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è 1’ adulatore , die

Nel documento COLLEZIONE m OPERE CLASSICHE (pagine 88-94)

,

qual sirena'

insidiatrr-ce, alletta

i

naviganti pel mare dì

que-sto mondo e si gli fa pericolare e gli

an-nega con quel canto

,

che più degli alai

incanta,cioè collalode.

Onde

piùdi qnal'-'sivoglia scoj^lio si dee fucr^irequesta lu-singa COSImortiferae micidiale della mal-nataadulazione.Coniralaquale

mio

pen-sieroeradiscagliarmiinquestogiorno e di smascherarla, togliendole quella bel-lavista, «h’ ella fa ai malaccorti,e fa-cendone apparire la intrinseca evera lai-dezzadi quella.

Quando,

rappresentando-misidall’altraparte

un

mostroin

parago-nediessapiù brattoepiùsozzo,

m’

ar- \

resto e, cambiato proposito,adetestare labruttezza diquesto

mi

volgo, ilquale sichiama ingratitudine. Voi tutti ioper

me

credo che all’udirlo nominare

sola-mente

insieme con-esso

meco

vi racca-pricciate e vi ricopriate d’orrore.

Qnel-1’altrovizio almenoè

un

vizio, die'' ac-cattagrazia;

onde

l’adulare dai toscani piaggiare,nondalla piaggia,

come

vuole^

monsignor della Casa nel Galateo,

ma

quasi dapiacentare, cioè andare aiversi

«lia piacere, fudetto;e piagentiere da-gliantichiall’usanzade'provenzali il lu-singhiere e

r

adulatore-Quest’altroaccatta

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s3io;e, dove quelloè

uu

vizio amabile graditocdaccortobenvisto per tuttoed accoltoedaccarezzato econ onori ancora econricchezzeampiamente guiderdonato,

questoè ributtato discacciato inimicato sgradito vituperato disertato maledetto

.

Mi

meraviglio bene fortementediquello iambicogreco, che diceA’tti «?’eauBz'if Ì7TÌv à^xptczoffjirsi:

Sempre

ilsal\;aloè

per

natura ingrato; e d’

un moderno

si-milmente, autorede’ caratteri de’costumi del secolojcheosa affermare,siccome al-lapietrailpiombare al centro, alfuoco ilsorvolare allasuasfera, cosiessere

al-l’uomo

connaturalel’ingi-atitudine.

O

mi-serabile consolazionedaquesti autori in-ventata, affinchèilbeneficante

mal

corri-sposto

non

si faccia

nuovo

della mala corrispondenza, potendolasupporre

coma

cosa ordinaria!

Ma non

faràmai con pace loroladepravatae guastanatura checiò, eh’ èmalvagio, venga

ad

autorizzarsidal reocostume,

come

naturalej porciocchi tutto quello, dieè iugiusto,è contea Ig

«atura,pceudeodoessanaturanello stato

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nevolenza tra gliuominila civile società e labuonael’onestacompagnia.

Or

chi

non

vede che,toltavia lascambievolezza degliufficilaconvenienzade’doverie gli obbligati riguardiel’armonia percosi di-regiocondissimadellebontàedelle corte-aie, sitoglie in certo

modo

ilsoledal

mon-do

erimangonogliuomininella oscurità enellaconfusionerinvolti?Ilbeneficio

ha una

naturaiforzadiattrarre,

come

cala^

mitailferro, e dirivolgere aseil bene-ficato;ilquale

non

sipuotedistaccarenà alienare dal beneficatole se

non

per

una

perversitàdicuore repugnante agl’ impal-aidellaragioneepercosidiresnaturato.

Non

vi

ha

cosa più agevole dell’ essere grato, poichéciò

non

consistenelrender^

coll’operapari o maggior guiderdone, seb-beneciò

,potendo,

non

dee1’

uomo

one-stotralasciaredifare; ina solo nel

buon

volereècompiutal’opera della

gratitudi-ne

;cheperciòigreciildimostrarsi c l’cs-scr gratodicono cioè conoscete

9

*

lagrazia, enoitoscanisaper

grado

,

e

ilatini graiiant habere

.

Sicché l’essere conoscentedel beneficio confessarsi obbli-galoe conservare

memoria

del servigio, die altriha ricevuto, è tutta la sostanza deliagratitudine.

Or

chi daciòs’ allon-tana, checosa ètanto

comoda

esecondo lanaturaesecondo ogni ragioneed ogni

^

onestà,

come non

èegli irragionevolee senza sentimentod’umanità,anzi stoltoe brutale?Sebbene ancolebestie

medesime

piùfieree più selvagge,

hanno

,

come

sì legge, dimostratipiùvoltesegnidigrata riconoscenza a’loro benefattori. Perchè

dunque,

percliè sdtrtt’ha favorito, disfa-vorirlo,eperbene rendergli male, per amicizia odio

, per gentilezza villania?

E come non

èquesto

un

distruggerela na-turaed

uno

annichilare lesueleggi, per lequalilecose, con

uno

scambievole

a-more

riguardandosi,siconservano?

Quan-tobene ed avvisatanienie feceroi persia-ni, che all*ingratituiline posero pena

ed

il gravissimo delitto della disconoscenza consevere leggi punirono! Qualeòquel

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fallo,che

non

si riJucasotto II genere

«lell’ingratitudine?Poichéchipecca ingra-to èa Dio alla patria al reggimento, e in tantopecca, inquanto trascuraisuoi doverie

mal

conoscelesue obbligazioni Sicchétagliandolasorgentedeidelitti ve-nivano i gaslìgatori dell’ingratitudine a rcuderegliuomini del tutto moderatic costumati.

senzaragionealcuniil pec-cato diLucifero, che ad ambizioneead orgoglio

comunemente

s’attribuisce, ingra-titudinee ^conoscenza il diiamarono;la quale lia partorito e partoriràsempreal

mondo

effettiperniziosissimi.Io

non

nie-gogià l’adulazione,particolarmente

quan-do

a fine di guadagno e d’ambizione è praticata, cosa essereabbominevolee soz-za edafuggirsidatutt’ibuoni}

ma

, a-vuta considerazionealguasto

mondo

, in cuitalvoltaincerto

modo

ellaèdebito,

edall’

amor

proprio, checonviolenza in qualcheparte l’esige,

non

ha ellain al-cunicasi, econmoderala condescendeuza usata,quella bruttezza,dieaprimavista sembrerebbeclicellaavesse.

Sono

le\irtii

t

94

/

/«•i

vizi

,

come ottimamente osservò Plìnia

il

novello

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