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Andrea Vesalio: teatri effimeri e teatro dei libri.

Andrea Vesalio è spesso ricordato come l’iniziatore della Rivoluzione Anatomica. Il suo imponente libro, edito per la prima volta nel 1543, segna il passaggio definitivo da un tipo di anatomia tardo medioevale ad uno rinascimentale, che usa la sperimentazione e la conoscenza diretta ai fini di apprendimento e ricerca. In accordo con i grandi rinnovamenti che caratterizzano la metà del Cinquecento, come gli studi di Copernico, Vesalio si adopera per una scienza nuova, libera dai vecchi pregiudizi e dalla cieca fiducia nei maestri. L’anatomia diventa sperimentale, l’anatomico opera sulla cavia in prima persona: il testo che viene letto non è più una realtà imprescindibile ma una base da mettere in dubbio, verificare, indagare di propria mano, grazie anche ad una nuova e

viva fiducia nell’essere umano e nelle sue capacità.

Come abbiamo visto, alcuni cambiamenti significativi sono già avvenuti a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento in Italia, con i medici Benedetti, Berengario da Carpi, Gabriele Zerbi, Nicola Massa, che sperimentano sul cadavere e rivestono l’anatomia di un valore filosofico, scorgendo nel corpo umano la bellezza del macrocosmo e del divino. La differenza dell’opera di Vesalio, nei confronti della concezione tradizionale della dissezione, sta nell’aver estremizzato i germi di cambiamento che erano presenti nei suoi predecessori, creando da un lato il De humani corporis fabrica, un testo superiore per pregio, eleganza, completezza, dopo il quale non è più possibile ignorare il cambiamento in atto nella filosofia anatomica, finalmente libera dalla sudditanza agli autori del passato; dall’altro dimostrando con la pratica e con l’abilità la necessità della sezione. L’autopsia, il libro e l’illustrazione sono i capisaldi della nuova scienza fisiologica, strumenti già utilizzati durante il periodo Umanista che adesso trovano la loro legittimazione in un capolavoro editoriale e in un

anatomico di fama Europea.

Alessandro Benedetti non ha inventato il teatro anatomico, esso era in uso nella tradizione medica Veneta; gli ha però dato un nome e una collocazione intellettuale e strumentale. Allo steso modo Vesalio non inventa l’anatomia Rinascimentale, ma la “battezza”, ne determina l’inizio ufficiale. Adeguandosi alle idee Rinascimentali, l’anatomia diventa parte indispensabile del sapere, e con essa condivide valori e progressi. La bellezza del corpo, microcosmo a immagine del macrocosmo, è simbolo di una cultura incentrata sull’uomo e sulle sue capacità, come si può vedere nelle

illustrazioni del De humani corporis fabrica: i corpi sezionati sembrano sculture, perfetti e gradevoli allo sguardo. L’anatomia si affianca dunque all’arte, per l’importanza che entrambe danno all’uomo e al suo involucro terrestre, infatti l’illustratore del libro è Stephan von Calcaar, allievo di Tiziano. Vesalio si è dunque avvalso dell’opera di un pittore per i disegni, viceversa anche gli artisti del Cinquecento s’interessano alla struttura umana, per dare ai loro capolavori il realismo che è proprio dell’epoca. Leonardo, Michelangelo, Mantegna, Pollaiolo e molti altri praticano anatomie, il corpo non è più peccato ma bellezza, e torna al centro della scena artistica e scientifica come qualcosa da scoprire, da sperimentare e osservare e rappresentare. Come afferma Andrea Carlino:

“Cosciente del valore innovativo della sua opera, quindi, Vesalio, in collaborazione con il suo editore, si adopera affinché la Fabrica sia un libro ‘memorabile’, anche dal punto di vista tipografico e iconografico. La riuscita dell’impresa culturale dipendeva anche dal successo dell’impresa commerciale. Non potendo contare su una diffusione unicamente universitaria e più di altri autori di trattati d’anatomia, Vesalio infatti non si rivolge unicamente al pubblico accademico, ai medici, agli studenti delle facoltà di medicina e filosofia. Il pubblico della

Fabrica è più largo: esso comprende, più in generale, le elite intellettuali, religiose e politiche, cortigiani raffinati,

artisti colti, mecenati illuminati, mercanti e borghesi che scimmiottano il gusto aristocratico e aspirano alla promozione sociale. E’ stato pensato come un libro di ‘’lusso’’ destinato ad essere in ogni biblioteca che si rispetti, quasi un oggetto da collezione, da consultare, forse, e non necessariamente da consumare come un qualunque manuale anatomico.” 208

