guerra e le accortezze politiche e
inego*
ziali più
fini''egli seppe Con tanta purità leggiadria schiettezza e naturalezza rappre-sentare e dipignere
,
che
,come verissima*
mente dice Cicerone
,le note e memorie
>«he egli distese delle cose da lui fatte, spa-ventarono
ipiù sensati dal comporre da quelle la giusta istoria
.Si può dire
la penna gareggiasse colla stia spada e che egli sapesse altrettanto ben dire
,
quanto coraggiosamente operare
,e che alla gran-dezza delP opere corrispóndesse la dcscri*
zione' delle parole giusta al precitato ver-so del maggior greco poeta
.Questi suoi commentari preziose consèrve de' suoi gi-an fatti gli hanno dato al pari delle azioni medesime nome immortale
.E questi
cre-do che fussero quei libri
,de’ quali egli era tanto gèloso che non
sibagnassero dall’ acqua e cosi
siguastassero
,quan-do per testimonianza di Svetonio,.in Ales-sandria essendo all’ attacco d’ un ponte
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costrettoda
una
improvvisasortitascampò
inimo
sclnfo,donde
perlasoprawegnente
moltitudinede’ suoi, cheprecipitosavisi buttava, forzato a salvarsianuoto»
per' lo spaziodidugento passi finoacchè tro-vasse Ultanave,dove
aggrapparsi, porta alto colla sinistrailibri, co’ denti
tenen-do
ilpaludamento
ovesta imperatoria,
perchè
non
andassero spoglia deniiuici.
Da
questi libri,che sonoilfioredell’ ar-te della guerra e insieme della piupura
latinalingua,siricavanolemaniere,fino ald'id’oggicon
raaravigliosa utilità pra-ticate»dèlie circonvallazioni e degli asse-dije,quantunque
ifatti ai detti preva-gliano,nè
paragonare per avventura si possala gloria, che viene dall’armi,a
quella, chedalle letteresiraccoglie, pu-re,se questenon
fossero, die le azioni de’grandi personaggidiguerra perpetuasse-ronellamemoria
de’ posteri consacrandole all’eternità dellafama
, quelle presto pre-stosiricoprirebbero dall’ oblioed
inquelmedesimo
stato appresso noi sarebbero,come
, se fattenon
fossero. Credete voi,
diceilgiudiciosopoetaOrazio,che avanti
ad Agamennone non
sienostatialmondo
moltivalorosi? Certo chesi;ma
di loro sièal buio,perciocché
non hanno
avuto scrittore. Vixtre, fortes anteAgamemno-na
Multi:sedomnes
illacrjmabiles Ur-gentur, ignotique longa Nocte, careni quia vate sacro. Fare cose degnedi sto-riaèlode a Cesarecomune
con molti;ma
lemedesime
sapereraccomandare agli scritti con ìstile sodoe purgatooh
che questagloriaè rara e singolare;come
ap-pressodei greci inSenofonte chiamato per ladolcezza disuafavellalamusa
attica il qualeeprofondofilosofo ecapitano at-tentissimo efamosissimo storico dellesue cosemedesime
riusci.Oh come
viene al-loradalpettoc dalcuoreil ragionamen-to,quando
i concettinon
sonofigliuoli semplicemente dellostudio,ma
dell’ espe-rienzaancora!E
quantoacquista il bel parlaree di grazia e di credito,quando
dii feco scrive,e lascrittura èuna quin-tessenzaedun
consumato percosi dire di tutte le sue azioni! Annibaie sirisedel^vecchio
Formione
, che gli fece sentileuna
sua lezione intornoall’ariemilitare,conoscendo egli bene quanto debole sia quello, benché ornatoestudiato
ragiona-mento
,chenon
hasull’osservazionelunga esullereplicate pi'ovelabase. Stimabilis-simoadunque
inprimo luogosiè perla gloriadell’armi Cesare, talché fu messo dagiudiciosi scrittori in compagnia d’A*Icssaadro^
ma
insecondo luogo stimabile per averescritteleimprese sue) equesta seconda lode rinnalza e ricresce tanto la prima, che niente più, D’ Alessandro si racconta die,udendo
eglirecitaread One-sicrito la storiade’suoifatti, giuntodie egli fu adun
passo, nel quale la cosanon
era,come
ellaandò
, raccontata,gli sivoltòconfieropiglio,dicendo;'quando ciòsegui,edoveeravamo
noi?Uno
,che fedelmenteenudamente
a narrare si pon-galecosesue,a queste negligenzee sba-glidegli storicinon
è soggetto epuò
al vivo specchio di suamemoria
ritrarre se stesso.DigitizedbyGoogle
DISCORSO
CI.Qual
^iapeggiore barbariè, quella dichi scacciaun
letteratoodinon
voglia ebandiscalelettere.
Il comune
sentimento, che altramentesen-no
e giudiziosichiama, anteriore a tut-tequantelelettere, sièquello, cheha fattetutte lebuoneebelle cose, per le quali1’uomo
animale ragionevolepolitico religiosovenne sopraglialtrianimali bru-tiedirragionevoliasollevarsi,ea distln-guérsiancora1’uno
dall’ altrosecondoche piàinuno
,dienell’ altro, sitrovava es-serequestointerno naturai senno, e per naturaeperesercizio, più vigorosoepiì^perspicace. Col
lume
naturale, cheèun
riflessodel voltodiDio, sopratutti segna-to,coldettame della ragionecollascuola dell’ esperienza coll’osservazione de’ savi intornoa ciò, cheèonesto edalla pub-blica felicitàe diciascuno in particolare dicevoleeconfacente,sivenneroa forma-reregolee massime, colle quali 1’
uomo
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56
^
potesse bene e saviamente condurre se me-desimo
,ed una- casa una ci Uà un regno essere mantenuti e governati. E di vero per la buona condotta di tutte' queste co-se
,assolutamente parlando
,sembrerebbe
»che le lettere non abbisognassero
,
pochi
Nel documento
COLLEZIONE m OPERE CLASSICHE
(pagine 51-56)