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può dire , e la naturale e la morale e la divina ancora e prima filosofia, che

Nel documento COLLEZIONE m OPERE CLASSICHE (pagine 128-135)

Adunque per ogni parte è tdiiiicilissima e forte cosa e dura la cogni-zione di se stesso, cioè dell’ anima, tanto pel capo fisico

,

quanto pel capo ‘morale

,

ed a guisa di laberinto intrigatissima

,

nou meno per avventura strana"'

e*

diillcultosa del problema dell’ altare di Deio di figu-ra cubica dato dal medesimo Apollo a du-plicare geometricamente

. (JJosi

sotto un semplice conosciti

,

motto agevole, facile e piano,

si

'comprende e

si

contiene tutta,

si

può dire

,

e la naturale e la morale e la

divina ancora e prima filosofia, che

meta-fisica e teologia natuiale altramente

s’ad-dimanda. Tullio, nelle quistioni tusculane

lib,

I.

dichiarando platonicamente questo

motto dell’ anima

,

dice cosi

,

e porrò qui

tuttoiltesto.Est, illud

quidem

vel

maxi-mum animo

ipso

animum

videre: et

ni-mirum.hanc

habet

vim praeceptum

Apol-linis, quo:nionet-ut se-quisque noscat;

non.enim,

credo,

id

praecipit, ut

mem-branastraiautslaturam figurarle,

nosca-mus

: ncque noscorpora

sumua

, ncque ego tibi dicens, hoccorpori tuo dico

Cum

igiturNasce te dicit, hoc dicil mosce

animum tmim

}

nam

corpus

quidem

quasivasestaut aliquod

animi recepta-culum:

(Vollespiegare ciò, cheingreco dicesi-ffxgwo;, cioè vaso.arnese stroraen-to<)

ab

-

animo,

pju> quicquid agitar,id agilura. te:

hunc

igiturnasce/ nisi dis>i-nuniicsset,

non

esset'hoc acrioris

cuiu-sdam

animi praeceptum, ut tributum

Deo

sit ; hoc est se

ipsum

posse cognoScere

-Anziiodico,chet£uesto è in veritàfarsi similiaDìo,nelqualestudioPlatone vo-leva,checonsistesse, la filosofia;poiché!d‘*

dioèquegli,chesiconosce,eintendese stessofinamenteecompiutamente.

Ora

chi s’accosteràpiù a questa intelligenzae co-noscenzadì se

medesimo

questicertamente

Salv.D. 9

r

i3o

sirassomiglieràpiùa

Dio

ed avrà più del divino

, possedendo una dotepropria di Dio,qualesièl’intenderee’lconoscere sestesso.

Ora

,siccomelavirtùdal cono-scimento di se stesse di|icnde, cosi la malvagità dall’ignoranza di se stesso è generata, siccome Socratedottamente ac-cennanelFilebo.

E

intanto fa eglidal

medesimo

Apollo, autore stimatodel tan-tosolenne

ammaestramento

del conosceiv sestesso,fu dico, dall’oracolod’Apollo dichiarato sapientissimo traimortali, in quantoeglisiconosceva, nè si dava

ad

intendere disecose grandi,

come

ilpiù degliuominifanno,stimandod’esserepiù ricchi di sapere diquel, che e’sieno;

ma

quello, eh'ei

non

sapeva,confessava di

non

sapere; c inquesto

da

piùdegli altrìessereglipareva. Eraeglidatotutto

ad

esaminarelanaturadell’

uomo

ed a stu-diarvisopra.

Onde

nel

Fedro,

essendogli fattamenzionedi

non

soquale rapimento di ninfa fatto da Borea e d’ altrefavole del paese,-rispondealgiovaneFedro, che

«ou curiosità giovanilenegliaveva fatto

\

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ancoametterein pratica

P

apollineo pre-cetto del conosceresestesso

, ilche era

cosa arduaéforteemalagevole,- non

sa-pendo

seeglisifosse

un

mostrostranoe diversounafieraprodigiosa e moltipliceo pure

un

animale semplice domestico e mansueto.

La

difficultà del conoscersi 8 accresce

dalPamor

proprio,

come

di so-praSI è accennato, 1’inganno del qua-le e gravissimoe difficile ad essere tol-to,mentre

Pnomo

nel giudicare se

mede-simo

viene ad essere insieme giudice e parte, e

V

ingannatoè la

medesima

per-sonacoll’ingannante, e l’inganno piace.

