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Condizionatori biologici dell'attività psichica *

Nel documento SCIENZE DELL'EDUCAZIONE2. DELLE ENCICLOPEDIA (pagine 129-140)

È

innegabile l'influsso del sostraro fisiologico sui fenomeni psichici; d,al-tronde quando si è seguito

iI

corso liceale

di

fisiologia non si ebbe la preoccu-pazione

di

sottolineare

le

implicanze psichiche

di

certi meccanismi biologici.

sarà quindi

utile

riprendere

qui

brevemente quanto crediamo potrà giovare ad una più adeguata comprensione dei

fatti

psichici. Non pochi elementi

di

fi-siologia sono sfiorati qua e colà nel corpo della trattazionel ma abbiamo

prefe-tito

raccogliere

in

una visione organica

i

principali conrlizionatori fisiologici, dell'attività psichica, come introduzione alla psicologia scientifica propriamente detta.

1.

IL

CONDIZIONATORE EREDITARIO

che

i

figlioli rassomigliano ai genitori non è certamente una scoperta mo- 90 derna; tuttavia fino al secolo scorso non si era andati oltre ad una constataziong.

approssimativa ed empirica del fatto. Dopo

i

risultati delle ricerche tanto

sem-plici

quanto costanti

ed

intelligenti dell'abate agostiniano Gregorio Mendel

-

per la storia: ricerche accolte con la più grande freddez.za un secolo fa!

-Ia genetica ha fatto molta strada e si è trasformata

in

autentica scienza, con i,

suoi metodi,

le

sue leggi e

le

sue

interpretazioni.

.

Lr,

lrccr

pr MpNoEr

Le esperienze e Ie osservazioni

di

Mendel durarono per circa un decennio.

AI termine di esso lo studioso formulò le sue ormai famose leggi, che, con qual-che precisazione, sono ritenute valide ancora oggi.

1.) La legge della dominanza.

-

Mendel si procurò prima

di

tutto del materiale << puro >>, cioè delle piantej 91 (le sue esperienze erano fatte principalmente su piselli) che per varie genera-'

zioni, ottenute per autoimpoliinazione, conservavano costantemente uno stessoi carattere (colore del fiore, colore e forma del frutto), oggetto del suo studio., Impollinando poi tra loro

fiori di

piante che possedevano allo stato puro duel

* Come è stato awettito, questo capitolo è stato redatto dal Prof. Albino Ronco.

92

93

cafatteri opposti (es. colore bianco

-

colore rosso della corolla), ottenne

sog-getti con uno solo dei due catatteti che erano stati incrociati: esso era << domi-nante

»

sull'altro, che, al suo riguardo, si mostrava << recessivo »>.

Questo aweniva alTa ptima genetazione. Ma

il

carattere recessivo non era totalmente scomparso dalla struttura della pianta generata;

di

fatto ricompariva nelle successive genetazioni. Mendel formulò allora 7a seconda legge.

2) Legge della disgiunzione dei caratteri.

La

seconda generazione, ottenuta dall'autoimpollinazione degli

ibridi

nei quali un carattere aveva dominato, non dava più piante figlie con l'unico ca-rattere dominante, ma un quarto

di

esse presentava

il

primitivo carattere re-cessivo, e, per gli

altri

tre quarti, nelle generazioni seguenti, solo un quarto si manifestava portatore del carattere dominante puro, mentre per l'altra metà si comportava come

i

progenitori

ibridi. I

due caratteri che sembravano fusi in quello dominante

-

e I'illusione era maggiore quando invece di un carattere do-minante

i

due caratteri precedenti avevano prodotto un carattere intermedio ora tornavano a disgiungersi.

-3)

Legge dell'indipendenza dei caratteri.

Se invece di considerare una sola coppia di caratteri opposti ne consideriamo due

o più

(Mendel impollinava piselli a seme giallo e liscio con

altri a

seme

verde e rugoso), notiamo che ogni coppia

di

caratteri antagonisti

si

comporta indipendentemente dall'altra. Se 24. indica

il

carattere dominante ed

a

quello

recessivo

di

una coppia

di

caratteri antagonisti (nell'esempio mendeliano ri-spettivamente giallo e verde); B e b il, carattere dominante e recessivo di

un'al-ffa

coppia,

le

due coppie

di

caratteri, tenendo conto anche della dominanza, potranno dare origine alle combinazioni genotipiche

e

fenotipiche illustrate nel quadro seguente (fig. 1):

Frc. 1.

