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lisi della vaianza e; analisi fattoriale

Cerchetemo ora

di

dare un'idea

di

aleuni concetti

o

tecniche frequente-

mente usati

in

questi ultimi anni perchè

di

grande utilità per Ia ricerca psico-pedagogica.

L'esposizione avrà un carattere ancor più accentuatamente informativo data la natura e la complessità dei procedimenti che si'intendono ptesentare.

I.

LE CORRELAZIONI

La

spetimentazione pedagogico-didattica

ofire

sovente l'occasione

per

un confronto

di

risultati (siano essi costituiti

da

gtandezze estensive

o

intensive

o

da qualità statistiche), ottenuti per efietto

di

siruazioni

o fattori

diversi.

Si dice genericamente che tra due fenomeni esiste connessione quando col variare delle modalità dell'uno, variano anche

le

modalità dell'altro.

Ad

es.,

si dice che c'è correlazione tra

il

variare della temperatura

di

una caldaia e

il

salire

di

una colonnina

di

mercurio nel termometro,

in

quanto

iI

variare del-l'uno s'accompagna a quello dell'aluo fenomeno. Dato questo legame esistente tra

i

due fenomeni, osservando

il

mutare dell'uno

si

possono jndurre

le

va-riazioni dell'altto.

Anche nel campo delle scienze psico-pedagogiche

si

awera

un

fenomeno

analogo:' osservando

le

variazioni

del

rendimento scolastico

si

possono fare

delle induzioni sulle variaziori dell'intelligenza

in

un certo nruuero

di

allievi:

non

ci

potrebbe, ad es., essere riuscita scolastica brillante senza una certa in-telTtgenz,a.

fn

questo caso si dice che la riuscita scolastica è

in

correlazione posi-tiva con l'intelligenza dei soggetti.

La correlazione tra due serie

di

dati può essere rappresentata gtaficamente

a

mezz;o

di

una linea

o di

una serie

di

punti disposti

in

maniera più

o

meno

pronunciata attorno alla linea, secondo l'entità della correlazione.

RerpnrsmrezroNE cRArrcA DELIJT TExoENzA altr,/t coRnrr^zoNE

Variazionì della ooiabile x Frc. 14.

Secondo la figura suddetta è possibile dedurre dalle variazioni dell'ascissa,

quelle dell'ordinata.

Se le due variabili confrontate progrediscono con

ritmi

simili, allora la linea che esprime la loro relazione è retta, mentre è curva nel caso

in

cui una delle variabili abbia un inoemento (rispetto all'altra) lento all'inizio e più rapido in seguito, oppure mostri qualche altra divergenza sistematica.

Trpr

ol

coEFFrcrENTr

Nelle misurazioni psico-pedagogiche

la

correlazione

è di solito

lineare.

Quando però

si

calcolassero correlazioni con variabili

di

altro genete

(il

che

può awenire

in

esperimenti sull'apprendimento,

la

f.atica

e

l'oblio), quando

i

risultati nei tests fossero, ad es., correlati con I'età cronologica dei soggetti che

li

hanno subiti, allora si potrebbeto incontrare delle correlazioni curvilinee.

In

questo caso

la

relazione non va calcolata per mezzo degli ordinari coeficienti

di

correlazione, perchè sarebbe sottovalutata

e in

maniera tanto

più

significa-tiva quanto

più è

accenuata

la

non linearità, ma per mezzo del rapporto di correlazione.

Trattandosi

di

variabili

in

relazione lineare

si

possono calcolate parecchi coeficienti

di

cui

il più

importante

è

quello

di

Bravais-Pearson, detto coe{fi-ciente del prodotto dei momenti. Questo coeficiente suppone due variabili

con-tinue

e

normalmente distribuite

e

tien conto sia del valote numerico

di

un

punteggio, che della posizione nella serie.

Quando non

si

disponga

di

due serie

di

determinazioni numeriche, ma si conoscano solo Ie posizioni relative dei singoli nella propria serie, non

si

ab,

80

m

60 50 40 30 20

o à

§

§

§

§

a

66

100

a

a

biano cioè dei punteggi, ma solo due graduatorie, allora si dovtà ricorrere ad

in-dici di

cograduazione. Questi metodi possono convenientemente essere usati con gtaduatorie tratte da punteggi, quando

il

numero

di

quest'ultimi sia esiguo

(inferiore

a

30), petchè verifichino

in

maniera

più

rapida l'ipotesi circa l'esi-stenza

di

possibili relazioni. La diminuzione

di

precisione conseguente alTa tra-sformazione dei punteggi

in

graduatoria non

è

rilevante, perchè metodi più precisi e laboriosi non potrebbero dirci molto di più, data l'esiguità dei casi con-siderati.

