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epn grande' stupore la yeggiamo. Ora il

Nel documento COLLEZIONE m OPERE CLASSICHE (pagine 72-81)

ben cento prodezze d’ armi

e

,

gentilezze d* amori v’ erano, sparse

.

Queste narrazioni vennero ad essere per più vaghezza poste in rima

,

la

-

quale fu una magia d’ orec-chio

,

che

,

cominciala per avventura ne*

versi latini chiamati leonini

,

a tutte le lingue volgari

,

come un dilettoso conta-gio,

si

stese. £d una folta schiera di

poe-ti

provenzali

,

andando attorno per le

cor-ti

de’ grandi signori cantando,.

i

suoi

amo-rosi pensieri dispiegava in quella lingua

.

stimata allora a quella

.

sorta di componi-menti attissima ;.e

i

siciliani e. gl’ italiani in somigliante guisa amorosamente poeta<^

rono

;

€ r amore

si

può dire

,

fu

il

mae*

stro e r inventore della volgare poesia, ed

egli le diede semenza e cominciamento

;

dal quale ella vigore e forza prendendo da sublimi ingegni coltivata a quella altez^

M pervenne

,

alla quale oggi sormontata

epn grande' stupore la yeggiamo. Ora

il

nostro Dante fu

il

primo

,

che,

essendo-si da prima nelle .ao^orose rime

,

esercitato

ma

, per disusato

cammino nuovo

volo prendendo, concepì

un poema

di profon-dissimo sentimento, descrivendofondo

a

lutto1’univei%o,e luttociò, eh’ei

sape-va

,€ sapeva moltissimo,dicendoè

dicen-do

ottimamente^

Bene

ilsuo

nuovo

stile glifeceonoree in vita e poscia, cin

o-^ni

tempo

glielfarà.

Fu

ilsuo

poema

po-co

dopo

la sua morte-einPisa ein Fi-renzepubblicamente letto, comentato in latinoein toscanoedarcttoricieda teo-logie dagiuristi.

Le

sue canzonifinoin suavitadalfamoso musico'diqneitempi Casellacondilettocantate,com’egli atte-stanel suo

poema

; le quali

come

sono fortiinsiemeeleggiadre!

£

isuoisonetti quantosugosi e soaviI e perlopiùcon quellatestura diterzetti, chesi

rispondo-no

allerime alternatamente ed a vicenda;

laqualeinoggt più aggradaedè segui-tata

come

più dolce; laddoveil Petrarca e ’l Casa per essere forse più gravi

da

quellas’ailoutanarono.

41 numero

dantesco

74

*

e’lsuonode’ versi

cammina

con

una

na>

turalemaestànè ha bisognod’essere rin-fiancatoda piùvocali,che,facendo entra-re

r

unaparolanell’altra,faccianoil ver-so più pienoepiùnumeroso. Senza que-st’incavi tutto d’

un

pezzo*si sostieneil suo ver&o da perse

medesimo

e senza ap-parente manifatturaègrande si perl’ al-tezza del sentimento s^ perlaforza

del-Y

espressione pienad’una inaravigliosa e-videnza.Trasformasieglinellecose e y’ a-dattaparole tali, che le segnanosi giu-sto,die

non

sipossono avoler dire quel, eh’ cgl'intende, con altrescambiare. Sco-pri egli lamibierainesausta delnostrobel parlareeandovvia fondoe fece vedere quanto vaglia lanostra lingua; la quale ne’suoi principi balbettando d’

amore,

giunse pervirtù delnostroDante ad arti-colare scienzeeda scolpire cose pienedi filosofiapienedidivinità. Molto dee per vero dire la nostra lingpua al Petrarca

,

che,lasciandosi addietro digran lungai trovatoriopoetiprovenzalieitoscani ri-matoriantichi, fu autoredistile vago«

Digi::, Cìoogli

ne.]yia

non

ascidelsuo

amoroso

sogget-to, nelquale perdisacerbare cantandoil suoduolo più che per cercargloriaegli s’esercitò;

onde

sentendo1’applauso, ch’e-gline ricevevadal

mondo,

il quale face-vade’ suoileggiadridetti conserve, forte maravigliatoesclamò:

S'iavessicredulo chesìcare Fusserlevoci de' sospir miei'n

rima

, Falle

V

avreidal sospirar

mio prima Jn numero più

spesseinslilpiù rare.

La

sua

adunque maggi

oae applicazioneil suo studio più veemente funel latino

i-diuma

, nel qualeegli trattò<s\inprosa

come

in versimolte e molte cose

erudita-mente

moralissimetutteemagnifiche. So-loper gli amori perleleggiadrieperle tenerezzegentiliperlifioridibelparlare inmateria di corteseed onesto innamora.-mento'riserbò lanostralingua;e,siccome ilBoccaccio seguendo1’

orme

onorate del suo

buon

maestro il Petrarca trattando coseerudite,

come

lagrande operadella

0

descondenzadegl’ iddìi etantealtre,latina*

mente

,cioè nellalinguadei letterati,nel volgar nostrofiorentinosimisesoloa

com-por romanzi edanovellare,cosial Petrar-catraglistudipiùgravimaneggiatidalui in latinofu la nostra lingua nel canzo-niere

amoroso

adoperatapercosidire

uno

sfogo ed un> diporto.

