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Proseguendo oltre, è possibile affermare che il return on equity (roe) sia una misura del costo del capitale. In altre parole, si definisce il roe sulla base del rendimento atteso di un determinato business. Tale valore, tuttavia, non considera in alcun modo

4Si ricordi che il capitale di rischio è assorbito idealmente da un’esposizione rischiosa poiché, di

fatto, tale esposizione è finanziata unicamente attraverso capitale di debito. Per tale ragione, il VaR è moltiplicato solamente per la differenza tra tasso privo di rischio e rendimento richiesto sull’equity.

6.2 Risk Adjusted Performance Measure 153

che possano verificarsi scostamenti dal valore atteso in misura più o meno rilevante, assodato il fatto per cui vi siano business con scostamenti dalle attese potenzialmente molto elevati e altri caratterizzati da scostamenti decisamente più contenuti. Più in generale, nel caso in cui si espliciti solamente il valore atteso si perde la capacità di considerare l’effetto dei potenziali scostamenti. Invece, qualora si adotti una logica di tipo stocastico, ovvero nel caso in cui si consideri nell’analisi l’intera distribuzione di probabilità e non solamente il suo momento primo, è possibile correggere, per una data quantità di capitale che implica una determinata probability of default, la misura di redditività del business anche in funzione del costo di quell’ammontare di capitale. Pertanto, rispetto alla misura classica di valore atteso, per la quale l’intera Profit&Loss Distribution degenera in un unico valore rappresentato dal suo momento primo, nel caso in cui si consideri l’intero risk profile, è possibile mantenere l’informazione relativa al momento secondo della distribuzione di probabilità, ovvero l’informazione relativa agli scostamenti possibili dal valore atteso. L’ammontare di capitale, inoltre, impatta sul profilo di redditività del business perché aggiunge un costo, ovvero il costo di re- perimento di quel dato ammontare di capitale; invece, la probability of default associata impatta sul medesimo profilo di redditività perché influisce sui costi di conto econo- mico direttamente connessi all’affidabilità dell’impresa sul mercato e, quindi, alla sua solidità.

Più in particolare, maggiore è l’affidabilità, maggiori saranno i costi connessi al reperimento del capitale di rischio e minore sarà la pd, nonché il conseguente costo del capitale di debito; viceversa, minore è il capitale di rischio, ovvero il grado di affidabi- lità conseguente ad una pd elevata, minore sarà il costo del capitale di rischio, mentre maggiore sarà quello del capitale di debito. Rappresentando la situazione in questo modo, è possibile esplicitare tutti gli elementi suddetti e, quindi, ridurre il problema in termini di prezzo e di impatti su prezzi già noti. Dunque, data la composizione della variabile casuale e l’ammontare di Loss Adsorbing Capacity, si è in grado di tradurre tali informazioni in termini di effetti sul costo del capitale di rischio e di debito e, sulla base di questi ultimi, a correggere la redditività del business aggiungendo componenti di costo ulteriori rispetto al conto economico classico, ovvero il costo esplicito dell’am- montare del capitale di rischio e il costo derivante dallapd. Detto questo è possibile introdurre la nozione di Risk Adjusted Performance Measure (rapm) che rappresentano le modalità attraverso le quali è possibile tradurre in forma di prezzi gli effetti di un risk profile; tanto che non si va a quantificare una caratteristica della distribuzione di probabilità Profit&Loss poiché, in questo caso, si porrebbero problemi relativi alla simmetria della distribuzione stessa, a sua volta legati alla focalizzazione sulla coda positiva piuttosto che su quella negativa, e all’esplicitazione dei termini di avversione al rischio.

154 6. Pricing e misure di rendimenti risk-adjusted

Ritornando a parlare delle misure di redditività, ogni impresa ha un roe atteso e un roeeffettivo che vengono usati sia in ottica di pianificazione strategica e sia in termini consuntivi. A partire dal roe è possibile ottenere la sua versione risk adjusted (c.d. "Risk Adjusted Return On Capital" - raroc) semplicemente considerando nel computo del roe il costo del capitale e i costi connessi alla probability of default. Una seconda risk adjusted performance measure è rappresentata dall’Economic Value Added (eva) di cui si è già discusso.

