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I dottori nell’Accademia, motivazioni culturali e politiche.

Quando lo Studio di Padova è ai massimi splendori, a Vicenza un gruppo di nobili intellettuali decide di costituire un’Accademia per sviluppare e apprendere la scienza e l’arte287. I rapporti fra le

286D’altronde, il 1555 è un anno molto importante per l’anatomia, ritornare ai metodi pre-vesaliani sarebbe stato un

grosso ostacolo al progresso di questa materia. Del 1555 è la seconda edizione della Fabrica, e nello Studio insegna Realdo Colombo (1516-1559) allievo di Vesalio anche se piuttosto critico verso il maestro, che continua a sviluppare la scienza medica e progetta un volume da sostituire alla Fabrica, con Michelangelo Buonarroti, purtroppo non andato a buon fine. Egli compie importanti scoperte sulla circolazione polmonare, (il passaggio del sangue da un ventricolo all’altro attraverso i polmoni), in concomitanza con Michele Serveto, che invece viene censurato violentemente.

287 Per una bibliografia iniziale sul Teatro Olimpico cfr. S. Mazzoni, L’Olimpico di Vicenza. Un teatro e la sua perpetua

memoria, Le Lettere, Firenze 1998; L. Magagnato, Il teatro Olimpico, Electa, Milano 1992; L. Puppi, Andrea Palladio: il testo, l'immagine, la città, Electa, Milano 1980; L. Puppi, Scrittori vicentini d’architettura: G.G. Trissino, O.Belli, V. Scamozzi, P. Gualdo, Accademia Olimpica, Vicenza 1973; L. Magagnato, I teatri italiani del Cinquecento, Neri Pozza,

due città, soprattutto a livello medico, sono stretti già da tempo. Il primo medico di Vicenza è Giacomino da Angarano e presenta alcune caratteristiche che saranno proprie anche dei dottori a venire:

“la figura di Giacomino è emblematica di due costanti nelle carriere dei medici vicentini: gli studi compiuti «in terra aliena» e il desiderio di partecipare ai dibattiti delle grandi scuole e di non rimanere esclusi dai progressi della medicina.” 288

Altri importanti intellettuali provengono dalla terra Berica, come Niccolò Leoniceno, che insegna a Bologna e a Ferrara. Accanito rivale di Alessandro Benedetti, egli per primo introduce il dibattito sul Methodo, partendo dall’analisi delle tre vie di conoscenza in Galeno. Dalle sue riflessioni si svilupperanno le teorie sul metodo del Cinquecento, non ultima quella di Giulio Camillo Delminio che abbiamo analizzato nel capitolo precedente. Tra i suoi allievi a Ferrara, dove si reca ad insegnare, troviamo Giangiorgio ed Alvise Trissino, quest’ultimo professore di filosofia naturale morto prematuramente.

Eravamo rimasti nel 1555. Ebbene, in questo anno ricco di eventi289 viene fondata l’Accademia Olimpica di Vicenza. Il primo marzo vengono emanate una serie di leggi che stabiliscono la gestione interna, e un anno dopo viene ideata l’impresa da uno dei membri fondatori, Elio Belli. Tuttavia, gli Olimpici non hanno ancora una sede, prima si stabiliscono nella casa dei toedeschini a Portanova, nel 1556 approdano a San Francesco vecchio, per poi ritrovarsi in una casa che passa al vescovo per uso seminariale; nel 1558 sono ai giardini del Porto lungo le mura del Pallamaglio dove alzano la statua di Ercole. Nel 1579 ancora a casa Brasco sul corso, poi casa Tavola per 36 ducati l’anno290. Finalmente, nel 1579, gli Olimpici ottengono un luogo adatto dove realizzare uno spazio teatrale, ossia le “prigioni vecchie” nel Castello del Territorio, una fortezza di impianto Medioevale che diventa la sede fissa del Concilio fino ai giorni nostri. I più solerti promotori dell’Accademia sono Valerio Chiericato e Girolamo da Schio, mentre tra i fondatori troviamo alcune tra le personalità più importanti della città: il cav. Antonio Maria

Venezia 1954.

