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Il teatro quindi è uno dei fattori di passaggio tra l’anatomia medievale e l’anatomia umanistica o rinascimentale. Però, prima che si arrivi esplicitamente a teorizzarne l’utilizzo (questo avverrà a inizio Cinquecento), quali sono i fattori culturali che concorrono a questo cambiamento?

Innanzi tutto, va sottolineato che l’anatomia non è esclusiva del teatro anatomico. O meglio, vi sono altri modi e altri luoghi in cui vengono svolti esperimenti e dissezioni a scopo conoscitivo, che continueranno a essere presenti durante tutta la storia del teatro anatomico, e con cui la funzione

teatrale dovrà qualche volta confrontarsi.

Parallelamente alle pubbliche funzioni persiste durante i secoli lo studio del corpo umano in modo privato e riservato, soprattutto nella casa dei docenti dello Studio, in cui un ristretto numero di studenti si incontra per imparare e sperimentare. Questa forma di dissezione, che a prima vista sembrerebbe la più adatta ad una lezione universitaria, e che nei secoli futuri verrà considerata l’unico serio modo di intendere l’anatomia, conserva durante l’era moderna un’ombra oscura, un lato malvisto dalla società. A Bologna è famoso il processo contro quattro studenti, accusati, nel 1319, di aver trafugato un corpo dal cimitero per farne ‘notomia’157. Tuttavia il processo non verte sull’atto della profanazione del corpo, bensì sulla violazione del cimitero, come si legge nella trascrizione del processo in Medici:

“Omnes forenses in eo quod ipsi una cum pluribus aliis de anno praesenti mense praesenti nocte tempore accesserunt ad Ecclesiam S Bernabe, et entraverunt in Cimiterio, et Sacrato ipsius Ecclesiae, et de Sacrato, et sepulcro noctis silentio dictum Cimiterium, et Sepulcrum in Sacrato positum violaverunt, et devastarunt, et de dicto Cimiterio, et sepulcro extraerunt, et exportaverunt quoddam corpus cujusdam Pixe, quod corpus fuit sepultum, et positum in dicto sepulcro die lune decimonono mensis praesentis Novembris. Et ita talia faciendo commiserunt sacrilegium, et violaverunt sepulcrum in loco sacrato positum. Et praedicta commissa fuerunt noctis tempore in Cimiterio dictae Ecclesiae positae in strata Burgi S. Felicis extra Circlam qua itur ad pontem Reni.”158

157 L’atto originale si trova in Archivio di Stato di Bologna , Curia del Podestà, Giudici ad maleficia, Libri inquisiti. Et

textium, 1319, trascritto in O.Mazzoni Toselli, Racconti storici estratti dall’archivio criminale di Bologna, per Antonio

Chierici, Bologna 1870.

158 M. Medici, Compendio storico, cit., p. 429. Nella nota il Medici si dilunga molto sulla questione se il medico che ha

fatto la notomia sia o meno Maestro Alberto, celebre lettore che viene plausibilmente anche ricordato in una novella del Decamerone del Boccaccio.

“ Nicolaus Petri dixit se tantum scire, quod de praesenti mense 21 Nov. vidit in domo scolarum in quibus legit Magister Albertus Bon. quemdam hominem mortuum, et sparatum, quod corpus est totum incisum. Interrogatus si eum cognovit, respondit quod fuit Paxius, qui fuit suspensus per gulam die lune 19 Novembris.”159

Nella città di Bologna l’inserimento della pratica dissettoria all’interno del mondo universitario riesce a superare alcuni pregiudizi e tabù, come quello menzionato da Le Goff del sangue, ed ad alleviare i pregiudizi nei confronti degli anatomisti. Come riporta Martinotti:

“L’affermazione dell’Hyrl che sul principio del secolo XIV gli anatomici dovettero rifugiarsi in antri oscuri e nascosti, fuggire la luce del sole e l’odio degli uomini, giunto a tanto che perfino i condannati a morte supplicavano negli ultimi istanti che i loro corpi non fossero consegnati agli anatomici, non si può in verun modo applicare a Bologna.”160

