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a.1 A proposito di tecnicism

Nel documento La Quinta Crusca (pagine 43-47)

Le posizioni espresse dai compilatori nella Prefazione all’edizione del Vocabolario del 1863 a proposito delle modalità di selezione e stesura delle dichiarazioni per i termini dei linguaggi settoriali — ed in particolare modo, di quello tecnico- scientifico — risultano ad una prima analisi anacronistiche e puriste, soprattutto se contestualizzate nel quadro della produzione lessicografica ad esse coeva: ancora una volta, infatti, le voci delle arti e delle scienze vengono corredate da definizioni semplificate e prive di carattere enciclopedico, per il principio teorico secondo il quale

le definizioni d’un vocabolario della lingua comune non posso prendere a svolgere l’intima natura delle cose, o l’intero cumulo degli elementi d’ogni idea. Definizioni siffatte appartengono ai dizionari speciali, sia di scienze filosofiche e naturali, sia d’arti e mestieri, i quali appunto si propongono di dare una piena cognizione delle cose, così rispetto all’essere loro, come ai modi, all’azione, all’artificio, ec. Nel vocabolario dell’idioma comune si dee cercar soltanto nel definire di far

distinguere bastantemente l’obietto da un altro simile nella classe o nel genere, tanto che l’attenzione di chi legge cada subito sulla differenza sostanziale e specifica che ne costituisce la proprietà.155

Dichiarazione d’intenti, questa, che mostrerebbe la totale assenza, da parte dei Deputati alla compilazione del Dizionario della Crusca, di una presa di coscienza delle innovazioni in ambito lessicografico veicolate sia da testi che si proposero di offrire giunte allo stesso Vocabolario per l’impressione del 1729, sia da opere che rivoluzionarono i criteri e le modalità di realizzazione dei lemmi: si fa riferimento, in particolare, alla raccolta Voci

italiane d’autori approvati dalla Crusca nel Vocabolario d’essa non registrate con altre molte appartenenti per lo più ad Arti e Scienze che ci sono somministrate similmente da buoni Autori di Giovanpietro Bergantini (1745), nella quale una grande percentuale delle

voci registrate appartiene al lessico settoriale della medicina e dell’anatomia, così come a quelli della botanica e della mineralogia; al Saggio alfabetico d’Istoria medica e naturale di Antonio Vallisnieri (1733); così come al lavoro “che rappresenta, pur nel più volte dichiarato rispetto dei principi ispiratori della Crusca, la svolta più decisa nei confronti di quel tipo d’impostazione”156, il Dizionario universale critico enciclopedico della lingua italiana

dell’abate Francesco D’Alberti di Villanuova (1797-1805)157. Operando un riscontro tra i

lemmari appena citati e le nuove acquisizioni tecnico-scientifiche della Quinta Crusca, però, l’atteggiamento di chiusura rispetto la terminologia specialistica più volte affermato dagli Accademici all’interno della Prefazione all’edizione del 1863 perde di vigore nella prassi lessicografica: infatti, non soltanto il Vallisnieri entrò a far parte dei Citati158, ma la quasi totalità dei vocaboli di medicina, anatomia, botanica e mineralogia riportati dal Bergantini nelle Voci italiane venne registrata nel Vocabolario. Prendiamo a campione, ad esempio, la lettera “C”159: la lista di parole mutuate dal Bergantini è lunga e comprende termini quali

carcinoma, carotide, celiaco, cervicale, cistifellea, coccige, cribrazione, cristallino (nel

155

Prefazione in Crusca V, pag. XII.

156 V. DELLA VALLE, La lessicografia, in Storia della lingua italiana, 3 voll., a cura di Luca

Serianni e Pietro Trifone, Einaudi, 1993, pag. 65.

157 Per un quadro esaustivo dei lessici specializzati e delle opere lessicografiche enciclopediche

italiane e straniere si rimanda a L’enciclopedismo italiano in M. SESSA, La Crusca e le Crusche, Accademia della Crusca, 1991, pp. 57-86 e L. SERIANNI, Lingua medica e lessicografia

specializzata nel nel primo Ottocento, in Saggi di Storia della linguistica italiana, Napoli, Morano,

1989, pp. 77- 139.

158 Tavola dei Citati in Crusca V, pag. 33. 159

La scelta di prendere a campione tale lettera, tuttavia, non è da considerarsi casuale: infatti, Antonio Targioni Tozzetti (cfr. par. III.a.2) lavorò in particolare alla selezione delle voci scientifiche della lettera “C” della Quinta edizione del Vocabolario, nonché alla redazione delle dichiarazioni delle stesse.

significato di “umore acqueo dell’occhio”160), cacciù, calaminta161, calendola, calta, canaria, canutola, centinodia, cerretta, ciclamino, cirsio, colchico, conifero, coralloide, crisantemo, cucurbitaceo, calcistruzzo, crisoberillo. Si tratta, in alcuni casi, di voci entrate

nella lingua dell’uso per le quali gli Accademici avvertivano la necessità di un’attestazione nel Dizionario, ma restano comunque numerosi i vocaboli altamente specialistici. Per quanto riguarda, infine, il confronto con l’opera dell’Alberti di Villanova, essa è punto di riferimento costante dell’attività lessicografica delle Deputazioni compilatrici del Vocabolario, come testimonia il Diario degli Accademici: tra i nuovi termini di medicina e botanica proposti dai cruscanti addetti alla stesura delle dichiarazioni, infatti, notevole è la quantità di quelli già registrati nel Dizionario universale quali atrofia, areola (per “quel circolo colorato, intorno al capezzolo delle poppe delle donne”162 — definizione molto simile a quella fornita dall’Alberti), calmante, calorico, ananasso (per ananas) e catto (per cactus). Indicativo è il caso della voce colatura, per la compilazione della quale la prima Deputazione quotidiana (Salvi e Brucalassi) sembra prendere le distanze dall’operato dell’Alberti:

Venendo poi al lavoro ultimamente compilato avverte che sotto la voce Colatura (materia colata) alcuni Vocabolari, copiando l’Alberti hanno due paragrafi, uno per la Colatura d’Acqua, che sono Concrezioni lapidee, prodotte dall’Acqua, ed un altro per le Colature di pietre cotte, di vetri e simili, che sono concrezioni, le quali si formano nelle Fornaci.

