rano tanto felici, nella, generazione degl’id-.dii, che itógli orti loro;. ancora: nascevano i
.numi come per. esempio le. cipolle, ed al--tre erbe e piante
5,la qual cosa, molto
ren-de. di maraviglia come uomini cosi addol-.trinati ed ingegncm in materia sì alta ed importante
^avessero
>a trasmodare ed a .trascurarsi
..Forse* che la. licenza* de’ greci
.
e. de’ romani,
fu.,minore
iquali, non.
con-..tfentr
di popolare
ilcielo, con. infinite
scioc-;che divinità',, quante ne contano
iloro
:mi-etologi', poeti,, ed. eruditi,
^ci tesserono so-pra, un. intrigatissimo^ laberinto- di frivolis-sime ciance è di noyelle da.contare; a,
ve-^
glia
,..delle- quali; le
\ più; fanno- aiTossire
,.con^nendo. amori e disoi^s^ drogai sor--,taj guerre, e nimicizie tra loro,, e tutte
co-;se non. solo .poco' dicevoli
,,ma', deh tutto .ripugnanti,
e.contrarie a quella sovrana ec-.celsa e sopreminente; natura», e
'per^ conse-guente purissima^ illibatissima- e da ogni feccia terrestre e
.da ogni vizio e macchia
dii mortale natura diluugatissima - Omero,
éa/y.
s* Ilìf
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i6a
Che
lemuse
lattarpià eh’ altromai
,come
di lui diceilnostro Dante,e *aquo^ceu fonte perenni,
V ilum
pieriisorari-‘gantur aquts
,
come
loloda Ovidio, tra-scórsetantonel fa\'oleggiare degl’ iddii in-vitatovidalla piacevoìezta disua natura eda
vaghezza di poesia, chenon
curò di abbassare lamaestà divinaalleumane
pas->sioni;laonde Platone facendodi piantacol suointellettofabbricatore
una
repubblica.,non
velovolle,acciocchéigiovaniin es-saallevatiecheodono
con tanta avidità iracconti,non
s’empiessero1’orecchie di•favolepocoalladivina"
datura
condecenti-€
mal
corrispondenti al concetto,chedagli -nomini se ne dèe avere, e pertantodi scioccheopinioninon
s’imbevessero.E da
quel granfilosofo,comecchéerauomo
d’ in-gegno discretoecortese,fuilgranpoe-'taconlegalo di
ghianda
ediunguenti preziosi dalia novella cittàegoverno ac-comiatato. Pindaromedesimo
siscando-•lezzb"della licenziosa maniera usata da-gliantichi nel fingere degl’ iddiicose po-cooneste-: nellaprima odedelleolimpie
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reil decoro, ove principalrtienle si con-Tiene: dotipovwv : oneste e belle
«osedebbono'dirsidegl* iddìi.Tutto quel
‘grangiro difavole e di
menzogne
da an-ticafamaetradizioneautenticate, il qua-lecostituiva la gentile teologia, erauna
<lisformazionc
«d
unastorpiatura dinostrasacm
scrittura, laquale male intesa,e con altri punti ó piuttosto vocali inter-petrataai-itrosocouequivochiecon isba-glisolennissimi, dai viaggiatori ponicie«neicatanti cartaginesi, die per tutto il
mondo
a lìndi guadagno navigarono e cheoriginedalla 'SoriaperviadiCadmn
inventorei,come
dicono, delle lettere 4,raevano, furonoe voci e favole dissemi-nale,le quali daigreciingegnosic leg-giadrinel dire, evaghidicomporreedi spacciareed’udire racconti fattia piace-re, sortirono ogni più grata accoglienza*.Vi
siaggiunse la gmzia della poesia là quale,come
nota Pindaro,l’incredibile fa passarepercredibilej tanta è lamagiai64
fi
r
iacantesimo del vezzo suo.Ma
'gli uominisavieifilosofi,dienon
sen’an-davano
,come
sidice,
presi allegridanè collacorrente,
ma
le cose più addentro e,come
eUe 'doveano,esserenon
,come
eranodall’ignarovolgOicredute conside-ravano, per adornareinparteesostenere 1’ en-flireda’ loropadri;tramandato e fare percosi,direlasuperstizionemen
brutta-allafavolare istoria,sentimento,allegorico, e misticoadattarono,spiegando, cose o na-turali,n.morali o.divine»,quasi;sottoil velamediquelle stranenovellefosser na-scose..
Ma,
quando, parlavano» daddovero..edi lor. proprio;sentimento, si.-vede-
che-non
approvavano.^la;moltitudinee-la con*-fusionedegl’ iddi!e.che-alla considerazio-ned’un,solo,facitore.;del. tuttosìriduce-vano
,cuiniunaimmagine
puote-esprime
-re, niuna.figura rappresentare. Vairone Tullio Seneca romani dottissimi;
non
col.Volgo, ma.co’ filosofi>in.materiadi divi-nità consentivano,..-corneasi può. vedere dalle autoritàloro addotte da s.-Àgostiuo.
ne’dotlùsimi libri della Cittàdi
Dio
;eDigilizedbyGoogle
glieruditissimisanti padri,che contrai gentilidifesero laverità di nostra fede,
come
s.‘Giustino,Gemente
alessandrino Tazianoedaltri,
qtiantetestimonianze ar-recano
non
solo difilosofi, nia di poeti grandissimitra’gentili, cheun
soloDio
confessano,tnossidall’internolume
sopra dell’animenostresegnato « che dal volto dell’unico e vero Iddio vi fu gittatoISchernitoreditutti gl’iddii si trovò
un
Luciano,il-quale perciòfiidetto ateo; tra’ filosofiviebbeuno
,cheha principia-toilsuolibrocosijQuarUo
agl'iddìi,te•vi 'sielio0 non•vitieno,io
non
sonben‘anco'risolutodi quel,cheio
mi
abbiaa
‘credere;'eper questo fucondannato dal-lainquisizione diqueitempid’Atene;ove pure
non
fu risparmiata lapersonadi So-crate,perciocché,com’e’dicevano’isuoi fieriaccusatori,tionsieravedutoSacrifi-’care inpubblicoe
non
pareva che accet-tasseperiddiiquelli, che erano pubbli-camenteadorati,ma
introducesse novità in materiadi religioneconispacciared’avereuno
spiritosuofamiliare.Ma
eglietuttii66
glialtri<redo io che si burlasserofieli»
vanità dell’ idolatria, riconoscendo
come
inbarlume quello,checon verolume
la divina rivelazioneciha
mostrato, essercinn
solo Iddio.Vedevano
che l’origine dell’ idolatria era dall’affettoderivatadi coloro, che onorando lavirtùd’alcuni invitanon
poteanosoffrirne il desideriodopo
lamorte,e facendoneritrattio si-mulacri gli venivano ad adorare;o
per invitaregli altri aseguire le loro, virtuo-seimprese,essendostatiinventori dicose utili almondo o
allo stato, gliconsacra-vano
dei;montando
io.(juestasciocca su-perbiagliuominimiserabilid’arricchireil cielodi deità.Sapevano
chegliastati le-gislatoriperdar pascolo al popoloigno-rate,
chenon può
capireun
soloDio
invisibileeinflgui'abileeinescogitabile,e
die,come
materialeegrosso,
gode delle figuree delle immagini, dipiùattributi c virtù di
Dio
fecero tanti iddii;.eche
gliegizi negli animalie nellepiantepiù proprietàdel
medesimo
Iddio simboleggia-rane•Quindinon
èmaravigliaclw,dove
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