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Il tardo Medioevo è il periodo in cui si riprende lo studio dell’anatomia. Nei secoli precedenti al XIII l’apprendimento delle funzioni corporali è abbandonato, fermo nella leggendaria Scuola medica di Alessandria. Il sorgere delle Università e delle facoltà di arti e medicina riporta all’attenzione degli accademici l’importanza della conoscenza del corpo umano, della sua struttura e

dei suoi meccanismi. E’ nello Studio bolognese120, uno dei primi a nascere in Europa, che viene ripresa la pratica sulla cavia umana, mentre esperimenti sugli animali si svolgono già nella Scuola Salernitana.

Lo Studio nasce nel XI secolo, e diventa celebre nel XII secolo soprattutto per l’opera del legista Irnerio; si avvalora poi nel XIII secolo con l’aggiunta dell’insegnamento di medicina e chirurgia121, divisa allora in due branche: i fisici o medici della fisica e i chirurgi o medici delle ferite122. Si stabilisce subito la netta distinzione tra materie concernenti l’ambito del sapere filosofico e astratto, considerate di maggior dignità, e quelle riguardanti un ambito più pratico e manuale, quindi meno nobili. Tuttavia, la buona qualità dei chirurgi, e il loro operare in ambito Universitario, eviterà loro di essere sottoposti a pregiudizi sul loro mestiere “pratico”, come in altre città d’Europa123. La presenza di maestri eccellenti all’Università Bolognese porta in auge l’insegnamento della Chirurgia, allora composta da un campo di attività ben più ampio di quelle odierne. I “medici delle ferite” si occupano di medicazioni di ogni tipo, con metodi naturali, seguendo principi ippocratici e galenici sulla teoria degli umori.

Un grande passo avanti sulla valutazione dell’attività chirurgica124 avviene grazie all’opera del Lettore Taddeo Alderotti. Per merito della sua fama, egli ottiene per la facoltà di medicina gli stessi privilegi della facoltà di Legge, in questo modo la dignità degli artisti è elevata al pari degli studenti di diritto. Il suo importante contributo ha permesso di avvicinare la teoria medica alla pratica, introducendo l’insegnamento della filosofia naturale aristotelica, fondando quindi la nuova medicina accademica. Così Michele Medici riassume il suo valore:

120 Per questa breve storia dello Studio ho consultato i seguenti volumi: G. Martinotti, L’insegnamento dell’anatomia in

Bologna prima del secolo XIX, Azzoguidi, Bologna 1911; G.G. Forni, L’insegnamento della chirurgia nello studio di Bologna, Cappelli, Bologna 1948; A. Carlino, La fabbrica del corpo. Libri e dissezioni nel Rinascimento, Piccola

Biblioteca Einaudi, Torino 1994; F. Cavazza, Le scuole dell’antico studio Bolognese, Hoepli, Milano 1896; M. Medici,

Compendio storico della Scuola anatomica di Bologna: dal rinascimento delle scienze e delle lettere a tutto il secolo XVIII. Con un paragone fra la sua antichità e quella delle scuole di Salerno e di Padova, Tipografia Governativa Della

Volpe e del Sassi, Bologna, 1857; G. Zaccagnini, Storia dello Studio di Bologna durante il Rinascimento, Leo S. Olschki, Firenze 1930. Per un approccio generale alla storia dell’anatomia: H. Boas, Il Rinascimento scientifico, 1450-

1630, Feltrinelli, Milano 1973; G. Micheli Scienza e tecnica nella cultura e nella società del Rinascimento, Einaudi,

Torino 1980 ( terza monografia di Storia d’Italia. Annali, coordinatori R. Romano e C. Vivanti); Storia della Scienza

IV, Medioevo, Rinascimento, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 2001; Rappresentare il corpo: arte e anatomia da Leonardo all’Illuminismo, a cura di G. Olmi, Bononia University Press, Bologna 2004.

121 Secondo il Medici, già nel 1156 c’è un collegio di medicina ordinato con discipline e Statuti, in M. Medici,

Compendio storico, cit., p. 3

122 L’ufficializzazione delle cattedre avviene nel 1220 per volere di Onorio III, che concede ai Lettori il diritto di

conferire lauree.

123 Soprattutto G.G. Forni, L’insegnamento della chirurgia, cit., riporta numerosi esempi di pregiudizio verso i chirurgi,

esercitati a Parigi e in Francia.