288 T. Pesenti, La cultura scientifica: medici, matematici, naturalisti, in F. Barbieri, P. Preto, Storia di Vicenza, Neri

Pozza, Vicenza 1990, vol. 3/II, p. 255.

289 Ricordiamo, tra l’altro, la famosa Pace di Augusta dove Carlo V riconosce la frattura tra luterani e cattolici e

l’elezione di Paolo IV a Papa, R. Ago, V. Vidotto, Storia moderna, Laterza, Roma 2007, p. 44.

290 Questa è la cronologia degli spostamenti in M. Maylender, Storia delle Accademie d’Italia, Cappelli, Bologna

Angiolelli, il Conte da Monte, Giacomo Pagello, Bernardino da Mosto, Pietro Loschi, Francesco Rapa, Orazio Almerico, Antonio Capra, Giuseppe Overato, Orzio Camozza, Elio Belli, Silvio Belli, Andrea Palladio, Bernardino Trinagio, G.B. Gazadore, Pre Agostino Rapa, Valerio Barbarano, Giulio Galasin, Francesco Ghellini Guido Campiglia, Andrea Fossato, Alessandro Massaria e Vincenzo Magrè.

I legami iniziali con lo Studio di Padova sono molto forti. Innanzi tutto, è esplicitamente dichiarato nell’atto di fondazione che gli scopi del raduno sono l’acquisizione di conoscenza scientifica:

“Gli Accademici Olimpici hanno tutti uno animo e uno volere onde non è meraviglia, se tutti i parametri tendono ad un fine solo, et questo è che ogn’uno di quelli desidera imparare tutte le scientie, et specialmente le Mathematiche, le quali sono il vero ornamento di tutti coloro che hanno l’animo nobile et virtuoso.”291

Gli intellettuali, su esempio dello Studio, si dedicano a lezioni che riguardano numerosi campi dello scibile, concentrandosi particolarmente sulle scienze naturali. L’impresa dell’Accademia è una corsa di carri, in mezzo ad uno stadio con al centro due obelischi, sormontata dal motto Hoc opus, hic labor est, che deriva dall’Eneide:

“Facilis discensu Averni,

noctes atque dies patet atri ianua Ditis

sed revocare gradum superasque evadere ad auras hoc opus, hic labor est”

La conoscenza è un percorso faticoso, che da i suoi frutti in seguito al lavoro:

“Alla visione statica del sapere si sostituisce la dinamica della ricerca e di una scienza del tutto mondana: sono questi ormai, i segni della celebrazione dell’Operosità dell’Uomo nella realtà della storia”292

291 Biblioteca Civica Bertoliana, Atti, b8, fasc.88, c2R. 292 Storia di Vicenza 3/II, cit., p. 95.

Gli interessi dell’Accademia quindi vertono sulle scienze naturali, sulla matematica e sulle discipline che mostrano anche un’applicazione pratica. Nella città di Vicenza l’Umanesimo veneziano e la scienza padovana si fondono nelle attività a cui si dedicano i gentiluomini olimpici. La matematica e le scienze sono parte della formazione dell’uomo moderno, affiancate da un’attenzione particolare all’architettura. L’Architettura gioca un ruolo di primordine nelle dinamiche cittadine. Gli splendidi palazzi delle famiglie, opera dei migliori architetti dell’epoca, segnano la presenza e l’influenza degli aristocratici nel tessuto urbano293. Il lato estetico ed artistico è solo una parte della loro ragione d’esistere, al centro di tali costruzioni militano dimostrazioni di forza, di presenza nella gestione del potere. L’interesse per l’architettura è diffuso tra la classe nobiliare che vede nel rinnovamento urbano un rispecchiarsi degli ideali umanistici, e che consentirà ad Andrea Palladio di trovare numerose commissioni e di realizzare opere dall’indiscusso valore artistico e storico. Inoltre, una lunga tradizione fornisce la base degli studi matematici, iniziata con l’opera (perduta) di Giorgio Corbetta, autore nel 1413 di un trattato di 12 libri di aritmetica e geometria. Anche la pratica militare e cavalleresca accresce l’interesse verso lo studio delle fortificazioni, una branca del sapere all’epoca molto sviluppata:

“Se vogliamo individuare un «genio vicentino», ossia uno «stile» di studi scientifici proprio di Vicenza, esso sembra dunque esprimersi nello stretto legame tra architettura e matematiche. «Vero ornamento di tutti coloro che hanno l’animo nobile e virtuoso», le matematiche furono – ricordiamo – il principale esercizio dell’Accademia Olimpica, che nel suo primo decennio ne divenne una vera e propria scuola: nel 1557 vi iniziò la carriera il siciliano Giuseppe Moleto (1531 – 1588), poi professore a Padova e amico di Galileo. Il Moleto vi teneva lezioni ogni giorno, Silvio Belli tre volte a settimana, e nel 1560 vi fu condotto il cosmografo Vincenzo Palatino da Curzola.”294

Il carattere dell’Accademia Olimpica è un esempio fondamentale per la nostra ricerca: in essa s’incrociano produzioni letterarie, pratiche teatrali e passioni scientifiche. Nella poliedrica società del Rinascimento i vicentini si applicano in differenti campi del sapere, creando una cultura multiforme, di scambi ed influenze, dove il teatro ha un ruolo dominante come strumento e luogo

della presenza e della conoscenza.

Anche a Vicenza, però, le ragioni culturali del divenire storico si legano a motivazioni sociali e politiche. Per capire il motivo della base “allargata” del sodalizio Olimpico, che conduce alla presenza di architetti, medici e matematici accanto a nobili aristocratici orgogliosi della propria

293 Allo stesso modo le Ville di campagna rappresentano il potere dei Signori sul contado. Vedi C. Fumian e A. Ventura,

Storia del Veneto. Dalle origini al Seicento, Laterza, Roma 2004, p. 178.

posizione di potere, dobbiamo fare una panoramica storica sulla particolare situazione in cui si trovano a vivere i fondatori del conclave.

Vicenza, come Padova, si trova da inizio Quattrocento sotto il dominio Veneziano295. Dopo gli sconvolgimenti degli anni di guerra, successivi alla Lega di Cambrai che coinvolge le tre città venete, la situazione territoriale si riappacifica intorno agli anni Venti del Cinquecento. Padova e Vicenza tornano sotto la Serenissima, ma fondamentali cambiamenti avvengono dopo la stipulazione della pace. Venezia opta per un cambiamento drastico: lo Stato di mare inizia a manifestare una tendenza verso la trasformazione in Stato di terra. Il mutamento è dettato da varie ragioni, sia per le scoperte e commerci dirottati geograficamente, sia per perdita domini in Puglia, con la conseguente diminuzione degli approvvigionamenti di grano nella città. Così, la Dominante cerca maggiori risorse nella terraferma, aumentando i dazi, investendo nelle coltivazioni ed iniziando una presenza statale non più unicamente nominale. Le nobiltà provinciali però non si dimostrano alleate valenti, troppo arroccate nella difesa dei loro privilegi e prerogative corporative. Allora Venezia, soprattutto a Brescia, Verona e Vicenza, si rivolge ai contadi, per assicurarsi sempre più necessarie risorse agrarie e di materie, intaccando i privilegi signorili che da sempre si rifanno sul suddetto contado. Viene formato un Corpo Territoriale, nel 1551, che entra nella scena politica e da voce ad un territorio che finora è stato soltanto appendice della città, cercando di svincolarsi dalla tutela e dai privilegi nobiliari che si perdono nella notte dei tempi. Non che avvenga una rivoluzione nel sistema di gestione del potere, piuttosto si riscontrano cambiamenti a livello di gestioni finanziarie ed economiche, che però sono pesanti da accettare per una nobiltà vicentina da sempre orgogliosa dei propri privilegi nobiliari e poco adatta a cambiamenti che riguardano il livello sociale. In sostanza i privilegi rimangono inalterati a livello generale, gli aristocratici mantengono il potere urbano sul contado, però perdono il ruolo, o almeno vedono scalfito il ruolo, di interlocutori privilegiati della repubblica veneta.