Oh

uomini usano talvolta diportarein

]^lma

di

mano

i.loro debolieiloro di-fetti, e se medesimi ingannano abella posta ; edaivizi,chesul .principioerano loro cosìdeformi

,apocoapoco facendo 1occhio

,glirimiranosenzaspavento

,poi

condiletto, e finalmente con isfacciatag-gineapprovangli

, e filosofando afavore

«Ielleloro passionigiungono adaccarezzarle.

.|32

.come

virtù, eda vezzeggiarle,

come

gra--zieebellezze, chiamandole col

nome

dii natura, di disinvoltura, di maniera, di,

,senno,dipolitica,dibravura, e cheso

.

io.

E

quantiudiamo, rimproverare ad

al-,tritutto.di.ipropriloro,

mancamenti

!a’ qualiconviene quel,detto; medico, cura-testesso, eò. il giambico.>greco;A’'X).w», ixTjiòi«vtòssixjffiippówv..Medico,altrui

,

per

sedi piaghe carco. Per questo.sono

,

necessariin,questa vita al.pardèi.pane

gliamici,perciocché-ninno.siconosce,ed

,

ha

bisagnjo^jJfiLcojnp^npedeli .vicino e-del,congiunto edell’amico

.principalmen-

-te,che l’avvertaedi

quando

,in

.

quando

,

lo,riscuota e,lorisvegli.colle-

ammonizio-.

ni, acciocchéa se ritorni e di, se- stesso, pensi.Ilacedemoni,per. farprendere or-,roredel vizio, dell’ ubriachezza, non.seppe-,ro trovare,miglior-partito,,che*fare-

Jm-,briacare-degli.schiavi.

ed

.esporglialla

pub-,blica,vista.cosi..briachij.

perciocchéninno scorge se-medesimo,,,

ma,

bensì,sull’

os-.servazione deglialtrispecchiandosi»

può

de’

medesimi suoi ialliedelle sue bruttezze.

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altroche conservaeguardiadiquelle

pri-me

nozioni, cioè dique’lumi ragiouevoli e naturali,'che,'come suo patrimonio, possiede l’

anima

; la quale sinderesi è regoladell’operare,'e specchio,nel qua-leguardandosil’anima, se trovale azio-nisue a quello conformi,

buone

le giu-dica;sedifformi, ree:

ma

pure questa

‘medesima

viene

ad

ammortirelasua for-za,e la coscienza incallitaal'mal faree

‘mortiGcata'non-sente'più 'cos\viveleprm-’

turedell’

animo ed

irimorsi. L’intelletto^

dunque

pienodifalsa opinionee

db

pre--sunzionedisestessoed’ignoranza 'edil 'cuore abbagliato nell’amoredise

medesi-:

mo

congiurano tuttia far si che-l’

uomo

'

o non

^punto o difficilmente si conosca.

'

Vi ha

ancora

un

adirovizio delconoscer- sipoco e -del dispregiarsi.

E

veramente chiconoscesse la dignità dell’

anima

eil pregio, non1’avvilirebbe'nè abbasserebbe'

giammai

a cose sordide sconce e disdice-voli,

ma

la manterrebbe nellasuabella

i34

figuraenelsuo gran decoro datole dalla naturaeda Dio. Sesirammentassedise

medesima

edoride trasse l’origine,beata lei!tuttasarebbe di cielo e

non

sentireb-be nèpoco nèmoltodellaterra.

Ottima-mente

CiceroneaQuinto suofratellodice clicilprecetto delconosci testesso

non

solamenteè dato

ad minuendam arro-gantiam

a sminuire e scemare 1’ orgo-glio e l’arroganza,

ma

ancora ut

bona

nostranorinuts affinchèconoschiamoi no-strivantaggi e le nostreprerogative, ac-ciocchél’uomo nonsolo

non

sipensi -d’es-serequel,che

non ^

,odappiù,iqa an-che perchè

non

si reputi da

meno

nèsi pregi

meno

. In

somma

virtùbellae pei*-ciòdifficilesièilconoscimentodise

me-desimoraccoltoin seeritiratodaidue e-stremi, dalla tracotanza e dall’ aggecchi-mento, perusarequesteduevociantiche, che molto spiegano, cioè dalla

presuiizio-,

need arrogantie dalla puslllauimità o abbiezione,

SL

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Nel documento COLLEZIONE m OPERE CLASSICHE (pagine 128-135)