124 In questi anni il corso di chirurgia ingloba in sé anche l’insegnamento dell’anatomia. La separazione e quindi

“Dedicandosi specialmente ed a scrivere opere, ed a curare infermi con sì felice riuscita che, siccome fu quegli, che a preferenza d’altri, spogliò allora la medicina delle dottrine degli Arabi, e vestilla di miglior filosofia, che insegnavasi a Bologna, così era sovente chiamato a visitare illustri personaggi.”125

Abbiamo quindi un sommario delle caratteristiche che permettono di elevare la pratica chirurgica. Innanzi tutto, il medico scrittore di trattati assume una dignità che lo avvicina all’intellettuale e letterato: la parola scritta è strumento di distinzione per qualsiasi aspetto della società medioevale126. Non di minor importanza è il passaggio, qui solo iniziato, da una medicina basata sulla tradizione araba ad una che trova le proprie radici in Grecia e nel mondo classico, ossia nella patria della filosofia e del sapere su cui è basato il generale panorama culturale del Rinascimento, che in molti Studi si concretizza appunto nell’Aristotelismo. Infine, la clientela d’illustri personaggi concorre alla fama e all’apprezzamento dell’attività medica, soprattutto se si esprime in buoni esiti curativi. Di Alderotti ci rimangono i Consilia, raccolta di consigli per medici destinati, però, a chi ha un minimo di conoscenza della base teorica. Personalità emerita del suo tempo, Alderotti viene citato per due volte dal contemporaneo Dante. Quest’ultimo non riserba parole lusinghiere al medico bolognese, infatti nel Convivio (I, X, 10) lo taccia di aver volgarizzato l’Etica di Aristotele, facendo così passare per laido il volgare. Nel Paradiso, il sommo poeta lo cita invece come esempio negativo, in confronto alla figura di S. Domenico. Si trova infatti un paragone tra la fede e le scienze “umane”:

“ Non per lo mondo, per cui mo s’affanna diretro ad Ostiense e a Taddeo,

ma per amor de la verace manna in picciol tempo gran dottor si feo.” 127

Non tutti i critici sono concordi nel riconoscere in “Taddeo” l’Alderotti. Alcuni sostengono che si tratti di Taddeo dè Pepoli, canonista del XIII secolo. Tuttavia è convincente la versione di Carlo

125 M. Medici, Compendio storico, cit. p. 8.

126 Un ulteriore chiarimento di questo passaggio sarà proposto più avanti, sulla parte che riguarda Mondino.

Calcaterra, in L’università di Bologna nella storia e nella cultura italiana128. Egli riporta un passo

del precedente canto, in cui Dante si scaglia contro l’insensata cura dei mortali, e soprattutto contro «chi dietro a iura, e chi ad aforismi sen giva». La condanna riguarda dunque chi segue la legge o la medicina129 e trascura l’unica grande scienza che è la religione: questo pensiero, espresso in tali termini sembra rimandare direttamente al binomio Ostensie e Taddeo. Addentrarci nella filosofia di Alderotti e delle relazioni con Dante ci porterebbero comunque fuori strada. Qui basti sottolineare come l’Alderotti compia un primo tentativo di elevare la chirurgia alla filosofia e al sapere “astratto”, affiancando questi aspetti al versante unicamente pratico. Il tentativo deve comunque scontrarsi con i pregiudizi entro cui le occupazioni umane sono soggette nell’epoca medioevale, seconde e quasi inutili rispetto alla religione e alla fede, unico grande obbiettivo dell’essere umano. Essi si aggravano per i mestieri più pratici, e soprattutto per quelli che

afferiscono ad ambiti particolari.

Il mestiere del chirurgo, nella mentalità Medioevale, è effettivamente una di queste attività rischiose, nel senso che, dato il contatto con il corpo, con il sangue e spesso con la morte, si presta perfettamente ad essere sottoposto a pregiudizi. Nel generale panorama delle professioni dei secoli di mezzo, alcuni tabù sono costanti nella percezione sociale e culturale. Come dice Le Goff:

“Tabù del sangue anzitutto. Se opera soprattutto contro i macellai e i carnefici, tocca anche i chirurghi, i barbieri o gli speziali che praticavano salassi – tutti più duramente trattati dei medici – e finalmente colpisce i soldati. Questa società sanguinaria che è stata quella dell’Occidente medievale sembra oscillare tra il diletto e l’orrore del sangue versato”130

Insomma, in una società rigidamente divisa e votata ai valori cristiani, il difficile rapporto con il mondo manuale del lavoro si aggrava ulteriormente quando questo concerne la sfera del corpo umano materiale, esplorato all’interno. Tuttavia, Bologna riesce a mantenere i propri chirurghi in una posizione privilegiata. Ciò avviene per il loro inserimento in ambito Universitario, e soprattutto grazie al taglio filosofico che i chirurgi stessi danno al proprio insegnamento, a cominciare dall’Alderotti. Per questo sarà sempre sottolineata la differenza con i barbieri, meri esecutori di interventi, privi della parte “alta” della materia medica. Uno degli obiettivi dei medici sarà appunto

128 C. Calcaterra, Alma Mater Studiorum, L’università di Bologna nella storia e nella cultura italiana, Bononia

University Press, Bologna 2009.

