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DISCORSO XCIX

Nel documento COLLEZIONE m OPERE CLASSICHE (pagine 41-47)

Se

V

impresed’Alessandro fusscroparto di felicetemerità odi prudentevalore.

Xlanno

questodiproprioignindiperso*

naggi, che sono invidiati, nonso

come

, fino dalla postcritii, la quale in vecedi fargiustizia alloromerito vuoleattribuire laloro felicità

and

aregalo della sorte cheaproduzionedelloia valore. Ila cor-saquesta

medesima

fortunaAlessandro,del quale si

può

ditechetessaun’ accusaTito Livionellib.9.della prima deca,ove a bella posta digredisce nella questione,se Alessandroavesse voltatetuttelesuearmi iu

Europa

efusse venutoalle

mani

co’ ro-mani, checosane sarebbe egli avvenuto.

Esagera pertutto la fortunad’ Alessandro' echeeglimoriin età, chenon avea po-tutoprovarela contraria.

Adduce

ildetto d’Alessandrore deli’Epiro feritoin guer-ra mortalmente, cioè che Alessandro il grande avea avuto diefarecon

femmine

,

£ qu

el, che toccailsuo troppo ardiit

4i

nel cacciarsiincongiunture dìperderela vita aspropositoechelodipigne per im-petuosoctemerario, sièallora,dieegli dicequésteformali parole; frgo invictus

Alexander cnm

invictisducibusbella ges-sisset et eadenifortunae pignorain di-ecrimendetidisset,

imo

etiameo plus pe-riculisubisset, fjuod

macedones unum A-lexandntm

habuissentmultis casibus

non

solum

obnoxium

, sed etiam ojferentem se;

romani

multi fuissent

Alexandro

vel gloria vel

rerum

magnitudine pares,

quo-rum

suo quisque fatosinepublico

discri-mine

vivercimorereturque

.

Ma

contra que-statacciadataad Alessandro da Livio tut-to gonfio dellagloriade’ suoi romani ser-ve

come

d’apologiailtrattatodiPlu'arco autore gravissimointitolatodella fortuna o del valore d* Alessandro

,

in cui egli con isquisite ragionista perla partedel valore d’Alessandro, abbassando quella dellafortuna,che conessoardisce di con-trastare.

E

chealtro

,dice egli,sipossono chiamareleferiteelepercosse, die egli, incombattendogenerosamente, ricevette.

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SUB

non

-cifre

A

glori* e contrassegni di virtùedivalore? ISardabapaliingrassati all’ombradiregia oziosità tutto possono riconoscere dalla fortuna;

ma

irtcoloro,

chealsole al

campo

alla polvere

vanno

ad incontrare i'pericolicon

animo

forte' perispirarecoll’esempioimedesimi senti-’

mentid’onore<nelle schiereda se guida-te,

come non

èegliquestoesennoeco-' raggio? Alessandro amante d’ogni bella

greca disciplina

, edella poesiaontCrica quantod’ altra cosa,

'vaghissimo, 'dondo' trassela tantorinomata macedonica falan-ge,ebbe certamente in cuore l’elogio chefaalgrangenerale de’greci ilpoeta inquel verso:A’jjt(pozepovjSatrtXeùjt’ùyxOis jtpaxepòjt'ùi^jjinrrii.

Due

coseeraei:

buon

re eguerrierprode.

Sdegnò

l’aspro altie-ro giovane quel diadema, che presodaila'

mano

della natura gli circondò alle tem-pie la regiafortuna;e volle di sulla pun-ta della lancia prendere esso, colle sue

mani

,militaricorone, le qualiinnaffiòe nutrì co’suoi sudori e col suo sangue.

Volle esserein

somma ua

re soldato,e,

j)«rcbè più volentieril’ubbidissero isuoi glierrieri.vassalli, non.siprese-perse 50-laiueiue la dalcesza del comandare, e i frutti,delle loro fatiche sedendo, attese

ma

all’asprezza de’ pericolisisottopose;e

.

partecipe della duravita,edegli affanni editutte lemalagevolezze

compagno

for>

tali uomini di guerra, che

dopo

la suamorte furono capaci, siccome avven-ne,d’esseretantiregi.

Del

restoche

un

giovane sul fioredell’età, caldodidesio digloria, inpoco piùd’undici annicon trentao quarantamilasoldatinazionitantoi

bellicoseediversedicostumie di linguag-6.‘ greco imperio sottomettesse, talché laterra,

come

stanelsacro lesto,alsuo cospetto..tacesse,

non,

è-questo parto di, felice temerità,

ma

bendifortunatovaio-, le.

E

cheipersiani, de’quali Liviodice

praedam

verius guani haslem,

non

fosse-rogente cosi dispregevolein

arme

lo di-chiaranolebattagliesanguinose

,

,chetalo-,

raebbe con quelli; e ilsaCrasso, che

,

coll’insegne

romane

daipartirazzadi per-siaot iuyolatcgli fu sconfitto abbattuto e.

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sorto;

e'i qualidicdérò setnpK'tnoltu -briga ai romàni imperadori.

Comunque

sia,.l’ uscirefuoridelsuopaesea tentare

I

nuove

e raaravigliose conquiste il«volgere learmivittoriosede’suoi,addestnti

pri-;

ma

edagguerriti nelle guerre de’ greci e degl’illirli

,contra1’Asia centra1’AffricsL e contra l’India e<portare a sconosciute genti, lafama del

nome

greco

non

si-pu6 abuonaequità,

domandare

se

nou

*

un

no-bileevastoeglorioso disegno.

Aveva

e-gliiu capo di ridurre e grecie barbari tradilorosemprestatidiscordiinuna a-michevolepace ed unioneecheilgenere

umano

, se perluifaresipotesse,da

un

soloimperiorettoegovernato,venissead essere.come;

un

grandee belcorpodi va-.fie

membra

:s\,

ma

animale da..un solo spirito.Nel suoesercito anuovefandosi al-cunitra^grecialtritra’barbarie perciò es-sendocidistinzionetralorosemenzadi di-.scordia,disse Alessandro

non

conoscere al-tradifferenza se

non

de’ buoni, e de’catti--vi,donde cavò

un moderno

gran capitano quel det^o, che iuterrogiito qualifussera

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Migliori soldati.didue contràrienazioni, rispose

non

sapere chevilusseròal iuon>

do

se

non

due nazioni, l'una di valenti l’altra di codardi e queste essere sparse pei’tutto.Voleva

adunque

ilgrande Ales-sandro fareil

mondo

una gran monarchia ed affezionare al suo governo e greci e barbari:ondeilvestireallapersiana, che egli cominciò ad usare, che Liviogli at-tribuiscea.superbiaedavanità, Plutarco illa

un

trattofìnissimo dipoliticaper con-ciliarsi gli animi de’ novelliconquistatie' per fare

una buona

tempera cleggiadra miscliianza de^genie deglianimidelledue

Uno

alloradiverseeseparate esempre ni-michcnazioni. Tutto il suoguerreggiare era,diceegli,

un

filosofareed una

brama

nobilissima di reggentilirela barbarie; di addomesticareciò,cheera strano; di spar-gerepertttttolagrecareligione-e seminar-rcfinnelle più .rimote contradelagreca civilitàdisciplina e costumi. Per condur-requcs'o lavoro

non

pote^'aegli'prendere Tordinariemisure dell’umanaristretta pru-sleiiaI Bisognava cheegli girdin\os(rasse in

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un

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