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- riteniamo fondata la condusione

cui sono giunti

i

ricercatori inglesi

A.

Yates e

D. A.

Pidgeon,22 uficialmente incaricati

di

portare elementi risolutivi sul problema: sarebbe preferibile di-minuire

la

distonra che separa abiturl-sn1s

la

struttura delle prove oggettive

di

profitto da quella dei saggi introducendo nelle ptime una conveniente ali-quota di domande che consentano una comezione sufficientemente uniforme ma

lascino

al

soggetto quella libertà

di

mosse nell'accostare

il

problema

e

nel

cercare

di

risolverlo che è tipica dei saggi. La vita

di

questo tipo composito di ptove è troppo bteve per poter dire cosa valga questa soluzione, Sembra tut-tavia, da un punto

di

vista metodologico, una

via

feconda

di utili

soluzioni.

Non dobbiamo dimenticare però che anche nell'ambito della soluzione ora proposta, resta aperto

il

problema del come si possa trasformare

in

strumenti diagnostici eficienti la parte << saggistica »>

di

queste prove e restano quindi di attualità

gli

sforzi

in

cotso per rendede adeguate e maneggevoli.

22 Symposiam. Tbe use ol tbe essars in se'

lection at 11+ IV. Expetimental inqaities into the use ol essa! type Enelisb papefi, in « British

Journal of Educational Psyciol. », XXVII, 1,

1957, pp. 3748.

Cepmolo III

Il colloquio

26

Questo nome s'intende prendete nell'accezione corrente

di

incontro diretto per conferire su qualche punto.

Gli elementi che

lo

caru;ttcti?zamo sarebbero: l'incontro è diretto, implicante cioè una certa presenza fisico-psichica degli interlocutori; è cercato (atmaverso Ia conversazione) per uno scopo determinato che,

in

via ordinaria, è

in

una certa misura chiaro ai due intedocutori.

Il

colloquio

è

largamente usato

in

psicologia applrcata

e in

educazione:

per la psicologia sociale è mezzo per la conoscenza delle opinioni; per la psico-logia clinica strumento diagnostico e terapeutico dei disturbi della personalità;

per I'orientamento professionale e la psicologia industdale è mezzo

di

diagnosi delle attitudini e della personalità e di predizione.

In

educazione è ritenuto stru-mento diffuso per

il

controllo della formazione culturale del candidato (esame

orale) e per

i più

svariati usi didattici.

27

1. VALIDITA E FEDELTA

DI

QUESTO STRI]MENTO

Dovendo assumerlo per

la

trTevazione

di

fatti

in

vista di uno studio scienti-fico è necessario domandarsi come risponda ai reqaisiti voluti e quall siano le condizioni

di

uso valido.

L.

Ancona e R. IùTagner hanno presentato un certo panorama degli studi condotti per assicurare la validità, la fedeltà e l'economicità

di

questa tecnica e

mostrato la varietà dei pareri al riguardo.'3

Secondo ricerche

di

Lundquist,

h d

una commissione

di

cinque persone era chiqmql4 a giudicare della socievolezza dt. 1359 vfrcialt nell'ambiente familiare (ba-sandosi sugli atteggiamenti dai medesimi assunti nel colloquio),

il

coeficiente di validità era dt 0,37 tispetto alle informazioni assunte da chi aveva un'osservazione dfuetta dei soggetti.

Vari Autori hanno Eovato che

il

colloquio dava risultati scarsamente validi o poco costanti tra giudice e giudice o tta giudice e successo nel posto poi assegnato.2a

23 L. ANcoNe, I londanenti psicologici del colloqaio e la sua utilia,azione in psicoloeia,

io « Arch. Psicologia Neurologia e Psichiatria »,

1957, 18, pp. 215-2@, R. \VecNrr,, Tbe Em-ploynent Intetoieu. A oitical sammary, iaz

« Personael Psychology »>, l, 1949, pp. 1746.

2a Cft. H. H. HweN et al., Itteroieuing

in social rcsedrcb, The Univetsity of Chicago

Press, Chicogo, 1954. Nel I cap. è fana una

ras-segm delle principali ricetche in proposito.

40

AlEi trovano scarsa o nessuna corrispondenza tra

i

risultati nell'intervista e quelli

forniti dai 6gds5imi soggetti

in

prove

di

attirudine e

di

carattere.