Questo perché l’Università e il buon nome dello Studio adottano una strategia diametralmente opposta a quella degli anatomici nascosti negli “antri oscuri”: semplicemente, regolano la pratica anatomica attraverso una serie di leggi che ne sanciscono la fattibilità. Lo Studio passa sempre di più sotto il controllo del potere centrale cittadino-papale, e l’autorità permette e sancisce che la dissezione sia percepita anche dalla città come un’esperienza scientifica, legittimata, accettata. La differenza con le pratiche private, almeno nella concezione comune, risiede proprio nell’aver legittimato ed esposto quello che succede nell’evoluzione medico-universitaria, spazzando via facili pregiudizi e tabù sui corpi violati. L’attività Seicentesca in teatro è il momento finale di questa legittimazione, dove anche un pubblico di non esperti può accedere, dove l’evento fa parte dei cicli rituali della città stessa e dove è eretto un elegante teatro anatomico permanente all’interno delle Scuole. Il rituale, che si manifesta anche nelle leggi che regolano la pratica, esorcizza la paura e il pregiudizio; il teatro trasforma in spettacolo e filosofia anche quello che di fatto è un’azione crudele e violenta, contro natura. Come riassume Andrea Carlino:

“Nel Medioevo e nel Rinascimento la pratica della dissezione del corpo umano resta quindi problematica, vincolata da un sentimento di rispetto per i cadaveri e dal disagio prodotto dalla loro manipolazione e dalla violazione dell’integrità del corpo. Da un confronto con altre pratiche di smembramento dei cadaveri all’epoca ancora in uso, come per esempio il culto delle reliquie e alcune forme particolarmente cruente di esecuzioni capitali, come lo

159 Ivi, p. 429.

squartamento, appare con evidenza che l’apertura del corpo umano necessita costantemente di una particolare legittimazione sociale, culturale e istituzionale. Nel caso dell’autopsia, essa deriva dal contesto in cui è operata e dalle motivazioni medico-legali e medico-sociali che la sostengono; la dissezione anatomica inizia infatti ad essere praticata – sia pure in modo discontinuo e localizzato- soltanto nel momento in cui si vengono a creare le condizioni culturali e istituzionali che ne legittimano la fattibilità. Sebbene la preesistenza dell’autopsia operata dai medici giochi un ruolo decisivo nel favorire il superamento dell’ostacolo antropologico della violazione del viluppo corporeo, la dissezione anatomica può essere operata unicamente nel momento in cui il paradigma anatomico galenico – che postula la conoscenza delle parti del corpo come il fondamento di ogni pratica e teoria medica razionale – diventa il referente fondamentale della medicina occidentale attraverso la traduzione e la diffusione delle opere di Galeno e dei suoi epigoni, ossia quando essa ottiene un definitivo riconoscimento sociale, professionale e istituzionale nell’insegnamento universitario. Le università assumono, di fatto, la fisionomia di istituzioni garanti della liceità della pratica della dissezione circoscrivendo i rischi di carattere antropologico, religioso e morale che essa comporta; in tale modo la dissezione è inscritta in una cornice accademica e nel discorso epistemologico e didattico da questa generato.”161

C’è un ulteriore genere di anatomia che rifugge dall’ambiente universitario, ed è la pratica autoptica sulle vittime di crimini. Come si può facilmente vedere, anche in questo caso la violazione del corpo non è sottoposta a pregiudizi, perché regolata ed autorizzata dal potere giudiziario e papale. Se ne ha notizia già dal 1302162, con un documento in cui sono chiamati a stabilire la causa del decesso di un certo Azzolini due medici fisici e tre chirurghi. La dimestichezza con i cadaveri, l’autorizzazione giudiziaria di procedere alle incisioni, l’unanime accettazione di questa pratica concorrono ad eliminare i tabù che, come abbiamo visto, caratterizzano il mestiere del chirurgo163. Le persone chiamate all’autopsia sono comunque legate allo Studio, quindi Lectores, il che stabilisce sempre più il diretto contatto degli universitari alla pratica anatomica.

