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DISCORSO cxin

Nel documento COLLEZIONE m OPERE CLASSICHE (pagine 184-190)

stranoe,•

come

quel.romano diceva- bop-, landoside’filosoiì, sogno d’infermo,non.

è talliostrano, ogni-volui tche>co’ princi-pidiquei.illosófi,che1’.hanno detto,si congiugne;

ma

,setraqueste

due

opinio-ni della trasmigrazionedell’nnimene’ cor-pie della rmnovazione del

«mondo

io a-vessiadillinirequale

a

noipossa sembra-repiù strana,..io direilaprima,se

non

a’intendessemoralmente<esottoallegoria; laseconda è alla nostra verace credenza più somigliante, mentre

dopo

lafinedel

mondo

siamo sicuri d’^averea tornare in

anima

>ein

.cupo

-per -appuntogl’ istessL.

DISCORSO cxin.

Se pìàritiri

V uomo dal

vizio lagiustizia

umana

o la divina.

I

Se

la giustizia divinafacesse la'dovuta impressionesullementidegliuominie'

da

quella,

come

da sovrana duce, si lascias-serogovernare,beatisipotrebberoagran ragione chiamare, e quesio'basso

mondo

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tinel senso e nellamateriasepoltt, poco

sollevano lo -sguardo amirare le .cosedi la,è -statonecessariol’introdurre

T uma-na

giustizia,'come scuola de’miscredenti e

come un

salutevolericordo e apparec-'chiamento.afarConoscerela divina.

Que-ste

due

ancore ci vollero per fermareil troppomobile nostro pensiero nè bastò

r

ancorasacra e principale della divina, .giustizia, che.fu

d’uopo

dipiùricorrerà allaminoredella

umana

, la quale,

per--ciocché.più 'evidente,'.fissa maggiormente lo spirilo soverchiamente>rago é ondeg-giante, acciocché'trapor tato fuori di-se stesso

non

’l>aUainiscoglidiperdiziamee

non

Testiinfelicementeinquella -sommer-so.

Non

senzamisterolalingua-santa ap-pellaigiudici iddìi, poiché sono quaggiù ministri<edmterpetrldel

sommo

evero giudiceIddio,'e‘dell’eterna giustizia,'che

a

tutto'il

mondo

sovrastò,in-quel

modo,

che per'noisìpuote,-esecutorì.

La

consi-derazione della divina

ed

il timore di

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^ellà

vivamente appresaèalloaritrarre

ed

a tenerelontano dal*vizio'ognicuore più duro

;

^rciocchè

^chi èquegli, che nimico dil'iovolessekicappare nellesue

mani

eprovarequanto sienoasprelesue ire i suoi flagelli? Certamente chi

ben

lo pensasseninno.

Ma

cosipresici

tengo-no

leaflascinanlilusinghedeisensi e l’ad-dormentata ragionee con mortifericanti allacciata via ne portano l’empie sirene dellevoluttà, che alleminaccedella di-vina:giustizia

Mam

sordi, eper risvegliar-ciemetterci insennoaccorre anostroprò

r umana

, che nello stesso affliggerci ci benefica,spaventandociciriordina ecruo*' dandociciperfeziona.

A

quegli uomini

a-dunque,

che più secondolaragionee

se-condo

lafedevivonoeche

non termina-no

lalorojcorta vistaa queste cose trai>

sìtorieemortali,

ma

checredendoesserci altravitadapassarsi ineterno ofelice

o

infelicegiustailoro meriti,o demeriti sot-toilgiustissimoregno della provvidenza di

Dio,

a questi uominiiodico che più la giustida'divina, dte li’ujoana, iack

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levallemandare. Glialtri,chepiùsccon-'

do

lacarnevivonoeilpresente

riguarda-no

eche ritrosi sono allé divine'verità,

più dalla giustizia degli uomini saranno indietro tenuti

, perchè negli eccessi,

ove

la loro inconsideratezza corre,

non

tra-bocchino; a’qualico’ flagelli alla

mano

si

può

dire che inCuoni 1’

umana

giustizia: dìscite iustitiam moniti et

non

temnere divos.1legislatori savissimi, conoscendo ilbell’ordine della provvidenza, che re-gnasull’universo e veglia in particolare maniera sulle azioni,di quell’animale di ragion dotato,chesente deldivinoeche perlasomiglianzadellasua

mente

ècaro a

Dio

, ebbero perprincipale loro solleci-tudinel’imprimereavantiatutteleleggi l’utileterrore dellamaestà divina, ed

un

talribrezzoneglianimi miserodella incor-rottaesevera giustizia sua. Imperciocché vcde\ano che a coloro, ne’qualiquesto timore principio disaviezza fosseben pe-netrato, poco sarebbero abbisognate le

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^costituzionieleleggi.-"Pure tuttavia p«*

'quelli,a’qualiquesta considerazionenoti bastasse, 'escogitaronomaniera, chegli te-nesse dentro al dovere e, seilimitidi quellopassati avessero, con salubrepetùi vegli -rimettesse. Giacché,'adunque,ciè statobisogno dileggi equelle-è bisogna-to farlevalide esante coi gastighi,fadi

‘mestiericonfessare che colpa e vergogna nostra gli 'uomini più si ritraggano dal malfaredallapaura dell’

umana

^giustizia-, che dallo spavento della divina, .percioc-ché quella é più evidente più presente e piùa’sentimenti -soggetu

; l’altra,

sebbe-ne

certissima, pure negliabissidella im-mensità nascosae nelletenebre dellafede rinvolta

non

percuote cosi fortementela fievoleematerialefantasia nostra. 'Oltre-.

cliècollapazienzaecollalonganimità tem-perata

non

'da cosiprestamente a cono-scere‘quantosia grave e pesantee

come

ella sia per compensare la tardità colla gravità delsnpplicio.

Del

resto,dati

due,

che ugualmentefusseropenetratidal timo-re,questidella

umana,

queglidelladivina

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giùstizia,.io.

non

dubito punto<che 'mag<^

gior forza,non. abbiaa ritirare- dal.vizio, questa,che quella

,poichéiltimoredegli uomini, può.cessare-secondole congiuntu-re.de’tempi,il.timoredi

Dio

.

no

, che è semprel’istesso

éd

a guisadell^ tempora--li.signorìe

mai

non.si.

muta.

DISCORSO

CXIV..

Per

qual cagionegli

uomini letteci

sieno fnù accreditati fuori delleloropatrie

che-nellemedesime...

'P

" ^

Xli notoildetto

di'Medea

presso

Euripi-de

, rapportato>da-Cicerone-nelle pistole scrittea’suoi familiari, che-molti Iranno-fattobenei.fattiloro,lungidallapatria»

ed' altri, perocché- sempre-iniesse- loro, piacquedidimorare,

non

furono granfat-.

ta approvati.

E

notissimaèlaparola del-lo,evangelio: niitnprofeta accetta è nel suo paese

E

pure sembrerebbetutto il contrario dovere addivenire conciossia-chè.laragion della nascita e’l’usanza

e-/ /

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