Studi successivi e la rri:uca f.atta alle ricerche ci indicano però le ragioni

di

tali giudizi negativi:

1. Le ricerche sono state fatte in maniera piuttosto sommaria, senza badare

u

fattori che potevano infirmare

i

colloqui

in

esame, ma non necessariamente

tutti i

colloqui. Le ricerche

di

Hollingworth, quelle

di

Kenagy

e

Yoakum, ad esempio, sono generiche anche nella presentazione dei dati.

2. SpieLnan e C. Burt hanno mostrato

in

ue ricerche successive come l'im-precisione dei tratti della personalità allo studio faccia abbassare

il

coeficiente di fedeltà e

di

validità del colloquio, mentre

il

prendere

in

considerazione tratti

sem-plici, (oppure anche complessi ma accuratamsagg dsfinid), facendo rciagari uso di scale di valutazione e

di

altti sussidi del genere, porta

i

coeficienti

di

comelazione da 0,22 e da 0,31 a 0,55 e 0,60.

l.

Nelle ricerche precedenti è emetso pure che la competenza e I'esperienza di

chi conduce

il

colloquio influisce 5sasililmsafg sul valore diagnostico del medesimo.

Altri han fatto con Fearing la medesima osservazionel Driver constata che

i

suoi

in-tervistatori nelle dieci ultime interviste concordavano assai più che nelle dieci prime (quantunque non ci sia stato scambio

di

vedute ua loro); o'Rouke rileva I'effetto dell'esercizio negli intervistatori

e di

dhettive precise.

4.

Il

colloquio guadagna molto

in

efrcacia diagnostica quando è fatto con una certa conoscenza preliminare dell'interlocutore ayuta sia nella vita pratica che attra-verso alue fonti

di

informazione quali

i

reattivi.

Evitando

i

quattro pericoli ora en rmerati si son

awti

risultati positivi.

C. Burt facendo intervistare dei giovani (purtroppo pochi

di

numero) da emicr aweduti e da intervistatori ptovetti otteffie risultati paragonabi.li a quelli dei reattivi.

Clark usando del colloqtÉo per predire la riuscita scolastica trovò che le corre-Taziont, e quindi

iI

potere predittivo del colloquio, si elevavano quando gli

esamina-tori

erano al corrente dei risultati del primo semestre

di

scuola.

Newman, Bobbitt e Cameton con psichiari e psicologi chiamati

a

gittdtcare 536 uftrciali, raggiunsero dei coefficienti

di

costanza

di

0,83 quando disponevano dei ri-sultati

di

tests e questionari. Putnej con intervistatori

di

soldati raggiunse risultati meno brillanti ma sempre signifisadrl. Nel campo industriale Hovland e §(onderlic giunsero a risultati analoghi.

Il

fatto che

i

coeficienti di validità

e

costanza migliorino quando si tengono

in conto

i

fattoti sopraindicati dice che

iI

colloquio è suscettibile di buoni

risul-tati

se debitamente usato.

2. IL TIPO D'INFORMAZIONE FORNITO

Negli studi precedentemente indicati sembra anche più

o

meno nettamente 28 indicato

iI

posto che andrebbe Ìiservato al colloquio riipetto agli

alri

metodi

di

rilevazione delle realtà psico-educative: è buon mezzo per

il

coordinamento, l'ihterpretazione, I'approfondimsnte e

il

completamento dei dati raccolti sia at-traverso l'anamnesi, l'inchiesta sociale,

i

reattivi, l'osservazione.

29

Il

colloquio sembrerebbe infatti la tecnica sintetica particolarmente indicata per conoscere I'integrazione personale delle attitudini e dei

tratti

misurati

ana-tticamente,

p.,

p"n.t.ute nella sfera della soggettività e cogliere

i

motivi e

il

contesto

&

afiermazioni e

di

atteggiamenti, atffaverso quanto

il

soggetto dice

di

e permette di osservare.'"