129 Gli aforismi sono una forma letteraria in uso tra i medici dell’antichità, soprattutto grazie all’opera di Ippocrate.

Taddeo degli Alderotti li commenta in Expositiones in arduun Aporismorum Hippocratis volumen; in divinum

Prognosticorum Hippocratis librum¸in preclarum regiminis auctorum Hippocratis opus.

quello di promuovere un salto di qualità, di elevarsi sulla scala gerarchica, e una prima vittoria consiste proprio nel riconoscere agli studenti artisti gli stessi diritti dei legisti. La categoria dei chirurghi quindi si associa a quei mestieri che, nei secoli del Medioevo, cercano la propria abilitazione nel panorama sociale. Le Goff porta alcuni esempi di mestieri che riescono a compiere una “salita” ed a passare dall’ambito illecito a quello lecito. Innanzi tutto, lo scrittore cita i giullari, che divide in tre categorie: gli acrobati, i parassiti delle corti, ed infine i musici131. Le prime due tipologie sono bandite senza possibilità, ma della terza si salvano gli artisti che cantano gesta epiche e vite dei santi, consolando ed educando gli uditori. Un altro esempio sono i mercanti, del tutto screditati all’inizio del Medioevo e riabilitati poco a poco per l’utilità che comportano alla comunità132, per l’importo e l’esporto di merci necessarie alla sopravvivenza. Gli stessi parametri comportano il cambiamento che avviene nella distinzione tra barbieri e chirurghi, e contribuiscono all’inserimento sempre maggiore di questi ultimi in ranghi più elevati. Il medico portatore di sapere astratto, colui che opera con la mente e la voce, svolge un mestiere più che lecito, se poi aggiungiamo l’enorme utilità che questo comporta alla comunità, si capisce come i chirurghi presto riescano a scavalcare i pregiudizi. Essi non sono solo curatori, ma diventano, da qui in avanti, filosofi e letterati, è questo che li distingue dalla massa di barbieri, ciarlatani e dottori del popolo socialmente indegni. Nel Cinquecento e Seicento la categoria dei Lettori avrà un ruolo di tutto rilievo all’interno delle manifestazioni cittadine, dove parteciperà alle processioni e agli eventi con

sommo riconoscimento.

Questa breve parentesi è importante per capire le fasi successive dell’anatomia, che sempre vivrà della dialettica tra una pratica illecita, comprendente l’operare sul corpo e dentro il corpo, il contatto con il sangue, l’antropologica ripugnanza per l’operazione, e una teoria elevata con scopi filosofici, utili, come la conoscenza e la scoperta scientifica. Questa distinzione, questa dialettica, troverà sintesi con esiti differenti nella didattica e nei successivi teatri, soprattutto nello Studio di Padova e in quello di Bologna, come vedremo.

Dopo l’Alderotti, la pratica dell’anatomia ha un punto di svolta, universalmente riconosciuto, con Mondino de Liuzzi, allievo del primo e lettore dello Studio Bolognese. Nonostante la grande fama nel panorama europeo, nel XIV secolo l’Università bolognese si avvia verso una parabola

131 Le Goff opera una distinzione piuttosto basilare. In realtà la classificazione delle varie forme di giullari è molto più

articolata e complessa, cfr. L. Allegri, La teatralità medioevale, in Storia del teatro per immagini, a cura di L. Allegri e altri, Carocci, Roma 2008.

132 Questi cambiamenti culturali di concezione dei mestieri avvengono soprattutto in base ai mutamenti della società e

dell’economia. Per maggiori dettagli cfr. Mestieri leciti e illeciti e Dal tempo medioevale al tempo moderno, in J.Le Goff, Tempo della Chiesa, cit.

decadenza. Non ci soffermeremo sulle cause di questo evento133, tuttavia, nonostante le difficoltà, la facoltà degli artisti rimane in auge grazie a docenti di rilevanza internazionale. Tra questi, Mondino De Liuzzi ha un ruolo di primo piano, in quanto re-introduce la pratica dell’anatomia nel Curriculum degli studenti artisti134. Egli per primo afferma l’importanza della verifica e della pratica sul cadavere, e quindi avvalora l’elemento della vista come esperienza conoscitiva e di apprendimento. Il manuale scritto da Mondino, dettagliato e molto pratico, composto dalla rielaborazione delle sue lezioni, è usato come libro di testo per vari secoli135proprio per la sua precisione e soprattutto facilità di consultazione.