Le leggi sono il primo passo per l’accettazione sociale della funzione, il teatro il passo finale per la sua esaltazione, per la messa in primo piano nel tessuto cittadino. Nelle maggiori città universitarie nel tardo Medioevo si cerca di rendere la funzione regolare e obbligatoria: nel 1340 a Montpellier viene stabilito l’obbligo di svolgere la lezione e dimostrazione una volta ogni due anni, nel 1376 Luigi D’Angiò, governatore della Linguadoca, la fissa ogni anno, così come nel 1368 a Venezia

161 A. Carlino Il Rinascimento. La medicina. L’anatomia, in Storia della Scienza IV. Medioevo, Rinascimento, Istituto

della Enciclopedia Italiana, Roma 2001, p 868.

162 Documento rinvenuto da Mazzoni Toselli e pubblicato da Francesco Mondini, Nuovi commentari 8

163 Sottolineo ancora che non vi è ancora una distinzione tra anatomia e chirurgia, essa avverrà solo a fine Cinquecento

con la divisione delle due cattedre negli Studi più importanti d’Italia. Quindi, se i documenti parlano solo di chirurghi, si riferiscono comunque alle persone che praticano anatomia a scopo conoscitivo.

viene decretato dal Maggior Consiglio e nel 1372 a Firenze con la riforma degli statuti dell’arte dei medici e degli speziali.

A Bologna Mondino inizia le prime dissezioni nel 1315 circa. Le leggi riguardo alla pratica si hanno quasi un secolo dopo, negli Statuti che regolano lo studio del 1405. All’inizio del Quattrocento vi è un cambiamento all’interno della gestione universitaria, infatti, precedentemente, i docenti sono chiamati a leggere dagli scolari e, dopo aver adempito alla loro funzione, ricevono da essi il compenso. Negli Statuti del 1405 si assegna ai Lettori uno stipendio direttamente dal Comune, ricavato dai dazi riscossi dalla Gabella Grossa. E’ il segno del sempre maggior controllo del potere centrale sullo Studio, ed una conseguente diminuzione di influenza da parte degli scolari, fatto che parteciperà alla decadenza, ormai innescata, delle Pubbliche Scuole. L’Università, passando a poco a poco dalla gestione studentesca a quella comunale e pontificia, diventa strumento del potere centrale, che la usa come vanto cittadino.

“E’ così che la Scuola che era in origine ad un tempo libera e privata, ossia fondata su un mutuo patto stabilito liberamente tra scolari e maestri, senza alcun intervento di autorità, passava a poco a poco alla dipendenza della città; poiché i collegi dei dottori, i quali dovevano nel loro seno designare i Lettori che il Comune avrebbe poi eletti e pagati, è da credere non avessero altro ufficio né altra potestà che quella di far proposte, che potevano o non essere accettate”164

Il cambiamento all’interno dello Studio è importante. Esso è sempre maggiormente inserito nel tessuto cittadino, che raggiungerà il suo apice con la costruzione del Palazzo dell’Archiginnasio in pieno centro urbano. L’Università, passando da una gestione “privata” ad una “pubblica”, deve occuparsi anche della propria rispettabilità e rappresentanza, si carica di ulteriori doveri e funzioni, ecco perché negli stessi Statuti del 1405 è regolamentata, tra le altre cose, la pratica dell’anatomia. Per questo a Bologna gli anatomici non sono vittime di pregiudizi e spesso godono di ottima fama: racchiusa entro certi limiti approvati dalla città e dal Papato, legittimata dalla scientificità dell’atto, l’anatomia cessa del tutto di essere un mestiere illecito e peccaminoso, diventa materia di interesse e all’avanguardia nel panorama internazionale, e saranno proprio questi caratteri che la porteranno sempre più fuori dagli spazi privati, per farne materia pubblica, spettacolo a pieno titolo inseribile nel teatro. Riportiamo il primo Statuto bolognese riguardante l’anatomia, per vedere quali sono i punti trattati:

