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TEATRO, ANATOMIA E SPETTACOLO NEL CINQUECENTO VENETO PADOVA E VICENZA.

Abbiamo visto come i teatri effimeri siano state strutture utilizzate sia per le anatomie pubbliche sia per gli spettacoli in senso stretto. A fine Cinquecento, assistiamo ad un fenomeno di edificazione teatrale permanente, in cui le costruzioni erette durano per anni e addirittura secoli. Dal 1585, data dell’inaugurazione del Teatro Olimpico di Vicenza, sorgono il Teatro di Sabbioneta, il Teatro degli Uffizi di Firenze, e poco dopo, i Teatri a pagamento che ospitano le stagioni veneziane. Anche i teatri anatomici seguono lo stesso percorso: del 1584 è il teatro anatomico padovano, ricostruito nel 1594, mentre un anno dopo viene aperto il teatro anatomico bolognese, poi sostituito a sua volta

dalla sala del 1636.

A fianco degli apparati smontabili che continuano ad animare fiere e feste popolari, le elite sentono il bisogno di dare una sede fissa ai luoghi spettacolari. Avviene quindi un passaggio molto importante, il teatro non è più solo un luogo di rappresentazione destinato a durare il tempo di una celebrazione, ma diventa un monumento, che sopravvive e manifesta nel presente l’importanza e la

passata esistenza di chi si è adoperato alla costruzione. I promotori di simili strutture sono ben consci del potenziale di memoria che essi assumono, ed anche le elite accademiche o universitarie. Mi occuperò, in questa parte, solo di alcune di queste strutture, in cui la collaborazione di scienza e arte trova un connubio ideale.

Accanto alle forme di teatro elaborate dalle Corti, a fine Cinquecento anche altri luoghi teatrali trovano la propria emancipazione in strutture permanenti che inventano caratteristiche e prerogative al pari dei monumenti signorili. A Venezia faranno la loro comparsa i primi teatri a pagamento, in varie città d’Italia le stanze dei comici ospitano i professionisti, e non, della Commedia dell'Arte, a Bologna, nel Palazzo del Podestà, si sperimenta una delle prime strutture a palchetti. Di queste varie forme metterò in relazione i teatri anatomici con i teatri accademici, nella cui struttura possiamo riscontrare il rapporto tra la scienza e l’arte descritti nel primo capitolo. Il teatro è uno spazio che unisce assieme praticità e simbologia, esso deve tenere conto dei bisogni fisici (vista e udito) e delle esigenze sociali dell’epoca moderna. Vitruvio ha insegnato a calcolare perfettamente la costruzione del teatro in base alle leggi di propagazione della voce, ebbene, tra Quattrocento e Cinquecento le norme del maestro non vengono prese pedissequamente in considerazione, ma rimane l’attenzione sui sensi fisici che sono approfonditi scientificamente. Mentre lo scrittore latino sottolineava l’importanza dell’elemento uditivo, i moderni si concentrano in particolar modo sulla disciplina ottica, che si sviluppa ampiamente a fine Cinquecento, come vedremo meglio nel secondo teatro anatomico patavino. Inoltre, rimane forte la connotazione del teatro come luogo della conoscenza. Lo abbiamo evidenziato nella prima parte, attraverso le relazioni tra La Casa del Vizio e della Virtù del Filarete e del teatro di Giulio Camillo, nonché nell’utilizzo del teatro come metafora soprattutto in ambito enciclopedico. In questo capitolo, vedremo come l’Accademia Olimpica e il teatro anatomico di Padova cercano di tramandare l’insegnamento di un maestro comune, ossia Aristotele, che unisce la cultura letteraria e fisica. Infine, con le prime costruzioni fisse, il teatro diventa memoria, affida alle architetture il compito di ricordare le figure e le idee che soggiacciono alla costruzione. Questo è un insegnamento che deriva dall’esegesi vitruviana, e che ha contribuito a fondare l’idea del teatro di Delminiana derivazione.

