,
qual sirena'
insidiatrr-ce, alletta
inaviganti pel mare dì
que-sto mondo e si gli fa pericolare e gli
an-nega con quel canto
,che più degli alai
incanta,cioè collalode.
Onde
piùdi qnal'-'sivoglia scoj^lio si dee fucr^irequesta lu-singa COSImortiferae micidiale della mal-nataadulazione.Coniralaqualemio
pen-sieroeradiscagliarmiinquestogiorno e di smascherarla, togliendole quella bel-lavista, «h’ ella fa ai malaccorti,e fa-cendone apparire la intrinseca evera lai-dezzadi quella.Quando,
rappresentando-misidall’altraparteun
mostroinparago-nediessapiù brattoepiùsozzo,
m’
ar- \resto e, cambiato proposito,adetestare labruttezza diquesto
mi
volgo, ilquale sichiama ingratitudine. Voi tutti ioperme
credo che all’udirlo nominaresola-mente
insieme con-essomeco
vi racca-pricciate e vi ricopriate d’orrore.Qnel-1’altrovizio almenoè
un
vizio, die'' ac-cattagrazia;onde
l’adulare dai toscani piaggiare,nondalla piaggia,come
vuole^monsignor della Casa nel Galateo,
ma
quasi dapiacentare, cioè andare aiversi«lia piacere, fudetto;e piagentiere da-gliantichiall’usanzade'provenzali il lu-singhiere e
r
adulatore-Quest’altroaccattaDigilizedbyGoogle
9»
s3io;e, dove quelloè
uu
vizio amabile graditocdaccortobenvisto per tuttoed accoltoedaccarezzato econ onori ancora econricchezzeampiamente guiderdonato,questoè ributtato discacciato inimicato sgradito vituperato disertato maledetto
.
Mi
meraviglio bene fortementediquello iambicogreco, che diceA’tti «?’eauBz'if Ì7TÌv à^xptczoffjirsi:Sempre
ilsal\;aloèper
natura ingrato; e d’un moderno
si-milmente, autorede’ caratteri de’costumi del secolojcheosa affermare,siccome al-lapietrailpiombare al centro, alfuoco ilsorvolare allasuasfera, cosiessereal-l’uomo
connaturalel’ingi-atitudine.O
mi-serabile consolazionedaquesti autori in-ventata, affinchèilbeneficantemal
corri-spostonon
si faccianuovo
della mala corrispondenza, potendolasupporrecoma
cosa ordinaria!Ma non
faràmai con pace loroladepravatae guastanatura checiò, eh’ èmalvagio, vengaad
autorizzarsidal reocostume,come
naturalej porciocchi tutto quello, dieè iugiusto,è contea Ig«atura,pceudeodoessanaturanello stato
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nevolenza tra gliuominila civile società e labuonael’onestacompagnia.
Or
chinon
vede che,toltavia lascambievolezza degliufficilaconvenienzade’doverie gli obbligati riguardiel’armonia percosi di-regiocondissimadellebontàedelle corte-aie, sitoglie in certomodo
ilsoledalmon-do
erimangonogliuomininella oscurità enellaconfusionerinvolti?Ilbeneficioha una
naturaiforzadiattrarre,come
cala^mitailferro, e dirivolgere aseil bene-ficato;ilquale
non
sipuotedistaccarenà alienare dal beneficatole senon
peruna
perversitàdicuore repugnante agl’ impal-aidellaragioneepercosidiresnaturato.Non
viha
cosa più agevole dell’ essere grato, poichéciònon
consistenelrender^coll’operapari o maggior guiderdone, seb-beneciò
,potendo,
non
dee1’uomo
one-stotralasciaredifare; ina solo nelbuon
volereècompiutal’opera dellagratitudi-ne
;cheperciòigreciildimostrarsi c l’cs-scr gratodicono cioè conoscete9
*lagrazia, enoitoscanisaper
grado
,e
ilatini graiiant habere
.
Sicché l’essere conoscentedel beneficio confessarsi obbli-galoe conservare
memoria
del servigio, die altriha ricevuto, è tutta la sostanza deliagratitudine.Or
chi daciòs’ allon-tana, checosa ètantocomoda
esecondo lanaturaesecondo ogni ragioneed ogni^
onestà,come non
èegli irragionevolee senza sentimentod’umanità,anzi stoltoe brutale?Sebbene ancolebestiemedesime
piùfieree più selvagge,hanno
,come
sì legge, dimostratipiùvoltesegnidigrata riconoscenza a’loro benefattori. Perchèdunque,
percliè sdtrtt’ha favorito, disfa-vorirlo,eperbene rendergli male, per amicizia odio, per gentilezza villania?
E come non
èquestoun
distruggerela na-turaeduno
annichilare lesueleggi, per lequalilecose, conuno
scambievolea-more
riguardandosi,siconservano? Quan-tobene ed avvisatanienie feceroi persia-ni, che all*ingratituiline posero penaed
il gravissimo delitto della disconoscenza consevere leggi punirono! Qualeòquel
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fallo,che
non
si riJucasotto II genere«lell’ingratitudine?Poichéchipecca ingra-to èa Dio alla patria al reggimento, e in tantopecca, inquanto trascuraisuoi doverie
mal
conoscelesue obbligazioni Sicchétagliandolasorgentedeidelitti ve-nivano i gaslìgatori dell’ingratitudine a rcuderegliuomini del tutto moderatic costumati.Nè
senzaragionealcuniil pec-cato diLucifero, che ad ambizioneead orgogliocomunemente
s’attribuisce, ingra-titudinee ^conoscenza il diiamarono;la quale lia partorito e partoriràsemprealmondo
effettiperniziosissimi.Ionon
nie-gogià l’adulazione,particolarmentequan-do
a fine di guadagno e d’ambizione è praticata, cosa essereabbominevolee soz-za edafuggirsidatutt’ibuoni}ma
, a-vuta considerazionealguastomondo
, in cuitalvoltaincertomodo
ellaèdebito,edall’
amor
proprio, checonviolenza in qualcheparte l’esige,non
ha ellain al-cunicasi, econmoderala condescendeuza usata,quella bruttezza,dieaprimavista sembrerebbeclicellaavesse.Sono
le\irtiit
94
/
/«•i
vizi
,come ottimamente osservò Plìnia
il