At giallo-a: uerde-B; liscio-b,. rugoso

-

Simboli del fenotipo: O liscio-eiallo -lrugoso-oetde.

caratteri

combinati AB eb AB ab

o o o o

AB

Ab

aB

ab

AABB AABb AaBB AaBb

o o

AABb AAbb AaBb Aabb

o o o a

AaBB AaBb aaBB aaBb

o

tr

o

I

AaBb Aabb aaBb aabb

732

tr

Se volessimo fare subito un'applicazione alla genetica umana, possiamo far notare che con le 24 coppie

di

caratteri indipendenti, quanti sono

le

paia dei cromosomi umani, sono possibili circa trecento miliardi

di

combinazioni per cui è estremamente improbabile che due persone abbiano 1o stesso corredo di caratteri dalla nascita:

di qui

l'originalità biologica

di

ogni uomo,

pur

nella fondamentale unità defla famiglia umana.

L'rruTrnpnrtAzroNE cRoMosoMrcA

I

genetisti moderni, accettando le leggi di Mendel, ne hanno dato un'inter- 94 pretazione che non solo esprimesse

i fatti,

ma ne indicasse pure

la

cause, e

questo si è reso possibile anche per

i

perfezionamenti indotti nella ricerca ci-tologica. Si è così giunti ad abbinare ogni carattere trasmesso ereditariamente ad un minuscolo elemento del nucleo

di

ciascuna cellula del vivente.

Per comprendere

iI

meccanismo genetico dobbiamo

rifarci

a17a divisione delle cellule, e precisamente alla cariocinesi; essa, com'è noto, mette

in

rilievo le fini strutture del nucleo, la cui rete di cromarina, al momento della divisione, si compone

in

unità

di

forma, dimensioni

e

numero costanti

e

caratteristiche per ogni specie biologica, dette cromosomi. Dal primo sdoppiamento dell'ovulo fecondato fino

al

rimarginamento d'una cicatrice nella

più

tarda età,, sempre

quando abbia luogo una divisione cellulare,

i

cromosomi generano

altri

cro-mosomi identici a sè, che passeranno a f.ar pate della nuova cellula. Si vede com'era naturale fare l'ipotesi, che è poi stata sufrragata dall'osservazione, che

in questi minimi elementi così costanti e presenti in ogni cellula, fossero iscritti

i

vati carutteri somatici. Si è chiamato << genidio »> o <( gene »> l'elemento

-

ma-cromolecola

-

che nel cromosoma

è il

sostrato materiale condizionante un determinato carattere somatico.

I

cromosomi di una stessa cellula non sono

tutti

diversi tra

di loro;

anzi a due a due sono del tutto simili, si hanno cioè delle paa

&

<< cromosomi omo-loghi

»:

si è perciò pensato che

il

medesimo caratterc abbia due elementi

de-terminanti, uno

in

ciascuno dei due cromosomi omologhi, che influiscono con-cordemente

o

antagonisticamente alla f.otmazione del carattere esterno

e

visi-bile del vivente.

D'altra parte si è osservato che mentre le cellule normali o somatiche hanno

tutte

i

cromosomi

a

paia (corredo cromosomico diploide), nelle cellule germi-nali, cioè

in

quelle mature per la reciproca fecondazione, si trova un solo cro-mosoma

di

ogni tipo (corredo cromosomico aploide):

infatti

ne77a mataruzione delle cellule germinali

o

garneti

si

ha una cariocinesi particolare, riduzionale, detta meiosi, nel1a quale

i

cromosomi non si moltiplicano, ma si separano sem-plicemente

in

due cellule distinte,

in

modo che

in

ognuna delle cellule

vi

sia

uno solo dei cromosomi

di

ogni paio. Naturalmente con l'unione

o

zigosi dei gameti alla fecondazione,

la

prima cellula del nuovo vivente possiede nuova-mente completo

il

corredo cromosomico diFloide, nel numero dei cromosomi

omologhi proprio della specie. Ma

in

ogni coppia, uno dei cromosomi proviene dal padre e I'altro dalla madre.

