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dii mortale natura diluugatissima - Omero,

Nel documento COLLEZIONE m OPERE CLASSICHE (pagine 161-167)

rano tanto felici, nella, generazione degl’id-.dii, che itógli orti loro;. ancora: nascevano i

.numi come per. esempio le. cipolle, ed al--tre erbe e piante

5,

la qual cosa, molto

ren-de. di maraviglia come uomini cosi addol-.trinati ed ingegncm in materia sì alta ed importante

^

avessero

>

a trasmodare ed a .trascurarsi

..

Forse* che la. licenza* de’ greci

.

e. de’ romani,

fu.,

minore

i

quali, non.

con-..tfentr

di popolare

il

cielo, con. infinite

scioc-;che divinità',, quante ne contano

i

loro

:

mi-etologi', poeti,, ed. eruditi,

^

ci tesserono so-pra, un. intrigatissimo^ laberinto- di frivolis-sime ciance è di noyelle da.contare; a,

ve-^

glia

,..

delle- quali; le

\ più; fanno- aiTossire

,

.con^nendo. amori e disoi^s^ drogai sor--,taj guerre, e nimicizie tra loro,, e tutte

co-;se non. solo .poco' dicevoli

,,

ma', deh tutto .ripugnanti,

e.

contrarie a quella sovrana ec-.celsa e sopreminente; natura», e

'

per^ conse-guente purissima^ illibatissima- e da ogni feccia terrestre e

.

da ogni vizio e macchia

dii mortale natura diluugatissima - Omero,

éa/y.

s* Il

ìf

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i6a

Che

le

muse

lattarpià eh’ altro

mai

,

come

di lui diceilnostro Dante,e *aquo^

ceu fonte perenni,

V ilum

pieriisora

ri-‘gantur aquts

,

come

loloda Ovidio, tra-scórsetantonel fa\'oleggiare degl’ iddii in-vitatovidalla piacevoìezta disua natura e

da

vaghezza di poesia, che

non

curò di abbassare lamaestà divinaalle

umane

pas->sioni;laonde Platone facendodi piantacol suointellettofabbricatore

una

repubblica.,

non

velovolle,acciocchéigiovaniin es-saallevatieche

odono

con tanta avidità iracconti,

non

s’empiessero1’orecchie di

favolepocoalladivina"

datura

condecenti

-

mal

corrispondenti al concetto,chedagli -nomini se ne dèe avere, e pertantodi scioccheopinioni

non

s’imbevessero.

E da

quel granfilosofo,comecchéera

uomo

d’ in-gegno discretoecortese,fuilgran

poe-'taconlegalo di

ghianda

ediunguenti preziosi dalia novella cittàegoverno ac-comiatato. Pindaro

medesimo

si

scando-•lezzb"della licenziosa maniera usata da-gliantichi nel fingere degl’ iddiicose po-cooneste-: nellaprima odedelleolimpie

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reil decoro, ove principalrtienle si con-Tiene: dotipovwv : oneste e belle

«osedebbono'dirsidegl* iddìi.Tutto quel

‘grangiro difavole e di

menzogne

da an-ticafamaetradizioneautenticate, il qua-lecostituiva la gentile teologia, era

una

<lisformazionc

«d

unastorpiatura dinostra

sacm

scrittura, laquale male intesa,e con altri punti ó piuttosto vocali inter-petrataai-itrosocouequivochiecon isba-glisolennissimi, dai viaggiatori ponicie

«neicatanti cartaginesi, die per tutto il

mondo

a lìndi guadagno navigarono e cheoriginedalla 'Soriaperviadi

Cadmn

inventorei,

come

dicono, delle lettere 4,raevano, furonoe voci e favole dissemi-nale,le quali daigreciingegnosic leg-giadrinel dire, evaghidicomporreedi spacciareed’udire racconti fattia piace-re, sortirono ogni più grata accoglienza*.

Vi

siaggiunse la gmzia della poesia là quale,

come

nota Pindaro,l’incredibile fa passarepercredibilej tanta è lamagia

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fi

r

iacantesimo del vezzo suo.