Se si vuol calcolare la corelazione tra una variabile

di

cui

si

sono potute ottenere delle determinazioni numeriche (dei punteggi) con una variabile classi-ficata solo

in

due categorie (giusto, sbagliato; sì, no), si può calcolare

il

coef-ficiente biseriale, se

la

varia$ile dicotoma

si

può considerare continua

e

nor-mal-ente distribuita,

o il

punto biseriale se detta variabile

è

suscettibile solo di 'una. suddivisione

in

due categorie

'

Se.entrambe le variabili sono continue e normalmente disttibuite, ma

i

dati a disposizione sono suddivisibili rn 2

x2

categorie, perchè

i

dati

di

entrambe

le vadabili sono dicotomi (si sa solo se è sopra

o

sotto Ia media oppure se è

tiuscito

o

no) allora si può calcolare

il

coeftciente

di

corrdazione tetracorico.

Nel .caso

in

cui le due variabili non fossero continue, ma realmente dicotome,

iI

coeficiente

pbi

sxebbe allora adatto oppure

il 7'

(che è legato

ù

pbi da una relazione molto semplice).

Quando le rilevazioni compiute sulle variabili sono state disttibuite

in

due

o più

categode

si

può

far

uso

d'un

indice

di

contingenza

C

che fornisca una misura della connessione esistente

tta

quantita e qualità statistiche.

Quando si abbia a che fare con più variabili e si voglia vedere

la

comela-zione esistente

ffa

coppie

di

caratteri, prescindendo dalla correlazione che

li

lega a uno dei rimanenti (per aver tisultati

più

chiaramente interpretabili) si

ricome al calcolo del coefficiente parziale, mentre

si

usa

il

coefi,ciente

di

cor-relazione multipla, qualora si voglia ottenere

la

comelazione

più

alta possibile

tta

alcune variabili combinate

e

un'altra presa come criterio. Quest'ultimo ptocerlimento

si

rivela particolarmente

utile

nella validazione

e, in

genere, quando si vuol stabilire

la

capacità predittiva d'un reattivo, d'una batteria o

d'un procedimento diagnostico.

INrenpRErnzroNE DEr coEFFrcrENTr

I

vari coeficienti

di

correlazione ora segnati sono suscettibili

di

sfumature 67

di

interpretazione particolari ad ognuno.

fn

genere si può tuttavia ritenere che volendo espdmete l'intensità del vicendevole legame ua due variabili, si sceglie

un indice che assume valori tra

0 e *

1 (man mano che la connessione passa da un minimo al massimo), mentre quando si intenda stabilire non solo I'inten-sità ma anc-he

il

senso della connessione, si usano indici variabili ua

-

1

e +

L.

68

Se, ad esémpio,

si

mettessero

in

correlazione

Ie

graduatorie

awte

con 3 coppie

di

risultati, si potrebbero ottenere questi schemi tipici:

La correlazione con segno positivo dice che

i

due fenomeni variano nello

Stessò senso; mentfe

il

coefficiente ha segiro negativo se

i

due fenomeni vatiano

in

senso opposto (cioè menue I'uno decresce, l'altro cresce). Se la correlazione è nulla, perchè

i fatti

messi a confronto non presentano tra loro nessuna

somi-ghanza e nessuna opposizione, allora

iI

coefficiente è uguale

a

0.

Ad es., se tra

i

risultati

di

un reattivo e quelli della riuscita scolastica, op-pure se

ra i

risultati

di

due reattivi c'è una comelazione che

si

awicina

al-l'unità è segno che

i

due reattivi o

il

reattivo e la riuscita scolastica misurano variabili (furrzioni psico-pedagogiche)

simili o

connesse

in

maniera ditetta o indiretta, quanflrnque l'esistenza di una correlazione ua

i

risultati non permetta,

di

per sè, l'afiermazione

di

un nesso causale tra

i

medesimi.Bs

2. INFERENZA STATISTICA

La

statistica non migliora

la

nafixa dei dati

e

neppure può dare loro la precisione che non hanno se l'osservazione

o la

sperimentazione son state mal condotte, essendo solo un mezzo pet riassumere o interpretare

i

dati.

Di

conse-gaenza deve essere accurata nelle ossetvazioni, e per potedo fare con maggiore probabilità

e

minor spreco

di

tempo cerca

di

restringere

il

numero dei

gog-getti

dell'esperimento

pur

conservandone

un

numero suffciente

per

trarre delle conclusioni valide. Tende insomma

a

limitare

iI

numeto

dei

casi per poterli studiare con

più

cura.

Però, fino a che punto

le

conclusioni raggiunte su un ristretto numero di casi possonò valere per

tutti i

casi dello stesso genere

di'quelli

studiati speri-mentalmente?

Molti

sforzi sono stati compiuti

in

questi ultimi tempi per p<iter

63 Pet approfondire il capitolo delle

corre-lazioni si pottà consultare: T. Srl-wurrr, Re-gressione e conelaziore, Torino. Einaudi, 1959,

pp. ll2. G. BerreNsr, Introiluzione alld

biome-tria,.Fhaze, Vallecchi, L952, pp. 2ll-296.

Corelazione Poletta Conelazione nslla

I III