Può awenire che

i

due cromosomi omologhi portino nei genidi la stessa

qua-lità

per

un

dato catattere somatico; avremo allora

un

omozigote; se invece portano una diversa qualità, avremo un eterozigote.

95

Si vede ora quanto sia semplice l'interpretazione cromosomica delle leggi

di

Mendel:

la

legge della dorninanza

si

riduce

al

fatto che

i

due cromosomi

omologhi che si inconttano alTa fecondazione sono portatori

o

della stessa qua-cellule

somoliche genilori

-ll

rnolurozione moJurozione

cellule germin6li

-zigosi

[l

Fre. 2.

Origine di una coppia di crornosoni onologhi nella pilma cellula d.el uiuente.

lità o di

qualità opposte per

un

dato carattere somatico.

Nel

primo caso la

loro azione concorde determina senza

lotte il

carattere esterno; nel secondo,

il

loro antagonismo si risolve

in

favore del più forte

o

dominante, che fa pre-valere la sua influenza su quella del gene recessivo.

Continuando 1o stesso ragionamento entriamo nelTa legge della disgiunzione dei caratteri: infatti

il

carattere recessivo non scompare;

la

struttura genidica,

o genotipo, dell'individuo è un ibrido, mentre la struttura esterna e visibile, o .fenotipo, può presentarc

rl

caruttere dominante allo stato puro.

Alla

seconda generazione però

il

carattere recessivo entra nuovamente nel gioco delle pro-babilità, e può awerarsi la possibilità che nei due cromosomi omologhi venga

a trovarsi

lo

stesso carattere recessivo, che ora appare anche esteriormente nel fenotipo.

La

terza legge, dell'indipendenza dei caratteri,

si

spiega abbastanza facil-mente, se

si

suppone che

i

vari caratteri studiati siano comandati da genidi posti su difierenti cromosomi:

il

gioco delle loro combinazioni risulta così in-dipendente.

AIla

luce

di

quest'interpretazione,

le

leggi

di

Mendel sono apparse non

iln-734

!!-solo più chiare, ma anche più ricche: si è infatti notato che, se si davano mol-tissimi casi per

i

quali

la

f.ormulazione << fenotipica

» di

Mendel era soddisfa-cente, se ne davano pure altri nei quali occorreva rifarsi alf interpretazione << ge-notipica >>,

e

cioè

al

gioco

dei

cromosomi,

i

quali

non

sempre seguono

i

chiari schemi che

noi

tracciamo per nostra comodità

di

studio.

Morgan, sperimentando all'inizio

del

secolo con

il

moscerino Drosopbila 96 melanogaster, ha potuto appurare che nella cariocinesi meiotica della matura-zione dei gameti

i

cromosomi omologhi, prima

di

separarsi, si awiticchiano, e,

quando

si

dividono,

si

scambiano talvolta qualche porzione

del loro

genidi, in modo che alla generazione successiva passano dei cromosomi non esattamente

identici a quelli che

il

genitore aveva a sua volta ereditato.

Talora, per f intervento

di

agenti non facilmente individuabili,

si

hanno

pure delle mutazioni nella struttura stessa del singolo genidio; questo può

av-venire specialmente a causa

di

radiazioni che superano un certo limite.

Naturalmente questa concezione quasi meccanicistica dei processi biologici non vuole essere una spiegazione esaustiva del fenomeno genetico, poichè le sfuggono molti elementi, com'era da aspettarsi qui più che altrove, trattandosi dell'origine della vita. Ma, nei suoi

limiti,

è un vero apporto alla conoscenza

dei viventi

in

genere e dell'uomo

in

specie, con tutte le conseguenze pedagogi-che, sociali e morali che ne derivano.