Ma l’ingresso di nuove forze, se pur piccole, del contado, la sempre maggior influenza dello stato veneto, e sempre minori territori dove poter acquistare potere, aggrava le lotte tra faide nobiliari, in guerra tra loro per la sgretolazione di un governo prima compatto e privilegiato, ed ora minacciato. In altre parole, quando il potere è riservato solo ai nobili, essi possono spartirlo senza provare una minaccia di esclusione, perché il solo fatto di appartenere ai cives migliori garantisce loro delle prerogative autoritarie. Con l’ingresso di nuove forze, la minaccia di vedersi soppiantati diventa reale, ed iniziano le guerre interne per la supremazia nella gestione cittadina, che inaspriscono i dissapori già esistenti tra famiglie.

295 Per questa parentesi storica, oltre i già citati Storia della cultura veneta e Storia di Vicenza, aggiungiamo C.Fumian e

Le architetture vicentine riflettono questa lotta interna, ostentare la bellezza di un ideale classico è sinonimo del peso maggiore esercitato sulla vita urbana, come anche mantenere pericolosi eserciti di sgherri. Da questi cambiamenti si arriva al costituirsi di due fazioni, una più nobiliare e chiusa nelle prerogative classiste, in posizione maggioritaria, l’altra subordinata ma ricettiva alle classi escluse dal potere e pronta a far leva sul malcontento cittadino. Non siamo pienamente certi sulle alleanze, però in linea di massima i Da Porto, i Gualdo, i Muzzan, i Chiericati, i Piovene, costituiscono la fazione oligarchica maggioritaria; i Capra, i Trissino, i Trento, i Valmarana, i Bissani sono gli antioligarchici, minoritari.

Ed è proprio in questo clima ed in questo ambito politico che nasce l’Accademia Olimpica, ad opera della sezione antioligarchica. La sua fondazione è parallela alle lotte di classe, infatti negli stessi anni, dalla maggioranza, viene fondata l’Accademia dei Costanti. Dunque, la nascita del conclave Olimpico non è dettato solo da ragioni scientifiche e intellettuali, c’è alle spalle una forte tensione politica, di nobili che lottano per il prestigio e il governo, che manifestano nella città una presenza forte e viva. I segni dell’Architettura sono la concretizzazione dell’importanza delle famiglie nella Città. Il segno del Teatro sarà la concretizzazione dell’Accademia, che unisce i fondatori nell’autoaffermazione della propria importanza, del proprio esserci nella vita pubblica, e del fermo intento di restarci, attraverso la loro celebre “perpetua memoria”. Non a caso, la storia delle Accademie segue l’esito delle concorrenze tra le due fazioni. I Costanti sono fondati da Girolamo Gualdo, ed hanno un forte orgoglio aristocratico e fede religiosa296. Anche Girolamo Ruscelli, che dedica il Della Eloquenza di Daniele Barbaro ai quaranta fondatori della nobile accademia, afferma il valore della nobiltà di sangue e dei costumi. Essi quindi si occupano di armi e lettere, poesia musica e di ogni cosa nobile. L’inaugurazione, almeno da quanto riportato nella Historia del Barbarano, avviene il 20 febbraio 1556. Il carattere dell’adunanza si presenta subito differente dagli intenti Olimpici. Mentre questi ultimi, almeno all’inizio, mirano ad un accrescimento delle scienze e delle arti, i Costanti manifestano la tendenza all’elite, ad ideali cavallereschi arroccati in privilegi di classe. Ma quest’ultima adunanza non dura a lungo: dopo la morte del fondatore Girolamo Gualdo si scioglie quasi subito, soprattutto per colpa delle invidie e delle rivalità interne. Nello stesso periodo, si annota l’ascesa della fazione minoritaria nei confronti degli Oligarchici, poiché i ceti meno nobili a cui è consentito l’accesso nel governo si schierano a favore degli antioligarchi297. Anche se successivamente, come vedremo, gli Olimpici perderanno poco a poco l’impronta 296 Vedi E. Niccolini, Le accdemie, in F. Barbieri, P. Preto, Storia di Vicenza, cit., pp. 89-108.

