Adunque per ogni parte è tdiiiicilissima e forte cosa e dura la cogni-zione di se stesso, cioè dell’ anima, tanto pel capo fisico
,
quanto pel capo ‘morale
,
ed a guisa di laberinto intrigatissima
,nou meno per avventura strana"'
e*diillcultosa del problema dell’ altare di Deio di figu-ra cubica dato dal medesimo Apollo a du-plicare geometricamente
. (JJosisotto un semplice conosciti
,
motto agevole, facile e piano,
si'comprende e
sicontiene tutta,
sipuò dire
,e la naturale e la morale e la
divina ancora e prima filosofia, che
meta-fisica e teologia natuiale altramente
s’ad-dimanda. Tullio, nelle quistioni tusculane
lib,
I.dichiarando platonicamente questo
motto dell’ anima
,dice cosi
,e porrò qui
tuttoiltesto.Est, illud
quidem
velmaxi-mum animo
ipsoanimum
videre: etni-mirum.hanc
habetvim praeceptum
Apol-linis, quo:nionet-ut se-quisque noscat;non.enim,
credo,id
praecipit, ut mem-branastraiautslaturam figurarle,nosca-mus
: ncque noscorporasumua
, ncque ego tibi dicens, hoccorpori tuo dicoCum
igiturNasce te dicit, hoc dicil mosceanimum tmim
}nam
corpusquidem
quasivasestaut aliquodanimi recepta-culum:
(Vollespiegare ciò, cheingreco dicesi-ffxgwo;, cioè vaso.arnese stroraen-to<)ab
-animo,
pju> quicquid agitar,id agilura. te:hunc
igiturnasce/ nisi dis>i-nuniicsset,non
esset'hoc acrioriscuiu-sdam
animi praeceptum, ut tributumDeo
sit ; hoc est se
ipsum
posse cognoScere-Anziiodico,chet£uesto è in veritàfarsi similiaDìo,nelqualestudioPlatone vo-leva,checonsistesse, la filosofia;poiché!d‘*
dioèquegli,chesiconosce,eintendese stessofinamenteecompiutamente.
Ora
chi s’accosteràpiù a questa intelligenzae co-noscenzadì semedesimo
questicertamenteSalv.D. 9
r
i3o
sirassomiglieràpiùa
Dio
ed avrà più del divino, possedendo una dotepropria di Dio,qualesièl’intenderee’lconoscere sestesso.
Ora
,siccomelavirtùdal cono-scimento di se stesse di|icnde, cosi la malvagità dall’ignoranza di se stesso è generata, siccome Socratedottamente ac-cennanelFilebo.E
intanto fa eglidalmedesimo
Apollo, autore stimatodel tan-tosolenneammaestramento
del conosceiv sestesso,fu dico, dall’oracolod’Apollo dichiarato sapientissimo traimortali, in quantoeglisiconosceva, nè si davaad
intendere disecose grandi,come
ilpiù degliuominifanno,stimandod’esserepiù ricchi di sapere diquel, che e’sieno;ma
quello, eh'einon
sapeva,confessava dinon
sapere; c inquestoda
piùdegli altrìessereglipareva. Eraeglidatotuttoad
esaminarelanaturadell’uomo
ed a stu-diarvisopra.Onde
nelFedro,
essendogli fattamenzionedinon
soquale rapimento di ninfa fatto da Borea e d’ altrefavole del paese,-rispondealgiovaneFedro, che«ou curiosità giovanilenegliaveva fatto
\
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ancoametterein pratica
P
apollineo pre-cetto del conosceresestesso, ilche era
cosa arduaéforteemalagevole,- non
sa-pendo
seeglisifosseun
mostrostranoe diversounafieraprodigiosa e moltipliceo pureun
animale semplice domestico e mansueto.La
difficultà del conoscersi 8 accrescedalPamor
proprio,come
di so-praSI è accennato, 1’inganno del qua-le e gravissimoe difficile ad essere tol-to,mentrePnomo
nel giudicare semede-simo
viene ad essere insieme giudice e parte, eV
ingannatoè lamedesima
per-sonacoll’ingannante, e l’inganno piace.Oh
uomini usano talvolta diportarein]^lma
dimano
i.loro debolieiloro di-fetti, e se medesimi ingannano abella posta ; edaivizi,chesul .principioerano loro cosìdeformi,apocoapoco facendo 1occhio
,glirimiranosenzaspavento
,poi
condiletto, e finalmente con isfacciatag-gineapprovangli
, e filosofando afavore
«Ielleloro passionigiungono adaccarezzarle.
