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, ^'ando cammiaa per la citlìi

Nel documento COLLEZIONE m OPERE CLASSICHE (pagine 31-40)

, Riguarda

come un nume

(il che

non

so,se in questi nostritempisi l’usse

Omero

avvenuto, se egli s’avesse detto),sedel poeta, siccome io diceva egli cantò;Eo;^c(xevov S‘àvà àffrw 0sòv tÌTo^6^(ji,ilnostrolatino

Omero

allo ’n-controdissedell’oratore, stimatoe riveri-to dal^ popolo anche

ammutinato

e solle-vato,talmentecheallasolavistadi quel-lolasciaitumulti

pone

giùl’ireesi que-ta:

Tum

, pielate

gravem oc

meritis si forte

virum

tfueniConspexere, sileni ar»

rectisqueauribus adstant.Udite poiilsuo impiegoilsuo potereilsuocredito lasua forza:Illeregitdictis

animos

etpecioni mulcet.

£

qual poeta giunsemai a questo pregio di sedare la sollevazione d’

un

po-polo? di calmare la tempesta e lafuria il’

ima

moltitudine scatenata? digovernare

> 3a

cuori d’ammollire petti? Pure l’oratore viglugne. Talché

non

senzaragionefuda Platone

P

oratoria

come

parte della scien-zapolitica giudicata. Questa

non

solo

re-gna

nel foro e nella pace,

ma

nel

campo

enella miliziaancora:esuouficio èl’in^

^ nanimare e l’incoraggiare i soldati alia battaglia,ealledure imprese diMarte e aifieripericoli della guerra spignerli vo-lonterosimercèdell’incanto poderosissimo,

dienell’aspre congiuntureinboccadi sa-vio capitano

hanno

le parole adattate al

tempo

econelorpicnte energia maneggia-te.

Qic

, se

r

elegie di Tirteoinspiranti l'amore della patria e il disprezzo della morte perlaconservazionee pel ben esse-rediquellapotevanotanto cantate a

suon

di flauti gaerrieri e tantaecosigi-ande im-pressione facevanone’generosi cuori degli onorati cittadini di

Lacedemone,

ioper

me

credo che per incalorire la

pugna

eper

non

temere dell’aspro combattimento va-lesse meglio una fi-ancae nobile diceria militare detta sul

campo

da qualcheloro cccellcote capUauo con quella sustaneiosa

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•Ifrontà propria dell’ eloquenza spartana qualeappuntolacidescrive

Omero

nella personadiMenelao:IlxOpapìv, àiià

>ahyi(U{}cioèpocobensì,

ma

buono

,con

molta giustezza>spiegatoecon bella so- ' norità proferito.

Fu

ritrovata la poesia per dilettare

}l’oratoria apersuadere fu natajanzi la necessitàdel

comun

vdveree delle cosecivililafenascere e la diè fuo-ribellaemagnificae maestosa prole

del-l’umano

intelletto. Il nascimento perlo contrariodellapoesiavolete ivoi rintraccia-re colpensiero?Mirate. Ne’balli ne’ giuo-chi ne’ conviti nelle feste ella nacque e nelle pubbliche allegranze, nelle qualiil popolo stanco dagli affari suole divertirsi ericrearsi e per cosi dire rifarsi; eper

non

sentire ancora tanto i travaglie i guai,ondela vitanostraèpienae circon-data, ricorre aicanti ed alle poesie,co«

me ad

incantesimi salutevoli a magie in-nocenti, che fanno uscire l’

anima

dise stessae dimenticarsiper quel

tempo

, che ella presa per.l’orecchie sta attaccataal diletto,dimenticarsi,dico, diciò, chela

5«^v.D. j

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.gravae1’affligge.

Or

vedete adunqpicco»

me

lapoesiaè

un

nobile divertimentosi,

ma

pure divertimento; la rettorica è

una

faccendacfaccenda seriosa negozio aifaré funzionenecessariaedutilissima.

Ed

, es-sendolanostra vita tra’lserioe

1

diver-timentonecessariamente partitaedifatica mescolataedi riposo, la ricreazione e il dilettone deépossederelaminor parte,

comecclxè1’

uomo

natoè -alla fatica

secon-do

il detto del savio

; e le facoltadia'

questo diletto procacciare principalmente' ordinate più basso fine

hanno

diquelle^

che col veroccolserio:e colle gravi e sodepersuasioniintendonoa

muovere

l’ in-tellettoeda trarre la volontà. Imitatrice è lapoesia;el’

uomo

animale,

come

Ari-stotile l’appella, d’imitazione vaghissimo sidilettanella poesia,

come

in una par-lante pittura,laquale percolori

nobilissi-mi

si serve dei versi e dell’armonia;-.i quali colori stemperati con grazia fanno parere verociò,dieèprospettiva,econ

un

dolceingannodilettano.

Ma

qual poe-sia potrà passare

un

artilìcioso periodo?

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^al

cantopiùdolcesipotràtrovare

-d’u-«’ aggiustata orazionemisuratamente

profc-’

rita?equalgestostudialo di scenico rap-presentante arriveràall’atto edalgarbo, che donalaverità stessa all’oratore?

Ma

saràmeglio cheiocolle stesse paroledel

^

massimo degli oratori il confermi tratte dal libro secondo de’ ilorilissimì dialoghi oratore Poiché dopo avere dettoche nellafacoltàdeidire vi èunatalvaghezza cd

un

tale incanto,dieniente

può

dagli uo-tniniocoll orecchie o collamente gustar-sidipiù soave,esclama.