LB

rNronrvrezroNr DELL'rNTERLocuroRE

Badando al contenuto del colloquio si pottà completate I'inchiesta sociale, racco' gliere informazioni sui moverti di

ìerte

azioni, sugli atteggiamenti assunti davanti

I

pdncipi, fatti e persone. Nei colloqui interessanti la psicologia

-sociale e la socie logia (sòndaggi di òpinioni, psicopedagogia emendativa) queste informazioni possono essere le principali.26

Per raccogfiìre un materiale valido si dovrà tenet presente quanto la psicologia della testimoiarrzaha messo in luce.

In

particolare: quanto I'interlocutote non vuol dire per insincerità, rlimsnlf6snz2, orgoglio personale, familiare o sociale, per timor-e

di

cons"g.renze

o

nella speranza

di

vantaggi

(di

assoluzione,

di

imFiego), per

difr-denza .ré-rro I'intervistatoie, per la pfesenza

di

terzi e

di

quello che non può dire pet deficienza dei muzi espiessivi, perchè emozionato

o

inibito, per I'influsso se'

iettivo delle emozioni e degli interessi sui ricordi che può fat dimenticare certi fatti e deformarne altri.

L'intervistatore dovrà anche tener conto delle insuficienze legate a se stesso:

i

pregiudizi che possono oscurargli una visione chiata, Ia m Dcanz

di

comprensione,

ài

capacità a ril.rrar" certe particolarita

o

a inquadratle debitamente. Dovrà pure penetiare nella mentalità e nella terminologia dell'alto favorendo l'esattezza: minu-ziose ricerche hanno messo in luce sottili interazioni in proposito; citiamo semplice' mente la ricerca

di

Muscio sull'influsso della forma gt4mmaticale delle frasi nella attendibilità delle risposte

di

spettatori intervistati. Si procurerà

tutti i

dati che

possano far da conffoprova o da controllo: certe categorie di intervistati esagerano

i

disturbi

di

salute, la scolarita passata, I'età, le proptie generafita,

i

disaccordi e le cause di non riuscita scolastica o

i

dissensi con gli educatori, ecc.

Sembra unilaterale

il

voler negafe, come certi Autori fanno, ogni valore al con' tenuto dell'intervista. Un simile ostracismo dovrebbe colpire anche

i

questionati e

turti

i

metodi che in qualche

mdo

richiedono al soggetto degli elementi di informa' zione e di giudizio. Arui rispetto agli altti metodi l'intervista ha

il

vantaggio di per-mettere delle spiegazioni e insistenze ulteriori che ci assicurino della comprensione, consente

di

stabilire un conuollo e un contesto e infine

ci

lascia vedere dal con-tegno più o meno reticente e riflessivo dell'interlocutore

il

gado di attendibilità da

attribuirsi alle afietmazioni.

25 Quanto s'è detto finora riguar& quasi

esdusivamente il potere diagnostico del colloquio e i.o un settore prevaleotemente di sdezione o di giudizio dei aatti della petsonafita e delle

atti-6rlini, tuttavia le ricetche iniziate negli altri settori sembmno convergefe verso analoglre con-dusioni.

2s Una trattazione esauriente e facile del-I'intewista nelle scienze sociali si uoverà in:

P. G. Gnesso, Ncetca sociologica e sociologia relisiosa, Alba, Edizioni Paoline, 1958, pp. 194.

Cfr. pure: P. Youxc, L'interuista nel setoizio sociale, Roma, Astrolabio, 1952.

42

L'ossnnyAzIoNE DTRETTA

Il

colloquio ofire anche la possibilità di vedere direttamente

il

soggetto in azione.

È owio che questo secondo tipo di conoscenza delle gararwie particolari, commi-surate alla preparazione dell'osservatore esterDo. Pone sotto

gli

occhi

il

linguaggio,

la mimica,

il

comportamento, in un certo senso l'interiore dell'interl@utore e costi-tuisce un osservatorio mobile, duttile: se si nota nel candidato incomprensione, reti-cenza, imprepamzione ad afirontare un tema

o

irritazione si può deviare, ritardare, rispiegare, rendere accetta Ia propria richiesta. All'esaminatore

è

possibile enmare come fattore sperimentale nel colloquio, sollevando temi di conversazione che creano

delle situazioni

e

mettono

in

rilievo

gli

atteggiamenti che I'interlocutore assume.

