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Acquisizione intelligente di condotte

Nel documento SCIENZE DELL'EDUCAZIONE2. DELLE ENCICLOPEDIA (pagine 189-194)

1. DEFIMZIONI E DISTINZIONI

Nel senso più lato, una condotta intelligente è una condotta che permette L72 un naoao adattarnento alla situazione, e risulta da un processo dt acquisizione.

<< Intelligente »> s'oppone,

in tal

senso, a << istintivo >> (non acquisito).

fn

senso

più

stretto,

il

termine << intelligente »>

è

usato per qualiEcare le condotte

di

adattamento nuovo, nelle quali l'adattaruento risulta dalla per-cezione

di un

rapporto

di

appartenenza interna

tra i

oari elementi della

si-tuaziorue.

E cioè, nell'atto intelligente si coglie

il

carattere di riferenza o dipendenza di un elemento dall'altro (es. problema di Pitagora): non è solo la contiguità spaziale o tempo.

rale tra gli elementi (necessità estrinseca) che viene colta, ma

il

fatto che un elemento

<( porta »> all'altro per una specie di << necessità interna »,

vi

sono casi

in

cui si coglie quella appartenenza inrerna dei dati della si-tuazione o del problema utilizzando la memoria, poichè

i

dati non sono oIlerti

tutti

inizialmente: bisogna ricercarli e richiamarli,

e

quindi

la

pdma rcazione è fatta più o meno a caso.

Ma

vi

sono altri casi,

in

cui si arriva a cogliere

la

soluzione del problema pet mezo

di

un'attività dt percezione

o di

comprensione, poichè

gli

elementi sono dati integralmente nella sitaazione iniziale (es. un labirinto viiivo,

in

cui

il

soggetto può vedere

tutti i

<< meandti

»; un

problema matematico,

di

cui sono dettati

futti i

dati).

Allora,la

rcazione o la soluzione potrà apparire come immediatamente adattata, senza sforzo progressivo

di

<( tentativi

ò

emori »r, o meglio come adattata <<

tutto

d'un colpo »>.3s

,

Veramente

il

cogliere la relazione di appartenenza interna importa, sovente, oltre che una semplice attività

di

perceTione, anche un processo dt rappresentazione (im-maginazione), per far apparire la relazione in una situazione che già la conteneva ma

33 La curva che rappresentasse tale

proces-so si esprimerebbe con un segno di caduta

bru-sca, dall'«ignotac:za » perfetta alla soluzione per-fetta.

173

774

solo implicitamente. E nella misura in cui entra la rappresentazione, interviene un'at-tività

di

<,r invenzione »>. Perciò, la condotta intelligente è spesso considerata dipen' dente dall'attività << inventiva »>, oltre che da quella << comprensiva »>'

Si

ha duTque condotta intelligente quando

si

coglie un'appartenenza in' terna tra elernenti

di

ana situaZione,

in

manieru più o neno inzmediata, per la rnediazione

di

un'attiaita

di

irnmaginazione

e di

tappresentazione.

Si suole anche indicare l'intelligenza come capacita din risoloere problerni. Bi-sogna però notare c-he non ogni soluzione

di

problemi è dovuta- ad attivita intelli'

g.it..

Ao.lr. l'attività istintiva tende

a

risolvere situazioni problematiche. Inoltre

Ioo

,ono soluzioni inlslligenti qudle d.ouute

al

caso (cioè senza comptensione dei

dati del problema), quelke-d.oouù all'apprendirnento o all'esperienza passata (la com-prensionà è rcaliz"ata anteriormente e ora si applica solo un1 soluzjone bell'e fatta),

ira

tolo quelle dovute ùla cornprensione atttùe dei dati del problema, che implica general-ente un processo di percezione dell'insieme della situazione,

di

rappresenta' zione e qvtndt d'inaenzione.

2. NATIJR{ DEL PROCESSO INTELLETTIVO

Come avviene

il

confronto intelligente dei dati

(o

comprensione, <( messa insieme ») e quindi

la

scoperta

o

invenzione della soluzione?

Il

pfocesso non

è facile a spiegarsi dal punto

di

vista della psicologia scientifica.

Alla base delle percezione

di

ogni situazione problematica

vi è un

bisogno;

cioè,

il

disadattamento

i" *i il

soggetto si trova

di

fronte al problema provoca

il

sorgere di una <( tendeDza » e quindi di una tensione che dovrà << scaricarsi r> in una cert-a direzione, quella appuntò della soluzione del problema.