Qui enim

canlus iììoderatae orcUionispronunliatione dulcior inveniripolest ? (juod

carmen

artificiosa

verborum

conclusioneapiius? qui- actorin imiianda

,quani oratorinsuscipicnda ve-ritaie iucundior? Questo stesso glorioso

romano

facendo riflessione nel

cpmincia-mento

deisopraddetti!libriagliuominidi valore,che nelle sefenze e nelle arti

han-no

fiorito, egli ritrova

un

gran

numero

difilosofi buona

mano

di mattematici e molti umanisti, e in riguardodeipoeti benchéglieccellenti sicnopochi puregli

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«

•ratorìbuoni essere

manca non

ostante' i

premi grandi in ogni

tempo

messi innanzi aquesto studio econtutta lariputazione ericchezze epotenza, cheunatal profes-sione portavaseco, e quantunque ancora moltigiovani dispiritoe desiderosi di lau-de, ingegni bastidireromani, contutto lo sforzovi s’affaticassero.

Or

perchè

a-dunque

con tuttiquestivantaggis\ poco

numero

d’ oratori?

Sed nimirun

,

con-chiude egli, maìus est hoc

quiddam

, quartihomines opinantur, etplurihus

ex

artibus studiisque colleclum.

E un

certo .

chedimaggiore,dice

, questaprofessione diquello,chesicredanogli uominij ed èunacaéa<lapiùartieda piùstudi rac-colta: laondeinunagrandissima

moltitu-,dinedistudianti, in una

somma

dovizia dimaestri, tra ingegnifinissimi e squisi-tissimi,edinunainfinita*varietàdi cau-se, edin amplissimi guiderdoni all’ elo-quenza proposti, di questa scarsezza di buoni oratori

non

altra giustamente si fa a credere egli essere la cagione-die

una

taleincredibile grandezzaedifficultà

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Jell’ affare. Perquestetutteragioni sopra ilpoetaparmiclicdebba essere 1’oratore pi-egialiilissimo, lequali

ho

ioaddotto(in qui più per esercitarmiinquesta parte,

che per avere intenzione colla gloriadel*, l’oratoriad’abbassarelapoesia,alla qua-le tutti i buoni,

come

a cosa grandee diehadeldivino, dconoessere fortemen-te affezionati;

come

fu anche lo stesso Cicerone, che ne trassesuo profitto: nè ioritrattoperciòquello, chealtrove del-l’eccellenza della poesìa sopra l’oratoria

ho

scrittoeinquesto

medesimo

luogo fa-vellato..di’io ben so quanto gloriosa quanto sublime quanto divina cosasiala poesia e

come

gli amici delle

muse

sieno sacriegrandi:

ma

,sealla apparenzadel ntondo edalla

comune

opinionedegli uo-minisi riguarda, la quale,anziché dal-l’intrinseca gloriada pochisaviravvisala, più dal visibile onore e dall’ estrinseco lustrovien tratta adonare altruipregio e valore, gmcchè,

come

disseOrazioj /rm-ft.,qiianlumhabeas,sis e noi nel basso

modo.

di favellarediciamoc/unon

ha non

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è

,

essendolavirtù de’grandipoetiperlo più discorapagaata dalle ricchezzee

man-candole questa pratica e viva eforte te-stimonianzad’onoreeriducendosi perdir così lalor gloriaad

un

vento ad una leg-gerissima aura popolare, chi

non

vede quantoin ciòglioratoriglisopravanzino?i quali oltre allafama grandissimaoltre alla potenza,nella qualefiorivano,crescevano maravigliosamente conquella professionele’

loro sostanze.Testimonio nesieno lemolte bellee fornitissime villediCicerone,per lequali abbellireimpiegava grandi

somme

di danaro, facendo venire dalla Grecia statuee busti d’insigni .maestri,

come

si

può

vedere per le commissioni, di’ egli neda al suo confidente Tito

Pomponio

Attico,acuiinunaletteradice inquesto proposito baldanzosamenteeh’ egli provve-dessepuretuttociò,cheeglistimava chq convenisseperornato delsuostudioed ac-cademiadi Frascati;cglisoggiugne sdier-zandòinsieme edicendoilvero:etarene nostrae confidito.Irostri adunque frutta-vano

non

solo onoredìfama,

ma

onore

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diricchezze

At

ciraini pulpito,nostra

Et

steriles cathedras bastasola crepant; dice de’ poeti, che recitavanc;, alsuo

tem-po,

Marziale. Virgilio avea bisogno che»

Augustoglimandasse ogni giornoilpane per suo sostentamento, ondeper giuoco finsedicrederel’imperadoredi

Roma

fi-gliuolo d’

un

fornaio.Oiaziosicontentava, die Mecenate gli facesse parte del suo

buon

vinoeconpiccola,

ma

cordiale* li-beralità testimoniasse la stima,eh’ci no faceva. Se rimontiamo all’antichità,

ve-dremo un

Omei'o, il quale

dopo

la,sua morte pascètante migliaiadipersone,cioè tanti maestridi scuola,che lo spiegava-no, in vitasuapoveroemendico andare tapinando pel

mondo

j onde con questo fortemotivos’ingegnava il padred’ Ovi-dio di ritrurlo dallo sterile studio della poesiaedapplicarloalfruttuosodelle leg-' gi;Saepe ptUer dìxit:studium

quid

inu-tiletentasi

Maeonides

nullasipse reliquit opes.

U

Tasso,

come

a\r\'ertc l’ingegnoso franzese Balsac, riportò in Italia quello stesso vestito,ciréayea portatoinFrancia

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