Enr,orraRrrrÀ psrcsrce

Dall'analisi delle leggi generali della genetica emergono due osservazioni: 97

la

prima, che esiste

un

vero fondamento della rassomiglianza familiare,

e

di

esso si dovrà fate

il

debito conto; la seconda, che

i

figli sono <( originali >> anche

di

fronte

ai

genitori

in

quanto 7a combinazione cromosomica della zigosi ha certamente una risultante fenotipica difierente

-

e talvolta molto di.fierente da quella dei genitori; ed

iI

fenomeno appare anche più complesso quando

-

si richiamano le precisazione

di

Morgan alle leggi mendeliane e Ie nuove ipotesi sull'azione enzimatica, sinergica ed antagonistica, dei genidi.

Per l'economia del presente lavoro

ci

interessa particolarmente I'eredita-rietà psichica.

Al

riguardo si deve tener presente un principio

di

ordine gene-rale: strettamente parlando

si

ereditano soltanto delle strutture biologiche; lo psichismo non

si

eredita che nella misura che esso dipende

dal

suo fonda-mento biologico. Negli stessi animali

la

vita psichica

è in

funzione

di

molti

altti

fattori, quali l'ambiente, l'apprendimsnls, ecc.; nel caso dell'uomo

poi il

problema

si fa

maggiormente complesso per l'intervento dell'intel)tgenza ra-zionale e della hbera iruziativa per cui può plasmare se stesso. Quale sia esat-tamente

la

rclazione dei fattori nominati con

il

supporto biologico ereditario, non è facile determinarlo; ma da questo accenno si possono scorgere

il

signifi-cato ed

i limiti

dell'ereditarietà psichica. Nell'ambito

di

questo principio

gene-rale vanno poste le afiermazioni che seguono.

l)

L' ereditarie t à dell' i.nt elli genza.

98 In

psicologia sperimentale

iI

termine intelligenza ha un doppio significato;

uno è

il

corrispettivo dell'intelligenza ruzionale, logica

o

astratta l'altro indica un <( saper fare » che è comune all'uomo e agli animali,

i

quali pure risolvono

i

loro << problemi »>, sono capaci

di

apprendimento, ecc. Comunque

si

intenda f intelligenza, pate che essa sia condizionata da1 sosuato biologico, e perciò in qualche modo ereditabile.

Il

materiale umano per fare ricerche anche sul primo tipo

di

intelligenza, quella logica,

è

rappresentato dai gemelli uniovulari, provenienti cioè da un solo zigote (ovolo fecondato), dal quale, per cause non ancora ben note, si sono sviluppati due organismi interi. È evidente che questi due organismi sono genotipicamente e fenotipicamente identici

o

speculari; se, per Ie vicende della f.amigha, essi vengono separati e ctescono

fin

dalla pfima tnfanzia

in

ambienti di#erenti, presentano le condizioni ideali per

lo

studio dell'incidenza dell'eredi-tarietà: tnf.atti ciò che dopo alcuni anni

vi

sarà

di

significativamente comune

nei due gemelli, sarà doyuto non all'ambiente, diverso per ipotesi, ma pro-prio al comune patrimonio genetico.

Ora, prescindendo dalla osseryazione comune, sempre vahda

-

purchè si

tratti

di

veri gemelli, e non soltanto di parti simultanee

-

le ricerche positive hanno

in

genere rilevato una correlazione molto alta tra

le

misure dell'intelli-genza dei gemelli uniovulari anche se cresciuti

in

ambienti differenti;

e

la difrercnza

fra le

correlazioru ri.ferentisi

ai

gemelli uniovulari

e

quelle relative

ai

ftatelJu, non uniovulari

è

sempre altamente significativa.

Questi dati, nonostante alcune discussioni sulla loro interpretazione,

sem-brano provare chiaramente l'apporto

di

un fattore ereditario nella misura del-l'intelligenza.

99

Per

l'altra

accezione

del

termine 'tntelfigenza (pratica, fatta

dt

organtzza-zione

di

immagini motoriche, ecc.) si sono fatte brillanti esperienze su animali.

