ben cento prodezze d’ armi
‘e
,gentilezze d* amori v’ erano, sparse
.
Queste narrazioni vennero ad essere per più vaghezza poste in rima
,la
-quale fu una magia d’ orec-chio
,che
,cominciala per avventura ne*
versi latini chiamati leonini
,a tutte le lingue volgari
,come un dilettoso conta-gio,
sistese. £d una folta schiera di
poe-ti
provenzali
,andando attorno per le
cor-tide’ grandi signori cantando,.
isuoi
amo-rosi pensieri dispiegava in quella lingua
.
stimata allora a quella
.sorta di componi-menti attissima ;.e
isiciliani e. gl’ italiani in somigliante guisa amorosamente poeta<^
rono
;€ r amore
sipuò dire
,fu
ilmae*
stro e r inventore della volgare poesia, ed
egli le diede semenza e cominciamento
;dal quale ella vigore e forza prendendo da sublimi ingegni coltivata a quella altez^
M pervenne, alla quale oggi sormontata
epn grande' stupore la yeggiamo. Ora
ilnostro Dante fu
ilprimo
,che,
essendo-si da prima nelle .ao^orose rime
,esercitato
ma
, per disusatocammino nuovo
volo prendendo, concepìun poema
di profon-dissimo sentimento, descrivendofondoa
lutto1’univei%o,e luttociò, eh’eisape-va
,€ sapeva moltissimo,dicendoèdicen-do
ottimamente^Bene
ilsuonuovo
stile glifeceonoree in vita e poscia, cino-^ni
tempo
glielfarà.Fu
ilsuopoema
po-codopo
la sua morte-einPisa ein Fi-renzepubblicamente letto, comentato in latinoein toscanoedarcttoricieda teo-logie dagiuristi.Le
sue canzonifinoin suavitadalfamoso musico'diqneitempi Casellacondilettocantate,com’egli atte-stanel suopoema
; le qualicome
sono fortiinsiemeeleggiadre!£
isuoisonetti quantosugosi e soaviI e perlopiùcon quellatestura diterzetti, chesirispondo-no
allerime alternatamente ed a vicenda;laqualeinoggt più aggradaedè segui-tata
come
più dolce; laddoveil Petrarca e ’l Casa per essere forse più gravida
quellas’ailoutanarono.41 numero
dantesco74
*
e’lsuonode’ versi
cammina
conuna
na>turalemaestànè ha bisognod’essere rin-fiancatoda piùvocali,che,facendo entra-re
r
unaparolanell’altra,faccianoil ver-so più pienoepiùnumeroso. Senza que-st’incavi tutto d’un
pezzo*si sostieneil suo ver&o da persemedesimo
e senza ap-parente manifatturaègrande si perl’ al-tezza del sentimento s^ perlaforzadel-Y
espressione pienad’una inaravigliosa e-videnza.Trasformasieglinellecose e y’ a-dattaparole tali, che le segnanosi giu-sto,dienon
sipossono avoler dire quel, eh’ cgl'intende, con altrescambiare. Sco-pri egli lamibierainesausta delnostrobel parlareeandovvia fondoe fece vedere quanto vaglia lanostra lingua; la quale ne’suoi principi balbettando d’amore,
giunse pervirtù delnostroDante ad arti-colare scienzeeda scolpire cose pienedi filosofiapienedidivinità. Molto dee per vero dire la nostra lingpua al Petrarca,
che,lasciandosi addietro digran lungai trovatoriopoetiprovenzalieitoscani ri-matoriantichi, fu autoredistile vago«
Digi::, Cìoogli
ne.]yia
non
ascidelsuoamoroso
sogget-to, nelquale perdisacerbare cantandoil suoduolo più che per cercargloriaegli s’esercitò;onde
sentendo1’applauso, ch’e-gline ricevevadalmondo,
il quale face-vade’ suoileggiadridetti conserve, forte maravigliatoesclamò:S'iavessicredulo chesìcare Fusserlevoci de' sospir miei'n
rima
, FalleV
avreidal sospirarmio prima Jn numero più
spesseinslilpiù rare.La
suaadunque maggi
oae applicazioneil suo studio più veemente funel latinoi-diuma
, nel qualeegli trattò<s\inprosacome
in versimolte e molte coseerudita-mente
moralissimetutteemagnifiche. So-loper gli amori perleleggiadrieperle tenerezzegentiliperlifioridibelparlare inmateria di corteseed onesto innamora.-mento'riserbò lanostralingua;e,siccome ilBoccaccio seguendo1’orme
onorate del suobuon
maestro il Petrarca trattando coseerudite,come
lagrande operadella0
descondenzadegl’ iddìi etantealtre,latina*
mente
,cioè nellalinguadei letterati,nel volgar nostrofiorentinosimisesoloa com-por romanzi edanovellare,cosial Petrar-catraglistudipiùgravimaneggiatidalui in latinofu la nostra lingua nel canzo-niereamoroso
adoperatapercosidireuno
sfogo ed un> diporto.Ben
èveroche ancoi divertimentide’grandi uomini sono pre-ziosiedutili; anzi in questi
due
sopran-nominati quel,cK’e’venneroafarecome
perun