La

ptima soluzione tentata sarà quella che possono procurare

le

reazioni istiotive

o

innate. Se queste

risultano inadèguate,

iI

sòggetto fara appello alle tracce dei processi anteriori: con Ia

<< memoria » ceicherà di uovare una softzione. Ma nelle situazioni sopra descritte, si

suppone che non esista una soluzione anteriore che risolva tutto

i!

problema, e

qoioai

t.

Eacce del passato potfanno fornire,

se--ai,

solo una parte della soluzione.

Questa, dunque, sarà dovuta a un processo di << ricostruzione » o <( ristrutft[azione »>

dei dati delà situazione, che stilizzi quelle tracce parzialt ed elementi nuovi forniti dalla situaziotre attuale. In questo sta

il

carattere d'invenzione, proprio delle condotte intelligenti.

,. VALORE E DINAMISMO DELL'IPOTESI

La

soluzione

a

volte

si

presenta quasi da sola, senza sforzo mentale da

patte del soggetto; ma

il

più spesso essa è oggetto di una veta ilcerca. Tale d-ierca, neTl'uo?7lo, si esprime sotto forma

di

costruzione

di

ipotesi, e cioè

di

so'

luzioni prospettate, da veri.ficate ulteriotmente. Come nasce un'ipotesi?

192

Essa nasce dai dati stessi del pfoblema, che portano a formularla preferibilmente

in certe direzioni. Ma essa dipende pure dall's5perienza passata del soggetto: questi pone in rapporto certe tracce del suo passato mentale con

i

dati della situazione attuale che presentano con esse una cetta soniglianza.

L'ipotesi può sorgere improwisamente, senza che

il

soggetto possa dire di averla ricercata; ma in generale, essa nasce da un processo di esitazione e di ricerca in molte direzioni.

Il

meccanismo della sua formazione è, tuttavia, sempre misterioso; essa risulta da un lavoro in gran parte inconscio (anche se preparato da un lavoro più o meno lungo di riflessione cosciente).

Costruita l'ipotesi, awiene Ia sua uerifira. euesta è,

a

volte, immediata:

il

soggetto <( sente »> che << quella è la soluzione buona »>.

In

altri casi, deve in-tetvenire un ragionarneruto più o meno complesso.3a

4. IL RAGIONAMENTO

Dal punto

di

vista percettivo o conoscitivo,

il

nuovo adattamento dell'indi- 175 viduo alla situazione problematica avviene quando

la

situazione

o,

meglio,

il

campo percettivo corrispondente

si è

<< trasformato »>

o

ristruttufato.

La

so-luzione intelligente

al

problema appare proprio

al

momento della masforma-zione, quando cioè

gli

elementi della siruazione acquistano bruscamente nuovÒ

valore funzionale. Awiene qui,

in

modo istantaneo

e

totale, ciò che awiene progressivamente

e

parzialnente

nel

processo

di

apprendimento. Questo si lgalizza,, nell'uomo, soprattutto

nel

ragionarnento, fotma superiore

di

con-dotta intelligente.

Anche

il

ragionamento suppone un problema, posto sotto forma

di

<< termini »>

(premessa e conclusione) tra

i

quali esiste una relazione (espressa con un giudizio), la quale non è percepita inizialmente.

Il

rapporto

ra i

termini è colto pei la media-zione

di

un nuovo termine supplementare (termine medio ») che ha già qualche

3a GIi psicologi dell'educazione, ai fini di ùna buona (ormazione intelletruale, ritengono indispensabile per l'allievo I'abiliursi a

un'accu-mta e completa valutazione dsllg 5slrrzi6ni e ssn-dusioni ipotetiche. « Ciò significa l) che il

sog-getto dowebbe determinare se Ia conclusione so-disfa pienamente Ie esigenz.e del problema; 2) se

la soluzione non è contmddetta da altri fatti o

principi gO sicuramente acquisiri; 3) dovrebbe deliberatamente cetcare esempi contmri che po-trebbero gettare il dubbio su quelle

condusio-ni.., Questi procedimenti sono facilitati non solo

dall'abilita di « siruare » e organizz.are oppor-tunamente i dati, ma anche da capacità di

so-spensione del giadizio e di ualutazione critica »

(4. L Gerss et a7., Edacational Psychology,

New York, The Macmillan Co., 1942, p. 484). Si veda pure, per tutta Ia ptoblematica sul pensie-to, I'ottima monografia Tbe Psycbology ol Tbous,bt

di D. M. JorwsoN (New York, Ilarpet & Bto thers, 1955),

t9t

rapporto coi termfuxi

in

questione. Ma perd:è

la

« mediazione »> riesca,

il

termine

mèdio deve potersi << trasformare r>, e cioè dev'essere considerabile da punti-di vista diversi. AncIì qui la funzione di << mediazione p imFlica

il

processo di <<

trasformazio-ne »> o ristrutturazione.