Nell'inuodure iI fattore da veri-ficare si può dosare, cercare conffoprove, rinviare I'esperimento, insomma si possono adottare tutti quegli accorgimenti ritenuti

oppor-tuni per giungere sicuramente ad una conclusione. In alffe parole,

il

fatto che l'inter-vistatore sia percepito dall'interlocutore

gli

permette questo suo inserimento come fattore, come creatore

di

patticolari situazioni

in

cui I'altro è costretto ad agire, a

farsi conoscere. Dal momento poi che I'esperimentatore si rende conto

in

che modo

è stato percepito dall'altro, è in grado di vedere quale è l'azione esercirata

fat-tore introdotto con un certo suo atteggirmento e

di

misurare l'efietto che

il

mede-simo ha fatto. L'intervistatore quindi modifica sl

la

situazione che sta osservando,

aa lo

fa scientemente, come l'esperimentatore, ed

è in

grado

di

valutare quello che è suo e quello che è reazione altrui, di confrontare la situazione prima e dopo l'inttoduzione del fattore, di conoscere Io stimolo (e come è stato percepito) e allo stesso tempo

la

risposta.

Che Ie cose vadano realmente in questo modo e quella sopradescritta sia una in-terpretazione attendibile

lo

dice oggi un confluire

di

correnti e opinioni.zT

30

3. CONDIZIOM D'USO

Quanto si è detto circa le possibilita del colloquio si awera solo nel caso 31

in

cui

si

rcahzzino

le

condizioni ottimali.

fn

particolare:

1. L'interlocutore deve essere nella disponibilità (o essere suscettibile

di

es-setci portato) necessaria perchè un colloquio

si

strutturi.

In

caso diverso

le

rea-zioni potrebbero essere falsate e Ie situazioni rese artificiali.

In

colloqui svolti in vista d'un conmollo della formazione (esami), per I'ammissione

in

una industria o comunque a scopo selettivo è facile che nel soggetto

ci

siano ilegli stati

di

difesa.

Anche un meccanismo patologico potrebbe portare all'2s5s1124

di

atteggiamenti o

a inquinarli.

Questo desiderio e sfotzo

di

entrare

in

contatto con I'altro deve essere ancora maggiore nell'intervistatore. Per questo

tipi

nevrotici, osserva

L.

Ancona, e psichi-camente immaturi possono mettere

in

atto meccanismi inconsci

di

difesa o

i5.re

27 R. C. Ol»rmr», The psycbology ol tbe lateruiew, London, 1949, e sli studi citati di An.

cona e Vagaet.

32

soggetti

a

distorsioni varie del giudizio. Inolue,

ci

vorrà un buon adattamento

ro[.l.,

un notevole impegno,

il

tempo necesszlfio, un ambiente adatto' la possibilità

di

creare una intimità

i

uoa libertà basata sulla fiducia. Bisognerà per questo che l'esaminatore abbia

il

tispetto della personalita altrui, non appaia legato

a

inte-ressi contrastanti

(il

che è facile per l'esaminatore scolastico e

pff

chi fosse pagato

da un padrone per questi colloqui).

2.

Na

coloquio

il

sondaggio deve rca\zzarsi tapid.anente,

in

base

a

dati fuggevoli e numerori, quali

il

tono di voce, la scelta delle parole, le, reticenze,

i

si-leiii,

la mimica

pr.**p"ta o

distesa,

la

rapidita

di

espressione dell'esaminando.

I*

generuhzzaziooi e

i

confronti tra cose dette e quelle capite, tra situazione prima

e

dòpo

di

una cetta richiesta safanno

fatti il

più delle volte

in

maniera << intui-tiva ». Accanto ai segni chiaramente rilevabili

di

questo

o

qud tfatto della

Perso-nalità

ci

saranno anche le impressioni connesse con una serie

di

dettagli

o

legate a imponderabili capaci tuttavia di dar

la

cettevz;a che le cose stanno

in

un

determi-nato modo. La conoscenza anùitica

e

riflessa può mescolarsi

a

quella intuitiva e questo proprio per

il

carattere prima descritto del colloquio come interazione e comprensione

di

persone.

totro

q,r.rto

!uò

esser fonte di numerosi e seri errori che I'intervistatore deve evitare se sue conclusioni debbono avere un valore scientifico.28

Uno degli errori più facili è quello denominato <( efietto

di

alone »> per cui nel giudicare

,o tt"tto

singolo della personalità

ci si

lascia influenzare dall'idea

gene-iale che ci si è f.atta iel7a medesima. Questo efietto è stato segnalato nel 1920 da

E. L. Thorndike ed è stato studiato da vari Autori.

P. M. Symonds e G. \7. Allport hanno riscontrato una tendenza al giudizio

afiret-tato e in bàse a impressioni gènerali anche quando

i

soggetti erano stati awertiti della cosa ed esercitati a liberamene, per cui concludono che l'effetto di alone s'intro duce abitual-rnente al livello della percezione e del giudizio.