Nell’ambito della nostra ricerca, Vesalio fornisce alcuni punti importantissimi per quanto riguarda la nascita e lo sviluppo dei teatri anatomici. I documenti che riguardano la sua opera, sia “letteraria” che pratica, descrivono gli spazi dove egli opera e riportano esplicite dichiarazioni del nuovo modo di intendere l’anatomia, che, una volta inserita nella cultura Rinascimentale, non può fare a meno di partecipare alla cultura del teatro che della prima fa parte. Vale a dire, l’anatomia entra a far parte della cultura Rinascimentale, dopo essere passata, con Benedetti, attraverso la filosofia umanistica, e contemporaneamente il teatro anatomico partecipa alla cultura del teatro variegata e pluriforme che si sta evolvendo. Abbiamo già visto come il theatrum assuma aspetti differenti e sensi non univoci nel primo capitolo. Adesso, cercheremo di inserire il teatro anatomico tra le forme teatrali che si sviluppano a metà Cinquecento, vedendo quali aspetti condivide con le altre realtà e quali

sono invece i suoi tratti distintivi.

Contemporanei di Vesalio sono Giulio Camillo, Sebastiano Serlio, le differenti realtà teatrali

veneziane, le Compagnie della Calza e la Commedia dell’Arte, Andrea Palladio e Daniele Barbaro. Vedremo come le loro idee si intrecciano, in un clima intellettuale fertile e sperimentale.

Ci sono differenti fonti che permettono di indagare il lavoro di Vesalio. Partiamo con una breve biografia, per capire quale sia la sua formazione e come egli si distacchi dai suoi maestri, soffermandoci soprattutto sul periodo di transizione in Italia, il più fecondo della sua carriera. Il primo documento di importanza fondamentale su cui mi soffermerò è il diario dello studente Baldasaar Heseler, stilato a Bologna durante le lezioni di anatomia di Matteo Curzio e di Vesalio. Questa testimonianza diretta ci permette di confrontare due sistemi di apprendimento: uno, legato al vecchio metodo, nel quale il maestro bolognese insegna agli studenti i precetti di Galeno, considerato fonte di indiscutibile verità; l’altro, nel quale Vesalio seziona dei cadaveri e mostra al pubblico i concetti e gli errori degli antichi. E’ una sfida tra aula e teatro, tra vecchia tradizione e metodo sperimentale. Lo studente che scrive il diario, Baldasaar Heseler, annota particolari sulla sistemazione dello spazio e personali opinioni sulle lezioni dei due docenti, informazioni preziose da cui si può ricavare il reale clima di una lezione anatomica del 1540.

Tre anni dopo che Vesalio è passato a Bologna, egli pubblica, sulla base del lavoro svolto, il testo chiave della sua carriera, ossia il De humani corporis fabrica209. Esso è considerato il punto di

svolta dell’anatomia rinascimentale, dopo il quale si ha una netta divisione con la forma si sezione medioevale. L’imponente opera comprende più di seicento pagine corredate da pregiatissime figure, nel quale si illustra il corpo umano intero e le singole parti che lo compongono. Il testo fornisce alcune indicazioni sulla pratica dell’anatomia, tuttavia sarà di nostro maggior interesse soffermarci sul frontespizio, che ritrae Vesalio in piena lezione, ambientata in un teatro temporaneo.

Vita di Vesalio.