Il

Tryon, partendo da una stirpe indi#grcnziata

di

topi che, nell'apprendete un labirinto facevano un numero maggiore

o

minote

di

sbagli, scelse

i più

abili tra loro, ripetendo poi questa selezione per le successive generazioni. .^11.a tefla

generazione

le

due famiglie erano già notevolmente di#erenti; all'ottava gene-razione quasi nessuno della famiglia dei meno abili eguagliava

i più

scadenti

della famiglia dei più brillanti. Nel 1954 un gruppo

di

ricercatori, esaminando

i

discendenti delle famiglie selezionate dal Tryon, scoprì che

in

tutte le porzioni di cervello dei soggetti più intelligenti era presente una maggiore concenttazione della colinesterasi, un fermento attivante

la

rasmissione degli impulsi nervosi:

era chiaro che l'eredità dell'intelligenza

o

deld,a stupidità poteva essere dovuta ad un genidio determinante

il

tasso

di

colinesterasi.

Pare dunque accertato che al-eno alcuni

tipi di

intelligenza

e

alcuni

ele-menti del talento

si

possono ereditare

e di

fatto sono ereditati.

136

2) L' ereditarie t à d ell' e rru o t iaità.

Anche I'emotività pare ereditaria. Per I'uomo una certa rlimostrazione

si

100

può addume da un'osservazione che è alla portata

di tutti

e che è stata scienti-ficamente conffollata: una notevole stabilità

del

temperamento

nello

stesso

individuo. Quando

gli altri

f.attori variano con

lo

sviluppo, come

di

f.atto

av-viene quasi sempre, non resta che

il

fattore biologico ereditario che possa dare ragione

di

tale stabilità; e si noti che questa stabilità

di

temperamenro si

rileva ancota prima che entrino

in

gioco

i

fattori della coscienza morale e della Iibera volontà. Anche ricerche sull'albero genealogico

di

famiglie note

ci

pos-sono fornire simili risultati.

Per gli animali sono state fatte indagini analoghe a quelle per I'intelligenza, ancora su topi.

In

dodici generazioni selettive l'indice

di

emotività

si

era di molto elevato.

3) Ereditarietà dei morbi.

Sono cettamente ereditarie malattie e disposizioni a contrarle facilmente,

e

101

spesso

si

ttatta

di

malattie che hanno un grande influsso sullo sviluppo dello psichismo umano: forme

di

idtozia, malattie nervose quali

la

balbuzie, l,emi-crania, alcune forme

di

epilessia; malattie degli organi dei sensi, come

il

dal-tonismo,

la

cateratta,

la

sordità ed

il

conseguente mutismo; anche

la

predi-sposizione alla tubercolosi, che può tanto incidere sul livello vitale

e

perciò

psichico

di un

soggetto,

è

ereditabile.

Ai fini

pedagogici sono da equipararsi alle malattie ereditarie quel7e

conge-nite, che cioè non sono dovute ai genidi, ma sono contratte nel periodo prena-tale per infezione da parte dell'organismo materno. Tra Ie più gravi ricordiamo

la

sifilide e l'alcoolismo, che awelenano

le

tenerissime strutture embrionali, e Iasciano tare penose per tutta 7a vita.

Vi

è infine un'eredità psichica non fondata sulla trasmissione biologica dei cromosomi, ma diretta, che passa dall'ambiente familiare alla psiche del bam-bino. Quest'eredità ambientale può determinare

in un

senso piuttosto che in un altro le possibilità polivalenti isctitte nel corredo biologico,

o

variare note-volmente l'accento dell'una

o

dell'altra delle disposizioni ereditarie,

o

murarne l'oggetto e

la

direzione.

È dificile dire quale sia la parte dell'eredità biologica e quale Ia parte

del-I'ambiente, specialmente quando

il

bambino ed

il

fanciullo

è

ancora così

sen-sibile agli influssi esterni. Se

il

fattore biologico pare avere una decisa prepon-detanza

in

quello che è caratteristica vitale, ptontezza

di

reazioni, tipo

di

emo-tività e

di

intelligenza, e simili, I'educazione e l'ambiente prendono

il

soprav-vento quando si tratta

di

specificare l'atrtazione

di

queste forze che

la

natuta ha messo a disposizione, e questo tanto più quanto

ci

si awicina aI campo ti-picamente umano delfa valutazione tazionale delle cose, della libera autodeter-minazione

e

della scelta morale.

LO?

103

2.