297 La questione è ovviamente molto complessa e si protrae per lungo tempo. Ancora nel 1583 la fazione dei Da Porto

(capitanata da Alfonso) denuncia l’introduzione nel Consiglio di alcune persone di basso stato e poca facoltà. Nel contempo, il Collegi notarile reclama che attraverso corruzione e abusi, è stato escluso dagli uffici. La storia ed i problemi dell’Accademia dei Costanti sono raccontati anche in G. Gualdo, Rime, presso Andrea Arrivabene, Venezia 1569.

scientista ed “allargata” dell’adunanza, avvicinandosi sempre più ad interessi elitari e conservatori, l’iniziale apertura verso le classi mediche e verso gli interessi naturalistici comporta vivissimi scambi e relazioni tra i Vicentini e l’Università Patavina. Vedremo in dettaglio in che modo la scienza penetra nell’adunanza, e quindi nella cultura berica, facendo particolare riferimento alle discipline anatomiche.

Gli interessi scientifici e gli scambi tra teatranti e medici. L’attenzione per la ricerca scientifica porta una grande influenza del vicino Studio sul programma Olimpico. Negli inventari dell’Accademia si trovano libri di cosmologia, matematica, sfere metalliche e di legno, astrolabi, mappamondi, carte geografiche; le letture vengono riprese, in scala minore, dai programmi Padovani. Troviamo quindi la Geometria di Euclide, Almagesto e la Geometria di Tolomeo, la Cosmografia e Instrumentum simulatum di Pietro Apiano, Astrolabijs Declaratio e Horologeria di Sebastiano Munster, Teorica novae planetarum di Giorgio Purback, Fabrica usuque astrolabii di Giovanni Stoffler, Opus de Cosmografia de tabuli sinum di Orazio Fine, la Sfera di Sacrobosco, e ovviamente le opere di Aristotele e Platone. Ho voluto, in queste righe, dare un’idea generale di quali scienze naturali sono principale preoccupazione per la prima fase dell’Accademia Olimpica, quando ancora la cavalleria non supera di importanza la scienza e la virtù. L’argomento sarebbe da approfondire ulteriormente, rintracciando le correlazioni degli Accademici con lo sviluppo dell’astrofisica298, della geografia299 e della botanica300. Tuttavia, mi soffermerò unicamente nel campo d’indagine che pertiene alla mia ricerca, ossia sull’anatomia e sulla scienza medica, in relazione alla pratica teatrale. Se, come abbiamo visto, gli Olimpici sono influenzati dalla vicina Padova, è ovvio che si desti in loro anche l’attenzione verso le materie mediche ed anatomiche. Contemporaneamente ai primi anni di vita dell’accademia la facoltà Artista di Padova è in uno dei periodi di maggior sviluppo, che porterà, a fine secolo, alla compresenza nelle stesse aule di Galileo Galilei, Girolamo Fabrici D’Acquapendente e William Harvey. Vesalio ha lasciato lo Studio da una decina di anni, la sua

298 Galileo intrattiene rapporti con Vicenza. Marcantonio Bissaro lo raccomanda ad Antonio Riccoboni per entrare

all’Università. Soggiorna inoltre nella villa di Camillo Trento ed è amico di Paolo Gualdo (1555-1621) - incontrato in casa di Gian Vincenzo Pinelli - dottore di leggi e teologia, che collabora con lui e segue le sue ricerche, tanto da avere in dono un telescopio. I vicentini tuttavia si interessano maggiormente all’aspetto matematico dell’opera galileiana e alle nuove nozioni di ottica che questo comporta.

