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STORIA DELL’ANATOMIA TEATRI ANATOMICI PRIMA DEL TEATRO.

Prima di arrivare all’analisi dei teatri anatomici veri e propri, è utile approfondire il percorso che ha condotto alla loro edificazione. L’anatomia è una pratica nata in epoca antica, all’interno della scuola di Alessandria, che viene abbandonata per circa 1500 anni e ripresa a fine Medioevo; vive nell’Umanesimo e nel Rinascimento un’epoca di fioritura che la fa re-inventare con caratteri propri della nuova era. Materia di spicco all’interno del Rinascimento scientifico, trova nel teatro uno spazio ideale per la funzione, sia al punto di vista pratico, sia dal punto di vista sociale, come esperienza non solo di scienziati ma anche di intellettuali e curiosi.

Il teatro anatomico è il simbolo di un nuovo e rivoluzionario modo di studiare l’essere umano, non più basato unicamente sulla lettura e commento dei testi antichi ma concentrato sull’esperienza reale del corpo. L’apprendimento dell’anatomia, materia re-introdotta nelle conoscenze dei chirurgi e dei medici nel basso Medioevo, è inizialmente affidato ad un insegnamento libresco, basato sullo studio dei classici (soprattutto Aristotele e Galeno, insieme ad altri maestri greci ed arabi), senza la reale verifica sul cadavere. Questo fa sì che numerosi errori e credenze vengano tramandati di generazione in generazione, senza la possibilità di progresso scientifico o di confutazione del sapere antico. A fine Duecento, grazie soprattutto a Lettori dello studio bolognese, primo fra tutti Mondino dè Liuzzi, si propone nuovamente un’esperienza diretta sulla materia corporea. Accanto alla lettura ed al commento dei testi, che avviene tramite l’udito, torna all’attenzione il bisogno di verificare le

nozioni, e quindi guardare ciò che viene descritto, utilizzare la vista come strumento conoscitivo, attendibile e imprescindibile. Come abbiamo illustrato nel primo capitolo, nel Quattrocento e di più nel Cinquecento, il luogo predisposto e ideato sulle esigenze della vista e dell’udito è il teatro. Thea-omai, luogo da cui si guarda, in cui si guarda l’essere umano nella sua complessità e profondità, in cui il duplice significato di guardare ed essere guardati si fa più intenso e profondo. Se nel Medioevo lo “spettacolo” anatomico è riservato solo ai medici ed ai chirurghi, nell’epoca moderna il corpo trascende dalle sue mere caratteristiche fisiologiche e compie un percorso di simbolizzazione, che rende l’anatomia “spettacolo” degno di nobiluomini. Attraverso l’horrido officio, si scoprono i segreti che portano alle corrispondenze tra microcosmo e macrocosmo, si cerca nel materiale il senso del divino; il corpo, con le sue funzionalità, è comunque veicolo dell’anima, immortale e celeste. Il passaggio dall’anatomia medioevale a quella filosofica dell’epoca moderna avviene attraverso quello che abbiamo definito il theatro dei libri, ossia attraverso alcuni testi pionieristici che hanno inaugurato l’idea del teatro anatomico. Gli autori, raccogliendo bisogni ed esperienze a loro contemporanee, sanciscono il passaggio ad una nuova fisiologia, rendono chiare e concrete le nuove esigenze e danno voce, e quindi impulso, alla costruzione di sale adatte alle adunanze mediche. La rinascita degli spazi drammatici è influenzata dalle esegesi vitruviane, allo stesso modo, dopo la pubblicazione e la diffusione dei testi di Benedetti, Vesalio, Estienne, l’esistenza dei teatri anatomici è imprescindibile.

Bologna è un luogo privilegiato per lo studio della storia che ha condotto ai teatri anatomici. Attraverso le varie fasi, e soprattutto i vari luoghi, che l’insegnamento dell’anatomia percorre, risultano evidenti i mutamenti culturali che accompagnano la funzione. E’ in questa città che si ripristina l’uso dell’autopsia, ed all’interno dell’ambito universitario essa rimarrà in vigore fino all’Ottocento. Nel Medioevo, periodo illustre dello Studio119 bolognese, si susseguono una lunga serie di maestri, che rivoluzionano l’insegnamento tramite le loro scoperte e operazioni, ribadendo per la prima volta il bisogno della verifica sul cadavere. Il carattere prettamente manuale della pratica dissettoria crea problemi sulla sua dignità ed elevatezza, mettendola in secondo piano nei confronti di quelle materie che sono sapienza filosofica, come la medicina. L’alto grado di competenza raggiunto dai maestri dello Studio nell’anatomia comporta un salto di qualità per questo insegnamento, una spinta verso maggiori considerazioni e attenzioni. Essa è comunque attività Universitaria e ristretta agli studenti e docenti, materia di apprendimento e parte del

119 Le parole Studium e Universitas sono entrambe appropriate per definire le istituzioni superiori medioevali e moderne,

tuttavia hanno due provenienze differenti. Studium nasce da un significato generale e dal gergo quotidiano, entrato poi a far parte del linguaggio ufficiale; Universitas indica primariamente il complesso degli scolari, che successivamente si dividono in Citramontani (o italiani) o Ultramontani (o stranieri), e giunge a definire le due distinte Universitas di legge e di arti.

Curriculum delle scuole.

La metamorfosi filosofica dell’anatomia avviene nel Quattrocento, grazie al più generale mutamento culturale che pervade la società Umanistica. L’anatomia, ormai forte dei suoi caratteri materiali e pratici che rendono imprescindibile l’esperienza sul cadavere in un luogo congeniale, assume ulteriori valori, legati alla filosofia, alla conoscenza del corpo come veicolo dell’anima e come microcosmo. E’ soprattutto nell’area Veneta, tra Padova e Venezia, che si teorizza questo mutamento, che presto avrà ripercussioni in tutte le altre città Universitarie, inclusa Bologna. L’Università di Padova reca importanti innovazioni sul piano medico e chirurgico, fino all’opera di Andrea Vesalio. Egli, originario di Bruxelles, scopre in Italia un terreno fecondo per le sue ricerche, e nel periodo che trascorre a Padova scrive l’opera riconosciuta come capostipite della rivoluzione anatomica. Vesalio viene chiamato anche a Pisa e Bologna per mostrare le sue innovazioni, poco prima di tornare al servizio dell’Imperatore e nel silenzio della ricerca. A Venezia invece è fondato il Collegio di Chirurgia, dove svolge la propria attività Alessandro Benedetti, il primo ad utilizzare la parola theatrum per descrivere il luogo della funzione. Benedetti partecipa alla cultura veneta allora in fermento, in quest’area infatti si sviluppa un’importante branca dell’Umanesimo, che promuove una cultura plurima, dove arte, scienza e letteratura collaborano alla formazione di nuovi intellettuali, votati alla filologia e alla rinascita di valori antichi. Per la prima volta Benedetti si occupa del linguaggio e dello stile dell’anatomia, mettendo in primo piano l’importanza di questa materia nel panorama intellettuale ed i suoi valori sociali, di evento privato e di èlite. Nel secolo successivo, dopo sperimentazioni varie, questi teatri dei libri progettati da Vesalio e Benedetti assumeranno finalmente una forma concreta ma, come avviene per i teatri rappresentativi, si trasformeranno in relazione alla storia, alle persone e agli spazi in cui si trovano a vivere, ed alle nuove esigenze e culture che si susseguono nei secoli, passando da temporanei a fissi, da innovativi e scientifici a mero spettacolo.