Come nasce e come si organizza la dissezione, nel primissimo periodo della sua riscoperta? Cerchiamo di individuarne le caratteristiche principali, per quanto riguarda lo spazio della funzione anatomica mi riserbo di trattarlo in un capitolo a parte, data la complessità del discorso e

l’importanza che esso assume all’interno di questa tesi.

Non c’è ancora una cattedra apposita dedicata all’anatomia, Mondino de Liuzzi, proveniente da una famiglia di medici e farmacisti, collabora con lo zio Liuzzo de Liuzzi all’insegnamento della medicina pratica, che probabilmente comprende anche il sapere anatomico. Il metodo d’insegnamento Medievale non prevede una sede ufficiale, le lezioni si svolgono a casa del docente, quindi è probabile che Mondino abbia praticato nella propria abitazione. L’intento del medico è dichiarato sin dalle prime pagine del libro, che evidenziano come fondamentale l’operare sul cadavere.

“Questo è il motivo per cui mi sono proposto di tramandarvi, fra le altre cose, la conoscenza delle parti del corpo umano che deriva dall’anatomia, non osservando in ciò uno stile aulico, ma vi istruirò invece secondo il metodo manuale.”136

133 Per un’idea dei motivi della decadenza, cfr bibliografia n. 3.

134 Mondino De Liuzzi è universalmente riconosciuto come il primo a rintrodurre l’anatomia pratica per fini didattici.

Tuttavia, Michele Medici, nel suo Compendio storico, riporta i dubbi di Guglielmini e Ruffini, secondo i quali l’iniziatore sarebbe stato un certo Paolo Guascone, senza però avere documenti precisi su questa tesi. Per le mie riflessioni comunque è sufficiente che Mondino sia stato il primo a promuovere l’anatomia come pratica abituale e d’ora in avanti imprescindibile, ed anche se non è stato l’iniziatore per lo meno è stato il più importante, riconosciuto nei secoli seguenti.

135 In realtà il manoscritto originale non presenta un’accurata rielaborazione, sembra piuttosto una raccolta tratta dagli

appunti delle lezioni, anche per le numerose ripetizioni. Le edizioni successive, tra cui quella considerata princeps stampata a Pavia nel 1478 (Explicit Anothomia Mundini prestantissimorum doctorum almi studii Ticinensis cura

digilentissime emendata. Papie impressa per magistrum Antonium de Carcano regnante Johanne Galeaz ill.mo Insubrium Duce sexto), riprendono e correggono l’originale sia nello sviluppo testuale che nelle nozioni anatomiche e

di filosofia naturale (v. l’introduzione di P. P. Giorgi e G. F. Pasini a M. de Liuzzi Anothomia, Istituto per la storia dell’Università di Bologna, Bologna 1992).

Mondino non si avvicina quindi allo stile alto, alla retorica e ai classici, forse con allusione ai contemporanei medici; il suo lavoro viene presentato subito come incentrato sul lato attivo e manuale, un’anatomia dai tratti materiali che istruisce, in modo chiaro e diretto, gli allievi e i futuri chirurghi. Discorsi non pertinenti all’attività chirurgica sono trattati sbrigativamente, come ad esempio la corrispondenza tra il microcosmo umano e il macrocosmo, che stabilisce la dignità del corpo:

“In terzo luogo esso possiede una forma perfettissima, che ha in comune con gli angeli e le intelligenze che reggono l’Universo.”137

Quello di Mondino è realmente un manuale nel senso moderno del termine, non si dilunga in filosofia ma coglie le informazioni in modo scarno, immediato. Negli scrittori futuri, il lato filosofico e cosmico del corpo umano servirà da invito anche a persone non addette ai lavori, in un quadro di cultura generale, chiunque potrà partecipare alla lezione e leggere i testi anatomici. Bisognerà aspettare almeno due secoli affinché lo Stilum altum possa finalmente fondersi con la pratica, ciò succederà nell’opera di Alessandro Benedetti, De historia corporis humani sive Anatomice.

Le parti del corpo contenute nell’anatomia Mondiniana sono nominate, descritte nella funzione e nei meccanismi, seguendo sempre i grandi maestri Aristotele e Galeno e sottolineando in modo

continuo all’atto del guardare138.