Su questa linea §fl. V. Bingham distingue tra alone legittimo consistente nel porre

i

fatti iingoli nel loro contesto, e quello illegittimo connesso con una impressione confusa e acritica.

Il

Blackburn nota che

il

medesimo efietto fa soprawalutare negli interlocutori simpatici

i

tratti desiderabili e viceversa.

R. C. Oldfieid conclude che I'effetto

in

questione può presentarsi su due piani anche simultaneametrte: sul piano conoscitivo (con

il

dominio esercitato da un fatto

o

da una prima impressione)

e

su un piano afiettivo (per efietto

di

simpatia o antipatia).

Altra fonte di errori sono

i

<< pregiudizi »> dell'intervistatore: Stuart, Rice, Stanton e Baker hanno fomito una conferma sperimentale di questa convinzione comune. Lo Hawey ha rrovato es4minatori in grado

di

difendersi dai loro pregiudizi e

di

cone scerlii owiamente la ditrcoltà sta soprattutto

in

quest'ultimo punto petchè dificil-mente si può ammettete seriamente d'aver dei pregiudizi.

3. Perchè

il

colloquio sia fatto nel migliot modo occorrono nell'esaminatore certe caratteristiche. R. Taft

in

una rassegna ctitica delle ricerche fatte a questo

ri-guardo cita le seguenti intelligenza che favorisce la sistrezza del giudizio (Mc Geogh però awerte che

gli

anormali commettono sì emori nel riportare

i

f.atti, ma oltre

44

zs Cfr. Twlla Nrer.v, r4. stady ol etor in tbe intooieu. Columbia Univemity, 1917, pp; 15:

questo livello non

vi

è correlazione tra intelligeua e fedeltà di racconto); siruilariù tra esaminatore ed esaminato e quindi maggiore possibilità di comprensione perchè, come diremo

in

seguito,

il

giudice rapporta

a

se stesso

gli alui;

distacco e buon adattrmento sociale, come abbiamo gia accennato.

4. R. C. Oldfield ha stabilito le tappe attraverso cui nel colloquio .si giunge

a f.arci un'idea della personalità dell'al*o: si comincia da numerose osservazioni e

impressioni; si passa a77a elaborazione

di

ipotesi

ln

sui deminano ffatti pafticolari che subordinano gli altri;

in

seguito a confronto con

i

dati raccolti man mano lo schema evolve fino a fissarsi nella diagnosi finale. Possiamo qrrindi lilsnsre

iI

fatto fondamentale, che nel colloquio ognuno ha dei punti

di

riferimento per giudicare

gli altri e questi quadri risentono molto della struttura personale (come ha mostrato

A. Michotte) e possono essere più o meno precisi. All'imprecisione degli schemi si può aggiungere quella del significato dei singoli fatti, degli indici in base a cui vien f.atta 7a classifi cazione.

Questo porta alla naturale conclusione che l'intervistatore deve avere una preparazione psicologica tale da assicurargli una concezione adeguata della per, sonalità e dei

ratti

o fattori che possono servire a descriverla. Deve inolue co-noscere quali manifestazioni siano rivelative dei

tratti

e dei tipi.2e

A

questa preparazione remota ne va aggiunta una prossima: prima

di

ini-ziate l'lntetvista l'esaminatore deve avere

un

piano

duttile, ma

fissato nei punti centrali

e

soprattutto nei suoi scopi.

Ci sembra venga così decisa Ia questione della adozione di colloqui

standar-4i"zati.

Le

forme rigide sono da rifiutarsi, menrre

è

desiderabile

ci

sia un piano generale

di

intervista. Converrà preparare eventualmente un pro

?ilemo-ria

e

ogni altro sussidio utile per potenziare la presa dell'esaminatore.