Andrea Vesalio210 nasce a Bruxelles tra il 1513 e i primi del 1515211, originario della città di Wessel nella Renania Vestfalia. La sua famiglia è legata alla medicina da più generazioni, da quando l’antenato Johannes è stato fisico alla corte di Maria di Borgogna, mentre Jean de Wesele, bisavolo di Vesalio, è stato medico dell’imperatore Massimiliano, oltre che rettore e docente a Loviano212. Il padre è farmacista della principessa Margherita, zia di Carlo V, governatrice dei Paesi Bassi. Il giovane Andrea intraprende i primi studi al Pedagogium Castri in Loviano, e nel 1533 si trasferisce a Parigi, studiando sotto i galenisti Jacobus Sylvius (Dubois) e Johannes Guinterius di Andernach, dove probabilmente ha tenuto le prime dissezioni. Parigi è un’Università ancora arretrata rispetto alle italiane, lo studio dell’anatomia in questa città ha caratteri tradizionali. Nonostante le sedute autoptiche siano presenti, l’influenza dell’avanguardia Umanistica tarda ad arrivare e le letture sono spesso testi di stampo medioevale come la Chyrurgia Magna di Guy de Chauliac. E’ solo negli anni venti che l’influenza dell’Imperatore Francesco I introduce nello Studio Parigino le innovazioni italiane, e di conseguenza testi greci di Galeno e le sue traduzioni in latino. Qualcosa cambia proprio prima dell’arrivo di Vesalio, grazie a Simon de Colines, marito della vedova di Charles Estienne, innovatore anatomista e autore di trattati. Egli pubblica le traduzioni latine di Galeno, impresa che sarà poi continuata dallo stesso maestro di Vesalio, Guinter. L’improvvisa comparsa di Galeno, senza un adeguato approccio critico come si è in parte formato in Italia, trascina presto i medici verso un conservatorismo “dogmatista”. Sylvius è ricordato da Vesalio come maestro, da lui ha imparato l’arte della dissezione, però applicata soltanto agli animali. Sarà solo nella sua tarda età, quando Sylvius criticherà aspramente la Fabrica perché distante dalle opinioni del medico greco, che Vesalio riserverà al professore parole non lusinghiere, sottolineando come l’anatomia umana sia spiegata dal maestro sperimentando esclusivamente sui cani. La posizione galenica di Sylvius non è comunque così tenace. Il maestro parigino è a conoscenza dei limiti della tradizione, nelle sue Isagoge infatti omette gli errori che sono riportati nel testo greco. Probabilmente però la chiara e sincera sottolineatura degli sbagli di Galeno operata dalla Fabrica risulta eccessiva a Sylvius, che pubblicando Vaesanus attacca l’antico discepolo e si dimostra più tradizionalista di quanto in realtà non sia213. L’altro professore di Vesalio, Guinter di Andernach, si occupa delle dissezioni del

210 Vesalio stesso da notizie sulla sua vita nella Lettera sulla radice della China, e in varie parti della Fabrica. Sulla vita

di Vesalio v. introduzione a B. Heseler, Vesalius’first public anatomy in Bologna 1540: an eyewitness report, a cura di R. Eriksson, Almquist & Wiksells, Uppsala 1959 (Eriksson pubblica in questo libro il diario dell’Heseler, correlato di traduzione inglese. Sulla vita di Vesalio egli si avvale principalmente di M. Roth, Andreas Vesalius Bruxellensis, Reimer, Berlin 1892, H. Chushing, A Bio-bibliography of Andrea Vesalius, New York 1943); C.D. O’ Malley Andreas

Vesalius of Brussels, University of California press, Berkeley 1964; Stefano Arieti, Le notomie bolognesi di Andrea Vesalio, «Il Carrobbio. Tradizioni problemi immagini dell’Emilia Romagna», Patron, Bologna anno 24 1998.

211 La data di nascita di Vesalio non è certa. Per Eriksson essa è collocata tra gli ultimi giorni del 1514 e i primi del

1515, per Arieti è da stabilirsi tra il 30 aprile 1513 e il 31 dicembre 1514, per O’Malley il 31 dicembre del 1514, ricavata da un oroscopo fatto da Girolamo Cardano.