Le Accademie e Studi iniziano ad acquistare valore e rinomanza cittadina nel XVI secolo. Le varie Scuole, di ormai lunga tradizione, si stabiliscono finalmente in palazzi e sedi che riuniscono le discipline e inseriscono le Università nel contesto sia “sociale” che “urbano”. In altre parole, alle istituzioni accademiche che da secoli sono riconosciute a livello giuridico, è concessa finalmente una sede fissa; con questo gesto il Signore o il potere locale sottolinea l’importanza degli Studi all’interno della città, di cui occupano uno spazio concreto e visibile grazie alla materializzazione

della loro permanenza. Non a caso le Università maggiori del Cinquecento legano la loro storia ad un palazzo importante: il Palazzo del Bo a Padova, il Palazzo Paradiso a Ferrara, l’Archiginnasio a Bologna ecc. Lo Studio di Ferrara nasce nel XIV secolo263 per volere di Alberto D'Este, nel 1564 trova la sede ufficiale nel Palazzo del Paradiso, affittato al cardinale Ippolito D'Este. L’Archiginnasio è inaugurato in un progetto di generale riabilitazione della città di Bologna, promosso dal vice legato Cesi, che nel 1563 raduna le facoltà sparse nel territorio urbano in un unico edificio, contenitore e simbolo dello Studio nella città. Il Palazzo del Bo di Padova diventa sede Universitaria nel 1539, riadattato alle esigenze delle facoltà nel 1552. Lo stesso avviene per le maggiori Accademie, di qualsiasi genere esse siano, che giunte ad un certo livello di prestigio reclamano una sede definita. E’ il caso dell’Accademia Olimpica, collocata nelle Prigioni vecchie del Castello del Territorio 1579 o dell'Accademie dei Gelati a Bologna, stanziata in casa del suo fondatore Melchiorre Zoppio sin dal 1588, che dedica una stanza ad un teatro, o a

quella del disegno dei Carracci.

L’architettura, oltre ad essere strumento e contenitore della rappresentazione, contiene dei segni e dei simboli che trasmettono messaggi ulteriori. In questo “sottotesto” delle forme e dei particolari decorativi possiamo capire il valore globale delle strutture, il loro inserirsi nel percorso storico e culturale delle città. Ad esempio, nell’Olimpico sono presenti segni che manifestano chiaramente la predilezione degli accademici verso gli Asburgo, in contrasto con la dominazione veneziana di Vicenza, mentre nel teatro anatomico di Bologna è forte il lato celebrativo rivolto alla classe senatoria, nonostante lo scarso potere da essa esercitato sotto la dominazione papale. Anche per questo spicca la sua particolare conformazione, differenziandosi dalle strutture in cui è maggiormente accentuata la funzionalità scientifica. Nell’Archiginnasio infatti l’evento sociale inserisce le proprie esigenze nella forma stessa della sala, esalta la figura del Lettore, mette in primo piano gli ospiti illustri, distogliendo l’attenzione dal tavolo settorio. Il pubblico può seguire la lezione incentrata sulla cattedra, vero e proprio monumento alla Docenza, tuttavia le gradinate sono troppo basse per permettere una perfetta visione della cavia e dell’interno del corpo. Del tutto opposto è il teatro anatomico dell’Acquapendente, chiaro simbolo del nuovo modo di fare anatomia, privo della cattedra del lettore e incentrato unicamente sull’atto visivo, che racchiude nella propria forma il manifesto di una nuova metodologia scientifica. In questo capitolo ho deciso di concentrare l’attenzione su di un territorio in particolare, ossia sulla Repubblica di Venezia, nello spazio compreso tra Venezia, Padova e Vicenza, in cui si riscontra