299 L’interesse per la geografia è giustificato anche dalla presenza, a Vicenza, di Pigafetta, diventato celebre per essere

uno dei sopravvissuti al viaggio intorno al mondo di Magellano.

300 Anche la botanica si sviluppa con Onorio Belli, figlio del medico Elio ed accademico Olimpico, nel contesto del

influenza è tuttavia ancora grande, e i suoi successori sono studiosi all’avanguardia come Realdo Colombo e Gabriele Falloppia. Inoltre nella città berica vivono ed operano medici ed anatomisti che si formano e si aggirano tra Venezia, Padova e tutto il territorio settentrionale. L’interesse degli Olimpici verso l’anatomia è evidente anche dagli inventari, dove troviamo figure di cera e terracotta, gessi di arti e parti corporee, copie delle opere di Michelangelo quali «due

gambe di Cristo e la coscia del Lacoonte»301.

Le personalità che si adoperano alla fondazione dell’Accademia sono simboliche a questo riguardo, per capire come gli intellettuali vivano una cultura poliedrica, non concentrata soltanto in un unico interesse specifico. Scorrendo la lista dei promotori infatti notiamo soprattutto alcuni personaggi su cui dobbiamo soffermarci.

Notiamo subito la presenza di medici tra le fila Olimpiche. Conte da Monte, il Montano Vicentino (muore 1587) è un accanito galenista, sostenitore della teoria degli umori. Alessandro Massaria (1510-1598), allievo del primo, è medico rinomato nel contesto settentrionale, che si avvicina al galenismo ma è anche sostenitore di innovazioni probabilmente apprese nello Studio di Padova e influenzato dalla corrispondenza con Theodor Zwinger di Basilea. Il Montano e il Massaria fondano nel 1555 un Collegio dei medici, che controlla attività di dottori, speziali e chirurghi:

“Tra i compiti dei Collegi medici veneti era anche quello di organizzare annuali dissezioni anatomiche a vantaggio di medici pratici, chirurghi e barbieri; a Vicenza la disposizione fu molto trascurata: gli statuti del Collegio si limitano infatti a prescrivere una pubblica anatomia ogni tre anni. Se Vicenza non rimase del tutto esclusa dai progressi delle conoscenze anatomiche fu grazie all’iniziativa di Fabio Pace (1547 – 1614), fratello dal grande giurista Giulio”302

Massaria è legato alla sua patria e rifiuta persino l’invito del re di Polonia di diventare suo Archiatra. Esercita solo un anno a Venezia e poi si stabilisce definitivamente a Vicenza, dove lo vediamo attivo sostenitore della vita culturale. Infatti nello stesso fatidico anno del 1555, è promotore della fondazione dell’Accademia Olimpica e del Collegio dei medici, impegnandosi quindi sia nell’organizzazione e nella pratica dell’arte curativa, sia nell’istruzione e nella diffusione del sapere teorico. I progressi anatomici del vicino Studio arrivano anche a Vicenza, attraverso i

301 F. Barbieri, P. Preto, Storia di Vicenza, Neri Pozza, Vicenza 1990, vol. 2/II, cit., p. 97.

302 Ivi, p. 259. Vedi anche S. De renzi, Storia della medicina in Italia, Forni, Sala Bolognese, vol. III, p. 622. L. Puppi,

Scrittori vicentini d’architettura: G.G. Trissino, O.Belli, V. Scamozzi, P. Gualdo, Accademia Olimpica, Vicenza 1973,

dottori che si formano e si laureano nella sede patavina, per poi fare ritorno in patria. E’ interessante sottolineare come l’introduzione dell’anatomia pubblica fatichi a trovare una continuità nel vero e proprio Collegio medico, mentre è più agevole la sua pratica nel contesto culturale. L’anatomia è ormai caratterizzata da un forte sostrato filosofico, il corpo è un elemento centrale della