La vista è considerata da Mondino l’organo principale per apprendere le cose e conoscere il mondo. Ciò è affermato esplicitamente dall’autore quando elenca le ragioni della struttura eretta dell’Uomo:

136 M. de Liuzzi, Anothomia, a cura di P. P. Giorgi e G. F. Pasini, Istituto per la storia dell’Università di Bologna,

Bologna 1992, cit., p 98-99 nella traduzione Il libro di Giorgi e Pasini riporta l’Anatomia di Mondino, con traduzione a fronte, tratta da un manoscritto del XIV secolo, attualmente appartenente alla Società Medico Chirurgica di Bologna, ritenuto una delle versioni più antiche dell’opera.

137 Ivi, pp. 100-101.

138 Ivi, “Epar manifeste vides esse” p. 194, “His visis” p. 116, “Restat nunc videre de anathomia membrorum

contentorum” p. 136; “De zirbo autem primum quod oportet videre est locus eius” p. 136 “Haec omnia intestina videbis esse involuta” p. 164 “Et ideo videmus quod […]” p. 164 “video de intestinis, videas et procedas ad tertium membrum” p. 168; “Quinto autem videas partes et numerum partium est” p. 174. Sono solo alcuni esempi senza pretesa di completezza.

“In quarto luogo ha ricevuto una forma e statura eretta per suo scopo ultimo, poiché è destinato alla finalità di capire; per questo si serve dei sensi e specialmente della vista, come appare nell’introduzione della Metafisica; a questo scopo gli (si) sono dovuti collocare la vista e il cervello, contenuti nel capo, in una posizione tale da poter cogliere varie modalità sensoriali. Quindi, se collocata in alto, la vista si estende ad un maggior numero di cose; infatti (le autorità) delle città, per poter vedere bene in lontananza, collocano i loro posti di osservazione in luoghi alti, torri e strutture simili.”139

Finalmente si affianca all’apprendimento attraverso l’udito, attraverso le lezioni degli antichi maestri, la diretta esperienza e la fiducia nei propri sensi. E’ tuttavia un primo passo, ben lontano dal metodo sperimentale che caratterizzerà i secoli successivi.

La descrizione della dissezione è rivolta soprattutto all’anatomico, ai suoi gesti e al suo operare. Ad esempio per l’autopsia dell’addome, la descrizione dell’incisione da praticare è professionale, pensata per chi deve attuare i gesti, perciò riporta la profondità del taglio, la direzione, lo scopo. Questo modo di incidere diventerà ufficiale nella pratica, addirittura fino ai giorni nostri.

L’anatomia sull’uomo è fondamentale e non può essere sostituita con quella sugli animali. Mondino lo esplicita nella parte introduttiva al suo scritto, ed è uno dei nodi di crisi con cui la dissezione dovrà confrontarsi. Infatti, i medici su cui si basa la tradizione, soprattutto Galeno e Aristotele, hanno appreso le nozioni tramite autopsie svolte sugli animali. Questo ha comportato una serie di errori di pensiero sul corpo umano, che possono essere corretti solo con l’osservazione diretta. Gli anatomici pionieri della pratica settoria si trovano in una posizione difficile, in cui il rispetto per gli antichi deve essere associato alla loro confutazione. Non sempre gli esiti sono positivi, anzi addirittura nel XVI secolo ancora si propone di abbandonare la seduta anatomica a favore di un apprendimento soltanto libresco.

L’assoluta centralità dell’attività pratica, l’importanza attribuita all’atto visivo degli spettatori, il libro proposto come elemento di lettura e quindi di ascolto, tutto porterebbe a pensare, come sede ideale per la dissezione, al theatro, inteso come spazio di udito e sguardo. Ma Mondino non menziona né teorizza mai l’uso di questo luogo a scopo anatomico, per una banalissima realtà storica: al suo tempo il teatro, come idea e costruzione, è scomparso. Nel primo Medioevo la campagna demonizzatrice della Chiesa contro il luogo spettacolare, considerato produttore di peccato, provocatore di passione e causa dell’allontanamento dalla ragione e dalla religione, porta a

poco a poco alla chiusura dei teatri e alla perdita culturale della loro funzione140. Abbiamo visto come l’idea del theatro venga recuperata durante l’Umanesimo e il Rinascimento, e come la parola stessa assuma in quest’epoca una pluralità di significati, rendendola di fatto utilizzabile in ambiti che non concernono esclusivamente il versante rappresentativo. Il teatro acquista una forma e un ruolo importante nella società, con il recupero dei classici, con le esegesi