212 Per una dettagliata ricerca sulle origini di Vesalio v. C.D. O’Malley, Andreas Vesalius, cit., pp. 21-27.

periodo invernale, il suo insegnamento è proprio quello che Vesalio criticherà sin dall’inizio della sua carriera, cioè la distinzione tra la lettura dalla cattedra e la pratica sul cadavere, affidata, invece che ai classici barbieri, agli studenti. Comunque, Vesalio e Guinter collaborano sia a livello pratico sia per la stesura della Institutiones anatomicae, un compendio basato su Galeno. La guerra tra Carlo V e Francesco I riporta il giovane studente a Loviano due o tre anni dopo, quindi un tempo non sufficiente per conseguire il baccalaureato; in questa città egli continua le dissezioni nella facoltà di medicina214. La sua abilità nell’incidere e la conoscenza profonda del corpo umano favoriscono le prime pubblicazioni. Nel 1537 Vesalio stampa a Loviano una parafrasi del nono libro di Rhazes, Ad Regem al-Mansorem, che tratta delle malattie, sulla base degli appunti lasciategli dal nonno Everardus, probabilmente con intenti commerciali215. Infatti il libro arabo è spesso usato nei curriculum universitari; una parafrasi in latino appare indicata per gli studenti e quindi facilmente vendibile, tanto che una seconda edizione dell’opera è stampata a Basilea. Vesalio desidera completare gli studi in Italia, è qui che vive il periodo di maggior produttività della sua esistenza. Alla fine del 1537 arriva a Venezia, dove segue il curriculum per la laurea. E’ probabilmente nella città lagunare per praticare l’insegnamento sul letto del malato, e qui incontra anche Nicolò Massa e Joannes Stephanus von Calcar, allievo alla scuola di Tiziano. Si diploma all’Università di Padova in Dicembre, e subito viene assunto come Lettore di chirurgia Ad primum et secundum locum con l’obbligo di fare l’anatomia. Il suo metodo di insegnamento si può ricavare da un diario stilato da uno studente e amico di Vesalio, Vitus Tritonius, ancora inedito e conservato alla biblioteca di Vienna. Il modus operandi di Vesalio è diverso da quello tradizionale Patavino che si ricava dagli Statuti. La procedura vuole che il rettore e gli studenti scelgano un Lettore per spiegare il testo, un altro per illustrarlo sul cadavere e un chirurgo per svolgere la vera e propria dissezione. Vesalio invece opera in solitario, radunando in se tutte queste figure. E’ invitato nel frattempo dalle altre Università della penisola a svolgere autopsie, come a Pisa e Bologna. Rimane a Padova fino al 1542, in questo anno si reca per molto tempo a Basilea a supervisionare la pubblicazione della Fabrica. Le sue maggiori opere sono edite durante il periodo italiano: Tabulae Anatomicae, illustrazioni sul corpo umano svolte a scopo mnemonico, la Fabrica, Epitome. Nel 1538 pubblica a Venezia una nuova edizione delle Institutiones di Guinter, più adatta alle sue nuove lezioni padovane, dove Vesalio aggiunge e rimuove sentenze del maestro ed Epistola docens venam axillarem dextri cubiti in dolore laterali secandam. Nel 1543 ritorna a Padova per riprendere il posto di Lettore, ma abbandona poco tempo dopo, recandosi prima a Bologna per soggiornare da

214 Tutte queste informazioni si ricavano da A. Vesalio, De humani corporis Fabrica,[d’ora in avanti solo Fabrica]

Praefatio, Oporino, Basilea 1543.

Giovanni Bianchi, dove assiste ad un’anatomia di Boccaferro, e poi a Pisa, dove è invitato da Cosimo I a svolgere alcune lezioni all’Università. Il Signore di Firenze vorrebbe trattenerlo presso di sé, ma Vesalio all’epoca ha già accettato il posto di fisico alla corte di Carlo V216. La sua carriera di ricercatore è praticamente (e troppo presto) terminata. Forse ne è cosciente lo stesso medico, che, secondo la leggenda, prima di lasciare Padova brucia tutti i suoi appunti scientifici. Le sue ultime opere sono il volume sulla radice della china, edito nel 1546, mentre dal 1551 al 1555 lavora ad una seconda edizione della Fabrica, pubblicata in quest’ultimo anno, dove l’autore corregge molti errori, ma si nota la mancanza di progressi sostanziali nel campo della conoscenza anatomica. Infine, egli risponde ad una diatriba iniziata con Andrea Falloppia, uscita nel 1564 quando Vesalio si trova a Venezia diretto a Gerusalemme. In questo anno il medico decide di fare un pellegrinaggio, per una causa che resta tuttora oscura. Al ritorno, egli progetta di recarsi nella città di Padova, per ridare vigore ai suoi studi scientifici, ma, purtroppo, muore durante un naufragio, che lo porta sull’isola di Zante, dove verrà cremato.

Le anatomie universitarie: Bologna.

Vesalio giunge in Italia nel 1537 e poco dopo è assunto dall’Università di Padova per le sue doti di medico. Soprattutto, però, egli acquista gran fama come sector, grazie all’abilità nell’arte del sezionare, ed è proprio questa qualità che lo porta ad esibirsi nelle Università di Bologna e Pisa. Questo periodo viene ricordato dallo stesso come un’epoca di grande produttività, che non a caso porterà alla pubblicazione del De humani corporis fabrica. Dalle opere del maestro e dalle testimonianze dirette, abbiamo un quadro abbastanza dettagliato del modo di procedere di Vesalio; la possibilità di ricostruire l’evento anatomico nei suoi dettagli è importantissima perché permette di delineare il quadro entro cui si svolgono le pubbliche sezioni nei teatri mobili, strutture delle quali

rimangono scarsissime testimonianze.