Ma

'gli uominisavieifilosofi,die

non

se

n’an-davano

,

come

sidice

,

presi allegridanè collacorrente,

ma

le cose più addentro e,

come

eUe 'doveano,essere

non

,

come

eranodall’ignarovolgOicredute conside-ravano, per adornareinparteesostenere 1’ en-flireda’ loropadri;tramandato e fare percosi,direlasuperstizione

men

brutta-allafavolare istoria,sentimento,allegorico, e misticoadattarono,spiegando, cose o na-turali,n.morali o.divine»,quasi;sottoil velamediquelle stranenovellefosser na-scose..

Ma,

quando, parlavano» daddovero.

.edi lor. proprio;sentimento, si.-vede-

che-non

approvavano.^la;moltitudinee-la con*-fusionedegl’ iddi!e.che-alla considerazio-ned’un,solo,facitore.;del. tuttosì

riduce-vano

,cuiniuna

immagine

puote-

esprime

-re, niuna.figura rappresentare. Vairone Tullio Seneca romani dottissimi;

non

col.

Volgo, ma.co’ filosofi>in.materiadi divi-nità consentivano,..-corneasi può. vedere dalle autoritàloro addotte da s.-Àgostiuo.

ne’dotlùsimi libri della Cittàdi

Dio

;e

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glieruditissimisanti padri,che contrai gentilidifesero laverità di nostra fede,

come

s.‘Giustino,

Gemente

alessandrino Tazianoedaltri

,

qtiantetestimonianze ar-recano

non

solo difilosofi, nia di poeti grandissimitra’gentili, che

un

solo

Dio

confessano,tnossidall’interno

lume

sopra dell’animenostresegnato « che dal volto dell’unico e vero Iddio vi fu gittatoI

Schernitoreditutti gl’iddii si trovò

un

Luciano,il-quale perciòfiidetto ateo; tra’ filosofiviebbe

uno

,cheha principia-toilsuolibrocosij

QuarUo

agl'iddìi,te

•vi 'sielio0 non•vitieno,io

non

sonben

‘anco'risolutodi quel,cheio

mi

abbia

a

‘credere;'eper questo fucondannato dal-lainquisizione diqueitempid’Atene;ove pure

non

fu risparmiata lapersonadi So-crate,perciocché,com’e’dicevano’isuoi fieriaccusatori,tionsieravedutoSacrifi-’

care inpubblicoe

non

pareva che accet-tasseperiddiiquelli, che erano pubbli-camenteadorati,

ma

introducesse novità in materiadi religioneconispacciared’avere

uno

spiritosuofamiliare.

Ma

eglietutti

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glialtri<redo io che si burlasserofieli»

vanità dell’ idolatria, riconoscendo

come

inbarlume quello,checon vero

lume

la divina rivelazioneci

ha

mostrato, esserci

nn

solo Iddio.

Vedevano

che l’origine dell’ idolatria era dall’affettoderivatadi coloro, che onorando lavirtùd’alcuni invita

non

poteanosoffrirne il desiderio

dopo

lamorte,e facendoneritrattio si-mulacri gli venivano ad adorare;

o

per invitaregli altri aseguire le loro, virtuo-seimprese,essendostatiinventori dicose utili al

mondo o

allo stato, gli

consacra-vano

dei;

montando

io.(juestasciocca su-perbiagliuominimiserabilid’arricchireil cielodi deità.

Sapevano

chegliastati le-gislatoriperdar pascolo al popolo

igno-rate,

che

non può

capire

un

solo

Dio

invisibileeinflgui'abileeinescogitabile,

e

die,

come

materialeegrosso

,

gode delle figuree delle immagini, dipiùattributi c virtù di

Dio

fecero tanti iddii;.e

che

gliegizi negli animalie nellepiantepiù proprietàdel

medesimo

Iddio simboleggia-raneQuindi

non

èmaravigliaclw,

dove

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167

%

il

volgo ingannato dietro alla moltitudine

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