Ben

èveroche anco

i divertimentide’grandi uomini sono pre-ziosiedutili; anzi in questi

due

sopran-nominati quel,cK’e’venneroafare

come

per

un

soprappiù,riuscìilpiù5onde per lotoscanoincomparabilmente meglio, che perlolatino

, furono e sono e saranno chiarie

memorandi

. Pure

Dante

all’

uno

€all’altro diquestimaestridinostra

lin-gua

fu maestro;echiattentamentenei lo-roscrittirisguardaviravvisa delle bellezc-zétrattedaquell’antico,.che

non

,

come

essi

,per passaggioeperpassatempo,

ma

ditutta forzaecon tutto lo spirito ad abl>ellire ed innalzare la nostralinguasi volse. Si trovadi luiin latino

un

piccol librettointitolato,

come

sapete,

de mo-na

ixìdajclic,

come

BiancoeiTaffezionato

DigiilzedbyGoogli

allesue tre canzonispiegatedalui

dotU>

mentenelconvivio

non

comentolatino,

come

usavainquei tempi,vi pose,

ma

toscano; edillibro

de

vulgari eloquio, sepure è suo, fatto stampare in Parigi dalnostro CorbineUi, se bene composto in latinoper farlo comunicabile a’più e peressereprecettivo, pure tuttomira al-l’abbellimento

ed

allaperfezione di nostra lingua,ragionandodellamanieradel com-porreinessae del dire inrima.

Suo

in-tendimento eradi distendereilsuo gran

poema

in latino e già in quella lingua, v’avea dato cominciamento,<

come

afferma ilBoccaccio nella sua vita;

ma

tratto, credoio,dalla dolcezza della patria,alla quale,bendiè pocoverso di lui amorevo-le, tuttavia era egliaffezionato mutato pensiero,simessea dettare inquello

am-mirabiltuono Nel

mezzo

del ccvnmin di nostrai>ita la.suagrande opera;la qua-lecorrendolastessa fortuna, chei

poe-mi

d’

Omero,

quantunqueil)varie guise

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,8

criticatae flagellata, lodatissimasempre e dagl’intendentiapprovata si rimarrà.

E

beatochiavràtanta accortezza da discer-nernelabellezzaeda

pesame

il valore

,

talché collesue sentenze,

come

contante stelle

, possa fregiarne ed illuminarne i suoi

componimenti

.

Come

lapoesia d’

O*

mero

ediVirgilio, cosiquelladel nostro Dante

hanno un non

so qualproprioca*

rattere,chebentosto edileggierisidan*

Itoa conoscere per partodiquegl’ ingegni natiper onorediquelle lingueeper or-nanientodelleloro nazionie per

ammae>

stramentodituttel’età'

E,

siccome

Ome-roanti<^issimoeperfettissimopoeta si ser-vi di tuttiidialetti o linguaggi di

Oe-cia,talchéparecheegliconaltra lingua abbiaparlato,

come

affermadeipoeti gre-cipressoCiceroneAntonio, coSiilnostro impiegò'vociditutta Italiae diProvenza ancora perispiegareisuoistraordinari con-cetti.

Onde

'perquesto

da

alcunistomachi troppo delicati per

non

dire deboli non.

viene cosi gradito,

ed

alui,

come

più leggiadrouelleparalejanteposto

U

Petrarca

^

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e

non mancano

in.oltre di grandi inge-gni, che affascinati dallaperpetua e

non

mai'alterata leggiadria'del Petrarca

non

così mostrano d’ approvare la‘franchezza di Dante, interpretandola manchczza di acelta, e rozzezza anzi che

no

; i qua-li,seconsiderasserolamateria del Petrar-ca una e facile e piacevole e

da

altri molti maneggiata, il quale pure

non

fu tanto schivo, ches’astenesse deltutto

da

vocistraniere e provenzali, e dall’altra

banda

discretamente riguardasserole tante esìvarie estrane ed alte e scure tose, dicui ìii^prese

Dante

acantare, e

come

n’ esce

ad

onore, sonsicurissimoche, ac-carezzando il Petrarca,

non

resterebbero d’ammirare

Dante

editenerloinpregio

come

cheeglieressedi pianta

un

ammira-bileediliziodipoesiarappresentanteletre abitazionidell’altro

mondo,

delle quali la pihbassaè per avventuraall’usanzadelle nostrefabbriche, di bozzipiù aspramente e più ruvidamenteincerto

modo

fornita; 1’altredue,che salgono, di

mano

in

ma-no

piùlisciateepiù polkeepiù allegre.

8o

per alcune voci

comuni

a quelsecolo, e inoggi,

come

vail

mondo

, dismesse, ci

dobbiamo

noiributtare da quelle tan-te, che l’odierna pulizia

può

di.buon grado ricevere, e potendo noifiorentini particolarmente,a’qualiè toccata la bel-laventuradinascere in seno alle grazie toscane,

ben

discernere ciò, eh’èbello anchein oggi,

da

ciò,eh’èriprovato, ci ai apre più largo

campo da

fare nostro profittoin

Dante

delsuo austero delsuo riccodelsuo maestcvoleedelsuo forte

,

che del Petrarca, chesolo

può

insegnarci ilgentileilvagoildolceedilleggiadro.

Questiciè scortaall’amoroso solamente; quegliad ognistile, che ci.facciajd’

uo-po, può

porgerci

lume

efarcistrada. »

;

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