176

r77

CoNcr.usrore cENERALE

Le

condotte intelligenti,

in

senso largo, comprendono alcune condotte di apprendimento e le condotte intelligenti

in

senso stfetto,

di

cui si è detto ora.

Sià per 1'apprendi-ento, come per I'atto

di

comprensione intelligente,

il

pro-cesso fondamentale

è

uguale:

si

tratta sempre delTa fornazi.one

di

sintesi o strattilre nuoae tta elementi originariamente separati.

Nei

due casi,

vi è

un

processo

di

comprensione, cottispondente

a

wra rcfazione

di

appafienenza tra

gli -

elementi.

La

comprensione

è però

realizzata diversamente: nell'apprendimento, la comprensione

o

<( messa insieme »>

è

rcaluzata con

la

mediazione del processo

delLa memoria, e comPorta quasi sempre una teazione nzotrice determinata.

Il

soggetto deve << spefimentare »> che uno

dei

due

lglmini

<( porta »> all'altro.

Nelle reazioni intelligenti,

in

senso stfetto,

la

comprensione può essefe

rea-lizzata sul piano percettivo intziale, poichè

gli

elementi sono

dati tutti

al-l'inizio e comportano, inoltre, legami

di

appartenenza intrinseca; ma siccome la comprensione esige un'attività d'invenzione, devono intervenire pure processi

di

rappresentazione e immaginanone. Ciò spiega come la sintesi si Uovi preco-stituita, anteriormente all'esecuzione dell'atto d'intelligenza,

e

che

tale

atto possa realirzarsi <<

di

colpo >>

in

modo adeguato.ts

Un problema speciale riguardante l'intelligenza

è

se essa sia un'attitudine

o

capacità anica

e

unitaria, oppure comporti

un

fascio

di

capacità specifiche.

Le risposte a tale questione sono varie: da quella behavioristica che nega, pra-ticamente, l'esistenza

di

una struttura mentale, riducendo

il

soggetto

a

pura

capacità

di

associazioni

più o

meno meccaniche,

a

quella che sostiene esservi una capacità conoscitiva generale, assieme ad un cefto numero

di

abilità spe-cificlre.

Il

problema è stato afirontato anche a mezzo del calcolo statistico detto analisi fattoriale (che è un'estensione del calcolo delle correlazioni). Sono ue le principali teorie che hanno cercato

di

spiegare fattorialnente le correlazioni Ìiscontrate,

a

rrtezzlo

di

tests, ma

le

varie abilità mentali:

1) la

teoria << dei due

lattori»

(Spearman), per la quale ogni abilità mentale si rivela composta

di

un fattore generale (g) e

di

alcuni fattori specifici (così la buona riuscita in aritmetica sarebbe dovuta a un fattore

di

<< intelligenza generale »>

e

a

un

fat-tore specifico

di

abilità aritmetica);

2) la teoia

<< della comuftanza.

di

con-tenato»:

fitiene che ogni abilità

è

come

un

sampione

di

molte abilità indi-ss Sui rapporti tra intdligenza umana e intdligenza animalg 5i veda la Sezione III.

194

pendenti, che possono combinarsi

in

vari modi e render così possibile

il

suc-cesso

in

una grande varietà

di

compiti; 3) la teoria << dei

lattori

molteplici »> o

di

gruppo, che non ammette un fattore generale, ma solo fattori specifici e di gruppo. Graficamente, le tre teorie potrebbero esprimersi nel modo seguente:

t A

rl

o

È

c

A

a

A

B

3

Frc. 17.

Per maggiori dettagli sulle teorie dell'intelligenza e, soprattutto, sulla sua

« misurazione »>, si veda Ia parte dedicata ai metodi psicometrici.

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Nel documento SCIENZE DELL'EDUCAZIONE2. DELLE ENCICLOPEDIA (pagine 189-194)