Attraverso Vesalio, dunque, possiamo ricostruire una forma teatrale che si allinea con le altre del tempo: infatti, a metà Cinquecento, le strutture rappresentative sono anch’esse smontabili e utilizzabili a seconda dell’occorrenza. Come abbiamo visto parlando di Benedetti, a Venezia la soluzione dei teatri effimeri è ben radicata già ad inizio Cinquecento nel tessuto cittadino. Poco prima della metà del secolo, quando Vesalio giunge in Italia, la situazione non è cambiata. Gli spazi di rappresentazione si mostrano differenti e tutti durano il tempo dell’evento per cui sono stati

216 Sulla richiesta di Cosimo I a CarloV per trattenere Vesalio v. Eriksson, Introduzione a Heseler, Andreas Vesalius, cit.,

creati. Tuttavia, il livello raggiunto da alcuni di essi è eccellente, giacché si adoperano alla loro costruzione alcuni dei maggiori artisti dell’epoca. Le corti sono il centro di maggior produttività delle strutture effimere, dove il mito del teatro antico, ormai radicato nella cultura grazie all’esegesi vitruviana, porta alla costruzione di nuovi spazi, su ideali classici ma con funzione e caratteristiche rinascimentali. Riporto alcuni esempi, per capire appieno come i teatri effimeri siano ormai patrimonio festivo comune e non esclusivamente riservati ai drammi. Nel 1513 a Roma viene eretto il Teatro del Campidoglio, per conferire a Giuliano e Lorenzo de Medici la cittadinanza Romana. La costruzione è affidata a Pietro Rosselli, il progetto comunque è attribuito al Sangallo. La costruzione è in legno, occupa tutto lo spazio della piazza ed è costituita da una serie di gradinate disposte lungo tre lati rettangolari e chiuse alle spalle da dipinti quasi a travestire l’esterno della piazza in un interno da sala. L’ingresso è al centro di uno dei lati corti, di fronte al palco. La celebrazione che si svolge prevede una serie di eventi differenti e spettacolari. Dopo l’ingresso del corteo presieduto da Giuliano e dalle autorità romane, si celebra una messa cantata da un altare posizionato al centro del palco, successivamente viene aggiunto un pulpito da cui inizia la cerimonia di conferimento. Terminata questa, sulla scena è apparecchiato un banchetto, con vivande elaborate, musiche e buffoni, mentre il pubblico assiste di fronte. Seguono rappresentazioni allegoriche che si protraggono fino al giorno seguente, quando il tutto si conclude con la messa in scena del Poenulus di Plauto sotto la guida di “Fedra” Inghirami. Il teatro, che ospita diversi generi di intrattenimento e solennità, è smontato quando la cerimonia ha termine217. Teatri lignei temporanei si erigono nelle maggiori corti d’Italia, tra Ferrara, Mantova, Urbino, Firenze, Napoli e Roma. Nell’area Veneta operano alcuni tra i più famosi architetti del tempo, ad esempio Sebastiano Serlio, l’anno prima della dissezione Bolognese di Vesalio, costruisce un teatro all’antica nel cortile dell’attuale Palazzo Porto-Colleoni. Anche Palladio, prima di concludere la sua esistenza con il Teatro Olimpico, costruisce dei teatri effimeri, a Vicenza nel 1561 e a Venezia nel 1565.

Nelle Università, l’anatomia annuale o biennale è ormai tradizione. Abbiamo visto che gli statuti degli Studi obbligano gli alunni a parteciparvi, o meglio obbligano le Università a svolgerle, visto che i decreti si preoccupano maggiormente di limitare il numero delle dissezioni alle quali ciascuno studente può assistere. Con Benedetti anche lo spazio dell’anatomia è finalmente denominato come theatrum, una parola di usanza ormai diffusa, per uno spazio ormai noto. Tuttavia, è l’anatomia pubblica che si svolge in un luogo teatrale, mentre quella di tipo privato è ambientata in casa di docenti o in aule, davanti a persone selezionate che guardano e sperimentano.

217 Il Teatro del Campidoglio e le feste romane del 1513, a cura di F. Cruciani, Il Polifilo, Milano 1969, cfr. F. Cruciani,

Entrambe le lezioni sussistono all’epoca di Vesalio e oltre, e anche il medico belga fa nota della distinzione nel libro V della Fabrica, capitolo XIX:

“Deinde ea Capita velim descripta, ut si simul nexa fingerentur, instar libri cuiusdam essent universum secandi artificium complectetis: quo quis probè in Anatome versatus, apud studiosos in publica sectione uti possit. Quanquam enim priuatam & inter paucos exhibitam sectionem, publicae praeferendam nemo ambigat, quum tamen