.|32
.come
virtù, eda vezzeggiarle,come
gra--zieebellezze, chiamandole colnome
dii natura, di disinvoltura, di maniera, di,,senno,dipolitica,dibravura, e cheso
.
io.
E
quantiudiamo, rimproverare adal-,tritutto.di.ipropriloro,
mancamenti
!a’’ qualiconviene quel,detto; medico, cura-testesso, eò. il giambico.>greco;A’'X).w», ixTjiòi«vtòssixjffiippówv..Medico,altrui,
per
sedi piaghe carco. Per questo.sono,
necessariin,questa vita al.par•dèi.pane
•
gliamici,perciocché-ninno.siconosce,ed
,
ha
bisagnjo^jJfiLcojnp^npedeli .vicino e-del,congiunto edell’amico.principalmen-
-te,che l’avvertaedi
quando
,in.
quando
,
lo,riscuota e,lorisvegli.colle-
ammonizio-.
ni, acciocchéa se ritorni e di, se- stesso, pensi.Ilacedemoni,per. farprendere or-,roredel vizio, dell’ ubriachezza, non.seppe-,ro trovare,miglior-partito,,che*fare-
Jm-,briacare-degli.schiavi.
ed
.esporgliallapub-,blica,vista.cosi..briachij.
perciocché•ninno scorge se-medesimo,,,
ma,
bensì,sull’os-.servazione deglialtrispecchiandosi»
può
de’medesimi suoi ialliedelle sue bruttezze.
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altroche conservaeguardiadiquelle
pri-me
nozioni, cioè dique’lumi ragiouevoli e naturali,'che,'come suo patrimonio, possiede l’anima
; la quale sinderesi è regoladell’operare,'e specchio,nel qua-leguardandosil’anima, se trovale azio-nisue a quello conformi,buone
le giu-dica;sedifformi, ree:ma
pure questa‘medesima
vienead
ammortirelasua for-za,e la coscienza incallitaal'mal faree‘mortiGcata'non-sente'più 'cos\viveleprm-’
turedell’
animo ed
irimorsi. L’intelletto^dunque
pienodifalsa opinioneedb
pre--sunzionedisestessoed’ignoranza 'edil 'cuore abbagliato nell’amoredisemedesi-:
mo
congiurano tuttia far si che-l’uomo
'o non
^punto o difficilmente si conosca.'
Vi ha
ancoraun
adirovizio delconoscer-‘ sipoco e -del dispregiarsi.E
veramente chiconoscesse la dignità dell’anima
eil pregio, non1’avvilirebbe'nè abbasserebbe'giammai
a cose sordide sconce e disdice-voli,ma
la manterrebbe nellasuabellai34
figuraenelsuo gran decoro datole dalla naturaeda Dio. Sesirammentassedise
medesima
edoride trasse l’origine,beata lei!tuttasarebbe di cielo enon
sentireb-be nèpoco nèmoltodellaterra.Ottima-mente
CiceroneaQuinto suofratellodice clicilprecetto delconosci testessonon
solamenteè datoad minuendam arro-gantiam
a sminuire e scemare 1’ orgo-glio e l’arroganza,ma
ancora utbona
nostranorinuts affinchèconoschiamoi no-strivantaggi e le nostreprerogative, ac-ciocchél’uomo nonsolonon
sipensi -d’es-serequel,chenon ^
,odappiù,iqa an-che perchènon
si reputi dameno
nèsi pregimeno
. Insomma
virtùbellae pei*-ciòdifficilesièilconoscimentodise me-desimoraccoltoin seeritiratodaidue e-stremi, dalla tracotanza e dall’ aggecchi-mento, perusarequesteduevociantiche, che molto spiegano, cioè dallapresuiizio-,
need arrogantie dalla puslllauimità o abbiezione,
SL
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