“quoniam ad industriam et utilitate scolarium spectat et peritinet facere anothomiam, et plerumque consueverunt rixe et rumores in reperiendis seu querendis corporibus, ex quibus seu de quibus anothomia fieri debeat, statuerunt et ordinaverunt quod aliquis doctor aut scolaris aut quivis alius non audeat vel presumat sibi aquirere aliquid corpus mortuum pro dicta anothomia fienda, nisi primo licentia prehabita a domino Rectore, quj pro tempore fuerit. Quj quidem Rector teneatur debeat, in dando licentiam inter scolares et doctores, qualitatem et ordine observare cum dicta licentia petita fuerit. Item quod aliquis non possit interesse in aliqua anothomia hominis masculi ultra numerum vigintj, et ad anothomiam mulieris ultra numerum triginta. Et quod aliquis non possit videre aliquam anothomia, nisi sit scolaris qui audiverit medicinam duobus annis integre, et sit in tertio anno, etiam si tempore interdicto audivisset. Et qui viderit anothomia hominis semel, in eodem anno non possit plus videre. Quj vero bis vederit, non possit plus videre Bononie, nisi anothomiam mulieris, quam semel et non ultra quis videre possit, sive viderit anothomia hominis, sive non. Prefati autem viginti seu triginta qui videre et interesse possunt anothomie, assumantur et eligantur infrascripto modo, videlicet: in anothomia virj quinque de natione lombardorum, quatuor de natione tuschorum, quatuor de natione romanorum, tres de natione ultramontanorum, et tres Bononienses. Et in anothomia mulieris debeant eligi octo de natione lombardorum, septem de natione tuschorum, septem da natione romanorum, quinque de natione ultramontanorum et tres bononienses, salvo quod dominus Rector, cum uno socio, possit esse ad quamlibet [inizia pg 290]anothomiam ultra numerum supradictum, absque aliqua solutione, non obstante quod qui viderit anothimiam semel in eodem anno non possit plus videre. Sit autem in arbitrio eius, qui habuit licentiam a domino Rectore, eligere quos voluerit, servata tamen forma huius satutj. Item quod nullus audeat petere anothomiam domino Rectorj tempore sua electionis in sancto Francischo, sub pena quinque librarum bon. Et quod dominus Rector immediate post acceptationem offitij sui debeat facere publicati per scolas quibus dederit licentiam anothomie, ut omnibus possit esse notum, pena eidem Rectorj non observanti et observare facienti predicta decem librarum bon. et cuilibet scolarj contrafacientj, aut qui contra predicta vel aliquid predictorum venerit, centum solidorum bon. Item quod quilibet doctor, qui a scolaribus fuerit requisitus, teneatur ipsa anothomiam facere modo et forma predictis, non obstante quod ipsam alias fecerit dicto anno, et habeat pro suo salario centum solidos bon. Fiant autem expense predicte et alie, que in predictis occurrerint, seu pro predictis fiende, pro rata comuniter inter scolares qui sic juraverit et expensas fecerit, cum uno socio, quem nominaverit, a dictis expensis penitus excludatur. Et quod dominus Rector antequam incipiatur fieri anothomia ad se convocari faciat scolarem, cuj licentiam dederit pro anothomia, et eidem dare sacramentum teneatur, quod expensas faciet bona fide et sine fraude, et quod inter scolares videntes anothomia comunicabit, sub pena Rectorj, qui pro tempore fuerit, decem librarum bon.”165

L’attenzione dei legati allo svolgersi dell’anatomia smentisce inoltre la falsa credenza che il Clero si opponga alla dissezione perché viola il corpo. In realtà, le alte cariche romane hanno sempre avuto un occhio di riguardo verso l’anatomia, giudicata utile alla formazione degli scolari, come si può ben vedere dalla testimonianza riportata166. Le leggi e gli Statuti promossi servono a garantire la

165 C. Malagola, Statuti delle Università e dei collegi dello Studio bolognese, Università di medicina e arti, [rist. anast.],

Zanichelli, Bologna, 1988, p 289.

166 Questo tema è svolto soprattutto in A. Carlino, La fabbrica del corpo: libri e dissezioni nel Rinascimento, Einaudi,

regolarità della pratica, ad evitare disordini e permettere che gli studenti traggano il maggior beneficio dalla visione dell’anatomia, come possiamo vedere nelle riforme degli Statuti del 1442:

“ 19 Item in Statuto posito sub Rubrica ad Anothomia fienda, statuerunt debere adiungi, quod quilibet Potestas civitatis Bononie, vel alter eius Locumtenens seu conservator Iustitie, ad requisitorem Rectoris et Consciliariorum, teneatur dare singulis annis duo subiecta pro Anothomia, unum maschulum et unam feminam, si sibi occurrerint, et si non occurreret femella, teneatur dare duos maschulos quodcumque fieri poterit, et quod dicta subiecta sint oriunda a loco distante a civitate Bononie per triginta miliara.”167

Più avanti, quando la funzione assumerà caratteri più cittadini e sociali, i prelati non disdegneranno di parteciparvi in posti d’onore, ed è costante la presenza dello stesso Legato papale alla prima e all’ultima lezione.