Gli esempi son tutti del Vasari ma senza numero di pagina. La Deputazione ha trovato i passi citati, ha ridotti gli esempi alla vera e compiuta Lezione; e quanto al collocarli ha creduto poterne fare un solo paragrafo, sotto la comune definizione di Concrezioni lapidee e d’altra materia, che si producono, sia per l’azione del fuoco, sia per quella dell’Acqua.163

Prese di posizione di questo tipo nei confronti della strutturazione delle dichiarazioni all’interno del Dizionario universale sono attestabili con una certa frequenza nel Diario degli Accademici, eppure le voci in questione risultano essere sviluppate, all’interno del Vocabolario, nelle stesse modalità in cui le realizzò il d’Alberti: il termine colatura, quindi, mantiene paragrafi ed esemplificazione separati per le due accezioni dello stesso164.

160

Crusca V, vol. III pp. 996- 997.

161 A proposito di questo termine, si rimanda ad un’interessante discussione tra Deputati alla

compilazione del Vocabolario registrata nei Diari dell’Accademia (28 Novembre 1854).

162

Diari III, pag. 200.

163 Ivi, pag. 357.

Il considerevole divario tra le dichiarazioni d’intenti degli Accademici nella

Prefazione alla loro opera e la prassi lessicografica alla base della compilazione delle voci

non è questione nuova nell’ambito degli studi sulla Crusca165, ma tale incongruenza si

rafforza nell’ultima edizione del Vocabolario a causa degli interventi di alcuni cruscanti, primo fra tutti — nel periodo che va dal 1845 al 1856 — Antonio Targioni Tozzetti. Nella Prefazione al Dizionario, infatti, sembra che si voglia rassicurare il Lettore sulla chiarezza e la comprensibilità delle dichiarazioni, evitando di cadere in digressioni a carattere enciclopedico:

Definiremo, o dichiareremo tutto, gli animali, le piante, gl’istrumenti ed oggetti anco più comuni; non approvando neppur noi il vezzo, di che fu dato biasimo ai nostri maggiori, di passarsela qua e là con quella loro postilla animale noto, pianta nota, strumento noto. Ma né pur c’è piaciuto di appiccarvi una di quelle illustrazioni o descrizioni minutissime, quali aver si possono nei trattati di storia naturale o di meccanica. Così, per recare un esempio, che vaglia per ogni altro, alla voce APE ci siam contentati di dire «insetto alato, che produce il miele e la cera»: avremmo creduto peccare d’inettitudine, riportando di questo piccolo animale tutte le particolarità distintive che ne rilevano i naturalisti.166

E ancora:

[…] L’Accademia ha per regola di non adoprare nelle definizioni di vocaboli di scienze naturali, o metafisiche, certe parole che gli autori di sistemi hanno quasi per convenzione introdotte, facendone il linguaggio loro particolare; ma ferma sempre di voler servire all’uso comune, dacché il suo Vocabolario dev’essere la rappresentazione della lingua del popolo, ogni volta che debba definire voci di tal maniera, lo fa nei termini più usitati e più semplici. E né pur si propone di trar fuori certe qualità o proprietà delle cose, difficili a riconoscersi, né sapute o avvertite che dalle persone dotte nelle rispettive materie; ma coglie quelle popolarmente cognite, o appartengano alla natura dell’oggetto, o riguardino un uso che se ne faccia, o un’opinione generale che se ne abbia.167

165

Si veda, a questo proposito, lo studio sulle incongruenze tra prassi e teoria nella compilazione delle voci tecnico-scientifiche nella quarta edizione del Vocabolario della Crusca realizzato da E. SALVATORE in «Non è questa un'impresa da pigliare a gabbo». Giovanni Gaetano Bottari filologo

e lessicografo per la IV Crusca, pp. 267-279. 166

Crusca V, Prefazione, pag. XIII.

167

È ancora una volta nell’analisi delle dichiarazioni dei termini di medicina e botanica accolti nella Quinta Crusca che troviamo in misura maggiore una smentita a tali disposizioni normative: come si è notato in precedenza per le voci di vari linguaggi settoriali registrate dal Bergantini e poi acquisite dal Vocabolario, infatti, accanto a vocaboli d’uso comune quali

adipe, aborto (nel primo significato di “feto nato intempestivamente, o prima del tempo”168), o addome, entrano a far parte del lemmario anche tecnicismi quali emiplegia (o emiplessia),

aracnoide, artritide, atrofia e astragalo, seppur accompagnati da spiegazioni lineari e troppo

semplicistiche.

Ma è nelle definizioni degli elementi di botanica che l’estesa conoscenza della materia da parte di un Accademico come Targioni si palesa nella trattazione puntuale delle caratteristiche della pianta, del fiore o del frutto, nella ricca esemplificazione a corredo della voce, e nella registrazione — caratterizzante questa categoria di termini — della nomenclatura scientifica per il lemma in questione.

Nel documento La Quinta Crusca (pagine 43-47)