soprappiù,riuscìilpiù5onde per lotoscanoincomparabilmente meglio, che perlolatino, furono e sono e saranno chiarie
memorandi
. PureDante
all’uno
€all’altro diquestimaestridinostra
lin-gua
fu maestro;echiattentamentenei lo-roscrittirisguardaviravvisa delle bellezc-zétrattedaquell’antico,.chenon
,come
essi,per passaggioeperpassatempo,
ma
ditutta forzaecon tutto lo spirito ad abl>ellire ed innalzare la nostralinguasi volse. Si trovadi luiin latino
un
piccol librettointitolato,come
sapete,de mo-na
ixìdajclic,come
BiancoeiTaffezionatoDigiilzedbyGoogli
allesue tre canzonispiegatedalui
dotU>
mentenelconvivio
non
comentolatino,come
usavainquei tempi,vi pose,ma
toscano; edillibrode
vulgari eloquio, sepure è suo, fatto stampare in Parigi dalnostro CorbineUi, se bene composto in latinoper farlo comunicabile a’più e peressereprecettivo, pure tuttomira al-l’abbellimentoed
allaperfezione di nostra lingua,ragionandodellamanieradel com-porreinessae del dire inrima.Suo
in-tendimento eradi distendereilsuo granpoema
in latino e già in quella lingua, v’avea dato cominciamento,<come
afferma ilBoccaccio nella sua vita;ma
tratto, credoio,dalla dolcezza della patria,alla quale,bendiè pocoverso di lui amorevo-le, tuttavia era egliaffezionato mutato pensiero,simessea dettare inquello am-mirabiltuono Nelmezzo
del ccvnmin di nostrai>ita la.suagrande opera;la qua-lecorrendolastessa fortuna, cheipoe-mi
d’Omero,
quantunqueil)varie guiseDigitizedbyGoogle
,8
criticatae flagellata, lodatissimasempre e dagl’intendentiapprovata si rimarrà.
E
beatochiavràtanta accortezza da discer-nernelabellezzaeda
pesame
il valore,
talché collesue sentenze,
come
contante stelle, possa fregiarne ed illuminarne i suoi
componimenti
.Come
lapoesia d’O*
mero
ediVirgilio, cosiquelladel nostro Dantehanno un non
so qualproprioca*rattere,chebentosto edileggierisidan*
Itoa conoscere per partodiquegl’ ingegni natiper onorediquelle lingueeper or-nanientodelleloro nazionie per
ammae>
stramentodituttel’età'
E,
siccome Ome-roanti<^issimoeperfettissimopoeta si ser-vi di tuttiidialetti o linguaggi diOe-cia,talchéparecheegliconaltra lingua abbiaparlato,
come
affermadeipoeti gre-cipressoCiceroneAntonio, coSiilnostro impiegò'vociditutta Italiae diProvenza ancora perispiegareisuoistraordinari con-cetti.Onde
'perquestoda
alcunistomachi troppo delicati pernon
dire deboli non.viene cosi gradito,
ed
alui,come
più leggiadrouelleparalejantepostoU
Petrarca^
DigitizedbyGoogle
e
non mancano
in.oltre di grandi inge-gni, che affascinati dallaperpetua enon
mai'alterata leggiadria'del Petrarcanon
così mostrano d’ approvare la‘franchezza di Dante, interpretandola manchczza di acelta, e rozzezza anzi cheno
; i qua-li,seconsiderasserolamateria del Petrar-ca una e facile e piacevole eda
altri molti maneggiata, il quale purenon
fu tanto schivo, ches’astenesse deltuttoda
vocistraniere e provenzali, e dall’altrabanda
discretamente riguardasserole tante esìvarie estrane ed alte e scure tose, dicui ìii^preseDante
acantare, ecome
n’ escead
onore, sonsicurissimoche, ac-carezzando il Petrarca,non
resterebbero d’ammirareDante
editenerloinpregiocome
cheeglieressedi piantaun
ammira-bileediliziodipoesiarappresentanteletre abitazionidell’altromondo,
delle quali la pihbassaè per avventuraall’usanzadelle nostrefabbriche, di bozzipiù aspramente e più ruvidamenteincertomodo
fornita; 1’altredue,che salgono, dimano
inma-no
piùlisciateepiù polkeepiù allegre.8o
Nè
per alcune vocicomuni
a quelsecolo, e inoggi,come
vailmondo
, dismesse, cidobbiamo
noiributtare da quelle tan-te, che l’odierna puliziapuò
di.buon grado ricevere, e potendo noifiorentini particolarmente,a’qualiè toccata la bel-laventuradinascere in seno alle grazie toscane,ben
discernere ciò, eh’èbello anchein oggi,da
ciò,eh’èriprovato, ci ai apre più largocampo da
fare nostro profittoinDante
delsuo austero delsuo riccodelsuo maestcvoleedelsuo forte,
che del Petrarca, chesolo
può
insegnarci ilgentileilvagoildolceedilleggiadro.Questiciè scortaall’amoroso solamente; quegliad ognistile, che ci.facciajd’
uo-po, può
porgercilume
efarcistrada. »;
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