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L’accettabilità della robotica

In concomitanza con lo sviluppo di tecnologie robotiche nei vari ambiti in precedenza riportati, sono stati condotti numerosi studi circa la loro accettabilità. Mutlu e Forlizzi (2008), mostrano come diversi gruppi di pazienti ricoverati in ospedale hanno avuto reazioni diffe- renti al robot. Pazienti in unità per la cura del tumore non accettavano il robot, trovandolo “fastidioso”, mentre donne in unità post-partum accettavano il robot, definendolo “delizioso”. I risultati di questi studi riportano come soggetti diversi potrebbero avere esperienze comple- tamente differenti, seppur utilizzando lo stesso robot, date dal contesto e da dinamiche sociali ed attività precedentemente vissute dalla per- sona (Fridin, Yaakobi 2011).

Negli ultimi anni, dato l'interesse per la robotica, molti studi si sono occupati della sua accettabilità tra le varie popolazioni. Le ri- cerche si sono principalmente svolte con persone anziane spesso disa- bili (Fridin, Belokopytov 2014).

Ad oggi sono stati condotti pochi studi con bambini, adolescenti e adulti che hanno fatto uso del sistema SAR (Fridin, Belokopytov 2014). In uno studio tuttora in corso, stiamo valutando l’accettabilità della robotica confrontando un gruppo di professionisti che quotidianamente lavorano con la disabilità e un gruppo di futuri professionisti (studenti di psicologia e scienze dell’educazione). I risultati preliminari mostrano generalmente un buon interesse per questo tipo di tecnologia e le sue applicazioni in ambito clinico, restando di base una forma di scetticismo e delle evidenti differenze tra i due gruppi (Conti et al. 2014).

Tuttavia, tra gli obiettivi della ricerca robotica vi è l'adeguamento dell’attività del robot per migliorare l'accettabilità da parte dell'utente (Broadbent, Stafford, MacDonald 2009). Per questo motivo, i robot devono apparire intelligenti, estroversi (De Ruyter, Aarts 2004) e vi- sivamente piacevoli (Lee, Kozar, Larsen 2003). L'uso dei gesti nel robot è stato valutato positivamente anche quando questi risultano incongruenti (Salem et al. 2011), dimostrando che qualsiasi tipo di gestualità è preferibile al non usare nessun tipo di gesto.

Ricordiamo che se l'esperienza con il robot è considerata piace- vole influirà positivamente sull’accettabilità poiché ne influenza di- rettamente sia la percezione della facilità d’uso, l’attitudine all’uso e quindi la successiva intenzione d’uso (Heerink et al. 2010).

La letteratura riporta vari fattori che influenzano l'accettabilità da parte degli utenti quali: sesso, età, la personale innovazione, il back- ground culturale e la valutazione generale di una particolare tecnologia. Gli uomini rispetto alle donne, che preferiscono interagire con robot sociali, percepiscono gli strumenti tecnologici umanoidi come più utili, mostrano maggiore intenzione d’uso ed hanno una migliore accettabilità della robotica (Shibata et al. 2009).

Gli anziani, rispetto ai giovani, hanno una minore intenzione di utilizzare i robot e mostrano emozioni più negative, sono più suscet- tibili delle opinioni degli altri quando si utilizza la tecnologia, ma sono capaci di beneficiare maggiormente dell’utilizzo di un robot (Venkatesh, Thong, Xu 2012).

La volontà da parte di una persona di utilizzare qualsiasi tecnologia nuova e sconosciuta presente sul mercato viene definita “Innovazione personale” (Agarwal, Karahanna 2000).

Le persone di diversa nazionalità tendono a valutare le loro esperienze con i robot in modo diverso su vari aspetti quali: divertimento, socialità e antropomorfismo (Rau, Li, Li 2010), dato che ogni cultura possiede il proprio livello di esposizione al robot dovuto ai media e alle esperienze personali del soggetto (Broadbent, Stafford, MacDonald 2009).

Infine, si è visto che la percezione generale delle persone verso la tecnologia influenza il modo in cui esse comprendono la tecnologia e ne valutano l’impatto sulla società (Brosnan 1998). Questo può con- dizionare principalmente il comportamento quando il soggetto inte- ragisce con un robot e più in generale l’accettabilità sociale verso la robotica.

Conclusioni

È attualmente diffusa la preoccupazione per gli effetti fisici che l’uso del Personal Computer provoca sui bambini creando condizioni eccessivamente sedentarie e riducendone la partecipazione sociale con conseguente isolamento. Questa condizione che crea certamente notevole difficoltà in bambini con sviluppo tipico appare ancora più rilevante in bambini con patologia.

Un robot usato nel sistema SAR grazie a un aspetto umanoide non del tutto realistico, riesce ad enfatizzare i segnali sociali, rendendoli

più salienti e più facilmente riconoscibili. Inoltre può aiutare il bam- bino a focalizzare l'attenzione su particolari indizi sociali che sono ne- cessari per l'acquisizione di determinate abilità mancanti, limitandone distrazioni e confusione. In particolare, per molti individui con ASD la sovrastimolazione sensoriale è un problema grave che può dive- nire causa primaria dell'incapacità di elaborare i segnali sociali. Ciò ha condotto, come detto, allo sviluppo di varie caratteristiche fisiche dei robot (Scassellati, Admoni, Matarić 2012).

La tecnologia SAR è una scienza ancora giovane e queste piat- taforme robotiche rappresentano delle premesse innovative che pos- sono essere usate negli ospedali e in altri luoghi di formazione, con programmi terapeutici in grado di monitorare, sostenere e assistere specifiche categorie di utenti (Fridin 2014b).

Tuttavia varie variabili, personali e contestuali, possono influen- zare il modo in cui la persona interagisce durante una sessione di trat- tamento con il robot e quindi l’efficacia del trattamento stesso. Isolare sperimentalmente gli specifici effetti prodotti dal robot durante queste sessioni, è una sfida fondamentale che gli psicologi devono porsi per l’immediato futuro (Scassellati, Admoni, Matarić 2012). Importante è anche valutare preliminarmente l’atteggiamento e la disposizione dell’utente e dei caregiver verso questi strumenti.

Resta quindi fondamentale un lavoro di tipo multidisciplinare dove informatici e psicologi debbano lavorare insieme sulla base delle pro- prie conoscenze e competenze, al fine di sviluppare nuovi ambiti ap- plicativi della scienza cognitiva.

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