una
abbreviatura all’altra; ma una sola se ne ritenesse e quella secondo la regola sopra indicata”.
282 Diari III, pp. 463-466. 283 Diari III, pp. 466- 468. 284 Diari III, pp. 461-463.
285 L’importante questione lessicografica del Glossario verrà trattata ampiamente nel par. IV.d.2 di
questo capitolo: si è deciso di farne breve accenno qui per la portata che tale innovazione significò per il metodo di compilazione del Vocabolario.
286
Diari III, pp. 466- 468.
287