Gli strumenti di analisi corretti per il rischio sono utili in ambito bancario nel mo- mento in cui una banca si trova a dover valutare particolari attività per loro natura illiquide come i finanziamenti non incorporati in strumenti finanziari. In questi casi, la banca si trova nelle condizioni di dover decidere se intraprendere un determinato business; ognuno di questi è caratterizzato da un proprio profilo di rischio, con un valore atteso e una coda negativa particolarmente accentuata (probabilità che la con- troparte non adempia all’obbligazione di restituire il finanziamento). Le entrate, in caso di adempimento del debitore, sono note in quanto derivanti da clausole contrat- tuali; mentre, in caso di insolvenza, le perdite sono aleatorie e deriveranno anche dalla capacità della banca di rientrare delle somme prestate e all’andamento del mercato delle garanzie. In questo contesto non si vuole determinare la volatilità, infatti l’obiet- tivo è di tradurre l’aleatorietà in costi da imputare a conto economico. Per mantenere la banca operativa, pertanto, è necessario aver accantonato abbastanza capitale da po- ter assorbire tali perdite, senza perdere di vista il fatto che tale capitale ha un costo. Dunque, più il merito di credito della clientela è basso, ovvero tanto maggiore è la pd, tanto la dotazione patrimoniale della banca lascerà esposti un numero maggiore di eventi negativi che, a loro volta si traducono in una maggiore pd per la banca. Per questo motivo, i soggetti che prestano risorse alla banca richiederanno un rendimento maggiore, così generando maggiori costi di funding per la banca medesima ovvero, in definitiva, di costi legati al suo profilo di rischio. Pertanto, è necessario che quest’ul- tima adotti misure di rendimento risk adjusted, e non ragioni soltanto sui valori attesi. Così facendo, non si fa altro che tradurre il rischio in componenti di costo che gravano sul conto economico, tanto che, come già affermato, è possibile affermare come l’obiet- tivo non sia quello della misurazione del rischio, ma nella sua conversione in prezzi. In altri termini, la dispersione attorno al valore atteso della variabile aleatoria viene convertita in costi da imputare a conto economico. Pertanto, per misurare il rischio è necessario disporre di una stima del profilo di rischio del business per poi determinare l’ammontare di capitale coerente con una data probability of default. Ciò permette di esplicitare la variabile casuale in termini di componenti aggiuntive che gravano sul conto economico come costo-prezzo del rischio.

Capitolo 7

Capital allocation

7.1

Considerazioni introduttive

Gli intermediari creditizi, generalmente, operano in entro più comparti del settore del credito (attività di negoziazione avente ad oggetto bond e strumenti derivati, credito alle imprese, credito al consumo, ecc.). L’esigenza di conseguire un’allocazione del ca- pitale tra le singole business units sia una componente di estrema rilevanza nell’ambito della gestione dell’intermediario stesso, tanto che:

a) gli intermediari devono detenere almeno il requisito patrimoniale minimo ri- chiesto dalla disciplina di vigilanza;

b) il capitale necessario all’assolvimento degli obblighi di vigilanza ha un costo pari al rendimento atteso dagli azioni dell’intermediario;

c) il mercato di riferimento è altamente dinamico e in continua evoluzione;

d) esigenze di pianificazione strategica, programmazione e controllo, nonché di reperimento del capitale richiedono un continuo adattamento degli obiettivi di budget in funzione delle prospettive di rendimento dei diversi comparti del credito.

Conseguentemente, gli obiettivi che si intendono raggiungere attraverso un’effi- ciente allocazione del capitale riguardano:

a) il rispetto attuale e prospettico del requisiti patrimoniali richiesti;

b) il raggiungimento di un’efficiente programmazione dal punto di vista della disponibilità attuale e prospettica di capitale;

c) la stesura di piani strategici che tengano conto anche delle capacità dell’istitu- zione di reperire capitale;

156 7. Capital allocation

d) un’efficace strumento per la gestione dei rischi in considerazione del fatto che l’al- locazione del capitale la programmazione strategica, dovendo ottimizzare al me- glio l’assunzione dei rischi tenendo conto della quantità di capitale disponibile, consentono di stabilire obiettivi in linea con le potenzialità dell’istituzione; e) migliori decisioni relative ai comparti del settore del credito verso cui orientare

maggiormente la propria attività allocando una maggior quantità di capitale alle relative business units.

Ne deriva che il processo di capital allocation sia un processo di ottimizzazione vincolata finalizzato alla massimizzazione dell’efficienza nell’utilizzo del capitale, al contenimento del rischio e alla creazione di valore per gli azionisti, che tenga debita- mente conto delle esigenze e degli obiettivi delle maggiori funzioni della banca sia in termini attuali e sia prospettici. Conseguentemente una buona allocazione del capitale può essere raggiunta solamente in presenza di una struttura organizzativa adeguata e dotata di strumenti di calcolo adeguati allo scopo. Pertanto, appaiono necessari sia l’intervento del c.d. "fattore umano" nella formulazione delle previsioni, nella pianifi- cazione strategica e nella scelta delle politiche di business, sia l’adozione di strumenti quantitativi per la formulazione delle decisioni futuro ed il monitoraggio continuo degli obiettivi raggiunti e della situazione dell’intermediario. Questi ultimi aspetti verranno approfonditi nelle successive Sezioni7.2e7.3.