Michele Medici, nel suo compendio, non crede nella distinzione tra anatomia privata e anatomia pubblica, argomentando che entrambe concorrono alla conoscenza del corpo umano, che entrambe sono svolte dalle medesime persone attinenti alla storia della scienza. Su questo non mi trovo d’accordo. Se è vero che vi è una “collaborazione”alla crescita del sapere e alla conoscenza del corpo umano, tuttavia sono differenti gli aspetti sociali e culturali che caratterizzano il pubblico e il privato. L’anatomia privata è attiva solo a livello nozionistico, per gli addetti al settore, si svolge in luoghi appartati ed è rivolta alla sola conoscenza. L’anatomia pubblica, accanto al livello educativo, si prefigge invece ulteriori obbiettivi, soprattutto dal Quattrocento in avanti. Innanzi tutto, viene associata ad un “curriculum”intellettuale che forma la società umanistica. Non mera società di letterari, gli umanisti sono attenti ai saperi scientifici, e la conoscenza del corpo umano deve essere patrimonio comune per capire il mondo e l’universo. Poi, il carattere “pubblico” della funzione riesce a superare i pregiudizi sulla pratica anatomica, come abbiamo detto, sottoponendola a leggi e soprattutto rendendola parte attiva degli eventi e delle celebrazioni cittadine. Questa troverà la sua sede nel teatro, la privata sarà legata alla casa e alle stanze. La realtà pubblica e quella privata convivranno durante i secoli, e procedendo lungo il Cinquecento, Seicento e Settecento si fanno sempre più visibili le loro contrapposizioni. Se è vero che nel Trecento non si può parlare di Publica Notomia, svolgendosi la funzione a casa dei docenti ed essendo rivolta agli scolari, nel Seicento e nel Settecento l’aspetto pubblico è quello più apprezzato, e si faranno sempre più critici i conflitti con la pratica privata. In alcuni momenti, la diatriba tra i due sarà utilissima per capire meglio i pregi e i difetti della funzione pubblica. In questa tesi, passato questo momento iniziale di

nascita dell’anatomia, che avviene maggiormente nel privato, ci occuperemo unicamente dell’aspetto pubblico, tuttavia il confronto, e soprattutto lo scontro, con la pratica privata sarà utile per capire le caratteristiche, i pregi e le mancanze della Pubblica funzione.

Legittimata come pratica universitaria, sancito il suo valore scientifico, l’anatomia si avvalora nella seconda metà del Quattrocento di sempre maggiori tratti filosofici. In questo periodo si avverte il primo cambiamento culturale nei confronti della Facoltà degli artisti, infatti nel 1443 all’insegnamento della medicina è fatto precedere quello di filosofia morale, e nel 1479 quello di logica. Il chirurgo ed il medico quindi devono seguire un percorso che li formi non solo dal punto di vista pratico, o scientifico, ma che operi su di loro anche un percorso di umanità, che verifichi le loro capacità di raziocinio e retorica. Questo cambiamento caratterizzerà il Curriculum universitario dei medici fino all’Ottocento, mantenendo praticamente intatta la regole che, prima di ricevere un corso di argomento medico, il docente deve esercitarsi per tre anni nella lettura di logica168. E’ l’inizio della nascita dell’anatomico Rinascimentale, non solo uomo di pratica, ma più complessa figura intellettuale, nettamente separata dai meri barbieri e abilitato a partecipare ad una cultura nascente, che vede nel corpo, nella scienza e nell’arte i capisaldi di una filosofia nuova. Come conclude il Forni:

“Domina quindi nell’insegnamento delle arti in generale e della medicina e chirurgia in particolare un concetto unitario per il quale il chirurgo deve essere uomo completo di scienza che fa precedere all’arte chirurgica lo studio della filosofia e della medicina”169

168 Su questo ci soffermeremo nella terza parte, nel capitolo che riguarda la pubblica funzione bolognese ed in

particolare il lettore di anatomia.