IL

CONDIZIONAMENTO NERVOSO

Se

il

fattore ereditario è la base sulla quale si costruisce I'organismo,

iI

re-golatore principale del suo comportamento resta

il

sistema nervoso. Siccome abbiamo buone ragioni per supporte nei

lettori la

conoscenza degli elementi dell'anatomia e della fisiologia del sistema nervoso, ci limiteremo a richiamare alcune nozioni che interessano più da vicino

i

problemi della psicologia.

Sarebbe certamente

di

grande interesse per

la

psicologia

lo

studio del si-stema cerebro-spinale, specialmente per quanto

si

ripotta alla fisiologia degli organi dei sensi, ai meccanismi dei riflessi e del movimento muscolare, alle lo-ca[zzazioni cerebrali ed agli altri centri

di

coordinazione rappresentativa e mo-torica. Supponendo note queste nozioni dai normali programmi della scuola media superiore,

ci

fermetemo brevemente sul sistema autonomo.

Il

sistema autonomo si distingue da quello cerebro-spinale perchè è esclusi-vamente motorico, perchè ha sinapsi

e

gangli

al di

fuori del sistema nervoso centrale (encefalo e midollo), perchè è meno diflerenziato e tende ad azioru éi insieme, ed in-fine perchè innerva non dei rnuscoli striati, ma ghiandole, vasi sanguigni, muscoli lisci (involontari).

In

questo sistema, parallelo almeno fino ad un certo punto

a

quello cere-bro-spinale,

si

possono distinguere due sorgenti

di attività: la

prima

è il

si-stema simpatico, che è costituito da una serie

di 22

gangli disposti a destra ecl

a sinistra lungo

la

spina dorsale, tra

la

regione toracica

e

quella lombare; la

seconda è

il

sistema parasimpatico, costifuito da fibre che partono dall'encefalo, particolarmente

il

decimo paio

di

nervi cervicali, detto pneumogastrico o vago, e da altre fibre che partono dalla regione sacrale del midollo.

Il

simpatico ed

il

parasimpatico hanno generalmente un'azione antagonista:

e questo perchè mentre

il

parasimpatico presiede all'edificazione dell'organismo ed all'ammasso delle riserve numitive ed energetiche (anabolismo),

il

simpatico

presiede al loro consumo

in

caso

di

bisogno (catabolismo).

D

qui s'intende

fa-cilmente quali siano le loro rispettive funzioni:

il

simpatico è l'agente

di

una

mobilitazione generale delle risorse dell'organismo

in

casi

di

emergenza; la pupilla si dilata per seguire meglio Ia situazione,

i

vasi sanguigni dei visceri si restringono e fanno travasare

il

sangue verso

i

muscoli ed

il

cervello,

il

cuore

accelera

il

battito ed

i

polmoni

il

titmo

di

respirazione per favotire le

ossida-zioni che devono fornire maggiore energia. L'attività gastrica ed intestinale è fermata,

si

esalta

la

secrezione dell'adrenalina che libera dal fegato una

mag-giore quantità

di

zucchero, uno dei

più

rapidi combustibili organici:

in

con-clusione

il

metabolismo dei tessuti viene

in

vario grado accresciuto dalf inter-vento del simpatico.

Il

parasimpatico agisce

in

maniera opposta: partecipa alla digestione ac-crescendo

la

salnazione, intensificando

Ie

contrazioni dello stomaco

e

stimo-lando le secrezioni gastriche; con la porzione sacrale, poi, regola l'eliminazione 138

delle sostanze ormai nocive. Oltre a questo riduce

gli

sperperi

di

energia, dece-lerando

il ritmo

cardiaco

e

respiratorio, provocando

la

vasodilatazione, ed abbassando così. la pressione sanguigna, cose tutte che contribuiscono a ridurre

delle sostanze ormai nocive. Oltre a questo riduce

gli

sperperi

di

energia, dece-lerando

il ritmo

cardiaco

e

respiratorio, provocando

la

vasodilatazione, ed abbassando così. la pressione sanguigna, cose tutte che contribuiscono a ridurre

Nel documento SCIENZE DELL'EDUCAZIONE2. DELLE ENCICLOPEDIA (pagine 129-140)