un'attiva collaborazione tra l'Università di medicina e un'Accademia nobile e indipendente, entrambe all'avanguardia nel campo della cultura teatrale. Padova e Vicenza sono sotto il dominio di Venezia, che garantisce loro un periodo di relativa stabilità, libertà di ricerca scientifica ed artistica. Lo Studio di Padova, a fine Cinquecento, è particolarmente rinomato nel panorama Europeo per la libertà di pensiero che offre e per la presenza di un corpo docente preparato e innovatore. Venezia, all'atto della conquista, ha garantito indipendenza e sostegno all'Università patavina, arrivando anche a vietare ogni altra simile istituzione nella Repubblica. Abbiamo già visto come Vesalio svolga in questa sede le sue sperimentazioni; dopo di lui nell'insegnamento dell’anatomia si succederanno una serie di ottimi maestri tra cui Realdo Colombo, Gabriele Falloppia e Girolamo Fabrici Acquapendente, come studente passerà da Padova William Harvey, che scoprirà la circolazione sanguigna. Lo Studio ospiterà sia Copernico che Galilei, astronomi all’avanguardia, Francesco Bonafede si occuperà dei progressi dell'orto botanico e dell'esposizione dei semplici, mentre Giovanni Battista da Monte introduce nella preparazione dei medici l'insegnamento al capezzale del malato, nell'Ospedale di San Francesco Grande. La scienza diventa definitivamente sperimentale, si basa sulla verifica diretta dei fenomeni, sull'osservazione, sull'empirismo logico e sulla prassi clinica. Quest’aria d’innovazione e avanguardia è presente in Padova grazie ad una filosofia che da secoli caratterizza il mondo accademico patavino e che si unisce nel Rinascimento alle nuove spinte innovative, che collegano il percorso scientifico a quello umanistico. L’Umanesimo Veneziano è penetrato nel tessuto Universitario, lo Studio ha assorbito le influenze che a fine Quattrocento hanno portato alla riscoperta dei classici, avvenuta nella città lagunare grazie al felice connubio tra l’editoria e i collegamenti diretti con il mondo ellenico. L’insegnamento e la ricerca non possono prescindere da un confronto diretto con le fonti, considerate punto di partenza per nuove riflessioni e non più dogmatiche verità. La filosofia Aristotelica, che caratterizza l’insegnamento di Padova, comporta una maggiore apertura allo sperimentalismo ed all’osservazione diretta e personale dei fenomeni. Il Rinascimento scientifico promuove libertà di ricerca, osservazione, empirismo, e mira allo sviluppo della scienza attraverso un approccio critico alle fonti e soprattutto una visione diretta dei fenomeni. Ricordiamo però che anche a livello artistico la Serenissima offre una sviluppata e preziosa produzione. Il Rinascimento artistico, con l’importanza assegnata all’uomo, al corpo, alla prospettiva, raggiunge nel Veneto dei livelli altissimi, che trovano l’apice nella scuola di Tiziano. Mi soffermerò brevemente a sottolineare quali sono i punti principali di contatto che legano scienza ed arte nel Veneto, e uniscono le ricerche umanistiche a quelle scientifiche nell’utilizzo del teatro. Questo clima di scoperta e diffusione delle nuove conoscenze, unito alla promozione di arti e lettere, procede oltre le soglie dell’Università, e coinvolge elite intellettuali che formano Accademie dedite allo studio e alla

produzione letteraria e teatrale. A Vicenza, a metà Cinquecento, nasce l'Accademia Olimpica, fondata da un gruppo di nobili e intellettuali che hanno come obbiettivo lo studio delle scienze e della virtù. Gli Olimpici s’interessano delle materie sia scientifiche che letterarie e sono sotto l'influenza dello Studio, infatti alcuni suoi membri sono professori, come Alessandro Massaria e Fabio Pace. All’interno di questa accademia essi leggono i testi di Aristotele, svolgono delle anatomie, si dedicano alla pratica teatrale e alla scrittura di drammi. Tematiche e personaggi di queste due istituzioni si incrociano e si influenzano in un contesto fertile, dove il termine theatro ha ancora un senso e un’applicazione ampie e può quindi fare da tramite, quasi da strumento per diversi ambiti del sapere e della cultura.