Concr,usrolrr

Quanto si è cercato

di

illustrare dice che

il

colloquio può presentare le

ca-ratteristiche essenziali

di

uno strumento diagnostico. Può anzi ofhfue

possibi-lità

pamicolarmente ricche, sintetiche e profonde, ma è

più

d'ogni

aluo

stru-mento legato a17a personalità

e

preparuzione

di chi Io

conduce

e in

special

modo

a

quella dell'esaminatore. Anche nella migliore delle ipotesi resta poi uno strumento delicato e suscettibile

di

distorsioni sottili, impercettibili e pur sostanziali specie quando

si

trama

di

raccogliere

gli

elementi

; di .o.porli

in un quadro organico. Quanto è stato dettagliatamente segnalato nei punti

2

e 4

di

questo ultimo paragrafo

ci

può dire quali siano

i limiti di

questo

procedi-mento

di

esplorazione della personalità e dei

fatti

educativi.

z0 Olre questa fase preparativa ve n'è un'altra specifica come inten'istatore. Ottime

considerazioni si troveranno in L. ANcor.re, op.

cit., p.240 sEE.

33

Cepmolo IV

Il questionario

Come s'è visto, per meglio riuscire nel colloquio alcuni Autori hanno sugge-rito di usare delle guide o addirittura delle interviste più o meno standardvzate che suppliscano al lavoro e alla competenza dell'intervistatore e diano tuttavia

garunzia

di

completezza e

di

validità.

Il

questionario

è

stato definito an tipo

di

interoista condotta per iscritto.

L'intervista richiede tempo

e

competenza, mentre d'altra parte

la

natrua delle ricerche può esigere

di

dover badare a un numero

di

soggetti rilevante o dispersi.

Il

questionario ordinariamente dovrebbe supplite ad un contatto pef-sonale diretto per ragioni

di

rapidità,

di

economia e

di

sicurezza; difatti pone domande rigorosamente controllate nella loro validità e guida

il

correttore ad

una ripartizione degli indizi risconmati

in

categorie ben determinate.

Per cogliere l'importanza

di

questo rilievo citiamo, dal questionario di R. Bern-reuter per lo studio di certi aspetti della personalità, queste domande:

1)

sì no ? Ti

mette

a

disagio I'essere << diverso

»

dagli

algi e

non confotme

alle convenzioni sociali?

2)

sì no ?

Sogni spesso ad occhi aperti

3)

sì no ?

Preferisci di solito risolvere le cose da solo anzichè ricorrere ad altri?

Questo questionario è stato preparato per sondare Ia stabilità afiettiva, I'auto-suftcienza, I'introversions s la d6min4s24-s6mmis5ione. Per questo, attfaverso

accu-rate analisi anche statistiche delle singole domande, sono state scelte quelle più si-gnificative stabilendo di

qdi

dimensioni psichiche sono dvelauici e in quale misura.

Per ognuna delle domande sopracitate e delle

re

risposte previste (Sl, No, ?)

appo-siti indici dicono

il

potete diagnostico

di

ciascuna rispetto a più aspetti della per-sonalità. Chi riceve una tisposta ad una domanda saprà quindi che importaoza dare

alla medesima e sarà aiutato dall'indice numerico

di

ogni domanda,

o

da altro, a farsi un'idea complessiva della situazione.

Avrà

il

vantaggio di poter confrontare

in

maniera esatta

il

risultato conseguito

dai singoli, non semplicemente con dei criteri più o meno espliciti presenti alla sua mente come capita all'intervistatore, ma con norme accutatamente stabilite.

Questo spiega

le

altre correlazioni ottenute,

da §f. J.

Lodge

e da

M.

G. Powell ad es., tra questionari

di

personalità e reattivi o giudici misuranti la stessa cosa.

Alui

vantaggi più o meno impottanti e stabili possono essere

que-sti:

chi deve compilare un questionario può essere favorito dalla non presenza delf intervistatote

a

rispondere

più

schiettamente (certe cose

si

preferiscono 46

scrivere più che dire); lo può fare con più cal-a e rifessione; è evitato

scrivere più che dire); lo può fare con più cal-a e rifessione; è evitato